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IIT: con il rutenio nuovo sistema più economico per produrre idrogeno

IIT: con il rutenio nuovo sistema più economico per produrre idrogenoMilano, 12 dic. (askanews) – Una innovazione basata su particelle di rutenio e un sistema di elettrolisi ad energia solare può consentire la produzione di idrogeno verde in modo più efficiente ed economico. E’ il risultato di una ricerca congiunta sviluppata dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova da BeDimensional, azienda spin-off dello stesso IIT. La tecnologia, sviluppata nel contesto delle attività del Joint-lab e descritta in due lavori consecutivi su riviste scientifiche internazionali, Nature Communications e il Journal of the American Chemical Society, si basa su una nuova famiglia di elettrocatalizzatori per la produzione di idrogeno che consentirebbero di abbattere i costi di produzione dell’idrogeno verde se prodotti su scala industriale.

I costi per ottenere ‘idrogeno “verde” – vale a dire che impiega energia da fonti rinnovabili nel corso del processo di produzione – dipendono infatti dall’efficienza energetica dei dispositivi che permettono la scissione delle molecole di acqua in idrogeno e ossigeno, ovvero gli elettrocatalizzatori. I ricercatori si sono focalizzati su un nuovo metodo che utilizzando specifici materiali catalitici e fonti di energia rinnovabile garantiscono una maggiore efficienza nella conversione dell’energia elettrica – quella che permette di scindere le molecole di acqua – in energia chimica, stoccata nelle molecole di idrogeno prodotte. “Nel nostro studio abbiamo dimostrato come, a scapito di una spesa iniziale leggermente maggiore nella costruzione di un elettrolizzatore, poiché usiamo un metallo prezioso quale il rutenio, è possibile massimizzare l’efficienza di una tecnologia robusta e ben sviluppata”, dicono Yong Zuo e Michele Ferri del gruppo di Nanochimica all’IIT di Genova. I ricercatori hanno utilizzato all’interno del catodo dell’elettrolizzatore delle nanoparticelle di rutenio – un metallo raro, simile al platino come comportamento chimico, ma molto più economico – dimostrando un’aumentata efficienza del dispositivo.

“Abbiamo realizzato analisi elettrochimiche, simulazioni teoriche e test sotto condizioni industrialmente rilevanti che ci hanno permesso di determinare l’attività catalitica dei nostri materiali e comprenderne il funzionamento a livello molecolare, ovvero il meccanismo della reazione di scissione dell’acqua sulla loro superficie – spiegano Sebastiano Bellani e Marilena Zappia di BeDimensional coinvolti nelle ricerche – Grazie ai dati raccolti, un’analisi tecno-economica ha inoltre dimostrato la competitività di questa tecnologia sia con i metodi di produzione di idrogeno (basati su fonti fossili) che con gli attuali elettrolizzatori”. ll rutenio è un metallo prezioso che si ottiene in piccole quantità come sottoprodotto dell’estrazione del platino (30 tonnellate annuali contro le 200 tonnellate annuali di platino) ma ad un minor costo (18.5 dollari al grammo contro i 30 dollari per il platino, o addirittura 150 dollari per l’iridio). La nuova tecnologia prevede l’uso di solamente 40 milligrammi di rutenio per kilowatt, contro l’uso massiccio di platino (fino ad 1 grammo per kilowatt) e iridio (fra 1 e 2.5 grammi per kilowatt) tipico degli elettrolizzatori a membrana.

Grazie all’uso del rutenio, i ricercatori di IIT e BeDimensional rendono possibile il miglioramento degli elettrolizzatori alcalini, una tecnologia in uso da molti anni perché tipicamente robusta e durevole. La stessa tecnologia venne ad esempio usata a bordo della navicella Apollo 11 che ha portato l’uomo sulla Luna nel 1969 – ma con un’efficienza ridotta. Inoltre, gli elettrolizzatori operanti in ambiente acido basano il loro funzionamento su elettrodi contenenti grandi quantità di metalli nobili quali platino ed iridio, la cui disponibilità rappresenta un collo di bottiglia non indifferente alla messa in opera su larga scala. La nuova famiglia di elettrolizzatori alcalini sviluppata è molto efficiente con lunga vita operativa, in grado di abbattere i costi di produzione dell’idrogeno verde. “In futuro, prevediamo di applicare la nostra tecnologia, e i catalizzatori nanostrutturati basati su materiali bidimensionali sostenibili, in grandi impianti di elettrolizzatori alimentati con energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, tra cui l’energia elettrica prodotta da parchi fotovoltaici”, concludono i ricercatori. (nella foto: i ricercatori del Joint Lab IIT-Bedimensional)

