Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Mexedia, i 5 elementi essenziali per una Customer Experience di successo

Mexedia, i 5 elementi essenziali per una Customer Experience di successoRoma, 16 giu. (askanews) – Le necessità degli utenti online evolvono rapidamente e costantemente, spingendo le aziende all’adozione di nuovi approcci per soddisfare le aspettative. Per questo, la Customer Experience è diventata un aspetto cruciale a cui prestare attenzione per interagire in modo efficace con consumatori sempre più esigenti e in cerca di un rapporto diretto e personalizzato con l’azienda stessa. Mexedia, società benefit specializzata nell’erogazione di servizi tecnologici avanzati, illustra quali sono gli elementi imprescindibili affinché una piattaforma di Customer Experience si dimostri efficace ed efficiente nel mercato di oggi, che si contraddistingue per una molteplicità senza precedenti di canali di interazione disponibili. Dall’assistenza telefonica alla chat online, dai social media al punto di vendita fisico, è fondamentale garantire che l’esperienza del cliente sia coerente su tutti i canali.

Il primo elemento, spiega una nota, è la gestione efficiente del tempo dei clienti: gli utenti online desiderano infatti ottimizzare il loro tempo, avendo la certezza di essere compresi a fondo e che le informazioni fornite non vengano perse. Una Customer Experience Platform deve quindi assicurare che lo storico delle interazioni venga mantenuto e sia sempre accessibile e noto all’interlocutore dell’azienda, così da garantire un servizio efficiente e personalizzato e una soddisfazione tempestiva della richiesta. A questo, segue l’adozione di un approccio omnicanale grazie al quale gli utenti possono raggiungere l’azienda attraverso tutti i canali disponibili, in modo fluido e senza intoppi. La Customer Experience deve quindi essere articolata su tutti i touchpoint possibili, senza soluzione di continuità. Il terzo elemento è la Business automation: per le aziende è importante snellire i processi interni e migliorare l’efficienza operativa. Una piattaforma dedicata alla Customer Experience deve quindi integrare strumenti di business automation, come l’automazione dei processi aziendali (BPA), l’automazione dei processi robotici (RPA) e l’automazione basata sull’intelligenza artificiale (AI), per riuscire ad automatizzare tutti i processi più ripetitivi e lasciare che i collaboratori possano dedicarsi alle attività è più strategiche e ad alto valore. Un ulteriore elemento cruciale è la personalizzazione che passa da una profilazione dei clienti precisa e accurata. Ogni azienda desidera infatti instaurare un rapporto duraturo con i propri clienti: riuscire ad offrire loro unicità e ascolto è fondamentale per garantire un’esperienza piacevole e personale e per costruire una relazione solida e duratura nel tempo. Infine, occorre adottare uno strumento dedicato alla gestione della Customer Experience che raccolga tutte le informazioni degli utenti da tutti i touchpoint, così da favorire la fidelizzazione del cliente e permetta di misurare il successo delle iniziative intraprese.

“Oggigiorno siamo abituati ad interagire attraverso moltissimi canali di comunicazione molto diversi fra loro sia nella sfera privata che in quella professionale. Questo approccio ha sicuramente aumentato da un lato la rapidità di comunicazione tra i brand e i clienti, abbattendo quella sorta di barriera fra le due parti. Ma se da un lato i clienti hanno avuto la possibilità di comunicare più rapidamente con i brand, dall’altro questo modus operandi ha aumentato la frammentazione nell’ambito della customer experience. Diviene quindi sempre più importante oggi poter comunicare con i propri clienti attraverso tutti i touchpoint disponibili e garantire loro il medesimo livello di ascolto e supporto, a prescindere dal canale. L’impatto della Customer Experience sul business non è più trascurabile, anzi è divenuto un pillar di business di estremo valore e affidarsi a piattaforme innovative che permettano alle aziende di ascoltare i clienti, analizzare i dati per anticipare le esigenze future e soddisfare velocemente le richieste è la chiave per creare un’esperienza cliente davvero unica e di valore”, afferma Giovanni Mannarino, Head of Tech and Enterprise in Mexedia.

Non è solo una questione di innovazione, la transizione digitale deve essere anche culturale

Non è solo una questione di innovazione, la transizione digitale deve essere anche culturaleRoma, 16 giu. (askanews) – Se prima del Covid-19, la transizione digitale poteva essere considerata un’opportunità per le imprese, oggi è una priorità sulla quale investire, a prescindere dalla dimensione aziendale. Ma per poter rendere le imprese 4.0, occorre infatti stabilire una connessione tra sistemi fisici e digitali, definendo nuovi modelli di business in un contesto sempre più fluido ed interconnesso. Il processo non è semplice. Fortunatamente si può contare sull’aiuto di alcune società in grado di promuovere progetti di innovazione di processo e di prodotto, ingegneria e progettazione, finanza agevolata e servizi per le Imprese. Parliamo di professionisti in grado di accompagnare i clienti nel percorso di transizione digitale attraverso soluzioni IT complesse, rivolte sia alla Pubblica amministrazione sia alle aziende private.

