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Byd Sealion 7, il suv elettrico pensato per il mercato europeo

Byd Sealion 7, il suv elettrico pensato per il mercato europeoMilano, 9 dic. (askanews) – Byd, il gruppo cinese leader mondiale nella vendita di veicoli elettrici, lancia in Italia il suv a batteria Sealion 7 di segmento D (4,8 metri) pensato per incontrare la domanda del mercato europeo.


Sealion 7 è la settima auto elettrica lanciata da Byd in Europa e il quarto modello della serie Ocean, dopo la compatta Dolphin, la berlina Seal e la versione suv Seal U anche con tecnologia ibrida plug-in intelligente Dm-i, che rappresenta circa il 70% delle vendite in Italia. “La Sealion 7 è la dimostrazione di come Byd stia reagendo alla domanda e ai gusti dei clienti europei, ampliando la gamma di prodotti per garantire la migliore copertura possibile nei principali segmenti di mercato. Questo sarà un fattore determinante per continuare a crescere in Europa”, ha detto la vicepresidente esecutiva di Byd, Stella Li.


Costruita sulla piattaforma elettrica modulare e-Platform 3.0, la Sealion 7 utilizza batterie “blade” sviluppate dalla casa al litio, ferro e fosfato (Lfp), più resistenti e sicure ma meno performanti delle classiche batterie agli ioni di litio, integrate nella struttura del veicolo con la tecnologia Cell-to-Body. La Sealion 7 riprende il linguaggio stilistico della serie Ocean, con il caratteristico motivo a X nella parte anteriore, adattato allo stile di un suv sportivo, mentre nella parte posteriore spiccano le luci goccia e un doppio spoiler. Il risultato è un’auto dalle linee muscolose e filanti con maniglie e a scomparsa per ottimizzare l’aerodinamica e quindi l’autonomia. All’interno spicca il grande schermo centrale da 15,6 pollici ruotabile di 90 gradi, il cruscotto digitale integrato nella plancia, un generoso tetto panoramico e l’impianto audio premium con 12 speaker sviluppato con la danese Dynaudio. Le finiture e i materiali impiegati sono da segmento premium. Ampio lo spazio per i passeggeri anche nella seduta posteriore reclinabile di 20 gradi. Il bagaglio offre una capienza di 520 litri che diventano 1.789 con i sedili abbassati, mentre nella parte anteriore c’è un vano da 58l. Numerosi i sistemi di assistenza per una guida autonoma di livello 2 grazie all’ausilio di 17 sensori fra radar e telecamere.


Due le versioni disponibili: Comfort con un solo motore sull’assale posteriore e batteria da 82,5 kW con 482 km di autonomia e 150 kW di potenza massima di ricarica e Excellence Awd con doppio motore, trazione integrale con controllo intelligente della trazione iTac, batteria da 91,3 kW con 502 km di autonomia e 230 kW di potenza massima di ricarica (10-80% in 24 minuti). Entrambe le versioni sono dotate di pompa di calore per ottimizzare la temperature di esercizio e di ricarica della batteria. Quattro le modalità di guida (Eco, Normale,Sport e Neve). La versione a trazione integrale che pesa 2,43 tonnellate impiega 4,5 secondi per lo 0-100 km/h, mentre la velocità è limitata a 215 km/h. I prezzi partono da 46.500 euro per la versione Comfort fino ai 56.450 euro della Excellence, entrambe praticamente full optional.

Byd: punta a vendere in Italia almeno 20mila auto in 2025

Byd: punta a vendere in Italia almeno 20mila auto in 2025Milano, 9 dic. (askanews) – Byd punta a raggiungere almeno le 20mila auto vendute in Italia entro la fine del 2025 dopo aver superato a novembre il target dei mille ordini per la prima volta dal debutto lo scorso anno. È quanto emerso durante la presentazione del crossover elettrico Sealion 7.


