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BrandOn group: +10% vendite online di prodotti di bellezza nel Black friday

BrandOn group: +10% vendite online di prodotti di bellezza nel Black fridayMilano, 29 nov. (askanews) – Con una crescita che sfiora il 10% rispetto a un anno fa, l’ecommerce di prodotti di bellezza è la categoria rivelazione del Black Friday appena concluso. E’ quanto emerge dall’Osservatorio BrandOn group, tech company napoletana che aiuta i brand alle prese con le vendite online, sulla base dei flussi di domanda dei maggiori marketplace.

“In base alla richiesta di prodotti dei colossi delle vendite digitali avvenute nelle settimane che vanno dalla 39esima alla 45esima – è il periodo in cui i marketplace fanno rifornimento in vista delle vendite extra del ‘venerdì nero’ – siamo in grado di capire dove e come si orienteranno le richieste dei consumatori”, spiega Paola Marzario, founder dell’azienda. Rossetti, detergenti per il viso e profumi: questi i prodotti che troviamo nelle prime tre posizioni. E sono proprio le fragranze ad essere il “must have”: nelle prime 10 posizioni dei prodotti più richiesti dai siti di vendita, i profumi occupano sei posizioni. Un exploit che va di pari passo con quello del settore. Oggi, infatti, le vendite online del settore bellezza a livello europeo valgono 11,37 miliardi di dollari, con una prospettiva di crescita da qui al 2027 del 10,91% (a livello globale il tasso di crescita supererà il 9,22%) anno su anno. Il mercato italiano dei prodotti di bellezza online ha raggiunto un valore di oltre 786 milioni di dollari, ma prevede una crescita per i prossimi 5 anni del 12,9% all’anno.

In calo, invece, rispetto all’anno scorso la domanda del settore parafarmaceutico, con quasi un -17%, presentando però un podio con prodotti mediamente più cari rispetto al beauty: 40 euro contro 17. Un dato che deriva anche dalla scelta dei prodotti: a primeggiare nel parafarmaceutico, infatti, la cosmeceutica, prodotti di ultima generazione che uniscono al trattamento cosmetico l’efficacia del prodotto, e che hanno mediamente prezzi più alti dei comuni prodotti di bellezza. “Il dato tuttavia non qualifica il settore – spiega Paola Marzario – racconta piuttosto una tendenza sull’andamento degli acquisti del Black Friday”.

Adecco: il 68% dei colletti bianchi italiani usa l’intelligenza artificiale

Adecco: il 68% dei colletti bianchi italiani usa l’intelligenza artificialeMilano, 29 nov. (askanews) – L’intelligenza artificiale generativa è uno strumento molto diffuso in Italia, presso il mondo dei white collar: il 68% di chi svolge lavori impiegatizi ne fa già uso. Questa evidenza emerge dallo studio Global workforce of the future di The Adecco group, basata su un campione di quasi 2.000 rispondenti distribuiti su tutte le regioni italiane. L’opinione è generalmente positiva verso questo strumento: il 73% dei lavoratori è convinto che renderà più agevole il lavoro, il 19% ipotizza saranno necessari percorsi di upskilling per rimanere nel mercato del lavoro, mentre il restante 8% è più pessimista, e teme di perdere il lavoro a causa dell’Intelligenza Artificiale.

In particolare, emerge inoltre una marcata richiesta dei dipendenti verso i datori di lavoro di seguire corsi di formazione sull’utilizzo di questo strumento: il 53% vorrebbe percorsi dedicati, mentre il 12% evidenzia che i datori di lavoro hanno già sviluppato linee guida su come utilizzare al meglio lo strumento. La richiesta di essere formati in tal senso, poggia prevalentemente su tre ragioni: eliminare il lavoro ripetitivo, focalizzarsi sugli aspetti a maggior valore aggiunto, aumentare le possibilità di carriera. La ricerca evidenzia, infine, per quali aspetti l’IA generativa è maggiormente utilizzata oggi dai lavoratori italiani: trovare informazioni rapidamente (25%), imparare nuove skill e approfondire argomenti che non si conoscono (23%), sviluppare nuove idee (21%), ridurre il carico di lavoro (18%).