“Trasferire e diffondere la sensibilità della transizione digitale è prima di ogni altra cosa un problema culturale più tecnologico”, ammonisce Giovanni Riefoli, fondatore e amministratore unico di Plus Innovation di Bari. “Dipende da come ogni uomo, non per forza l’imprenditore, si pone davanti alle cose con lo sguardo aperto, senza dare nulla per scontato. E’ una visione quasi filosofica. ‘Io so di non sapere’ diceva del resto Socrate. Ma se gli imprenditori, nel 90% dei casi dicono ‘noi abbiamo sempre fatto così’, questo atteggiamento non consente di affrontare il tema dell’innovazione e del cambiamento in maniera adeguata”. Come si può far comprendere loro che si possono tentare strade alternative e soprattutto vincenti? La risposta arriva ancora una volta dal leader della società barese. “Noi svolgiamo un’attività di tipo quasi educativo: andiamo nelle imprese e condividiamo la nostra filosofia. Poi recepiamo le loro obiezioni, considerazioni, idee e soprattutto bisogni che nel 90% sono sconosciuti agli stessi imprenditori. Migliorare l’esperienza del cliente è il fattore discriminante più importante per il rendimento di ogni azienda, incluse le piccole medie imprese, che rappresentano l’ossatura dell’economia italiana”. Ma perché la rivoluzione culturale di cui parla Riefoli è così importante? “Abbiamo una grande sfida da affrontare, il tempo sta accelerando e con esso anche la spinta al cambiamento, fattore insito nella stessa possibilità di mantenersi vivi e non semplicemente di sopravvivere”. L’avvertimento è abbastanza chiaro. Se un’azienda non riesce a evolversi e adeguarsi al nuovo che avanza, può correre il rischio di fallire. “Adottare tecnologie di ultima generazione non basta- incalza il Ceo- Bisogna comprendere realmente l’evoluzione del mercato e acquisire la capacità di ridefinire i processi aziendali, in un’ottica di modularità e riconfigurabilità continua, per garantire il corretto funzionamento di tutta la ‘macchina’, indicando e condividendo mission, valori e obiettivi da raggiungere”. Concetti non proprio chiari ai più. “Per molte Pmi italiane, la gestione del cambiamento è un argomento ancora in stand by, con livelli di adozione dell’Ict di molto al di sotto della media europea, gap che potrebbe determinare la loro estinzione nel prossimo futuro. L’integrazione delle tecnologie digitali al ‘fare impresa’, come nuovo modello produttivo, si basa sull’interconnessione tra diverse componenti produttive e su una vision orientata all’innovazione di prodotto e di processo che include anche concetti di sostenibilità, privacy, trasparenza, green economy. Aspetti che devono necessariamente contribuire alla ridefinizione dell’intero ecosistema socio-economico. Non si tratta di uno scenario futuristico, ma di una realtà che sta investendo la sfera imprenditoriale in maniera esponenziale e trasversale”, sottolinea l’amministratore di Plus Innovation.