L’obiettivo di Byd è di continuare a crescere in Italia con l’obiettivo di arrivare a 30 dealer e 105 centri di assistenza entro fine 2025, mentre nel primo trimestre sarà aperto un centro ricambi nel nord del paese. “Il 2025 sarà l’anno della svolta per Byd in Italia e in Europa. Andremo all’attacco di tutti i segmenti con diversi lanci e diversi marchi. Nessun brand in Italia avrà questa potenza di fuoco”, ha detto lo special advisor per l’Europa di Byd Alfredo Altavilla durante la presentazione “Il mercato ci chiede un suv sostenibile e vicino alle famiglie come il Sealion 7 che ci farà crescere. A un anno anno dal debutto in Italia gli ordini sono triplicati”, ha detto Alessandro Grosso country manager per l’Italia

Petrolio, Opec+ proroga di altri 3 mesi restrizioni all’offerta

Petrolio, Opec+ proroga di altri 3 mesi restrizioni all’offertaRoma, 5 dic. (askanews) – I paesi esportatori di petrolio prorogano ancora una volta le restrizioni all’offerta che si autoimpongono per sostenere le quotazioni. Al vertice dell’Opec allargato in corso a Vienna è stata infatti decisa una nuova proroga di 3 mesi, riportano diversi media finanziari Usa citando delegati che hanno partecipato alle discussioni.


Precedentemente diversi paesi dell’Opec, guidati dall’Arabia Saudita e dalla Russia, che non fa parte del cartello ma da anni collabora attivamente con i suoi componenti, avevano concordato di procedere ad un rialzo dell’offerta a partire da gennaio. Questo aumento al momento risulta rinviato ad aprile, peraltro con una portata più blanda di quanto precedentemente previsto. Il rinvio era ampiamente atteso. Forse anche per questo sono solo marginali, nell’immediato, le reazioni sui prezzi del petrolio. Il barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord aumenta di una ventina di centesimi a 72,53 dollari. Negli scambi di preapertura il West Texas Intermediate sale di uno 0,22% a 68,69 dollari.


Non è la prima volta che l’Opec+ (questo il nome che viene usato per la sua configurazione allargata a stati non membri) rinvia la rimozione delle restrizioni all’offerta. In questa fase la domanda di petrolio risulta contenuta per l’indebolimento delle prospettive economiche, ma sulla scelta di oggi potrebbe aver pesato anche la prospettiva di un aumento della produzione degli Stati Uniti, quando entrerà in carica la nuova amministrazione Trump. Il presidente eletto ha detto più volte che intende sbloccare le attività estrattive che sono state fermate dall’amministrazione Biden.

Papa, Francesco riceve da Mercedes la prima Papamobile elettrica

Papa, Francesco riceve da Mercedes la prima Papamobile elettricaMilano, 4 dic. (askanews) – La Papamobile diventa elettrica. Ola Källenius, Ceo di Mercedes-Benz, e i membri del team coinvolti hanno consegnato personalmente a Papa Francesco, in Vaticano, un veicolo unico fatto a mano basato sulla nuova Classe G elettrica. Ciò significa che il Papa viaggerà a emissioni zero a bordo di una nuova Mercedes-Benz in tempo per il Giubileo del 2025, un evento che si svolge solo ogni 25 anni e per il quale sono attesi a Roma milioni di pellegrini. Il veicolo soddisfa i più elevati requisiti ed è stato sviluppato in stretta collaborazione con il Vaticano proprio per l’utilizzo del Papa. Papa Francesco ha poi invitato il Ceo Ola Källenius e il team coinvolto di Graz, Sindelfingen e Roma per un’udienza privata Mercedes-Benz fornisce auto al Vaticano da 94 anni e negli ultimi 45 anni il Papa ha utilizzato le famose ‘Papamobile’ basate sulla Mercedes-Benz Classe G.

Stellantis: ipotesi 100 mln a Tavares, mercato si interroga su futuro

Stellantis: ipotesi 100 mln a Tavares, mercato si interroga su futuroMilano, 2 dic. (askanews) – Con le sue dimissioni inattese, il Ceo Carlos Tavares lascia il gruppo Stellantis in una fase di difficoltà per il gruppo e per l’intero settore alla prese con una transizione che non decolla e che sta logorando i bilanci delle case auto. Uno scenario che preoccupa il mercato: le dimissioni di Tavares “creano incertezza in un momento particolarmente critico”, scrivono gli analisti di Equita, mentre il titolo in Borsa è arrivato a cedere il 10% scendendo sui minimi degli ultimi due anni e mezzo (-40% da inizio anno). Mentre il mercato si interroga sul successore di Tavares di cui si sta occupando un Comitato speciale, già circolano le prime indiscrezioni sulla buona uscita del manager portoghese che potrebbe arrivare fino a 100 milioni di euro, considerando che negli ultimi due anni il suo stipendio è stato di circa 40 milioni di euro l’anno.