“I risultati sulla diffusione dell’intelligenza artificiale fra i white collar ci impongono di ragionare su come mettere i professionisti nelle migliori condizioni possibili per sfruttare al meglio le potenzialità di questa tecnologia. I lavoratori italiani hanno già colto con molta chiarezza che questa innovazione si presenta più come un’opportunità che come qualcosa di cui avere timore, dimostrando una maturità di cui come sistema Paese dobbiamo essere orgogliosi – afferma Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Italia – Come Adecco ci siamo già mossi per sviluppare un’offerta in tal senso, firmando un memorandum d’intesa con Microsoft, per la creazione di una piattaforma basata su IA Generativa. Il suo scopo sarà supportare i lavoratori nel proprio percorso professionale, aiutandoli a mantenere e sviluppare le loro competenze, al fine di garantire l’occupabilità nel lungo periodo”.

Aerospazio in Italia conta 300 imprese e fattura 4 miliardi di euro

Aerospazio in Italia conta 300 imprese e fattura 4 miliardi di euroRoma, 29 nov. (askanews) – Secondo i dati dello Space Economy Report di Euroconsult l’Economia dello Spazio – a livello mondiale – si attesta sui 464 miliardi di dollari (2022). Il mercato spaziale globale si stima che raggiungerà oltre i 737 miliardi di dollari entro un decennio. L’Italia può contare su una struttura di base di circa 300 imprese con un fatturato annuo che supera i 4 miliardi di euro.

L’Economia del Mare, secondo i dati dell’XI Rapporto Nazionale di Unioncamere, contribuisce in maniera significativa alla formazione del PIL per un valore aggiunto prodotto pari a 52,4 miliardi di euro, che hanno attivato altri 90,3 miliardi negli altri settori economici, per un valore aggiunto complessivo che raggiunge i 142,7 miliardi di euro (pari all’8,9% del valore aggiunto prodotto dall’intera economia nazionale), con oltre 913.000 addetti in ben 228.190 imprese. I dati sono emersi al Ministero delle imprese e del Made in Italy durante il Forum: “Space&Blue. Economia dello Spazio e del Mare: interconnessioni Made in Italy”. I lavori, moderati dalla giornalista del TG1 Paola Cervelli, sono stati promossi e introdotti da Roberta Busatto, giornalista specializzata nei due settori, e dal keynote speaker Silvio Rossignoli, esperto aerospaziale e Presidente di Federlazio.

“Sessant’anni dopo l’avvio delle prime attività spaziali in Italia – ha affermato Silvio Rossignoli secondo quanto riporta una nota – abbiamo l’occasione, data dalle capacità di ricerca del CNR, dall’impegno della Marina Militare, della Fondazione Leonardo e delle altre realtà industriali coinvolte, di avviare una nuova fase economica per il nostro Paese, con l’avvio di nuove modalità di utilizzo delle risorse sottomarine. Una nuova economia che si inserisce a pieno titolo nel più ampio ambito di congiunzione tra Spazio e Mare”. Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy: “Come Mimit siamo al lavoro su tre collegati alla legge di bilancio, di cui uno dedicato alla Blue Economy, uno alla Space Economy e uno sulle nuove tecnologie abilitanti. Guardiamo con grande attenzione alla cantieristica, alla robotica marina, alle biotecnologie blu, alle energie rinnovabili marine e allo sviluppo di tecnologie sostenibili per lo sfruttamento di risorse abiotiche marine, perché avranno un ruolo di prim’ordine per l’industria”.

Nello Musumeci, Ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare: “Riunirò il Comitato interministeriale per le politiche del mare per definire una bozza di piano strategico. Il nostro Paese può diventare leader. Sono convinto che tanto lo spazio quanto il mare debbano promuovere interconnessioni, perché l’uno è utile all’altro e viceversa. È un nuovo spazio economico assai ampio in cui l’industria italiana può davvero trovare spazio e affermarsi nella leadership”.

