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Una vigna che unisce Italia e Giappone: premi per vini Ars Apua

Una vigna che unisce Italia e Giappone: premi per vini Ars ApuaRoma, 10 ott. (askanews) – Dietro ogni buon vino c’è una bella storia. E, nel caso di due vini premiati nella 32ma edizione del Mondial des Vins Extremes, concorso dedicato ai vini frutto della cosiddetta “viticoltura eroica”, c’è una storia che unisce Italia e Giappone, ma anche scultura e vino e, infine, vino e sakè.


La viticultura “eroica” è quella viticoltura che si svolge in luoghi impervi: terreni montagnosi, terrazzamenti o piccole isole, con difficoltà e costi di produzione nettamente più elevati. Al mondiale, organizzato da CERVIM hanno partecipato 1.015 vini prodotti da 356 cantine provenienti da 25 paesi. Sono state assegnate 64 Grandi medaglie d’oro e 241 Medaglie d’oro da 50 degustatori internazionali, oltre che 19 premi speciali. Tra i vini premiati ce ne sono in particolare due – l’Igt Costa Toscana Vermentino Marmor Lacrima del 2020 e l’Igt Costa Toscana Sangiovese Marmor Fossile 2021 – che hanno dietro una storia delicata e interessante. Sono infatti prodotti ad Ars Apua, un’azienda agricola di Querceta di Bergiola (Carrara) di proprietà di una signora giapponese 56enne, Kazuko Oki, che vive in Italia da un ventennio.


La signora Oki è la vedova di un grande artista giapponese, lo scultore Tatsumi Oki, che si era trasferito a Carrara – la patria del marmo – e aveva svolto la sua attività con grandi successi, anche con la prospettiva di aiutare giovani artisti. Purtroppo, però, nel 2001 Oki morì. “Ci eravamo sposati nel 1998, siamo stati assieme solo tre anni”, racconta Kazuko Oki. “Mi ha lasciato tutto e io volevo onorare mio marito, ma non essendo un’artista, pubblicai un libro sulla sua opera”, continua. Nel 2004 Kazuko Oki tornò in Toscana, per regalare il libro a collaboratori e amici del defunto marito. E, in quell’occasione, adocchiò una casa con tre ettari di terreno. “Era in rovina, ma a me parve un paradiso. Anche perché vidi un albero di ciliegio in fiore”, racconta la signora Oki. Il ciliegio ha una particolare risonanza per i giapponesi.


La casa era finita all’asta, dopo una vicenda tragica che aveva interessato la precedente proprietaria. “Era una persona buona, io individuai in quel luogo il posto in cui mettere in mostra le opere di mio marito”, racconta ancora Oki. E, poi, si rese conto che la proprietà includeva anche un vitigno. “Fu come un miracolo”, spiega. La signora Oki ha studiato ed è diplomata come sommelier. Non solo. La famiglia di Tatsumi Oki, il defunto marito, in Giappone ha un’antica attività di produzione di sakè. Tutto, insomma, portava verso la decisione di produrre vino. “Impiantammo una nuova vigna, perché quella esistente era vecchia, e lavorammo per produrre vino”, dice Oki che, con soddisfazione afferma: “Ci è uscito bene”.


Alle radici di questa vigna, c’è anche amore per l’Italia, racconta ancora la proprietaria della tenuta. “L’Italia, come il Giappone, ha aspetti belli e aspetti brutti. Io volevo cogliere ciò che c’è di bello”, conclude la signora Oki. “E il mondo del vino in Italia è davvero bello”.

Debutta politica estera Ishiba, in Laos per vertice Asean

Debutta politica estera Ishiba, in Laos per vertice AseanRoma, 10 ott. (askanews) – Il nuovo primo inistro giapponese Shigeru Ishiba ha fatto oggi il suo debutto diplomatico in Laos, a Vientiane, prendendo parte all’incontro ASEAN-Giappone. Si tratta di una trasferta importante, perché a margine del vertice ASEAN il capo del governo di Tokyo dovrebbe incontrare il primo ministro cinese Li Qiang e il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol.


