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Calcio, Poste: francobollo dedicato al primo scudetto della Lazio

Calcio, Poste: francobollo dedicato al primo scudetto della LazioRoma, 12 mag. (askanews) – Poste Italiane comunica che oggi 12 maggio 2024 viene emesso dal ministero delle imprese e del made in italy un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “lo Sport” dedicato al primo scudetto della S.S. Lazio, nel 50esimo anniversario. Ha un valore della tariffa B pari a 1,25 euro. Avrà una tiratura di cinquecentomilaquaranta esemplari di francobolli e duecentocinquantamila foglietti. Ci saranno quarantacinque esemplari per ogni foglio.


Il francobollo, stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato in rotocalcografia – si spiega – su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente, è frutto di un bozzetto a cura di Matias Hermo. Su un fondino biancoceleste, che richiama i colori della Società Sportiva Lazio e su cui è ripetuto a tappeto il nome del Club, sono riprodotti, rispettivamente a sinistra e a destra, i loghi d’epoca e attuale della Società; in alto a destra è riprodotto lo scudetto tricolore, rappresentativo della vittoria nel Campionato di calcio italiano 1973-74; delimita la vignetta, in basso, un nastro celeste e blu. Riproduce, in primo piano, una foto raffigurante la squadra guidata da mister Maestrelli e dal bomber Chinaglia alla conquista dello scudetto. Sullo sfondo, su una campitura celeste su cui è ripetuto a tappeto il nome del club, si staglia, al centro, l’aquila stilizzata, emblema della Società, tratta dal logo. In alto a destra, è incastonato il medesimo francobollo.

Caffè, donne, diritti e opportunità: il progetto Mwanyi in Uganda

Caffè, donne, diritti e opportunità: il progetto Mwanyi in UgandaKampala (Uganda), 3 mag. (askanews) – Un progetto quinquennale per migliorare le competenze agricole e finanziarie di donne e giovani nello scenario della produzione di caffè in Uganda. Lo hanno lanciato nel 2022 Caffè Borbone e Ofi – Olam Food Ingredients, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei raccolti e sostenere lo sviluppo dei piccoli produttori locali, in un’ottica di sostenibilità produttiva, ambientale e sociale. Siamo stati nei distretti di Bushenyi e Ibanda per farci raccontare come sta sviluppandosi il progetto.


“Abbiamo sviluppato un progetto in Uganda con Olam-Ofi, con cui abbiamo un rapporto pluriennale di trust e di relazione – ha spiegato ad askanews Marco Schiavon, amministratore delegato di Caffè Borbone -. Si chiama Mwanyi, che in lingua locale significa caffè”. Il progetto si struttura su tre grandi elementi: quello agronomico, per migliorare la produzione e la qualità dei raccolti; quello di cooperazione ed educazione al risparmio e alle pratiche di accesso al credito per le piccole comunità e le donne che posseggono le piantagioni e infine i giovani fino ai 24 anni, ai quali sono dedicati progetti per sviluppare competenze nell’utilizzo della chimica legata alla coltivazione di caffè e nella creazione delle cosiddette “nursery”, dove si coltivano le nuove piante di caffè.


“L’Uganda, forse fra i tanti Paesi dove si fanno iniziative di questo genere – ha aggiunto Schiavon – è uno degli ultimi, nel senso che tante iniziative ci sono in Brasile, moltissime in India, tante in Vietnam: l’Africa in questo senso è un continente un po’ meno prioritario. Ma lo è per noi, quindi abbiamo voluto scegliere l’Uganda come Paese nel quale intervenire”. L’Uganda è il Paese da dove arriva la qualità di caffè Robusta, di cui è il primo produttore nel continente. Nel complesso la produzione di caffè contribuisce al 2% del PIL nazionale, ma quello che si sta cercando di fare con il progetto Mwanyi riguarda in particolare le donne delle piccole comunità rurali.


“Le donne ora sono diventate sicure dal punto di vista economico – ci ha detto Dorcus una delle formatrici di Ofi specializzate negli aspetti legati al risparmio e ai finanziamenti – hanno entrate stabili, perché possono vendere il loro caffè senza che debbano intervenire gli uomini, che finora avevano controllato la loro vita”. “Essere una donna che possiede una farm – ha aggiunto una delle donne proprietarie delle piantagioni coinvolte nel progetto – ha cambiato la mia vita: perché mi permette di sostenere mio marito e la famiglia e mandare i figli a scuola, ma anche perché la piantagione adesso appartiene davvero a me”.