Sprechi, non solo nel cibo. Eliminarli aumenta i ricavi del 30%

Sprechi, non solo nel cibo. Eliminarli aumenta i ricavi del 30%Roma, 28 nov. (askanews) – Buttare il pane è da sempre atto sacrilego. Uno degli sprechi peggiori secondo la tradizione. Quante volte le nostre mamme ci hanno rimproverato e quante volte hanno provato a riciclarlo nella cucina degli avanzi? Far finire il cibo nella spazzatura è l’esempio più lampante di come si possano buttare via, con un semplice gesto, i propri soldi. Ma gli sprechi si annidano ovunque, anche e soprattutto, nel settore produttivo: “Gli ingegneri della Toyota hanno individuato -spiega Serena Marcantoni, responsabile Organizzazione e Processi della SharkNet Company – sei elementi su cui si può lavorare per rendere la propria attività maggiormente performante, aumentando i ricavi anche del 30%. Un vademecum che, grazie all’esperienza imprenditoriale accumulata, inizia con il problema della sovraproduzione. Se un’attività commerciale, qualunque essa sia, produce più di quello che riuscirà a vendere, avrà in magazzino dei pezzi invenduti. Questi pezzi invenduti saranno considerati come rimanenze di magazzino. Non solo saranno considerati come spreco, ma peseranno sul bilancio come denaro congelato. Inoltre, dove saranno posizionati questi pezzi invenduti? Molto probabilmente diventeranno obsoleti e occuperanno spazio che poteva essere occupato da prodotti più spendibili sul mercato. Una situazione ingarbugliata dalla quale si può uscire in un solo modo: produrre, organizzando la propria catena di produzione coordinata con il proprio software gestionale, nel momento in cui si riceve l’ordine del cliente”.

Il vademecum nasce dall’esperienza dell’azienda che, dalla provincia di Roma, esporta in oltre 50 paesi nel mondo. Movimenti e attese inutili sono altri elementi da considerare, ma le scorte in magazzino rappresentano di certo un problema decisamente più rilevante: “Faccio un esempio -dice ancora la Marcantoni – un responsabile di un’azienda di packaging contatta il suo equivalente di una impresa che utilizza scatole rifinite per imballare e spedire i propri prodotti e gli prospetta un’offerta che sembra economicamente vantaggiosa, in cambio, però, di un ordine cospicuo. Ma è davvero un affare? No, a ben vedere: dove metto la merce in più acquistata? Cosa succede se un imprevisto rovina l’ordine, proprio a causa del mal posizionamento delle scatole ricevute? Direbbero i saggi: non è tutto oro quello che luccica. Anche qui esiste un solo rimedio: ordinare esclusivamente ciò che occorre, basandosi sui numeri di vendita, in base alla precisa domanda che arriva dal cliente”. Altro elemento: la perdita di processo che si verifica quando, in una catena di produzione, un pezzo esce fallato o non è conforme con la qualità inizialmente impostata dall’azienda produttrice: “In questo caso una delle tecniche che possiamo mettere in atto è il cosiddetto POKA YOKE, sottolinea la responsabile della SharkNet Company. “Nell’applicare questa tecnica si guiderà l’operatore a percorrere esclusivamente la via corretta nello svolgere l’attività di riferimento all’interno della catena produttiva. Anche in questo caso, serve un esempio: tempo fa, una volta ritirato il denaro presso le casse automatiche bancarie, alcune persone dimenticavano di riprendere il proprio bancomat. Analizzata questa problematica si decise di imporre una regola generale per tutte le casse automatiche: avrebbero prima restituito la carta e solo successivamente la cassa automatica avrebbe erogato i soldi richiesti. In questo modo, il problema è stato definitivamente risolto. Grazie appunto al metodo del POKA YOKE”.

