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Uno spray per coibentare le costruzioni, la tecnologia per il risparmio energetico

Uno spray per coibentare le costruzioni, la tecnologia per il risparmio energeticoRoma, 2 mag. (askanews) – Risparmiare energia nelle nostre case grazie all’ingegno della Nasa e alle nanotecnologie. L’idea, che nasce in Polonia, è stata poi messa a punto nel nostro Paese e sta cambiando le regole dell’edilizia. Il prodotto, certificato in Italia, fa risparmiare oltre il 50% ed è facilmente adattabile a qualsiasi superficie. Anche a quelle che presentano vincoli urbanistici o sono difficilmente adattabili. “Stiamo lavorando per coibentare le 22 cantine che, nel 2021, hanno vinto un progetto europeo per garantirne l’efficienza energetica. Nessuno voleva metterci mano, ma ora siamo in grado di intervenire senza intaccarne l’identità originaria”. Raffaele Zanta è un imprenditore italiano che, da oltre cinque anni, si occupa di nanotecnologie. Un mondo particolare e in costante evoluzione che permette di raggiungere vette fino a poco tempo fa inimmaginabili: “Abbiamo avuto -spiega Zanta, Ceo di Tecnoindustries Srl, rivenditore in esclusiva di Swiss Thermo – la possibilità di conoscere un progetto che, basato su brevetti della Nasa, aveva avuto il via libera dell’Università di Varsavia. Un progetto che, lo abbiamo capito subito, avrebbe rivoluzionato il mondo dell’edilizia. Si tratta di un prodotto che, spruzzato su una superficie, la riesce a coibentare senza eccessivo dispendio di tempo e di denaro”.

L’idea, che cambia diversi paradigmi, ha diversi pregi e, fra questi, l’ampia possibilità di intervento: “Con questa tecnica che non ha bisogno di impalcature o ponteggi -afferma Zanta- noi possiamo operare ovunque. Anche su quelle cantine che, per oltre due anni, non è stato possibile toccare nonostante ci fossero i fondi per farlo. Le cantine, ma anche i palazzi storici, le tower costruite con ampie vetrate, gli edifici che hanno vincoli urbanistici. Il prodotto è duttile, basta una squadra composta da tre persone e, per la sua applicazione, non ha bisogno di alcun tipo di autorizzazione. Si può applicare all’esterno come all’interno e, in teoria, potrebbe superare i problemi legati ai crediti incagliati e, quindi, garantire l’efficientamento energetico anche in quelle abitazioni dove non è stato possibile completare i lavori”. Inevitabili le attestazioni previste dalle norme, il cui iter è stato completato nei mesi scorsi: “Abbiamo avuto la possibilità -sostiene Giuseppe Izzo, Ceo di Uese Italia, uno dei principali Enti certificatori del nostro Paese- di testare il prodotto Swiss Thermo, di verificarne la qualità e di accertarne la corrispondenza ai dettati normativi. Si tratta di un vero e proprio ribaltamento delle nostre conoscenze edili. A parità di risparmio energetico, che si attesta mediamente attorno al 25%, il suo utilizzo permette un risparmio di tempo importante. Se per realizzare un cappotto termico, ci vogliono, considerando le necessarie autorizzazioni da chiedere e ottenere, almeno sei mesi, qui il lavoro viene realizzato un trenta giorni mal contati. Due mesi in meno per rendere efficienti le nostre case, come ci chiede, a gran voce, l’Europa”.