“La diplomazia inizia con l’ASEAN. Con lo scopo di massimizzare il nostro interesse nazionale, avrà anche colloqui bilaterali”, ha segnalato su X il primo ministro. Nel vertice ASEAN-Giappone, Ishiba ha segnalato la volontà di rafforzare la cooperazione anche nei campi della sicurezza marittima, di quella economica e della cybersicurezza. Inoltre ha detto che vuole collaborare per accelerare le transizioni verde e digitale.


Ishiba, che ha assunto la carica di primo ministro il primo ottobre, è arrivato nel paese del Sud-est asiatico il giorno dopo aver sciolto la camera bassa del parlamento giapponese, preparandosi per le elezioni generali previste per il 27 ottobre. Ex ministro della difesa, Ishiba è noto per la sua competenza in materia di sicurezza. Durante le elezioni per la leadership del Partito liberaldemocratico lo scorso mese, ha proposto l’idea di un quadro di sicurezza collettiva in stile NATO per l’Asia. Ma, di fronte alla freddezza con cui è stata accolta la proposta anche dagli Stati uniti, non è tornato sulla proposta dopo essere diventato premier.


Due giorni fa, sul Wall Street Journal è apparso un articolo a firma dell’ambasciatore Usa in Giappone, Rahm Emanuel, nel quale il diplomatico propone la creazione di un raggruppamento simil-Nato in Asia orientale, ma solo per la sicurezza commerciale-economica.

Taiwan, presidente: noi non ci subordiniamo alla Cina

Taiwan, presidente: noi non ci subordiniamo alla CinaRoma, 10 ott. (askanews) – La Repubblica di Cina (Roc), cioè Taiwan, “non è subordinata” a Pechino. L’ha ribadito oggi il presidente taiwanese William Lai Ching-te durante la celebrazione annuale del “Doppio dieci”, giorno della fondazione della Roc.


“La Repubblica di Cina si è già stabilita a Taiwan, Quemoy, Matsu e Penghu, e non è subordinata alla Repubblica Popolare Cinese”, ha dichiarato Lai giovedì, celebrando il 113° anniversario della fondazione. “Su questa terra, la democrazia e la libertà stanno crescendo e prosperando. La Repubblica Popolare Cinese non ha il diritto di rappresentare Taiwan”. Lai ha anche chiesto un “dialogo sano e ordinato tra le due parti” e ha affermato che continuerà a mantenere lo status quo nello stretto di Taiwan, pur mantenendo il suo “impegno a resistere all’annessione o a qualsiasi violazione della nostra sovranità”.


Ha inoltre promesso di rafforzare lo sviluppo economico e di mantenere Taiwan come attore chiave nella catena di approvvigionamento globale, promuovendo settori come i semiconduttori e l’intelligenza artificiale, oltre a sostenere la trasformazione delle piccole e medie imprese, aiutandole a sviluppare mercati internazionali. Nel suo discorso davanti all’Ufficio presidenziale a Taipei, Lai ha sottolineato che le due sponde dello stretto dovrebbero avere uno status uguale e ha ribadito il suo impegno per la pace nello stretto.


Il 10 ottobre, conosciuto come “Doppio dieci”, segna l’inizio della rivoluzione del 1911 che portò alla caduta della dinastia Qing e alla fondazione della ROC. Viene celebrato a Taiwan dal 1949, quando il Kuomintang si rifugiò sull’isola dopo essere stato sconfitto dai comunisti nella guerra civile cinese.

Sudcorea condanna taglio vie di comunicazione dalla Nordcorea

Sudcorea condanna taglio vie di comunicazione dalla NordcoreaRoma, 10 ott. (askanews) – Il ministero dell’Unificazione della Corea del Sud ha condannato duramente la decisione della Corea del Nord d’interrompere tutte le strade e le ferrovie che collegano i due paesi, definendola un atto che mina le aspirazioni di unificazione del popolo delle due Coree. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.


Ieri l’esercito nordcoreano ha annunciato che “chiuderà e bloccherà permanentemente il confine meridionale” con la Corea del Sud, tagliando tutti i collegamenti stradali e ferroviari e costruendo strutture di difesa lungo la linea del fronte. La Corea del Nord ha dichiarato che questa misura “separerà completamente” il territorio nordcoreano da quello sudcoreano, che Pyongyang ha definito “lo stato ostile primario e nemico principale e invariabile.”


