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Esperto in attivismo sociale: nuovo Diploma universitario di IUSVE

Esperto in attivismo sociale: nuovo Diploma universitario di IUSVEMilano, 18 lug. (askanews) – Formare una nuova figura manageriale impegnata nell’attivismo sociale: è l’obiettivo del nuovo Diploma universitario di primo livello istituito dallo IUSVE – l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona – in “Comunicazione sociale per imprese profit e non profit”. Il percorso accademico formerà quindi una nuova figura manageriale impegnata nell’attivismo sociale, un aspetto che si sta sviluppando sempre di più in un’epoca dove cambiamento climatico, inquinamento, economia circolare e pratiche di sostenibilità diventano sempre più pregnanti.

Il nuovo diploma risponde alle tendenze in atto nel mondo del lavoro, dove le imprese fanno fatica a trovare personale qualificato perché i neolaureati non sono allineati con le competenze richieste, soprattutto a fronte della richiesta di particolari figure professionali legate ai temi -di estrema attualità- come la sostenibilità ambientale, sociale, economica e culturale. Il Bollettino del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal a luglio 2022, evidenzia questo fenomeno registrando oltre il 40% delle imprese che dichiarano difficoltà nel reperimento delle figure ricercate, e circa 204 mila le ricerche di personale per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento per la “mancanza di candidati per i profili ricercati”. Il primo Diploma/Master universitario di I livello in Comunicazione sociale per imprese profit e non profit IUSVE viene incontro a questa esigenza e aprirà le sue prime lezioni il prossimo ottobre. Il Diploma universitario è pensato anche per chi lavora, dato che i corsi si tengono online di venerdì e sabato (solo i laboratori sono in presenza, 5 weekend a Verona e 3 a Mestre), ed è nato per formare i futuri professionisti nel campo della comunicazione sociale, tanto per le imprese profit quanto per quelle non profit.

Queste figure professionali saranno partecipi alle dinamiche strategiche di un settore delicato e in piena evoluzione, capaci di sviluppare campagne di comunicazione integrata, in sinergia tra online e offline, formate per diffondere, con i dovuti e corretti contenuti, la sostenibilità ambientale, sociale, economica e culturale, rispondendo così a una domanda del mercato lavorativo in costante crescita. Gestire i processi della comunicazione di pubblica utilità permette, infatti, di aprire alle collaborazioni nelle agenzie, nel reparto comunicazione di aziende, organizzazioni non profit, quali Organizzazioni di Volontariato (ODV) e Organizzazioni Non Governative (ONG), fondazioni. Per imparare a far coesistere strategia e creatività, scrittura e immagine, rapporto con le istituzioni e i media, i partecipanti vivranno un percorso con nove insegnamenti frontali e cinque laboratori, per un totale di 344 ore di didattica (60 ECTS), con l’opportunità di svolgere 250 ore di tirocinio presso una delle realtà partner. A questo si aggiungono testimonianze, case study e live experience presso aziende, fiere ed eventi a tema.

“Gli interessi dei consumatori stanno cambiando e anche le dinamiche della comunicazione devono adattarsi alle nuove esigenze di un mercato sempre più attento alla sostenibilità ambientale e sociale, all’economia circolare e all’impegno etico a favore del benessere della collettività – afferma il direttore esecutivo, professore Paolo Schianchi – Questo Diploma Universitario di primo livello è stato pensato per rispondere a una tale richiesta del mercato lavorativo. L’idea è quella di formare professionisti in grado di gestire le future frontiere di ogni forma divulgativa. La nuova figura del manager della comunicazione sociale è quindi pronta a fare il suo ingresso nelle aziende, nelle fondazioni e nel terzo settore per promuovere il corporate social activism”. “Nella mia lunga esperienza in associazioni di volontariato – aggiunge Mariagrazia Villa, vicedirettrice del Diploma universitario – ho imparato che la buona volontà non basta, per comunicare le proprie attività e coinvolgere la comunità nella propria visione e missione. Occorre acquisire e sviluppare delle competenze specifiche, di natura tecnico-manageriale, che consentano di diffondere il bene in modo più professionale e, dunque, efficace. Insomma: le soft skills vanno bene, ma servono anche quelle hard che il nostro diploma universitario si prefigge di far acquisire e sviluppare ai partecipanti”.