La direttiva di Bruxelles impone, entro il 2050, edifici a emissioni zero. Il problema è che il 60% ha ancora una classe energetica F o G: “Si tratta -afferma Raffaele Zanta- di un tema delicato che spesso cozza con la realtà che ci troviamo davanti. Ma spesso non si interviene proprio per i costi elevati e per le difficoltà che sorgono nell’intervento. Con il prodotto, realizzato grazie alle nanotecnologie, si risparmia oltre il 50% e, come detto, si guadagna tempo. Ma soprattutto, guardando nei condomini, si evita qualsiasi tipo di discussione. Se dieci proprietari di casa su quindici non vogliamo effettuare la coibentazione, non ci sono problemi. Si potrà lavorare dall’interno, lungo i muri perimetrali, negli appartamenti di chi ha dato il proprio consenso”. Interventi che invece l’Europa ci chiede per tutelare l’ambiente: “Noi dobbiamo finalmente ragionare -conclude Zanta- con una logica diversa. Ce lo impone il momento che stiamo vivendo e le ripercussioni che abbiamo avuto tutti noi con la guerra in Ucraina. Risparmiare l’uso dell’energia deve diventare un obbligo innanzitutto morale. Recenti studi su questo tipo di tecnologia, ci dice che il suo uso permette di fare registrare mediamente un interessante -25% e che vale sia per l’estate che per l’inverno. Il che vuol dire che d’estate mantiene fresche le nostre case e d’inverno, al contrario, calde”.

Auto elettriche: punti di ricarica smart pilastri per flessibilità

Auto elettriche: punti di ricarica smart pilastri per flessibilitàMilano, 21 apr. (askanews) – L’elettrificazione delle flotte aziendali, la ricarica sui luoghi di lavoro, e i modelli di ricarica delle auto elettriche che integrano il cosiddetto “Controllore di Infrastruttura di Ricarica – CIR” possono fornire un contributo importante in termini di flessibilità al sistema elettrico oltre a ricoprire un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione dei trasporti. E’ quanto stato sottolineato nel corso dell’incontro di lavoro “La ricarica di auto elettriche in ambito aziendale e residenziale. Gli esiti della sperimentazione. Il viaggio continua…” promosso da Rse – Ricerca sistema energetico per presentare i primi risultati delle attività di ricerca sul controllo evoluto della ricarica dei veicoli elettrici.

“Gli scenari 2030 mettono in evidenza margini significativi di flessibilità che possono essere offerti dai veicoli elettrici in ricarica, a supporto di un sistema elettrico sempre più caratterizzato dall’aleatorietà della generazione rinnovabile. L’elettrificazione delle flotte aziendali e la ricarica sul luogo di lavoro – ha detto l’amministratore delegato di Rse, Maurizio Delfanti in apertura dei lavori – sono ideali per fornire questi servizi, oltre a contribuire alla decarbonizzazione dei trasporti. Solo negli ultimi 3 mesi, la ricarica presso la nostra area ha fatto risparmiare circa 5 tonnellate di emissioni di C02”.Rse nel corso dei lavori ha presentato le potenzialità offerte dal sistema di controllo, realizzato in collaborazione con 5 partner industriali per la gestione smart della propria infrastruttura di ricarica, e le attività di sviluppo e test di dispositivi avanzati per la ricarica domestica, che integrano il “Controllore di Infrastruttura di Ricarica – CIR”. È stato evidenziato il successo nella predisposizione del sistema di controllo, se pur con alcune limitazioni dei protocolli utilizzati in termini di interoperabilità con i vari sistemi integrati da Rse. Inoltre, è stata sottolineata l’importanza dell’interazione e dello scambio di dati con il proprietario del veicolo, che nella sperimentazione Rse può esprimere attraverso un’app le sue esigenze di ricarica e la sua volontà di mettere a disposizione della rete il proprio veicolo. Infine, sono stati condivisi i risultati positivi dei test su 3 CIR sperimentali, sviluppati anch’essi in collaborazione con 3 partner tecnologici. La sessione è stata a cura di Piersilvio Marcolin e Francesco Fasana, Dipartimento Tecnologie di Trasmissione e Distribuzione di RSE.