“Condanniamo fermamente la misura della Corea del Nord come un atto anti-unificazione e anti-nazionale che respinge le aspirazioni di unificazione del nostro popolo e dei residenti della Corea del Nord”, ha dichiarato il ministero dell’Unificazione. Secondo il ministero, la Corea del Nord non ha informato in anticipo il Sud riguardo a questa decisione, apparentemente per evitare ogni contatto intercoreano in linea con la sua posizione sui “due stati ostili”.


Le due Coree sono collegate attraverso la linea Gyeongui, che unisce la città di confine sudcoreana di Paju alla città di Kaesong in Corea del Nord, e attraverso la linea Donghae lungo la costa orientale. “Pensiamo che potrebbe essere un modo per bloccare l’uscita della gente all’interno del paese”, ha affermato l’ammiraglio Kim Myung-soo, presidente del Stato maggiore congiunto sudcoreano, durante un’audizione parlamentare. “Tali misure isoleranno ulteriormente il paese e sono un atto irrazionale.”


Da quando il leader nordcoreano Kim Jong Un ha definito le relazioni intercoreane come quelle tra “due stati ostili” e ha promesso di non cercare più l’unificazione con la Corea del Sud alla fine dello scorso anno, la Corea del Nord ha preso misure per chiudere i collegamenti intercoreani. Il presidente del JCS ha dichiarato che la Corea del Nord ha effettivamente completato il taglio delle linee Gyeonggi e Donghae ad agosto, dopo aver rimosso traversine e binari ferroviari e aver installato mine a dicembre scorso.

Nordcorea annuncia interruzione delle vie di collegamento col Sud

Nordcorea annuncia interruzione delle vie di collegamento col SudRoma, 9 ott. (askanews) – La Corea del Nord ha annunciato che interromperà tutte le strade e le ferrovie che la collegano alla Corea del Sud a partire da oggi e costruirà “strutture difensive massicce” nelle aree coinvolte, in risposta alle manovre militari congiunte tra Corea del Sud e Stati uniti.


“Un progetto sarà lanciato il 9 ottobre per tagliare completamente le strade e le ferrovie collegate” alla Corea del Sud e “fortificare le aree rilevanti del nostro lato con forti strutture difensive”, ha dichiarato lo Stato maggiore dell’Esercito Popolare della Corea del Nord (KPA), secondo quanto scritto dall’agenzia di stampa di stato KCNA. Le misure mirano a “separare completamente” il territorio della Corea del Nord da quello della Corea del Sud. L’esercito nordcoreano ha descritto questa decisione come una misura di autodifesa, necessaria per “inibire la guerra e difendere la sicurezza”, facendo riferimento alla Corea del Sud come “stato nemico principale e invariabile”, come dovrebbe essere scritto nella nuova versione della costituzione che in questi giorni dovrebbe essere in approvazione all’Assemblea nazionale del popolo, l’organo legislativo pro-forma del regime di Kim Jong Un.


La Corea del Nord ha inoltre giustificato la sua decisione come una risposta “più risoluta e forte” all’attuale situazione militare acuta nella penisola coreana, citando le esercitazioni militari sudcoreane vicino al confine e la presenza di asset nucleari strategici statunitensi nella regione. Ancora, l’esercito nordcoreano ha inviato un messaggio telefonico alle forze militari statunitensi in Corea del Sud alle 9:45 del mattino per evitare malintesi o conflitti accidentali durante i lavori di fortificazione. Il Comando delle Nazioni Unite (UNC), guidato dagli Stati uniti, ha confermato di aver ricevuto il messaggio tramite la linea diretta, ma ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli. Il Comando UNC è stato istituito nel 1950 con un mandato delle Nazioni Unite per sostenere la Corea del Sud contro l’aggressione nordcoreana durante la guerra di Corea (1950-53). Attualmente in Corea del Sud ci sono circa 28.000 soldati statunitensi.


