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Sport e inclusione per le persone con disabilità intellettiva e autismo

Sport e inclusione per le persone con disabilità intellettiva e autismoRoma, 17 dic. (askanews) – Tra gli impegni stabiliti a conclusione del G7 sulla disabilità, con la Carta di Solfagnano, si riconosce lo sport come strumento essenziale di partecipazione e inclusione sociale. Facendo proprio questo principio, la Fondazione Santa Rita da Cascia ETS ha lanciato la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi natalizia “Il futuro è rosa”, per donare speranza ai più fragili. A sostegno, in particolare, di 2 progetti di ippoterapia e canottaggio terapia che trasformano lo sport in un percorso concreto di integrazione per 60 tra bambini, ragazzi e giovani adulti con disabilità intellettiva, tra cui l’autismo, raccogliendo in totale oltre 170mila euro.


L’obiettivo più ampio della Fondazione, informa una nota, è quello di cambiare lo sguardo della società sulla disabilità intellettiva. Lo fa attraverso due progetti in cui una pratica sportiva, ampiamente usata come terapia complementare, viene declinata in maniera diversa. Presso il Villaggio Lakota di Ammonite, nella campagna ravennate, l’ippoterapia diventa equitazione integrata, in quanto non prevede la presenza di psicologi, fisioterapisti e medici, ma si basa sulla competenza dell’istruttrice, una sportiva che unisce la conoscenza della disabilità alla profonda esperienza del cavallo, ai fini dell’inclusione. Presso la realtà dell’Accademia del Remo di Napoli, una pratica ludico-sportiva come il canottaggio diventa, con un approccio medico-scientifico, una vera terapia e uno sport praticato a livello agonistico. VADEMECUM 2025 PER UN ANNO DI SPERANZA – Chi donerà speranza, sostenendo i più fragili e la disabilità, riceverà a sua volta speranza, con il Vademecum 2025, in un percorso per mantenerla viva durante tutto l’anno. Si tratta di un prezioso strumento che potrà essere utile ogni giorno per annotare appuntamenti, riflessioni e propositi, insieme a date importanti della comunità e messaggi ispiratori delle monache agostiniane del Monastero Santa Rita da Cascia, coloro che nel 2012 hanno deciso di creare la Fondazione per rendere più strutturate le loro opere di solidarietà. Per saperne di più si può cliccare su fondazione.santaritadacascia.org


“In attesa del Natale e del nuovo anno, nell’epoca di disumanizzazione che stiamo vivendo – commenta Suor Maria Rosa Bernardinis, Presidente della Fondazione e Madre Priora del Monastero – vogliamo invitare tutti a vivere il 2025 coltivando ogni giorno la speranza, per sé e per gli altri, guardando così al futuro con occhi nuovi. Chi dona permette alla Fondazione di rendere a sua volta reale la speranza che Santa Rita incarna, in sostegno dei più fragili, attraverso i suoi progetti di solidarietà. Una speranza che andrà a supportare in particolare bambini e giovani con disabilità intellettiva, tra cui l’autismo, permettendo loro una reale inclusione attraverso lo sport. Il vero problema sono i pregiudizi e l’incapacità di guardare oltre le etichette che persistono nella nostra società. Spesso, vediamo solo i loro limiti, senza considerarli come essere umani con la loro unicità e le loro potenzialità da rendere reali, offrendo loro le stesse opportunità dei loro coetanei, in modo che si sentano parte integrante e attiva della comunità”. LO SPORT È DI TUTTI – I progetti testimoniano concretamente questo approccio, permettendo ai bambini e giovani adulti cui sono destinati di esprimersi, integrarsi e sviluppare nuove abilità, in contesti economici spesso difficili. Presso il Villaggio Lakota di Ammonite, l’ippoterapia ha già aiutato Elena, 16 anni a superare la paura degli animali, e Filippo, 14 anni, a sviluppare consapevolezza e maggiore autocontrollo. Nel quartiere napoletano di Soccavo, presso la realtà unica dell’Accademia del Remo, Lorenzo, 30 anni, ha sperimentato un “salto quantico” nel suo sviluppo personale.

Le partite Iva della Generazione Z: tra libertà e meritocrazia

Le partite Iva della Generazione Z: tra libertà e meritocraziaMilano, 17 dic. (askanews) – Si identifica sempre meno nel lavoro da dipendente o nelle carriere lineari, sceglie la libertà di gestire il proprio tempo e le proprie risorse per vivere una vita piena e dinamica, dove lavoro e interessi personali si alimentano a vicenda. Ama la flessibilità, gli stimoli e la meritocrazia, ma soffre la pressione fiscale, la difficoltà di accedere al credito e la mancanza di tutele. È la fotografia del libero professionista della Gen Z, la generazione compresa tra i 18 e i 26 anni. A restituirla è un’indagine svolta tramite sondaggio, condotto a novembre dalla tech company Fiscozen su un campione di 1.127 lavoratori con partita Iva per analizzarne lo stato di salute. Otto giovani liberi professionisti su dieci, il 79%, si dichiara molto soddisfatto della scelta intrapresa e il 35,8% afferma di aver ottenuto sul piano del business risultati significativi accompagnati da una crescita progressiva, sebbene il 61,5% sia alla costante ricerca di un equilibrio tra alti e bassi nei flussi di lavoro.


