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Cina, allarme per siccità estrema: a rischio raccolti nel nord

Cina, allarme per siccità estrema: a rischio raccolti nel nordRoma, 12 giu. (askanews) – Allarme in Cina per la siccità estrema che sta colpendo alcune province e che potrebbe mettere a rischio la produzione agricola soprattutto nelle aree settentrionali e centrali del paese.


Nella provincia di Henan, secondo quanto riporta oggi il South China Morning Post, l’ufficio meteorologico ha emesso stamani un’allerta siccità arancione, la seconda di un sistema a tre livelli. Il meteorologo ha affermato che 16 delle 17 città della provincia registrano mancanza di pioggia da 10 giorni e che si prevede che la siccità si sviluppi ulteriormente la settimana successiva. La temperatura nella sua capitale Zhengzhou ha superato i 40 gradi C oggi e rimarrà intorno ai 30 gradi nei giorni successivi.


L’Henan ha chiesto ai governi locali della provincia di “adottare misure di emergenza contro la siccità”, dando priorità all’acqua residenziale e all’acqua potabile per il bestiame. L’acqua per il settore dei servizi sarà limitata per garantire forniture adeguate per l’irrigazione, e la pioggia artificiale dovrebbe essere aumentata quando necessario. Il ministero dell’Agricoltura di Pechino ieriha emesso un allarme per alte temperature e siccità nella Cina settentrionale e centrale, comprese parti di Hebei, Shanxi, Shaanxi, Henan, Shandong e Anhui. Per queste aree, che tradizionalmente hanno un’elevata produzione di soia e mais, c’è un alto rischio di danni alle piantine delle colture.


Secondo l’emittente statale CCTV, a giugno le temperature in alcune parti dello Shandong, Henan e Jiangsu sono di 1-2 gradi più alte rispetto allo scorso anno, mentre le precipitazioni sono diminuite dal 20 al 50%.

Giappone, governo userà “tutti gli strumenti” per aumentare salari

Giappone, governo userà “tutti gli strumenti” per aumentare salariRoma, 12 giu. (askanews) – Il Giappone userà “tutti gli strumenti di politica” per sostenere gli aumenti salariali cruciali per porre finalmente fine alla deflazione e aprire la strada a una crescita economica costante di oltre l’1%. Lo scrive l’agenzia di stampa Kyodo dando notizia della bozza di politica economica e fiscale del governo.


L’esecutivo di Tokyo considera gli anni fino al 2030 ccruciali per il Giappone, che è una delle società con l’invecchiamento più rapido al mondo, con lo scopo di affrontare la carenza di manodopera e aumentare il suo potenziale di crescita attraverso investimenti strategici. Un tasso di crescita aggiustato per l’inflazione superiore all’1% è considerato necessario per gestire le proprie finanze e continuare a fornire servizi di sicurezza sociale, anche se il tasso di crescita potenziale del paese è attualmente stimato intorno allo zero percento.


Il piano sottolinea la necessità di ridurre l’indebitamento pubblico, il peggiore tra i paesi del G7, in vista della prospettiva di maggiori costi per il servizio del debito, dopo che la Banca del Giappone ha aumentato i tassi di interesse per la prima volta in 17 anni a marzo. Nella bozza del piano, il governo ha mantenuto l’obiettivo di raggiungere un avanzo primario di bilancio – un indicatore chiave della salute fiscale – nell’esercizio 2025. Ha promesso di ridurre costantemente il debito pubblico, che attualmente è più del doppio delle dimensioni dell’economia.


Il documento, presentato durante una riunione del Consiglio per la Politica Economica e Fiscale, dovrebbe essere finalizzato il 21 giugno dopo consultazioni con i partiti di governo. La sua versione finale sarà utilizzata dal governo per gestire la politica economica e fiscale nei prossimi anni. L’economia giapponese, che cubava meno di 600mila miliardi di yen (3.552 miliardi di euro) nel trimestre gennaio-marzo, può crescere fino a 1 milione di miliardi di yen (5.920 miliardi di euro) intorno al 2040 in termini nominali, se vengono adottate misure politiche adeguate e viene raggiunta una stabile inflazione del 2%, secondo la bozza.