Pichetto Fratin: mantenuti gli impegni sui cambiamenti climatici

Pichetto Fratin: mantenuti gli impegni sui cambiamenti climaticiMilano, 11 dic. (askanews) – “Favorire la transizione ecologica è un dovere che abbiamo verso le nuove generazioni, ma al contempo rappresenta anche una grande opportunità. Stiamo vivendo una nuova rivoluzione, caratterizzata da uno sviluppo senza precedenti, un forte cambiamento dovuto alle nuove tecnologie e alle nuove norme che ci pongono dinanzi a un grande impegno poiché siamo un Paese ricco e all’avanguardia e dobbiamo rimanere tale. Nella lotta ai cambiamenti climatici stiamo mantenendo gli impegni presi in sede internazionale e continueremo su questa strada come ribadito anche in sede di Cop 28 sul clima a Dubai”. Lo ha dichiarato il ministro per l’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nel corso del Cnpr Forum promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, dedicato al tema “Insieme per il Domani”.

Seeweb: Transizione energetica riguarda l’Intelligenza Artificiale

Seeweb: Transizione energetica riguarda l’Intelligenza ArtificialeRoma, 4 dic. (askanews) – La COP 28 deve discutere anche dell’impatto ambientale dell’Intelligenza Artificiale, nell’ambito delle trattative per accelerare la transizione energetica. I cloud e Data Center necessari sono infatti infrastrutture fortemente energivore, e bisogna evitare che la concorrenza tra i Paesi vada a discapito dell’ambiente. È la richiesta che avanza Seeweb – azienda italiana con Data Center nel Lazio e nella Lombardia e impegnata nel fornire infrastrutture per l’intelligenza artificiale – ricordando che secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, l’IA oggi assorbe tra l’1 e l’1,5% dei consumi mondiali, ma il dato cresce di anno in anno, e entro il 2030 si stima che potrebbe arrivare anche al 4%.

“Quella dell’IA è un’ondata che non si può fermare – commenta in una nota Antonio Baldassarra, Amministratore Delegato di Seeweb. – e non possiamo ignorare che oltre ai sistemi di intelligenza artificiale crescerà sempre più anche il numero di dispositivi connessi, cresceranno i dati… È un processo già in corso: ogni due anni, ad esempio, il volume di dati nel mondo raddoppia”. I programmi di IA richiedono tuttavia infrastrutture particolarmente potenti. “Questi sistemi utilizzano GPU estremamente prestazionali, che richiedono 10-15 volte l’energia utilizzata da una classica CPU – prosegue Baldassarra, – e di conseguenza hanno consumi energetici elevatissimi. Il problema oltretutto non è solamente quello dei consumi, i Data Center dei così detti hyperscaler possono avere un impatto ambientale elevatissimo sotto vari profili, visto che non sempre sono dotati di processi di riciclo dell’acqua utile al raffrescamento, non vengono alimentati esclusivamente da energie rinnovabili e certificate e utilizzano risorse che impattano sull’ambiente circostante, come nel caso dei fiumi”. L’Unione Europea è già fortemente impegnata per contenere il consumo di risorse, visto che i Data Center che si trovano all’interno dei suoi confini rispondono ai requisiti ISO14001 e a quelli di sostenibilità. “Il primo passo – prosegue l’AD di Seeweb – è educare utenti e aziende a tenere comportamenti consapevoli e responsabili. Le imprese interessati all’IA e il mondo della ricerca oggi devono preoccuparsi di dove vanno a finire i dati che vengono addestrati, ma anche dell’impatto ambientale dei cloud provider che selezionano per addestrare algoritmi. Se l’IA, in particolare quella generativa, richiede di trainare un numero enorme di dati e – quindi – una potenza computazionale elevatissima, è importante selezionare infrastrutture cloud europee che seguono standard di processo e consumo in linea con le politiche di risparmio energetico”.