Partner del percorso formativo sono realtà Cooperativa sociale Santa Lucia, CSVnet-Centri Servizi per il Volontariato, CSV Padova-Rovigo, Fondazione Iris Ceramica Group, Fondazione ISMU, Greencity Italia, Grenze Arsenali Fotografici, H2O Milano, Libera Associazioni nomi e numeri contro le mafie, Studio LAND, Telefono Amico Italia, Venice Call, Worldrise onlus. La chiusura delle iscrizioni il giorno 6 settembre 2023.

Key Value stringe un accordo con Grand per consulenze green alle aziende

Key Value stringe un accordo con Grand per consulenze green alle aziendeMilano, 13 lug. (askanews) – Key Value, società del gruppo Key Partner specializzata nel management consulting, ha stretto una collaborazione con la Green academy for the new deal, volta a rafforzare le proprie competenze consulenziali in ottica green e supportare i propri clienti, organizzazioni pubbliche e private, nel loro percorso di evoluzione ecologica e digitale.

A livello nazionale, si tratta della prima partnership siglata con Grand da una società che opera nel settore della consulenza direzionale. Grand è la prima academy italiana patrocinata dall’Unione Europea che, mettendo a disposizione piani di formazione sulla strategia del Green deal europeo, del pacchetto Fit for 55, del REPowerEU e della strategia dell’idrogeno, mira a ridurre l’impronta di carbonio delle imprese, a renderle più competitive, aumentarne la redditività nel medio-lungo termine e agevolarne l’accesso ai fondi europei. Grazie a questo accordo, i professionisti di Key Value potranno mettere a disposizione dei propri clienti tutta una serie di servizi calibrati sulla base delle strategie indicate dalla Commissione Europea per uno sviluppo sostenibile, con particolare attenzione al tema dell’idrogeno.

“Con grande orgoglio annunciamo questa partnership con Grand – dichiara Alessandro Petrillo, Ceo di Key Value – la prima in Italia del suo genere. Siamo consapevoli di come i paradigmi della consulenza direzionale debbano necessariamente adattarsi anche ai momenti storici che viviamo, alle esigenze del Pianeta e della collettività, che ora vedono al primo posto lo sviluppo sostenibile. Per questo abbiamo scelto questo prestigioso partner, di cui condividiamo i valori e con cui saremo in grado di offrire ai nostri clienti un servizio ancora più peculiare e innovativo, aprendo una strada che ci auguriamo possa essere seguita da tanti altri player di mercato”.

Solaris chiude un round di finanziamento da 38 milioni di euro

Solaris chiude un round di finanziamento da 38 milioni di euroRoma, 12 lug. (askanews) – Solaris SE, la piattaforma di embedded finance leader in Europa, ha annunciato oggi la prima chiusura di un round da 38 milioni di euro della sua Serie F, guidata dagli attuali investitori. Solaris, informa una nota, utilizzerà i fondi principalmente per rafforzare la governance e la compliance, oltre che per porre le basi della prossima fase di crescita dell’azienda. “Negli ultimi mesi abbiamo messo al centro le priorità del Gruppo. Investendo nella resilienza della piattaforma, stiamo raggiungendo gli obiettivi mensili e ora abbiamo garantito l’aumento di capitale previsto. Il forte impegno degli azionisti testimonia l’efficacia della nostra strategia aziendale e la dedizione dei nostri dipendenti”, commenta Carsten Höltkemeyer, CEO di Solaris.

L’azienda ha chiuso l’anno fiscale 2022 con un fatturato netto di 130 milioni di euro e con una crescita del 30% rispetto all’anno precedente, ma allo stesso tempo con una perdita di 56 milioni di euro. Il management team aveva già adottato l’anno scorso misure per affrontare le mutate condizioni di mercato. I risultati del semestre 2023 confermano la strada intrapresa e dimostrano che il modello di business scalabile di Solaris è già in grado di operare con profitto. “Nonostante i notevoli progressi compiuti, siamo ancora nelle prime fasi di attuazione della nostra strategia. La nostra prossima pietra miliare sarà l’integrazione di Contis, con l’obiettivo di sfruttare appieno il potenziale della nostra tecnologia e della nostra piattaforma di prodotti. Ciò sarà accompagnato da un’ulteriore riduzione delle complessità e dalla concentrazione sui nostri prodotti principali. Solaris diventerà un’azienda altamente efficiente e orientata alle prestazioni, con una redditività di esercizio sostenibile”, continua Höltkemeyer.