Il punto di vista delle aziende che hanno collaborato è stato quindi raccolto nell’ambito di una tavola rotonda dedicata, che ha visto la partecipazione di: Gaetano Belluccio, managing director del business E-Mobility Fimer; Gregorio Cappuccino, presidente Calbatt; Roberto Colicchio, head of business development Plenitude+Be Charge; Alberto Crivellaro, ceo S&H ; Andrea Gotti direzione tecnica E-Mobility Scame e Stefano Rotini, cto Sinapsi. I relatori hanno sottolineato come le tecnologie attuali siano di per sé adeguate per la gestione “smart” dei veicoli elettrici, ma anche come alcuni elementi di criticità possano ancora sorgere in fase di implementazione pratica. Per questo motivo, “le attività di ricerca condivisa come quella che sta portando avanti Rse rappresentano un’opportunità di crescita fondamentale da ambo i lati, anche in virtù delle ricadute che essa sta avendo nell’ambito normativo” ha detto Filippo Colzi, capo progetto Rse.L’evento è stato anche l’occasione per presentare pubblicamente l’avvio di una seconda fase della sperimentazione, che riguarderà lo sviluppo prototipale dell’infrastruttura Ict necessaria per il corretto funzionamento di migliaia di CIR che verranno installati nei prossimi anni. A valle di una presentazione delle specifiche tecniche di questa soluzione, a cura di Giovanna Dondossola, capo progetto RSE, Roberto Cazzaniga, del Dipartimento di tecnologie di trasmissione e distribuzione Rse, ha quindi lanciato una nuova manifestazione di interesse per coinvolgere ancora il mondo industriale in questa sfida tecnologica.

Le reazioni a caldo di alcune tra le principali Istituzioni e associazioni del settore sono state immediatamente raccolte in una seconda tavola rotonda, che ha visto la partecipazione di: Omar Imberti, coordinatore del gruppo E-Mobility Anie; Luigi Mazzocchi, direttore Dipartimento tecnologie di generazione e materiali Rse; Camillo Piazza, coordinatore e-mob; Fabio Pressi rappresentante di Elettricità Futura; Emanuele Regalini, Direzione infrastrutture energia Arera; Fabio Zanellini, presidente della Commissione tecnica e affari regolatori Anie Energia. “Il lavoro fatto in ambito CEI per la definizione funzionale del CIR e la predisposizione delle sue specifiche tecniche rappresenta un primo passo virtuoso verso la “messa a terra” delle opportunità di flessibilità offerte dai veicoli elettrici – ha commentato il capo gruppo di ricerca di Rse Giuseppe Mauri – Rse si propone come riferimento per proseguire quanto fatto sinora e renderlo effettivamente implementabile, valutando anche la possibilità di estendere la soluzione ad altri carichi presenti nelle nostre case e potenzialmente in grado di offrire flessibilità”.“Quando ricerca, industria ed enti normativi collaborano in modo così sinergico – ha commentato in chiusura l’amministratore delegato di Rse – i risultati non possono che essere di valore, contribuendo in modo significativo all’obiettivo comune dell’evoluzione sostenibile e della decarbonizzazione del nostro sistema energetico”.

(nella foto: un momento della giornata di lavoro Rse su “La ricarica di auto elettriche in ambito aziendale e residenziale. Gli esiti della sperimentazione. Il viaggio continua…”). 

Europarlamento approva nuovo Ets: dazi su CO2, fondo sociale clima

Europarlamento approva nuovo Ets: dazi su CO2, fondo sociale climaStrasburgo, 18 apr. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato in via definitiva, oggi a Strasburgo, cinque nuove proposte legislative, dopo gli accordi raggiunti con il Consiglio Ue alla fine del 2022, che fanno parte del pacchetto “Fit for 55”, la strategia dell’Ue per ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra al 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Sono stati così approvati una riforma del sistema europeo di scambio dei permessi di emissione (Ets), che includerà il trasporto aereo e marittimo, i dazi climatici (“meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere”) per l’importazione di energia e di determinati prodotti che provengono da paesi in cui non ci sono sistemi simili all’Ets, e il Fondo sociale per il clima per combattere la “povertà energetica”. La riforma del sistema Ets è stata approvata con 413 voti favorevoli, 167 contrari e 57 astensioni. Le emissioni dei settori economici coperti dall’Ets dovranno essere ridotte del 62% rispetto ai livelli del 2005, entro il 2030. Prevista anche la graduale eliminazione fra il 2026 e il 2034 delle attuali quote gratuite concesse ad alcune imprese europee forti consumatrici di energia. Verrà creato un nuovo sistema “Ets II” per i carburanti usati nel trasporto su strada e per l’energia usata negli edifici, per determinare il prezzo delle emissioni anche in questi settori dal 2027 (o dal 2028 se i prezzi dell’energia saranno eccezionalmente elevati).