Questo impegno, tuttavia, va portato avanti a livello globale, e deve essere condiviso quindi anche dai Paesi al di fuori dell’Unione Europea. “Se anche in queste Nazioni non viene maturata un’idonea sensibilità ambientale – sottolinea ancora Baldassarra – molte aziende saranno indotte a seguire solamente l’ottica del contenimento dei costi, quando sceglieranno cloud e data center. E questo rischia di vanificare del tutto gli sforzi e gli investimenti che sostengono i Provider comunitari”.

Comunità energetiche: 5,7 miliardi di incentivi apriranno la strada anche ai software di gestione

Comunità energetiche: 5,7 miliardi di incentivi apriranno la strada anche ai software di gestioneRoma, 4 dic. (askanews) – Dopo mesi di dibattito, l’Unione Europea ha approvato il piano dell’Italia per incentivare l’espansione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) su tutto il territorio nazionale. Un piano che ammonta a 5,7 miliardi di euro, parte dei quali finanziati con i fondi del PNRR, e che si compone di due parti: una tariffa premio, riconosciuta sulla base del totale di energia prodotta e utilizzata all’interno della comunità, e un contributo a fondo perduto, utilizzato per finanziare fino al 40% dei costi sostenuti per la creazione della comunità. Inoltre, informa una nota, questo piano è ideato per incentivare l’installazione di nuovi 7 GW di energie rinnovabili entro 5 anni. Nel complesso, quindi, le aspettative sono quelle di vedere, al 2027, tra le 10 e 15 mila CER sparse su tutto il territorio nazionale.

“La presenza diffusa di Comunità Energetiche – afferma Marco Ciscato, Chairman di Maps Group – determinerà da un lato un incremento della domanda di asset energetici innovativi quali pannelli fotovoltaici o impianti di accumulo, dall’altro, aprirà le porte ad un nuovo mercato del software, quello necessario per la gestione della Comunità. Una CER, infatti, altro non è che un’aggregazione di consumatori, produttori e prosumer di energia da fonti rinnovabili che si uniscono con l’obiettivo di condividere, quanto più possibile, l’energia prodotta dagli stessi membri della comunità. Questo obiettivo per essere raggiunto richiede la presenza di un software capace, da un lato, di coordinare in maniera aggregata tutti gli asset energetici della comunità, dall’altro di guidarne i membri nelle scelte di consumo, indicando i comportamenti virtuosi da adottare per massimizzare l’energia condivisa così da beneficiare al massimo dell’incentivo generato. A tutto ciò, si aggiunge anche la necessità da parte dei Community Manager di mantenere sotto controllo l’insieme delle CER da loro gestite. Insomma, un software capace di rispondere ai diversi bisogni di tutti gli attori coinvolti in questo nuovo modello di produzione e consumo responsabile, destinato a giocare un ruolo fondamentale nella transizione energetica”. “Noi di Maps Group – conclude Ciscato – questo software già lo abbiamo. Si chiama Rose Energy Community, una soluzione in grado di massimizzare la condivisione dell’energia, ottimizzare la produzione energetica degli asset installati, suggerire ai membri i comportamenti virtuosi necessari per minimizzare la loro bolletta e massimizzare l’incentivo generato. Inoltre, la nostra soluzione è in grado di redistribuire gli incentivi generati sulla base delle specifiche logiche di ripartizione di ciascuna CER, e di monitorare in tempo reale ciò che accade all’interno della comunità tramite un’unica interfaccia di gestione. Infine, grazie ad un modulo specifico, la nostra soluzione permette la simulazione preliminare delle possibili configurazioni della comunità, fornendo una stima dei principali indicatori di performance che contribuiscono alla realizzazione degli studi di fattibilità tecnico-economici”.

