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Studio Bce: aumentare tassazione CO2 alza inflazione e riduce Pil

Studio Bce: aumentare tassazione CO2 alza inflazione e riduce PilRoma, 17 mag. (askanews) – Aumentare la tassazione sulle emissioni di CO2 a livelli coerenti con la transizione a un’economia a zero emissioni implica “un aumento transitorio dell’inflazione e una diminuzione permanente, seppure moderata, del Pil”. Lo stima uno studio pubblicato dalla Bce (“Macroeconomic effects of carbon transition policies: an assessment based on the ECB’s New Area-Wide Model with a disaggregated energy sector”).

“Mostriamo che gli effetti di breve e medio termine dipendono dalla reazione della politica monetaria, dal percorso di aumento della tassazione sul carbonio e dalla sua credibilità, mentre espandere la fornitura di energia pulita è cruciale per contenere il calo del Pil”, affermano nel sommario gli autori dell’analisi: Günter Coenen e Romanos Priftis, della stessa Bce, e Matija Lozej, della Banca centrale irlandese. Lo scenario previsionale di base prende in considerazione un aumento permanente della tassazione sulle emissioni di CO2 che si esplicachebbe come un costo supplementare al prezzo dell’energia catalogata come “sporca”. Secondo i tre autori, inoltre “gli effetti indesiderati possono essere gestiti mediante la redistribuzione delle entrate fiscali dall’aumento della tassazione carbonio a favore delle famiglie a basso reddito”.

Arbolia con Università Tuscia per nuovo modello calcolo assorbimento CO2

Arbolia con Università Tuscia per nuovo modello calcolo assorbimento CO2Milano, 16 mag. (askanews) – Arbolia, la società benefit di Snam che crea nuove aree verdi in Italia, e l’Università degli Studi della Tuscia, hanno presentato un nuovo modello di calcolo per l’assorbimento dell’anidride carbonica da applicare agli interventi di forestazione urbana del Paese. Proponendo un metodo scientifico per determinare gli assorbimenti di CO2 degli alberi, lo studio vuole contribuire alla creazione di uno standard di riferimento a livello nazionale, riducendo la variabilità dei valori attualmente in uso nei diversi progetti di forestazione.

Lo studio, per la prima volta in Italia, è stato sviluppato su dati esclusivamente nazionali provenienti da progetti di forestazione realizzati negli ultimi 20 anni e prendendo in considerazione un ventaglio di 24 specie arboree maggiormente diffuse sul territorio italiano. Il nuovo strumento di calcolo per l’assorbimento della CO2 è già stato applicato con successo a tutti i 30 impianti boschivi urbani messi a dimora da Arbolia in Italia – in oltre dieci Regioni – negli ultimi due anni, consentendo di individuarne i rispettivi benefici ecosistemici e l’apporto in termini di biodiversità. Secondo il nuovo modello, ogni singolo albero può assorbire mediamente tra i 5 e 15 Kg di CO2 all’anno su un arco temporale di 20 anni e dal momento della sua piantumazione, a seconda della specie e del luogo di impianto. “La realizzazione di questo importante studio conferma l’impegno concreto di Arbolia per lo sviluppo della forestazione urbana in Italia, un contesto in forte crescita che può offrire un contributo determinante alla sostenibilità del Paese”, ha dichiarato Matteo Tanteri, amministratore unico di Arbolia. “Piantare alberi nelle città, rendendole più resilienti e inclusive, rimane una delle azioni più efficaci per contrastare il cambiamento climatico e garantisce significativi benefici ecosistemici per i territori”.