Sesto e ultimo elemento: il trasporto: “Quando analizziamo questa attività -conclude Serena Marcantoni – dobbiamo focalizzarci su tutti quei pezzi che l’operatore dovrà trasportare dal punto A al punto B. Quanto misura questa distanza? Pensiamo per esempio a un’attività commerciale con più sedi. In questo caso sarà fondamentale organizzare al meglio la catena di produzione includendo ovviamente il materiale che occorre per la produzione del prodotto stesso. Se il fulcro della mia catena di produzione è all’interno della sede A e avrò sistemato il materiale per produrre nella sede B (per questione di spazio) molto probabilmente dovrò considerare un trasporto costante con un mezzo dalla sede B alla sede A. In questo caso possiamo disegnate una VSM (value stream mapping) e analizzare, di conseguenza, quanti trasporti si faranno, quanti mezzi utilizzati, il costo del carburante e tutte le attività annesse. Una volta che ho messo nero su bianco queste informazioni, sempre insieme alla mia squadra di lavoro e mediante tecniche della produzione snella, andrò a capire dove intervenire per eliminare o quanto meno ridurre questo spreco registrato. Se non riusciamo a eliminare definitivamente il problema ma comunque riusciamo a ridurlo, sarà in ogni caso un successo! Nel tempo, infatti, applicando ripetutamente queste tecniche, anche e soprattutto allo stesso processo che presenta problemi, riusciremo costantemente a migliorare il processo stesso”. Spesso, quindi, la soluzione per chi fa impresa è molto più semplice di quanto si possa pensare e bastano poche regole per rendere la propria attività più performante.

Spopola il trading sportivo, “vincere” tradando le partite di calcio

Spopola il trading sportivo, “vincere” tradando le partite di calcioRoma, 28 nov. (askanews) – Ormai sta spopolando e sempre più italiani cercano di guadagnare tradando le partite di calcio della Juventus, del Milan o dell’Inter. Ma cos’è il trading sportivo? Come funziona, quali rischi comporta e perché piace così tanto agli amanti delle scommesse? Ma, soprattutto, è davvero simile al trading finanziario?

“Il trading sportivo – spiega Andrea Unger che, nel trading finanziario, è stato l’unico ad aver vinto per quattro volte il Campione del mondo – non significa piazzare semplicemente una scommessa e attendere cosa accade per sapere se si è vinto o si è perso. Il trading sportivo richiede maggiori competenze e conoscenze rispetto alle scommesse classiche, in quanto il trader deve essere in grado analizzare le variabili che influenzano il mercato, come ad esempio i dati statistici, l’andamento live dell’incontro e prendere decisioni informate in base alle proprie previsioni”. Il trading sportivo insomma è una forma di trading in cui il trader compra e vende quote in base alle proprie previsioni sul mercato. Offre maggiore flessibilità rispetto alle scommesse classiche, in quanto il trader può modificare la propria posizione in qualsiasi momento, ad esempio vendendo quote per ottenere un profitto o minimizzare una perdita. Tutto questo è possibile grazie a una funzione specifica del trading sportivo che è il cash out, cioè la possibilità di uscire dal mercato per incassare subito la vincita in caso di andamento positivo del pronostico, o di limitare la perdita nel caso di andamento negativo: “Sembra facile – ammonisce Unger – ma non lo è affatto. Tutto questo deve essere infatti frutto di uno studio accurato e ha ovviamente i suoi potenziali rischi”.

Il trader sportivo dunque gioca sull’andamento di una quota durante lo svolgimento di un incontro e, in questo, ha delle similitudini molto marcate con chi gioca sui mercati finanziari: “E, come dicevo, anche i rischi sono paragonabili -afferma Unger. É chiaro, che se uno gioca a livello amatoriale gli spicci che ha in tasca con il solo scopo di divertirsi, è un conto e ovviamente è una pratica accettabile. Se invece ci si dedica in maniera più importante rischiando capitali significativi, è necessario adottare qualche precauzione. La prima cosa da fare è informarsi bene, ma molto bene, su dove si vanno a mettere i soldi, ovvero in quale broker si vanno a depositare gli importi che poi serviranno per fare le operazioni. La seconda, invece, è investire basandosi sui dati e non sui propri sentimenti. Questo è sempre vero, lo è di più quando oggetto del lavoro è un incontro sportivo”. Noi tutti siamo opinionisti di calcio, di tennis e, all’occorrenza, anche di basket. Ma il tifo, nel trading sportivo, può essere pericoloso, può fare perdere denaro: “Per questo -sottolinea Unger- bisogna stilare necessariamente un piano d’azione che abbia una base logica e statistica. Ma non basta fare solo questo. L’altro aspetto sul quale porre attenzione è che questa attività non potrà mai diventare una professione stabile e concreta, perché comunque le cifre in gioco non arrivano a livelli tali da mettersi al riparo dai momenti di difficoltà che possono sempre esserci. Con la possibilità che si possa cadere nella ludopatia, dove non si conosce più il confine tra il divertimento fine a se stesso e un’iperattività che, alla fine, diventa dannosa. Bisogna insomma evitare un circolo vizioso che spesso porta alla rovina economica le persone”.

