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La fintech iBanFirst continua la sua crescita (+72,2% in 4 anni) e rinnova la sua identità

La fintech iBanFirst continua la sua crescita (+72,2% in 4 anni) e rinnova la sua identità




La fintech iBanFirst continua la sua crescita (+72,2% in 4 anni) e rinnova la sua identità




















Roma, 6 apr. (askanews) – iBanFirst, fornitore globale di servizi finanziari che offre alle PMI soluzioni su misura per la gestione di incassi e pagamenti internazionali, continua anche quest’anno la sua ipercrescita – +72,7% in media ogni anno tra il 2018 e la fine del 2022 – e annuncia una nuova brand identity per riflettere al meglio l’ambizione di essere il punto di riferimento per i pagamenti internazionali B2B di nuova generazione. Presente in 10 Paesi europei, dopo l’ultima aggiunta del Regno Unito con l’acquisizione di Cornhill, e con oltre 350 dipendenti, iBanFirst punta ora a diventare l’alternativa numero uno per tutte le aziende che effettuano pagamenti internazionali.

Circa una anno fa l’ingresso in Italia: 15 assunzioni, oltre 100 clienti. Il traguardo arriva a distanza di quasi un anno dall’annuncio dell’ingresso sul mercato italiano, dove iBanFirst è riuscita ad espandere il proprio business attirando oltre 100 nuovi clienti. Recentemente, la fintech ha aperto la propria sede italiana a Milano, dove attualmente operano 15 specialisti. L’obiettivo è arrivare a quota 30 entro il 2024. In Italia il volume di transazioni nell’arco di un anno è stato di oltre 100 milioni di euro. Michele Sansone, Country Manager di iBanFirst in Italia ha dichiarato: “Ormai anche in Italia il tema della digitalizzazione non ha più confini. Anche l’operatività delle nostre PMI verrà sempre più semplificata dall’ausilio del digitale che velocizza gli interi processi, abbattendo i costi fissi. Con iBanFirst siamo riusciti a intercettare questo trend nel mercato, annullando l’operatività spesso macchinosa della sala cambi e portando ai nostri clienti un vantaggio in termini di tempo e costi, operando in piena trasparenza”.

La nuova immagine aziendale, più audace e potente, abbraccia il suo nuovo posizionamento. Il nuovo sito web, il logo rinnovato e la nuova combinazione di colori nero e viola simboleggiano la potenza e l’audacia del gruppo, che ora genera un volume di transazioni mensili pari a 1,4 miliardi di euro ed è appena stato inserito dal Financial Times tra le aziende a più rapida crescita in Europa (FT 1000) per il quarto anno consecutivo. iBanFirst ha adottato anche un nuovo motto “Trust beyond borders”. In un momento in cui le incertezze economiche e i rischi valutari non sono mai stati così grandi per le aziende coinvolte nel commercio internazionale, iBanFirst rivela il suo principale punto di forza: affermarsi con successo come partner di fiducia per migliaia di aziende, combinando la potenza della sua piattaforma con l’esperienza dei migliori specialisti FX. Uno studio esclusivo di Bain dimostra che iBanFirst ha uno dei punteggi di soddisfazione e raccomandazione più alti della sua categoria (NPS di 63).

Pierre-Antoine Dusoulier, CEO e fondatore di iBanFirst, ha dichiarato: “In meno di 10 anni, iBanFirst ha dimostrato che è possibile reinventare i servizi di pagamento internazionali a disposizione delle imprese. Investendo oltre il 20% del proprio budget annuale in tecnologia, iBanFirst ha creato un’interfaccia potente e intuitiva e ha sviluppato un ecosistema unico con banche di primo livello per affermarsi come alleato fidato di CEO e CFO. Oggi, la nuova brand identity riflette il nostro nuovo profilo di leadership e le nostre ambizioni. Il mercato internazionale dei pagamenti ha visto un cambiamento storico negli ultimi anni. Questo è solo l’inizio. Abbiamo tutte le carte in regola per diventare la prima alternativa europea per i pagamenti transfrontalieri B2B”.

Holding Società Semplice, è boom di richieste da parte delle imprese

Holding Società Semplice, è boom di richieste da parte delle imprese




Holding Società Semplice, è boom di richieste da parte delle imprese – askanews.it



















Roma, 6 apr. (askanews) – “Gestire il patrimonio aziendale” ed “evitare il fallimento” con rispettivamente 14.500.000 e 4.500.000 risultati di ricerca su Google, sono fra le parole chiave più richieste dagli italiani. Senza dimenticare anche “quanto costa una donazione” con 4.450.000 ricerche e “trasmissione di patrimoni familiari” con 1.250.000. E’ quindi evidente che fra le maggiori preoccupazioni dei nostri connazionali e, soprattutto degli imprenditori, vi sia la tutela del patrimonio e la sua trasmissione ai figli.

