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Rc Auto, Ivass: ad agosto prezzo medio +6,7% su anno

Rc Auto, Ivass: ad agosto prezzo medio +6,7% su annoRoma, 23 set. (askanews) – Pur con un leggero smorzamento, ad agosto i prezzi dei contratti di assicurazione per la copertura sulla responsabilità civile sull’auto hanno continuato a crescere a un livello multiplo dell’inflazione generale. Secondo l’ultima rilevazione effettuata dall’Ivass, il prezzo medio dell’r.c. auto nel mese in esame è stato di 418 euro, in aumento su base annua del +6,7% in termini nominali (+5,6% in termini reali). A luglio era stato registrato un più 7,4%. Ad agosto l’inflazione generale in Italia si è attestata all’1,1%.


Tutte le province italiane registrano incrementi di prezzo, compresi tra il +2,6% di Foggia e il +12% di Roma. Con un comunicato, l’autorità rileva che il differenziale di premio tra Napoli e Aosta è di 272 euro, in aumento del +9,7% su base annua e in riduzione del 42,4% rispetto allo stesso mese del 2014. Per gli assicurati appartenenti a classi di merito superiori alla prima, l’incremento di prezzo medio è del +10,4% a fronte di un aumento del +6,1% per gli assicurati in prima classe.

Auto:si aggrava la crisi, allarme Mercedes (-7%) affonda settore

Auto:si aggrava la crisi, allarme Mercedes (-7%) affonda settoreMilano, 20 set. (askanews) – Si fa sempre più pesante il quadro del settore automotive europeo alle prese con un susseguirsi di allarmi sugli utili delle case auto, l’ultimo quello di Mercedes, e con pesanti perdite in Borsa, dove le quotazioni sono sui minimi, in alcuni casi storici, con perdite rispetto ai picchi dello scorso aprile del 30-50% per i big e di oltre il 20% per l’indice EuroStoxx di settore (-3,5% oggi), il secondo peggiore dopo quello minerario.


Stellantis (-3,4%) viaggia sui valori post fusione Fca-Psa del 2021 poco sopra i 13 euro, Porsche (-5,5%) scambia a 65 euro sotto i livello dell’Ipo del 2022 (84 euro), Volkswagen (-3,4%) è sui minimi storici e grand parte del suo valore è rappresentato dalla partecipazione detenuta in Porsche, mentre Mercedes (-6,8%) ha registrato oggi la peggior flessione negli ultimi 20 mesi. A pesare il calo delle vendite in Europa e in Cina, da cui dipendono soprattutto i gruppi tedeschi, che devono affrontare una concorrenza sempre più agguerrita dei colossi locali pronti a invadere il Vecchio Continente, e la mobilità elettrica che non decolla e anzi perde terreno a fronte di massicci investimenti.


Il risultato è una forte pressione sui margini sui cui hanno lanciato l’allarme i principali gruppi auto tedeschi: Volkswagen, che sta valutando di chiudere per la prima volta due fabbriche in Germania con migliaia di potenziali esuberi, Bmw, Porsche e Mercedes che ha tagliato le stime di redditività dell’auto per il 2024 dall’11% al 7-8,5% dopo il calo delle vendite in Cina dei modelli premium S-Class e Mayback e un maxi richiamo di oltre 520mila auto per problemi a un sensore di velocità. Il calo delle vendite di auto elettriche ha spinto poi diverse case a rivedere i piani per diventare full electric posticipando le scadenze: l’ultima è stata Volvo, preceduta da altre case come Mercedes e Porsche. Ora gli occhi sono puntati sull’alto big europeo, Stellantis, alla prese con un crollo delle vendite in Europa (-30% ad agosto con una quota scesa al 14%) e con problemi negli Usa, principale mercato del gruppo, legati al calo delle vendite di Jeep e a un aumento inatteso dello scorte che rischia di aumentare ulteriormente la pressione sui prezzi. Gli effetti si sono visti nei conti semestrali con un utile netto dimezzato a 5,6 miliardi di euro e i timori del mercato sono che il gruppo possa essere il prossimo a rivedere le stime per l’anno, considerando che fra i gruppi auto di volume è quello con i target di margini più alti intorno al 10%.