Mai farsi travolgere, dunque: “E mai – aggiunge Unger – farsi ingannare dai fuffaguru che stanno proliferando in questo settore. Si tratta di persone che cercano di trarre un loro unico tornaconto, propinando consigli a pagamento. Bisogna fare attenzione, verificando che tipo di competenze abbia, che tipo di capacità abbia dimostrato e anche che tipo di risultati possa aver fatto ottenere seriamente a chi l’ha seguito. Purtroppo improvvisarsi esperti di qualcosa, per trarne un guadagno economico a danno di altri, è una moda molto diffusa non solo italiana, ma anche mondiale. E bisogna assolutamente difendersi”.

Meno costi e meno errori, l’Intelligenza artificiale nella contabilità

Meno costi e meno errori, l’Intelligenza artificiale nella contabilitàRoma, 27 nov. (askanews) – Nove zeri e una crescita dinamica, l’intelligenza artificiale è la star del panorama tech del nostro secolo. Nel corso del 2022 il valore del mercato globale dell’IA ha raggiunto 136,55 miliardi di dollari, aprendo la strada verso una rapida escalation. Secondo le previsioni del rapporto “Artificial Intelligence Market Size, Share, Growth Report 2023” di Grand View Research, si prevede un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 37,3% nel periodo compreso tra il 2023 e il 2030, con ricavi previsti di 1.811,75 miliardi di dollari entro il 2030. Questa dinamica non si ferma alle cifre impressionanti: l’intelligenza artificiale sta gettando le basi per una rivoluzione in settori chiave dell’economia mondiale. E anche l’ambito della contabilità non sfugge a questa onda di innovazione e trasformazione. Ma quali sono gli impatti concreti che l’Intelligenza Artificiale sta avendo sulla contabilità e su come le imprese stanno ridefinendo le loro strategie finanziarie?

“La combinazione di vasti insiemi di dati e potenti algoritmi offre opportunità senza precedenti per migliorare l’efficienza, la precisione e la strategia nel campo contabile”, spiega Cristina Filippi, Fondatrice e CEO Artemis, società di consulenza che utilizza l’intelligenza artificiale per la consulenza contabile alle aziende. “Il primo e più evidente impatto dell’IA sulla contabilità è l’automazione di compiti ripetitivi. La classificazione delle transazioni, la riconciliazione dei conti e la preparazione dei report finanziari possono essere eseguiti con una velocità e una precisione che superano le capacità umane. Questa automazione permette ai contabili di dedicare più tempo per i compiti ad alto valore aggiunto, come l’analisi finanziaria e la consulenza strategica. Ma l’IA non si ferma all’automazione. Gli algoritmi possono prevedere le tendenze finanziarie, identificare anomalie e suggerire azioni correttive. Ad esempio, l’IA può analizzare enormi quantità di dati per identificare modelli di spesa e suggerire modi per ottimizzare le uscite”. L’Intelligenza artificiale, una delle tendenze tecnologiche più avvincenti e, talvolta, controverse dei nostri giorni, si configura come un terreno fertile per svariate opportunità, ma non è privata di complessità e sfide. Una tra tutte, la possibilità che in un futuro prossimo l’implementazione di soluzioni basate sull’IA possa mettere a rischio la stabilità di molti posti di lavoro, anche nel settore contabile. “La formazione e l’aggiornamento delle competenze sono essenziali per i professionisti contabili – spiega Filippi – i quali devono necessariamente comprendere le potenzialità e le limitazioni delle tecnologie basate sull’IA, integrandole nelle loro operazioni e strategie. Oltre alle sfide ci sono però molte opportunità. La consulenza aziendale, in particolare nel settore contabile, può trarre enormi benefici. Con l’accesso alle analisi predittive, i consulenti possono offrire raccomandazioni più informate e proattive. Ciò potrebbe tradursi in strategie fiscali ottimizzate, piani finanziari più efficaci e decisioni di investimento più sagge. Dunque l’IA potrebbe elevare il ruolo del contabile da quello di un semplice numero a un consulente strategico di valore, sfruttando la tecnologia per offrire visioni più profonde e soluzioni innovative ai clienti”.