“Lo strumento migliore per rispondere a questa crescente esigenza è la creazione di una ‘Holding Società Semplice’”, spiega Matteo Rinaldi, avvocato d’affari e consulente d’impresa. “Parliamo del modello vincente delle grandi multinazionali, applicabile anche alle Pmi. Riscoperta negli ultimi anni nell’ambito degli strumenti di pianificazione e tutela patrimoniale, soprattutto grazie alla snellezza della sua costituzione, la flessibilità e i vantaggi fiscali, sta ottenendo sempre più interesse. Non a caso la rendono un efficace strumento di gestione e di trasmissione di patrimoni familiari, composti da immobili, brevetti, marchi e partecipazioni sociali. Nel suo assetto giuridico è l’ente sociale più semplice dall’ordinamento italiano, però, la sua semplicità non deve sminuirne le grandi potenzialità, basti pensare alla ‘Dicembre Società Semplice’, la cassaforte di famiglia degli Agnelli, posta al vertice della catena di comando della famiglia che è ancora oggi il miglior strumento di gestione e trasmissione di patrimoni familiari”. Non tutti però conoscono le potenzialità e vantaggi che può offrire una “Holding Società Semplice” creando, così, un gruppo societario gestito dalla famiglia dell’imprenditore. “La creazione di ‘Holding Società Semplice’ – prosegue Rinaldi – nel passaggio generazionale può rappresentare una soluzione strategica per mantenere il controllo aziendale all’interno della famiglia. Sempre più spesso il problema dell’avvicendamento successorio all’interno delle aziende di famiglia viene risolto mediante la creazione di holding. Si tratta infatti di una scelta strategica che consente il mantenimento del controllo societario accentrato, evitando la dispersione di quote e utili, superando, nel rispetto della legge, il problema della divisione tra i vari eredi dell’attività di famiglia. Ne trova beneficio soprattutto l’esigenza di contenimento della conflittualità familiare, situazione piuttosto frequente a fronte di cospicuo numero di eredi. Le peculiarità, caratteristiche e inclinazioni di ognuno dei familiari, infatti, trovano giusta collocazione all’interno della holding familiare che permette di affidare a ciascun membro della famiglia il controllo e/o partecipare a un singolo settore del business azionale”.

La creazione di una holding, oltretutto, nel passaggio generazionale può rappresentare anche una scelta strategica in termini di sgravi fiscali attraverso lo strumento della donazione con riserva di usufrutto delle partecipazioni detenute. Una holding, infatti, consente di gestire al meglio il passaggio agli eredi. In questo modo, ogni erede, avrà una quota della Società Semplice (evitando di dover suddividere tra gli eredi le quote di più società operative). Inoltre, al fine di agevolare il passaggio generazionale, solitamente si effettuano operazioni di donazione della nuda proprietà agli eredi. “In questo modo – chiarisce il consulente – l’imposta di donazione viene applicata solo sulla quota dell’usufrutto della partecipazione e non sull’intero valore della partecipazione come in caso di successione. Per questo motivo, pianificare in anticipo questo passaggio può portare a ottenere vantaggi fiscali in ottica successoria”. Ma i vantaggi sono anche altri. Spesso una società possiede un interessante patrimonio immobiliare. Per evitare che un’eventuale “crisi” possa esporre l’azienda all’aggressione dei creditori sul patrimonio immobiliare è possibile procedere allo scorporo del ramo operativo in una Newco.

“In questo modo, si potrà blindare il patrimonio immobiliare nella holding, al riparo delle vicende legate all’operatività. Gli immobili vengono poi concessi in locazione, ove necessario, alla società operativa. Stesso dicasi se la società possiede dei beni di valore (marchi e brevetti). Anche in questo caso, si procede a blindare il ‘bene immateriale’ in una holding che controlla l’operativa; alla quale si concede l’uso del bene immateriale a fronte del pagamento di una Royalties. La holding funge da capogruppo ed è così collocata al vertice”. Per tornare ai grandi interrogativi ricercati dai nostri imprenditori, c’era anche la tutela del patrimonio familiare. “L’imprenditore – secondo Rinaldi – dovrebbe separare le proprie attività produttive, dagli immobili. Separare partecipazioni, immobili e beni immateriali dalle attività produttive, comporta il rischio d’impresa e perdere tutto in caso di default dell’attività produttiva. Per questo si tende a incentivare la creazione di gruppi societari, con a capo una holding. Questo mette a riparo gli assets dalle vicende delle società operative. È preferibile che gli assets detenuti vengano messi a reddito in favore delle società operative, per ridurre l’impatto con i terzi”.