Oltre ai problemi industriali e di concorrenza, con la decisione finale sui dazi Ue che possono arrivare fino al 50% sulle auto cinesi attesa la prossima settimana, c’è la questione dei nuovi limiti Ue alle emissioni per il 2025 (da 106 a 94 g/km) che potrebbero costare alle case auto 15 miliardi di euro in sanzioni, secondo il presidente Acea, Luca de Meo. E infatti l’Associazione dei costruttori europei ha lanciato un appello affinché la Commissione riveda la scadenza e più in generale la politica di elettrificazione della mobilità con lo stop ai motori termici nel 2035. Linea sostenuta anche dall’Italia con i Ministro Salvini e Urso che al prossimo Consiglio di Competitività Ue a Bruxelles presenteranno la richiesta di posticipare l’entrata in vigore delle stretta sulle emissioni e di anticipare di un anno, al 2025, il “tagliando” di verifica della scadenza per i motori termici. Sul piede di guerra anche i sindacati a partire dall’IG Metal tedesca, mentre la Fiom-Cgil che ha invitato a una mobilitazione internazionale deciderà le prossime mosse martedì in un incontro con le altre sigle sindacali nazionali.

Auto, Fiom: situazione critica, necessaria mobilitazione unitaria

Auto, Fiom: situazione critica, necessaria mobilitazione unitariaMilano, 20 set. (askanews) – “La situazione del settore automotive in Europa diventa sempre più critica, nel nostro Paese è concreto il rischio cessazione: in assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere complessivamente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale”. Inizia così il documento del coordinamento automotive Fiom-Cgil, approvato lo scorso 14 settembre per denunciare le criticità del settore e diffuso in vista dell’incontro a Roma martedì prossimo con tutte le sigle sindacali per annunciare iniziative di mobilitazione dei lavoratori di Stellantis e della filiera automotive.


“L’automotive necessita di interventi sia in termini di scelte strategiche in ambito di Ue, di politiche industriali del Governo e di impegni all’interno di un piano industriale da parte dell’unico costruttore presente in Italia, quale Stellantis, e di corresponsabilità delle aziende dell’automotive”, si legge nel documento. Per la Fiom è necessario un piano per Stellantis e favorire l’ingresso di produttori di auto mass market.


“Per la strategicità del settore e la trasversalità ai ministeri competenti la Fiom ritiene non più procrastinabile l’assunzione da parte della Presidente del Consiglio del dossier auto. Un confronto che in tempi rapidi, anche alla luce dei tavoli presso il Mimit, coinvolga direttamente l’Ad di Stellantis, le organizzazioni sindacali per delineare il futuro dell’automotive nel nostro paese”. La Fiom è impegnata a costruire una rete globale per il lavoro e la dignità dei lavoratori nel settore e si impegna a sostenere le tante lotte in corso negli Usa con la Uaw, in Europa.


Per tutte queste ragioni il coordinamento nazionale Automotive della Fiom-Cgil ha dato mandato alla segretaria nazionale della Fiom-Cgil di ricercare le condizioni sindacali nazionali, europee e internazionali “per aprire nuova fase che dovrà partire dal coinvolgimento diretto dei lavoratori in tutti gli stabilimenti verso una mobilitazione fatta di assemblee, manifestazioni e scioperi nazionali, europei ed internazionali: è ora di unire le lotte, di unire i lavoratori, perché le fabbriche e il lavoro sono nostri”.

Auto, PwC: crescono scettici verso elettrico, obiettivo Ue a rischio

Auto, PwC: crescono scettici verso elettrico, obiettivo Ue a rischioMilano, 20 set. (askanews) – I prezzi elevati delle auto, la scarsa diffusione di colonnine e la fine degli incentivi nei principali mercati Ue, pesano sulla diffusione delle auto elettriche (bev+phev) che in Europa è inferiore del 35% e in Italia del 50% rispetto alle stime fatte solo 3 anni fa. Nei primi 8 mesi del 2024 la quota di mercato nell’Ue è passata dal 21,4% al 19,2%, mentre nel solo mese di agosto le vendite di elettriche (bev) sono crollate del -44% con la quota di mercato che si è ridotta di un terzo al 14%.