A gestire Stellantis fino alla nomina del nuovo Ceo sarà un Comitato esecutivo presieduto da John Elkann, azionista di riferimento tramite Exor, che di fatto assume la guida del gruppo. Sui potenziali candidati circolano diversi nomi. Alcuni da tempo come quello del Ceo di Renault, Luca de Meo, che però viene associato a una complicata ipotesi di aggregazione fra Renault e Stellantis. Sempre nel settore circolano i nomi di top manager o ex top manager di case auto tedesche e americane, fra cui Mary Barra, Ceo di GM e responsabile comunicazione ai tempi della trattativa con Marchionne per sciogliere l’alleanza fra i due gruppi. Ma la scelta potrebbe ricadere anche su manager di altri settori, come fatto da Ferrari con la nomina di Benedetto Vigna proveniente dal produttore di chip Stm. Resta poi in piedi anche l’ipotesi di nomine interne, come Jean-Philippe Imparato e Antonio Filosa nominati responsabili Europa e Nord America del gruppo nell’ultimo riassetto manageriale che ha portato anche alle dimissioni della Cfo Nathalie Night sostituita da Doug Ostermann. Sulle cause invece della brusca rottura che si è consumata durante un Cda negli Usa, circolano diverse ipotesi fra cui il peggioramento dei conti (-27% i ricavi nel terzo trimestre) a causa del calo delle vendite in Nord America (-17% nei primi 9 mesi) e in Europa (-7%) da che hanno portato al pesante allarme utili di settembre con il target di margine operativo ridotto dal 10 al 5,5-7%. Ma anche la strategia sull’elettrico, il ritardo nel lancio di nuovi modelli, e, forse, anche scelte drastiche da adottare sull’assetto produttivo del gruppo. Sicuramente Stellantis fra i gruppi auto è quello che ha sofferto di più soprattutto in Europa e in particolare in Italia dove la produzione è crollata del 40% con previsione di chiudere l’anno intorno alle 500mila unità inclusi i furgoni, sui minimi da decenni, mentre Fiat a ottobre è scesa sotto la soglia psicologica del 10% del mercato.


Uno scenario che spaventa governo, subito informato da John Elkann, e sindacati che non rimpiangono l’uscita del manager e chiedono la convocazione dell’atteso tavolo a Palazzo Chigi per discutere del futuro del gruppo in Italia. L’eredità lasciata da Tavares è pesante: diversi stabilimenti fra cui Mirafiori chiusi fino a gennaio e una mancanza di prodotto che sarà compensata solo in parte con le produzioni di Lancia, DS, Jeep e Alfa Romeo a Melfi e Cassino sulle nuove piattaforme Stla Medium e Large. Intanto però diversi modelli del gruppo, fra cui alcuni best seller, come Grande Panda, Lancia Ypsilon, Alfa Junior e Jeep Avenger sono già state allocato in altri stabilimenti europei.

Auto e industrie energivore, Urso chiede revisioni al Green Deal

Auto e industrie energivore, Urso chiede revisioni al Green DealBruxelles, 28 nov. (askanews) – “Siamo particolarmente soddisfatti dalla larga convergenza delle posizioni espresse dai paesi Ue sul nostro documento, il ‘Non Paper’ sull’automotive, che abbiamo presentato insieme alla Repubblica Ceca e ad altri sei paesi, e che poi di fatto si è trovato al centro dell’azione della Commissione europea, come ha ribadito oggi la vicepresidente esecutiva (uscente, ndr) Margrethe Vestager, riferendosi a quanto ha detto ieri la presidente della Commissione von der Leyen”.


Lo ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, parlando con la stampa al termine del Consiglio Competitività dell’Ue, questo pomeriggio a Bruxelles. Durante il suo discorso di ieri, a Strasburgo, prima del voto di fiducia del Parlamento europeo alla nuova Commissione, von der Leyen ha annunciato che organizzerà e condurrà a breve un “dialogo strategico” con tutti i portatori d’interesse, per affrontare l’attuale crisi del settore automotive. “Il fatto che di questo dossier, che è così cruciale per il lavoro europeo, si occuperà direttamente lei, ci rassicura che diventerà centrale nell’azione dei primi 100 giorni dell’attività della nuova Commissione”, ha osservato Urso.