L’esperto sottolinea che la creazione di una “Società Semplice” con funzione di holding ha anche una serie di vantaggi di carattere organizzativo e civilistico come, ad esempio, la semplicità di costituzione e gestione – non avendo l’obbligo di tenere i libri e altre scritture contabili e il deposito del bilancio – l’ampia flessibilità statutaria, la gestione dell’ingresso degli eredi dei soci e la possibilità di limitare la responsabilità personale dei soci a coloro che operano in nome e per conto della società. Ma anche il mancato assoggettamento a fallimento, la possibilità di beneficiare delle detrazioni in materia di spese sostenute per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica degli edifici e la non imponibilità delle plusvalenze, relative alla cessione di immobili abitativi o terreni agricoli, detenuti per più di cinque anni. Ma è fondamentale, conclude Rinaldi, “che queste strategie vengano fatte oggi. Devono essere realizzate quando una azienda è ancora in salute perché quando iniziano le difficoltà è già troppo tardi per intervenire”.

Smart building, Ambrosetti: 350mila imprese, in Italia vale 130mld

Smart building, Ambrosetti: 350mila imprese, in Italia vale 130mld




Smart building, Ambrosetti: 350mila imprese, in Italia vale 130mld – askanews.it




















Milano, 4 apr. (askanews) – Sono 350mila le aziende della filiera dello smart building per un fatturato di 130 miliardi di euro. Una rete che coinvolge 35 settori e che dà lavoro a 626mila persone. E’ quanto emerge dalla prima mappatura del settore, pubblicata oggi da The European House – Ambrosetti.

Il moltiplicatore economico, che nel 2010 era pari a 2,59, è cresciuto dell’11% negli ultimi dieci anni, attestandosi a 2,87, a dimostrazione di una filiera dinamica, trainante e in solido sviluppo: per ogni 100 euro di investimento diretto nella filiera estesa dell’Edificio Intelligente si attivano ulteriori 187 euro nella filiera collegata. Il moltiplicatore sull’occupazione associato alle attivita’ della filiera a livello nazionale è invece pari a 2,78: per ogni 100 posti di lavoro creati nella filiera estesa dell’Edificio Intelligente, se ne attivano ulteriori 178 nella filiera collegata (157 a livello indiretto, 21 nell’indotto), per un totale di 278 occupati a tempo pieno.

“La filiera dell’Edificio Intelligente coinvolge 35 settori e 180 sotto-settori industriali, tra tecnologie, prodotti, software e servizi di supporto. In Italia questa filiera è capillare e diffusa lungo tutto il territorio nazionale, con il 31% delle aziende operanti nel Nord Ovest, il 21,7% nel Nord Est, il 23,7% e il 23,6% rispettivamente al Centro e al Sud e nelle Isole”, ha detto Lorenzo Tavazzi, Partner di The European House Ambrosetti. “Il concetto di Edificio Intelligente dimostra di avere delle rilevanti ricadute a livello economico e occupazionale per il nostro Paese. A questo si aggiunge il ruolo trainante nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione che l’Europa e l’Italia hanno fissato al 2030 e al 2050. Oggi – ha aggiunto – il parco edilizio residenziale italiano è responsabile del 28% dei consumi energetici e del 18% delle emissioni di CO2 del Paese. Investire nel suo rinnovamento secondo criteri di sostenibilità di medio-lungo periodo degli interventi è una priorità strategica”, ha concluso.

Moda, Prada: annuncia 400 assunzioni in Italia entro 2023

Moda, Prada: annuncia 400 assunzioni in Italia entro 2023



Moda, Prada: annuncia 400 assunzioni in Italia entro 2023 – askanews.it



Moda, Prada: annuncia 400 assunzioni in Italia entro 2023 – askanews.it



















Roma, 30 mar. (askanews) – Il gruppo Prada ha varato un piano di assunzioni su scala nazionale concentrate sul territorio toscano, umbro e marchigiano, che prevede l’inserimento di oltre 400 risorse entro la fine del 2023 e mira a potenziare la capacità produttiva per sostenere la crescita.

La strategia di sviluppo prevede un piano di investimenti per l’ampliamento delle proprie strutture, nonché la formazione e l’inserimento di nuove risorse per arrichicchire le competenze manifatturiere interne. L’obiettivo, spiega una nota, è conferire al gruppo maggiore autonomia e agilità nel rispondere alle esigenze del mercato. Già oggi, il controllo qualità di tutte le materie prime, dei prodotti finiti e la logistica sono gestiti internamente. “Il gruppo Prada continua a investire nella propria filiera produttiva, coerentemente con quanto annunciato a fine 2021 durante il Capital Markets Day – ha dichiarato Massimo Vian, direttore industriale di Prada – Potenziamo la nostra struttura industriale, rispettosi dei partner di lungo periodo. Le oltre 400 assunzioni saranno strategiche per far crescere il gruppo nei prossimi anni e la Prada group Academy giocherà un ruolo sempre più fondamentale per il nostro sviluppo e per quello del tessuto produttivo italiano del settore. Consideriamo nostro dovere formare giovani talenti e mantenere vivo il sapere artigianale”.