In un’era dominata dalla crescente spinta digitale, l’Intelligenza Artificiale si pone come una forza motrice in grado di ridefinire il panorama aziendale e le strategie future delle imprese, ottimizzando il lavoro contabile e l’efficienza dei processi finanziari aziendali. “L’impiego dell’IA nell’attività dei commercialisti si traduce in una semplificazione e ottimizzazione delle attività contabili, riducendo gli errori umani e abbattendo drasticamente i costi per le imprese – afferma Filippi – l’Unique Value Proposition del nostro modello di consulenza permette alle aziende, in particolare PMI, startup e aziende innovative, di avere un notevole risparmio di tempo, una maggiore precisione e una considerevole riduzione dei costi contabili aziendali. Ciò è dimostrato da due casi concreti che abbiamo seguito. Una impresa, con un reparto contabile interno, grazie all’utilizzo dell’IA è riuscita a ridurre i costi da 35.000 a 5.000 euro, consentendo un impiego più efficace delle risorse nelle attività chiave del business. Una S.r.l., invece, ha tagliato i costi della gestione contabile da 6.000 a 3.000, utilizzando il risparmio per ampliare i servizi offerti, tra cui un’analisi finanziaria completa e una valutazione aziendale, fornendo informazioni preziose per il successo dell’impresa”. L’Intelligenza Artificiale può quindi contribuire a ridurre i costi della gestione contabile, consentendo alle aziende di reinvestire i risparmi in attività produttive, ampliando così il potenziale di crescita e sviluppo aziendale. “E’ ormai dimostrato che Il futuro della contabilità e della consulenza aziendale, è plasmato dall’IA. Sebbene la sua adozione richieda un investimento in formazione e tecnologia, i benefici in termini di efficienza, precisione e strategia sono troppo importanti per essere ignorati”, conclude Cristina Filippi.

Fincantieri, varata nona fregata multiruolo “Spartaco Schergat”

Fincantieri, varata nona fregata multiruolo “Spartaco Schergat”Roma, 24 nov. (askanews) – Si è svolta oggi presso lo stabilimento di Riva Trigoso del cantiere integrato navale militare, la cerimonia di varo della fregata Spartaco Schergat, nona di una serie di 10 unità Fremm – Fregate Europee Multi Missione, commissionate a Fincantieri dalla Marina Militare Italiana nell’ambito dell’accordo di cooperazione internazionale italo-francese, con il coordinamento di OCCAR, l’organizzazione congiunta per la cooperazione europea in materia di armamenti. Madrina del varo è stata Arianna Somma, nipote della Medaglia d’oro al Valor Militare Spartaco Schergat, dal quale prende il nome la nave. L’unità proseguirà le attività di allestimento presso lo stabilimento di Muggiano, a La Spezia, e sarà consegnata nel 2025. Nave Spartaco Schergat sarà caratterizzata, come le altre FREMM, da un’elevata flessibilità d’impiego e avrà la capacità di operare in tutte le situazioni tattiche. Ha una lunghezza di 144 metri, una larghezza di 19,7 metri e un dislocamento a pieno carico di circa 6.700 tonnellate. Potrà raggiungere una velocità superiore ai 27 nodi con una capacità massima di circa 200 persone imbarcate.

Rete centro commerciale Romaest si amplia, nuovo flagship store New Yorker

Rete centro commerciale Romaest si amplia, nuovo flagship store New YorkerRoma, 24 nov. (askanews) – A Romaest, uno degli shopping Mall più grandi d’Italia, ha inaugurato ieri il nuovo flagship store di New Yorker, una delle aziende leader sul mercato internazionale nel settore della moda giovane. Con oltre 1.200 negozi in 47 paesi – di cui ben 14 in Italia – il brand di moda torna a puntare su Roma, questa volta negli spazi di Romaest per aprire il suo terzo negozio nel capoluogo romano, il più grande d’Italia.