Le principali motivazioni che hanno spinto i giovani lavoratori a percorrere questa strada sono la possibilità di decidere quando e da dove lavorare per il 29,8% e il riconoscersi sempre meno nel lavoro subordinato per 24,1%. Seguono l’appartenenza ad albi professionali per il 15,7% e la prospettiva di guadagnare di più per il 13,4%. Il 17,1% ha aperto partita Iva non per scelta, dato più basso rispetto ad altre fasce di età. Ad almeno un anno dall’inizio dell’avventura professionale nel mondo del lavoro autonomo, ciò che gratifica maggiormente i professionisti è la libertà di gestire tempo, risorse, priorità e clienti, segnalata dal 44,8% degli intervistati. Dallo studio emergono inoltre aspetti di soddisfazione secondari, ma molto caratterizzanti della Gen Z: il 13,7% è contento di essere artefice del proprio destino, un altro 13% rivendica il piacere di potersi confrontare con realtà e aziende eterogenee e il 12,4% è stimolato dalla possibilità di guadagnare in maniera proporzionale alle proprie capacità. Questi dati raccontano come il lavoro in partita Iva offra un’esperienza dinamica, varia e orientata al merito, in linea con il desiderio della Gen Z di costruire una carriera non convenzionale e ricca di sfide. “Questi ultimi tratti identitari della Gen Z sono più accentuati rispetto ad altre fasce d’età. I giovanissimi in partita iva si allontanano dai percorsi lavorativi lineari, non solo perché le retribuzioni entry level sono mediamente più basse nel lavoro da dipendente rispetto a quanto si può ottenere nella libera professione, ma anche e soprattutto perché si tratta di persone cresciute con maggiore flessibilità, reattività ai nuovi stimoli e attenzione alla meritocrazia. Spesso vittima di una narrazione stereotipata che la vede poco predisposta a rimboccarsi le maniche e ad assumersi responsabilità, la Gen Z si affaccia al lavoro in partita iva con coraggio e passione, pur trovandosi di fronte ad ostacoli e dinamiche non semplici da gestire in giovane età” ha spiegato Enrico Mattiazzi, CEO e co-founder di Fiscozen.


Le principali preoccupazioni dei giovani professionisti registrate dall’indagine sono: l’eccessiva pressione di tasse e contributi (nel 22,7% dei casi), riuscire a guadagnare abbastanza (20,7%), l’assenza di tutele (15,7%), trovare nuovi clienti (12,4%). Due aspetti in particolare spiccano tra gli under 26 rispetto agli altri lavoratori, ovvero la possibilità di accedere al credito (11,7%) e lavorare troppo finendo per trascurare la vita privata (10,4%). Sul piano strettamente burocratico, invece, ciò che turba maggiormente la loro serenità è il timore di commettere errori e di incappare nelle conseguenti sanzioni per quasi uno su due, il 42,9%. In linea con questi dati, emergono anche gli accorgimenti che li aiuterebbero a vivere con maggiore serenità: tutele per malattia (30,8%), semplificazione degli adempimenti fiscali (20,1%) e, più che per le altre fasce d’età, maggiore fiducia da parte degli enti di credito (19,7%). “Più che le percentuali in senso assoluto, sono proprio i tratti distintivi rispetto alle altre generazioni a raccontarci quanto la Gen Z non si identifichi col proprio lavoro e non sia guidata dall’aspetto economico come driver principale. La cosa più rilevante per loro è poter scegliere una modalità di lavoro che sia in armonia con la propria vita privata, così da potersi sentire realizzati pienamente. È proprio questa visione che la rende una generazione naturalmente più predisposta a lavorare come libero professionista” conclude Mattiazzi.

Ricerca: un libero professionista su due non teme la burocrazia

Ricerca: un libero professionista su due non teme la burocraziaMilano, 21 nov. (askanews) – In Italia l’83% dei liberi professionisti è soddisfatto di lavorare in autonomia, scelta che nel 52% dei casi deriva dal desiderio di libertà nella gestione di tempo. In particolare, per i lavoratori della Gen Z, la generazione compresa tra i 18 e i 26 anni, è più accentuata l’idea di non riconoscersi nel lavoro dipendente. In controtendenza rispetto all’immaginario collettivo, quasi un lavoratore su due, il 45%, afferma di non temere la burocrazia italiana, anche se emergono il desiderio di maggiori tutele in particolare per la malattia (36%) e la preoccupazione per tasse, contributi e scadenze (29%). Vorrebbe inoltre più fiducia dagli enti di credito (16%) e gradirebbe supporti per la genitorialità (8%). Sono alcuni dei dati emersi da un sondaggio effettuato da Fiscozen, tech company per la gestione fiscale della partita Iva, su oltre mille liberi professionisti con l’obiettivo di fotografare il livello di soddisfazione rispetto alla propria scelta professionale.