L’inserimento delle nuove risorse sarà così suddiviso: a Scandicci la divisione pelletteria l’organico crescerà del 50%, le nuove assunzioni saranno circa 100; a Piancastagnaio, nel Senese, sono previste 50 assunzioni nel comparto pelletteria per una crescita complessiva dell’attuale organico del 50%, a Torgiano, in provincia di Perugia, la crescita in termini di organico avverrà attraverso l’assunzione di 85 persone entro novembre 2023. Sono previste poi ulteriori assunzioni nelle sedi industriali dedicate a pelletteria (70 nuove assunzioni), calzature (76 nuove assunzioni), abbigliamento (68 nuove assunzioni). Durante l’anno la Prada group Academy vedrà oltre 200 giovani partecipare ai corsi dei maestri del gruppo e avranno l’opportunità di ricevere una formazione sul campo.

Mlo

Askoll Eva fornirà 50 scooter elettrici a bit mobility

Askoll Eva fornirà 50 scooter elettrici a bit mobility


Askoll Eva fornirà 50 scooter elettrici a bit mobility – askanews.it



Askoll Eva fornirà 50 scooter elettrici a bit mobility – askanews.it


















Roma, 27 mar. (askanews) – Askoll EVA S.p.A. – azienda leader nel mercato della mobilità sostenibile che sviluppa, produce e commercializza e-bike ed e-scooter, nonché kit e componenti nell’area dei motori elettrici e delle batterie – comunica di aver concluso un accordo con BIT Mobility, operatore già attivo nello sharing in diverse città Italiane per la fornitura di scooter elettrici che saranno utilizzati nella città di Bergamo.

I modelli consegnati – informa una nota dell’azienda – sono gli Askoll eS2 sharing, personalizzati per BIT Mobility, per un valore stimato pari a circa Euro 150.000. Grazie a questo nuovo ordine, gli scooter Askoll per lo sharing si confermano protagonisti in tutte le città italiane ove è già attiva questa tipologia di servizio: Roma, Milano, Torino, Genova, Firenze e ora anche Bergamo.

L’amministratore delegato Gian Franco Nanni ha affermato: “Siamo indubbiamente soddisfatti di questo ordine, che si aggiunge alle due commesse in ambito sharing ricevute quest’anno per un valore complessivo di € 1,75 milioni. Questo nuovo contratto conferma la fiducia e l’apprezzamento di BIT Mobility, realtà italiana d’eccellenza, già nostra cliente, nella qualità dei prodotti Askoll EVA. Con l’avvio dei servizi di Bit Mobility nella città di Bergamo, anche i bergamaschi e tutti coloro che visiteranno la città potranno provare i nostri scooter sharing e muoversi in libertà rispettando l’ambiente”. Afferma Michela Crivellente, Ceo BIT Mobility: “E’ per noi motivo di soddisfazione poter lavorare al fianco di un partner di livello come Askoll EVA S.p.A., che anche in questa occasione ha confermato la propria professionalità e la capacità di mettere a punto soluzioni altamente tecnologiche, dinamiche e pratiche per andare incontro alle esigenze dei nostri utenti. Il tutto unito ad un’attenzione particolare per quanto riguarda il tema della mobilità sostenibile, particolarmente caro alla nostra azienda impegnata nel promuovere una cultura più green nelle grandi aree urbane del nostro Paese”.

Zaratti: da Green economy posti di lavoro stabili

Zaratti: da Green economy posti di lavoro stabili


Zaratti: da Green economy posti di lavoro stabili – askanews.it



Zaratti: da Green economy posti di lavoro stabili – askanews.it



















Milano, 27 mar. (askanews) – “Viviamo in un Paese costretto a fare i conti con una grandissima crisi occupazionale. Troppe persone disoccupate, tanti giovani e tante donne. L’accesso al lavoro che vive di una miriade di contratti a tempo determinato e che fa del precariato una regola. La green economy, per queste emergenze, è una grande opportunità che deve essere colta per orientare domanda e offerta di lavoro verso lavori stabili e contratti a tempo indeterminato all’interno di un’economia sostenibile”. E’ quanto ha affermato Filiberto Zaratti, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, e segretario di presidenza della Camera dei Deputati, nel corso del webinar “Obiettivo lavoro: a cosa è dovuto lo squilibrio tra domanda e offerta? Come conciliare necessità e dignità? Con il salario minimo?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“In Spagna è stata approvata una nuova legge che ha eliminato i contratti a tempo determinato creando migliaia di posti e permettendo ai giovani di poter contare su un lavoro sicuro e di poter avere un progetto di vita. Se lo ha fatto la Spagna – ha proseguito Zaratti -, possiamo farlo anche noi. Gli stipendi italiani sono eccessivamente bassi. Basti pensare che 4 milioni di persone hanno salari inferiori a 4 euro l’ora. Un salario minimo di almeno 10 euro l’ora è la soglia dalla quale partire per restituire dignità ai lavoratori. Questo ci rimetterebbe in linea con l’Europa. E’ una battaglia di civiltà”. Sulle criticità della formazione è intervenuto Andrea Mascaretti, parlamentare di Fratelli d’Italia e membro della Commissione Lavoro a Montecitorio. “Se vogliamo invertire i preoccupanti numeri che riguardano la disoccupazione in Italia dobbiamo prima di tutto sostenere le imprese riducendo il cuneo fiscale e gli oneri a carico delle aziende – ha detto Mascaretti – Accanto a questo è necessario utilizzare i fondi del Pnrr per recuperare quel gap di competenze e di formazione che penalizza il nostro mercato del lavoro di fronte alle sfide con i mercati internazionali. Abbiamo il dovere di mettere tutti coloro che possono lavorare nelle migliori condizioni possibili per produrre reddito. E’ l’unico modo per tutelare proprio le fasce più deboli di lavoratori di fronte a un sistema che non è adeguato alle necessità e ai tanti cambiamenti nel mercato del lavoro. Queste asimmetrie creano seri scompensi e penalizzano le nostre aziende soprattutto nei confronti della concorrenza estera. Il Governo Meloni ha già dato un primo segnale nella Finanziaria sul taglio del cuneo fiscale riducendo i costi alle aziende per creare più posti di lavoro”.