Imprese, Seingim: nuova sede a Ceggia e 200 assunzioni

Imprese, Seingim: nuova sede a Ceggia e 200 assunzioniRoma, 13 mag. (askanews) – In seguito a un importante intervento di ristrutturazione, è stata inaugurata oggi la nuova sede di Seingim a Ceggia, in provincia di Venezia, luogo in cui nel 1997 è nato il Gruppo di ingegneria multidisciplinare e che ha sempre avuto un ruolo centrale, nonostante la forte spinta all’internazionalizzazione intrapresa negli ultimi anni. L’headquarter sorge in una villa storica costruita ai primi del ‘900 nel centro cittadino, luogo molto amato dagli abitanti di Ceggia, che grazie a questo recupero è tornato ad assumere un nuovo ruolo per tutta la comunità. I nuovi uffici hanno permesso di raddoppiare il numero di postazioni disponibili, così da adeguarsi all’ambizioso piano di assunzioni previsto dall’azienda. Il rilancio della sede, infatti, fa parte di un ampio piano di investimenti in Italia e all’estero, che porterà il Gruppo a raggiungere ricavi per oltre 100 milioni di euro nel 2026, di cui il 30% all’estero. È previsto inoltre un ingente piano di assunzioni, che riguarderà 200 nuovi inserimenti, di cui la metà in Italia nell’anno corrente (54 assunzioni già effettuate nei primi mesi del 2023, 80 a Ceggia nei prossimi due anni). “Siamo orgogliosi di aver inaugurato la nostra nuova sede a Ceggia. E’ stata l’occasione per aprire l’azienda a tutti coloro che hanno condiviso questo importante percorso di crescita e per mostrare a tutta la comunità quanto sia importante per noi questo territorio – ha dichiarato il Presidente di Seingim Fabio Marabese – Da qui siamo partiti 26 anni fa con grande determinazione ed ora siamo un Gruppo di oltre 400 persone con 15 sedi in Italia, una in Kazakistan e stiamo valutando un’ulteriore espansione sia a livello europeo, sia internazionale con particolare attenzione a Asia e Medio Oriente, perché crediamo sia importante diversificare nelle attività, ma soprattutto nei mercati. Il nostro piano di sviluppo prevede un progressivo incremento delle assunzioni, che porterà a 200 inserimenti da qui al 2026. Con la ristrutturazione della Villa storica di Ceggia abbiamo deciso di fare qualcosa che rimanesse e che avesse un significato per noi, per le nostre persone, qualcosa che rappresentasse ciò che abbiamo fatto finora, festeggiando la nostra storia, il nostro impegno, ma soprattutto tutti i nostri collaboratori”.

H2IT: fatturati in crescita per le aziende italiane dell’idrogeno

H2IT: fatturati in crescita per le aziende italiane dell’idrogenoMilano, 12 mag. (askanews) – Giovane, ma in crescita con importanti prospettive di crescita che la candidano a diventare leader di settore nel Vecchio Continente: è la filiera italiana secondo quanto emerge dalla seconda edizione dell’ “Osservatorio H2IT: I numeri sul comparto idrogeno italiano”, realizzato congiuntamente dalla direzione Studi e Ricerche e l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo. L’analisi ha preso in esame le imprese associate ad H2IT. che rappresentano tutta la catena del valore dell’idrogeno dalla produzione fino agli usi finali. H2IT è l’associazione italiana idrogeno che aggrega grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università che lavorano nel settore dell’idrogeno; conta attualmente 130 soci.

Dai fatturati agli investimenti: per le aziende della filiera il 2022 – secondo quanto merge dall’Osservatorio – è stato un anno di crescita. Il 65% delle aziende ha chiuso l’anno con una crescita degli investimenti sull’idrogeno. In termini di fatturato, il 2022 si è chiuso nel complesso con segno positivo per il 71% delle imprese e il 58% ha incrementato il giro d’affari dell’attività dedicata all’idrogeno, con aspettative di ulteriore crescita nel prossimo futuro. Negli ultimi cinque anni, oltre 1 azienda su 3 (36%) ha ottenuto almeno un brevetto o è in procinto di farlo. La ricerca mette in evidenza poi come sia alta la correlazione tra investimenti e innovazione: la metà delle imprese intervistate ritiene di aver raggiunto un alto livello di maturità tecnologica nell’idrogeno. Il potenziale di sviluppo è elevato e può essere colto attraverso la formazione di personale qualificato, un quadro normativo chiaro e l’accelerazione degli investimenti infrastrutturali e di supporto alla domanda. “La filiera italiana è certamente giovane, ma è composta da tante realtà ambiziose, che non hanno paura di investire per fare vera innovazione – dice Alberto Dossi, presidente di H2IT – Siamo orgogliosi di come le aziende, anche grazie al nostro lavoro, abbiano capito il valore della collaborazione, secondo l’assunto che questo è il momento di crescere e creare tecnologia insieme. Dal PNRR, così come dalle altre risorse messe a disposizione dallo Stato e dall’Unione Europea, stanno arrivando fondi che danno certezze al settore e ci permettono di guardare al futuro con grande ottimismo.” Tra i diversi ambiti esplorati dall’Osservatorio, anche quelle sulle aspettative delle imprese riguardi i settori che cresceranno di più da qui al 2030. Dalle risposte ricevuti, su tutti spicca la mobilità (85% delle risposte), seguita dai settori hard-to-abate (67%) e lo storage di elettricità rinnovabile (55%).