“In Italia ci sono più di 3 milioni di lavoratori con partita Iva. Sappiamo che il racconto stereotipato e spesso negativo non sempre rispecchia la realtà di queste persone, che cercano soprattutto la libertà nel proprio lavoro. Questo significa che nonostante le difficoltà legate a burocrazia, tasse o bisogno di maggiore tutela, sono soprattutto alla ricerca del proprio equilibrio come ci rivela il sondaggio. Vogliono conciliare autonomia, crescita professionale e benessere personale, trovando la formula giusta per realizzarsi appieno” afferma Enrico Mattiazzi, CEO e Co-Founder di Fiscozen. Sul piano della qualità della vita, il 56% afferma di essere ancora alla ricerca di un equilibrio tra soddisfazioni e difficoltà, mentre il 29% ha già trovato il ritmo giusto e si dichiara contento della propria condizione lavorativa. Solo una minima parte (15%) non è pienamente soddisfatta dello stile di vita da freelance. La motivazione principale per intraprendere questa strada è la ricerca di indipendenza che ispira oltre metà degli intervistati. Altre ragioni includono l’appartenenza ad albi professionali (20%) e la possibilità di guadagnare di più (8%). Il restante 20%, invece, ha aperto partita iva per necessità più che per scelta. L’aspetto più gratificante è la gestione di priorità, tempo e clienti, segnalato dal 49% degli intervistati. Seguono la possibilità di costruire il proprio futuro (14%), la libertà di esprimersi e sperimentare (11%), un guadagno proporzionale alle capacità e al merito (8%), la varietà di progetti e realtà con cui confrontarsi (8%), un aspetto molto apprezzato dai giovani tra i 18 e i 26 anni.


L’irrinunciabile libertà ha tuttavia un prezzo che disturba la serenità dei liberi professionisti. Si tratta di alcune preoccupazioni che, insieme alla pressione fiscale, coinvolgono tutte le fasce di età, i generi e i codici ATECO: riuscire a guadagnare abbastanza (24%); mancanza di tutele (15%); reperire nuovi clienti (14%); eccesso di lavoro finendo per trascurare il resto (9%); accesso al credito (7%). Al Centro e Sud Italia c’è maggiore preoccupazione per tasse, contributi e burocrazia, mentre al Nord, complice un costo della vita mediamente più alto, si teme di non guadagnare abbastanza. Quanto agli aspetti prettamente burocratici, i principali fattori di preoccupazione emersi sono: il rischio di commettere errori e di incappare nelle conseguenti sanzioni (40%), la quantità di tasse e contributi (37%), rimanere aggiornati sulle leggi (9%), stare dietro alle scadenze (7%). Analizzando le differenze in base al genere, emerge che, sul piano motivazionale, le donne prediligono libertà e creatività, mentre gli uomini preferiscono essere i protagonisti della propria realizzazione. Quanto invece agli aspetti che potrebbero migliorare la serenità e lo stile di vita, i liberi professionisti vorrebbero più semplificazione fiscale, le libere professioniste maggiori tutele per malattia o maternità. Gli uomini, inoltre, aprono la partita Iva motivati dal desiderio di guadagnare di più e perché poco inclini al lavoro da dipendente, mentre le donne perché parte di un albo professionale. Tra le preoccupazioni principali delle libere professioniste spicca il timore di non incassare a sufficienza per una su quattro. Dalla Gen Z ai Baby Boomer. Ambizioni, sfide e soddisfazioni Considerando invece l’età degli intervistati, per gli under 26 della Gen Z scelgono di aprire partita iva perché desiderano maggiore libertà ed è più accentuata l’idea di non riconoscersi nel lavoro dipendente. A preoccupare di più sono l’accesso al credito, gli errori e le sanzioni. I Millennial, di età compresa tra i 27 e i 41, sono spinti e motivati più degli altri dal bisogno di libertà, ma soffrono il rischio di commettere errori e la mancanza di tutele e supporti per la genitorialità. La Generazione X e i baby boomer, con più di 42 anni, diventano liberi professionisti soprattutto perché parte di un albo professionale oppure non per propria scelta. Temono di non trovare nuovi clienti e hanno difficoltà a stare dietro ai cambiamenti delle leggi in materia fiscale. Nel 42,4% dei casi, si dichiarano interessati a maggiori tutele per malattia. “Questi dati mostrano come i lavoratori in partita iva, soprattutto i giovani, scelgano un modello di lavoro che riflette i loro valori e il desiderio di indipendenza. Vediamo svilupparsi sempre di più un approccio flessibile e autentico, che permette di costruire uno stile di vita più soddisfacente e in sintonia con le proprie aspirazioni” conclude Mattiazzi.

Ambasciatore Esteban Moscoso Bohman in visita a unità forestali Carabinieri

Ambasciatore Esteban Moscoso Bohman in visita a unità forestali CarabinieriRoma, 26 set. (askanews) – S.E. l’Ambasciatore dell’Ecuador Esteban Moscoso Bohman, accompagnato dalla Consigliere Maria Cecilia Arboleda, ha fatto oggi visita al Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (CUFA). Accolto dal Gen. C.A. Andrea Rispoli, Comandante del CUFA e dal Gen. D. Michele Sirimarco, Capo di Stato Maggiore del CUFA, si è discusso delle possibili collaborazioni in tema ambientale, forestale e agroalimentare, grazie alle competenze ed expertice del comparto specialistico dell’Arma dei Carabinieri.