Fare matching tra domanda e offerta di lavoro è la sfida da vincere per Patty L’Abbate del M5s e vicepresidente della Commissione Ambiente alla Camera: “Il problema dell’incrocio mancato tra domanda e offerta di lavoro è molto grave – ha affermato nel corso del webinar – Tutto ciò accade perché siamo in un momento storico di grande cambiamento. Dobbiamo allora puntare prima di tutto su ricerca e istruzione. La Mission 4 del Pnrr è dedicata proprio a questo. Ad ascoltare tutte le parti sociali e le imprese per comprendere le esigenze reali. Bisogna favorire il dialogo a livello locale con gli istituti tecnici e i centri di ricerca. Senza dimenticare il livello universitario dal quale devono uscire i futuri green manager che devono accompagnare la transizione ecologica. Abbiamo bisogno di persone che sappiano gestire questo processo verso la sostenibilità e l’economia circolare. Mi auguro che il governo ripristini Transizione 4.0, una misura che dava incentivi alle imprese per la formazione in tanti settori. E’ necessario infine che le regioni facciano la loro parte per migliorare il funzionamento dei centri per l’impiego tenendo presente che non possiamo essere realmente innovativi se teniamo ai margini del lavoro donne e giovani”. Premiare la meritocrazia è fondamentale come sottolineato da Pino Bicchielli, deputato di Noi Moderati in Commissione Difesa alla Camera: “Lo scollamento tra formazione e mondo del lavoro è un problema serio – ha detto – Sempre più ragazzi vengono formati per attività che poi non sono richieste sul mercato. Penso alla carenza di istituti tecnici, che in Italia sono pochi, e che oggi invece sono al centro delle richieste di competenze degli imprenditori. Prova evidente della necessità di rafforzare la connessione tra chi forma e l’inserimento occupazionale. Vedo con preoccupazione lo svilimento della formazione stessa che non è improntata a quella duttilità professionale ed è completamente scollegata con i livelli professionali territoriali. In questi ultimi anni un colpo duro lo hanno assestato anche le varie forme di assistenza come il reddito di cittadinanza che ha disincentivato la voglia dei giovani a partecipare al processo produttivo facendogli credere che sia possibile avere un reddito restando comodamente sul divano. Povertà e ricchezza non si creano con decreti”. “Bisogna far tornare il merito al centro delle attività economiche e professionali – ha poi sostenuto Bicchielli – e occorre ridurre le tasse prevedendo incentivi per le imprese. Solo così possiamo creare un volano economico per la nostra economia”.

Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Mario Chiappuella, commercialista e revisore legale dell’Odcec Massa Carrara: “Il mercato del lavoro in Italia attraversa un momento di transizione che ha modificato bisogni e creato modelli produttivi e organizzativi nuovi – ha detto – Sono aumentate le diseguaglianze ed è sempre più difficile reperire competenze. Il 47% delle richieste di profili professionali resta inevaso nonostante la grave carenza occupazionale. Spesso il sistema formativo non è in armonia con le necessità delle imprese. Bisogna far dialogare domanda e offerta di lavoro. Da più parti, poi, è stato posto l’accento sui lavoratori poveri che, nonostante siano occupati, non superano la soglia della povertà relativa con salari insufficienti a garantire una vita dignitosa. Servono strumenti che invertano questa tendenza, a partire dalla previsione di un salario minimo legale”. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili. “C’è qualcosa che non funziona negli ultimi 40 anni di neoliberismo dove si è pensato di competere riducendo il costo del lavoro, precarizzandolo e poi aggravando la spesa pubblica dopo aver creato lavoratori poveri – ha affermato Longoni – Secondo l’andamento degli ultimi anni, persone e società si sono dovute adattare alle esigenze delle imprese. Quando al contrario è l’economia che dovrebbe essere al servizio della società. Se si cambiasse il modo di vedere le cose si andrebbe verso una direzione più giusta ed equa. Il tema del salario minimo va visto con competenza. Dove non c’è esiste una elevata copertura dei lavoratori da parte dei contratti collettivi nazionali. Il salario minimo serve a coprire quei lavoratori che sono fuori dai CCNL”.