Parallelamente, ci sono stati cambiamenti nel consiglio di amministrazione di Solaris: il direttore operativo Chloé Mayenobe ha deciso di affrontare nuove sfide professionali e lascerà l’azienda a partire dal 31 luglio. “Aver accompagnato Solaris nella transizione a piattaforma di embedded finance leader in Europa è stata un’opportunità unica. Vorrei ringraziare tutti i dipendenti per l’energia continua che mi hanno trasmesso nello svolgimento delle mie responsabilità”, ha dichiarato Mayenobe. Solaris opera in un mercato di grandi dimensioni, con un tasso di crescita annuo composto di circa il 25% e un bacino di ricavi in Europa fino a 35 miliardi di euro entro il 2027. Mentre la finanza integrata continua ad espandersi, Solaris rafforza la sua posizione di primo piano nell’universo fintech, attingendo a società consolidate e a grandi ecosistemi con un’offerta di prodotti di prim’ordine. Negli ultimi mesi, diversi marchi internazionali di alto profilo si sono uniti alla piattaforma di Solaris, tra cui l’Automobile Club Generale Tedesco (ADAC), Paycell o Jimdo.

Floa (BNP Paribas) sbarca in Italia nel segmento “Buy Now Pay Later”

Floa (BNP Paribas) sbarca in Italia nel segmento “Buy Now Pay Later”Roma, 11 lug. (askanews) – Il segmento del Buy Now Pay Later (BNPL) è in forte evoluzione nel mercato europeo: secondo un’indagine condotta da Kantar il 43% degli europei utilizza almeno una volta questa soluzione per effettuare i suoi acquisti. L’utilizzo del BNPL, si legge in una nota, garantisce una flessibilità finanziaria in quanto consente di suddividere i pagamenti su 90 giorni. Se confrontiamo il 2022 e il 2021, il numero di utenti di BNPL è aumentato del 22%. Tuttavia, il segmento non è ancora maturo nel mercato italiano, nonostante il 31% degli italiani (quasi uno su tre) utilizzi questo metodo di pagamento almeno una volta. In un mercato italiano dominato dalle app per lo shopping, FLOA è un nuovo player che vuole cambiare l’esperienza di pagamento del BNPL a cui gli italiani sono abituati, offrendo loro una “customer journey” più semplice e fluida.

Nel 2022 FLOA è stata acquisita al 100% da BNP Paribas, il principale gruppo bancario europeo, e oggi conta 4 milioni di clienti in Europa e oltre 10.000 partner commerciali online e nei punti vendita.Per gestire l’ingresso e l’espansione nel mercato italiano, FLOA ha nominato Andrea Boschi come Country Manager in rappresentanza di FLOA in Italia. Con oltre 20 anni di comprovata esperienza nel mondo del credito al consumo e del fintech e un solido background nei servizi bancari e finanziari, Boschi guiderà lo sviluppo di FLOA in Italia costruendo un’importante rete commerciale con i partner anche attraverso le società del Gruppo BNP Paribas come BNL o Findomestic. “Il segmento del Buy Now Pay Later ha registrato una crescita molto rilevante negli ultimi anni nel mercato europeo e i clienti apprezzano questa soluzione di pagamento. Nel mercato italiano il Buy Now Pay Later è principalmente proposto attraverso app per lo shopping e FLOA introduce un approccio nuovo e innovativo offrendo una customer journey più semplice e soluzioni che meglio si adattano alle esigenze dei partner” – ha sottolineato Andrea Boschi, Country Manager in rappresentanza di FLOA in Italia.

José Saloio, CEO di FLOA, ha aggiunto: “FLOA combina l’agilità di una società fintech con la forza finanziaria del gruppo bancario leader in Europa BNP Paribas. È una combinazione vincente, al servizio di una forte ambizione: diventare il punto di riferimento nel mercato europeo del BNPL entro il 2025”.