Al termine del colloquio, informa una nota, S.E. l’Ambasciatore ha lasciato la sua firma sul Libro d’Onore ed ha ricevuto in dono il Crest con emblema del CUFA. L’incontro si è incardinato nella imminente missione europea in Ecuador della Team Europe Initiative on Deforestation-free Value Chains istituita per sostenere i Paesi terzi nel soddisfare i requisiti del Regolamento UE EUDR (l’European Deforestation-free products Regulation) – in vigore dal 30 dicembre 2024 – che prevede l’obbligo di certificare che i prodotti esportati siano conformi alla legislazione del Paese di produzione e provengono da terreni che non sono stati oggetto di deforestazione; in altre parole: assenza di deforestazione, tracciabilità e legalità, per tutte le materie prime esportate in Europa. Nel prossimo periodo sarà infatti svolto un evento presenziale in Ecuador – importante esportatore di Cacao a livello internazionale – dove saranno presenti, tra gli altri, anche rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, con i vertici del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri. La missione ha l’obiettivo di approfondire le informazioni e promuovere la conoscenza e l’applicazione dell’EUDR e delle nuove regole da rispettare sulla catena di approvvigionamento delle materie prima. La finalità principale è la creazione di un mercato internazionale non solo florido e in continuo sviluppo, ma anche eco-sostenibile, in modo da garantire benessere alle popolazioni di oggi e alle generazioni future.

Gender gap, il 22% delle donne non è finanziariamente indipendente

Gender gap, il 22% delle donne non è finanziariamente indipendenteMilano, 26 set. (askanews) – La parità di genere passa anche dall’educazione finanziaria delle donne. Oggi in Italia, il 22% di loro si trova in condizioni di dipendenza finanziaria, una donna su cinque. In Germania e Austria sono il 5%, in Slovenia il 7%, il 10% in Polonia. Non solo: il 29,4% dichiara di non avere nessuna fonte di reddito rispetto al 12,1% degli uomini. Per dirla con le parole dell’economista Azzurra Rinaldi “parlare di soldi è molto più di una questione economica, è un atto di emancipazione che apre le porte al potere personale e all’indipendenza”.


Il tema è stato al centro della conferenza “Le sfide dell’empowerment finanziario femminile” organizzato a Roma, presso la Sala Zuccari del Senato, durante la quale è emersa l’emergenza del divario di genere nell’alfabetizzazione finanziaria, di cui si parla troppo poco, ma che riguarda da vicino lo sviluppo socio-economico dell’intero Paese. “Parlare di sviluppo delle competenze finanziarie significa entrare nella sfera della libertà personale e dell’autonomia. Promesse e piani strategici di sviluppo che restano sulla carta non sono più sufficienti, abbiamo oggi bisogno di azioni concrete, di progetti che possano aprire percorsi effettivi di cambiamento”, ha dichiarato Alessia Salmaso, co-founder e presidente di Side by side. Oggi la scarsa conoscenza finanziaria è un problema che riguarda sette donne su 102: non sanno come gestire al meglio il proprio denaro e non sanno fare un uso consapevole degli strumenti finanziari. Allo stesso tempo, sette donne su 10 riconoscono nella propria indipendenza economica l’obiettivo principale delle loro vite. Per affrontare la questione la via è investire nell’educazione: Alessandra Staderini, vice capo servizio Educazione finanziaria di Banca d’Italia, presentando i risultati dell’ultima indagine Pisa-Ocse sulle competenze finanziarie degli studenti di 15 anni, ha mostrato come nell’arco di 10 anni ci sia stato un aumento del divario di genere in Italia nell’arco di 10 anni: nel 2012, infatti, i ragazzi superavano le ragazze per alfabetizzazione finanziaria di 8 punti, contro i 20 punti registrati nel 2022.


A raccontare la propria esperienza durante la conferenza, patrocinata da Rai per la sostenibilità Esg, Inclusione donna, No women no panel per l’equilibrio di genere nel dibattito pubblico, Global thinking foundation e con il supporto di gruppo De Vizia Sanità, Fiona May, leggenda dell’atletica mondiale e ambasciatrice di Side by Side. “Spesso le nuove generazioni non ricevono nessun insegnamento specifico su questo tema – ha detto – e c’è sempre un po’ di confusione in merito. È invece importante che ragazzi e ragazze capiscano cosa significhi gestire il denaro, perché è una parte fondamentale della loro vita. Io sono stata fortunata, perché, sin dalla giovane età, i miei genitori mi hanno insegnato ad aprire il conto corrente e a usare il budgeting come modo di spendere e anche di risparmiare”. Secondo Claudia Segre e Martina Rogato, co-chair di Women7, una maggiore cultura finanziaria a partire dalle scuole si traduce in maggiore connessione, inclusione e opportunità di scelta, in grado di garantire più libertà e pieno riconoscimento di diritti civili. “I meriti dell’inclusione finanziaria sono fortemente radicati nell’empowerment. Mettendo in grado le donne e le ragazze di coltivare competenze digitali e finanziarie per implementare l’accesso al lavoro, la loro autodeterminazione e indipendenza economica può essere un potente agente per una crescita forte e inclusiva e una forma di tutela cruciale per evitare di subire situazioni di violenza, soprattutto economica e psicologica”.