“L’adozione delle vetture elettriche in Europa è inferiore del 50% rispetto alle stime fatte solo tre anni fa e questo oggi rende irraggiungibili gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dall’Ue”, ha detto ad Askanews Francesco Papi, Partner di Strategy& e Automotive leader di PwC Italia che ha curato la 5° edizione dello studio eReadiness, un’indagine sulle intenzioni e i comportamenti di acquisto di 17mila consumatori in 27 paesi, fra cui l’Italia presentato oggi. Il calo di vendite di vetture elettriche ha evidenziato le diverse velocità con cui l’Europa sta affrontando la transizione. l paesi del Nord tra cui Norvegia, Svezia e Olanda si confermano leader nell’e-mobility con una quota di immatricolato elettrico tra il 45% ed il 90%. Seguono a distanza i principali Paesi dell’Europa centrale come Francia e Germania, che si attestano tra il 18% e 25% di penetrazione dell’elettrico ma con un andamento in contrazione rispetto all’anno precedente. Soprattutto in Germania che nei primi 8 mesi, anche a causa della fine degli incentivi, ha registrato un calo delle vendite di bev del 32%, compensata solo in parte dalla crescita dei phev (+9,1%). Resta indietro il sud Europa, con l’Italia che si conferma fanalino di coda con una quota del 7,2% di vetture elettriche (divisa equamente fra bev e phev) ad agosto in calo rispetto all’8,6% dello stesso periodo dell’anno precedente.


“La diffusione delle auto elettriche nei paesi nordici, con l’esempio virtuoso della Norvegia dove siamo sopra all’80%, indica che l’e-mobility può essere una scelta di massa e una tecnologia di larga scala. Ma l’Ue è in ritardo di almeno 8 anni rispetto alla Norvegia. Serve un cambio di velocità”, spiega Papi. I tempi però sono stretti e gli obiettivi Ue di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e del 100% nel 2035 con lo stop alla produzione di motori termici rappresentano una sfida che rischia di mettere in ginocchio l’industria automotive europea. Al punto che l’Acea ha rivolto un appello all’Ue chiedendo di rivedere con urgenza i target sulle emissioni e più in generale la politica di elettrificazione.


“Se tutti i paesi europei adottassero la stessa velocità di adozione della Norvegia gli obiettivi slitterebbero di un paio di anni, mentre alla velocità di oggi le zero emissioni non sarebbero ipotizzabili prima del 2040”, spiega Papi. Guardando alla domanda, lo studio ha diviso i potenziali clienti in tre gruppi: i proprietari (owners), quelli interessati all’acquisto nei prossimi 5 anni (prospects) e gli scettici (sceptics).


Il profilo dei proprietari in Italia conferma la tendenza degli ultimi anni con l’età media in aumento e il reddito medio in calo che indicano un’apertura del mercato a fasce meno abbienti, dopo il boom degli early adopters, attirati dalle novità tecnologiche e con capacità di spesa. Oltre il 90% dei proprietari si dichiara soddisfatto dell’acquisto in particolare per i minori costi operativi, l’esperienza di guida e di ricarica, che però nel 70% dei casi avviene a casa o in ufficio con costi decisamente inferiori rispetto alle colonnine pubbliche. Calano invece per la prima volta gli interessati all’acquisto, i “prospects”, dal 69% al 61% (30% sull’orizzonte di due anni) a vantaggio di una crescita significativa del numero degli scettici dal 28% al 35%, segno di maggiore incertezza dei consumatori e di un rallentamento dell’interesse verso l’elettrico. I principali ostacoli alla diffusione dei bev si confermano: l’autonomia ancora limitata nonostante un aumento medio del 20% negli ultimi modelli; i lunghi tempi di ricarica e il costo dei veicoli. Oltre la metà degli intervistati considera accettabile un’autonomia di 300-400 km e tempi di ricarica sotto i 20 minuti. Fra i segmenti di auto risultano particolarmente penalizzati sul fronte del prezzo i modelli più compatti in fascia A-B, che in Italia valgono un terzo del mercato. “Il segmento D, quello dei veicoli di grandi dimensioni, è l’unico in cui l’elettrico costa meno del termico, complice il taglio dei prezzi avviato da Tesla che domina il segmento. I segmenti A-B invece rischiano di essere dominati dai marchi cinesi. Ci vogliono uno sforzo delle case auto europee per chiudere il gap competitivo e un sostegno alla domanda. I dazi non servono, penalizzano i consumatori. La battaglia con la Cina si combatte sull’innovazione”, conclude Papi.