Nucleare, Morelli: ripartire con norme. Ci sarà modello italiano

Nucleare, Morelli: ripartire con norme. Ci sarà modello italianoRoma, 30 nov. (askanews) – Nucleare si riparte, con gradualità, a partire dalla costruzione della normativa necessaria alla seconda vita di questa tecnologia di produzione energetica in Italia. “Oggi dobbiamo dirci : si può fare legittimamente il nucleare in Italia e partendo da questo presupposto decideremo quale modello di centrale sarà quello più utile per il Paese e scegliere qual è il modello economico e industriale”, afferma Alessandro Morelli (Lega), sottosegretario al Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica al termine della riunione del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo presieduta dal ministro dell’Economia Giorgetti che tra l’altro ha approvato la ripartizione dei contributi per l’anno 2022, per un importo complessivo di circa 14,5 milioni di euro a titolo di compensazioni in favore dei territori che ospitano siti di centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare. Tale importo spetta nella misura del 50% ai Comuni sede di impianto, del 25% alla relativa Provincia e del 25% ai Comuni limitrofi.

“Con i nuovi reattori nucleari che sono ancora in sperimentazione – ha detto Morelli in una conferenza stampa presso la sala polifunzionale della presidenza del Consiglio – verrano proprio utilizzate quelle che in termini convenzioni oggi dobbiamo definire come scorie e che invece, grazie a queste nuove tecnologie diventeranno materiale di combustione nucleare”. Ma perché il ritorno del nucleare in Italia diventi realtà dovranno ancora passare anni. L’Esecutivo – ha spiegato il sottosegretario – intende partire al più presto dal primo passo necessario: “Il governo italiano sta andando avanti su questo argomento ma purtroppo è nella situazione nella quale oggi manca sostanzialmente una norma che permetta di approcciare al tema del nucleare. Sottolineo che le scorie sono in parte vetuste, cioè quelle legate al percorso nucleare che era stato iniziato e interrotto oramai tanti anni fa. Ma sottolineo che le scorie sono prodotte anche oggi in Italia e proprio le scorie legate al settore della sanità sono quelle che maggiormente impattano su questa materia”.

Dopo aver definito “assurdo” il fatto che negli ultimi anno non si sia potuto parlare di questa forma di energia, Morelli ha delineato il percorso di ritorno a una fonte che potrà beneficiare di nuove tecnologie. Esiste un modello di produzione nucleare all’estero al quale ispirarsi? “Non abbiamo un modello – risponde Morelli ad Askanews – il nostro auspicio è che quando metteremo a terra le norme che dovranno partire dalla norma numero uno sul nucleare ci sia un modello Italia. Perché il modello Italia è quello legato alle nuove tecnologie messe a disposizione che sono sostanzialmente differenti rispetto alle precedenti. Sottolineo che su questo è necessario che innanzitutto il Dipartimento per la Programmazione Economica ha un ruolo fondamentale insieme logicamente ai ministeri che sono deputati all’argomento Energia, in particolare il ministero dell’Ambiente, per programmare la normativa necessaria a mettere a terra quelle centrali che saranno utili al Paese”.

E dunque, secondo Morelli “il dibattito fatto in questo momento rispetto a centrale grande, centrale piccola, centrale nelle aziende o in mezzo alla natura francamente è a uno step troppo avanzato rispetto allo stato dell’arte. Oggi dobbiamo dirci : si può fare legittimamente il nucleare in Italia e partendo da questo presupposto decideremo quale modello di centrale sarà quello più utile per il Paese e scegliere qual è il modello economico e industriale. Stiamo parlando infatti di un’industria e di una intera filiera che questo Governo deve costruire partendo dall’istruzione , dall’Università che devono avere per esempio borse di studio su questo settore fino al settore industriale che deve tornare a specializzarsi. Sottolineo che alcune nostre aziende, italiane, dove il nucleare non è permesso sono fra le prime al mondo per quanto riguarda la realizzazione e costruzione di centrali nucleari che però fanno all’estero”. “Il nostro auspicio – conclude Morelli – è che grazie al lavoro del governo di centrodestra a seguito delle indicazioni che ci hanno dato gli italiani si possano porre in essere quelle norme che permetteranno con una sana logica di progetti e visione di realizzare in seguito il miglior modello di produzione energetica nucleare che è legato alle necessità italiane”.