Federazione gomma plastica: è record di nuovi associati

Federazione gomma plastica: è record di nuovi associati


Federazione gomma plastica: è record di nuovi associati – askanews.it



Federazione gomma plastica: è record di nuovi associati – askanews.it



















Roma, 23 mar. (askanews) – È un trend di crescita costante quello che continua a registrare Federazione Gomma Plastica, una delle più importanti realtà confindustriali per dimensioni dei settori e del numero di addetti, impegnata a rappresentare le Industrie della Gomma, dei Cavi Elettrici e le Industrie Trasformatrici di Materie Plastiche, valorizzandone le politiche di crescita e sviluppo. Nel primo trimestre del 2023, Federazione Gomma Plastica ha registrato l’ingresso di 16 nuove aziende associate, per un totale di 1.012 nuovi addetti, dopo l’ottimo andamento del 2022, con 22 nuovi soci, per un totale di 892 addetti: cioè 38 nuove aziende negli ultimi 15 mesi, per un totale di quasi 2.000 addetti rappresentati in più. Attualmente sono 475 le imprese aderenti alla Federazione, che danno impiego a 46 mila addetti, pari a oltre il 30% del totale dei lavoratori occupati nel settore in Italia. Dal 2019, la Federazione è cresciuta del 10% per numero di imprese associate e di 5.000 unità per numero di lavoratori da queste impiegate. I motivi di questo incremento sono dovuti a diverse componenti quali il supporto su temi legislativi e di policy, la consulenza personalizzata ai soci, i servizi connessi agli studi e ai dati di settore, l’attività dei gruppi merceologici, i percorsi di formazione e la nuova comunicazione, sia web che social. Il recente rinnovo del Ccnl di settore, raggiunto in tempi brevi, ha ricevuto ampio consenso nelle assemblee dei lavoratori – oltre il 96% di voti favorevoli – e ha introdotto importanti novità sul welfare sanitario, oltre che sul lato delle relazioni industriali che saranno rafforzate anche attraverso il potenziamento dell’Osservatorio nazionale sui due comparti industriali e la prosecuzione dell’attività connessa con il sistema di classificazione degli addetti. “Le sempre più numerose imprese che rappresentiamo – dichiara Marco Do, Presidente di Federazione Gomma Plastica – ci consegnano la fotografia di un settore resiliente, che sa innovare e guardare al futuro. Negli ultimi due anni le nostre imprese hanno reagito con determinazione all’emergenza sanitaria e alla crisi energetica, attivando percorsi di cambiamento e sostenibilità. La Federazione è impegnata a sostenere e promuovere le buone pratiche aziendali e opera a fianco dei propri iscritti per la realizzazione del green deal italiano ed europeo, non lasciando indietro nessuno. Anche il rinnovo del contratto, avvenuto in tempi rapidi, è segno di responsabilità delle imprese, di solide relazioni sindacali e di attenzione alle esigenze dei lavoratori, oltre il 70% dei quali sono operai e oltre il 90% hanno un contratto a tempo indeterminato”.

Acqua, Ambrosetti: con emergenza idrica a rischio 18% del Pil italiano

Acqua, Ambrosetti: con emergenza idrica a rischio 18% del Pil italiano


Acqua, Ambrosetti: con emergenza idrica a rischio 18% del Pil italiano – askanews.it



Acqua, Ambrosetti: con emergenza idrica a rischio 18% del Pil italiano – askanews.it



















Milano, 22 mar. (askanews) – L’emergenza idrica potrebbe mettere a rischio 320 miliardi di euro tra imprese idrovore e filiera estesa dell’acqua, il 18% del Pil italiano, ma si può rispondere alla crisi con il modello circolare delle 5R: raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione. Una proposta operativa contro gli sprechi e la siccità che scaturisce dalle evidenze del Libro Bianco 2023 “Valore acqua per l’Italia”, giunto alla quarta edizione e realizzato dall’Osservatorio istituito dalla Community Valore acqua per l’Italia creata nel 2019 da The European House – Ambrosetti.