Le aziende però metto in evidenza nelle loro risposte anche le criticità che possono penalizzare il comparto: prima tra le altre, la mancanza di un quadro normativo chiaro (78% delle risposte), l’incertezza di una domanda di mercato non ancora definita (64%) e tutto ciò che ruota attorno ad autorizzazioni (53%) e burocrazia (51%). Per superare le criticità le imprese chiedono soprattutto la definizione di normative e regolamenti nazionali (58% delle risposte), piani strategici nazionali (55%) e più investimenti per stimolare la domanda (45%) e in infrastrutture (42%). “L’analisi restituisce il profilo di una filiera italiana dell’idrogeno molto eterogenea nelle dimensioni delle imprese coinvolte – ha detto Anna Maria Moressa, economista della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – Fra queste spicca un gruppo di pmi che possiede una forte mission, alte potenzialità di innovazione, in grado di intrecciare alleanze industriali trasversali con altri settori, da quello chimico e meccanico a quello informatico, e di collaborare con centri di ricerca nazionali e internazionali. La metà delle imprese dimostra di avere un’alta maturità di innovazione, con brevetti pronti all’industrializzazione. Sarà proprio grazie all’accelerazione della ricerca per l’efficientamento delle tecnologie di produzione, di stoccaggio e di trasporto, che l’idrogeno nel prossimo futuro potrà giocare un ruolo di primo piano nel processo di decarbonizzazione, con l’apertura di nuovi business anche per le pmi italiane. Si apriranno dunque anche opportunità di occupazione per i giovani e ci sarà bisogno di tecnici altamente qualificati per i quali saranno necessari percorsi formativi ad hoc. La crescita del tessuto economico richiede inoltre una accelerazione degli investimenti pubblici e privati e interventi normativi e di policy chiari e mirati”.

Edison Next main partner del TEF – Taranto Eco Forum 2023

Edison Next main partner del TEF – Taranto Eco Forum 2023Milano, 7 mag. (askanews) – Edison Next, la società di Edison che accompagna aziende e territori nella transizione ecologica e nella decarbonizzazione, sarà main partner del TEF – Taranto Eco Forum 2023, l’evento di riferimento nazionale che si terrà nella città dei due mari il 25 e 26 maggio, presso la sede della Camera di Commercio.

Organizzato da Eurota ETS e da RemTech Expo, il più importante hub tecnologico d’Italia per l’innovazione ambientale operativo all’interno degli spazi di Ferrara Expo, TEF – Taranto Eco Forum 2023 offrirà un punto di vista privilegiato su biorisanamento, economia del mare, risorsa acqua, valorizzazione dei rifiuti, energie rinnovabili, mobilità sostenibile e tutti gli ambiti di questo campo largo, coinvolgendo enti, istituzioni, aziende e singoli esperti che stanno dettando l’agenda di settore. “Avere Edison Next al nostro fianco – ha detto il presidente di Eurota ETS Patrick Poggi – qualifica la bontà del lavoro di ricerca e approfondimento che stiamo compiendo nel nostro territorio. I temi proposti, i soggetti coinvolti, tutto converge in un approccio sistemico alla prospettiva di sviluppo che, più di ogni altra, segnerà il futuro dell’economia mondiale e, in particolare, della nostra città. Abbiamo definito gli ultimi dettagli degli appuntamenti previsti per le due giornate, potendo già contare sulla presenza di relatori internazionali”.

Il programma della manifestazione prevedrà una serie di tavole rotonde il 25 e 26 maggio nella sala Resta della Camera di Commercio, più una sessione internazionale che si terrà contemporaneamente nella sala Monfredi, nel pomeriggio del 25 maggio. Quest’ultima è uno dei valori aggiunti del TEF – Taranto Eco Forum 2023, un’opportunità di approfondimento che coinvolgerà relatori provenienti da diversi paesi, con interventi in lingua inglese, che ha ricevuto anche il sostegno della Regione Puglia attraverso misure dedicate all’internazionalizzazione. “Abbiamo ideato e realizzato un progetto di aggregazione, confronto, dialogo, costruzione e promozione di contenuti e proposte – ha spiegato Silvia Paparella, amministratore delegato di Ferrara Expo – con tutti gli stakeholder in campo. Vogliamo partire da Taranto per definire una nuova visione di impresa equa e sostenibile, che metta al centro le persone, il loro benessere, nel rispetto massimo per l’ambiente e per le generazioni future. I numerosi e prestigiosi partner sono tutti di notevole spessore, contenuto ed esperienza, a partire da Edison Next che ci affiancherà in questa prima straordinaria edizione di TEF – Taranto Eco Forum 2023”.