In Italia il tasso di occupazione femminile è il più basso in Europa. Le donne italiane non lavorano e, quando lo fanno, vengono strutturalmente pagate meno degli uomini. L’Osservatorio Inps sui dipendenti del settore privato sottolinea un divario tra uomini e donne di circa 8.000 euro nella retribuzione annua. Anche nella richiesta di prestiti esiste un gender gap: uno studio dell’Osservatorio Fintech Bravo evidenzia che in Italia le donne contraggono meno debiti finanziari e di importi più bassi rispetto agli uomini, la quale origine è da ricercare negli stipendi mediamente inferiori e in una maggiore difficoltà di accesso al credito. “La questione relativa ai divari e alle diseguaglianze di genere riguarda non solo la dimensione etica delle politiche pubbliche ma attiene al potenziale delle stesse in termini di crescita e sviluppo – ha detto Maurizio Mosca, esperto di gender mainstreaming – L’impatto atteso delle stesse deve, quindi, garantire che crescita e sviluppo possano essere sostenibili, cioè rendere i progressi strutturali e irreversibili, intersezionali, cioè essere in grado di sviluppare una visione sistemica di cambiamento. Avere una Strategia Nazionale per la Parità di Genere è il presupposto fondamentale per abilitare questo scenario”.

Donne ed educazione finanziaria: la sfida per colmare un gap in crescita

Donne ed educazione finanziaria: la sfida per colmare un gap in crescitaMilano, 21 set. (askanews) – L’ultima indagine Pisa/Ocse sulle competenze finanziarie degli studenti italiani mostra un divario di genere allarmante. Non solo: l’alfabetizzazione finanziaria dei ragazzi supera di 20 punti quella delle ragazze, ma questo divario è cresciuto di 8 punti in 10 anni. I motivi? Sociali, culturali, psicologici. Eppure, promuovere l’alfabetizzazione finanziaria delle donne apre loro la strada per percorsi di vita e professionali liberi da condizionamenti.


Le sfide dell’empowerment finanziario femminile saranno al centro di un incontro, che si svolgerà a Roma il 25 settembre alle 10.30 nella Sala Zuccari del Senato, ideato dall’associazione Side by side, con il patrocinio di Rai per la sostenibilità Esg, Inclusione donna, No women no Panel, Global thinking foundation e il supporto di di De Vizia. A partire dagli ultimi dati, un panel di esperti analizzerà la fotografia attuale dell’emancipazione finanziaria delle donne, per capire come trasformare le evidenze in strategie concrete e operative, capaci di guidare il cambiamento. All’incontro, che sarà aperto dalla vice presidente del Senato, Licia Ronzulli, parteciperanno Alessia Salmaso, co-founder e presidente di Side by side, Fiona May, ambassador di Side by Side, Claudia Segre e Martina Rogato, Inclusione Donna e Co-chair Women 7, l’economista e scrittrice Azzurra Rinaldi, Alessandra Staderini, vice capo servizio educazione finanziaria Banca d’Italia e Maurizio Mosca, esperto di gender mainstreaming e politiche di genere.

Osservatorio AUB: 65% PMI italiane sono a gestione famigliare

Osservatorio AUB: 65% PMI italiane sono a gestione famigliareMilano, 4 lug. (askanews) – Le PMI a gestione famigliare sono il 65% del tessuto imprenditoriale italiano; in queste, nelle aziende di più grandi dimensioni, la leadership è nelle mani della famiglia imprenditoriale (65,7%) mentre nelle realtà più piccole lo è addirittura nel 78,8% dei casi. Sono i dati della XV edizione dell’osservatorio AUB del 2024. La ricerca evidenzia che, nel triennio 2020 – 2022, complice la pandemia, è iniziata una prima transizione efficiente da parte di molte PMI verso un modello di gestione collegiale: oltre il 33,9% è guidata da uno o più amministratori delegati. “Questo è in linea con una più ampia professionalizzazione del management e con una maggiore apertura verso manager esterni alla famiglia nel passaggio generazionale” spiega Fabio Speranza avvocato di Partner d’Impresa, network professionale che riunisce un team multidisciplinare di oltre 200 professionisti tra commercialisti, legali, fiscalisti e consulenti del lavoro. Le analisi confermano che il turnover al vertice nelle imprese familiari italiane tende ad avvenire in momenti di necessità, evidenziando una difficoltà diffusa nel preparare per tempo il ricambio. “La maggior parte delle imprese italiane, prevalentemente a conduzione familiare, passa di generazione in generazione solo in seguito alla morte dell’imprenditore, con frequenti difficoltà da parte degli eredi, che improvvisamente devono gestire imprese che non conoscono, spesso senza le necessarie capacità”. conclude Speranza.


