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Accordo GM-LG Chem per materiali batterie da 17,3 mld di euro

Accordo GM-LG Chem per materiali batterie da 17,3 mld di euroRoma, 7 feb. (askanews) – Il gigante sudcoreano LG Chem ha firmato oggi un accordo da 24.700 miliardi di won (17,3 miliardi di euro) per la fornitura di materiali per batterie per veicoli elettrici a General Motors nel corso di un decennio.


L’azienda chimica sudcoreana fornirà più di 500mila tonnellate di materiali catodici, sufficienti per produrre batterie per 5 milioni di veicoli elettrici puri ad alte prestazioni con un’autonomia di 500 km con una singola carica, alla casa automobilistica statunitense dal 2026 al 2035. I materiali verranno prodotti nella fabbrica di catodi in del Tennessee, attualmente in costruzione. “Questo contratto si basa sull’impegno di GM nel creare una catena di fornitura di veicoli elettrici a batteria forte e sostenibile per supportare le nostre esigenze di produzione di veicoli elettrici in rapida crescita”, ha affermato Jeff Morrison, vicepresidente di GM, Global Purchasing and Supply Chain. “È importante sottolineare che questo lavoro con LG Chem avverrà nel Tennessee e rafforzerà la catena di fornitura nordamericana in un momento critico per il settore”.


Il capo di LG Chem Shin Hak-cheol ha commentato: “Rafforzando la nostra cooperazione strategica con GM, guideremo insieme il mercato nordamericano dei veicoli elettrici verso un futuro sostenibile. Il nostro obiettivo è creare un valore unico per il cliente attraverso una produttività di livello mondiale e l’espansione delle nostre basi di produzione globali”. I materiali catodici NCMA (nichel, cobalto, manganese, alluminio) prodotti nello stabilimento del Tennessee saranno utilizzati principalmente da Ultium Cells, una joint venture tra LG Energy Solution e GM, che gestisce una fabbrica nell’Ohio.


Poiché questo accordo di fornitura è un contratto diretto con GM, i materiali catodici di LG Chem potranno essere utilizzati da GM anche in altri progetti di veicoli elettrici. LG Chem intende utilizzare la propria catena di fornitura locale per garantire che i clienti, inclusa GM, possano soddisfare i criteri di sussidio per i veicoli elettrici stabiliti dall’Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti. Nel dicembre 2023, LG Chem ha avviato la costruzione del più grande impianto catodico americano nel Tennessee con una capacità di produzione annua di 60.000 tonnellate.


LG Chem ha affermato che il prezzo dell’accordo rappresenta circa la metà delle entrate dell’azienda nel 2022. All’interno di LG Chem – che è a sua volta parte del chaebol (conglomerato) LG – c’è anche LG Energy Solution, uno dei più importanti produttori di batterie della Corea del Sud. L’accordo è stato firmato nell’ambito della visita in Corea del Sud della CEO del colosso automobilistico Usa Mary Barra, arrivata a Seoul ieri. Barra – secondo fonti citate dall’agenzia di stampa Yonhap – ha incontrato oggi i CEO di tre compagnie del gruppo Samsung (Samsung SDI, Samsung Display e Samsung Electro-Mechanics). Con loro ha discusso della cooperazione nella costruzione in corso di una fabbrica di batterie per veicoli elettrici in joint venture tra Samsung SDI e GM nello stato Usa dell’Indiana, nonché su display e moduli per fotocamere per veicoli. Le società mirano ad avviare le operazioni commerciali dell’impianto, con una capacità annua di oltre 30 gigawatt all’ora, entro il 2026. Le batterie saranno fornite per i futuri veicoli elettrici GM. Barra ha anche incontrato nel corso della giornata il CEO di LG Electronics Cho Joo-wan e il CEO di LG Energy Solution Kim Dong-myung per discutere dei progetti congiunti in corso nei settori delle batterie e dei componenti per auto e delle modalità per rafforzare la cooperazione, hanno affermato i funzionari.

In Giappone si prospettano aumenti salariali record per dipendenti

In Giappone si prospettano aumenti salariali record per dipendentiRoma, 7 feb. (askanews) – Si prospettano aumenti salariali record nella grande industria giapponese, dopo che lo stessso primo ministro Fumio Kishida ha chiesto alle imprese di mettere mano al portafoglio per sostenere il potere di acquisto delle famiglie nipponiche intaccato dall’inflazione.