Cosa si può fare per condurre la propria azienda verso la Transizione digitale, divenendo una realtà 4.0? Il consiglio di Riefoli non lascia spazio a interpretazioni “intraprendere un cambiamento di questa portata deve partire innanzitutto da una presa di coscienza, in primis a livello manageriale. Questo cambio di paradigma è molto complesso e può richiedere l’assistenza di terzi, non solo per l’implementazione di nuovi strumenti tecnologici, ma anche per strutturare processi interni più snelli ed efficienti, per diffondere una cultura aziendale orientata al rinnovamento che coinvolga tutti gli attori della filiera e, non da ultimo, rispondere alle rinnovate esigenze dei clienti, offrendo soluzioni che generino valore condiviso”. Ma entriamo nel dettaglio per comprendere su cosa lavorano gli esperti. “A noi interessa conoscere i dati aziendali, perché solo in questo modo è possibile essere competitivi e mantenere un livello di efficienza importante”, afferma Riefoli. Tradotto in parole povere, si devono esaminare attentamente i cosiddetti “cigni neri” (pandemia, Guerra in Ucraina, etc;) che da quattro anni a questa parte incidono negativamente sull’andamento economico delle imprese. Quali sono i dati che dovrebbero invece conoscere le aziende? “Noi abbiamo sperimentato che spesso le aziende hanno difficoltà a gestire e verificare, nell’immediato, lo stato di salute dell’azienda. Talora non conoscono i dati base della loro organizzazione (il costo del personale, il costo delle materie prime, i costi dell’energia e in generale i costi indiretti che sostengono mediante terzi). Ebbene, se il mio business si impatta in una filiera, attraverso costi di terzi o viceversa e io devo vendere il prodotto a terzi, tutti questi andamenti dovrei non dico prevenirli (il che sarebbe l’optimum), ma almeno conoscere in tempo reale lo stato attuale della situazione. Ribadisco che il tema fondamentale è conoscere, per competere e per crescere. La transizione digitale dovrebbe iniziare con una dichiarazione del problema, una chiara opportunità o un obiettivo ambizioso. Potrebbe riguardare il miglioramento dell’esperienza del cliente, la riduzione dell’attrito, l’aumento della produttività o l’aumento della redditività, ad esempio, utilizzando tecnologie digitali abilitanti che non erano disponibili anni fa”, continua il manager. Ma quali sono le novità, le innovazioni da portare in un’azienda? “La prima cosa sicuramente è quella di introdurre delle tecnologie di gestione della conoscenza dei fenomeni. Porto qualche esempio reale. Se un addetto vendita di un supermercato ha bisogno di conoscere lo stock e la giacenza di un prodotto sullo scaffale, rivolgere la domanda a un palmare dotato di Intelligenza artificiale e avrà la risposta in tempo reale. O ancora, un nostro cliente assume molti dipendenti. Non si tratta di una società di lavoro interinale, ma di una grossa azienda che lavora su commesse. Il principale problema è rappresentato dalla selezione delle candidature che arrivano sul sito. Noi abbiamo creato un sistema per cui i curriculum pervenuti vengono scaricati e letti in maniera sommaria da una intelligenza artificiale, da un sistema che prende delle parole chiave. In questo modo i CV vengono smistati in liste di appropriatezza rispetto all’incarico che si va a determinare. Ma è anche possibile creare sistemi per la gestione dei resi, del venduto. Lo facciamo per diverse attività commerciali, inclusi i ristoranti. Monitoriamo, cataloghiamo la merce acquistata e calcoliamo il prezzo finale in modo che il nostro cliente possa ottenere profitto e non rimetterci”, conclude. Insomma, la posta in gioco è alta. Accogliere questo cambiamento significa far crescere la propria azienda in linea con una trasformazione inevitabile, a livello globale.

Feduf, Lucchini: educazione finanziaria strumento indispensabile

Feduf, Lucchini: educazione finanziaria strumento indispensabileRoma, 15 giu. (askanews) – Una mattinata di confronto a tutto campo sul tema dell’educazione finanziaria. “Siamo alla nostra terza assemblea e questa volta abbiamo deciso di mettere nei nostri panel una serie di figure importanti”. Lo ha affermato Stefano Lucchini, presidente della FEduF, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio aprendo l’assemblea 2023. Lucchini ha ricordato come l’educazione finanziaria sia uno strumento indispensabile per tutelare l’accesso al risparmio, un diritto previsto dalla Costituzione all’articolo 47.

Ai lavori sono intervenuti il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, l’economista della Bocconi Donato Masciandaro, la vicepresidente della Luiss, Paola Severino, l’Arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il presidente dell’Ipsos Nando Pagnoncelli ma anche il celebre ballerino della Scala di Milano, Roberto Bolle. Partendo da una molteoplicità di punti di vista hanno spiegato perché l’educazione sia fondamentale. “E’ uno strumento indispensabile perché questo diritto costituzionale sia tutelato – ha affermato Lucchini -. Non solo perché risparmiare oggi richiede consapevolezza oltre che competenze, ma anche perché avere la giusta tutela-redditività del proprio risparmio o dei propri investimenti corrisponde ad un interesse più generale, quello di una società che non deve perdere il benessere che ha conquistato e che per farlo innanzitutto non deve arretrare sui fondamentali”.

Nei lavori è stata messa in rilievo la necessità di incrementare le competenze finanziarie degli italiani attraverso un percorso formativo completo che parta dalla scuola (60%) e prosegua sul luogo di lavoro (35%), sfatando la convinzione che sia solo per addetti ai lavori o per coloro che hanno la possibilità di approcciare investimenti finanziari. “E’ esattamente quello che è che fa questa questa fondazione – ha rivendicato Lucchini – questa è un’opportunità che che deve essere data a tutti”.

Angelini Industries, ricavi 2022 oltre 2 miliardi

Angelini Industries, ricavi 2022 oltre 2 miliardiRoma, 15 giu. (askanews) – Angelini Industries, il gruppo industriale italiano attivo in 21 paesi con 5.800 dipendenti nei settori salute, tecnologia industriale e largo consumo, ha chiuso il bilancio consolidato del 2022 con un valore dei ricavi complessivi mai raggiunto prima, pari a 2,057 miliardi di euro, in aumento del 14,88% rispetto al 2021 (1,790 miliardi). Il margine operativo lordo è di 254,7 milioni, il risultato operativo è di 39 milioni, il risultato netto di 80 milioni. Il 54% dei ricavi di Angelini Industries, è generato in Italia, mentre il 46% è prodotto all’estero, di cui il 37% in Europa e il 9% nel resto del mondo. “I risultati registrati nel 2022 – commenta il Ceo Sergio Marullo di Condojanni – confermano la solidità del nostro Gruppo e le scelte strategiche che abbiamo operato in questi tre anni di lavoro. La nostra è una visione imprenditoriale di lungo periodo, che quindi ci dà agio di investire pensando veramente al futuro, immaginandone le sfide e decidendo di conseguenza. In questa chiave è possibile quindi leggere gli 800 milioni di euro che abbiamo investito nel triennio e che ci hanno permesso di rafforzarci ulteriormente nell’area della brain health – dove puntiamo a dare risposte concrete ai pazienti affetti da epilessia resistente ai farmaci. Al contempo nell’area della tecnologia industriale puntiamo a cogliere le grandi opportunità di sviluppo nella robotica e nell’automazione che il commercio online ha aperto e progressivamente fatto crescere durante la pandemia, con un focus particolare sul Nord America dove intendiamo concentrare i nostri sforzi nel prossimo anno. Una menzione particolare, in quanto fattore chiave in questo percorso di crescita, va a tutti i nostri collaboratori che, con passione e determinazione, hanno messo a disposizione del nostro Gruppo le proprie competenze”.

