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BYD, CATL e altri produttori cinesi uniti per batterie stato solido

BYD, CATL e altri produttori cinesi uniti per batterie stato solidoRoma, 12 feb. (askanews) – I produttori cinesi di batterie e automobili si sono uniti in un’alleanza promossa dal governo di Pechino per rafforzare la presa sul cruciale settore delle batterie allo stato solido. Lo riferisce oggi il Nikkei Asia.


Con l’obiettivo di costruire una catena di approvvigionamento per le batterie allo stato solido entro il 2030, Pechino a gennaio ha creato un consorzio, la China All-Solid-State Battery Collaborative Innovation Platform (CASIP), che riunisce governo, mondo accademico e industria, compresi i rivali delle batterie per veicoli elettrici. CATL e BYD. “Dobbiamo essere preparati al rischio che la tecnologia delle batterie allo stato solido possa ribaltare” il vantaggio della Cina nel settore delle batterie per autoveicoli, ha affermato Ouyang Minggao, professore dell’Università Tsinghua specializzato nello sviluppo di tecnologie legate all’automotive, durante una cerimonia che segna l’istituzione dell’organizzazione a Pechino il 21 gennaio.


CASIP mira a sviluppare e produrre batterie allo stato solido in grado di competere a livello globale, con le aziende cinesi al centro. I produttori di batterie che partecipano all’alleanza includono CATL, formalmente Contemporary Amperex Technology Co. Ltd., la controllata BYD FinDreams Battery, CALB, EVE Energy e Gotion High-tech. Sei dei 10 principali produttori di batterie per autoveicoli a livello globale prendono insomma parte all’iniziativa. Partecipano anche le case automobilistiche, principalmente imprese statali, nonché le case automobilistiche private BYD e Nio.


CATL e BYD competono aggressivamente per la quota di mercato delle batterie al litio-ferro fosfato, un campo dominato dalle aziende cinesi. CATL ha anche citato in giudizio CALB e Svolt Energy Technology, un altro produttore di batterie del consorzio, per violazione di brevetto.

Venture capital Usa hanno investito in IA cinese

Venture capital Usa hanno investito in IA cineseRoma, 9 feb. (askanews) – Un comitato del Congresso degli Stati uniti dedicato al monitoraggio del Partito comunista cinese ha puntato in un rapporto il dito contro cinque compagnie di venture capital e del settore tech Usa che avrebbero investito complessivamente 3 miliardi di dollari o più nell’industria dell’intelligenza artificiale e dei semiconduttori della Cina.


Secondo un rapporto pubblicato dal Comitato ristretto della Camera degli Stati Uniti sul Partito comunista cinese, le cinque compagnie in questione sono la GGV Capital, GSR Ventures, Qualcomm Ventures, Sequoia Capital e Walden International. L’indagine è durata sette mesi e ha stabilito che le società hanno investito in totale più di 1,9 miliardi di dollari in società cinesi di IA, di cui oltre un miliardo di dollari in ByteDance, la società madre di TikTok, secondo l’indagine condotta dal repubblicano del Wisconsin Mike Gallagher, presidente del comitato, e dal suo membro , il democratico dell’Illinois Raja Krishnamoorthi.


Inoltre, più di un miliardo di dollari sarebbe stato destinato più di 150 aziende di semiconduttori in Cina, di cui oltre 50 milioni di dollari alla Semiconductor Manufacturing International Corporation (SMIC), il principale produttore di chip della Cina, incluso tra le entità cinesi soggette a restrizioni commerciali “Decenni di investimenti – inclusi finanziamenti, trasferimento di conoscenze e altri benefici immateriali – da parte dei Venture Capital statunitensi hanno contribuito a costruire e rafforzare i settori prioritari della Repubblica popolare cinese”, hanno scritto i parlamentari nel rapporto. Per questo motivo, i membri del comitato chiedono “forti restrizioni agli investimenti versi la Cina in settori strategici” come “imperativo per la sicurezza nazionale e i diritti umani”.