“E’ chiaro a tutti – ha sottolineato – che non si può perdere tempo, di fronte alla realtà che incombe: con l’annuncio ogni giorno di progetti che vengono sospesi o annullati sul percorso dell’elettrico, e mi riferisco alle ‘Giga Factory’ nel nostro continente; con l’annuncio di diverse case automobilistiche europee di chiusura di stabilimenti e di licenziamenti di decine di migliaia di operai; e con le conseguenze ancor più drammatiche nella filiera dell’automotive che riguarda anche e soprattutto il nostro paese. A un giornalista che chiedeva se non sia comunque un rischio non avere il sostegno di Francia e Germania alle proposte del ‘Non Paper’ sull’automotive, Urso ha risposto: “Innanzitutto, abbiamo osservato posizioni più che riflessive, disponibili al confronto sia in Francia, sia nelle posizioni espresse dal governo tedesco”. Peraltro, ha aggiunto, “lo sapevamo, perché mi ero incontrato venerdì con i ministri francesi a Parigi, e lunedì con il vice cancelliere tedesco Robert Habeck”.


Inoltre, ha continuato il ministro, “notiamo come i sistemi industriale di questi paesi, con le confindustrie di Francia e Germania, insieme alla Confindustria italiana, venerdì scorso, nella loro trilaterale a Parigi, hanno approvato un documento unitario conclusivo nel quale si trova esattamente quello che noi chiediamo alle istituzioni europee”. E questo “sia per quanto riguarda il settore delle auto, per rendere sostenibile e raggiungibile l’obiettivo, che confermiamo, sempre più sfidante e ambizioso nel 2035; sia per quanto riguarda le industrie energivore, per cui ci apprestiamo a presentare un altro documento su, cui stiamo lavorando con altri paesi Ue, per rivedere i meccanismi del Cbam (‘Carbon Border Adjustment Mechanism’)”. Il Cbam introdurrà dei ‘dazi climatici’ all’importazione nell’Ue di energia e altri prodotti delle industrie energivore come cemento, chimica e fertilizzanti, da paesi che non hanno sistemi equivalenti all’Ets, la “borsa” europea dei permessi di emissione.


Questi meccanismi, ha rilevato Urso, ” “così come sono stati definiti, sono chiaramente inadeguati per sostenere la competitività delle industrie energivore europee, a cominciare dalla siderurgia e dalla chimica, che sono fondamentali per l’industria dell’Ue”. Secondo il ministro, “questa consapevolezza” dei problemi per la competitività dell’economia europea a causa di certi obbloghi imposti dalle norme del Green Deal “si fa largo in Europa: e lo abbiamo notato – ha riferito – nei tanti interventi che hanno fatto riferimento proprio al nostro documento e anche ai documenti successivi” presentati da altri paesi in Consiglio: un documento proposto dai danesi sulla bioeconomia e un documento svedese per accelerare il percorso per la realizzazione in Europa delle batterie elettriche. E si tratta di documenti che “l’Italia sostiene”, ha detto Urso. A un altro giornalista che chiedeva di precisare quali siano le richieste italiane di modifica del Cbam, il ministro ha risposto: “la nostra proposta complessiva la stiamo discutendo con gli altri paesi, e noi vorremmo proporla insieme a loro; quindi ovviamente noi abbiamo un nostro testo, una nostra proposta, che però, come è accaduto per il ‘non paper’ del settore auto, siamo disponibili a modificare e integrare rispetto alle esigenze degli altri paesi promotori” “La richiesta principale – ha continuato Urso – è che sia sostenibile questa transizione energetica che riguarda queste industrie particolarmente energivore. E noi chiediamo la revisione di del Cbam, dato che ormai è chiaro a tutti che i suoi meccanismi, così come dovrebbero scattare dal 2026 in poi, non sono tali da rendere adeguata la sostenibilità del sistema siderurgico e degli altri sistemi delle industrie energivore”. “E chiediamo anche – ha aggiunto – che ci sia un sostegno agli esportatori, per rendere competitivo sui mercati globali il prodotto realizzato in Europa, rispetto ai prodotti realizzati in altri continenti che non rispettano le regole che noi ci siamo dati”. Inoltre, ha continuato il ministro, “chiediamo eventualmente di valutare anche l’ipotesi di graduare diversamente il meccanismo delle quote di emissione Ets”. Il riferimento è probabilmente al fatto che le industrie energivore dei settori inclusi nel Cbam dovranno, quando il nuovo meccanismo dei dazi climatici sarà in funzione, rinunciare ai permessi di emissione gratuiti che oggi gli sono concessi. “Le nostre proposte – ha spiegato Urso – in questo momento sono sul tavolo con quelle di altri paesi europei, per trovare una proposta unitaria che tenga conto anche delle altre esigenze. Noi non abbiamo una visione ideologica: abbiamo una visione molto pragmatica, responsabile. Non vogliamo innalzare delle bandierine, vogliamo risolvere i problemi. E per risolvere i problemi bisogna portare a bordo il maggior numero possibile dei paesi, mi auguro in generale della nostra Unione Europea E questo vale anche per il settore delle auto”, ha concluso.