La sensazione, arrivando nei villaggi e nelle comunità, è quella di un progetto che, pur con dimensioni relativamente limitate, con mille produttori coinvolti nell’arco dei 5 anni, rappresenta qualcosa di reale e concreto per le persone, con un impatto sociale significativo. “Oggi – ha concluso Carlo Pesenti, amministratore delegato di Italmobiliare, che controlla il 60% del capitale sociale di Caffè Borbone – si parla di nuovi obiettivi, si parla di catena di forniture, di catena del valore ed è la ragione per cui siamo qui: parliamo di caffè, parliamo di catena di fornitura del caffè, ormai l’impresa responsabile e sostenibile non può dimenticare, non può non valutare con grande attenzione tutta la catena del valore, quindi deve presidiarla, deve capirla, conoscerla e aiutarla a crescere e svilupparsi”. E nello specifico il valore più forte è quello umano, quello dei diritti e delle opportunità per tutti e per tutte.

Intesa SP: formati oltre 4300 under 30, tasso assunzione 80%

Intesa SP: formati oltre 4300 under 30, tasso assunzione 80%Milano, 2 mag. (askanews) – Sono più di 4300 i giovani che dal 2019 hanno frequentato i corsi di formazione gratuita di Giovani e Lavoro, programma di Intesa Sanpaolo per giovani non occupati tra i 18 e i 29 anni in cerca di opportunità e con voglia di mettersi in gioco, realizzato con la Fondazione Generation Italy, iniziativa non profit creata da McKinsey & Company. 2400 imprese sono state coinvolte e hanno avuto così la possibilità di organizzare colloqui con i giovani formati, senza costi, nelle attività scelte.


Il tasso di assunzione per le classi con attività di placement concluso è superiore all’80% (dati al 31/03/2024). Nei prossimi mesi partiranno 15 nuove classi di formazione in tutta Italia per un totale di più di 300 posti gratuiti. In Italia da anni si verifica quello che comunemente viene chiamato “il paradosso della disoccupazione giovanile”, che vede da un lato circa 1 milione di giovani disoccupati e dall’altro 1,14 milioni di posizioni di lavoro, anche entry level, disponibili e considerati dalle imprese come difficili da ricoprire (Fonte: dati Istat e Unioncamere, 2022).


Il programma Giovani e Lavoro è finalizzato a far incontrare offerta e domanda di lavoro nei settori più richiesti ovvero Hi-Tech (Java, Salesforce, Cyber Security e Data Engineer), Industria meccanica di precisione (CNC), Vendite, Alberghiero e Ristorazione: ai giovani è offerta la formazione gratuita finalizzata allo sviluppo di competenze tecniche, attitudinali e comportamentali (soft skills); alle aziende garantisce un bacino di persone formate per soddisfare le loro richieste. I percorsi durano tra le 3 e le 14 settimane a seconda del profilo formativo, sono tenuti per il 90% da remoto e per il 10% con attività laboratoriale, con 2 docenti sempre presenti in aula e un mentor che segue i giovani dall’inizio dei corsi fino al termine del placement. Per poter accedere ai corsi non è richiesta nessuna competenza pregressa né particolari titoli di studio ma solo il superamento di un test online e un colloquio motivazionale.


Giovani e lavoro ha inizialmente preso il via nelle aree a maggiore presenza di disoccupazione giovanile e posizioni aperte come Napoli, Roma, Milano per poi estendersi progressivamente sul territorio nazionale fino a coinvolgere 15 regioni. Intesa Sanpaolo attraverso le proprie divisioni commerciali coinvolge le imprese clienti come potenziali employer degli studenti; inoltre mette a disposizione la squadra di formatori interni della struttura Impact Learning ed erogano la maggior parte dei moduli di soft skills. Il programma rientra pienamente nell’impegno ESG di Intesa Sanpaolo a favore della crescita del Paese, un impegno che si declina con grande attenzione verso i giovani, il diritto all’istruzione, la formazione e l’accesso al mondo del lavoro.


(Fonte immagine: Intesa Sanpaolo)

Appello delle Università al G7: aumentare accesso all’istruzione nel mondo

Appello delle Università al G7: aumentare accesso all’istruzione nel mondoMilano, 12 apr. (askanews) – Lavorare insieme ai governi del G7 per aumentare l’accesso all’istruzione a livello globale. E’ la richiesta che più di 80 rappresentanti universitari provenienti da 18 Paesi hanno rivolto ai leader dei sette grandi della Terra, in vista della riunione di giugno in Puglia. “Crediamo che sostenere lo sviluppo di un settore dell’istruzione forte, che offra un accesso equo a un’istruzione di qualità, debba essere fatto in partnership con i governi con l’obiettivo di trasformare le vite degli individui, favorire la crescita economica e lo sviluppo globale e, in definitiva, fornire alle comunità di tutto il mondo l’opportunità di raggiungere il benessere e la prosperità”, si legge nello statement che è stato consegnato giovedì al ministro italiano dell’Università, Anna Maria Bernini.