Auto, Unrae: serve chiarezza su target emissioni, dazi e incentivi

Auto, Unrae: serve chiarezza su target emissioni, dazi e incentiviMilano, 19 set. (askanews) – Dopo il calo delle immatricolazioni Ue di agosto (-18%), Unrae sottolinea l’importanza di definire al più presto regole chiare per il settore automobilistico, in materia di politiche sia ambientali che doganali.


“È fondamentale che si faccia al più presto chiarezza sui target delle emissioni di CO2, sui dazi alle importazioni e sulle politiche di incentivazione per dare certezze agli operatori e ai clienti, sia consumatori che aziende”, ha dichiarato il direttore generale, Andrea Cardinali. E’ altrettanto importante, osserva l’Unrae, che la rete di infrastrutture di ricarica venga velocemente sviluppata come previsto dalle stesse norme europee. La inadeguatezza della situazione attuale è stata infatti più volte denunciata dall’Acea, nonché riconosciuta di recente dallo stesso Commissario uscente per l’Industria e il Mercato Interno, oltre ad essere sottolineata nel Rapporto sulla Competitività presentato da Mario Draghi alla Commissione Europea lo scorso 9 settembre.


“Da parte nostra – continua il direttore – ci impegniamo a collaborare con il Governo per definire un piano pluriennale di sostegno alla transizione energetica nell’automotive, attraverso uno schema incentivi adeguato e una revisione della fiscalità sull’auto aziendale. Una particolare attenzione, nell’immediato, va all’utilizzo dei fondi residui e al recupero delle risorse sottratte al Fondo Automotive dal DL Coesione, che ammontano a 250 milioni”. L’Unrae richiede anche l’eliminazione del price cap per la fascia 0-20 g/Km di CO2 o la sua equiparazione alla fascia 21-60 g/Km, per garantire un sistema di incentivi più equo ed efficace.

Comau e Prima Additive insieme per automazione coating dischi freni

Comau e Prima Additive insieme per automazione coating dischi freniMilano, 19 set. (askanews) – Comau e Prima Additive, due aziende italiane e leader nei rispettivi settori, hanno unito le forze per mostrare i vantaggi del laser cladding a doppio strato, grazie allo sviluppo di un sistema di rivestimento dei dischi freno ad alta velocità e completamente automatizzato per Stellantis. La prima di una serie di celle robotizzate è stata presentata durante lo Stellantis Factory Booster Day, tenutosi a Torino il 18 settembre.


Rivestendo i dischi freno con acciaio e materiali compositi, la soluzione consentirà a Stellantis di aumentare la durata dei dischi stessi, riducendo le emissioni inquinanti fino all’80%; il tutto mantenendo i tempi ciclo al minimo. Ciò, a sua volta, consentirà alla casa automobilistica di rispettare pienamente la norma Euro 7 che richiede una riduzione del 27% delle emissioni di particelle dai sistemi frenanti entro fine 2026. Con un impegno congiunto per l’innovazione che dura da oltre 50 anni, Comau e Prima Additive hanno sviluppato la soluzione utilizzando una combinazione di sistemi laser avanzati, robot ad alta velocità, processi di produzione additiva e gestione sicura delle polveri. Inoltre, la piena integrazione dei robot Comau integrati con Siemens Sinumerik Run MyRobot consente all’operatore di controllare direttamente il robot senza l’ausilio di controller esterni, ma direttamente dall’HMI di sistema. Il sistema modulare consente, inoltre, la massima flessibilità e produttività.