Imprese, Visa: oltre il 70% delle Pmi accetta pagamenti digitali

Imprese, Visa: oltre il 70% delle Pmi accetta pagamenti digitaliRoma, 14 giu. (askanews) – L’accettazione dei pagamenti con carta tra le PMI e i piccoli esercenti in Italia continua a crescere: + 7% rispetto allo scorso anno (67% nel 2021 vs 74% nel 2022). I settori retail, food & beverage e health & wellness guidano la classifica. I vantaggi indicati sono chiari e, tra questi, spiccano la sicurezza, la semplicità d’uso rispetto ad altri metodi di pagamento, l’incremento di fatturato. È quanto emerge dallo studio Visa sulle PMI, condotto in 14 Paesi europei, tra cui l’Italia, per meglio comprendere le sfide e le aspettative dei micro e piccoli esercenti nel contesto dei pagamenti.

Come emerge dalla ricerca, spiega una nota, le piccole imprese italiane sono state pesantemente colpite dall’incertezza economica, dall’inflazione e dalle difficoltà di approvvigionamento che hanno generato un aumento dei costi per il 58% di esse. Inoltre, il 32% delle PMI ha dovuto aumentare i prezzi, il 21% ha registrato una riduzione del carrello della spesa e il 10% ha dovuto ridimensionare la propria attività. Solo una percentuale minore ha saputo resistere e ha scoperto nuove opportunità (6%). A determinare il successo di queste piccole imprese è la maggiore propensione ad accettare pagamenti con carta, il rapporto con clienti internazionali, la presenza online e la disponibilità a investire in strumenti che aumentino l’efficienza e permettano di risparmiare tempo. Rimane la consapevolezza che la tecnologia possa essere un prezioso alleato in tempi di crisi: per questo motivo, più della metà degli intervistati (57%) si aspetta un supporto nella digitalizzazione da parte dei fornitori di servizi di pagamento. “In Visa, negli ultimi anni, abbiamo contribuito ad accelerare la digitalizzazione di 8 milioni di PMI in Europa, fornendo loro una rete di pagamento globale, veloce e sicura – sottolinea Stefano M. Stoppani, country manager Visa Italia. – “Aiutiamo le piccole imprese a crescere migliorando le loro capacità digitali e collegandole alla nostra rete di pagamenti, mettendole in contatto con un maggior numero di clienti, migliorandone l’esperienza complessiva e contribuendo ad aumentare le vendite. La nostra ricerca conferma che il digitale rappresenta una leva per la crescita, anche in contesti difficili”.

Per le PMI che accettano pagamenti con carta, il valore che ne deriva è evidente: il 66% li considera più semplici rispetto ad altri metodi di pagamento, il 67% è del parere che riducano il rischio di non essere pagati, mentre per il 29% l’accettazione dei pagamenti con carta ha comportato un aumento del fatturato compreso tra il 6 e il 15%. La ricerca segnala inoltre la necessità di aumentare la digitalizzazione delle PMI italiane: più di una 1 su 4 non accetta ancora pagamenti con carta (26%) e si distingue per essere attiva solo sul mercato domestico (59%) e sui clienti business (56%).

Mentre le esigenze gestionali delle PMI diventano sempre più sofisticate, il tempo per occuparsene si riduce sempre di più. Non a caso cresce la necessità di disporre di soluzioni tecnologiche a supporto del business: il 57% delle PMI italiane utilizza piattaforme software e quasi la metà chiede soluzioni innovative. Il 49% ha bisogno di una piattaforma software che includa tutte le funzionalità in modo integrato, il 47% richiede che sia personalizzata in base alle specifiche esigenze aziendali. Tra gli elementi principali per le PMI in un’offerta di pagamento, indipendentemente dal fatto che accettino o meno pagamenti con carta, la riconciliazione in giornata e gli strumenti di sicurezza contro le frodi sono in cima alla lista.