Lo statement rappresenta un impegno formale sottoscritto dai presidenti di 46 università dell’alleanza U7+, in occasione del summit presidenziale, l’incontro annuale dell’alleanza tenutosi questa settimana in Bocconi. “Le università svolgono un ruolo cruciale in ciascuna delle nostre comunità e in tutto il mondo per promuovere la prosperità e lo sviluppo. Abbiamo la responsabilità di ridurre le barriere all’istruzione superiore, in collaborazione con altre università e attraverso la cooperazione con organizzazioni multilaterali come il G7”, ha dichiarato Meric Gertler, presidente dell’Università di Toronto e chair dell’Alleanza U7+. Il tema del summit di quest’anno, che ha visto anche la partecipazione della Statale e del Politecnico di Milano, è stato “Inclusive education for inclusive society” ed ha visto tre sessioni di lavoro la prima delle quali ha riguardato appunto l’accesso equo all’istruzione superiore, una sfida all’interno delle singole istituzioni, tra di esse e tra le regioni del mondo. La seconda sessione è stata dedicata al cambiamento climatico un tema sul quale le università possono agire in tre direzioni: “Accelerando la lotta in veste di educatori, – ha spiegato Gertler – attraverso la ricerca che porta innovazione e poi perchè le università hanno un impatto molto grande loro stesse dal punto di vista operativo. A Toronto noi abbiamo oltre 120mila persone nei nostri campus, 260 edifici diversi e 300 ettari di terreno: è una grossa impronta la nostra e su questa stiamo lavorando. Ecco se non si sfrutta il potere delle università nella lotta al cambiamento climatico si perde una grandissima opportunità”. La terza sessione, invece, ha affrontato il tema dell’intelligenza artificiale centrata sull’uomo che ha visto la rettrice del Politecnico di Milano, Donatella Scuito, come relatrice: “Abbiamo ragionato su come l’AI possa essere a supporto dell’educazione, come strumento nelle scienze sociali – ha detto – l’idea è riuscire a formare i ragazzi in modo che siano in grado di utilizzare questi strumenti per il bene della società sapendo benissimo che l’AI può essere usata in tanti modi, quindi ragionare su come utilizzarla e quali bias evitare per un corretto utilizzo”.


“Il mondo ha bisogno di università che risolvano le sfide più immediate, ma che lavorino al contempo a beneficio delle generazioni future”, ha dichiarato Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi. “Una strategia concreta che possiamo adottare è quella di lavorare con i Paesi del G7 per sostenere la facilità di mobilità di studenti e studiosi, riducendo l’onere dei visti e assicurando che i rifugiati in fuga da persecuzioni e violenze possano condividere il coinvolgimento in termini di didattica, ricerca e comunità che le università offrono”. Nella dichiarazione, i presidenti delle università U7+ hanno chiesto l’impegno e la collaborazione del G7 in quattro aree chiave, tra cui la continua attenzione allo sviluppo di sistemi d’istruzione di alta qualità e inclusivi, dall’istruzione primaria fino all’istruzione superiore, il sostegno agli investimenti nell’istruzione superiore nei Paesi a basso e medio reddito, la fornitura di fondi per sostenere gli studenti delle comunità emarginate a livello locale e globale e il sostegno e priorità ai visti per gli studenti e gli studiosi che fuggono da regimi oppressivi, conflitti armati o minacce di conflitto. Queste richieste di impegno da parte del G7 si allineano con gli obiettivi della Presidenza del G7 2024 dove il Governo italiano osserva che “il rapporto con i Paesi in via di sviluppo e le economie emergenti sarà centrale. L’impegno con l’Africa sarà una priorità fondamentale. Lavoreremo per costruire un modello di cooperazione basato su partenariati reciprocamente vantaggiosi, lontano da logiche paternalistiche o predatorie”

Sicurezza stradale, Autostrade per l’Italia in tour nelle scuole

Sicurezza stradale, Autostrade per l’Italia in tour nelle scuoleMilano, 29 feb. (askanews) – Sensibilizzare le nuove generazioni al rispetto delle norme sulla sicurezza stradale. Con quest’obiettivo Polizia di Stato e Autostrade per l’Italia hanno portato il loro progetto didattico e culturale al Liceo e Istituto Tecnico “Primo Levi” di Bollate (Città Metropolitana di Milano). Un percorso interattivo composto da workshop didattici, eventi live e un contest dedicato ai partecipanti che coinvolge fino a maggio oltre 200 istituti selezionati sui territori attraversati dalla rete ASPI e oltre 12mila ragazze e ragazzi che frequentano gli ultimi tre anni della scuola secondaria di secondo grado.


La Polizia Stradale è costantemente impegnata nelle iniziative di prossimità volte ad accrescere la consapevolezza del pericolo che si corre sulla strada a causa di condotte scorrette o azzardate. È infatti l’attività di prevenzione la via privilegiata per contrastare l’incidentalità stradale che, per i giovani fino a 30 anni, rappresenta la prima causa di morte. Prevenzione da attuarsi non solo, attraverso un’azione di controllo capillare, ma anche attraverso la modifica dei comportamenti dei conducenti. Per tale ragione, la Polizia Stradale partecipa a progetti di sensibilizzazione come “Non chiudere gli occhi” portati avanti con i partner istituzionali e storici quale è Autostrade per l’Italia, per promuovere la cultura della legalità.