Distribuito su una superficie di 1.847 mq, che ha previsto l’assunzione di un team di 24 risorse, rappresenta un ulteriore e importante tassello alla strategia di merchandising mix che amplia l’offerta del Mall e si conferma luogo ideale per far vivere un’esclusiva shopping experience. “Siamo molto felici di accogliere New Yorker, un brand di moda di fama internazionale con oltre 1.200 negozi al mondo, all’interno del nostro centro. Con la commercializzazione di quest’area, quasi 2.000mq, abbiamo ulteriormente consolidato il merchandise mix di Romaest, che si colloca meritatamente come meta ambita per lo shopping nel centro Italia. Il nuovo punto vendita va ad arricchire ulteriormente l’offerta urban fashion del centro, insieme ad altri grandi marchi internazionali, andando così a soddisfare una richiesta crescente, da parte di giovani ma anche di fasce d’età più mature, per uno stile di ispirazione urban. Questa apertura si colloca in un arco temporale molto positivo per il centro commerciale, che nel 2023 ha raggiunto ottimi risultati in termini di affluenza e fatturati, raggiungendo, e in molti mesi superando, i risultati pre-pandemici. Fino a fine anno avremo il piacere di aprire nel nostro centro anche altri due brand della ristorazione, così come un grande brand di odontoiatria in Italia (ndr. Dental Pro)”, dichiara Pietro Mauro, direttore del centro commerciale Romaest.

La gamma di prodotti di New Yorker comprende nel dettaglio i marchi Fsbn, FB Sister (abbigliamento sportivo e streetwear), Amisu e Smog (abbigliamento casual e da sera), Censored (lingerie e costumi da bagno) e una vasta gamma di accessori, caratterizzati da uno stile che permette di esprimersi e immergersi in nuovi mondi. “New Yorker si rivolge ad un pubblico giovanile, senza tuttavia escludere le fasce d’età più mature e spazia da un prêt-à-porter ad una linea un po’ più elegante, accessibile a tutti. New Yorker ha lo stile giusto per ogni momento. Con lo slogan “Dress for the moment” vogliamo creare esperienze e incoraggiare i nostri clienti a sperimentare e a reinventarsi continuamente. Siamo orgogliosi di aprire il nostro primo flagship store in Italia, presso il centro commerciale di ROMAEST. Il nostro negozio vanta attualmente la più grande metratura d’Italia di quasi 2.000 mq e dispone di un’area relax per i clienti per dare un plus all’esperienza di vendita insieme al nostro personale sempre disponibile nel consigliare un total look al passo con la moda”, afferma Tommasina Di Giovanni, Area Manager Italia New Yorker.

Il nuovo store si inserisce perfettamente nello shopping Mall di Romaest dove intrattenimento, stile e convenienza si uniscono negli oltre 210 negozi, 20 bar e ristoranti oltre un cinema Multiplex 12 sale. Il luogo ideale per gli acquisti e il divertimento di tutta la famiglia dove trovano spazio i migliori brand di tecnologia, moda e lifestyle.