Nello scenario di impresa attuale, dove la competitività è alta e le competenze necessarie diventano sempre più diversificate e specialistiche, un manager non familiare può apportare all’azienda know-how specifici non presenti e relazioni delle quali essa non dispone. Può divenire fondamentale nel rafforzare i processi decisionali interni, nel sopperire alla mancanza di eredi con competenze adeguate e nel ridurre il grado di emotività, tipicamente presente nelle imprese di famiglia, aiutando a prendere decisioni in maniera più obiettiva. La ricerca evidenzia inoltre che, per quanto non sia in crescita il numero di leader over 70, risulta ancora molto alto e questo significa che saranno moltissime le aziende a dover gestire in questi anni il delicato tema del passaggio generazionale. La loro crescita nell’ultimo biennio si è comunque rallentata a favore dell’ingresso di professionisti più giovani (under 50) esterni all’asse famigliare. Il post Covid ha quindi avviato un trend che è necessario agevolare e fortificare attraverso una corretta cultura di impresa, in quanto, le imprese che hanno avviato i ricambi al vertice agevolando l’ingresso di leader under 50 e con un CDA aperto verso i non familiari hanno registrato una crescita di fatturati. Il fondatore del gruppo Benetton ha denunciato di recente l’atteggiamento arrogante e poco capace del manager esterno che aveva in gestione l’azienda dal 2019 e che, nel corso degli anni, avrebbe generato un buco finanziario da 100 milioni di euro. Un caso che ha portato l’azienda a tornare sui suoi passi, recuperando la gestione amministrativa che è così tornata in mano a un componente della famiglia: Alessandro Benetton. “L’ insuccesso di questa azienda non è un motivo valido per non vedere il valore aggiunto che può portare all’interno di una struttura aziendale di famiglia una delega a un manager esterno, che può essere un valido supporto alla crescita di impresa e una soluzione determinante al fondamentale momento del passaggio generazionale. Questo in Italia, più che in altri Paesi, è un processo che si fa fatica a gestire, ma che in tante saranno obbligate a fare in questi prossimi anni”, specifica Speranza.

Coca-Cola: prolungata di 8 anni partnership con Special Olympics

Coca-Cola: prolungata di 8 anni partnership con Special OlympicsMilano, 27 giu. (askanews) – Coca Cola ha annunciato un prolungamento di 8 anni della partnership globale con Special Olympics. Si tratta del rinnovo più lungo nella storia di questa collaborazione, che ora si estende fino al 2031 e testimonia “la rinnovata fiducia dell’azienda nella missione di Special Olympics: valorizzare il potenziale illimitato delle persone con disabilità intellettive e celebrare il potere unificante e trasformativo dello sport”. Coca-Cola è infatti socio fondatore e sponsor globale dal 1968, anno in cui si disputarono i primi Special Olympics Games.


“Siamo onorati e grati di confermare la nostra partnership di lunga data con Coca-Cola per creare un mondo inclusivo per tutti” – ha affermato Mary Davis, CEO di Special Olympics. “In qualità di nostro partner fondatore e sponsor globale negli ultimi 56 anni, Coca-Cola ci ha aiutato a trasformare la vita di una delle popolazioni più emarginate in tutto il mondo: le persone con disabilità intellettive. Coca-Cola è stata un agente di questo cambiamento, creando di esperienze e opportunità per i nostri milioni di Atleti, allenatori e volontari, e ispirando un cambiamento nel modo in cui il mondo vede l’inclusione” “Special Olympics, proprio come Coca-Cola, unisce le persone attraverso lo sport, l’inclusività e la condivisione” – ha dichiarato James Quincey, Presidente e CEO di The Coca-Cola Company e membro del Consiglio di Amministrazione di Special Olympics. “Siamo orgogliosi di continuare ad affiancare questa importante organizzazione, tifando per ogni atleta che persegue coraggiosamente i propri sogni”. La scorsa estate la partnership ha fatto leva sulla portata globale del brand Coca-Cola per promuovere il più grande evento umanitario del 2023: i Giochi Mondiali Estivi di Special Olympics a Berlino. Più di 6.500 Atleti degli Special Olympics e partner unificati in rappresentanza di oltre 170 paesi hanno gareggiato davanti a più di 300.000 spettatori. La delegazione italiana, composta da 142 persone tra cui 97 Atleti, 41 Coach e 4 Delegati, ha partecipato all’evento gareggiando nelle seguenti discipline sportive: Atletica, Badminton, Bocce, Bowling, Calcio a 5 unificato, Equitazione, Ginnastica artistica e ritmica, Golf, Nuoto, Pallacanestro tradizionale e unificata, Pallavolo unificata, Beach Volley unificata, Tennis e Tennistavolo. Tutte le gare si sono svolte seguendo i principi di Special Olympics, prevedendo attività di sport unificato con la contemporanea presenza di giocatori con e senza disabilità.