Il piano arriva in un momento in cui il governo punta a porre fine alla sua battaglia pluridecennale contro la deflazione e realizzare un’economia in cui è in atto un ciclo virtuoso di aumenti salariali e dei prezzi. “Ora è il momento di passare a una nuova fase economica”, ha dichiarato il Primo Ministro Fumio Kishida durante la riunione del potente consiglio consultivo. Kishida ha chiesto alle aziende giapponesi di aumentare i salari poiché prioritizza la redistribuzione della ricchezza. Il governo sta cercando di mantenere il forte slancio positivo visto nelle trattative salariali annuali di quest’anno tra lavoratori e management, che saranno vitali per le famiglie colpite dall’aumento del costo della vita. La bozza di documento prevede anche un aumento del salario minimo orario, attualmente intorno a 1.000 yen (5,9 euro), a 1.500 yen (9 euro) in una data anticipata rispetto all’obiettivo di metà degli anni 2030. Ci sono anche strumenti per facilitare il cambiamento di lavoro e per promuovere la riqualificazione della forza lavoro come percorsi per aumentare i salari. Per affrontare la carenza di manodopera, si sta anche spingendo per l’automazione e la digitalizzazione. La bozza inoltre sottolinea la necessità di “supporto pluriennale e su larga scala” per gli investimenti da parte delle aziende per aumentare la capacità produttiva e condurre ricerca e sviluppo nei campi dei chip e dell’intelligenza artificiale. E prevede che vengano considerati “passi legislativi necessari” per sostenere la produzione di massa di chip di nuova generazione.

Pechino: risponderemo a dazi Ue contro auto elettriche cinesi

Pechino: risponderemo a dazi Ue contro auto elettriche cinesiRoma, 12 giu. (askanews) – La Cina ha respinto oggi gli esiti dell’indagine anti-sovvenzioni della Commissione europea sulle auto elettriche cinesi, che ha portato ad annunciare dazi provvisori nei confronti di tre case automobilistiche. Il ministero del Commercio di Pechino, attraverso un suo portavoce, ha chiarito che la Cina “adotterà risolutamente tutte le misure necessarie per difendere con fermezza i diritti e gli interessi legittimi delle aziende cinesi”.


“Prendiamo atto che oggi la Commissione europea ha diffuso gli esiti preliminari dell’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici in Cina e prevede di imporre dazi compensativi temporanei sui veicoli elettrici importati dalla Cina. L’Ue ha ignorato i fatti e le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, ha ignorato le ripetute forti obiezioni della Cina e ha ignorato gli appelli e la dissuasione dei governi e delle industrie di diversi Stati membri dell’Ue”, ha premesso un portavoce del ministero del Commercio rispondendo a una serie di domande, secondo quanto riporta il sito ufficiale ThePaper, segnalando come la Cina sia “fortemente preoccupata e fortemente insoddisfatta”. Gli esiti dell’indagine Ue “mancano di base fattuale e giuridica”, secondo Pechino, perché “la Commissione europea ha ignorato il fatto oggettivo che il vantaggio cinese nei veicoli elettrici deriva dalla libera concorrenza”, e ha invece enfatizzato “le cosiddette sovvenzioni”, mettendo in campo un atto “puramente protezionistico, che crea e intensifica gli attriti commerciali, e di fatto mina la concorrenza leale nel nome del “mantenimento della concorrenza leale”.


Secondo il portavoce, la mossa europea “non solo danneggia i diritti e gli interessi legittimi dell’industria cinese dei veicoli elettrici, ma sconvolgerà e distorcerà anche la catena globale dell’industria automobilistica e della catena di fornitura, compresa quella dell’Ue”. La Commissione europea – ha detto ancora il portavoce – “tiene alta la bandiera dello sviluppo verde con una mano e brandisce il bastone del protezionismo con l’altra, politicizzando e trasformando in armi le questioni economiche e commerciali”. Questo “influenzerà l’atmosfera della cooperazione economica e commerciale bilaterale Cina-Ue e non favorirà gli interessi degli stessi consumatori dell’Ue, minando anche la trasformazione verde dell’Ue e la cooperazione globale sul cambiamento climatico”.

Cina: dazi Ue su auto elettriche? Risponderemo fermamente

Cina: dazi Ue su auto elettriche? Risponderemo fermamenteRoma, 12 giu. (askanews) – La Cina minaccia un reazione all’eventuale imposizione di dazi da parte dell’Unione europea nei confronti delle esportazioni di auto elettriche cinesi, accusate di giovarsi di un massiccio sostegno statale da parte di Pechino.


“La Cina adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare fermamente i suoi diritti e interessi legittimi”, ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Li Jian durante il quotidiano briefing. Oggi il Financial Times ha segnalato che la Commissione Ue, all’esito dell’indagine sui sussidi all’industria dell’auto elettrica cinese, intende imporre dazi aggiuntivi fino al 25%, una cifra importante anche se lontana da oltre il 100% imposto dagli Stati uniti.