Inoltre, verrà inserito nel sistema Ets anche il settore marittimo (misura approvata con 500 voti favorevoli, 131 e 11 astensioni), e vengono rivedute le modalità di partecipazione all’Ets del settore del trasporto aereo, (misura approvata con 463 voti favorevoli, 117 e 64 astensioni), eliminando gradualmente entro il 2026 le quote gratuite oggi disponibili per l’aviazione entro il 2026 e promuovendo l’uso di combustibili alternativi più sostenibili. L’istituzione dei nuovi “dazi climatici” con il nuovo “Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere” (Cbam) è stata approvata con 487 voti favorevoli, 81 contrari e 75 astensioni. Obiettivo della misura è incentivare i paesi extraeuropei ad adottare misure equivalenti all’Ets e garantire che non vi sia una delocalizzazione della produzione delle imprese dell’Ue in paesi terzi con politiche climatiche meno ambiziose.

Il nuovo meccanismo include le importazioni di ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno. La normativa imporrà alle aziende che importano nell’Ue i prodotti coperti dal sistema Ets di acquistare certificati sulle emissioni di carbonio corrispondenti al prezzo che avrebbero pagato per produrre i beni all’interno dell’Ue. I dazi climatici del Cbam saranno introdoti gradualmente dal 2026 al 2034, e in parallelo vi sarà l’eliminazione progressiva delle quote gratuite nell’Ets. L’accordo con il Consiglio Ue sull’istituzione di un Fondo sociale per il clima (Scf) a partire dal 2026, volto a garantire una transizione climatica equa e socialmente inclusiva, è stato adottato con 521 voti favorevoli, 75 e 43 astensioni. A beneficiare del Fondo saranno le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti particolarmente colpiti dalla povertà energetica. Non appena sarà pienamente operativo, il Fondo sociale per il clima sarà finanziato dai ricavi della messa all’asta delle quote dell’Ets II fino a un importo di 65 miliardi di Euro, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali (pari a un totale stimato di 86,7 miliardi di euro).

I testi dovranno ora essere approvati formalmente anche dal Consiglio Ue, per poi essere pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue ed entrere in vigore 20 giorni dopo.

Edp Energia Italia:accordo per un impianto fotovoltaico per Armacell

Edp Energia Italia:accordo per un impianto fotovoltaico per ArmacellRoma, 17 apr. (askanews) – Edp Energia Italia, la divisione retail di Edp – gruppo attivo in 29 paesi che gestisce 9 milioni di clienti al mondo, e Armacell – azienda attiva nelle schiume flessibili per il mercato dell’isolamento degli impianti e principale fornitore di schiume tecniche, hanno siglato un accordo per la realizzazione di un impianto fotovoltaico a terra per lo stabilimento Armacell nei pressi di Torino.

“Questo progetto rappresenta un ulteriore impulso al percorso di Armacell verso il consumo di energia pulita e un ulteriore passo in avanti nella transizione energetica dell’azienda”, spiega una nota. L’impianto avrà una capacità di 714 kWp, in grado di generare fino a circa 900 MWh all’anno, una quantità di energia sufficiente a fornire allo stabilimento oltre il 20% di elettricità pulita e autoprodotta. Questa soluzione eviterà l’emissione di oltre 420 tonnellate di CO2 all’anno. Se questa energia fosse aggiunta alla rete fornirebbe elettricità rinnovabile a 350 famiglie, questo dimostra l’importanza della diffusione di soluzioni solari e sostenibili per accelerare la transizione energetica.