Agici-Accenture: comunità energetiche, benefici fino a 1,5 mld

Agici-Accenture: comunità energetiche, benefici fino a 1,5 mldRoma, 5 mag. (askanews) – Con 5 GW di potenza installata, le comunità energetiche potrebbero generare una riduzione di CO2 di 1,35 milioni di tonnellate e un beneficio economico tra i 1,3 e 1,5 miliardi di euro. Sono questi i risultati emersi dal working paper “Modelli per promuovere le comunità energetiche: un’opportunità per le utilities” condotto da Agici e Accenture e presentato questa mattina, nella cornice di Palazzo Clerici a Milano, in occasione dell’evento “Nuove utilities per nuove clienti: vendita, servizi e comunità energetiche rinnovabili”.

L’analisi, presentata nel corso del Workshop dell’Osservatorio Utilities Agici-Accenture giunto quest’anno alla sua ventitreesima edizione, analizza il ruolo e le potenzialità che lo sviluppo che le comunità energetiche potranno avere nel percorso di transizione energetica del Paese. Dal working paper emerge come l’Italia, dove sono presenti 86 comunità energetiche – di cui solo 30 attualmente attive – sia in “ritardo” rispetto al resto d’Europa, che presenta già circa 9.000 comunità energetiche, con Germania e Danimarca pionieri nel settore. Per raggiungere i 5 GW di potenza installata, a fronte dei 60 MW attuali, all’Italia è richiesta un’accelerazione nella creazione e nello sviluppo delle comunità energetiche per adeguarsi alla Renewable Energy Directive della Commissione Europea, con l’obiettivo di raggiungere il 32% di consumo energetico da fonti rinnovabili entro il 2030. Questo comporterebbe un beneficio economico fino a 1,5 miliardi di euro e un risparmio di CO2 pari a 1,35 milioni di tonnellate. “In un contesto in cui la transizione verso forme di produzione e consumo più sostenibili è diventata una delle grandi priorità dei nostri giorni ed in presenza di importanti capitali messi a disposizione attraverso i fondi del PNRR e GSE, riteniamo che ci siano quattro i fattori che possono accelerare la strategia energetica del Paese, in un approccio sistemico. Si tratta delle comunità energetiche, delle Utilities, delle PMI e del digitale” ha dichiarato Claudio Arcudi, Responsabile dell’Industry Group Energy e Utility di Accenture in Europa “Le comunità energetiche, infatti, possono permettere alle PMI del nostro territorio di collaborare per produrre, consumare e condividere con la comunità dove operano l’energia prodotta da fonti rinnovabili, attraverso uno o più impianti energetici installati nelle vicinanze. Nello stesso tempo, le comunità energetiche costituiscono un’importante opportunità per le Utilities, che hanno le capacità e le conoscenze necessarie ad indirizzare un approccio industriale in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano energetico nel nostro Paese e sono i player più adatti a realizzare e gestire il nuovo servizio. Abilitatore di questo modello sono le tecnologie digitali, che garantiscono la misurabilità delle performance e una gestione efficace di queste infrastrutture distribuite”. A seguito della presentazione dell’analisi si sono svolte due tavole rotonde incentrate sulla centralità che le nuove utilities ricopriranno nel processo di transizione ecologica, a fronte anche dei forti mutamenti in corso nel mercato dell’energia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

“Anche quest’anno lo studio condotto insieme ad Accenture, con cui siamo felici di rinnovare la nostra proficua collaborazione, ha voluto mettere a fuoco le principali tendenze e dinamiche in corso nel settore delle utilities. In questo senso, la scelta di volgere lo sguardo alle comunità energetiche è apparsa naturale per le enormi potenzialità che queste hanno nella transizione verso fonti rinnovabili, favorendo la partecipazione dei cittadini al sistema energetico” ha dichiarato Marco Carta, Amministratore Delegato di Agici. L’evento ha costituito inoltre l’occasione per la consegna dei Premi Manager Utilities “Andrea Gilardoni” 2022, giunto alla sedicesima edizione. Per il premio Energia sono risultati vincitori ex aequo Giuseppe Argirò, Amministratore Delegato di CVA, e Stefano Venier, Amministratore Delegato di Snam. Ad Argirò la giuria ha motivato il riconoscimento “per l’accelerazione impressa alla crescita di CVA e delle rinnovabili”, a Venier “per le azioni messe in campo volte a garantire la sicurezza energetica del Paese”. A ritirare il Premio Servizi Pubblici è stato invece Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A, premiato “per gli investimenti record di A2A nella transizione ecologica”.