Le due Coree sono attualmente collegate da strade e ferrovie lungo la linea Gyeongui, che collega la città di Paju nella Corea del Sud con Kaesong nella Corea del Nord, e lungo la linea Donghae sulla costa orientale. Dallo scorso anno, quando il leader nordcoreano Kim Jong Un ha definito le due Coree “stati nemici”, la Corea del Nord ha intrapreso azioni per eliminare le vie di scambio e cooperazione tra le due nazioni, compresa l’installazione di mine lungo le strade Gyeongui e Donghae a gennaio.

Cina contro presidente Taiwan: ripropone argomenti separatisti

Cina contro presidente Taiwan: ripropone argomenti separatistiRoma, 9 ott. (askanews) – La Cina ha accusato oggi il presidente taiwanese William Lai Ching-te di ostilità nei confronti di Pechino, dopo una serie recenti di sue affermazioni dal tono separatista. Lo ha detto Zhu Fenglian, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan della Repubblica popolare cinese.


“L’errore di Lai Ching-te sull’indipendenza di Taiwan è solo vecchio vino in nuove bottiglie, e dimostra nuovamente la sua posizione ostinata sull’indipendenza di Taiwan e le sue sinistre intenzioni di intensificare l’ostilità e la conflittualità”, ha affermato Zhu, secondo quanto riporta oggi il South China Morning Post. Sabato scorso, Lai ha sottolineato che la Repubblica di Cina – nome ufficiale di Taiwan – è stata fondata prima della Repubblica popolare cinese, che ha celebrato la sua 75ª ricorrenza la scorsa settimana. “Dal punto di vista cronologico, è impossibile che la Repubblica popolare cinese sia la madrepatria del popolo della Repubblica di Cina”, ha detto. “Anzi, potrebbe essere proprio la Repubblica di Cina la madrepatria delle persone con più di 75 anni nella Repubblica popolare cinese”.


La Cina popolare è stata fondata nel 1949 dopo la vittoria del Partito comunista nella guerra civile. Le forze nazionaliste sconfitte del Kuomintang si rifugiarono a Taiwan, dove istituirono un governo provvisorio sotto la guida di Chiang Kai-shek. Pechino considera Taiwan una provincia separatista che deve essere riunificata con la Cina continentale, anche con la forza, se necessario. Domani Taiwan celebrerà la fondazione della Repubblica di Cina del 1911, e il discorso di Lai quel giorno sarà attentamente osservato per il suo impatto sulle relazioni tra le due sponde dello stretto.


Il discorso di insediamento di Lai a maggio, in cui ha dichiarato che “la Repubblica di Cina e la Repubblica popolare cinese non sono subordinate l’una all’altra”, ha provocato una forte reazione da parte di Pechino, che l’ha denunciato come una “affermazione d’indipendenza”. Tre giorni dopo, l’Esercito Popolare di Liberazione ha lanciato una serie di esercitazioni su larga scala intorno all’isola, che un account ufficiale sui social media ha descritto come una “punizione” per i “separatisti”.

Giappone, Ishiba scioglie la camera bassa: cerca mandato popolare

Giappone, Ishiba scioglie la camera bassa: cerca mandato popolareRoma, 9 ott. (askanews) – Come preannunciato, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha sciolto oggi la Camera dei rappresentanti, cioè il ramo più potente dei due che compongono la Dieta nipponica, per convocare elezioni anticipate il 27 ottobre.


Si tratta di un passaggio che Ishiba aveva già segnalato di voler fare in modo da poter ottenere un mandato per il suo nuovo governo, appena nominato, in un momento in cui la fiducia personale nel leader potrebbe riuscire a contenere il calo di consensi per il Partito liberaldemocratico, al potere quasi ininterrottamente dagli anni ’50 del secolo scorso, ma oggi invischiato in una serie di scandali relativi all’utilizzo dei fondi politici. L’ordine di scioglimento è arrivato all’ultimo giorno della sessione straordinaria nella Dieta, che è servita per dare piena legittimità all’esecutivo Ishiba. Al voto si andrà per eleggere i 465 membri della camera bassa.