E tra i driver che spingerebbero i non utenti a prendere in considerazione l’accettazione di pagamenti con carta, al primo posto la possibilità di farlo senza l’acquisto di tecnologia aggiuntiva (21%), come nel caso di Visa Tap to Phone che permette di accettare pagamenti su dispositivi Android dotati di NFC senza la necessità di ulteriore hardware. “Le PMI devono gestire situazioni complesse, spesso con poche risorse a disposizione,” continua Stoppani. “Quello che cercano è una controparte tecnologica che offra loro tutti i servizi di cui hanno bisogno, un unico punto di riferimento che risponda alle loro esigenze con flessibilità. Per questo lavoriamo insieme a partner selezionati per dotarle di strumenti di accettazione di nuova generazione, semplificando la complessità attraverso strumenti come Tap to Phone, che non richiedono un terminale dedicato”.

Mbda, inaugura Missile Engineering Center negli Emirati Arabi Uniti

Mbda, inaugura Missile Engineering Center negli Emirati Arabi UnitiRoma, 9 giu. (askanews) – Realizzato negli Emirati Arabi Uniti, il Missile Engineering Center è stato ufficialmente inaugurato martedì 6 giugno, alla presenza di Tareq Al Hosani, Segretario Generale del Tawazun Council, M. Nicolas Niemtchinow, Ambasciatore francese negli Emirati Arabi Uniti e Eric Béranger, Chief Executive Officer di Mbda. L’obiettivo del Missile Engineering Center – sottolinea una nota – è quello di rafforzare la partnership di lungo termine tra gli Emirati Arabi Uniti e Mbda e stabilire una base per lo sviluppo congiunto di sistemi missilistici. Questa cooperazione ha l’obiettivo fondamentale di offrire sistemi missilistici al giusto livello di prestazioni, facendo leva e rafforzando le capacità sovrane dell’industria della difesa degli Emirati Arabi Uniti, attraverso un significativo contributo locale. Il Missile Engineering Center negli Emirati Arabi Uniti è il primo del suo genere al di fuori dell’Europa per Mbda: è pienamente operativo con un team congiunto di ingegneri di Tawazun Technology Innovation e Mbda, che lavorano alla prossima generazione della famiglia di Smart Weapons. Tareq Al Hosani, Segretario generale del Tawazun Council ha affemato: “Sono lieto di assistere all’inaugurazione ufficiale del Missile Engineering Center negli Emirati Arabi Uniti, che segna una pietra miliare significativa nella nostra partnership con MBDA. Questo centro rappresenta il nostro impegno per rendere efficace l’industria della difesa degli Emirati Arabi Uniti. Il Missile Engineering Center è una testimonianza della proficua collaborazione tra Tawazun Council e MBDA e simboleggia la nostra visione condivisa per la cooperazione a lungo termine e la crescita reciproca nella regione. In Tawazun Council miriamo a sviluppare sistemi missilistici avanzati che soddisfino i requisiti specifici del nostro paese, promuovendo allo stesso tempo contenuti locali e trasferimento di conoscenze” ha aggiunto Al Hosani. Eric Béranger, Chief Executive Officer di Mbda, ha dichiarato: “Per noi di Mbda, questa inaugurazione è un momento fondamentale e la dimostrazione dell’importanza della nostra presenza locale e della cooperazione con il nostro partner Tawazun Council. MBDA e i suoi team sono estremamente orgogliosi di vedere il nuovo Missile Engineering Center operativo e già al lavoro sullo sviluppo delle Smart Weapons di prossima generazione. Questa speciale cooperazione è il simbolo stesso di ciò che miriamo a raggiungere con il nostro partner Tawazun Council negli Emirati Arabi Uniti, proiettandoci a lungo termine, per rendere la nostra collaborazione vantaggiosa per tutti ed è una chiara evidenza del nostro coinvolgimento nella regione”.

Ibr Grant Thornton: tre le minacce 2023 per le imprese del mid-market

Ibr Grant Thornton: tre le minacce 2023 per le imprese del mid-marketMilano, 6 giu. (askanews) – Inflazione, attacchi informatici e rallentamento dell’economia sono tre delle minacce più importanti nelle menti dei leader aziendali nel mid-market nel 2023. Secondo i dati dell’International Business Report (IBR), l’indagine globale di Grant Thornton con dirigenti di aziende del mid-market, più della metà (51%) dei manager vede l’inflazione come una minaccia continua, mentre il 47% ha citato gli attacchi informatici e il 50% ha fatto riferimento al rallentamento dell’economia.

In questi ultimi mesi si sono aggiunti, come quarta minaccia, i rischi connessi all’andamento del settore bancario che hanno contribuito a creare un clima di maggiore incertezza per molte aziende. Sebbene l’economia globale abbia mostrato resilienza nelle recenti sfide, le imprese e i consumatori continuano a risentire del costo della vita, dell’aumento delle bollette energetiche e dell’aumento dei tassi di interesse. Le aziende stanno agendo per ridurre i costi derivanti dall’aumento dell’inflazione.