Questa edizione, inoltre, ha visto l’introduzione di un nuovo riconoscimento, intitolato “L’energia di domani: il futuro è donna”, destinato alle professioniste under 40 attive nel settore dell’energia e delle utilities. Il premio, istituito con l’obiettivo di riconoscere e incoraggiare l’eccellenza femminile in un settore in cui la presenza delle donne nelle posizioni di vertice è ancora bassa, è stato assegnato a Nicole Della Vedova, Head of Corporate and Structured Finance di Enel. A Della Vedova la giuria ha riconosciuto l’impegno “nella promozione della finanza sostenibile a livello globale”. “La giornata di oggi segna un momento importante per noi, grazie all’introduzione del premio “L’energia di domani: il futuro è donna”. Con questo riconoscimento Agici, da sempre osservatore del mondo che cambia, intende dare il suo contributo per favorire la crescita professionale delle figure femminili nel mondo delle utilities: in un settore sempre più proiettato verso la sostenibilità, la parità di genere non può essere trascurata” ha concluso Chiara Gilardoni, Business owner & CEO di Agici.

Ue, Dombrovskis: il Green Deal è la risposta a proteste attivisti

Ue, Dombrovskis: il Green Deal è la risposta a proteste attivistiBruxelles, 4 mag. (askanews) – Alle proteste degli attivisti ambientalisti l’Ue deve rispondere accelerando la transizione verde prevista dal Green Deal europeo, e soprattutto attuandola con attenzione ai suo effetti sociali, perché senza il sostegno della società non potrà essere realizzato. Lo ha sottolineato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, responsabile per il Commercio, durante un dibattito questo pomeriggio al Forum economico di Bruxelles, dopo che l’evento è stato interrotto da alcuni attivisti che sono saliti sul palco e l’hanno occupato temporaneamente.

Gli attivisti hanno esposto uno striscione in inglese con la scritta “la crescita uccide”, gridando, tra l’altro, che “la crescita è un’ideologia di cui dobbiamo sbarazzarci”. “Senza entrare nei dettagli – ha detto Dombrovskis rispondendo a una domanda dal pubblico, dopo la ripresa del dibattito – penso che ciò che abbiamo visto” con la protesta di oggi “sia correlato alle richieste che l’Ue si muova più velocemente per realizzare il Green Deal europeo, raggiungere la neutralità climatica e affrontare le altre sfide ambientali. Ed è esattamente – ha sottolineato – quello che stiamo facendo”.

“Il Green Deal dell’Ue – ha aggiunto il vicepresidente della Commissione – è la nostra politica di punta (“flagship policy”, ndr), e deve essere accettabile per la società in generale perché il Green Deal avverrà solo se sarà socialmente accettabile. Quindi è importante portare dalla nostra parte non solo gli attivisti, ma anche la società in generale”, ha concluso Dombrovskis.

Idrogeno, Alberto Dossi riconfermato alla guida di H2IT

Idrogeno, Alberto Dossi riconfermato alla guida di H2ITMilano, 3 mag. (askanews) – Alberto Dossi è stato confermato per la terza volta consecutiva nel ruolo di presidente dell’Associazione Italiana Idrogeno, H2IT, che aggrega grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università che lavorano nel settore dell’idrogeno.