Siderurgia strategica per l’Italia, seconda in Europa per fatturato

Siderurgia strategica per l’Italia, seconda in Europa per fatturatoRoma, 11 lug. (askanews) – L’Italia è il secondo Paese europeo per produzione siderurgica, con un valore di fatturato pari a 60 miliardi di euro. Il comparto siderurgico è uno dei pilastri dell’economia nazionale: la produzione di acciaio interessa gran parte della manifattura italiana e dà lavoro, considerando l’indotto, soprattutto metalmeccanico, a milioni di persone. Ma, nel 2022, la sua produzione non è riuscita a soddisfare la domanda. Ma quest’anno l’effetto è decisamente rientrato, anche se non mancano comunque problemi da affrontare e risolvere.

I report più recenti infatti spiegano che, nel 2023, andrà in modo decisamente diverso. Importante il lavoro di quelle aziende che comprano acciaio grezzo dalla grande distribuzione, lo lavorano e lo vendono alle imprese del settore con timing decisamente ristretto: “Non tutti sanno -sottolinea in una nota Marco Gatti, Ceo di Steel spa società piacentina leader nel campo della distribuzione dell’acciaio- come funziona il mercato. Le acciaierie vendono il prodotto in grandi quantità e chiedono il saldo immediato o comunque garanzie bancarie importanti. Condizioni che non permettono di procedere all’acquisto a cuor leggero. Siamo noi allora a intervenire e, di fatto, a impedire il blocco dell’intero comparto. I nostri magazzini rappresentano il bacino cui le imprese possono attingere, con effetti positivi sia per i tempi della fornitura che sono rapidissimi che per il pagamento dilazionato”. Da Piacenza dunque l’esperienza di un’azienda che per la siderurgia rappresenta un punto di riferimento importante: “Ma dei ma non mancano -spiega ancora Gatti. Gli ultimi anni sono stati molto complicati e i problemi esistono ancora oggi. Fino a qualche mese fa, la vendita degli acciai speciali ha subito un aumento significativo per il caro bollette. E così al momento dell’ordine veniva fissato un prezzo al quale poi, al momento della consegna, bisognava aggiungere un extra proprio per le continue oscillazioni del mercato dovute appunto all’aumento del costo dell’energia. Oggi invece viviamo una situazione completamente diversa ma altrettanto difficile da gestire”.

Condizioni diverse, dunque, ma obiettivo identico: permettere al mondo della siderurgia italiana e dei settori connessi, come quello metalmeccanico, di funzionare senza tentennamenti: “L’energia ora costa meno -sottolinea Gatti. E se prima bisognava aggiungere un extra, ora accade che al costo iniziale dell’acciaio bisogna effettuare una detrazione. Ma il problema che abbiamo davanti è un altro ed è dovuto proprio alla flessione del costo della materia prima. I consumatori finali sanno che il mercato è in continuo movimento e, come accade in Borsa, cercano di procedere all’acquisto con il prezzo più vantaggioso. E così aspettano e danno fondo ai propri magazzini”. Il rischio è evidente ed è quello di arrivare a un certo punto al completo esaurimento della materia prima e quindi al blocco della produzione: “Ed è per questo -conclude Gatti- che aziende come la nostra devono saper gestire i vari momenti storici nel modo migliore possibile. Se i magazzini dei nostri clienti possono, a un certo punto, svuotarsi, i nostri al contrario devono essere in grado di dare sempre risposte immediate. L’aiuto delle nuove tecnologie, l’uso degli algoritmi e un pizzico di esperienza, che non guasta mai, ci permettono di mantenere in piedi l’intero comparto. A tal punto da essere diventati fornitori non solo in Italia ma anche in Europa, esportando acciai speciali in tutti i paesi dell’ex Jugoslavia, in Spagna, in Portogallo, in Germania e in Austria”.