Fukushiro Nukaga, presidente della camera bassa, ha letto il proclama imperiale che formalmente scioglie la camera. Il documento è un atto dovuto, non un segno della volontà dell’Imperatore, il quale non ha alcuna voce in capitolo da un punto di vista costituzionale e deve limitarsi a prendere atto e firmare. Ishiba è stato scelto leader del Partito liberaldemocratico alla fine del mese scorso in un’elezione interna molto combattuta, con un numero di contendenti mai così alto da quando esiste l’attuale sistema di elezione del leader via voto di grandi elettori interni. E’ diventato primo ministro la scorsa settimana, succedendo a Fumio Kishida, un leader considerato abbastanza pallido dalla gran parte degli osservatori.


Personaggio senza troppi peli sulla lingua, Ishiba dovrà cercare di rinnovare il partito, anche facendo saltare una serie di parlamentari. Su 12 rappresentanti c’è già un veto e questo rischia di creare tensioni interne: il sistema di selezione della classe politica in Giappone vive di un delicato equilibrio tra gli interessi locali dei collegi elettorali e il centro. Peraltro, molti di questi parlamentari provengono dalla fazione che fu del defunto primo ministro Shinzo Abe. Oggi Ishiba ha avuto un dibattito faccia a faccia con diversi leader di partiti all’opposizione, tra cui il neo-caopo del Partito costituzionale democratico, il principale partito di minoranza, l’ex primo ministro Yoshihiko Noda. Questi ha accusato il premier di aver deciso lo scioglimento della camera bassa “per coprire lo scandalo dei fondi neri e non risolverlo”. Ha inoltre segnalato che non tutti i parlamentari coinvolti nello scandalo – che sono 39 – hanno subito provvedimenti disciplinari. Ishiba, dal canto suo, si è appellato alla decisione “del popolo sovrano”.


L’obiettivo del premier sarà quello di mantenere lo stesso numero di parlamentari attuale nella camera bassa, cioè 256, maggioranza assoluta. Non sarà affatto facile, vista il calo dei consensi, anche se – secondo i sondaggi – anche l’opposizione non cresce particolarmente. Dei membri totali della camera bassa, 289 sono eletti nei collegi uninominali e 176 tramite rappresentanza proporzionale. Il mandato è di quattro anni, a meno che il primo ministro non sciolga il parlamento prima. Le elezioni della camera alta si tengono ogni tre anni, con metà dei seggi in palio ogni volta. Il partito di Ishiba, oltre alla sua maggioranza, conta anche sul sostegno dell’alleato minore della coalizione, il partito buddista legato alla Soka Gakkai Komeito. Un sondaggio condotto da Nikkei-TV Tokyo nei primi due giorni di ottobre ha mostrato che il tasso di approvazione del governo di Ishiba è del 51%, il più basso tra i governi insediati dal 2002, quando è stato introdotto il metodo di rilevamento attuale, mentre il tasso di disapprovazione è del 37%. Nella zona metropolitana di Tokyo, il tasso di disapprovazione è del 48%, e supera il 45% di approvazione. Il Partito democrartico costituzionale, dal canto suo, nel sondaggio ha ottenuto il 15% di sostegno, guadagnando 3 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente, ma lontano dal poter rappresentare una seria minaccia per i liberaldemocratici.

Kim Jong Un ribadisce: risponderemo con armi nucleari a un attacco

Kim Jong Un ribadisce: risponderemo con armi nucleari a un attaccoRoma, 8 ott. (askanews) – Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha ribadito oggi la minaccia di utilizzare armi nucleari, se la Corea del Nord verrà attaccata. Il capo della Repubblica popolare democratica di Corea, questo il nome ufficiale del paese, ha tenuto un discorso a Pyongyang, presso l’Università della difesa nazionale che porta il suo stesso nome.


