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Auto, i nuovi dazi Ue su veicoli elettrici cinesi: dal 17% al 35,5%

Auto, i nuovi dazi Ue su veicoli elettrici cinesi: dal 17% al 35,5%Bruxelles, 29 ott. (askanews) – La Commissione europea ha adottato, oggi a Bruxelles, il suo regolamento di esecuzione che impone dazi compensativi anti-sovvenzioni sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina per un periodo di cinque anni. I nuovi dazi entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue.


Le aliquote dei dazi, aggiuntivi rispetto a quelli già esistenti, sono calibrate individualmente su ciascun produttore cinese che esporta verso l’Ue, in modo da compensare l’effetto delle sovvenzioni ricevute da quelle imprese, che danneggiano l’equa concorrenza con i produttori europei, come ha concluso l’indagine condotta dalla Commissione sulla filiera dei veicoli elettrici a batteria in Cina. A partire dall’entrata in vigore delle misure, i produttori esportatori cinesi Byd, Geely e Saic, inclusi nel campione preso in conto dalla Commissione, saranno soggetti a dazi compensativi con aliquote pari rispettivamente al 17,0%, al 18,8% e al 35,3%. A seguito di una richiesta motivata di esame individuale, a Tesla verrà assegnato un dazio del 7,8%. Le altre società che hanno collaborato con l’indagine della Commissione saranno soggette a un dazio del 20,7%. Tutte le altre società che non hanno collaborato saranno soggette a un dazio del 35,3%.


“Parallelamente – riferisce una nota della Commissione -, l’Ue e la Cina continuano a lavorare per trovare soluzioni alternative compatibili con il Wto (l’Organizzazione mondiale per il commercio, ndr), che siano efficaci nell’affrontare i problemi individuati dall’indagine”. I nuovi dazi scadranno alla fine del periodo di 5 anni, a meno che non venga avviata prima una revisione della scadenza. “La Commissione – sottolinea la nota – rimane inoltre aperta a negoziare impegni sui prezzi (‘price undertakings’, ndr) con i singoli esportatori, come consentito dalle norme dell’Ue e del Wto”. Gli impegni da parte degli esportatori, in questo caso, riguarderebbero la fissazione di un prezzo minimo per la vendita nel mercato Ue dei veicoli elettrici cinesi importati, in modo da annullare comunque l’effetto dannoso delle sovvenzioni.


I dazi definitivi saranno riscossi a partire dal giorno dell’entrata in vigore del regolamento, e quindi comunque entro fine ottobre o inizio novembre. I dazi provvisori che erano stati imposti sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina il 4 luglio 2024, sottoforma di garanzie bancarie, non saranno riscossi. Questo significa che le auto elettriche cinesi arrivate nell’Ue negli ultimi mesi e ancora negli stock degli importatori potranno essere vendute sul mercato senza dover sottostare al costo aggiuntivo dei dazi. La Commissione monitorerà l’efficacia delle misure in vigore, anche per garantire che non vengano eluse. Ogni produttore esportatore che ha collaborato, o che è un nuovo esportatore, avrà il diritto di richiedere una revisione accelerata per stabilire un’aliquota di dazio individuale, prendendo in contro tutti i fattori che possono ridurre l’aliquota (per esempio se si dimostra che non riceve o non riceve più sovvenzioni, o che sono state ridotte). Gli importatori possono anche richiedere un rimborso se ritengono che il loro produttore esportatore non sia sovvenzionato o se il margine di sovvenzione è inferiore ai dazi pagati dagli importatori. Per essere accettata, questa richiesta deve essere debitamente comprovata.