Lin Jian ha affermato che l’ indagine anti-sovvenzioni “è un tipico atto di protezionismo”. La parte europea – ha continuato – “usa una scusa per imporre tariffe aggiuntive sui veicoli elettrici importati dalla Cina, il che viola i principi dell’economia di mercato e le regole del commercio internazionale; danneggia la cooperazione economica e commerciale Cina-Ue e la stabilità della produzione e della catena di fornitura automobilistica globale; in ultima analisi, danneggerà gli interessi stessi dell’Europa”. Il portavoce ha segnalato come “negli ultimi tempi, personaggi politici e rappresentanti dell’industria di molti paesi europei hanno espresso opposizione all’indagine della Commissione europea, ritenendo che aumentare i dazi sui veicoli elettrici cinesi sia il modo sbagliato di cercare di proteggere l’industria europea”. Il riferimento è al cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha espresso contrarietà ai nuovi dazi, nel timore che possano portare a rappresaglie cinesi che danneggino le esportazioni di auto tedesche nel paese asiatico, oltre che di altri dirigenti europei ed esponenti dell’industria automobilistica continentale.


“Il protezionismo non ha futuro e la cooperazione aperta è la strada giusta”, ha detto ancora Lin Jian, che ha esortato “l’Ue a rispettare il suo impegno a sostenere il libero scambio e ad opporsi al protezionismo, e a lavorare con la Cina per salvaguardare la situazione complessiva dell’economia Cina-Ue e la cooperazione commerciale”.

Crisi Evergrande, autorità ordinano restituzione sussidi unità auto

Crisi Evergrande, autorità ordinano restituzione sussidi unità autoRoma, 12 giu. (askanews) – Le autorità cinesi hanno ordinato allo sviluppatore immobiliare in liquidazione Evergrande la restituzione di 1,9 miliardi di yuan (244 milioni di euro) di sussidi che erano stati alla sua controllata che produce veicoli elettrici a nuova energia. Lo ha comunicato China Evengrande New Energy Vehicle in una nota alla Borsa di Hong Kong.


Una comunicazione consegnata alla compagnia addebita a Evergrande New Energy il fatto che alcune sue controllate avrebbero “violato obblighi contrattuali”, non raggiungendo una specifica scala d’investimenti, una produzione pianificata e vendite annuali. Per questo motivo, le amministrazioni pubbliche hanno cancellato i contratti. Questa decisione, se attuata esporrebbe il gruppo al rischio di requisizione “dei terreni degli impianti pertinenti, e gli edifici e le attrezzature in essi contenuti potrebbero essere utilizzati per il rimborso degli incentivi e sussidi”, con un “impatto significativo sulla posizione finanziaria e sulle operazioni della Società o di ciascuna delle sussidiarie pertinenti”. Per questo, l’intenzione è presentare una domanda di revisione amministrativa.


Separatamente, l’unità di Tianjin di Evergrande New Energy ha subito l’ordine di fermare la sua produzione per un periodo indefinito, dopo che un’ispezione amministrativa ha ordinato la “rettificazione” di tre questioni nella fabbrica. La produzione dovrà restare ferma fino al soddisfacimento delle condizioni,. Le azioni quotate a Hong Kong dell’unità di veicoli elettrici di Evergrande sono scese fino al 27% rispetto alla chiusura del giorno precedente mercoledì mattina, prima di risalire lentamente.


L’azione amministrativa viene in un momento delicato. Evergrande sta cercando di vendere la sua unità di veicoli elettrici, in seguido all’ordine di liquidazione emesso nei confronti dello sviluppatore immobiliare in pesante crisi debitoria da parte dell’Alta Corte di Hong Kong.

Giappone, a maggio fallite oltre 1.000 aziende: mai così in 11 anni

Giappone, a maggio fallite oltre 1.000 aziende: mai così in 11 anniRoma, 11 giu. (askanews) – Il numero di fallimenti aziendali in Giappone nel mese di maggio è aumentato del 42,9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 1.009 casi. Lo scrive oggi l’agenzia di stampa Kyodo sulla base di una ricerca della società di ricerche creditizie Tokyo Shoko Research. Se il dato fosse confermato, sarebbe la prima volta in circa 11 anni che la cifra mensile supera la soglia dei 1.000.