“Questa soluzione robotizzata rappresenta un valido esempio di innovazione, guidata da due aziende italiane che hanno sviluppato tecnologie avanzate per raggiungere importanti obiettivi di sostenibilità”, ha spiegato Pietro Gorlier, CEO di Comau. “La nostra collaborazione con Comau unisce due aziende con una profonda esperienza nei rispettivi campi. Questa soluzione non solo contribuisce a migliorare le prestazioni e la durata dei dischi dei freni automobilistici, ma svolge anche un ruolo cruciale nella promozione della sostenibilità riducendo l’impatto ambientale complessivo dei veicoli a motore”, ha aggiunto Paolo Calefati, Ceo di Prima Additive.


Il sistema di rapid coating sviluppato congiuntamente sarà implementato nello stabilimento di Septfonds in Francia entro la fine del 2024, rendendo Stellantis una delle prime case automobilistiche a lanciare una linea completamente automatizzata per il rivestimento duro dei dischi freno in conformità agli standard Euro 7.

Iveco Bus e Zf rafforzano collaborazione nella mobilità elettrica

Iveco Bus e Zf rafforzano collaborazione nella mobilità elettricaMilano, 19 set. (askanews) – Iveco Bus e ZF, leader in prodotti avanzati di mobilità, rafforzano la collaborazione nell’applicazione di soluzioni di mobilità elettrica per il trasporto passeggeri. L’annuncio all’IAA Transportation di Hannover.


La collaborazione commerciale con ZF supporterà la strategia di elettrificazione di Iveco Bus e lo sviluppo di una nuova architettura nativa a zero emissioni per la prossima generazione di veicoli, complementando le capacità tecnologiche. “L’elettrificazione è un fattore abilitante essenziale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’industria degli autobus: rafforzando la nostra collaborazione con ZF, leader tecnologico globale nei prodotti e sistemi di mobilità avanzata, accelereremo lo sviluppo della prossima generazione delle nostre soluzioni di mobilità elettrica”, ha commentato Domenico Nucera, president, Bus Business Unit, Iveco Group.


“Questo ulteriore passo nella nostra relazione con Iveco Bus, focalizzato sulle nostre soluzioni innovative di mobilità elettrica, sottolinea come i nostri investimenti strategici nelle tecnologie di decarbonizzazione stiano dando i loro frutti”, ha affermato Peter Laier, responsabile della divisione Soluzioni per Veicoli Commerciali di ZF.

Auto, Anfia: su mercato Ue pesa incertezza target decarbonizzazione

Auto, Anfia: su mercato Ue pesa incertezza target decarbonizzazioneMilano, 19 set. (askanews) – “L’incertezza che aleggia intorno al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione della mobilità posti dall’Ue – con il trend di elettrificazione dei veicoli venduti al di sotto dei livelli previsti – non aiuta certo a mantenere un buon ritmo di rinnovo del parco auto in questi mesi, generando disorientamento nei consumatori”. Così il presidente di Anfia, Roberto Vavassori, commentando il -16,5% del mercato auto europeo (Ue+Efta+UK) ad agosto, penalizzato dal crollo delle vendite di auto elettriche.


“Il disallineamento tra politiche climatiche da un lato e politiche industriali e commerciali dall’altro ha portato l’industria automotive dell’Ue a dover fronteggiare un alto rischio di perdita di competitività, che può e deve essere scongiurato, oggi, dando la priorità all’implementazione di una strategia e di un piano di sostegno alla transizione per le imprese”, ha concluso Vavassori.

Auto, Csp: crisi bev affonda mercato, Ue riveda politica transizione

Auto, Csp: crisi bev affonda mercato, Ue riveda politica transizioneMilano, 19 set. (askanews) – La causa principale del crollo delle immatricolazioni Ue di agosto (-18,3%) è da ricercarsi nella crisi dell’auto elettrica (-44%). A pesare, spiega il Centro Studi Promotor, il forte calo registrato nei principali mercati: -68,8% in Germania, -40,9% in Italia, -33,1% in Francia e -24,8% in Spagna, mentre il Regno Unito fa registrare una crescita (+10,8%) dovuta a forti sconti praticati dai concessionari per smaltire le giacenze di auto elettriche invendute.   “E’ del tutto evidente – sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor -, che, come da più parti viene richiesto, è assolutamente urgente che l’Unione Europea riveda la sua politica per la transizione energetica”.