In queste settimane sono in corso le tradizionali trattative sindacali primaverili, che ogni anno stabiliscono livelli retributivi e premi di produzione. E le cifre di cui si parla sono importanti. Un esempio, in particolare, viene dall’industria automobilistica. Proprio oggi è stato reso noto che il sindacato interno di Nissan Motor ha chiesto un aumento di 18mila yen (113 euro) al mese, con un incremento di un terzo rispetto alla richiesta dello scorso anno, la quale già di suo rappresentava un record assoluto.


Non solo. Nel sistema di relazioni industriali giapponesi, la retribuzione è formata dallo stipendio, ma anche e soprattutto dal bonus forfettario. E anche in questo si stanno superando tutti i record. Il sindacato di Nissan ha chiesto un bonus di 5,8 mensilità, cioè 0,3 stipendi mensili in più rispetto allo scorso anno. Ma questo dato è superato ampiamente dalla richiesta fatta dal sindacato nella trattativa in corso in Toyota Motor, dove è stato chiesto un forfettario di 7,6 mesi di stipendio mensile, il più alto di sempre. E anche sul fronte della retribuzione mensile, la richiesta è la più alta di sempre.


Nella Honda è stato richiesto un aumento del salario mensile di 20mila yen (125,5 euro), il più alto in 32 anni, e un bonus forfettario di 7,1 mensilità, record assoluto per l’azienda. Le trattative salariali sono un tema cruciale in questo momento in Giappone e su di esso sono appuntati gli occhi dei policy-maker, compresi quelli della Banca del Giappone (BoJ), che su questo modulerà tempi e modalità di un’eventuale cambio di politica monetaria. Il governatore della banca centrale Kazuo Ueda ha espresso le sue speranze per un “ciclo virtuoso prezzi-salari” in una conferenza stampa dopo il suo ultimo incontro di politica monetaria di, dicendo: “I sindacati hanno espresso la loro volontà di chiedere salari più alti rispetto allo scorso anno e ci sono stati alcuni riscontri positivi in dichiarazioni del management, in particolare nelle grandi aziende”.


La Japan Business Federation, confindustria giapponese conosciuta anche come Keidanren, nel suo forum annuale sul lavoro e sul management, ha sollecitato i suoi associati in questo senso. In un videomessaggio, il presidente Masakazu Tokura ha affermato che le aziende “hanno la responsabilità sociale” di aumentare i salari in modo da tenere il passo con l’inflazione. Le trattative salariali primaverili, conosciute come “shunto”, riuniscono sindacati e management per fissare i salari mensili prima dell’inizio dell’anno fiscale giapponese ad aprile. In Giappone i sindacati sono generalmente a livello aziendale, piuttosto che a livello di settore, e mirano a rafforzare la loro posizione negoziale tenendo colloqui più o meno tutti nello stesso periodo. “Il tasso di crescita salariale dello scorso anno è stato il più alto degli ultimi 30 anni, ma i salari reali non sono aumentati perché l’inflazione era ancora più alta”, ha detto in un’intervista Tomoko Yoshino, presidente della Confederazione sindacale giapponese Rengo, composta da 7 milioni di membri. “Siamo stati in grado di dimostrare – ha proseguito – che aumentare i salari è possibile. Nel 2024 vogliamo dimostrare che possiamo continuare ad aumentare i salari”. Rengo ha detto che quest’anno vuole almeno un aumento del 5% per i suoi membri. I capi di alcune grandi aziende giapponesi hanno già promesso di aumentare gli stipendi oltre l’obiettivo di Rengo. Takeshi Niinami, amministratore delegato del produttore di bevande Suntory Holdings, lo scorso ottobre ha dichiarato che la società aumenterà le retribuzioni in media del 7%. Anche Dai-ichi Life Holdings, una compagnia di assicurazioni sulla vita, prevede ritocchi verso l’alto del 7%, in parte attraverso un nuovo piano di remunerazione azionaria per circa 50.000 dipendenti. La contrattazione collettiva non ha quasi mai previsto i salari in Giappone da quando è scoppiata la bolla economica nei primi anni ’90. La situazione ha iniziato a cambiare intorno al 2022, con l’inflazione elevata e il management ha iniziato a sentire il peso di una grave carenza di manodopera. Lo shunto dello scorso anno si è tradotto in un aumento salariale medio di circa il 3,6%, il massimo degli ultimi 30 anni, che comprendeva un aumento dello stipendio base mensile e aumenti della retribuzione basata sull’anzianità. Ma, se per le grandi aziende mettere in campo cifre importanti per remunerare i dipendenti non è un grande problema, diverso è il discorso per l’enorme massa di piccole e medie imprese, che già hanno subito gravi danni nel periodo pandemico e faticano a trasferire i costi più elevati ai propri clienti. In un sondaggio condotto questo mese su 833 piccole imprese dalla Jonan Shinkin Bank di Tokyo, solo il 27,7% ha dichiarato di voler aumentare i salari quest’anno, mentre il 35% ha dichiarato di non avere tali piani. Un altro 37,3% si dichiara indeciso.