Questo accordo ha una portata internazionale, in quanto Armacell ha scelto Edp come partner di sostenibilità anche per i suoi stabilimenti in Spagna. Insieme, queste installazioni totalizzeranno più di 1 MWp di capacità contrattuale. “Siamo estremamente soddisfatti di avere siglato questo accordo con Armacell, una realtà dal respiro internazionale e impegnata nella creazione di soluzioni sostenibili per i propri clienti. Questo accordo rafforza ulteriormente la nostra strategia di sviluppo che mira a consolidare la nostra posizione di partner di eccellenza per le imprese italiane nel processo di transizione energetica” afferma Andrea Casartelli, country manager di Edp Energia Italia.

Il contratto decennale firmato con Armacell rientra nella tipologia offerta da Edp Energia Italia “As a Service” (AaS). Questo modello “non prevede alcun tipo di investimento iniziale da parte del cliente in quanto i costi sono interamente a carico di Edp, che garantisce anche un costante monitoraggio e controllo del funzionamento degli impianti”. Edp Energia Italia opera in Italia dal 2019. Dal 2020 è cresciuta in modo significativo nel mercato italiano aggiudicandosi, solo nel 2022, 60MWp contrattualizzati nel mercato solare distribuito.

Italgas, inaugurato primo impianto di biometano collegato a rete

Italgas, inaugurato primo impianto di biometano collegato a rete


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><meta name="robots" content="index, follow, max-image-preview:large, max-snippet:-1, max-video-preview:-1"/><br /> <title>Italgas, inaugurato primo impianto di biometano collegato a rete




















Milano, 12 apr. (askanews) – È stato inaugurato presso lo stabilimento delle Distillerie Bonollo di Conselve (Padova), il primo impianto di produzione di biometano allacciato direttamente alla rete di distribuzione di Italgas, il primo in Italia a servizio di una distilleria di grappa. Il nuovo impianto, costato circa 3 milioni di euro, produce biometano a partire dai residui liquidi delle attività di distillazione per un quantitativo medio giornaliero di 10.000 metri cubi e un complessivo annuo di circa 2,5 milioni di metri cubi, corrispondente ai consumi medi di circa 3.000 famiglie. Un risultato reso possibile dall’incontro tra l’approccio produttivo di Bonollo, ispirato ai principi dell’economia circolare e dello “zero waste”, e la trasformazione digitale della rete di distribuzione di Italgas, elemento abilitante per lo sviluppo dei gas rinnovabili. L’opera, nel suo complesso, ha richiesto 16 mesi di lavorazioni necessarie a effettuare l’upgrade tecnologico del precedente impianto di produzione di biogas e alla costruzione del collegamento per l’immissione del biometano nella rete Italgas. Il collegamento delle Distillerie Bonollo alla rete di distribuzione è gestito grazie a una tecnologia digitale all’avanguardia sviluppata in house da Italgas. Si tratta dell’applicativo Dana (Digital Advanced Network Automation) che consente la gestione da remoto del punto di immissione. L’iniziativa allinea l’Italia alle best practice di Francia e Germania, primi Paesi in Europa per connessioni al network di distribuzione, ed è coerente con il percorso tracciato dal REPowerEU che indica nel biometano la fonte di energia destinata a sostituire il 25% del gas naturale proveniente dalla Russia. In Italia oggi la produzione di biometano copre il 5% del fabbisogno, l’obiettivo è di arrivare al 15% entro il 2030. Per incentivare lo sviluppo e l’allaccio di nuovi impianti Italgas auspica che vengano ribaltate le proporzioni degli oneri di allaccio oggi per l’80% a carico del produttore e per il 20% della società di distribuzione. “Ogni metro cubo di biometano qui ottenuto – dichiara Elvio Bonollo – è un ulteriore frutto della generosità della vite, in una filiera che dopo l’ottenimento del vino in cantina, trova in Bonollo la massima espressione in termini di economia circolare attraverso l’estrazione e la valorizzazione di preziosi sottoprodotti in una logica zero waste, contribuendo alla decarbonizzazione dei consumi”. “Il biometano – ha spiegato l’Amministratore Delegato di Italgas Reti, Pier Lorenzo Dell’Orco – è una fonte rinnovabile già ‘matura’, ampiamente disponibile e in grado di dare un importante contributo alla transizione ecologica. È per questo che nel Piano Strategico 2022-2028 abbiamo destinato rilevanti investimenti per favorire la connessione di nuovi impianti al network di distribuzione. L’impianto delle Distillerie Bonollo Umberto è il primo collegato direttamente alla rete di distribuzione di un settore industriale molto importante per l’economia del territorio, a cui altri operatori del settore possono ispirarsi per un approccio sempre più sostenibile”. Italgas investirà 8,6 miliardi di euro al 2028, di cui 5 miliardi per l’ammodernamento e digitalizzazione della rete per il trasporto di gas diversi dal metano e punta ad arrivare a 150 impianti di produzione di biometano da fonti agricole o rifiuti allacciati entro il 2028.