Idrogeno da ammoniaca, da IIT un modello per aumentare l’efficienza

Idrogeno da ammoniaca, da IIT un modello per aumentare l’efficienzaMilano, 29 nov. (askanews) – Il team, dell’Istituto Italiano di Tecnologia, di “Atomistic simulations” coordinato da Michele Parrinello ha scoperto il funzionamento di un catalizzatore necessario per facilitare la produzione di idrogeno dall’ammoniaca.

I risultati – ottenuti con l’impiego dell’intelligenza artificiale e del supercomputer di IIT Franklin- sono stati pubblicati sulla rivista “Nature Catalysis” e potranno essere utilizzati in futuro per sviluppare nuovi sistemi sempre più sostenibili per la produzione di idrogeno come fonte energetica. In particolare, il gruppo Atomistic simulations di IIT, ha impiegato intelligenza artificiale e il supercomputer Franklin per studiare il movimento delle molecole durante la reazione. In questa maniera, il team ha scoperto il meccanismo con il quale funziona il catalizzatore litio immide, già considerato efficacie per “facilitare” la conversione da ammoniaca a idrogeno abbassando a 480°C la temperatura richiesta.

I vecchi modelli utilizzati permettevano di studiare le reazioni su sistemi semplificati e su scale di tempi molto limitate. I nuovi modelli sviluppati dal team IIT, di cui il coordinatore Michele Parrinello è stato pioniere, permettono di studiare la reazione in condizioni più simili a quelle in cui avviene e su una scala di tempi più lunga, ottenendo una visione molto più accurata di come l’ammoniaca viene decomposta. “Testare i principi base ottenuti dai nostri modelli è soltanto il primo passo – commenta Michele Parrinello, coordinatore del gruppo IIT Atomistic simulations – in futuro queste conoscenze potrebbero essere impiegate per progettare e sviluppare nuovi catalizzatori allo scopo di aumentare l’efficienza della produzione di idrogeno dall’ammoniaca. L’obiettivo finale è quello di rendere la produzione di energia un processo sempre più sostenibile”.

L’idrogeno è un gas su cui la comunità scientifica e numerosi stakeholeder ripongono grande attenzione come risorsa per contrastare il cambiamento climatico: il suo impiego permetterebbe di ridurre l’utilizzo di combustibili fossili e le conseguenti emissioni di anidride carbonica (CO2). Tuttavia, l’idrogeno presenta molti e forti svantaggi, tra i quali quelli legati alla distribuzione e allo stoccaggio che rendono difficile il suo utilizzo su scala industriale. Una soluzione per risolvere questo problema sarebbe quella di trasportare l’idrogeno sotto forma di ammoniaca, sostanza per la quale esistono già tecnologie per la sua manipolazione e trasporto.

L’ammoniaca, più facilmente trasportabile, sarebbe in pratica riconvertita a idrogeno solo nel momento del bisogno tramite una reazione chimica. Attualmente questa reazione richiede temperature molto elevate che possono superare i 600°C, condizione che per essere raggiunta necessita a sua volta di molta energia, aumentandone l’impatto economico e ambientale. È in quest’ottica che si rende necessario l’utilizzo di catalizzatori, ossia sostanze chimiche che permettono di far avvenire la decomposizione dell’ammoniaca più velocemente e a temperature inferiori mantenendo comunque alte le rese di idrogeno. “Grazie ai modelli che abbiamo sviluppato nel nostro laboratorio, siamo riusciti a estrarre i principi base di questo processo – affermano Umberto Raucci e Manyi Yang, ricercatori del gruppo IIT Atomistic simulations – quello che stiamo facendo ora è testare questi principi in sistemi simili, in modo da capire se possano essere generalizzabili”. (nella foto: Michele Parrinello, coordinatore del gruppo IIT “Atomistic simulations”)

”Energia per tutti”: a Milano confronto sulle strategie energetiche

”Energia per tutti”: a Milano confronto sulle strategie energeticheMilano, 28 nov. (askanews) – Elettrificare i consumi per massimizzare l’efficienza energetica mediante l’uso delle fonti rinnovabili: è questa la principale indicazione emersa dal rapporto “Earth for All: a survival guide for humanity”, di cui si è discusso nell’ambito dell’evento “Energia per tutti: esempi virtuosi, strategie energetiche europee e nazionali”, organizzato da Rse, Comune di Milano, Club di Roma ed Earth4All e che si è tenuto a Palazzo Reale di Milano.