Secondo l’IBR, più della metà delle aziende del mid-market a livello globale (51%) considera l’inflazione una vera preoccupazione. Nonostante l’aumento dei costi, il 55% delle imprese prevede di aumentare la redditività nel corso del prossimo anno (48% i dirigenti di aziende italiane, rispetto a 37% nel 2021) attraverso la ricerca di maggiore efficienza operativa e l’identificazione di nuovi mercati. Nuove sfide che non frenano le preoccupazioni per il 47% dei leader aziendali del mid-market, come emerge dai dati dell’IBR, che identificano l’attacco informatico come una minaccia per la propria attività nel 2023. Il costo dei crimini informatici per le aziende dovrebbe raggiungere gli 8 trilioni di dollari quest’anno e entro il 2025 le frodi e le truffe online costeranno 10,5 trilioni di dollari.

“Il settore dell’Information Technology e in particolar modo della Cybersecurity, hanno visto dopo la pandemia una crescita esponenziale che non accenna a fermarsi, dovuta alle numerose sfide che le aziende si sono trovate ad affrontare. L’evoluzione del business in nuove direzioni ha richiesto l’introduzione di una cultura informatica più avanzata e un approccio più innovativo, in termini di infrastruttura e sicurezza”, ha sottolieneato Paolo Azzalin, Partner Ria Grant Thornton.

Il futuro a portata di mano: call di crowdfounding di Bper Banca

Il futuro a portata di mano: call di crowdfounding di Bper Banca


Il futuro a portata di mano: call di crowdfounding di Bper Banca


Il futuro a portata di mano: call di crowdfounding di Bper Banca























1686046808 Il futuro a portata di mano call di crowdfounding di

Milano, 6 giu. (askanews) – Al via da oggi la sesta edizione di “Il futuro a portata di mano”, la call con cui Bper Banca intende sostenere 3 progetti di riqualificazione di spazi volti alla realizzazione di ad attività culturali e creative per le giovani generazioni, in aree territoriali italiane che vivono una situazione di fragilità sociale ed economica. Il bando si rivolge ad enti del Terzo Settore per la candidatura di progetti che abbiano la finalità di attivare azioni innovative e inedite con impatto sociale misurabile, per l’inclusione di famiglie con bambini e bambine fino ai 10 anni o ragazzi e ragazze fino ai 19 anni.

C’è tempo fino alle ore 12 del prossimo 4 agosto per candidare la propria idea su Produzioni dal Basso, la piattaforma italiana di crowdfunding e social innovation. Se i progetti riusciranno a raggiungere il goal del 35% del budget previsto grazie alla raccolta fondi, Bper contribuirà con il restante 65%. Le candidature saranno vagliate da un’apposita commissione interna a Bper Banca, che li valuterà in base a criteri come l’originalità ma anche l’attinenza ai temi promossi dal bando, la sostenibilità economica, eventuali precedenti esperienze di crowdfunding, la valutazione dell’impatto sociale e la capacità di fare networking con le altre realtà del territorio. L’annuncio è stato dato durante il talk formativo che Bper Banca ha tenuto insieme al Tortellante Aps, al Palazzo dei Congressi di Riccione, nell’ambito del Festival del Fundraising.

Pnrr e Fondi Ue, consulenti dedicati per non perdere le opportunità

Pnrr e Fondi Ue, consulenti dedicati per non perdere le opportunità


Pnrr e Fondi Ue, consulenti dedicati per non perdere le opportunità


Pnrr e Fondi Ue, consulenti dedicati per non perdere le opportunità




























1686033723 Pnrr e Fondi Ue consulenti dedicati per non perdere le

Roma, 6 giu. (askanews) – Una pioggia di soldi che però deve essere finalizzata al meglio. 209 miliardi, sommando i fondi Pnrr e quelli derivanti dal fondo Next Generation Eu, che vanno gestiti da una classe dirigente che però al Sud ancora deve essere pienamente formata. Per il periodo 2014-2020, l’Italia ha ricevuto 64,8 miliardi di euro dai fondi di coesione messi a disposizione da Bruxelles, ma la spesa complessiva certificata dagli organismi europei è stata di 35 miliardi di euro, pari cioè al 54% circa dell’ammontare. Mancano all’appello dunque ben 29,8 miliardi di euro: “Denaro -sottolinea Vincenzo Vinciguerra, analista finanziario e founder di Uropp Finance- che rischiamo di perdere. 29,8 miliardi di euro sono davvero tanti, quasi una finanziaria, è non poterli utilizzare sarebbe davvero uno spreco imperdonabile”.