L’indagine anti-sovvenzioni era stata annunciata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il 13 settembre 2023 durante il suo discorso sullo stato dell’Unione. “La decisione di oggi – sottolinea la nota – è basata sulle crescenti prove del recente e rapido aumento delle esportazioni a basso prezzo di veicoli elettrici a batteria provenienti dalla Cina verso l’Ue. Durante l’indagine, la Commissione ha seguito rigorose procedure legali, in linea con le norme dell’Ue e dell’Omc, consentendo a tutte le parti interessate, tra cui il governo cinese, le aziende e gli esportatori, di presentare commenti, prove e argomentazioni”. “L’Ue rimane il campione mondiale del commercio aperto, equo e basato sulle regole. La concorrenza è benvenuta, anche nel settore dei veicoli elettrici, ma deve essere sostenuta da equità e parità di condizioni”, afferma nella nota il vicepresidente esecutivo della Commissione e commissario responsabile per il Commercio, Valdis Dombrovskis. “Adottando queste misure proporzionate e mirate dopo un’indagine rigorosa, stiamo difendendo – sottolinea il commissario – pratiche di mercato eque e la base industriale europea. Parallelamente, rimaniamo aperti a una possibile soluzione alternativa, che sia efficace nell’affrontare i problemi individuati, e compatibile con il Wto”, conclude Dombrovskis.

Commissione Ue adotta dazi su veicoli elettrici importati da Cina

Commissione Ue adotta dazi su veicoli elettrici importati da CinaBruxelles, 29 ott. (askanews) – La Commissione europea ha adottato, oggi a Bruxelles, il suo regolamento di esecuzione che impone dazi aggiuntivi alle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina.


“E’ istituto – si legge all’articolo 1 del regomamento, di 319 pagine -, un dazio compensativo definitivo sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria nuovi, concepiti principalmente per il trasporto di un massimo di nove persone compreso il conducente”, provenienti dalla Repubblica popolare cinese. I dazi definitivi sono validi per cinque anni. Le aliquote del dazio compensativo definitivo, applicabili al prezzo netto, variano dal 17,0% al 35,3%, a seconda delle case costruttrici.

Volkwagen vuole chiudere 3 impianti in Germania, verso scontro

Volkwagen vuole chiudere 3 impianti in Germania, verso scontro

Roma, 28 ott. (askanews) – Si profila un durissimo scontro in Germania tra Volkswagen, sindacati e politica. La dirigenza della casa automobilistica punta a chiudere 3 dei 10 impianti nel Paese e vuole tagliare migliaia di posti di lavoro. A lanciare l’allarme è stata la presidente del Consiglio aziendale, Daniela Cavallo, un organismo di rappresentanza dei lavoratori nel direttorio.

Dopo due giorni di discussioni con il management ha incontrato i dipendenti presso il quartier generale di Wolfsburg. E ha riferito che il piano di riassetto prevede anche un taglio del 10% sulle buste paga dei circa 300.000 lavoratori, assieme al loro congelamento sul prossimo anno e il 2026, con cui le retribuzioni verrebbero complessivamente ridotte del 18%.

Nei suoi 87 anni di storia Volkswagen non ha mai chiuso impianti nella madre patria. Secondo alcuni analisti citati dal Financial Times, gli elementi finora delineati potrebbero essere una posizione negoziale per cercare poi di trovare un accordo sulla chiusura di 2 impianti. Il tutto mentre mercoledì la società riporterà i risultati di Bilancio del terzo trimestre, e subito dopo dovrebbe avviare trattative con i sindacati.

Questi ultimi minacciano “una resistenza che non possono nemmeno immaginarsi”, secondo le parole usate dal capo negoziatore di Ig Metall, Torsten Groege, contro quella che considera “una pugnalata al cuore dei lavoratori”. Sempre secondo il quotidiano finanziario britannico, un portavoce del cancelliere tedesco Olaf Scholz chiede che “i possibili errori gestionali del passato non si scarichino sui dipendenti”.

Ma in una nota, il direttore del marchio Volkswagen, Thomas Shaeffer ha rilevato che alcuni impianti tedeschi della società presentano costi pari al doppio di quelli delle case rivali. Che non si guadagna abbastanza per ogni veicolo prodotto e che la cosa “non può andare avanti sul lungo termine”, ha avvertito.

Il gruppo Volkswagen, come altre case automobilistiche europee, sta pagando caro l’effetto della debolezza economica e delle difficoltà collegate a una molteplicità di fattori, tra cui i rincari energetici legati a guerra in Ucraina e alle sanzioni contro gli approvigionamenti dalla Russia. Ma accusa anche le ricadute delle politiche di transizione energetica dell’Unione europea, che puntano a mettere al bando le auto a combustione, in particolare i sistemi diesel, su cui i produttori europei erano particolarmente competitivi, per spingere sull’elettrico, su cui all’opposto le case Ue sono spiazzate dalla concorrenza cinese.