Saviola: 200 mln da pool banche con garanzia Sace per investimenti green

Saviola: 200 mln da pool banche con garanzia Sace per investimenti green


Saviola: 200 mln da pool banche con garanzia Sace per investimenti green – askanews.it



Saviola: 200 mln da pool banche con garanzia Sace per investimenti green – askanews.it




















Roma, 30 mar. (askanews) – Il Gruppo Saviola, azienda attiva nella produzione di pannelli ecologici, con utilizzo di materia prima 100% post consumo, prosegue nella propria strategia imprenditoriale in ottica di sostenibilità e sviluppo, ottenendo il supporto di Sace e di un pool di primarie banche. Si tratta – spiega una nota – di un’operazione di finanza strutturata per 200 milioni di euro, assistita da una Garanzia Green rilasciata da Sace a copertura dell’80% del finanziamento. Bnl Bnp Paribas è Global Coordinator; la Banca, con il team di Structured Finance e attraverso la Direzione Territoriale Corporate Banking Nord Ovest, ha agito anche come Bookrunner – insieme con l’Area Corporate Business Key Clients Centro Nord di UniCredit – come Sace Agent, Banca Agente e Mandated Lead Arranger. Sono Mla Banco Bpm, Crédit Agricole Italia, Deutsche Bank, Gruppo Montepaschi, UniCredit. Il finanziamento sosterrà gli investimenti del Gruppo nel campo dell’efficientamento energetico e impatto ambientale, a beneficio dei territori e dell’ambiente in cui l’azienda opera. “Si tratta di una collaborazione che conferma la volontà del nostro Gruppo di proseguire nella crescita e sviluppo, come da nostra tradizione in modo sostenibile ponendo l’economia circolare alla base della nostra produzione. Prodotti che vivono di qualità e design al passo con le tendenze del momento. Crediamo che fare impresa significhi avere obiettivi di sostenibilità economica, ma anche nel rispetto del territorio e delle persone che lo vivono” ha commentato il Presidente del Gruppo Alessandro Saviola. “Questa operazione al fianco del Gruppo Saviola – un’eccellenza Made in Italy che fa da sempre della sostenibilità un marchio di fabbrica – è la prima dall’avvio del programma Garanzia Green a perseguire contemporaneamente tre degli obiettivi ambientali previsti dalla tassonomia europea: mitigazione del cambiamento climatico, economia circolare, prevenzione e riduzione dell’inquinamento. Aggiunge, quindi, un tassello strategico e fondamentale al nostro impegno a sostegno di progetti in grado di creare benessere a lungo termine per la comunità, in linea con la nostra nuova mission aziendale e con il nostro Piano Industriale INSIEME 2025”, ha sottolineato Bernardo Attolico Chief Business Officer di Sace.

Iren: aggiorna piano al 2030, investimenti salgono a 10,5 miliardi

Iren: aggiorna piano al 2030, investimenti salgono a 10,5 miliardi


Iren: aggiorna piano al 2030, investimenti salgono a 10,5 miliardi – askanews.it



Iren: aggiorna piano al 2030, investimenti salgono a 10,5 miliardi – askanews.it


















Milano, 23 mar. (askanews) – Iren aggiorna il piano industriale al 2030 che prevede un ulteriore rafforzamento degli investimenti, pari 10,5 miliardi nei prossimi 8 anni (+200 milioni rispetto al piano 2021-30), e un’accelerazione nella transizione energetica con il raggiungimento di 3,6 GW di capacità rinnovabile a fine piano, anche attraverso la realizzazione di 400 MW di comunità energetiche.