Tra le società tecnologiche cinesi identificate dal rapporto che avrebbero ricevuto investimenti dai venture capitali Usa, ci sono gli sviluppatori di intelligenza artificiale Megvii e SenseTime, che sarebbero coinvolti nella sorveglianza degli uiguri, un gruppo di minoranza etnica e religiosa della provincia cinese di Xinjiang, sottoposto a dura repressione da parte di Pechino, secondo gli Usa. La Cina, dal canto suo, nega ogni violazione dei diritti umani nello Xinjiang contro la minoranza musulmana.


Il presidente Usa Joe Biden ad agosto dello scorso anno ha firmato un ordine esecutivo in cui si vieta agli investitori Usa di mettere i loro soldi in quattro settori tecnologici cinesi: IA, informatica quantistica, semiconduttori e microelettronica.

Cina, a gennaio boom dei prestiti bancari

Cina, a gennaio boom dei prestiti bancariRoma, 9 feb. (askanews) – Le banche cinesi hanno registrato un livello record di nuovi prestiti durante il primo mese del 2024. Secondo i dati diffusi oggi dalla Banca popolare cinese (PBoC), i nuovi prestiti denominati in yuan hanno raggiunto il livello record di 4.920 miliardi di yuan (641 miliardi di euro) a gennaio.


A gennaio dello scorso anno, i prestiti accordati dalle banche cinesi erano 4.900 miliardi di yuan (638 miliardi di euro), mentre a dicembre si era a 1.170 miliardi di yuan (152,4 miliardi di euro). Il finanziamento aggregato, che comprende credito bancario, obbligazioni e finanziamenti del mercato azionario, è stato a gennaio 2024 di 6.500 miliardi di yuan (847 miliardi di euro), 506,1 miliardi di yuan (66 miliardi di euro) in più rispetto all’anno precedente.


Nonostante il risultato dinamico, tuttavia, la banca centrale ha gettato acqua sul fuoco. “Dovremmo prestare meno attenzione ai dati ad alta frequenza come il credito bancario mensile”, si legge in un rapporto sull’attuazione della politica monetaria del quarto trimestre, pubblicato ieri, secondo quanto riferisce il South China Morning Post. “I dati mensili hanno evidenti fattori stagionali, rimanendo alti a gennaio e bassi ad aprile, luglio e ottobre”. La banca centrale ha affermato che sosterrà le istituzioni finanziarie per soddisfare le richieste di credito. Nel complesso, vuole una “crescita ragionevole” del credito bancario, estensioni equilibrate e stabilità generale nella crescita dei prestiti.


Dopo l’indicazione del presidente Xi Jinping a sostenere l’economia reale, le autorità finanziarie hanno rafforzato il loro a settori chiave come l’innovazione tecnologica, lo sviluppo verde, l’economia digitale e il mercato immobiliare, quest’ultimo in profonda crisi. Si prevede che le autorità fisseranno un obiettivo di crescita del Pil di circa il 5% anche per il 2024. Il target ufficiale sarà reso noto nel rapporto di lavoro del premier Li Qiang all’inizio di marzo.


Alla fine del mese scorso, la PBoC ha annunciato a sorpresa un taglio di 50 punti base del coefficiente di riserva obbligatoria per le banche commerciali, immettendo nel mercato liquidità per un valore di 1.000 miliardi di yuan (130,3 miliardi di euro). Ha inoltre tagliato il tasso di rifinanziamento di 25 punti base per aiutare le piccole imprese e i settori legati all’agricoltura.

Accordo GM-LG Chem per materiali batterie da 17,3 mld di euro

Accordo GM-LG Chem per materiali batterie da 17,3 mld di euroRoma, 7 feb. (askanews) – Il gigante sudcoreano LG Chem ha firmato oggi un accordo da 24.700 miliardi di won (17,3 miliardi di euro) per la fornitura di materiali per batterie per veicoli elettrici a General Motors nel corso di un decennio.


L’azienda chimica sudcoreana fornirà più di 500mila tonnellate di materiali catodici, sufficienti per produrre batterie per 5 milioni di veicoli elettrici puri ad alte prestazioni con un’autonomia di 500 km con una singola carica, alla casa automobilistica statunitense dal 2026 al 2035. I materiali verranno prodotti nella fabbrica di catodi in del Tennessee, attualmente in costruzione. “Questo contratto si basa sull’impegno di GM nel creare una catena di fornitura di veicoli elettrici a batteria forte e sostenibile per supportare le nostre esigenze di produzione di veicoli elettrici in rapida crescita”, ha affermato Jeff Morrison, vicepresidente di GM, Global Purchasing and Supply Chain. “È importante sottolineare che questo lavoro con LG Chem avverrà nel Tennessee e rafforzerà la catena di fornitura nordamericana in un momento critico per il settore”.