“Pur in presenza di un pieno recupero del calo del prodotto interno lordo generato dalla pandemia e dalle altre circostanze negative che l’hanno seguita, il mercato dell’auto dell’Europa Occidentale e in particolare quello dell’Unione Europea si è attestato intorno all’80% dei livelli ante-crisi con conseguenze fortemente negative per l’industria dell’auto europea, che è, tra l’altro, fortemente insidiata dalla concorrenza cinese che tende a conquistare quote sempre più importanti delle immatricolazioni in Europa”, conclude Quagliano.

Auto, Acea: preoccupa crollo bev, rivedere target emissioni 2025

Auto, Acea: preoccupa crollo bev, rivedere target emissioni 2025Milano, 19 set. (askanews) – Il calo della quota di mercato delle auto elettriche (dal 21% al 14% ad agosto) nell’Ue è un segnale “estremamente preoccupante” per l’industria e per i decisori politici. I produttori di auto europei, rappresentati da Acea invitano pertanto le istituzioni Ue a presentare misure di sostegno urgenti prima che i nuovi obiettivi di CO2 per auto e furgoni entrino in vigore nel 2025. Inoltre, Acea esorta la Commissione europea ad anticipare al 2025 le revisioni della normativa sulla CO2 per i veicoli leggeri e pesanti, attualmente programmate rispettivamente per il 2026 e il 2027.


L’industria automobilistica europea sostiene l’accordo di Parigi e gli obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti dell’Ue per il 2050 e ha investito miliardi nell’elettrificazione. Oggi, la tecnologia dei veicoli e la disponibilità di veicoli a emissioni zero non sono più colli di bottiglia. Stiamo svolgendo la nostra parte in questa transizione, ma sfortunatamente, gli altri elementi necessari per questo cambiamento sistemico non si stanno verificando. Un fattore aggravante è la rapida erosione della competitività dell’Ue, come confermato nel rapporto Draghi. Secondo Acea mancano “le condizioni cruciali” per raggiungere la spinta necessaria nella produzione e nella diffusione di veicoli a emissioni zero: infrastrutture di ricarica e rifornimento di idrogeno, un ambiente di produzione competitivo, energia verde accessibile, incentivi fiscali e di acquisto e una fornitura sicura di materie prime, idrogeno e batterie. Anche la crescita economica, l’accettazione da parte dei consumatori e la fiducia nelle infrastrutture non si sono sviluppate a sufficienza.


Di conseguenza, la transizione a emissioni zero è altamente impegnativa, con preoccupazioni crescenti sul raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni entro il 2025. Le attuali norme non tengono conto del profondo cambiamento del clima geopolitico ed economico degli ultimi anni e l’incapacità intrinseca della legge di adattarsi agli sviluppi del mondo reale erode ulteriormente la competitività del settore. Ciò solleva la scoraggiante prospettiva di multe multimiliardarie, che altrimenti potrebbero essere investite nella transizione a emissioni zero, o di inutili tagli alla produzione, perdite di posti di lavoro e una filiera europea indebolita in un momento in cui affrontiamo una forte concorrenza da parte di altre regioni produttrici di automobili.


L’industria auto non può permettersi di aspettare la revisione delle normative sulla CO2 nel 2026 e nel 2027, c’è bisogno di un’azione urgente e significativa ora per invertire la tendenza al ribasso, ripristinare la competitività dell’industria Ue e ridurre le vulnerabilità strategiche. Per i veicoli pesanti, una revisione anticipata sarà inoltre assolutamente fondamentale per garantire che condizioni vitali come le infrastrutture per camion e autobus vengano sviluppate in tempo. Acea si dice pronta a discutere un pacchetto di misure di “alleggerimento” a breve termine per gli obiettivi di CO2 del 2025 per auto e furgoni, nonché una revisione rapida e completa delle normative sulla CO2 sia per auto che per camion, oltre a una normazione secondaria mirata per avviare saldamente la transizione verso le emissioni zero e garantire il futuro industriale dell’Europa.