“Per il Gruppo Autostrade per l’Italia – afferma la presidente di Autostrade per l’Italia Elisabetta Oliveri – la sicurezza è la priorità. Lavoriamo quotidianamente per innalzare i livelli di sicurezza a tutela degli utenti e di chi ogni giorno lavora sulle nostre infrastrutture. Grandi passi avanti in questo senso sono stati fatti anche grazie al supporto delle nuove tecnologie, ma molta strada è ancora da percorrere. Occorre infatti anche un grande cambiamento culturale in tema di sicurezza, a cui stiamo attivamente contribuendo con le nostre campagne rivolte, in particolare, alle giovani generazioni, affinché si adottino comportamenti responsabili alla guida per raggiungere finalmente l’obiettivo di zero incidenti. Un obiettivo sfidante che, insieme alla Polizia di Stato, continueremo a perseguire con grande determinazione”. In particolare la Regione Lombardia, pilastro infrastrutturale e cluster di soluzioni innovative e sostenibili alla mobilità, vanta una rete autostradale tra le più complesse del Paese. La Direzione II Tronco di Milano di Autostrade per l’Italia, infatti, gestisce nel complesso 307,1 km di autostrada, di cui la A4, parte del corridoio Mediterraneo, la A1, nel perimetro di interconnessione tra Milano e il Corridoio Scandinavo-Mediterraneo e la A8/A9, parte del corridoio Reno-Alpi.


“Lungo le tratte di nostra competenza – afferma il direttore del Tronco di Milano di Autostrade per l’Italia, Luca Beccaccini – transita il 21% del traffico che scorre sull’intera rete Aspi, sebbene solamente l’11% dei km siano gestiti dalla Direzione di Tronco di Milano. Per governare la complessità infrastrutturale abbiamo sviluppato soluzioni che agevolano la mobilità degli utenti, in un orizzonte di sostenibilità e sicurezza. Viaggiando da Milano a Dalmine, per esempio, si percorre in A4 la IV^ Corsia Dinamica, primo tratto di smart road del Paese e unica soluzione possibile per consentire l’ampliamento di carreggiata in un tratto urbano tra i più trafficati in Italia. Nonostante l’indubbia portata innovativa del Gruppo Autostrade, gli investimenti sul futuro non riguardano esclusivamente le innovazioni tecnologiche. La formazione, infatti, resta imprescindibile. Specialmente l’educazione alla sicurezza”. Il progetto nelle scuole prevede un test personalizzato, da seguire in aula individualmente su smartphone, che porta ogni ragazzo guidato dal docente a seguire da vicino i temi sulla sicurezza stradale. Con il supporto dei professori, i giovani potranno approfondire lo studio con workshop e materiale educativo multimediale predisposto da ASPI.

Mangia’s Resort: nel 20023 fatturato a 114 milioni, +40% sul 2022

Mangia’s Resort: nel 20023 fatturato a 114 milioni, +40% sul 2022Milano, 6 feb. (askanews) – Prosegue la crescita di Mangia’s Resorts, di proprietà di Aeroviaggi S.p.A., primo operatore dell’hospitality italiano per numero di camere, con 13 resort tra Sicilia e Sardegna e oltre 1 milione di ospiti l’anno. Il 2023 è stato per il Gruppo Mangia’s/Aeroviaggi l’anno migliore di sempre, con un fatturato di 114 milioni di euro, in netta crescita rispetto al 2022 (79 milioni di euro) e un incremento rilevante nella redditività con un’EBITDA pari a 11 milioni di euro (+33% rispetto al 2022).


Si è dimostrata vincente la joint venture siglata con HIP/Blackstone, che ha previsto investimenti e ristrutturazioni di resort, così come la strategia di riposizionamento lanciata nel 2021 e tuttora in atto. Gli ottimi numeri messi a segno nel 2023 confermano il raggiungimento degli obiettivi di un percorso di crescita costante, portato avanti anche grazie alle recenti partnership con brand dell’ospitalità internazionale, quali Marriott International, Hilton e TUI Blue. Andrea Mangia, CFO Mangia’s Resorts dichiara: “Con grande soddisfazione affermiamo di aver superato i livelli del 2019, peraltro in un contesto di riduzione del capitale investito (joint venture con Blackstone), ciò indica un maggior return on equity per gli azionisti. Tra i principali obiettivi del 2024 stimiamo una crescita di fatturato fino a 120 milioni di euro e l’announcement di nuovi importanti operazioni che porteranno ad aumentare il numero di camere di proprietà e/o gestite di circa 700 unità”.