Con le aziende che affrontano l’aumento dei prezzi, la carenza di manodopera e la necessità di rimborsare i debiti contratti durante la pandemia, la cifra annuale è destinata a superare i 10.000 per la prima volta dal 2013, quando si attestò a 10.855, secondo lo studio A maggio, 67 dei fallimenti riguardavano aziende che avevano contratto prestiti non garantiti e senza interessi forniti come parte della misura del governo per aiutare le piccole e medie imprese a rimanere a galla durante la pandemia. La cifra è rimasta allo stesso livello di marzo, quando era stata un record assoluto.


I fallimenti attribuiti ai prezzi elevati erano 87, il numero più alto dall’inizio della pandemia, ha mostrato il sondaggio. Lo yen debole ha anche aumentato i costi delle materie prime e dell’energia, lasciando le piccole aziende in una situazione difficile perché non possono trasferire sufficientemente il costo sui prezzi.


Il numero di insolvenze legate alla carenza di manodopera, dovuta all’aumento dei salari e ad altre ragioni, è anch’esso aumentato, secondo il sondaggio. “Uno yen debole, l’inflazione e la carenza di manodopera, che si sono manifestati quando il sostegno legato al COVID stava terminando, stanno pesando sulle aziende”, ha segnalato Tokyo Shoko Research nel suo rapporto. “Il numero di fallimenti probabilmente continuerà a salire”, ha aggiunto, citando che si aspetta che alcune aziende vadano in fallimento a causa di difficoltà di finanziamento nonostante abbiano registrato un profitto, così come una ripresa ritardata delle loro attività.


Tutte e 10 le categorie industriali hanno visto un aumento dei fallimenti a maggio, con il settore dei servizi che ha registrato il maggior numero con 327 casi, seguito dal settore delle costruzioni con 193 casi. Circa tre quarti della cifra complessiva erano piccoli fallimenti con debiti inferiori a 100 milioni di yen (600mila euro).

Private equity puntano a rafforzare i loro investimenti in Giappone

Private equity puntano a rafforzare i loro investimenti in GiapponeRoma, 11 giu. (askanews) – Lo yen debole, insieme ad altri fattori, sta facendo da magnete verso il Giappone per i giganti del private equity. Lo ha detto al Nikkei Jonathan Gray, il presidente di Blackstone, uno dei principali fondi che punta a raggiungere i 1.500 miliardi di yen, quasi di 9 miliardi di euro entro il 2027.


“Ci sono diversi fattori che si sono combinati e che hanno davvero accelerato la crescita nell’economia giapponese delle opportunità di investimento”, ha detto Gray. “E’ stato il ritorno dell’inflazione nell’economia giapponese, la forza del mercato azionario, le politiche del primo ministro (Fumio) Kishida, che hanno incoraggiato i singoli giapponesi a passare da risparmiatori a investitori, cosa che riteniamo molto importante, come anche l’incoraggiamento delle aziende a concentrarsi sul rendimento del capitale proprio e a vendere le divisioni non strategiche”. Sulla stessa linea Bain Capital, secondo quanto scrive Nikkei. A quanto ha detto David Gross, uno dei pezzi da 90 del fondo, ha dichiarato in una recente intervista che il gestore patrimoniale intende investire oltre 5mila miliardi di yen(29,6 miliardi di euro) entro la fine dell’anno fiscale 2029, circa il doppio rispetto ai cinque anni precedenti. Bain è tra l’altro alla guida del consorzio che ha acquistato il business dei semiconduttori di Toshiba per 2mila miliardi di yen (11,8 miliardi di euro) nel 2018.


Ancora, Carlyle Group ha concluso la raccolta fondi per un nuovo fondo di buyout focalizzato sul Giappone, che al momento ha una dotazione di 430 miliardi di yen (2,5 miliardi di euro). A maggio il fondo ha annunciato un’offerta pubblica di acquisto da 130 miliardi di yen (770 milioni di euro) per KFC Holding Japan, che detiene la rete dei ristoranti KFC nell’Arcipelago. KKR, dal canto suo, punta a investire oltre 1.000 miliardi di yen (quasi 6 miliardi di euro) in Giappone nel prossimo decennio, mentre CVC Capital Partners ha lanciato un fondo focalizzato sull’Asia da 6,3 miliardi di euro, un quinto dei quali destinato al Giappone.