Auto, Urso: urgente anticipare revisione norme Ue su emissioni

Auto, Urso: urgente anticipare revisione norme Ue su emissioniStrasburgo, 28 nov. (askanews) – Occorre intervenire urgentemente per affrontare l’attuale crisi del settore automotive europeo, caratterizzata da “un bollettino di guerra” con chiusure di fabbriche e licenziamenti ogni giorno, e anticipare all’inizio del 2025 la revisione del regolamento Ue che ha fissato al 2035 l’obiettivo zero emissioni di CO2 (“net zero”) per tutti i veicoli immessi sul mercato. Le clausole di revisione del regolamento prevedono invece di aspettare la fine del 2026 per i veicoli leggeri e il 2027 per i veicoli pesanti.


Lo ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, durante il suo intervento nel dibattito pubblico del Consiglio Competitività dell’Ue, in corso a Bruxelles “Il settore delle auto – ha detto Urso – è il simbolo della transizione energetica ed ecologica ed è quello su cui si sta sviluppando il confronto a livello mondiale, e anche la guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina. Noi abbiamo indicato una strada ambiziosa e straordinariamente sfidante per il 2035, perché pensiamo che questa strada poi debba essere percorsa anche dagli altri continenti. Se raggiungiamo l’obiettivo con un’industria ‘net zero’ avremo indicato una strada di successo, anche agli altri”. Ma “se invece raggiungiamo quella data con zero industria – ha avvertito il ministro -, avremmo certificato il nostro fallimento, e nessuno ci seguirà”.


“Quello a cui assistiamo – ha rilevato Urso – è un bollettino di guerra: ogni giorno vengono annunciate la rinuncia a realizzare ‘gigafactory’ o la chiusura delle ‘gigafactory’ già create nel nostro continente. E ogni giorno vengono annunciate chiusure degli stabilimenti con licenziamenti di decine di migliaia di operai, perché le imprese automobilistiche non vogliono cadere sotto le penalità miliardarie che dal prossimo anno saranno loro somministrate”. Il riferimento è alle multe che le industrie automobilistiche dovranno pagare se non raggiungeranno gli obiettivi del 2025, già fissati da tempo, per la riduzione delle emissioni del loro parco auto. “Per questo – ha continuato il ministro rivolto ai suoi colleghi dell’Ue -, insieme ad altri paesi, con la Repubblica Ceca proponente e poi Slovacchia, Romania, Bulgaria, Austria, e Polonia, vi presentiamo questo ‘Non Paper’ in cui confermiamo l’obiettivo della piena decarbonizzazione al 2035, ma chiediamo che siano create le condizioni, come indica anche il report di Mario Draghi, per giungere competitivi a quell’obiettivo. E quindi chiediamo che siano anticipate all’inizio dell’anno prossimo le clausole di revisione già previste per la fine 2026 per i veicoli leggeri e nel 2027 per i veicoli pesanti”, nel nuovo regolamento Ue.