Come emerge dalle pagine del Libro Bianco 2023 per abilitare la transizione smart e digitale della filiera estesa dell’acqua è necessario tutelare maggiormente le infrastrutture idriche: anche a causa di investimenti limitati, il tasso di sostituzione delle reti idriche italiane (il 25% ha più di 50 anni) è di 3,8 metri per chilometro all’anno: a questo ritmo, sarebbero necessari 250 anni per la loro manutenzione completa. La filiera estesa dell’acqua risulta oggi poco digitalizzata: il 50% dei contatori idrici nelle case italiane ha più di 20 anni, i contatori intelligenti o smart meter rappresentano solamente il 4% del totale contatori, 12 volte in meno rispetto alla media europea dove quasi uno su due (49%) è già “intelligente”. Se tutte le abitazioni fossero dotate di smart meter si potrebbero risparmiare fino a 2,4 miliardi di euro all’anno riducendo di 513,3 milioni di metri cubi la richiesta idrica (circa il 10% dei consumi idrici civili annuali). Altro dato interessante riguarda le acque metroriche. Oggi recuperiamo solo l’11% di quelle che cadono in Italia e 1,3 milioni di cittadini, in particolare al Sud, non hanno un sistema di depurazione. Inoltre, solo il 4% delle acque reflue prodotte in Italia è destinato al riutilizzo diretto, a fronte di un potenziale del 23%. Allo stesso modo i fanghi di depurazione, che per il 53,4% sono destinati oggi allo smaltimento quando potrebbero essere riutilizzati.

I dati presenti nel Libro Bianco 2023, integrati con le evidenze del Blue Book 2023 di Utilitalia, presentati entrambi a Roma, confermano che l’Italia, con oltre nove miliardi di metri cubi l’anno, è il primo paese dell’Unione Europea per acqua prelevata a uso civile. La media italiana del consumo potabile raggiunge i 154 metri cubi per abitante, solo la Grecia (157,4) ci batte. Se consideriamo i consumi idrici a uso civile gli italiani non hanno rivali tra i Paesi dell’Unione: 220 litri per abitante al giorno contro una media Ue di 165. L’infrastruttura idrica italiana è vetusta e poco efficiente: il 60% della rete ha più di 30 anni, il 25% più di mezzo secolo. La percentuale di perdite idriche in fase di distribuzione raggiunge il 41,2% collocando il nostro Paese al quart’ultimo posto tra i 27 Paesi Ue+Uk mentre quello relativo alle perdite lineari pari a 9.072 m3/km/anno ci posiziona all’ultimo posto in Europa. Secondo i dati del Blue Book 2023 di Fondazione Utilitatis in risposta a questa situazione i gestori industriali nel settore hanno aumentato gli investimenti del 70% negli ultimi 20 anni arrivando a una media di 56 euro per abitante nel 2021. Il contributo alla crescita degli investimenti è comunque limitato dalla presenza di numerose gestioni in economia, soprattutto nel Mezzogiorno, il cui valore medio di investimenti si attesta intorno a otto euro per abitante negli ultimi cinque anni.

L’acqua è una risorsa fondamentale per far l’operatività di 1,5 milioni di imprese agricole, circa 330.000 aziende manifatturiere idrovore e oltre 9.000 imprese del settore energetico. Nel 2021, il ciclo idrico esteso ha generato un valore aggiunto di 9,4 miliardi di euro, con una crescita media annua del +4,3% nel periodo 2010-2021 (10 volte la manifattura italiana), e occupa 92.400 persone. Questa filiera vale quasi quanto l’industria farmaceutica e oltre il doppio dell’abbigliamento. Quello dell’acqua è un comparto composto per la quasi totalità (97,7%) da aziende con un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro che contribuiscono solo marginalmente ai ricavi complessivi, mentre le grandi imprese generano un contributo ai ricavi del 63,5% nonostante rappresentino solo il 3,3% del totale. Attraverso l’indice “Valore Acqua per lo Sviluppo Sostenibile”, The European House – Ambrosetti ha mappato la sostenibilità della gestione della risorsa idrica nei Paesi europei in funzione degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile ONU per l’Agenda 2030: 10 dei 17 obiettivi e 53 dei 90 target sono influenzati dall’acqua. Nel raggiungimento di questi obiettivi l’Italia rimane, come nel 2022, tra le ultime posizioni: diciottesima (punteggio di 5,3 in una scala da 1 a 10) sui 28 paesi analizzati.

Nel 2020 la spesa per l’approvvigionamento idrico, incluso l’ambito igienico-sanitario, nei 27 Paesi UE+UK è stata di 100 miliardi di euro. La Commissione Europea e l’Ocse hanno stimato che sarà necessario un incremento di quasi il triplo (+189%) di questa cifra entro il 2030 raggiungendo quasi 300 miliardi di Euro. Uno degli strumenti cardine per orientare e supportare gli investimenti sarà la Tassonomia Europea adottata dalla Commissione Europea per la definizione univoca di quali investimenti possano definirsi sostenibili. Tuttavia, l’82% degli operatori del servizio idrico coinvolti in una ricerca sviluppata nel Libro Bianco 2023 dichiara di aver riscontrato difficoltà nella verifica del rispetto del Criterio della Tassonomia Europea con riferimento all’indicatore di risparmio energetico e il 76,5% con riferimento alle perdite idriche. Le aziende che in Italia hanno definito delle linee di investimento apposite prevedono di raggiungere le soglie definite dai criteri tecnici entro il 2030, con un ammontare di risorse cumulate dedicate dagli operatori nel periodo tra i 60 e 100 milioni di Euro per quanto riguarda il consumo di energia, e tra i 150 e 200 milioni di Euro per le perdite idriche.