“Tutte le forze militari saranno utilizzate senza esitazione se i nemici tenteranno di usare la forza contro il nostro paese, e l’uso delle armi nucleari non sarà escluso”, ha detto Kim, secondo quanto hanno riportato i media nordcoreani. Queste frasi incendiari vengono mentre in Corea del Nord dovrebbe essere in corso una riunione dell’organo legilativo del paese, di fatto un’assemblea che si limita a formalizzare le decisioni della leadership, nella quale dovrebbe essere modificata la Costituzione, indicando la Corea del Sud dovrebbe come “nemico principale” e cancellando i riferimenti a una possibile riunificazione delle due metà in cui è suddivisa la penisola asiatica. “In passato, parlavamo di liberazione del Sud o di unificazione con la forza. Ma non siamo più interessati a questo, e da quando abbiamo dichiarato la nostra posizione sui due stati separati, non ci siamo più preoccupati di quel paese”, ha detto Kim. “Non abbiamo intenzione – ha continuato – di attaccare la Repubblica di Corea. È inquietante anche solo pensarci, e non vogliamo avere nulla a che fare con loro”.


Al momento, i media nordcoreani non hanno fornito dettagli sull’assise in corso, che dovrebbe continuare per un paio di giorni. Kim ha chiarito che la nuova costituzione del paese darà un “severo ordine alle forze militari” di agire in caso di provocazioni, senza fornire ulteriori dettagli. La scorsa settimana il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol ha avvertito Kim che, se tenterà di usare armi nucleare, riceverà una risposta “schiacciante” dell’alleanza Seoul-Washington e il suo regime avrà termine.


Il leader nordcoreano ha reagito dando al presidente del Sud dell’”anormale”. Oggi Kim ha ribadito che Pyongyang intende accelerare il suo percorso per diventare una superpotenza nucleare per avere una capacità di deterrenza efficace. “In un momento in cui l’alleanza Corea del Sud-Stati Uniti è stata completamente trasformata in un’alleanza nucleare, come loro vantano, la nostra postura di risposta nucleare deve essere completata a un livello senza limiti”, ha ordinato.


Il mese scorso, la Corea del Nord ha rivelato per la prima volta un impianto segreto di arricchimento dell’uranio, segnalando l’intenzione di mantenere il suo arsenale nucleare.

Nordcorea, seduta parlamentare per indicare Sud come “stato ostile”

Nordcorea, seduta parlamentare per indicare Sud come “stato ostile”Roma, 7 ott. (askanews) – La Corea del Nord ha convocato da oggi una riunione parlamentare chiave per rivedere la sua costituzione con l’intento di rimuovere clausole legate all’unificazione e fissare unilateralmente i confini territoriali del Paese, compreso il confine marittimo.


In precedenza, la Corea del Nord aveva annunciato il piano di tenere l’11ma sessione della 14ma Assemblea Popolare Suprema (SPA), circa nove mesi dopo che il leader Kim Jong Un aveva chiesto una revisione costituzionale per definire la Corea del Sud come il “nemico principale e invariabile.” I media statali nordcoreani non tuttavia stamani ancora riportato l’inizio ufficiale della sessione dell’assemblea. Le risultanze della sessione odierna dovrebbero essere resi pubblici domani. La sessione di lavori potrebbe durare almeno due giorni.


La riunione arriva dopo che Kim ha definito i rapporti inter-coreani come quelli tra “due stati ostili” e ha modificato la politica nordcoreana, con la promessa di non cercare la riconciliazione e l’unificazione con la Corea del Sud, durante un incontro di fine anno a dicembre. In una precedente riunione a gennaio, il leader nordcoreano aveva chiesto di emendare la costituzione in modo da rimuovere le clausole relative all’unificazione e da specificare i confini territoriali della nazione, incluso il confine marittimo.


Il ministero dell’Unificazione della Corea del Sud ha dichiarato la scorsa settimana che la Corea del Nord potrebbe delineare il confine marittimo in modo ambiguo, senza specificarne la posizione, lasciando spazio per passi legislativi successivi per rivelare i dettagli. Durante la sessione dell’assemblea, un’assise parlamentare svuotata di qualsiasi potere reale e subordinata in tutto w per tutto alla leadership, è probabile che la Corea del Nord rimuova i riferimenti all’unificazione, al fatto che quello del Nord e del Sud sono lo stesso popolo, e codifichi il suo impegno a sottomettere il territorio sudcoreano in caso di guerra, come già ordinato da Kim.