Su come la strategia energetica nazionale ed europea possa integrare le raccomandazioni del rapporto “Earth4All” nella propria agenda ha discusso un panel di esperti in un dibattito moderato da Ugo Bardi del Club di Roma. Sandrine Dixson-Declève, co-presidente del Club di Roma ha approfondito il capitolo 7 del report “Earth for All”. Infine Luca Miggiano, “Earth4All” Campaign team manager ha approfondito il tema dell’importanza del coinvolgimento attivo dei cittadini nella discussione pubblica. “Il mondo sta affrontando rischi profondi. L’analisi di Earth4All dimostra che senza una trasformazione completa delle nostre economie e del nostro settore energetico in questa decade, dovremo abituarci a vedere un aumento della severità e della frequenza degli impatti climatici. E contestualmente una crescente tensione sociale, che ridurrà la nostra capacità di affrontare questi impatti – ha detto Sandrine Dixson-Declève, co-presidente del Club di Roma – La buona notizia è che questo è un futuro che possiamo evitare. La scienza è chiara: abbandonare il fossile e investire in efficienza energetica, riduzione dei consumi e abbondanza di rinnovabili è la strada per creare società più giuste e in salute, anche in Italia”.

Nella seconda parte dei lavori, coordinati dal professor Mario Motta del Politecnico di Milano, sono stati portati casi e esempi virtuosi a livello nazionale. Nel dettaglio, Matteo Zulianello, capo progetto “L’utente al centro della transizione energetica” di Rse, e Thomas Zulian, docente Scuola Ladina di Fassa, hanno illustrato le best practice di Cesla, la comunità energetica della Val di Fassa nata da un’idea sviluppata da studenti. Sul contributo delle città che hanno aderito al patto “EU Mission 100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030” si sono espressi Elena Grandi, assessora all’Ambiente e al Verde del Comune di Milano, Stefano Zenoni, assessore all’Ambiente e alla Mobilità del Comune di Bergamo, e Gianluca Borghi, assessore alla Sosteni-bilità Ambientale, Energetica e alla Mobilità del Comune di Parma, che hanno illustrato le esperienze delle loro città.

L’ultima parte della giornata di lavoro, coordinata da Ilaria Losa del Dipartimento Tecnologie di Trasmissione e Distribuzione di Rse, ha ospitato le analisi e gli approfondimenti di esperti del settore, che sono intervenuti su tre tematiche: la policy europea, illustrata da Massimo Garribba, vice-direttore Dg Energy della Commissione Europea, cui ha fatto seguito l’intervento di Antonio Iliceto, membro del Governing Board di Etip-Snet, che ha fatto il punto su come il settore energetico possa integrare nella propria agenda le raccomandazioni del report; la strategia italiana, su cui si è espresso Michele Benini, direttore del Dipartimento Sviluppo Sistemi Energetici, che ha raccontato l’esperienza e il ruolo di Rse nella definizione degli scenari energetici a supporto del decisore nazionale; quella aziendale, con il contributo di Catia Bastioli, amministratore delegato Novamont. “La ricetta del rapporto ‘Earth for All’ è la medesima adottata dal Piano Nazionale Integrato Energia Clima del governo italiano, basata su uno scenario di sviluppo al 2030 del sistema energetico messo a punto da Rse, con la collaborazione di Gsee Ispra – ha sottolineato a margine dell’evento Michele Benini, direttore del Dipartimento Sviluppo Sistemi Energetici di Rse – Tale scenario punta in particolare sull’efficientamento energetico e sull’elettrificazione dei consumi, ponendosi tra gli altri l’obiettivo di una ristrutturazione profonda di 3 milioni di abitazioni da dotare di pompe di calore nonché di una penetrazione di oltre 6 milioni di auto tra full electric e ibride ricaricabili e di oltre 500 mila veicoli commerciali leggeri full electric. E’ noto, infatti, che un’auto elettrica o una pompa di calore, a parità di servizio reso, consumano tre o quattro volte meno energia di un’auto a benzina o di una caldaia a metano. L’energia elettrica che serve per elettrificare i consumi deve poi essere ‘pulita’, quindi prodotta da fonti rinnovabili, il cui sviluppo è ormai necessario”. (nella foto, da sinistra: Ugo Bardi, Ilaria Losa, Sandrine Dixson-Decleve, Luca Miggiano)