I plus della strategia di sviluppo del Gruppo passano anche attraverso una politica commerciale improntata all’incremento e all’intercettazione della domanda internazionale. Infatti, sebbene il mercato nazionale continui a essere il target di riferimento primario in termini di singola nazionalità, il numero di ospiti stranieri complessivi ha rappresentato la maggioranza dei clienti (52%), con una crescita particolarmente significativa dei flussi provenienti da Francia, Inghilterra, Germania e Stati Uniti. I buoni dati registrati da Mangia’s Resorts nel 2023 sono stati favoriti anche dallo sviluppo di una strategia commerciale multicanale sempre più incline alla valorizzazione di tutti gli intermediari commerciali: dal turismo organizzato che supera il 50% delle prenotazioni alle agenzie online con il 24%, fino al canale diretto, quest’anno in crescita e rappresentato dal 18% delle prenotazioni totali.


Si confermano fondamentali le partnership con i grandi marchi dell’ospitalità internazionale, come le recenti operazioni concluse con Marriott International e Hilton, che contribuiscono a intercettare la clientela 5 stelle, soprattutto straniera. In questa direzione, i loyalty program dei partner coinvolti risultano significativi nell’ottimizzazione degli accordi, inserendo le strutture Mangia’s in un’ottica sempre più internazionale e favorendo l’incremento delle vendite all’estero. Il Gruppo è inoltre impegnato nell’ambizioso sviluppo della linea city hotel 5 stelle lusso, improntata a una proposta di soggiorno upper-upscale, che completerà l’offerta della collezione firmata Mangia’s Resorts. Al momento è in via di definizione un’operazione di acquisizione di una struttura 5 stelle luxury in una delle prime cinque città italiane. Il progetto city hotel si conferma di ampio respiro, con l’obiettivo nel medio e lungo termine di integrare in portfolio strutture di alto livello e in differenti città italiane. Si prevede che il progetto di sviluppo della linea city hotel inciderà già a partire dal 2025 con un +12% sul fatturato totale.


Saranno infine coinvolti, anche per questa nuova linea di strutture, importanti brand dell’ospitalità internazionale, come accaduto per alcune delle strutture 5 stelle attualmente in portfolio. A porre il sigillo della proposta firmata Mangia’s Resorts saranno i servizi legati al f&b e al wellness: anche su questo fronte il Gruppo valuta possibili collaborazioni con marchi di primordine, per ottimizzare il valore dell’offerta e fornire agli ospiti un’esperienza completa di alto livello. Dopo Mangia’s Brucoli e Mangia’s Santa Teresa, oggetto di completo rifacimento nel 2023, con un investimento complessivo di 50 milioni di euro, il Gruppo ha avviato due importanti cantieri in Sardegna. Nello specifico le attività di restyling riguarderanno la struttura MClub Marmorata, a Santa Teresa in Sardegna, in cui verranno ripensate del tutto le camere, tenendo conto delle grandi dimensioni del club e delle esigenze stagionali: per questa ragione si prevede che il totale rifacimento si concluderà entro fine 2025, quando il resort sarà riposizionato come 5 stelle. Al contempo, è stata predisposta la costruzione di una scenografica infinity pool al Mangia’s Santa Teresa Sardinia, Curio Collection by Hilton, nei pressi del quale sarà integrata una nuova area di recente acquisizione destinata a diventare un beach club. L’investimento stimato per questi progetti di ristrutturazione già avviati, insieme ai lavori pianificati al Mangia’s Pollina, è di 100 milioni di euro, a cui si aggiungeranno 150 milioni di euro per altri progetti in via di definizione. La stagione 2024 sarà inaugurata dall’apertura di Mangia’s Brucoli, Sicily, Autograph Collection il 12 aprile e Mangia’s Santa Teresa Sardinia, Curio Collection by Hilton il 4 maggio. Marcello Mangia, Presidente e CEO di Mangia’s Resorts, afferma: “Festeggiamo il 50esimo anno di vita della nostra Compagnia con un risultato eccezionale, primo dei frutti raccolti dopo la profonda trasformazione della nostra azienda. Abbiamo la fortuna di fare un mestiere meraviglioso, offrendo ospitalità in un territorio unico qual è l’Italia. Creare valore è il nostro obbiettivo, riuscirci con questi risultati ci rende felici”.

Legale, patrimoniale e HR: tre settori da gestire per le imprese

Legale, patrimoniale e HR: tre settori da gestire per le impreseMilano, 12 dic. (askanews) – I settori legale, fiscale e di strategia connessa alla consulenza del lavoro sono tra gli aspetti più critici nella gestione aziendale. È quanto emerge da un’analisi su più di 1.000 aziende realizzata – negli ultimi cinque mesi – da Partner d’Impresa, network professionale in franchising, che riunisce commercialisti, consulenti del lavoro, avvocati, esperti in privacy e sicurezza e specialisti di finanza agevolata, per offrire una consulenza imprenditoriale d’insieme, in grado di valorizzare la connessione esistente tra aspetti e norme dei settori legali, finanziari e della consulenza del lavoro con un approccio al cliente dal linguaggio semplice.