Il capo di LG Chem Shin Hak-cheol ha commentato: “Rafforzando la nostra cooperazione strategica con GM, guideremo insieme il mercato nordamericano dei veicoli elettrici verso un futuro sostenibile. Il nostro obiettivo è creare un valore unico per il cliente attraverso una produttività di livello mondiale e l’espansione delle nostre basi di produzione globali”. I materiali catodici NCMA (nichel, cobalto, manganese, alluminio) prodotti nello stabilimento del Tennessee saranno utilizzati principalmente da Ultium Cells, una joint venture tra LG Energy Solution e GM, che gestisce una fabbrica nell’Ohio.


Poiché questo accordo di fornitura è un contratto diretto con GM, i materiali catodici di LG Chem potranno essere utilizzati da GM anche in altri progetti di veicoli elettrici. LG Chem intende utilizzare la propria catena di fornitura locale per garantire che i clienti, inclusa GM, possano soddisfare i criteri di sussidio per i veicoli elettrici stabiliti dall’Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti. Nel dicembre 2023, LG Chem ha avviato la costruzione del più grande impianto catodico americano nel Tennessee con una capacità di produzione annua di 60.000 tonnellate.


LG Chem ha affermato che il prezzo dell’accordo rappresenta circa la metà delle entrate dell’azienda nel 2022. All’interno di LG Chem – che è a sua volta parte del chaebol (conglomerato) LG – c’è anche LG Energy Solution, uno dei più importanti produttori di batterie della Corea del Sud. L’accordo è stato firmato nell’ambito della visita in Corea del Sud della CEO del colosso automobilistico Usa Mary Barra, arrivata a Seoul ieri. Barra – secondo fonti citate dall’agenzia di stampa Yonhap – ha incontrato oggi i CEO di tre compagnie del gruppo Samsung (Samsung SDI, Samsung Display e Samsung Electro-Mechanics). Con loro ha discusso della cooperazione nella costruzione in corso di una fabbrica di batterie per veicoli elettrici in joint venture tra Samsung SDI e GM nello stato Usa dell’Indiana, nonché su display e moduli per fotocamere per veicoli. Le società mirano ad avviare le operazioni commerciali dell’impianto, con una capacità annua di oltre 30 gigawatt all’ora, entro il 2026. Le batterie saranno fornite per i futuri veicoli elettrici GM. Barra ha anche incontrato nel corso della giornata il CEO di LG Electronics Cho Joo-wan e il CEO di LG Energy Solution Kim Dong-myung per discutere dei progetti congiunti in corso nei settori delle batterie e dei componenti per auto e delle modalità per rafforzare la cooperazione, hanno affermato i funzionari.

In Giappone si prospettano aumenti salariali record per dipendenti

In Giappone si prospettano aumenti salariali record per dipendentiRoma, 7 feb. (askanews) – Si prospettano aumenti salariali record nella grande industria giapponese, dopo che lo stessso primo ministro Fumio Kishida ha chiesto alle imprese di mettere mano al portafoglio per sostenere il potere di acquisto delle famiglie nipponiche intaccato dall’inflazione.


In queste settimane sono in corso le tradizionali trattative sindacali primaverili, che ogni anno stabiliscono livelli retributivi e premi di produzione. E le cifre di cui si parla sono importanti. Un esempio, in particolare, viene dall’industria automobilistica. Proprio oggi è stato reso noto che il sindacato interno di Nissan Motor ha chiesto un aumento di 18mila yen (113 euro) al mese, con un incremento di un terzo rispetto alla richiesta dello scorso anno, la quale già di suo rappresentava un record assoluto.