Secondo Cnbc, oltre alle chiusure di siti Volkswagen vuole anche ridurre le attività sugli altri stabilimenti tedeschi. E punta ad disdettare gli accordi collettivi in base ai quali eroga gratifiche e bonus ai lavoratori.

La vertenza avrà inevitabili ricadute politiche, sia perché ad esempio lo Stato della Bassa Sassonia è un azionista di primo piano, con il 20% dei diritti di voto nella capogruppo. E ha già in precedenza affermato che la sua priorità è mantenere i livelli occupazionali. Sia perché tra poco meno di un anno, a settembre del 2025, in Germania si terranno le elezioni federali.

Nel frattempo alla Borsa di borsa di Francoforte, dove l’indice Dax oscilla attorno alla parità (+0,09%), nel pomeriggio il titolo Volkswagen perde un 2,41% a 95 euro per azione ordinaria.

Wolkswagen vuole eliminare 3 impianti e migliaia di posti in Germania

Wolkswagen vuole eliminare 3 impianti e migliaia di posti in GermaniaRoma, 28 ott. (askanews) – Volkswagen ha presentato un pesantissimo piano di ristrutturazioni ai rappresentanti dei lavoratori, che potrebbe portare alla chiusura di 3 dei suoi 10 siti industriali in Germania, eliminando migliaia di posti di lavoro e operando pesanti riduzioni alle retribuzioni. A lanciare l’allarme è stata Daniela Cavallo, presidente del Consiglio aziendale del gruppo, secondo quanto riporta il Financial Times durante un incontro con i dipendenti presso il quartier generale a Wolfsburg.


In Germania Volkswagen conta 300.000 addetti e il quotidiano rileva che mai prima d’ora, nei suoi 87 anni di storia, ha chiuso impianti nella madre patria. Cavallo ha minacciato di rompere negoziati con i dirigenti e di proclamare scioperi. Il gruppo Volkswagen, come altre case automobilistiche europee, sta pagando caro l’effetto della debolezza economica, dovuta a una molteplicità di fattori, e che risulta esacerbato dalle politiche di transizione energetica europee, che puntano a mettere al bando le auto a combustione per spingere sull’elettrico. (fonte immagine: Wolkswagen).

Stellantis a Orsini: per produrre le auto servono gli ordini

Stellantis a Orsini: per produrre le auto servono gli ordiniRoma, 25 ott. (askanews) – “Per produrre auto o veicoli commerciali servono gli ordini. Come in tutti i settori, è la domanda a creare il mercato e non il contrario”. Così Stellantis Italia replica alle dichiarazioni rilasciate oggi dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. “A questo proposito, come dichiarato dal nostro amministratore delegato Carlos Tavares durante la sua audizione in Parlamento, Stellantis ribadisce l’importanza di garantire il giusto contesto di competitività – aggiunge la società con una nota – per accompagnare le aziende coinvolte nella transizione verso l’elettrificazione”.


“Il vero problema della transizione all’elettrico, infatti, è l’accessibilità economica. Stellantis – si legge – ha elaborato il suo piano strategico a lungo termine, che prevede un investimento complessivo di circa 50 miliardi di euro nel corso del decennio. Negli ultimi anni l’azienda ha investito in Italia più di 2 miliardi di euro all’anno. Per Stellantis, l’Italia è l’unico Paese al mondo con due piattaforme di produzione (STLA Medium a Melfi e STLA Large a Cassino). Ma non solo. A Torino ha sede l’unico Battery Technology Centre al mondo per i test sulle batterie e il capoluogo piemontese è anche sede del primo Circular Economy Hub”. “Insomma, stiamo investendo in Italia per restare. Tutto il resto sono opinioni – conclude Stellantis – rispettabilissime ma non necessariamente vere”.

Continua negoziato Ue-Cina per evitare dazi su auto elettriche

Continua negoziato Ue-Cina per evitare dazi su auto elettricheBruxelles, 25 ott. (askanews) – Continuano i negoziati tra l’Ue e la Cina (e anche le trattative tecniche individuali tra l’Ue e i costruttori d’auto cinesi), per cercare un’alternativa concordata che eviti l’adozione di tariffe aggiuntive definitive sull’importazione nell’Unione di veicoli elettrici a batteria cinesi, altrimenti prevista per il 30 ottobre.    