L’assemblea dell’associazione – tenutasi il 28 aprile – ha eletto il Consiglio direttivo per il triennio 2023-2025. Le nomine vedono oltra alla riconferma del presidente Dossi anche la riconferma dei vicepresidenti Valter Alessandria (Alstom Ferroviaria), Dina Lanzi (Snam) e Luigi Crema (Fondazione Bruno Kessler). Alla guida dell’Associazione sono stati poi indicati altri nove consiglieri che affiancheranno il vertice e che rappresentano aziende e istituzioni del settore idrogeno: Andrea Bombardi (Rina) Stefano Capponi (Tenaris), Luigi D’Onofrio (Edison Next), Davide Damosso (Environment Park), Federico Ferrini (Techfem), Luigi Ksawery Lucà (Toyota Motor Italia), Giulia Monteleone (ENEA), Angelo Moreno (Stress) e Lorenzo Privitera (A2A). “L’attestato di fiducia dimostrato dall’Assemblea riconfermando la mia presidenza mi dà nuove energie e motivazione nel continuare con impegno e dedizione il ruolo di presidente insieme al nuovo consiglio direttivo – ha detto Alberto Dossi – Oggi si apre un nuovo capitolo per l’associazione e con l’impegno di tutti noi verranno dati nuovi impulsi alla missione di H2IT con l’obiettivo di creare il mercato dell’idrogeno in Italia continuando a collaborare con le Istituzioni. Il nuovo consiglio direttivo rispecchia la volontà di un’Assemblea che ha voluto dare da un lato fiducia a chi ha lavorato in questi anni per i successi che abbiamo ottenuto nel concetto della continuità, e dall’altro un segnale di rinnovamento per portare nuove idee e nuove energie per promuovere l’idrogeno a livello nazionale. Con questi presupposti sono convinto che questo Consiglio direttivo si impegnerà al massimo con entusiasmo, determinazione e competenza a sostenere gli importanti progetti che stanno per essere realizzati. Si apre un nuovo capitolo di sfide e obiettivi da raggiungere. Siamo pronti ad iniziare il nostro lavoro. Grazie a tutti voi”.

Durante l’ultimo triennio sotto la guida di Alberto Dossi, il numero dei soci H2IT è passato da poco più di 40 a 130, una crescita che ha contribuito ad alimentare il confronto tra gli stakeholder di una filiera altamente innovativa e tecnologica e con enormi margini di crescita. Si sono moltiplicate le occasioni di confronto anche con le istituzioni nazionali e locali, con l’obiettivo da parte dell’associazione di affermare l’idrogeno come “vettore fondamentale per la transizione e la sicurezza energetiche” all’interno dell’agenda politica del Paese. L’Associazione è diventata interlocutrice degli enti preposti a sviluppare la normativa e la legislazione quali Arera, i Vigili del fuoco il Gse e, anche nei diversi avvicendamenti al Governo, si è affermata come punto di riferimento per i vari Ministeri competenti in materia idrogeno. Già nel 2016 H2IT ha supportato i Ministeri nell’elaborazione del “Piano Nazionale per la Mobilità ad Idrogeno” (aggiornato poi nel 2019) e stretto, nel 2018, una collaborazione con il Ministero dell’Interno per la stesura della “Regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio degli impianti di distribuzione di idrogeno per autotrazione”. Negli ultimi anni ha reso disponibile il supporto per quanto riguarda gli investimenti idrogeno previsti dal PNRR. (nella foto: Alberto Dossi, presidente H2IT)

Uno spray per coibentare le costruzioni, la tecnologia per il risparmio energetico

Uno spray per coibentare le costruzioni, la tecnologia per il risparmio energeticoRoma, 2 mag. (askanews) – Risparmiare energia nelle nostre case grazie all’ingegno della Nasa e alle nanotecnologie. L’idea, che nasce in Polonia, è stata poi messa a punto nel nostro Paese e sta cambiando le regole dell’edilizia. Il prodotto, certificato in Italia, fa risparmiare oltre il 50% ed è facilmente adattabile a qualsiasi superficie. Anche a quelle che presentano vincoli urbanistici o sono difficilmente adattabili. “Stiamo lavorando per coibentare le 22 cantine che, nel 2021, hanno vinto un progetto europeo per garantirne l’efficienza energetica. Nessuno voleva metterci mano, ma ora siamo in grado di intervenire senza intaccarne l’identità originaria”. Raffaele Zanta è un imprenditore italiano che, da oltre cinque anni, si occupa di nanotecnologie. Un mondo particolare e in costante evoluzione che permette di raggiungere vette fino a poco tempo fa inimmaginabili: “Abbiamo avuto -spiega Zanta, Ceo di Tecnoindustries Srl, rivenditore in esclusiva di Swiss Thermo – la possibilità di conoscere un progetto che, basato su brevetti della Nasa, aveva avuto il via libera dell’Università di Varsavia. Un progetto che, lo abbiamo capito subito, avrebbe rivoluzionato il mondo dell’edilizia. Si tratta di un prodotto che, spruzzato su una superficie, la riesce a coibentare senza eccessivo dispendio di tempo e di denaro”.