Energia, Commissione propone proroga di un anno a misure emergenza

Energia, Commissione propone proroga di un anno a misure emergenzaRoma, 28 nov. (askanews) – La Commissione ha proposto oggi al Consiglio di prorogare diverse misure di emergenza dell’Unione introdotte lo scorso anno per affrontare la crisi energetica. Secondo l’organo esecutivo comunitario, “la proroga di altri 12 mesi fornirà un’ulteriore salvaguardia in quanto i mercati mondiali dell’energia rimangono difficili”, sebbene quest’anno l’Ue si trovi in una posizione molto migliore, recita un comunicato, e gli strumenti di gestione delle crisi si siano dimostrati efficaci per calmare i mercati e garantire un approvvigionamento stabile.

Le misure comprendono il cosiddetto regolamento sulla solidarietà, che contiene disposizioni sulla trasparenza del mercato del gas naturale liquefatto (Gnl) e norme standard per la solidarietà in caso di carenze, il meccanismo di correzione del mercato e le norme di emergenza relative all’accelerazione delle autorizzazioni per i progetti di energia rinnovabile. Rafforzare la resilienza del mercato, nel contempo accelerando la transizione all’energia pulita e garantendo un approvvigionamento energetico sicuro, prosegue la Commissione, rimane una priorità assoluta della Commissione, dato che la stagione di riscaldamento è ormai iniziata nella maggior parte d’Europa. La proroga proposta richiede ora l’approvazione del Consiglio a maggioranza qualificata, in linea con l’articolo 122 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

Patto stabilità, Lindner: progressi, ma tassi alti cambiano le cose

Patto stabilità, Lindner: progressi, ma tassi alti cambiano le coseRoma, 21 nov. (askanews) – Il ministro delle Finanze della Germania, Christian Lindner insiste sulla necessità di assicurare risanamento e sostenibilità dei conti con la riforma del Patto di stabilità e di crescita dell’Ue. E dopo la clamorosa bocciatura, da parte della Corte costituzionale tedesca, del reindirizzo su altre misure di decine di miliardi di fondi di aiuti per il Covid non utilizzati, sembra voler rimettere in discussione anche gli investimenti sulla transizione energetica.

Sulla riforma del Patto di stabilità la cooperazione franco tedesca “fa progressi, ma le cose sono cambiate con i tassi più alti”, ha detto Lindner. Rispetto a un anno fa, in cui “si discuteva unicamente di aumentare gli investimenti, oggi si parla molto di più di sostenibilità dei debiti”, ha affermato durante una conferenza su inflazione e democrazia. Pur dicendosi favorevole alla transizione energetica, Lindner ha messo in rilievo (quasi a puntarvi il dito contro) il fatto che alcuni investimenti green non risultano favorevoli alla crescita economica, senza specificare meglio quali. E intanto oggi “i soldi ci servono per assicurare il servizio del debito. Non è facile trovare fondi per finanziare nuovi investimenti – ha avvertito -. La questione qui è mantenere la stabilità finanziaria e in Europa molti Stati membri devono pagare differenziali sui tassi (spread) alti. Penso che debbano tornare a politiche di bilancio sane e deficit più bassi in modo da ridurre il rapporto debito-Pil”.

Energia, Proxigas: per transizione efficace serve adeguata offerta gas

Energia, Proxigas: per transizione efficace serve adeguata offerta gasRoma, 20 nov. (askanews) – Si è svolta oggi l’Assemblea Pubblica di Proxigas, l’Associazione di riferimento del settore gas, che riunisce sia le imprese operanti nelle attività di importazione e di vendita sui mercati che quelle attive nella gestione delle infrastrutture di trasporto, stoccaggio, rigassificazione e distribuzione. Le grandi trasformazioni in atto, anche indotte dalle crisi degli ultimi anni, rendono necessario individuare nuovi equilibri tra la necessità di realizzare gli obiettivi ambientali e quella di garantire la sostenibilità economica e la sicurezza degli approvvigionamenti per accompagnare i consumatori, non solo europei, verso modelli più sostenibili.