Stamattina si è svolta una videoconferenza sul tema tra il vicepresidente della Commissione europea responsabile per il Commercio, Valdis Dombrovskis, e la sua controparte cinese, Weng Wentao. “Non posso fornire maggiori dettagli sui negoziati in corso perché sono in corso”, ha detto oggi il portavoce responsabile per il Commercio della Commissione europea, Olof Gill, rispondendo ai giornalisti durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo Ue. Comunque, ha aggiunto, “nella videochiamata che ha avuto luogo tra il vicepresidente esecutivo Dombrovskis e il ministro del Commercio cinese Wang Wentao questa mattina, si è concordato che i negoziati continueranno a livello tecnico”.


“Non indicherò i tempi o le modalità precise di quei negoziati ora, ma posso ribadire – ha continuato Gill – che qualsiasi soluzione discussa in quei negoziati dovrà essere efficace nell’affrontare il rischio di danno all’Ue che è stato individuato nella nostra indagine, dovrà affrontare adeguatamente la questione della parità di condizioni nel mercato dell’Ue, e dovrà essere compatibile con la Wto”, ovvero con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. “A un certo punto, quando potremo fornire maggiori dettagli su cosa sta succedendo nei negoziati, io sarò felice di farlo, ma per ora non è così”, ha ripetuto il portavoce.


A un giornalista che chiedeva se ci sarà una visita di Dombrovskis a Pechino nel quadro del negoziato, Gill ha poi risposto: “Non farò speculazioni su quali incontri di persona potrebbero o meno aver luogo. Come ho detto, i colloqui tecnici continueranno. L’Ue rimane aperta a trovare soluzioni negoziate, sia in termini di negoziati individuali che si stanno svolgendo con specifiche case automobilistiche, sia in senso più ampio, nel quadro del Ccmaa”, l’accordo sulla cooperazione doganale tra l’Ue e la Cina (“EU-China Customs Cooperation and Mutual Administrative Assistance”). Dopo aver insistito sul fatto di non poter fornire ulteriori dettagli sul negoziato, Olof Gill ha puntualizzato: “Ora sta alla controparte cinese l’onere di presentare soluzioni adeguate ed efficaci in termini di gestione del rischio” di danni all’industria europea “che abbiamo identificato attraverso la nostra indagine. Il fatto che questa mattina si sia svolta questa videochiamata indica che c’è la volontà di trovare una soluzione”.  


“La scadenza assoluta per l’imposizione di dazi definitivi nel contesto della nostra indagine anti-dazi è mercoledì prossimo, 30 ottobre, e i colloqui continueranno da ora a quella data”, ha concluso il portavoce.

Stellantis: la Lancia Gamma sarà prodotta a Melfi dal 2026

Stellantis: la Lancia Gamma sarà prodotta a Melfi dal 2026Milano, 25 ott. (askanews) – La nuova Lancia Gamma sarà prodotta nello stabilimento Stellantis di Melfi. Lo conferma il gruppo: la produzione inizierà a partire dal 2026, nello storico stabilimento in Basilicata che è stato “selezionato per la sua eccellenza produttiva”. “Melfi sarà il sito chiave per la produzione della Lancia Gamma su piattaforma multi-energy STLA Medium”, viene spiegato.


La Lancia Gamma sarà disegnata, progettata e sviluppata in Italia, oltre a essere prodotta nello stabilimento di Melfi, segnando il ritorno del marchio in questo impianto dove la seconda generazione della Ypsilon è stata prodotta tra il 1995 e il 2003. “Questo sito, riconosciuto come uno degli impianti d’eccellenza del gruppo, è stato scelto per la sua elevata qualità produttiva e per il ruolo strategico che ricopre all’interno della transizione verso la mobilità elettrica”, si legge in una nota. “La nuova Lancia Gamma rappresenta una pietra miliare nel nostro percorso verso il futuro. Incarna l’impegno del nostro marchio verso la sostenibilità e le alte prestazioni, celebrando l’eleganza inconfondibile che ha definito Lancia per decenni”, ha detto il ceo di Lancia, Luca Napolitano. “Producendola nello storico stabilimento di Melfi, rafforziamo il nostro legame con la ricca eredità automobilistica italiana. La Gamma dimostrerà il meglio di ciò che Lancia rappresenta: innovazione, stile e una costante ricerca dell’eccellenza”, ha chiosato.