Non solo. Nel sistema di relazioni industriali giapponesi, la retribuzione è formata dallo stipendio, ma anche e soprattutto dal bonus forfettario. E anche in questo si stanno superando tutti i record. Il sindacato di Nissan ha chiesto un bonus di 5,8 mensilità, cioè 0,3 stipendi mensili in più rispetto allo scorso anno. Ma questo dato è superato ampiamente dalla richiesta fatta dal sindacato nella trattativa in corso in Toyota Motor, dove è stato chiesto un forfettario di 7,6 mesi di stipendio mensile, il più alto di sempre. E anche sul fronte della retribuzione mensile, la richiesta è la più alta di sempre.


Nella Honda è stato richiesto un aumento del salario mensile di 20mila yen (125,5 euro), il più alto in 32 anni, e un bonus forfettario di 7,1 mensilità, record assoluto per l’azienda. Le trattative salariali sono un tema cruciale in questo momento in Giappone e su di esso sono appuntati gli occhi dei policy-maker, compresi quelli della Banca del Giappone (BoJ), che su questo modulerà tempi e modalità di un’eventuale cambio di politica monetaria. Il governatore della banca centrale Kazuo Ueda ha espresso le sue speranze per un “ciclo virtuoso prezzi-salari” in una conferenza stampa dopo il suo ultimo incontro di politica monetaria di, dicendo: “I sindacati hanno espresso la loro volontà di chiedere salari più alti rispetto allo scorso anno e ci sono stati alcuni riscontri positivi in dichiarazioni del management, in particolare nelle grandi aziende”.


La Japan Business Federation, confindustria giapponese conosciuta anche come Keidanren, nel suo forum annuale sul lavoro e sul management, ha sollecitato i suoi associati in questo senso. In un videomessaggio, il presidente Masakazu Tokura ha affermato che le aziende “hanno la responsabilità sociale” di aumentare i salari in modo da tenere il passo con l’inflazione. Le trattative salariali primaverili, conosciute come “shunto”, riuniscono sindacati e management per fissare i salari mensili prima dell’inizio dell’anno fiscale giapponese ad aprile. In Giappone i sindacati sono generalmente a livello aziendale, piuttosto che a livello di settore, e mirano a rafforzare la loro posizione negoziale tenendo colloqui più o meno tutti nello stesso periodo. “Il tasso di crescita salariale dello scorso anno è stato il più alto degli ultimi 30 anni, ma i salari reali non sono aumentati perché l’inflazione era ancora più alta”, ha detto in un’intervista Tomoko Yoshino, presidente della Confederazione sindacale giapponese Rengo, composta da 7 milioni di membri. “Siamo stati in grado di dimostrare – ha proseguito – che aumentare i salari è possibile. Nel 2024 vogliamo dimostrare che possiamo continuare ad aumentare i salari”. Rengo ha detto che quest’anno vuole almeno un aumento del 5% per i suoi membri. I capi di alcune grandi aziende giapponesi hanno già promesso di aumentare gli stipendi oltre l’obiettivo di Rengo. Takeshi Niinami, amministratore delegato del produttore di bevande Suntory Holdings, lo scorso ottobre ha dichiarato che la società aumenterà le retribuzioni in media del 7%. Anche Dai-ichi Life Holdings, una compagnia di assicurazioni sulla vita, prevede ritocchi verso l’alto del 7%, in parte attraverso un nuovo piano di remunerazione azionaria per circa 50.000 dipendenti. La contrattazione collettiva non ha quasi mai previsto i salari in Giappone da quando è scoppiata la bolla economica nei primi anni ’90. La situazione ha iniziato a cambiare intorno al 2022, con l’inflazione elevata e il management ha iniziato a sentire il peso di una grave carenza di manodopera. Lo shunto dello scorso anno si è tradotto in un aumento salariale medio di circa il 3,6%, il massimo degli ultimi 30 anni, che comprendeva un aumento dello stipendio base mensile e aumenti della retribuzione basata sull’anzianità. Ma, se per le grandi aziende mettere in campo cifre importanti per remunerare i dipendenti non è un grande problema, diverso è il discorso per l’enorme massa di piccole e medie imprese, che già hanno subito gravi danni nel periodo pandemico e faticano a trasferire i costi più elevati ai propri clienti. In un sondaggio condotto questo mese su 833 piccole imprese dalla Jonan Shinkin Bank di Tokyo, solo il 27,7% ha dichiarato di voler aumentare i salari quest’anno, mentre il 35% ha dichiarato di non avere tali piani. Un altro 37,3% si dichiara indeciso.