Ancora più imperdonabile sarebbe gettare al vento il denaro che sta arrivando appunto dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza e dai programmi annessi. Nel semestre in corso, l’avanzamento del Piano impone ulteriori 27 obiettivi da conseguire. Di questi, solo uno è stato centrato. Lo dice a chiare lettere la Corte dei Conti. La magistratura contabile ha infatti certificato che, escludendo le spese collegare a misure precedenti come i bonus edilizi e gli incentivi 4.0, il livello di impiego del denaro disponibile è fermo addirittura al 6%: “Il che vuol dire -ricorda Vinciguerra- che alcuni interventi, da qui al 30 giugno 2026, non potranno essere realizzati. Molti mi chiedono come ciò possa accadere. L’inghippo è nella nostra macchina burocratica che appare, rispetto agli altri Paesi europei, estremamente farraginosa e poco propensa al cambiamento. É da qui che bisogna ripartire per cambiare registro. E bisogna farlo subito per evitare di perdere occasioni che, di certo, sarà difficile possano ripetersi nei prossimi anni”. Servono per questo consulenti che sappiano accompagnare sia le imprese che le Pubbliche amministrazioni: “Come mai -dice ancora Vinciguerra- la Lombardia, tanto per fare un esempio virtuoso, riesce a spendere tutto quello che riceve e molte regioni no? Perché Piemonte e Toscana hanno risultati brillanti? La risposta è nel metodo. Al Sud, manca una classe dirigente adeguata e pronta, diciamo così, a imparare le regole dettate da Bruxelles. I fondi europei sono complessi e vanno innanzitutto capiti e ben interpretati, poiché seguono la procedura del Project Cycle Management e chiedono cronoprogrammi, come il diagramma di GANNT, con la definizione di tutte le attività dei partner europei. Se questo processo salta, si rischia di presentare progetti non conformi e quindi passibili di bocciatura. Credo allora che sia arrivato il momento di dotarsi di project manager capaci, di figure professionali che sappiano tradurre in iniziative concrete i bisogni del territorio, ma iniziative che siano compatibili con gli obiettivi che i fondi stanziati si propongono di realizzare”.

Scarse competenze, passaggi burocratici a volte esasperanti, scarsa adattabilità. I difetti italici dunque come ostacolo al progresso: “Come mai -dice ancora Vinciguerra- la Lombardia, tanto per fare un esempio virtuoso, riesce a spendere tutto quello che riceve e molte regioni no? Perché Piemonte e Toscana hanno risultati brillanti? La risposta è nel metodo. Al Sud, manca una classe dirigente adeguata e pronta, diciamo così, a imparare le regole dettate da Bruxelles. I fondi europei sono complessi e vanno innanzitutto capiti e ben interpretati, poiché seguono la procedura del Project Cycle Management e chiedono cronoprogrammi, come il diagramma di GANNT, con la definizione di tutte le attività dei partner europei. Se questo processo salta, si rischia di presentare progetti non conformi e quindi passibili di bocciatura. Credo allora che sia arrivato il momento di dotarsi di project manager capaci, di figure professionali che sappiano tradurre in iniziative concrete i bisogni del territorio, ma iniziative che siano compatibili con gli obiettivi che i fondi stanziati si propongono di realizzare”. Cambiare registro insomma si può. In Lombardia come in Puglia: “Qui, l’attuale Governatore, come quello precedente, ha capito a un certo punto che occorreva intervenire -afferma Vinciguerra. E hanno fatto una cosa semplicissima, hanno sondato il mercato e si sono affidati appunto a consulenti esperti in materia. Il risultato, in pochi anni, è arrivato. I progetti presentati non sono stati più respinti, come spesso accadeva, ma, nella stragrande maggioranza, dei casi sono stati approvati. Con benefici importanti per la regione e per i suoi cittadini, come persone fisiche e giuridiche. Un cambiamento radicale che poi ha significato una migliore qualità della vita e, perché no, servizi più efficienti e tecnologicamente più avanzati. E questo perché buona parte degli investimenti ha riguardato e deve riguardare l’innovazione digitale. Il passpartout per un futuro possibile”.

Un metodo che vale per il pubblico come per il privato: “Il ruolo del consulente che sia in grado di redigere progetti ad hoc -conclude Vinciguerra- è essenziale anche per le imprese. Questo servizio non si limita a indicare l’esistenza di bandi e agevolazioni, ma va oltre perché permette di spulciare i dati contabili dell’azienda e, quindi, di inviare, ogni settimana, una proposta su misura. Il che consente di sapere davvero le opportunità raggiungibili, di non perdere tempo e di non lasciare per strada denaro. Fare tutto questo è per me un obbligo. Non di legge ma morale. Non di legge, ma necessario per il miglioramento economico delle nostre comunità e quindi del tessuto produttivo del nostro Paese”.

Iscrizioni aperte per il Master in Europrogettazione BEEurope

Iscrizioni aperte per il Master in Europrogettazione BEEuropeMilano, 1 giu. (askanews) – Sono aperte le iscrizioni per partecipare alla nuova edizione del “Master BEEurope”, iniziativa formativa di riferimento in Italia per chi vuole diventare esperto nella progettazione europea per le organizzazioni del Terzo Settore, dell’Economia Civile, ma anche per aziende ed enti locali. Tra i punti di forza del Master BEEurope la partecipazione di docenti esperti e professionisti che lavorano a Bruxelles nella presentazione e valutazione di progetti UE e un programma didattico che prevede, oltre ad una base teorica, 40 ore di esercitazione pratica.