Cina, authority borsa pone nuovi limiti a vendite allo scorperto

Cina, authority borsa pone nuovi limiti a vendite allo scorpertoRoma, 6 feb. (askanews) – L’autorità cinese di regolamentazione dei titoli (China Securities Regulatory Commission, CSRC) ha adottato una serie di misure, che vanno dai limiti alle vendite allo scoperto a sanzioni più severe per le violazioni del mercato, nella speranza di riuscire a tamponare il crollo del mercato azionario. Lo segnala oggi il South China Morning Post.


Le misure prevedono il divieto ai broker di prendere in prestito azioni da investitori istituzionali per vendite allo scoperto e incoraggiano fusioni e acquisizioni tra società quotate per aumentare i loro valori di mercato. Recentemente il regolatore cinese ha annunciato azioni più severe contro la manipolazione delle azioni, l’insider trading e le quotazioni fraudolente.


Questi provvedimenti mirano a invertire la caduta delle azioni della Cina continentale, tra le peggiori performance a livello globale quest’anno, e a limitare i danni alla fiducia dei consumatori e all’economia in generale. Martedì l’indice di riferimento CSI 300, che replica le 300 maggiori società delle borse di Shanghai e Shenzhen, ha registrato un avanzamento del 3,5%, il dato migliore dal primo novembre 2022, dopo l’annuncio. L’indice CSI 1000 dei titoli a piccola capitalizzazione è balzato dell’8,1 per cento, il risultato giornaliero migliore mai registrato.


Le valore dei mercati azionari cinesi si è eroso di circa 3.100 miliardi di dollari dall’inizio del 2021, dopo le dure restrizioni legate al Covid-19 e con lo stallo della ripresa economica post-pandemica. La scorsa settimana, la CSRC ha vietato ai venditori allo scoperto di prendere in prestito le cosiddette azioni soggette a restrizioni, ovvero azioni detenute da investitori strategici e non disponibili per la negoziazione pubblica prima della scadenza del periodo di lock-up.


Il mese scorso i premier Li Qiang ha chiestpo misure più energiche per sostenere le azioni. Il precedente pacchetto di misure di salvataggio, che andava dai tagli alle imposte di bollo alla limitazione di nuove forniture di azioni limitando le approvazioni delle IPO, non è riuscito a risollevare i mercati, con un intensificarsi delle vendite che venerdì hanno spinto il CSI 300 al minimo di cinque anni.

Toyota investirà in fabbrica di chip TSMC in Giappone

Toyota investirà in fabbrica di chip TSMC in GiapponeRoma, 6 feb. (askanews) – La casa automobilistica giapponese Toyota Motor ha deciso di investire nella filiale di Taiwan Semiconductor Manufacturing Co., il principale produttore di chip a contratto mondiale, che gestirà lo stabilimento di Kumamoto in Giappone. Lo scrive oggi il Nikkei.


Oltre a Toyota, molte altre società sarebbero orientate a investire nell’unità, compresi ulteriori finanziamenti da parte del fornitore giapponese di ricambi auto Denso. Toyota spera di procurarsi forniture stabili di semiconduttori avanzati da utilizzare nei veicoli elettrici e autonomi, i cui mercati dovrebbero espandersi in futuro.

Chip, la Cina lavora per colmare il divario con Usa-Taiwan

Chip, la Cina lavora per colmare il divario con Usa-TaiwanRoma, 6 feb. (askanews) – Il massimo produttore di processori cinese sta lavorando per realizzare chip per smartphone di nuova generazione già da quest’anno, nonostante le restrizioni imposte dagli Stati Uniti per limitare il loro sviluppo nel campo delle tecnologie avanzate. Lo riferisce oggi il Financial Times.