Cina, authority borsa pone nuovi limiti a vendite allo scorperto

Cina, authority borsa pone nuovi limiti a vendite allo scorpertoRoma, 6 feb. (askanews) – L’autorità cinese di regolamentazione dei titoli (China Securities Regulatory Commission, CSRC) ha adottato una serie di misure, che vanno dai limiti alle vendite allo scoperto a sanzioni più severe per le violazioni del mercato, nella speranza di riuscire a tamponare il crollo del mercato azionario. Lo segnala oggi il South China Morning Post.


Le misure prevedono il divieto ai broker di prendere in prestito azioni da investitori istituzionali per vendite allo scoperto e incoraggiano fusioni e acquisizioni tra società quotate per aumentare i loro valori di mercato. Recentemente il regolatore cinese ha annunciato azioni più severe contro la manipolazione delle azioni, l’insider trading e le quotazioni fraudolente.


Questi provvedimenti mirano a invertire la caduta delle azioni della Cina continentale, tra le peggiori performance a livello globale quest’anno, e a limitare i danni alla fiducia dei consumatori e all’economia in generale. Martedì l’indice di riferimento CSI 300, che replica le 300 maggiori società delle borse di Shanghai e Shenzhen, ha registrato un avanzamento del 3,5%, il dato migliore dal primo novembre 2022, dopo l’annuncio. L’indice CSI 1000 dei titoli a piccola capitalizzazione è balzato dell’8,1 per cento, il risultato giornaliero migliore mai registrato.


Le valore dei mercati azionari cinesi si è eroso di circa 3.100 miliardi di dollari dall’inizio del 2021, dopo le dure restrizioni legate al Covid-19 e con lo stallo della ripresa economica post-pandemica. La scorsa settimana, la CSRC ha vietato ai venditori allo scoperto di prendere in prestito le cosiddette azioni soggette a restrizioni, ovvero azioni detenute da investitori strategici e non disponibili per la negoziazione pubblica prima della scadenza del periodo di lock-up.


Il mese scorso i premier Li Qiang ha chiestpo misure più energiche per sostenere le azioni. Il precedente pacchetto di misure di salvataggio, che andava dai tagli alle imposte di bollo alla limitazione di nuove forniture di azioni limitando le approvazioni delle IPO, non è riuscito a risollevare i mercati, con un intensificarsi delle vendite che venerdì hanno spinto il CSI 300 al minimo di cinque anni.

Toyota investirà in fabbrica di chip TSMC in Giappone

Toyota investirà in fabbrica di chip TSMC in GiapponeRoma, 6 feb. (askanews) – La casa automobilistica giapponese Toyota Motor ha deciso di investire nella filiale di Taiwan Semiconductor Manufacturing Co., il principale produttore di chip a contratto mondiale, che gestirà lo stabilimento di Kumamoto in Giappone. Lo scrive oggi il Nikkei.


Oltre a Toyota, molte altre società sarebbero orientate a investire nell’unità, compresi ulteriori finanziamenti da parte del fornitore giapponese di ricambi auto Denso. Toyota spera di procurarsi forniture stabili di semiconduttori avanzati da utilizzare nei veicoli elettrici e autonomi, i cui mercati dovrebbero espandersi in futuro.

Chip, la Cina lavora per colmare il divario con Usa-Taiwan

Chip, la Cina lavora per colmare il divario con Usa-TaiwanRoma, 6 feb. (askanews) – Il massimo produttore di processori cinese sta lavorando per realizzare chip per smartphone di nuova generazione già da quest’anno, nonostante le restrizioni imposte dagli Stati Uniti per limitare il loro sviluppo nel campo delle tecnologie avanzate. Lo riferisce oggi il Financial Times.