La novità di questa edizione: la possibilità di seguire un modulo di approfondimento verticale opzionale di 24 ore su progettazione europea in ambito Health – Life Sciences. I posti sono limitati ed è prevista una valutazione delle candidature che si svolgerà in tre step – 14 luglio, 25 agosto e 15 settembre, fino ad esaurimento delle disponibilità.

Tutte le informazioni sono reperibili al sito www.fondazionetriulza.org La nuova edizione del “Master BEEurope – L’Europa per ripartire” si svolgerà da ottobre a novembre/dicembre 2023 ed è organizzato da Fondazione Triulza in collaborazione con Consorzio Nazionale CGM, una delle principali reti di cooperative sociali in Italia con provata esperienza nella progettazione europea, DIESIS Network, rete europea con sede a Bruxelles specializzata nel sostegno allo sviluppo dell’economia sociale e delle imprese sociali, e CSVNet Lombardia, la rete dei Centri di servizio per il volontariato della Lombardia con cui è nata un’alleanza per l’internazionalizzazione del Terzo Settore. Il Master è nato nell’ambito del progetto BEEurope promosso in partnership con Fondazione Cariplo Obiettivo dei promotori del Master è duplice: valorizzare i giovani laureati con nuove competenze professionali e supportare le cooperative, le imprese sociali, gli enti del terzo settore ed enti locali nell’accedere alle risorse economiche e alle reti europee attraverso la partecipazione ai Programmi UE. Per fare ciò sono necessarie figure professionali specializzate in materia di progettazione comunitaria e ricerca di finanziamenti internazionali dedicati al Terzo Settore e all’Economia Civile Risorse UE che rappresentano oggi una concreta possibilità di crescita e di innovazione irrinunciabile e strategica per affrontare nuove e crescenti sfide economiche e sociali. “L’internazionalizzazione e l’accesso ai fondi UE deve essere una priorità strategica per le organizzazioni del terzo settore e dell’economia civile che vogliono crescere, innovare e attrarre giovani talenti. Con il Master BEEurope cerchiamo di fornire le competenze e gli strumenti per perseverare in questa direzione, coinvolgendo partner e docenti esperti che lavorano da anni a Bruxelles in progetti che mettono al centro il valore economico e sociale dell’economia civile e del non profit – spiega Massimo Minelli Presidente di Fondazione Triulza – In questa edizione abbiamo voluto approfondire la progettazione europea in ambito Health – Life per due motivi: primo perché il socio-sanitario è uno dei settori principali in cui opera il mondo del terzo settore e delle cooperative in Europa e, secondo, perché crescono le realtà del mondo della ricerca e del profit che per presentare progetti europei cercano partner del sociale con cui raggiungere i risultati d’impatto e una concreta connessione con i territori e con i diversi attori della società”.

Il Master avrà una durata complessiva di 72 ore, cui eventualmente aggiungere le ore del modulo opzionale. Sarà strutturato in una parte teorica online – venerdì e sabato – e in una parte di Esercitazione pratica di 40 ore – una settimana – che i partecipanti potranno seguire in presenza in Mind, il distretto dell’innovazione di Milano. Per chi non avrà la possibilità di presenziare, potrà accedere da remoto. Nella settimana di esercitazione saranno affrontate le tecniche di ideazione, di scrittura e di rendicontazione attraverso esercitazioni dirette sui programmi UE che saranno presentati durante il corso. La novità dell’edizione 2023 è la possibilità di svolgere un modulo opzionale di 24 ore a dicembre, che affronterà in modo specifico la progettazione UE in ambito Health – Life Sciences e che potrà essere fruibile anche singolarmente, indipendentemente dalla partecipazione al Master BEEurope. I partecipanti potranno seguire questo modulo in presenza o da remoto.

La direzione del Master è di Fondazione Triulza, affiancata per il coordinamento didattico dal Consorzio Nazionale CGM. Il team dei docenti individuato in collaborazione con DIESIS Network ed è costituito da esperti di progettazione e gestione di progetti comunitari negli ambiti previsti, con esperienze direttamente a Bruxelles ed attivi sui principali network internazionali. I docenti saranno inoltre affiancati da esperti su tematiche di approfondimento trasversali e da testimonial di buone pratiche. Nel Master BEEurope sono stati coinvolti docenti di alto profilo con esperienza internazionale e con competenze teoriche e operative sulla presentazione e/o valutazione di progetti comunitari. Gli interessati – enti e operatori del terzo settore, cooperative, imprese sociali, professionisti, neolaureati, organizzazioni ed enti locali- possono già inviare le proprie candidature che saranno valutate il 14 luglio, 25 agosto e 15 settembre, fino ad esaurimento posti. I candidati dovranno inviare il proprio CV a segreteria@fondazionetriulza.org e saranno contattati per un colloquio conoscitivo.