L’indagine parte da un primo test di auto-analisi – chiamato TSA – a cui viene sottoposto l’imprenditore per inquadrare i punti forti e le aree di miglioramento in base a quanto da lui percepito e conosciuto. Da questa prima analisi si ottiene una cartina tornasole degli aspetti focali e si inquadrano le modalità di gestione dell’azienda. Da qui è emerso un tessuto imprenditoriale italiano con un grande potenziale di crescita spesso inespresso per la mancanza di sistemi organizzativi aziendali adeguati; nello specifico, le principali aree critiche riguardano l’aspetto legale e patrimoniale. Secondo Partner d’Impresa, dal lato legale le aziende in Italia sono sfornite di una tutela legale preventiva, che si concretizza nella corretta valutazione e interpretazione delle norme alla base dell’attività di impresa; aspetto oggi ancor più fondamentale considerando i contesti commerciali internazionali e globalizzati. Lato patrimoniale, invece, non vi è strategia di pianificazione a lungo termine che miri alla creazione del patrimonio di impresa, alla sua protezione e crescita nel tempo; privilegiando una gestione quotidiana delle proprie attività. Un problema dovuto anche a una scarsa conoscenza degli strumenti operativi da implementare per la tutela patrimoniale.

“Questa indagine fa capire che risulta indispensabile svolgere delle azioni di comunicazione finalizzate a educare e a far crescere la consapevolezza delle imprese fornendo loro, attraverso l’uso di un linguaggio chiaro e semplice, una visione d’insieme complessiva degli strumenti a disposizione. Al fine di facilitare la divulgazione accessibile, come network promuoviamo diverse occasioni di comunicazione, mettendo regolarmente a disposizione guide gratuite in formato Kindle realizzate dai nostri specialisti ed è in via di pubblicazione un volume tecnico dal linguaggio chiaro e dall’approccio complessivo alla gestione d’impresa. Inoltre, stiamo organizzando un road tour gratuito di divulgazione nelle principali città italiane che culminerà con un evento di formazione a Bologna a marzo 2024” ha commentato Sonia Canal Chief Operations Officer di Partner d’Impresa.

Nel mondo 750 mln persone soffronto la fame, le donne le più colpite

Nel mondo 750 mln persone soffronto la fame, le donne le più colpiteMilano, 29 nov. (askanews) – Sono 750 milioni le persone che nel mondo soffrono la fame. E il dato allarmante è che i progressi per contrastarla sono in stallo dal 2015. Nel 2023 la fame a livelli grave o allarmante colpisce 43 Paesi e il numero di persone malnutrite è salito a 735 milioni. Il quadro emerge dall’Indice globale della fame (Global hunger index – Ghi), tra i principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, curato da Cesvi per l’edizione italiana e redatto annualmente da Welthungerhilfe e Concern Wordlwide, organizzazioni umanitarie che fanno parte del network europeo Alliance2015.

A pagarne il conto amaro sono le persone più giovani: l’instabilità alimentare attuale significa rischiare una vita adulta di povertà estrema, soffrire la fame, vivere in contesti incapaci di far fronte ai disastri climatici e all’intrecciarsi di altre crisi. Ad aver di fronte lo scenario più buio sono, in particolare, le ragazze: donne e bambine rappresentano circa il 60% delle vittime della fame acuta, mentre il lavoro di assistenza non pagato le sovraccarica, tanto da triplicare la loro probabilità di non accedere a lavori retribuiti rispetto ai loro omologhi. L’analisi calcola il punteggio GHI di ogni Paese sulla base dello studio di quattro indicatori (denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità dei bambini sotto i cinque anni) e non è un caso che sia stata presentata alla vigilia dell’apertura della Cop28 a Dubai. Il cambiamento climatico ha un impatto diretto e significativo sull’insicurezza alimentare: all’aumentare di temperature e disastri climatici, crescono la difficoltà e l’incertezza nel produrre alimenti. Gli effetti sono particolarmente evidenti nei Paesi poveri e sulla salute dei loro abitanti: il 75% di chi vive in povertà nelle zone rurali si affida alle risorse naturali, come foreste e oceani per la sopravvivenza, essendo quindi particolarmente vulnerabile ai disastri; inoltre, stima il World food program, l’80% delle persone che soffrono la fame sul Pianeta vive in zone particolarmente colpite da catastrofi naturali. Secondo la Banca mondiale, dal 2019 al 2022 il numero di persone che vivono in insicurezza alimentare è aumentato da 135 milioni a 345 milioni, sotto l’effetto combinato delle varie crisi ed emergenze.