Sud terra di eccellenza, ma è difficile trovare manodopera specializzata

Sud terra di eccellenza, ma è difficile trovare manodopera specializzataRoma, 9 lug. (askanews) – AAA personale cercasi. Dalla Puglia, un’azienda che produce macchinari destinati all’agricoltura e all’edilizia, la Colmac-Italia, lancia un appello: “Stiamo cercando, ormai da diversi mesi, un ingegnere meccanico per la nostra sede molisana – spiega il Ceo Stefano Colizzi. Abbiamo provato in ogni modo, pubblicando annunci, rivolgendoci al mondo universitario e istituzionale, affidandoci persino al passaparola. Niente di niente. Un problema importante per chi vuole fare impresa che riguarda anche la manodopera specializzata. Difficilmente riusciamo a trovare operai già formati. Spesso, per continuare nella nostra attività, dobbiamo affidarci a persone che sono alla loro prima esperienza e insegnare loro il mestiere. Altrimenti, saremmo costretti a fermare la produzione”.

Recenti dati della Cgia di Mestre rivelano che, nel Sud, il numero dei disoccupati è destinato ad aumentare nel 2023: “Il problema -sottolinea Colizzi in una nota- non è pescare nel bacino dei senzalavoro, perché quel bacino esiste ed è anche consistente, ma trovare la persona giusta che abbia praticità e abbia accumulato una certa esperienza. L’anello debole è la formazione che spesso non riesce a soddisfare quanto richiesto da chi offre occupazione, non riesce ad aggiornarsi e trovare le risposte giuste a chi ha bisogno di operai adatti alla propria produzione. Tornitori, operatori al taglio laser, addetti alla macchina pressa-piegatrice sono merce rara. Soprattutto se già specializzati. Per non parlare poi di qualifiche più alte. In quel caso, la situazione diventa ancora più complicata”. Come nel caso dell’ingegnere meccanico. Introvabile da mesi: “Scontiamo -sottolinea Colizzi- anche una questione, diciamo così, geografica. I nostri giovani, terminate le superiori, si iscrivono alle Università di grandi città, in particolare del Nord. E poi, una volta ottenuta la laurea, restano lì perché il lavoro lo trovano immediatamente. Un altro paradosso con il quale dobbiamo fare i conti. La nostra azienda non può contare sull’intelligenza e la preparazione dei cervelli locali. A meno che, ed è questa l’unica speranza, che non ci sia l’effetto saudade, la voglia cioè di ritrovare le proprie radici. Finora non è accaduto e noi siamo costretti a un extra sforzo per soddisfare le richieste che fortunatamente non mancano”.

Una condizione che riguarda molte aziende del Sud: “Siamo accomunati da questo insolito destino – sottolinea Colizzi. Che non riguarda però soltanto la ricerca di manodopera adeguata. Fare impresa qui da noi è più complesso per tanti motivi. Come, ad esempio, i trasporti. La Puglia, e ancor di più il Molise, difettano in tal senso. Senza dimenticare ovviamente le distanze. E poi c’è la questione legata al mondo creditizio e alle difficoltà di avere un aiuto nella nostra azione quotidiana. Quel debito buono che permetterebbe a molti imprenditori di crescere ulteriormente e di rendere il Meridione davvero terra di lavoro”.

PinkoTakeCare lancia i workshop su creatività ed estetica

PinkoTakeCare lancia i workshop su creatività ed esteticaRoma, 6 lug. (askanews) – #PinkoTakeCare svela inediti orizzonti dell’espressione «prendersi cura». Così il futuro del welfare promosso da Pinko si arricchisce di un programma di eventi formativi come punta di diamante di un progetto di sostenibilità globale ed etica che include ambiente, persone e territorio. E conferma l’azienda come great place to work. Ad animare la giornata di venerdì 7 luglio nell’HQ di Pinko a Fidenza sarà un ciclo di workshop guidato da Domenico De Masi, direttore della Scuola FQ di Cittadinanza e professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di Roma, dove e’ stato preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione. Il Prof. De Masi ha studiato ad hoc per Pinko i seminari «Creatività in azienda» e «L’evoluzione dell’estetica e i suoi rapporti con l’industria», a cui parteciperanno dipendenti da tutto il mondo, partner e clienti wholesales. Da sempre impresa family & people – oriented, Pinko sottolinea inoltre il suo impegno a supporto dei giovani, aprendo gli incontri agli studenti universitari.