Il principale produttore di chip del paese, la SMIC, ha realizzato nuove linee di produzione di semiconduttori a Shanghai, secondo due fonti informate che hanno parlato con FT, per produrre in serie i chip progettati dal gigante tecnologico Huawei. SMIC mira – secondo le fonti di FT – a utilizzare il suo stock esistente di attrezzature statunitensi e olandesi per produrre chip da 5-nanometri più miniaturizzati. La linea di produzione produrrà chip Kirin progettati dall’unità HiSilicon di Huawei e destinati a nuove versioni dei suoi smartphone più costosi.


I processori a 5 nm sono una generazione indietro rispetto agli attuali chip a 3 nm più all’avanguardia, prodotti da Usa e Taiwan. Ma gli esperti ritengono che il nuovo passo avanti ponga Pechino sulla buona strada per aggiornare i suoi prodotti tecnologici e lanciare in futuro la sfida ai leader di mercato. Huawei ha sorpreso gli analisti lanciando il suo smartphone premium Mate 60 Pro ad agosto dello scorso anno, con un processore a 7 nm.


Le linee di produzione dei chip da 7nm e 5nm usano anche macchine statunitensi immagazzinate da SMIC prima che fosse colpita dalle restrizioni. La sua fabbrica vanta anche macchine per la litografia ASML spedite l’anno scorso. Il governo olandese ha recentemente revocato la licenza di esportazione per alcune delle macchine più avanzate di ASML.

Alla Cina piace l’oro: nel 2023 acquisti +30%

Alla Cina piace l’oro: nel 2023 acquisti +30%Roma, 1 feb. (askanews) – Gli acquisti di oro in Cina sono aumentati del 30% nel 2023. Lo si evince dai dati del rapporto sui trend della domanda di oro stilato dal World Gold Council, secondo quanto riferisce il Nikkei Asia.

Le banche centrali del mondo hanno acquistato 1.037 tonnellate di oro lo scorso anno su base netta, la seconda più grande quantità dal 1950 dietro solo alle 1.082 tonnellate del 2022. Gli acquisti netti della Banca popolare cinese (BPoC) sono stati pari a 225 tonnellate, i più alti dal 1977, secondo i primi dati disponibili per il paese.

Man mano che la Cina acquisiva più oro, il Paese ha ridotto le sue partecipazioni in titoli del Tesoro statunitensi a circa 782 miliardi di dollari a novembre, circa il 10% in meno rispetto all’anno precedente, ha riferito il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. L’acquisto di oro è in forte espansione anche tra gli investitori individuali cinesi. “I lingotti d’oro sono diventati popolari di recente”, ha detto un venditore del China National Gold Group, che ha aperto un negozio in un grande magazzino nel centro di Shanghai.

La Cina, insieme all’India, è un grande consumatore di oro, preferito per i matrimoni e altri regali. Secondo il rapporto del World Gold Council, nel 2023 la domanda di gioielli in oro è aumentata del 10% arrivando a 630 tonnellate. La domanda di lingotti e monete, utilizzati principalmente per investimenti, è aumentata del 28% a 280 tonnellate. L’aumento di interesse è alimentato principalmente dalla balbettante economia cinese.

Gli asset più comuni in Cina sono gli immobili, le azioni e l’oro. Ma il grave deterioramento del mercato immobiliare e il crollo delle azioni cinesi, secondo Nikkei Asia, rendono l’oro, un bene reale, più attraente. Alcuni investitori potrebbero anche voler detenere oro come parte delle loro attività denominate in dollari.

ByteDance (TikTok) lancia in Cina il suo generatore di chatbot

ByteDance (TikTok) lancia in Cina il suo generatore di chatbotRoma, 1 feb. (askanews) – ByteDance – la compagnia cinese proprietaria di TikTok – ha lanciato la sua piattaforma simile ai GPT di OpenAI, che consente agli utenti di personalizzare il suo bot di intelligenza artificiale (IA) ChatGPT per compiti specifici. Lo riferisce il South China Morning Post

Coze è stato lanciato solo in Cina, dove i servizi di OpenAI non sono ufficialmente disponibili, ed descritto come una “piattaforma di sviluppo IA completa” che consente agli utenti di “creare rapidamente un bot senza codifica”. Dopo aver creato un chatbot, gli utenti possono condividerlo su altre app ByteDance, come lo strumento di collaborazione aziendale Feishu, o anche WeChat, la super app di Tencent Holdings con oltre 1,3 miliardi di utenti.