“La sovrapposizione delle crisi sta intensificando le diseguaglianze sociali ed economiche, vanificando i progressi sulla fame, mentre il peso più grave è sui gruppi più vulnerabili, come donne e giovani – ha dichiarato Gloria Zavatta, presidente di Fondazione Cesvi – I giovani devono avere un ruolo centrale nei processi decisionali, mentre il diritto al cibo va posto al centro delle politiche e dei progressi di governance dei sistemi alimentari”, ha aggiunto. Inoltre, ha sottolineato, “nei prossimi anni è previsto che il mondo affronti un numero crescente di choc, provocati soprattutto dai cambiamenti climatici. L’efficacia della preparazione e della capacità di risposta alle catastrofi è destinata a diventare sempre più centrale dal punto di vista della sicurezza alimentare”. Dopo che i passi avanti nella lotta alla fame si sono interrotti nel 2015, il punteggio di GHI 2023 per il mondo è 18,3, considerato moderato, meno di un punto in meno dal 2015 (19,1), e dal 2017 il numero di persone denutrite è aumentato da 572 milioni a circa 735 milioni. Le regioni con i dati peggiori sono Asia meridionale e Africa Subsahariana (27,0 per entrambe, ossia fame grave): negli ultimi vent’anni hanno costantemente registrato i più alti livelli di fame e, dopo i progressi dal 2000, nel 2015 la situazione è entrata in stallo. Nel 2023 in nove Paesi la fame è allarmante: Burundi, Lesotho, Madagascar, Niger, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan e Yemen. In altri 34 Paesi è grave. In 18 nazioni dal 2015 la fame è aumentata (situazioni moderate, gravi o allarmanti) e in altri 14 il calo è stato trascurabile (inferiore al 5%). Al ritmo attuale, 58 Paesi non raggiungeranno un livello di fame basso entro il 2030. A destare le maggiori preoccupazioni nel 2023 sono Afghanistan, Haiti, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen, oltre a Burkina Faso e Mali nel Sahel: tra i fattori chiave ci sono conflitti e cambiamento climatico, nonché la recessione economica. In sette Paesi il miglioramento è superiore al 5% dal 2015: Bangladesh, Ciad, Gibuti, Mozambico, Nepal, Laos e Timor Est.

Tra le persone giovani nel mondo, una su cinque non lavora, né è impegnata in corsi di studio o formazione, mentre la pandemia ha causato la perdita di milioni di posti di lavoro, colpendo in particolarmente la fascia giovanile, che anche quando lavora ha il doppio delle probabilità degli adulti di vivere in povertà estrema, con meno di 1,90 dollari al giorno, e molte più probabilità di essere impiegata in modo informale. Questo quadro è ancora più fosco per le ragazze, su cui continua a ricadere il lavoro di assistenza non retribuito, che sottrae loro tempo, energie e opportunità per la propria formazione e per accedere a impieghi retribuiti. È ormai noto, seppur senza risposte, che il lavoro di cura non retribuito è uno dei fattori che contribuiscono al protrarsi della disuguaglianza di genere ed è una delle cause principali della povertà e della fame. Ciò, nonostante sia evidente l’importanza della salute e nutrizione delle ragazze, anche per le generazioni successive. Chiave è il cambiamento climatico, con i disastri che porta con sé: entro la metà del secolo, nello scenario peggiore, potrebbe spingere fino a 158,3 milioni di donne e ragazze in più nella povertà (16 milioni in più rispetto a uomini e ragazzi), mentre l’insicurezza alimentare colpirà almeno 236 milioni in più di donne e ragazze (rispetto ai 131 milioni di omologhi). Al tasso attuale di progressi sul divario di genere nel mondo, inoltre, la prossima generazione di donne dedicherà ancora al lavoro non pagato di cura e domestico 2,3 ore in più dei maschi.

Il focus del rapporto quest’anno è proprio su come gli attuali sistemi alimentari hanno pregiudicato ragazze e ragazzi, che erediteranno sistemi insostenibili, iniqui, non inclusivi e sempre più esposti alle conseguenze del cambiamento climatico. Il gruppo demografico under 25 è importante e in crescita, in particolare proprio nei Paesi con problemi di insicurezza alimentare: costituisce il 16% della popolazione del globo (1,2 miliardi di persone), mai così ampio nella storia, e in gran parte vive in Paesi a basso e medio reddito di Asia meridionale, Asia orientale e Africa7. Insicurezza alimentare e malnutrizione sono massime e persistenti proprio nelle zone dove vive la maggior parte della popolazione giovanile, ossia Asia meridionale e Africa sub sahariana.

Tornano a novembre “I viaggi del cuore” su Canale5

Tornano a novembre “I viaggi del cuore” su Canale5Roma, 23 ott. (askanews) – Dalla prima domenica di novembre torna il programma I Viaggi del Cuore condotto da Davide Banzato, ogni domenica mattina alle 08.50 su Canale5 per la XVI edizione. Le puntate andranno in onda anche nel canale internazionale Mediaset Italia.