Un QR code per superare, nel mondo creditizio, le provvigioni a nero

Un QR code per superare, nel mondo creditizio, le provvigioni a nero


Un QR code per superare, nel mondo creditizio, le provvigioni a nero – askanews.it



Un QR code per superare, nel mondo creditizio, le provvigioni a nero – askanews.it



















Roma, 22 mar. (askanews) – Un fenomeno tutto italiano permette a chi non è iscritto negli apposti albi di fare da intermediario e ricevere in contanti la ricompensa per la propria attività. Dai professionisti del settore, una proposta che, affidandosi a un semplice telefonino, permette di abbattere l’ostacolo e garantire il consumatore finale. Nel rispetto delle norme vigenti

Un Qr code per combattere provvigioni ricevute sottobanco. I Mediatori creditizi e gli Agenti in attività finanziaria devono, per svolgere la propria attività, essere iscritti in un apposito albo, ma un fenomeno tutto italiano supera l’ostacolo e permette a chiunque di poter segnalare un cliente per un prestito o una cessione del quinto e percepire, a nero, la percentuale pattuita: “Accade spesso – spiega Alfredo Verna, Ceo di Finvera – che ci si improvvisa in un ruolo che invece deve esser svolto secondo una ben precisa etica professionale. L’Oam, l’Organismo competente in via esclusiva e autonoma per la gestione degli elenchi degli Agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi, nasce proprio con questo obiettivo: affidare a persone preparate e con regole rigide un lavoro che, sotto diversi aspetti, è delicato. Purtroppo, però, la realtà è un’altra”. La realtà, quella che si vive ogni giorno, fotografa invece un modus operandi decisamente diverso: “Si vedono spesso in diversi contesti – dice ancora Verna – punti di aggregazione sociale ed economica che fanno da back office per raccogliere i desiderata di persone in cerca di liquidità. Per questo ho pensato che affidarsi alla tecnologia potesse superare il problema. Come? Nelle mie locandine ho inserito un Qr code che permette a chi ne avesse bisogno di aprire in automatico, con un semplice telefonino, un modulo da riempire per chiedere il finanziamento. Ma non solo. Sempre attraverso l’utilizzo del Qr code, grazie all’ausilio di una società specializzata come la Ubigle, abbiamo sviluppato un sistema di realtà aumentata consente di comprendere ancor più facilmente la procedura da eseguire. Infine, il Qr code, è dotato di codice alfanumerico che permette di riconoscere l’origine del lead. Questo permette, se il contratto dovesse andare a buon fine, di pagare la pubblicità a chi quel lead lo ha prodotto. Denaro sul quale poi si pagheranno regolarmente le tasse”.

Una sorta di porta a porta tecnologico che, da un lato, garantisce la qualità professionale e, dall’altro, il rispetto delle norme vigenti: “Pagare la pubblicità a esito positivo -afferma Verna- e rinnovare ogni due mesi il rapporto in base al flusso prodotto, permette al consumatore finale di poter affidarsi a persone che, essendo iscritte all’Oam, hanno la sensibilità adatta e la professionalità richiesta. Ma non solo: il metodo che adotto ha il pregio di azzerare quel fenomeno, tutto italiano, che si basa appunto su provvigioni non dichiarate e saldate in contanti, con tutte le conseguenze del caso. Fenomeno peraltro che, in molti casi, si annida in centri di aggregazione che nascono invece per tutelare i diritti. Un controsenso”. La tecnologia, dunque, ma non solo. Il nero lo si può combattere anche in altri modi: “Sono del parere -sostiene Verna- che si debba trovare una soluzione per poter affrontare e superare questa situazione diffusa e scarsamente corretta. Sono in tanti, per la loro attività, a ricevere e trattare i dati sensibili delle persone. Penso, ad esempio, ai Caf e ai Patronati che, lavorando sull’Isee o sulla la Dichiarazione dei redditi, sanno tutto di chi a loro si rivolge. Penso ancora agli Agenti immobiliari che, occupandosi della compravendita di appartamenti, spesso accompagnano gli acquirenti in banca per la concessione dei mutui. Mi chiedo allora perché non ufficializzare quello che in realtà già viene fatto, perché non dare loro la possibilità, dopo aver seguito corsi appositamente studiati, di segnalare, senza dover ricorrere a sotterfugi e con la necessaria professionalità, i propri clienti agli esperti del credito. Ecco, penso che su questo tema si debba avviare una riflessione seria e accurata. Una volta per tutte”.