Secondo Urso, altrimenti, “in questa incertezza su quello che comunque decideremo fra due anni nessuno più investe, né le imprese, né i consumatori. Paralizziamo il percorso”. E invece “occorre intervenire subito, e noi riteniamo di farlo con una visione di piena neutralità tecnologica, che è l’espressione migliore della libertà su cui si fonda il nostro continente, la nostra Unione europea, chiedendo di coniugare una sostenibilità industriale e sociale con il percorso della decarbonizzazione, e con risorse significative al sostegno delle imprese, come fanno gli Stati Uniti”. Inoltre, occorre garantire, “una politica commerciale di tutela della concorrenza leale, come fanno altri continenti”, e “un sostegno importante, attraverso un Piano automotive, anche alle famiglie europee che oggi non si possono permettere di comprare un’auto elettrica o ecologicamente sostenibile”.


“Dobbiamo decidere insieme, perché questa è la sfida e queste sono le sfide per l’Europa, e dobbiamo decidere subito – ha insistito Urso – perché il nostro ritardo con gli altri continenti si accumula ogni giorno di più. E dobbiamo decidere con realismo affrontando la realtà per quella che essa è: dobbiamo rispondere – ha sottolineato il ministro – all’accorato appello delle imprese e dei lavoratori europei che si sentono minacciati nella propria sopravvivenza”. “Io credo che siamo in condizione di farlo, e nel farlo – ha aggiunto Urso – dobbiamo anche considerare che alla fine del percorso dobbiamo raggiungere l’autonomia strategica. Perché – ha concluso – se alla fine del percorso passiamo dalla subordinazione drammatica ai carburanti fossili della Russia, a una peggiore subordinazione tecnologica ad altri attori statuali (il riferimento implicito è alle materie prime, soprattutto cinesi, ndr), allora passeremmo dalla padella alla brace”.

Auto, 6 Paesi appoggiano Italia su anticipo revisione regole Ue

Auto, 6 Paesi appoggiano Italia su anticipo revisione regole UeRoma, 27 nov. (askanews) – Mentre ogni giorno è un susseguirsi di notizie negative per l’auto e tutti i settori ad essa correlati in Europa – ieri il ministro di Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, parlava di “bollettino di guerra”, e oggi è arrivato l’annuncio di Stellantis di nuova sospensione dal 2 dicembre all’8 gennaio delle attività delle carrozzerie agli impianti di Mirafiori – sono saliti a 6 i paesi dell’Unione europea che appoggiano la richiesta di Roma di anticipare la revisione delle norme Ue sulle riduzioni delle emissioni.


Nel mirino c’è soprattutto la messa al bando dei propulsori endotermici dal 2035. L’Italia, assieme alla Repubblica Ceca, ha elaborato un documento (non Paper) su cui spera di richiamare ulteriori consensi al Consiglio competitività che si svolgerà domani. Hanno già aderito al non paper Austria, Bulgaria, Polonia, Romania e Slovacchia. E secondo fonti del Mimit, altri Paesi membri potrebbero unirsi al gruppo nel corso delle prossime ore, o manifestare il proprio sostegno durante la discussione a Bruxelles, segno di una crescente attenzione verso le proposte avanzate.


Le proposte italiane hanno anche ottenuto l’appoggio di Confindustria e delle associazioni degli industriali di Germania e Francia, Bdi e Medef: hanno sottoscritto un documento nel sesto forum trilaterale che si è svolto a Parigi venerdì scorso. Anche Confapi, insieme alle maggiori Associazioni europee delle Pmi industriali (Germania, Francia, Austria, Repubblica Ceca) che fanno parte di European Entrepreneurs Cea-Pme, la Confederazione europea della Piccola e media industria, ha sottoscritto un documento di supporto per la proposta italiana. Il non paper, spiegano del fonti del Mimit, si pone l’obiettivo di riesaminare le modalità che porteranno allo stop ai motori endotermici nel 2035. Termine e target che non vengono messi in discussione, ma che si ritengono sostenibili e realisticamente raggiungibili solo attraverso una revisione tempestiva del regolamento. I Paesi chiedono inoltre di anticipare anche la revisione degli standard di emissione dei veicoli pesanti, attualmente fissata al 2027.