Domenica 5 novembre il primo viaggio sarà in Turchia alla scoperta delle meraviglie e della storia della Cappadocia, per proseguire poi con delle puntate a Medjugorje in Bosnia Erzegovina e in Polonia a Czestochowa e a Cracovia, ma anche in missione in Africa con Missioni don Bosco per approfondire il loro importante operato in Etiopia e alla scoperta della fede in Italia, come in Campania in importanti Santuari come quello di Pompei, ma anche in Irpinia a Montevergine e Montella, oppure nel Lazio a Viterbo, in uno dei centri storici medievali meglio conservati d’Europa, conoscendo l’antica “Città dei Papi”, la storia di Santa Rosa e partecipando alla festa della macchina di Santa Rosa, uno spettacolo impressionante, inserita nelle liste del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco nel 2013. Il nostro cammino si concluderà tra le bellezze straordinarie dei paesaggi invernali della Valle d’Aosta nell’atmosfera magica del Natale. In ogni viaggio ci saranno la fondatrice dell’Associazione internazionale Nuovi Orizzonti, Chiara Amirante, il direttore di Famiglia Cristiana, Don Stefano Stimamiglio e gli autori di Edizioni San Paolo per approfondimenti di attualità e per uno spazio sulle ultime uscite editoriali. Il tutto sempre con la presenza di Missioni don Bosco, che racconterà la difficile situazione di diverse realtà dell’India, aiutandoci ad avere uno sguardo sul Mondo.

I Viaggi del Cuore è un format tv ideato e prodotto da Elio Angelo Bonsignore di Me Production insieme alla produttrice per Mediaset R.T.I. Consuelo Bonifati. Autori Davide Banzato (nel ruolo anche di conduttore), e Martina Polimeni; regista Matteo Ricca. Nella sua durata di 50 minuti si propone di raggiungere tutti credenti e non, grazie ad un taglio culturale ed investendo mezzi consistenti per una qualità di immagini di alto livello. Gode del patrocinio della Santa Sede con il Dicastero per l’Evangelizzazione.

Pensioni, Cida: 60% Irpef ricade sulle spalle del 13% dei contribuenti

Pensioni, Cida: 60% Irpef ricade sulle spalle del 13% dei contribuentiRoma, 6 ott. (askanews) – In Italia oggi il 13% dei contribuenti ha un reddito, da lavoro o da pensione, da 35mila euro lordi in su e si fa carico di circa il 60% di tutta l’Irpef. Un peso economico per il ceto medio che si aggrava negli anni. In 25 anni le pensioni dei dirigenti e di tutti coloro che hanno un reddito pensionistico superiore a 4 o 5 volte il minimo Inps hanno subito 5 contributi di solidarietà e 10 blocchi perequativi e in 30 anni hanno perso per sempre più di 1/4 del potere d’acquisto.

Oggi, per esempio, per effetto della mancata rivalutazione degli assegni, le pensioni di importo pari o superiore a 2.250 euro netti al mese si riducono tra il 7,5% e il 9% in termini di potere d’acquisto. Portato a dieci anni, ai pensionati sono ‘scippati’ 40 miliardi di euro proprio per il mancato adeguamento della pensione all’inflazione nel 2023. Se si reiterasse il prelievo anche nel 2024, i miliardi salirebbero addirittura a 60. È quanto emerge dall’incontro pubblico “Siamo tutti lavoratori. Difendere le pensioni e riportare equità” organizzato da Cida che ha coinvolto a Milano l’intera rappresentanza della dirigenza e le alte professionalità, a cui si sono aggiunti le associazioni Forum dei Pensionati, l’Associazione nazionale Magistrati in pensione e il Sinpref, l’associazione dei Funzionari prefettizi. “Se non siamo ancora scesi in piazza, è solo per senso del dovere e solidarietà verso chi davvero non ce la fa. È perché vogliamo essere costruttivi e arrestare il processo di impoverimento che sta colpendo il Paese, nessuno escluso”, commenta Stefano Cuzzilla, presidente Cida.

“Il sistema previdenziale ed economico italiano non può attingere alle tasche dei 5 milioni di italiani che, in servizio o in pensione, pagano da soli il 60% dell’Irpef. Mentre tutti gli altri sono quasi interamente assistiti. La sostenibilità sta nel recupero deciso dell’evasione, che ormai viaggia a circa 100 miliardi ogni anno. E non può esserci sostenibilità senza l’ampliamento della base contributiva e assicurativa attraverso investimenti che favoriscano i lavoratori stranieri, l’aumento delle nascite, l’estensione del lavoro femminile, retribuzioni più alte, il rientro dei giovani dall’estero e un’istruzione di qualità. Oggi quindi siamo qui – conclude il presidente – per dire basta a interventi iniqui e lanciare una petizione in difesa delle pensioni del ceto medio che spinga il Governo ad adottare provvedimenti strutturali e lungimiranti per una visione di Paese più equa e giusta”.