Inaugurando il ciclo di seminari di #PinkoTakeCare, dalle ore 11 e per due ore, il workshop «Creatività in azienda» porterà dipendenti, collaboratori e studenti a discutere l’ideazione individuale e collettiva. La lezione sarà seguita da un dibattito attorno a quesiti quali: Come sta mutando il lavoro nel passaggio dall’era industriale a quella postindustriale? Perché serve sempre più creatività nelle imprese? Puntando sia sul ruolo chiave della formazione nell’alimentare il growth mindset della sua community, sia sulla creatività come elemento imprescindibile da sostenere e promuovere, Pinko darà ai partecipanti nuovi spunti per risolvere in modo creativo i problemi d’azienda, ma anche per migliorare stile e qualità del proprio lavoro e della propria vita. La conversazione del pomeriggio, dalle 14 alle 16.30, prenderà avvio con il workshop «L’evoluzione dell’estetica e i suoi rapporti con l’industria». Per l’esperienza offerta da #PinkoTakeCare, il Prof. De Masi tornerà in qualità di relatore indagando come il valore di un prodotto non sia determinato solo da funzionalità e materiali, ma soprattutto dalla sua riconosciuta bellezza.

«Da sempre consideriamo lavoratori, collaboratori e nuove generazioni come parte della nostra famiglia. Programmiamo sulla base dei loro bisogni e questi eventi formativi ampliano #PinkoTakeCare, un progetto in cui ci impegniamo a riflettere i nostri valori e guardare oltre», ha spiegato Pietro Negra, presidente e amministratore delegato di Pinko. È infatti assieme alla Moglie Cristina Rubini che Pietro Negra ha dato vita a una realtà internazionale che affonda le sue radici in una storia familiare italiana. Ed e’ proprio sotto la spinta dei fondatori e della seconda generazione della famiglia che e’ decollato #PinkoTakeCare. Lanciato in modo pioneristico quasi 20 anni fa con la creazione di un asilo, programmi legati alla salute e check-up medici, e’ oggi più inclusivo che mai grazie a una formazione a 360°, benefit incrementati, incentivi per crescite interne e attenzione ai bisogni dei singoli con soluzioni personalizzate.

Proposta direttiva Ue su suolo, Re Soil: solo un primo passo

Proposta direttiva Ue su suolo, Re Soil: solo un primo passoMilano, 6 lug. (askanews) – “Un testo che rispecchia solo parzialmente gli obiettivi giusti e ambiziosi che la Ue aveva fissato per curare il degrado del suolo, nonostante indubbiamente individui importanti azioni di monitoraggio per tracciare, entro i prossimi 5 anni, un quadro preciso della situazione dei suoli europei”; così di Debora Fino, presidente di Re Soil Foundation, ha commentato la proposta di direttiva Ue sul suolo presentata a Bruxelles dal vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, e dal commissario all’Ambiente, Virginijus Sinkevicius.

“Nella sua Strategia 2030 per il Suolo, la Commissione si era data l’obiettivo di riportare in salute tutti i terreni europei entro metà secolo – ha proseguito Fino – Per riuscirci occorrono azioni concrete e coraggiose e un deciso cambio di rotta, a partire dal consumo di suolo che procede a ritmi insostenibili in molti Paesi, Italia compresa. Nella stessa introduzione alla proposta di legge, la Commissione ricorda che il 60-70% dei suoli continentali è malato e che i terreni coltivabili si sono dimezzati in 50 anni da 0,36 ettari pro capite a 0,18”. Nel testo di proposta è contenuto qualche passo in avanti rispetto alla situazione attuale. Secondo Re Soil Foundation è ad esempio positiva la decisione di istituire un quadro coerente di monitoraggio di tutti i suolinella Ue e di obbligare gli Stati membri a dotarsi di un registro aggiornato dei siti contaminati, facendo al tempo stesso una valutazione specifica per ogni sito sulle sue ricadute per la salute umana. “Ma sappiamo bene – ha aggiunto Fino – che il monitoraggio da solo non è in grado di far invertire la tendenza al degrado della salute dei suoli. Occorre inserire dei target che siano il frutto di impact assessment, dialogo con le parti e di una visione sistemica che tenga conto degli impatti delle azioni messe in campo in ottica transettoriale”.