Difesa, Mbda and Kai rafforzano la loro cooperazione

Difesa, Mbda and Kai rafforzano la loro cooperazioneRoma, 24 nov. (askanews) – Mbda e Korean Aerospace Industries (Kai) hanno sottoscritto un accordo per rafforzare la loro cooperazione. L’accordo – si legge in una nota – prevede che le aziende esplorino ulteriori opportunità per l’integrazione di nuovi sistemi d’arma di Mbda sulle piattaforme Kai e l’esportazione, attraverso un approccio di marketing congiunto. L’intesa è stata firmata il 20 novembre a Londra da Chris Allam, managing director di Mbda Uk, e Kang Goo-young, Chief Executive Officer di Kai, durante una visita di stato coreana nel Regno Unito. Il Ceo di Mbda Eric Béranger ha dichiarato: “La combinazione di sistemi d’arma e di tecnologie leader a livello mondiale di MBDA con la comprovata esperienza di Kai nello sviluppo e nella rapida consegna di nuovi velivoli è una prospettiva entusiasmante per il mercato mondiale della difesa, che riflette i valori e gli interessi condivisi da entrambe le parti”. Kang Goo-young, Korea Aerospace Industries, ha affermato: “Recentemente c’è stata una crescente domanda mondiale per armamenti di vario genere. Lavoreremo insieme a MBDA per proporre un velivolo nazionale ancor più avanzato ai nostri clienti”. Mbda è già impegnata con l’azienda coreana per completare con successo l’integrazione del missile Meteor (missile aria-aria oltre la linea di vista) sul caccia KF-21 Boromae di KAI. Esempi di ulteriori aree di cooperazione che saranno esplorate nell’ambito del nuovo accordo includono l’integrazione dei nuovi sistemi d’arma di Mbda – come Spear, Asraam e Brimstone – su piattaforme Kai come KF-21 e FA-50 e l’esportazione di piattaforme e missili.

Nuove sfide fiscali per regime fofettario, l’analisi dell’esperto Teresi

Nuove sfide fiscali per regime fofettario, l’analisi dell’esperto TeresiRoma, 23 nov. (askanews) – L’ambito fiscale italiano sta vivendo un periodo di significative trasformazioni, soprattutto per i titolari di partita IVA che operano in regime forfettario. Il nuovo decreto legislativo, parte integrante della riforma fiscale (legge 111/23), approvato in Consiglio dei Ministri il 2 novembre, introduce il concetto di concordato preventivo biennale. Questa misura implica una revisione sostanziale nelle pratiche contabili dei contribuenti forfettari. A seguito di queste modifiche, da gennaio 2024, i contribuenti forfettari dovranno implementare la fatturazione elettronica, un cambiamento che rappresenta solo una parte delle nuove sfide che dovranno affrontare. Questo obbligo si aggiunge ai requisiti informativi del quadro Rs, elemento diventato cruciale per l’Agenzia delle Entrate.

Per accedere al concordato preventivo biennale, i contribuenti forfettari dovranno mantenere una contabilità dettagliata dei costi operativi. Il concordato preventivo biennale serve a stabilire un accordo tra il fisco e il contribuente per definire l’imponibile fiscale per i successivi due anni. L’articolo 8 del decreto legislativo specifica che l’Agenzia delle Entrate fornirà i software necessari per raccogliere i dati essenziali all’elaborazione della proposta di concordato. I dati richiesti per il concordato preventivo biennale probabilmente seguiranno gli stessi principi degli indici sintetici di affidabilità fiscale, obbligando i forfettari a registrare accuratamente i costi di esercizio. Non osservare queste nuove regole espone a rischi significativi. Il primo rischio è quello di una valutazione eccessiva del reddito, non considerando i costi operativi. Il secondo rischio è l’esclusione dal concordato preventivo se emergono discrepanze tra i dati forniti e quelli in possesso dell’Agenzia delle Entrate. Giampiero Teresi, riconosciuto esperto in materia forfettaria, autore del sito https://www.regime-forfettario.it/, commenta così le novità: “Con l’introduzione della fatturazione elettronica e l’accesso al concordato preventivo biennale, le semplificazioni contabili per i titolari di partita IVA in regime forfettario si riducono notevolmente. Dal primo gennaio 2024, emettere fatturazione elettronica diventerà obbligatorio per i forfettari, e per accedere al concordato preventivo biennale, introdotto con la legge 111202 del 2 novembre, sarà necessario indicare una serie di spese aziendali nel quadro RS entro il 15 marzo di ogni anno. L’Agenzia delle Entrate fornirà un software per la raccolta dei dati necessari. Non indicare le spese sostenute può portare a due rischi principali: una stima eccessiva del reddito, ignorando le spese sostenute, e la preclusione dall’utilizzo del concordato preventivo a causa di dati non coerenti con quelli dell’Agenzia delle Entrate”.

Queste innovazioni normative richiedono una nuova consapevolezza e accuratezza da parte dei contribuenti forfettari, sottolineando l’importanza di adeguarsi prontamente per evitare conseguenze negative e assicurare una gestione fiscale efficace.