Il documento pone l’accento anche sull’importanza di adottare il principio di neutralità tecnologica, così come auspicato dal rapporto di Mario Draghi, aprendo così la strada a una gamma più ampia di soluzioni per l’alimentazione a basse emissioni dei veicoli, compresi i motori a combustione interna alimentati in modo sostenibile, che dovrebbero essere presi in considerazione attraverso il corretto utilizzo di propulsori alternativi. Un approccio di calcolo delle emissioni “alternativo”, che permetterebbe di sostenere la competitività dell’industria europea, salvaguardando al contempo i posti di lavoro e promuovendo un approccio tecnologico diversificato. Un altro tema cruciale affrontato dal non paper riguarda la necessità di risorse comuni per sostenere il settore, con l’obiettivo di recuperare competitività sul piano globale, promuovendo un piano di incentivi per i consumatori europei, che siano stabili, continuativi e duraturi nel tempo.


In primo piano anche il nodo dell’approvvigionamento di materie prime critiche, indispensabili per la produzione di batterie elettriche e per il consolidamento della filiera industriale del continente. Inoltre, il documento sottoscritto dai 7 Paesi evidenzia come il rallentamento nella diffusione dei veicoli elettrici renda complesso rispettare i primi target intermedi previsti dal regolamento, come quello del 15% di riduzione delle emissioni di Co2 entro il 2025. Una clausola, dicono ancora le fonti del ministero italiano coinvolto, che porterebbe a pesanti sanzioni previste per le aziende non conformi, che potrebbero tradursi in una cifra complessiva tra i 15 e i 17 miliardi di euro nel 2025. Di fatto altra pioggia sul bagnato: Sempre ieri Urso ricordava come si stiano moltiplicando gli annunci di chiusure di impianti sull’automotive in Europa. Roma, Praga e le altre Capitali chiedono, infine, l’istituzione di un forum di partenariato tra il settore automobilistico, la Commissione europea e gli Stati membri per discutere la strategia industriale del continente. Al di là delle ambizioni del governo italiano, la manovra per raggiungere questi risultati passa comunque da procedure articolate. Il consiglio Ue non può decidere da solo. La strategia potrebbe allora essere quella di raggiungere una massa critica di Paesi tale da convincere la Commissione a formulare una proposta per rimettere mano a queste normative in maniera anticipata. (fonte immagine: European Council).

Auto, Fidanza (Fdi): urgente anticipare revisione norme Ue emissioni

Auto, Fidanza (Fdi): urgente anticipare revisione norme Ue emissioniStrasburgo, 27 nov. (askanews) – Uno dei temi più importanti su cui il nuovo Parlamento europeo dovrà esprimersi nei prossimi mesi è quello dell’attuale crisi del settore automotive e della revisione del regolamento che ha fissato l’obiettivo delle auto nuove a zero emissioni di CO2 entro il 2035. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato oggi, durante il dibattito in plenaria a Strasburgo prima di ottenere la fiducia per il secondo secondo mandato del suo Esecutivo, che organizzerà uno “dialogo strategico” con i portatori d’interesse del settore, per ascoltarne le esigenze.


Ma per il capo delegazione di Fdi al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, c’è il rischio che questo prenda troppo tempo. “Il rischio che noi vediamo, dopo l’analogo dialogo strategico sull’agricoltura che abbiamo seguito nei mesi scorsi e che è durato molti mesi, è che noi non abbiamo molti mesi per dare una risposta alla crisi del settore dell’automotive. Noi abbiamo un’urgenza massima. E la prima urgenza, intanto, è l’entrata in vigore delle multe nei confronti dei produttori” delle auto che non rispettano i nuovi limiti alle emissioni che erano da rispettare entro il 2025. Le sanzioni – ha continuato Fidanza – verranno applicate “dal primo gennaio, e questo ci porta a dovere intervenire da subito per fare in modo che questo multe non partano. E poi – ha aggiunto Fidanza – c’è l’urgenza di riaprire l’intero dossier, in particolar modo Come sta facendo il governo italiano attraverso il suo ‘non paper’, che verrà presentato al Consiglio Competitività dell’Ue di giovedì (domani, con il ministro Adolfo Urso, ndr) per riaprire la partita della neutralità tecnologica”.