Cina, alcune città allentano requisiti per permesso residenza

Cina, alcune città allentano requisiti per permesso residenzaRoma, 7 giu. (askanews) – Vivere in una megalopoli non è consentito a tutti in Cina. Per farlo bisogna ottenere un permesso di residenza, conosciuto come hukou, e entrarne in possesso non è per nulla semplice. Tuttavia, recentemente diverse megalopoli hanno cominciato ad allentare le restrizioni alla residenza, in un tentativo probabilmente per rafforzare i consumi. Lo ha segnalato oggi Trivium China.


Attualmente solo le città con una popolazione superiore ai 5 milioni sono autorizzate a mantenere barriere per ottenere lo hukou e, secondo quanto riferiva Caixin, nel 2022 esistevano solo 19 città con questo requisito. Il 10 maggio Shenyang, la capitale della provincia di Liaoning, ha annunciato la rimozione di tutte le restrizioni sul hukou.


Dongguan, nel Guangdong, aveva già comunicato ad aprile che chiunque abbia lavorato per più di 1,5 anni nella città ha diritto a un hukou. Ancora, nel luglio dello scorso anno, Guangzhou – la capitale provinciale del Guangdong – ha presentato una bozza di modifica delle norme che puntano ad allentare le restrizioni sul hukou in sette distretti urbani periferici.


Ottenere un hukou vuol dire poter accedere alle scuole, all’assistenza sanitaria fornita dalla città e ad altri importanti servizi pubblici. Attualmente – secondo Trivium – sono 300 milioni i migranti cinesi che non sono in possesso di hukou. Se l’allentamento dei requisiti per ottenere il permesso punta probabilmente a rafforzare i consumi e a dare respiro al mercato immobiliare in grave difficoltà, è anche vero che i governi metropolitani potrebbero trovarsi di fronte a maggiori spese per i servizi pubblici.

Hitachi Energy annuncia nuovi investimenti per 4,1 mld di euro

Hitachi Energy annuncia nuovi investimenti per 4,1 mld di euroRoma, 7 giu. (askanews) – Hitachi Energy ha annunciato oggi di aver innalzato la sua previsione d’investimento di ulteriori 4,1 miliardi di euro in produzione, ingegneria, digitalizzazione, ricerca e sviluppo e partnership entro il 2027, raddoppiando gli investimenti effettuati negli ultimi tre anni. Questa cifra si aggiunge all’investimento recentemente annunciato di 1,4 miliardi di euro per aumentare la produzione globale di trasformatori.


“L’elettricità sarà la spina dorsale dell’intero sistema energetico e il cambiamento sta avvenendo più velocemente di quanto molti pensassero possibile. Nuovi modelli di business, l’armonizzazione dei progetti, insieme alle partnership sono i fattori chiave per l’aumento del ritmo del cambiamento”, ha affermato Claudio Facchin, CEO di Hitachi Energy. L’incremento serve a rafforzare la capacità globale di ricerca e sviluppo, ingegneria e produzione di trasformatori, corrente continua ad alta tensione (HVDC) e prodotti ad alta tensione in un momento di rafforzata richiesta. Supporterà anche il dispiegamento di soluzioni basate sull’elettronica di potenza, automazione della rete e soluzioni software, servizi in linea con il piano Hitachi Energy 2030. Gli investimenti andranno anche in partnership, catena di approvvigionamento, digitalizzazione e automazione, che sono abilitatori per supportare l’espansione della capacità e aumentare la velocità di immissione sul mercato.


L’integrazione di più fonti di energia rinnovabile come il solare e l’eolico, insieme alla soddisfazione della domanda di elettrificazione di trasporti, edifici, industria e altri settori, necessita di un’infrastruttura di rete sicura e flessibile. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, l’aumento dell’uso dell’intelligenza artificiale (Ia) generativa e la quantità crescente di dati digitali richiedono un’espansione dei data center e la domanda globale di elettricità potrebbe raddoppiare entro il 2026. L’azienda ha anche annunciato oggi che investirà circa 330 milioni di dollari per espandere e modernizzare il suo stabilimento principale a Ludvika e un nuovo campus a Vasteras, entrambi in Svezia, in tutti i portafogli di prodotti. Lo stabilimento di Ludvika, con oltre 120 anni di innovazione, produce trasformatori, prodotti ad alta tensione e sistemi HVDC, e si espanderà di oltre 30.000 metri quadrati. Questo permetterà una nuova capacità di produzione di grandi trasformatori. Un nuovo impisnyo a Vasteras ospiterà 1.800 dipendenti, inclusi un centro di ricerca e sviluppo e una struttura di produzione all’avanguardia per l’automazione della rete. La forza lavoro in Svezia crescerà di ulteriori 2.000 unità per supportare la transizione energetica accelerata.