Il principale produttore di chip del paese, la SMIC, ha realizzato nuove linee di produzione di semiconduttori a Shanghai, secondo due fonti informate che hanno parlato con FT, per produrre in serie i chip progettati dal gigante tecnologico Huawei. SMIC mira – secondo le fonti di FT – a utilizzare il suo stock esistente di attrezzature statunitensi e olandesi per produrre chip da 5-nanometri più miniaturizzati. La linea di produzione produrrà chip Kirin progettati dall’unità HiSilicon di Huawei e destinati a nuove versioni dei suoi smartphone più costosi.


I processori a 5 nm sono una generazione indietro rispetto agli attuali chip a 3 nm più all’avanguardia, prodotti da Usa e Taiwan. Ma gli esperti ritengono che il nuovo passo avanti ponga Pechino sulla buona strada per aggiornare i suoi prodotti tecnologici e lanciare in futuro la sfida ai leader di mercato. Huawei ha sorpreso gli analisti lanciando il suo smartphone premium Mate 60 Pro ad agosto dello scorso anno, con un processore a 7 nm.


Le linee di produzione dei chip da 7nm e 5nm usano anche macchine statunitensi immagazzinate da SMIC prima che fosse colpita dalle restrizioni. La sua fabbrica vanta anche macchine per la litografia ASML spedite l’anno scorso. Il governo olandese ha recentemente revocato la licenza di esportazione per alcune delle macchine più avanzate di ASML.

Alla Cina piace l’oro: nel 2023 acquisti +30%

Alla Cina piace l’oro: nel 2023 acquisti +30%Roma, 1 feb. (askanews) – Gli acquisti di oro in Cina sono aumentati del 30% nel 2023. Lo si evince dai dati del rapporto sui trend della domanda di oro stilato dal World Gold Council, secondo quanto riferisce il Nikkei Asia.

Le banche centrali del mondo hanno acquistato 1.037 tonnellate di oro lo scorso anno su base netta, la seconda più grande quantità dal 1950 dietro solo alle 1.082 tonnellate del 2022. Gli acquisti netti della Banca popolare cinese (BPoC) sono stati pari a 225 tonnellate, i più alti dal 1977, secondo i primi dati disponibili per il paese.

Man mano che la Cina acquisiva più oro, il Paese ha ridotto le sue partecipazioni in titoli del Tesoro statunitensi a circa 782 miliardi di dollari a novembre, circa il 10% in meno rispetto all’anno precedente, ha riferito il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. L’acquisto di oro è in forte espansione anche tra gli investitori individuali cinesi. “I lingotti d’oro sono diventati popolari di recente”, ha detto un venditore del China National Gold Group, che ha aperto un negozio in un grande magazzino nel centro di Shanghai.

La Cina, insieme all’India, è un grande consumatore di oro, preferito per i matrimoni e altri regali. Secondo il rapporto del World Gold Council, nel 2023 la domanda di gioielli in oro è aumentata del 10% arrivando a 630 tonnellate. La domanda di lingotti e monete, utilizzati principalmente per investimenti, è aumentata del 28% a 280 tonnellate. L’aumento di interesse è alimentato principalmente dalla balbettante economia cinese.

Gli asset più comuni in Cina sono gli immobili, le azioni e l’oro. Ma il grave deterioramento del mercato immobiliare e il crollo delle azioni cinesi, secondo Nikkei Asia, rendono l’oro, un bene reale, più attraente. Alcuni investitori potrebbero anche voler detenere oro come parte delle loro attività denominate in dollari.

ByteDance (TikTok) lancia in Cina il suo generatore di chatbot

ByteDance (TikTok) lancia in Cina il suo generatore di chatbotRoma, 1 feb. (askanews) – ByteDance – la compagnia cinese proprietaria di TikTok – ha lanciato la sua piattaforma simile ai GPT di OpenAI, che consente agli utenti di personalizzare il suo bot di intelligenza artificiale (IA) ChatGPT per compiti specifici. Lo riferisce il South China Morning Post

Coze è stato lanciato solo in Cina, dove i servizi di OpenAI non sono ufficialmente disponibili, ed descritto come una “piattaforma di sviluppo IA completa” che consente agli utenti di “creare rapidamente un bot senza codifica”. Dopo aver creato un chatbot, gli utenti possono condividerlo su altre app ByteDance, come lo strumento di collaborazione aziendale Feishu, o anche WeChat, la super app di Tencent Holdings con oltre 1,3 miliardi di utenti.