A fine piano, l’ebitda è previsto a 1,87 miliardi (+800 mln rispetto al 2022), con una crescita media annua del 7% grazie a crescita organica, consolidamento e sinergie, l’utile netto a circa 460 milioni (+235 mln sul 2022). Iren conferma la dividend policy fino al 2025 e a seguire un pay-out ratio del 50-60%. Il rapporto posizione finanziaria netta/ebitda è fissato a 2,7 al 2030. Previsto l’ingresso nel gruppo di 3.200 lavoratori. “Oggi, non solo confermiamo i pilastri strategici del piano, ovvero transizione ecologica, territorialità e qualità del servizio, ma siamo in grado di rafforzarli grazie ad un nuovo piano di investimenti di 10,5 miliardi al 2030”, ha commentato l’AD di Iren, Gianni Vittorio Armani. “Le comunità energetiche, l’eolico offshore ed un’ulteriore spinta all’espansione territoriale dei servizi in concessione per aiutare a superare il gap infrastrutturale del Paese sono i tratti distintivi di questo aggiornamento di piano, che si traduce nel raggiungimento di 3,6 GW di capacità rinnovabile gestita e una crescita dell’ebitda a 1,9 miliardi al 2030 prestando al contempo la massima attenzione al mantenimento del giudizio investment grade da parte delle agenzie di rating. Inoltre, abbiamo a disposizione un basket di 1,5 miliardi di ulteriori investimenti già individuati in ambito servizio idrico e ambiente nel sud Italia, da attivare con partner finanziari. Allo stesso tempo, verrà valorizzato al massimo il capitale umano grazie anche all’assunzione di circa 3.200 nuovi lavoratori che entreranno nel perimetro del gruppo.”

Energia, Gava: in decreto nuove semplificazione impianti rinnovabili

Energia, Gava: in decreto nuove semplificazione impianti rinnovabili


Energia, Gava: in decreto nuove semplificazione impianti rinnovabili – askanews.it



Energia, Gava: in decreto nuove semplificazione impianti rinnovabili – askanews.it



















Rimini, 22 mar. (askanews) – Finora con i nuovi impianti a fonti rinnovabili sono stati prodotti “oltre 12 gigawatt”. Un numero non ancora sufficiente per affrontare il caro bollette e l’emergenza climatica e per liberare l’Italia dalla dipendenza dall’estero. “E’ chiaro – ha detto il viceministro all’Ambiente, Vannia Gava – che dobbiamo continuare sulla strada di semplificazione”. Infatti, come ha ricordato a margine dell’inaugurazione di K.Ey The Energy transition expo a Rimini, è già “in fase di conversione il decreto semplificazione e Pnrr dove verranno introdotte ulteriori semplificazioni”.

“Se parliamo di transizione ecologica non dobbiamo lasciare indietro nessuno e dobbiamo accompagnare le aziende e aiutarle a sviluppare nuovi settori – ha aggiunto Gava -. Le terre rare non le deteniamo noi, quindi dobbiamo fare in modo che possano essere utilizzate anche attraverso l’economia circolare tutti quei prodotti che possono avere una seconda vita”. Di pari passo il lavoro per incentivare la costituzione delle comunità energetiche: “il decreto l’ha visto il ministro un paio di settimane fa e mi ha comunicato che è stato inviato a Bruxelles; ora attendiamo il suo ritorno”. “Abbiamo bisogno di fare cultura ambientale, perché non è pensabile che ogni volta che si parla di realizzare un impianto nasca un comitato che dice ‘non nel mio giardino’ – ha aggiunto il viceministro durante il convegno inaugurale della fiera -. Dobbiamo spiegare che le cose vengono fatte in sicurezza e monitorate, ma anche spiegare alla gente che c’è la necessità di andare in questa direzione. La transizione ecologica deve essere fatta insieme, deve essere recepita da tutti gli attori, è un lavoro di squadra”.