Cina, PMI Caixin-S&P gennaio stabile a 50,8 punti

Cina, PMI Caixin-S&P gennaio stabile a 50,8 punti

Roma, 1 feb. (askanews) – Il PMI manifatturiero Caixin/S&P Global della Cina è rimasto a 50,8 a gennaio, invariato rispetto a dicembre. Si tratta di un dato che contrasta con il PMI ufficiale diffuso ieri dall’Ufficio nazionale di statistica cinese, che invece segna per gennaio un calo a 49,2 punti.

La soglia dei 50 punti separa la crescita dalla contrazione. “Una logistica più rapida, un aumento degli approvvigionamenti e un aumento delle scorte riflettono una maggiore fiducia delle imprese”, ha affermato Wang Zhe, economista senior presso Caixin Insight Group. Tuttavia, ha osservato che l’occupazione resta in contrazione, i livelli dei prezzi sono contenuti e “le pressioni deflazionistiche persistono”.

Cina, Xi Jinping: investiamo sulle innovazioni più dirompenti

Cina, Xi Jinping: investiamo sulle innovazioni più dirompentiRoma, 1 feb. (askanews) – Il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto di porre l’accento sulla promozione delle innovazioni più “dirompenti” nell’industria per rafforzare la forza economica di Pechino. Lo scrive oggi il South China Morning Post.

Xi ha parlato durante una riunione di studio del massimo organo politico del Partito comunista cinese, il Politburo. Il presidente ha affermato che la Cina deve rafforzare l’innovazione scientifica e tecnologica – in particolare le innovazioni “originali e dirompenti” – e raggiungere l’autosufficienza scientifica e tecnologica per “combattere la battaglia nelle tecnologie fondamentali”.

Secondo l’agenzia di stampa statale Xinhua, il capo dello stato cinese ha detto ai membri del Politburo che l’innovazione dovrebbe essere utilizzata per “trasformare e aggiornare le industrie tradizionali, coltivare ed espandere nuove industrie, pianificare e costruire industrie future e migliorare e modernizzare il sistema industriale”. Xi ha inoltre sottolineato l’importanza di migliorare “la resilienza e la sicurezza” delle catene di approvvigionamento e di garantire che il sistema industriale sia “autonomo e controllabile, sicuro e affidabile”.

Commercio della Cina con l’Africa nel 2023, crescita lenta

Commercio della Cina con l’Africa nel 2023, crescita lentaRoma, 1 feb. (askanews) – Il commercio totale della Cina con l’Africa è cresciuto di un modesto 1,5% nel 2023 dal 2022, arrivando a 282,1 miliardi di dollari, ma il deficit commerciale dell’Africa con la Cina è aumentato, secondo gli ultimi dati doganali cinesi. Lo riferisce oggi il South China Morning Post.

Le esportazioni cinesi verso l’Africa hanno raggiunto i 173 miliardi di dollari, con un aumento del 7,5% rispetto al 2022, mentre le importazioni dal continente sono diminuite del 6,7% a 109 miliardi di dollari, a quanto dicono i dati dell’Amministrazione generale delle dogane. Mentre l’aumento di 100 milioni di dollari su base annua ha reso il commercio bilaterale del 2023 un record, il deficit commerciale dell’Africa con la Cina ha continuato ad espandersi, da 46,9 miliardi di dollari nel 2022 a 64 miliardi di dollari l’anno scorso.

“La crescita dell’1,5% è stata un riflesso della forte resilienza del commercio sino-africano”, ha detto ai giornalisti Jiang Wei, capo del dipartimento per gli affari dell’Asia occidentale e dell’Africa del ministero del Commercio. L’anno scorso, il valore del commercio globale totale della Cina è sceso del 5% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 5.930 miliardi di dollari.

Secondo i dati doganali cinesi, nel 2023 la Cina ha registrato un calo degli scambi con i suoi cinque principali partner commerciali in Africa – Sud Africa, Angola, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo (RDC) ed Egitto – che sono prevalentemente nazioni ricche di risorse. Nella RDC, dove la Cina acquista oltre il 60% del cobalto per produrre batterie per veicoli elettrici, lo scorso anno il commercio bilaterale è sceso del 13,2% a 18,75 miliardi di dollari rispetto allo stesso periodo del 2022. Le importazioni cinesi dalla RDC sono diminuite del 13,9% lo scorso anno a 14,27 miliardi di dollari nel 2022.

La Cina importa materie prime dal continente africano, tra cui petrolio, rame e alluminio, i cui prezzi sono diminuiti nell’ultimo anno.