Hitachi Energy è parte del conglomerato giapponese Hitachi e ha sede in Svizzera. Impiegha circa 45.000 dipendenti in 90 paesi e generiamo volumi di affari di circa 13 miliardi di dollari USA.

Cina, Keppel apre la prima casa di riposo deluxe per ricchi anziani

Cina, Keppel apre la prima casa di riposo deluxe per ricchi anzianiRoma, 7 giu. (askanews) – L’Asia orientale è sempre più ricca e sempre meno giovane. Così Keppel – gruppo di sviluppo immobiliare e dei servizi con base a Singapore – ha deciso di investire sul lusso e sulla vecchiaia, aprendo la sua prima residenza di lusso per anziani in Asia nella città cinese di Nanchino. Lo racconta Nikkei Asia.


Il conglomerato di Singapore punta a creare un modello, aprendo strutture simili per ricchi anziani in diverse altre città dell’Asia. La struttura di quasi 20.000 metri quadrati, sotto il marchio Sindora Living, può ospitare circa 400 residenti. Nasce usando la struttura di una vecchia casa di riposo per anziani, acquisita alla fine del 2022 e poi ristrutturata.


I servizi che la residenza per anziani deluxe offre includono ovviamente l’assistenza medica, infermieristica, riabilitazione e cura della demenza. Inoltre offrirà comodità come tapis roulant “antigravità” e una piscina per esercizi. Viene fornita anche assistenza diurna per i residenti dell’area. “Le popolazioni in rapido invecchiamento stanno aumentando la domanda di servizi di assistenza di qualità per anziani in molte parti del mondo, specialmente in Asia”, ha dichiarato Louis Lim, CEO del settore immobiliare di Keppel, in un comunicato stampa durante la cerimonia di apertura.


L’azienda potrebbe considerare di espandere Sindora Living a Singapore e in altri mercati. Nel 2020, Keppel ha completato l’acquisizione di una quota del 50% in Watermark Retirement Communities, con sede nello stato sud-occidentale degli Stati Uniti dell’Arizona e gestisce circa 70 strutture.


La Cina sta vivendo una notevole crisi demografica che ricorda, per il suo andamento, quella del Giappone, ma con il non secondario problema di un paese che non ha ancora raggiunto i livelli di welfare nipponici. La popolazione della Cina è diminuita di oltre 2 milioni lo scorso anno, registrando il primo calo in 60 anni e segnalando il picco di mortalità più alto da 50 anni a questa parte, secondo quanto ha comunicato l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino. Secondo i dati ufficiali, la popolazione della Cina continentale è scesa di 2,08 milioni lo scorso anno a 1,4097 miliardi, rispetto a 1,4118 miliardi nel 2022. L’anno scorso sono nati 9,02 milioni di bambini, in calo del 5,6% rispetto ai 9,56 milioni del 2022, secondo l’ufficio di statistica. Il tasso di natalità è stato il più basso da quando sono iniziate le registrazioni, nel 1949, con 6,39 nascite ogni 1.000 persone rispetto alle 6,77 del 2022. Nel 2023, inoltre, sono morte 11,1 milioni di persone, 690.000 in più rispetto al 2022, spingendo il tasso di mortalità nazionale a 7,87 per 1.000 persone. Nel 2022 era stato il 7,37 per mille, mentre il livello più alto mai registrato è stato l’8,06 per mille persone registrato nel 1969. La Cina ha potuto contare per decenni sul cosiddetto dividendo demografico: una grande disponibilità di manodopera a basso costo, che ha alimentato lo sviluppo della sua struttura industriale e che l’ha resa la “fabbrica del mondo”. Quel periodo, però, è ormai alle spalle. Oggi la Cina è di fatto il secondo paese più popolato al mondo, dopo l’India, ed è uno di quelli con l’età media più elevata. Negli ultimi anni Pechino ha varato una serie di misure nel tentativo di invertire la tendenza all’invecchiamento e anche di aumentare le nascite, ma non hanno prodotto risultati. Nel 2021, Pechino ha allentato le restrizioni sulle nascite per consentire alle coppie di avere tre figli, dopo aver abbandonato la politica del figlio unico nel gennaio 2016 a favore di una politica dei due figli. La politica dei tre figli è stata seguita da una serie di incentivi da parte dei governi locali, che vanno dal congedo parentale prolungato ai tagli fiscali e ai premi in denaro per le famiglie con più di un figlio. Ma tutto q uesto non è evidentemente bastato.