A Berlino, Coca-Cola ha lanciato la campagna “Your Support is Real Magic”, raccontando le storie coinvolgenti degli Atleti partecipanti alle competizioni Special Olympics. Durante i Giochi, l’azienda ha rinfrescato gli Atleti e i tifosi con le proprie bevande e ha coinvolto una rete di dipendenti volontari. I Giochi Mondiali Special Olympics sono il più grande evento sportivo globale inclusivo e si tiene ogni due anni, alternando edizioni estive e invernali. I prossimi Giochi Mondiali Invernali si terranno in Italia e Francia nel 2025 mentre i Giochi Mondiali Estivi si svolgeranno a Santiago, in Cile, nel 2027. Grazie a donazioni e a iniziative di volontariato e di sensibilizzazione, Coca-Cola sostiene i programmi, gli Atleti e gli eventi Special Olympics in tutto il mondo. Oltre a questi grandi eventi, supporta anche le competizioni e i programmi locali di Special Olympics. In Italia Coca-Cola supporta l’organizzazione da oltre 25 anni e recentemente, ha affiancato la realizzazione dei XXXV Giochi Nazionali Invernali che si sono svolti a marzo 2024 in alcuni comuni della provincia di Torino e Cuneo, nei siti di Sestriere, Pragelato, Entracque e Borgo San Dalmazzo. In vista dei prossimi Giochi Mondiali Invernali, l’azienda ha deciso di supportare attraverso una donazione Special Olympics Italia nei programmi di allenamento e preparazione degli Atleti italiani alle prossime competizioni globali.

Siglato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale dei giocattoli

Siglato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale dei giocattoliMilano, 12 giu. (askanews) – – In occasione della prima edizione della Giornata Internazionale del Gioco promossa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e celebrata in oltre 140 Paesi, Assogiocattoli ha annunciato il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del Settore Giocattolo per il triennio 2024-2026. Oltre all’incremento economico che riconosce il valore e l’impegno degli addetti ai lavori, i temi centrali riguardano la vita quotidiana di chi contribuisce con passione alla crescita del settore, ponendo molta attenzione al benessere e alla valorizzazione delle persone.


L’accordo, scaduto il 31 dicembre 2023, è stato sottoscritto da Assogiocattoli, l’Associazione nazionale che raggruppa le principali aziende del settore, e dalle rappresentanze sindacali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, che rappresentano tutti i lavoratori del comparto. A un mese dalla scadenza del precedente contratto, a novembre 2023 le parti si sono incontrate e sono rapidamente giunte a un punto di incontro di reciproca soddisfazione, in un clima di collaborazione costruttiva che da sempre ha contraddistinto i rapporti sindacali del settore. Un grande segnale di fiducia per i dipendenti e per l’intero comparto, un’intesa frutto di un dialogo proficuo e di una visione condivisa tra le parti sociali, si distingue per il suo approccio volto al benessere ed alla valorizzazione delle persone. Oltre all’incremento economico che riconosce il valore e l’impegno dell’intero comparto, gli elementi centrali riguardano la vita quotidiana di chi contribuisce con passione alla crescita del settore. In primis, con un chiaro supporto alla genitorialità, introducendo permessi specifici pensati per favorire un miglior bilanciamento tra lavoro e gestione della famiglia. Grande attenzione sulla tutela delle persone, con un chiarissimo impegno etico per contrastare la violenza di genere che si traduce in un ambiente di lavoro sicuro e inclusivo. Ampiamente valorizzata la formazione personale, con permessi che promuovono il diritto allo studio e allo sviluppo professionale grazie all’aggiornamento delle competenze dei lavoratori.


In più, il nuovo Contratto Collettivo Nazionale del Settore Giocattolo favorisce la conciliazione vita privata-lavoro, definendo delle linee guida per lo smart working che permettono ai dipendenti di lavorare in modo flessibile e produttivo. Per finire, è stato anche concordato un miglioramento di previdenza e sanità integrativa dei lavoratori, garantendo maggior stabilità e sicurezza. “Siamo certi – ha dichiarato il presidente di Assogiocattoli Gianfranco Ranieri – che il nuovo CCNL garantirà un sostanziale sviluppo a tutto il mercato, un settore che vanta un notevole potenziale di crescita. Ringraziamo tutte le parti coinvolte e continuiamo a guardare con fiducia al futuro, certi che insieme possiamo contribuire all’evoluzione di un comparto dove i lavoratori siano valorizzati e le aziende messe nelle condizioni di crescere e prosperare”.

Tecnologia e inclusività, Lenovo sosrtiene Fondazione ASPHI

Tecnologia e inclusività, Lenovo sosrtiene Fondazione ASPHIMilano, 16 mag. (askanews) – In occasione del Global Accessibility Awareness Day, Lenovo annuncia il proprio sostegno alla Fondazione ASPHI Onlus, organizzazione no profit che mira a promuovere l’inclusione delle persone con disabilità nella scuola, nel lavoro e nella società attraverso l’uso delle tecnologie digitali. Grazie alla partnership, sostenuta da Lenovo Foundation, il braccio filantropico di Lenovo che opera a livello globale, Lenovo fornirà ad ASPHI la dotazione tecnologica necessaria per potenziare la ricerca e lo sviluppo dei progetti di accessibilità, know how e ore di volontariato dei propri dipendenti per supportare gli eventi dell’associazione sul territorio nazionale.