Altrettanto positiva è valutata da Re Soil la scelta di prevedere una sorta di “linee guida” che gli Stati dovrebbero seguire in caso di consumo di suolo. Secondo il testo della Commissione si dovrebbero ad esempio ridurre il più possibile le aree soggette a consumo di suolo, selezionare aree in cui la perdita di servizi ecosistemici sarebbe ridotta al minimo e compensare il più possibile la perdita di tale capacità. Importante poi viene sottolineata la volontà di sostenere gli agricoltori che hanno investito in pratiche agricole sostenibili (es.: rotazione colturale) anche attraverso modelli di carbon farming e sistemi premianti, con l’obiettivo di potenziare i casi virtuosi. Anche l’attenzione alla riduzione degli scarti della filiera agroalimentare (il target fissato per il 2030 è -10% nella fase di processo e -30% per distribuzione e consumo) è considerato un segnale positivo.

Walter Ganapini, presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Re Soil Foundation, ha a sua volta sottolineato l’importanza di integrare il contenuto della direttiva nell’iter di approvazione che si aprirà nelle prossime settimane. “È necessario – ha spiegato Ganapini – che il Consiglio dei Ministri UE e il Parlamento Europeo apportino sensibili integrazioni al testo attuale in modo da renderlo coerente con la priorità di avere suoli sani. Da essi dipende il 95% della nostra produzione agricola. Una corretta gestione del suolo, la risorsa più limitata di cui disponiamo, aiuta a mitigare la crisi climatica e ottimizza l’efficienza del sequestro di carbonio. Sono sfide che non possiamo eludere”. Re Soil Foundation è la fondazione promossa dall’Università di Bologna, Coldiretti, Novamont e Politecnico di Torino, con l’obiettivo di dare impulso a reale interventi per la tutela del suolo e la rigenerazione territoriale.

Maps Group: Nasce Maps Healthcare

Maps Group: Nasce Maps HealthcareRoma, 5 lug. (askanews) – Maps Group, pmi con sede principale a Parma che produce e distribuisce software proprietari per l’analisi dei Big Data, operando su tre mercati: Healthcare, Energy e ESG, nel 2023 si è riorganizzata internamente costituendo Maps Healthcare, la Business Unit di mercato dedicata al mondo della sanità digitale; nata all’inizio del 2023, comprende le aziende Artexe, I-Tel, Iasi e SCS Computers e si pone come obiettivo quello di accompagnare le strutture sanitarie, pubbliche e private, nel percorso di digitalizzazione verso modelli “connected care” con soluzioni phygital, piattaforme e applicazioni volte al miglioramento della Patient Experience in tutti i suoi ambiti.

“Un progetto, pensato e costruito a partire dal 2018, che, in pochi anni, ha portato a bordo diverse realtà tra loro complementari, che oggi ci permettono di presentare sul mercato un’offerta solida, innovativa e disegnata per rispondere alle esigenze di una sanità sempre più digitale e connessa con i pazienti” commenta Fabrizio Biotti, Sales&Marketing Director di Maps Healthcare. La sinergia di competenze, prodotti e applicativi ha permesso la progettazione di una soluzione phygital, SISMart, dedicata specificatamente al settore sanitario privato midsize; unica nel suo genere perché si caratterizza per la capacità di gestire in modo integrato patient experience, processi amministrativi, clinici e di governo del dato, supportando le strutture sanitarie ad avere un sistema che facilita il coinvolgimento dei pazienti, l’erogazione di cure basate sul valore, la garanzia di pronto adeguamento ai cambiamenti normativi e alle esigenze di crescita funzionale richieste dall’attuale scenario economico. La soluzione, nata dall’esperienza maturata nell’ambito dei grandi gruppi della sanità privata italiana, si integra in un ecosistema consolidato di offering che comprende soluzioni phygital per la patient experience e la telemedicina, piattaforme di data driven governance specifiche per i processi sanitari, applicativi per la digitalizzazione dei flussi di lavoro dei servizi di diagnostica, relativi alla radiologia, agli esami di laboratorio e all’anatomia patologica e la suite per la gestione integrata dei processi amministrativi, organizzativi e clinici.

La riorganizzazione operativa è accompagnata anche da una nuova comunicazione e una diversa identità visiva. Il logo arancione e blu della BU richiama sia l’appartenenza a Maps Group sia alle aziende che compongono Maps Healthcare.