Il ministero dell’Unificazione della Corea del Sud ha affermato che la Corea del Nord potrebbe abrogare gli accordi inter-coreani nei campi politico e militare, incluso l’Accordo di Base del 1991. Secondo l’accordo del 1991, i rapporti inter-coreani sono definiti come una “relazione speciale” formata nel processo di ricerca dell’unificazione, e non come relazioni tra stati ostili, come configura oggi la relazione Kim. La Corea del Nord potrebbe anche utilizzare la riunione anche per ratificare il nuovo trattato di partenariato con la Russia. Durante i colloqui al vertice a Pyongyang a giugno, Kim e il presidente russo Vladimir Putin hanno firmato un trattato che include una clausola di difesa reciproca, in mezzo a una cooperazione militare sempre più stretta tra le due nazioni. Dal 1972, quando adottò la sua costituzione socialista, la Corea del Nord l’ha emendata 10 volte, con l’ultima revisione avvenuta a settembre dello scorso anno, quando ha inserito nella costituzione la politica di rafforzamento della sua forza nucleare, affermando ripetutamente che il suo status di stato nucleare è “irreversibile”.

Cina “profondamente scioccata” da attentato in Pakistan

Cina “profondamente scioccata” da attentato in PakistanRoma, 7 ott. (askanews) – La Cina è “profondamente scioccata” dall’attacco terroristico in cui nella notte sono morti due suoi cittadini in Pakistan e un altro è rimasto ferito. Lo ha affermato oggi un portavoce del ministero degli Esteri cinese in una conferenza stampa.


“Intorno alle 23:00 (ora locale) del 6 ottobre, un veicolo di un’azienda cinese coinvolta in un progetto è stato vittima di un attacco terroristico vicino all’aeroporto internazionale Jinnah di Karachi. Attualmente, l’incidente ha provocato vittime sia tra i cittadini cinesi che tra i cittadini pakistani. Due cittadini cinesi sono deceduti e uno è rimasto ferito”, ha affermato il portavoce. “La Cina è profondamente scioccata dall’attacco contro i propri cittadini e condanna fermamente questo atto terroristico. Esprimiamo il nostro più profondo cordoglio per le vittime e porgiamo sincere condoglianze ai loro familiari”, ha detto ancora il portavoce.


“Il ministero degli Esteri cinese e l’Ambasciata cinese in Pakistan hanno attivato immediatamente un meccanismo di emergenza per rispondere prontamente all’incidente. La Cina ha chiesto al Pakistan di fare tutto il possibile per fornire cure e assistenza ai feriti, indagare a fondo sull’incidente, catturare i responsabili e punirli secondo la legge”, ha proseguito il portavoce. “Inoltre, la Cina – ha detto ancora -” sollecita il Pakistan a colmare le lacune nelle misure di sicurezza, adottare misure più mirate e garantire la sicurezza del Corridoio Economico Cina-Pakistan e del personale, dei progetti e delle istituzioni cinesi in Pakistan. L’ambasciata cinese in Pakistan ha nuovamente emesso un avviso urgente ai cittadini e alle aziende cinesi presenti in Pakistan, invitandoli a monitorare attentamente la situazione della sicurezza locale, rafforzare le misure di sicurezza e adottare precauzioni adeguate.


Il Corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC) è un progetto infrastrutturale cinese di 3.000 km attualmente in costruzione in Pakistan, con l’obiettivo di garantire e accorciare il percorso per le importazioni di energia della Cina dal Medio Oriente, evitando la rotta attuale attraverso lo Stretto di Malacca, che potrebbe essere bloccato in caso di guerra, mettendo a rischio l’economia cinese, fortemente dipendente dall’energia. Lo sviluppo di un porto in acque profonde a Gwadar, nel Mar arabico, e la creazione di una rete di strade e ferrovie da questo porto alla regione dello Xinjiang, nella Cina occidentale, fungeranno da scorciatoia, favorendo il commercio tra Europa e Cina. In Pakistan, il progetto mira a risolvere la carenza di elettricità, sviluppare le infrastrutture e modernizzare le reti di trasporto, oltre a trasformare l’economia da un modello basato sull’agricoltura a uno industriale.