Fondata nel 1979 con l’obiettivo di formare e inserire nel mondo del lavoro persone non vedenti come programmatori di computer, nel tempo, Fondazione ASPHI Onlus è diventata un punto di riferimento nazionale per l’accessibilità digitale e le tecnologie assistive per l’inclusione delle persone con disabilità, promuovendo l’innovazione continua e influenzando il cambiamento culturale. Questo ha permesso di sviluppare progetti innovativi per l’inclusione delle persone con disabilità nella scuola, nel lavoro e per la partecipazione sociale. Per supportare la missione di Fondazione ASPHI Onlus, Lenovo metterà a disposizione del centro di ricerca, smartphone Motorola, PC, monitor, accessori e software, che aiuteranno i ricercatori e le persone di ASPHI ad accelerare e potenziare i processi di sviluppo e validazione di ambienti inclusivi attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali, migliorare l’esperienza delle persone con disabilità nell’utilizzo della tecnologia e colmare le barriere nell’utilizzo del digitale. Per fare questo, Lenovo darà supporto anche attraverso il proprio Product Diversity Office, un gruppo internazionale, instituito nel 2019, per lo studio dell’accessibilità e il design inclusivo delle tecnologie di Lenovo che ha l’ambizione di validare entro il 2025 il 75% delle soluzioni hardware e software dell’intero portafoglio dell’azienda, affinché siano accessibili a tutti indipendentemente dalle competenze e dalle abilità.


“Siamo grati per il sostegno di Lenovo, che con le sue avanzate tecnologie e il suo expertise contribuisce significativamente alla nostra missione di rendere la società più inclusiva. L’accesso alle ultime tecnologie non solo potenzia i nostri progetti di ricerca e sviluppo, ma migliora anche la vita quotidiana delle persone con disabilità, permettendo loro di partecipare più attivamente alla società. La collaborazione con una azienda globale come Lenovo ci permette di spingere ancora più avanti i confini dell’innovazione accessibile” ha dichiarato Cristina Manfredini, Segretaria Generale, Fondazione ASPHI Onlus. “Grazie al sostegno di organizzazioni come ASPHI, al servizio delle persone con disabilità, promuoviamo un approccio collaborativo all’accessibilità. Attraverso questa collaborazione, infatti, otteniamo preziose informazioni e feedback sulle sfide dell’accessibilità, essenziali per la creazione di prodotti inclusivi. Solo coinvolgendo attivamente le persone con disabilità nel processo di progettazione, ci assicuriamo che il prodotto finale soddisfi efficacemente le loro esigenze e necessità” ha aggiunto Ada Lopez, Responsabile UX & Design Diversity di Lenovo. “Inoltre, questo tipo di collaborazioni ci forniscono risorse per aiutare i nostri team a comprendere meglio l’importanza delle pratiche di progettazione accessibili, contribuendo a una società più inclusiva.” Lenovo supporterà gli eventi di ASPHI sul territorio nazionale, attraverso il volontariato dei propri dipendenti, come in occasione di Handimatica 2024, l’evento nazionale dedicato alle tecnologie digitali per l’inclusività, che si terrà a Bologna nel mese di novembre. Durante l’evento, Lenovo e ASPHI porteranno al pubblico un’esperienza di gaming immersivo e accessibile per tutti, facendo leva sulla gamma di soluzioni gaming Lenovo Legion, dai PC alle consolle, con l’ausilio di accessori e monitor all’avanguardia.


Alessandro de Bartolo, Country GM, ISG, Italy in Lenovo ha aggiunto: “Entrare in contatto con ASPHI ci consente ancora una volta di mettere alla prova la nostra tecnologia. Oggi il digitale è pervasivo, ha trasformato ogni aspetto della nostra società. Ma il potenziale è ancora enorme, soprattutto con l’avvento dell’AI e ciò che questa disciplina porta con sé per semplificare l’uso del digitale. Grazie ad ASPHI, il nostro Product Diversity Office e Lenovo Foundation, faremo un altro passo avanti nella nostra missione, che è quella di contribuire con le nostre soluzioni a creare una società digitale più sicura, inclusiva e connessa”. Santiago Mendez Galvin, Responsabile EMEA Corporate Citizenship, Lenovo: “Supportando ASPHI con le nostre soluzioni per ampliare l’accessibilità dell’e-gaming, non solo sosteniamo la nostra missione di fornire a tutti una tecnologia più intelligente, ma otteniamo anche risposte su come rendere i nostri prodotti più accessibili. Oltre alla tecnologia forniamo anche la nostra risorsa più grande; le persone di Lenovo. Grazie a questo progetto 30 dei nostri dipendenti hanno avuto l’opportunità di apprendere e interagire con i clienti ASPHI facendo volontariato durante il servizio Lenovo Love On Month”.


Lenovo Foundation è il braccio filantropico di Lenovo, che fa leva sull’esperienza dei dipendenti, la diversità globale e l’innovazione dei prodotti per creare un impatto sempre maggiore nelle comunità in cui Lenovo opera. Gli investimenti filantropici di Lenovo crescono di anno in anno, nell’ultimo anno fiscale riportato hanno generato più di 30 milioni di dollari in beneficenza per le comunità di tutto il mondo (investimenti di fondi, prodotti e stima del tempo di volontariato) incidendo su più di 16 milioni di vite.