Il ‘non paper’, che chiede àlla Commissione europea di anticipare all’inizio del 2025, invece che del 2026, la revisione del regolamento Ue sulle auto, è stato presentato dall’Italia e dalla Repubblica Ceca, hanno già aderito al non paper Austria, Bulgaria, Polonia, Romania e Slovacchia. “Noi abbiamo bisogno – ha sottolineato capo delegazione di Fdi -di rilanciare il settore automotive nel segno della competitività e nel segno della libertà di utilizzare tutte le tecnologie che possano contribuire alla riduzione delle emissioni. Diciamo ‘no’ alla dittatura dell’elettrico tutto e subito, e ‘sì’ all’apertura a tutte le tecnologie disponibili. Questa è la nostra linea ed è anche la linea del governo italiano, che sta mitendo nuovi consensi”.


“Ed è quello su cui lavoreremo qui: ci auguriamo peraltro che già la plenaria di dicembre” del Parlamenrto europeo “possa essere l’occasione per discutere le mozioni dei gruppi politici sull’automotive, che furono rimandate in occasione del dibattito che svolgemmo in una sessione precedente, e che invece sono urgenti proprio alla luce – ha concluso Fidanza – della scadenza del primo gennaio”.

Stellantis sospende attività carrozzerie Mirafiori dal 2 dicembre

Stellantis sospende attività carrozzerie Mirafiori dal 2 dicembreRoma, 27 nov. (askanews) – Stellantis ha annunciato che procederà alla sospensione dell’attività delle carrozzerie al complesso di Mirafiori dal 2 al 17 dicembre, cui seguirà la chiusura collettiva dell’intero impianto – già precedentemente prevista in base ad accordi sindacali per le feste di fine anno – dal 18 dicembre al 5 gennaio. La ragione, spiega il gruppo in una comunicazione alle organizzazioni sindacali, è la persistente situazione di incertezza nelle vendite di vetture elettriche in svariati mercati europei che rappresentano il 97% della produzione di Mirafiori e di vetture del settore del lusso in alcuni paesi extraeuropei come Cina e Stati Uniti.


Il segmento city car Bev in Europa nei primi 10 mesi dell’anno si è ridotto del 54% rispetto allo stesso periodo del 2023 e, allo stesso tempo in Italia, il mix Bev è su livelli molto bassi intorno al 4%. Questo, prosegue Stellantis, non è sufficiente a mantenere una continuità nella produzione. In questo scenario la scelta di produrre la nuova 500 ibrida a Mirafiori è coerente con la responsabilità sociale del Brand. In un contesto europeo caratterizzato da una domanda in calo, sovracapacità produttiva e la necessità di riconversione indicata dalla normativa, oltre alla concorrenza asiatica, Stellantis è fermamente impegnata a garantire la continuità di tutti i suoi impianti e delle sue attività e sta lavorando duramente per gestire al meglio e traguardare questa cruciale fase della transizione verso l’adeguamento e l’adozione delle nuove piattaforme tecnologiche.


L’Azienda, si legge, continua a mettere in atto tutti gli strumenti offerti dalla normativa vigente, con l’obiettivo di ridurre il più possibile l’impatto della transizione sul fabbisogno di manodopera. Per questo è necessario assicurare anche per il prossimo anno il fondo per la cassa integrazione a cui anche noi, come tutte le aziende contribuiamo. Lo stop riguarda solo le Carrozzerie e non il resto del complesso di Mirafiori, precisa il gruppo, dove va ricordato che ci sono cinque stabilimenti e uffici amministrativi di varie entità, con circa 13.000 persone complessivamente.


Mirafiori, infatti, sta vivendo una profonda trasformazione, verso un vero e proprio polo di innovazione e sviluppo a livello globale, scelta cruciale per vincere la sfida della transizione verso la mobilità sostenibile a cui siamo chiamati. Una visione che prevede un processo di investimenti nel comprensorio torinese e nell’industria automobilistica italiana, finalizzato alla creazione del Mirafiori Automotive Park 2030, che ha al suo interno eccellenze tecnologiche globali, tra cui, la produzione di cambi elettrificati a doppia frizione (eDCT), il Plant di Economia Circolare e il Battery Technology Center. Stellantis è accanto a tutte le sue persone in questo momento turbolento, con l’obiettivo di garantire continuità e crescita, confermando il ruolo dell’Italia come uno dei pilastri globali del Gruppo. Si tratta di un percorso impegnativo, che non risparmia scelte difficili e non offre soluzioni a portata di mano, ma esige unità d’intenti e visione, conclude la società, necessarie per accompagnare questa grande azienda, insieme a tutto l’ecosistema Italia, nel futuro.