Il 90% dei crediti ‘non performing’ sono a rischio

Il 90% dei crediti ‘non performing’ sono a rischioRoma, 4 lug. (askanews) – Trecentoquaranta miliardi di euro. Una cifra pazzesca che dà conto del valore, in Italia, dei cosiddetti crediti non performing. Crediti che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente e per i quali il recupero è incerto sia in termini di rispetto della scadenza sia per l’ammontare dell’esposizione di capitale: “Fino a oggi -spiega Graziano Meloni, presidente e amministratore delegato di Manteia-Memar srl, società fintech specializzata in tecnologia avanzata e servizi per banche e asset manager- quando quei crediti vengono ceduti a fondi e servicer specializzati sono analizzati e presi in carico dai gestori, ma il vaglio e l’attività specializzata, vista la mole di documentazione, si limita al 10% del totale. Il che ovviamente offre una efficacia parziale e spesso incompleta con ricadute economiche di non poco conto”.

La pandemia prima e la guerra in Ucraina poi hanno ovviamente aggravato l’ineffcienza del settore che tuttavia già esisteva: “Il rimedio -afferma Meloni- è nella tecnologia avanzata e, in particolare, nell’uso dell’Intelligenza artificiale che aiuta a estrarre e ordinare le informazioni più o meno complesse, così da renderne più dettagliata l’analisi. I portafogli di credito contengono diverse tipologie di titoli, come crediti appunto problematici e inesigibili, ma anche incagli e debiti ancora performanti ma da attenzionare. Ad analizzare la documentazione sono di solito pool di specialisti che devono limitarsi a controllarne solo in parte, mentre il resto viene preso, diciamo così, a scatola chiusa. Una mancanza tecnica, quindi, che penalizza tutte le parti coinvolte, impedendo di fatto la possibilità di trovare nel credito una risorsa”. Ma non basta. Si chiama Imola il nuovo strumento che ha come proprio obiettivo quello di agevolare il percorso e di mettere mano a quel 90% di crediti che spesso vengono, in qualche modo, dimenticati. Si tratta di una virtual data room di nuova generazione a supporto di due diligence e gestione dei portafogli del credito. “Grazie all’automazione dei processi -sostiene Meloni- è possibile analizzare l’intera mole di informazioni, che diventa accessibile e governabile tramite il supporto di dashboard, alert e altri strumenti di gestione, compresi quelli per effettuare la bonifica documentale e informativa. Un supporto essenziale che di fatto movimenta il settore e lo rende decisamente più efficace e performante. Si dà così vita ad una gestione del credito esperto, crediti cioè che sono oggetto di una profonda analisi e che, come tali, danno vita a diverse tipologie di intervento. Sia rispetto a crediti complessi, sia in via preventiva nel decidere se finanziare o meno una persona fisica o giuridica”.

Diversi dunque i benefici che coinvolgono tutte le parti in causa: l’istituto di credito, il fondo che acquista il portafoglio e i singoli debitori. “Con una maggiore conoscenza delle informazioni a disposizione -dice Meloni- è possibile far emergere il doppio del valore, senza aumentare i costi di gestione. Ed è possibile soprattutto porre le basi per un mondo in cui la finanza possa essere strumento di valorizzazione delle storie dei singoli e complessivamente di miglioramento economico e produttivo delle nostre comunità. Il credito, del resto, ha sempre rappresentato una risorsa irrinunciabile per privati, aziende e istituzioni. Un’opportunità per realizzare i loro progetti e migliorare la qualità della loro vita. Ma perché ciò accada -conclude Meloni- è necessario eliminare i tratti patologici che, non solo in Italia, ancora persistono e che ne compromettono la sua natura originaria. La strada è appunto quella del credito esperto, grazie al quale si ragiona su come aiutare chi è in difficoltà e capire se è ancora meritorio di fiducia ma si valuta anche, non affidandosi più solo agli algoritmi di un computer, se è opportuno o meno sposare i progetti di privati o di aziende. Una valutazione profonda grazie alla quale le stesse banche non chiuderanno a priori i rubinetti per evitare crac stile Silicon Valley o Credit Suisse”.