Fmi, auto, shock elettrico su paesi produttori europei pesa su Pil

Fmi, auto, shock elettrico su paesi produttori europei pesa su PilWashington, 24 ott. (askanews) – Il passaggio all’auto elettrica, e il conseguente molto probabile aumento della quota di mercato delle vetture costruite in Cina produrrà un impatto visibile, ma diversificato, sui Paesi produttori europei. Più ridotto per Paesi come Germania, Francia e Italia, più ampio per Paesi come Repubblica Ceca e Ungheria. In ogni caso l’impatto sarebbe più pesante se sui produttori cinesi venissero imposti dazi sempre più forti. E’ lo scenario previsto da una simulazione contenuta nel rapporto regionale sull’Europa presentato a Washington dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi).


Gli obiettivi climatici dell’UE – si legge nel documento – includono una rapida transizione verso il settore dei veicoli elettrici (EV). Considerando che solo il 15% delle vendite totali di auto in Europa è attualmente completamente elettrico, tale transizione rappresenta un grande cambiamento che interessa un settore che rappresenta una quota significativa del PIL in molte economie (dal 4 al 5% in Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Germania). Nel frattempo, il settore dei EV è sempre più dominato dai produttori cinesi, che hanno rapidamente guadagnato quote di mercato. Le simulazioni possono far luce sulle implicazioni di crescita di diversi scenari. Un’analisi futura (Wingender e altri, 2024) presuppone che la quota di mercato cinese in Europa aumenti di 15 punti percentuali entro cinque anni, con una situazione che è parallela all’esperienza giapponese negli Stati Uniti negli anni ’70, sebbene a un ritmo relativamente più veloce, ed è etichettata come “scenario di shock dei veicoli elettrici”. Questo viene confrontato con i risultati delle restrizioni commerciali imposte sotto forma di tariffe aggiuntive di 25 o 100 punti percentuali sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi in Europa.


L’impatto dello “shock dei veicoli elettrici” sul PIL per l’Europa è piccolo nel complesso ma significativamente eterogeneo tra i paesi. Grandi paesi come Germania, Francia e Italia subirebbero una perdita di produzione cumulativa di circa lo 0,15 percento del PIL dopo cinque anni sotto tale shock. Al contrario, i paesi dell’Europa centrale, orientale e sud-orientale che dipendono fortemente dal settore automobilistico, come la Repubblica Ceca e l’Ungheria, vedrebbero perdite molto più elevate, pari all’1,2 e all’1,6 percento del loro rispettivo PIL dopo cinque anni, comprese ingenti perdite di posti di lavoro (fino al 2½ percento della forza lavoro totale nella Repubblica Ceca). All’altro estremo, i paesi europei che non hanno una grande base di produzione automobilistica beneficiano di veicoli elettrici più economici. L’imposizione di tariffe comporta risultati peggiori in termini di PIL. Le economie europee con grandi settori di produzione automobilistica perdono a causa di costi di input più elevati. Nella regione combinata di Germania, Francia e Italia, le perdite di PIL per cinque anni sono dello 0,15 percento senza tariffe, dello 0,18 percento con tariffe aggiuntive del 25 percento e dello 0,46 percento con tariffe aggiuntive del 100 percento.


È importante notare – si legge nello studio – che tariffe più elevate cancellano anche la maggior parte dei guadagni delle economie europee che non hanno basi di produzione automobilistica significative. Un aumento degli afflussi di investimenti diretti esteri che si traduce in una quota significativa di veicoli elettrici cinesi prodotti in Europa può aiutare le economie più piccole. Lo scenario degli investimenti diretti esteri annulla proporzionalmente alcune delle perdite economiche dello scenario di base nelle economie UE più colpite. In pratica, la distribuzione dei guadagni rispetto allo scenario di base (perdite evitate) può dipendere dal fatto che alcune singole economie abbiano più successo nell’attrarre investimenti diretti esteri cinesi rispetto ad altre.