L’idea, che cambia diversi paradigmi, ha diversi pregi e, fra questi, l’ampia possibilità di intervento: “Con questa tecnica che non ha bisogno di impalcature o ponteggi -afferma Zanta- noi possiamo operare ovunque. Anche su quelle cantine che, per oltre due anni, non è stato possibile toccare nonostante ci fossero i fondi per farlo. Le cantine, ma anche i palazzi storici, le tower costruite con ampie vetrate, gli edifici che hanno vincoli urbanistici. Il prodotto è duttile, basta una squadra composta da tre persone e, per la sua applicazione, non ha bisogno di alcun tipo di autorizzazione. Si può applicare all’esterno come all’interno e, in teoria, potrebbe superare i problemi legati ai crediti incagliati e, quindi, garantire l’efficientamento energetico anche in quelle abitazioni dove non è stato possibile completare i lavori”. Inevitabili le attestazioni previste dalle norme, il cui iter è stato completato nei mesi scorsi: “Abbiamo avuto la possibilità -sostiene Giuseppe Izzo, Ceo di Uese Italia, uno dei principali Enti certificatori del nostro Paese- di testare il prodotto Swiss Thermo, di verificarne la qualità e di accertarne la corrispondenza ai dettati normativi. Si tratta di un vero e proprio ribaltamento delle nostre conoscenze edili. A parità di risparmio energetico, che si attesta mediamente attorno al 25%, il suo utilizzo permette un risparmio di tempo importante. Se per realizzare un cappotto termico, ci vogliono, considerando le necessarie autorizzazioni da chiedere e ottenere, almeno sei mesi, qui il lavoro viene realizzato un trenta giorni mal contati. Due mesi in meno per rendere efficienti le nostre case, come ci chiede, a gran voce, l’Europa”.

La direttiva di Bruxelles impone, entro il 2050, edifici a emissioni zero. Il problema è che il 60% ha ancora una classe energetica F o G: “Si tratta -afferma Raffaele Zanta- di un tema delicato che spesso cozza con la realtà che ci troviamo davanti. Ma spesso non si interviene proprio per i costi elevati e per le difficoltà che sorgono nell’intervento. Con il prodotto, realizzato grazie alle nanotecnologie, si risparmia oltre il 50% e, come detto, si guadagna tempo. Ma soprattutto, guardando nei condomini, si evita qualsiasi tipo di discussione. Se dieci proprietari di casa su quindici non vogliamo effettuare la coibentazione, non ci sono problemi. Si potrà lavorare dall’interno, lungo i muri perimetrali, negli appartamenti di chi ha dato il proprio consenso”. Interventi che invece l’Europa ci chiede per tutelare l’ambiente: “Noi dobbiamo finalmente ragionare -conclude Zanta- con una logica diversa. Ce lo impone il momento che stiamo vivendo e le ripercussioni che abbiamo avuto tutti noi con la guerra in Ucraina. Risparmiare l’uso dell’energia deve diventare un obbligo innanzitutto morale. Recenti studi su questo tipo di tecnologia, ci dice che il suo uso permette di fare registrare mediamente un interessante -25% e che vale sia per l’estate che per l’inverno. Il che vuol dire che d’estate mantiene fresche le nostre case e d’inverno, al contrario, calde”.

Auto elettriche: punti di ricarica smart pilastri per flessibilità

Auto elettriche: punti di ricarica smart pilastri per flessibilitàMilano, 21 apr. (askanews) – L’elettrificazione delle flotte aziendali, la ricarica sui luoghi di lavoro, e i modelli di ricarica delle auto elettriche che integrano il cosiddetto “Controllore di Infrastruttura di Ricarica – CIR” possono fornire un contributo importante in termini di flessibilità al sistema elettrico oltre a ricoprire un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione dei trasporti. E’ quanto stato sottolineato nel corso dell’incontro di lavoro “La ricarica di auto elettriche in ambito aziendale e residenziale. Gli esiti della sperimentazione. Il viaggio continua…” promosso da Rse – Ricerca sistema energetico per presentare i primi risultati delle attività di ricerca sul controllo evoluto della ricarica dei veicoli elettrici.