“Le istituzioni e gli operatori del sistema gas hanno saputo gestire nell’ultimo anno una situazione certamente complessa e l’Italia è oggi ben preparata per affrontare il prossimo inverno. Sussistono tuttavia elementi di incertezza, le tensioni geopolitiche, l’effettiva disponibilità delle infrastrutture di approvvigionamento e la variabilità dei consumi per effetto della climatica invernale, che potrebbero determinare comunque delle situazioni di volatilità, anche considerando che importiamo la quasi totalità del gas che consumiamo”, ha dichiarato Cristian Signoretto, Presidente di Proxigas. “È necessario mettere ulteriormente in sicurezza il sistema e investire per la sua decarbonizzazione. Per farlo, bisogna aumentare l’offerta di gas nel mercato; rafforzare le infrastrutture per rendere più flessibile e diversificato il nostro sistema di approvvigionamento, anche per accogliere i green gases, e rafforzare il ruolo dello stoccaggio. Solo così potremmo raggiungere una stabilizzazione dei prezzi a livelli sostenibili per il sistema produttivo e le famiglie e, nel contempo, abilitare lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile e il phase out del carbone riducendo le emissioni del comparto energetico”. Dall’ultimo report dell’IPCC delle Nazioni Unite emerge come ad oggi la traiettoria di decarbonizzazione sia purtroppo ancora lontana dal target definito dagli accordi di Parigi. Oggi nel mondo, sono le fonti fossili a maggiori emissioni – carbone e petrolio – le risorse più utilizzate nel mix energetico e nella generazione elettrica. L’Europa e Italia sono più avanti nel percorso di transizione e presentano mix energetici più virtuosi : l’Europa contribuisce per l’8% alle emissioni climalteranti totali, il nostro Paese per meno dell’1%, anche grazie al maggiore utilizzo di gas, il combustibile fossile più sostenibile.

“Abbiamo voluto sfruttare la nostra Assemblea annuale per richiamare l’attenzione sulla necessità di fare di più, come Europa e come Italia, per costruire un’offerta globale di energia sostenibile capace di soddisfare una domanda globale in crescita, per effetto dell’incremento demografico e dello sviluppo economico”, ha aggiunto Marta Bucci, Direttore Generale di Proxigas. “Va ridotto con urgenza l’utilizzo dei combustibili più inquinanti – carbone e petrolio – che oggi sono ancora le fonti energetiche più utilizzate a livello globale. Purtroppo le previsioni sulla crescita delle emissioni, anche quelle recenti del report IPCC, non sono confortanti: l’Europa non può solo sostenere la propria transizione energetica ma deve, anche per non vanificare gli sforzi economici e sociali in atto, adottare una governance che indirizzi una crescita sostenibile a livello globale. Per il gas dobbiamo promuovere lo sviluppo delle riserve per evitare che situazioni di disequilibrio tra domanda e offerta sul mercato globale vadano a determinare un maggior utilizzo del carbone e quindi un ulteriore incremento delle emissioni, come purtroppo abbiamo osservato nel corso del 2022″.

La centralità del gas nel sistema energetico, le sfide che lo attendono per continuare ad accompagnare lo sviluppo del Paese, i riflessi delle tensioni geopolitiche e delle altre incertezze in atto sono stati gli argomenti sui quali si sono confrontati i principali attori del settore in Italia. Una tavola rotonda alla quale hanno partecipato: Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy; Stefano Besseghini, Presidente Arera; Guido Brusco,Direttore Generale Natural Resources Eni; Paolo Gallo, Amministratore Delegato Italgas; Antonio Gozzi, Presidente Federacciai; Nicola Lanzetta, Direttore Enel Italia; Nicola Monti, Amministratore Delegato Edison; Lorenzo Poli, Presidente Assocarta; Stefano Venier, Amministratore Delegato Snam.