Lombarda Motori inaugura l’Audi Progressive Showroom a Milano

Lombarda Motori inaugura l’Audi Progressive Showroom a MilanoMilano, 22 ott. (askanews) – Lombarda Motori, storico dealer automotive lombardo, con sedi a Monza, Brianza e Milano, inaugura il nuovo Audi Progressive Showroom Concept a Milano, in Via Sumatra, 12. Una struttura che rappresenta un’eccellenza unica in Italia, combinando innovazione e sostenibilità in un ambiente moderno e tecnologicamente avanzato, volto a ridisegnare il tradizionale concessionario.


Lombarda Motori, storica concessionaria lombarda fondata nel 1963 dall’ex giocatore del Milan Luigi Zannier, continua a crescere sotto la guida di Elsa, amministratore unico dal 2014. Negli ultimi anni, Lombarda Motori ha consolidato la sua presenza sul territorio con 12 sedi in tutta la regione, rappresentando marchi come Audi, Volkswagen, Cupra e Seat. Nel 2023, l’azienda conta più di 380 dipendenti, dimostrando una costante forza di crescita e attenzione alle esigenze dei clienti. Il nuovo showroom intende offrire un’esperienza immersiva nel futuro della mobilità, con una gamma completa di veicoli Audi, servizi di manutenzione e soluzioni di mobilità. Il progetto del nuovo Audi Progressive Showroom Concept a Milano, infatti, è stato concepito per superare i confini del tradizionale concetto di concessionario. La struttura, caratterizzata da linee moderne e minimaliste, crea un ambiente accogliente e futuristico, dove la tecnologia e l’attenzione al dettaglio sono al centro dell’esperienza del cliente. Le ampie vetrate offrono una vista panoramica sugli spazi interni. Materiali ecosostenibili e tecnologie smart, consentono ai visitatori di esplorare i modelli Audi in modo innovativo e sostenibile.


“Questo nuovo showroom riflette la nostra visione di un futuro sostenibile e tecnologicamente avanzato. Vogliamo offrire ai nostri clienti un servizio su misura, all’interno di un ambiente che riduce al minimo l’impatto ambientale grazie all’uso di energie rinnovabili e soluzioni intelligenti. Con l’Audi House of Progress, non stiamo solo aprendo le porte di una nuova sede, ma stiamo ridefinendo ciò che significa essere uno showroom all’avanguardia”, afferma Elsa Zannier, amministratore unico di Lombarda Motori.

Ducia Duster vince il premio Uiga Auto Europa 2025

Ducia Duster vince il premio Uiga Auto Europa 2025Milano, 22 ott. (askanews) – E’ Dacia Duster la vincitrice del premio Auto Europa 2025 della Uiga, l’Unione Italiana giornalisti Automotive. E’ la prima volta che Dacia vince il premio Uiga assegnato perché il brand “ha compiuto notevoli miglioramenti per quanto riguarda stile, qualità e completezza di gamma, senza tuttavia rinunciare alle sue caratteristiche tradizionali, come economicità e praticità, senza snaturare quindi l’identità”.


A eleggere la vettura sono stati gli iscritti dell’Uiga che l’hanno scelta dapprima tra 27 modelli – rigorosamente prodotti in Europa – la cui commercializzazione è iniziata tra il 1° settembre 2023 e il 31 agosto 2024, quindi tra le sette finaliste che si sono giocate il premio durante l’evento organizzato nella sede milanese della Bosch, partner dell’iniziativa. Le altre finaliste sono: Alfa Romeo Junior, Bmw X2-iX2, Lancia Ypsilon, Maserati Grecale Folgore e Mini Countryman e Toyota C-HR. Oltre al premio Auto Europa 2025, sono stati assegnati anche i premi alle vetture scelte dagli opinion leader e dalla giuria popolare, che hanno votato le loro preferenze sul sito messo a disposizione dall’Uiga. Bmw X2 è stata scelta dagli opinion leader, mentre la giuria popolare ha premiato Alfa Romeo Junior.


“E’ stato entusiasmante guidare questa edizione di Auto Europa, premio che mette in luce l’eccellenza e l’innovazione dell’industria automobilistica. Tutte le finaliste rappresentano, ognuna a modo suo, il futuro della mobilità, con un mix di design, sostenibilità e tecnologia che riflette le esigenze di un mercato in continua evoluzione”, ha detto Gaetano Cesarano, presidente Uiga.