“Gli scenari 2030 mettono in evidenza margini significativi di flessibilità che possono essere offerti dai veicoli elettrici in ricarica, a supporto di un sistema elettrico sempre più caratterizzato dall’aleatorietà della generazione rinnovabile. L’elettrificazione delle flotte aziendali e la ricarica sul luogo di lavoro – ha detto l’amministratore delegato di Rse, Maurizio Delfanti in apertura dei lavori – sono ideali per fornire questi servizi, oltre a contribuire alla decarbonizzazione dei trasporti. Solo negli ultimi 3 mesi, la ricarica presso la nostra area ha fatto risparmiare circa 5 tonnellate di emissioni di C02”.Rse nel corso dei lavori ha presentato le potenzialità offerte dal sistema di controllo, realizzato in collaborazione con 5 partner industriali per la gestione smart della propria infrastruttura di ricarica, e le attività di sviluppo e test di dispositivi avanzati per la ricarica domestica, che integrano il “Controllore di Infrastruttura di Ricarica – CIR”. È stato evidenziato il successo nella predisposizione del sistema di controllo, se pur con alcune limitazioni dei protocolli utilizzati in termini di interoperabilità con i vari sistemi integrati da Rse. Inoltre, è stata sottolineata l’importanza dell’interazione e dello scambio di dati con il proprietario del veicolo, che nella sperimentazione Rse può esprimere attraverso un’app le sue esigenze di ricarica e la sua volontà di mettere a disposizione della rete il proprio veicolo. Infine, sono stati condivisi i risultati positivi dei test su 3 CIR sperimentali, sviluppati anch’essi in collaborazione con 3 partner tecnologici. La sessione è stata a cura di Piersilvio Marcolin e Francesco Fasana, Dipartimento Tecnologie di Trasmissione e Distribuzione di RSE.

Il punto di vista delle aziende che hanno collaborato è stato quindi raccolto nell’ambito di una tavola rotonda dedicata, che ha visto la partecipazione di: Gaetano Belluccio, managing director del business E-Mobility Fimer; Gregorio Cappuccino, presidente Calbatt; Roberto Colicchio, head of business development Plenitude+Be Charge; Alberto Crivellaro, ceo S&H ; Andrea Gotti direzione tecnica E-Mobility Scame e Stefano Rotini, cto Sinapsi. I relatori hanno sottolineato come le tecnologie attuali siano di per sé adeguate per la gestione “smart” dei veicoli elettrici, ma anche come alcuni elementi di criticità possano ancora sorgere in fase di implementazione pratica. Per questo motivo, “le attività di ricerca condivisa come quella che sta portando avanti Rse rappresentano un’opportunità di crescita fondamentale da ambo i lati, anche in virtù delle ricadute che essa sta avendo nell’ambito normativo” ha detto Filippo Colzi, capo progetto Rse.L’evento è stato anche l’occasione per presentare pubblicamente l’avvio di una seconda fase della sperimentazione, che riguarderà lo sviluppo prototipale dell’infrastruttura Ict necessaria per il corretto funzionamento di migliaia di CIR che verranno installati nei prossimi anni. A valle di una presentazione delle specifiche tecniche di questa soluzione, a cura di Giovanna Dondossola, capo progetto RSE, Roberto Cazzaniga, del Dipartimento di tecnologie di trasmissione e distribuzione Rse, ha quindi lanciato una nuova manifestazione di interesse per coinvolgere ancora il mondo industriale in questa sfida tecnologica.

Le reazioni a caldo di alcune tra le principali Istituzioni e associazioni del settore sono state immediatamente raccolte in una seconda tavola rotonda, che ha visto la partecipazione di: Omar Imberti, coordinatore del gruppo E-Mobility Anie; Luigi Mazzocchi, direttore Dipartimento tecnologie di generazione e materiali Rse; Camillo Piazza, coordinatore e-mob; Fabio Pressi rappresentante di Elettricità Futura; Emanuele Regalini, Direzione infrastrutture energia Arera; Fabio Zanellini, presidente della Commissione tecnica e affari regolatori Anie Energia. “Il lavoro fatto in ambito CEI per la definizione funzionale del CIR e la predisposizione delle sue specifiche tecniche rappresenta un primo passo virtuoso verso la “messa a terra” delle opportunità di flessibilità offerte dai veicoli elettrici – ha commentato il capo gruppo di ricerca di Rse Giuseppe Mauri – Rse si propone come riferimento per proseguire quanto fatto sinora e renderlo effettivamente implementabile, valutando anche la possibilità di estendere la soluzione ad altri carichi presenti nelle nostre case e potenzialmente in grado di offrire flessibilità”.“Quando ricerca, industria ed enti normativi collaborano in modo così sinergico – ha commentato in chiusura l’amministratore delegato di Rse – i risultati non possono che essere di valore, contribuendo in modo significativo all’obiettivo comune dell’evoluzione sostenibile e della decarbonizzazione del nostro sistema energetico”.

(nella foto: un momento della giornata di lavoro Rse su “La ricarica di auto elettriche in ambito aziendale e residenziale. Gli esiti della sperimentazione. Il viaggio continua…”).