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Thailandia, camera bassa dà via libera a matrimonio gay

Thailandia, camera bassa dà via libera a matrimonio gayRoma, 27 mar. (askanews) – La Camera dei Rappresentanti della Thailandia ha approvato oggi un disegno di legge che legalizza il matrimonio tra persone dello stesso sesso, facendo fare un ulteriore passo verso il riconoscimento dei diritti matrimoniali alla comunità LGBTQ+. Se l’iter si concluderà positivamente, la Thailandia sarà il primo paese del Sudest asiatico a riconoscere le nozze gay.


Toccherà ora al Senato approvare entro 60 giorni a sua volta il provvedimento normativo o chiedere emendamenti. Ma in mezzo ci sarà il rinnovo della camera alta, i cui componenti scadono l’11 maggio. Il nuovo Senato di 200 membri sarà scelto con elezione indiretta. La norma passerà poi al vaglio della Corte Costituzionale, prima di essere collocata sulla scrivania del re, che dovrà a sua volta approvarla, entro 120 giorni.


I deputati hanno sventolato bandiere arcobaleno durante lo spoglio dei voti. Il disegno di legge è stato approvato con 400 voti favorevoli e solo 10 contrari. “L’abbiamo fatto per il popolo Thai, per ridurre le disparità e creare vera uguaglianza”, ha detto con entusiasmo Danuphorn Punnakanta, parlamentare e presidente del comitato parlamentare promotore della proposta di legge. “Invito tutti voi – ha continuato – a fare la storia”.


Si tratta del primo grande risultato legislativo raggiunto dal governo del primo ministro Srettha Thavisin, dopo sei mesi di mandato. La norma appone 68 modifiche al codice civile e commerciale tailandese, eliminando definizioni come “marito” e “moglie” in “coniuge”. Inoltre elimina riferimenti al genere rispetto a temi che riguardano diritti civili ed economici.


In Asia, fino a ora, solo Taiwan e Nepal riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso genere. La Thailandia ha da sempre una vibrante scena LGBTQ+, che però si trova a convivere con una società conservatrice di stampo buddista e, in alcune aree del paese, musulmana. Non si prevede alcuna grande opposizione al disegno di legge al Senato, ma la riforma potrebbe dover affrontare delle sfide una volta giunta alla Corte Costituzionale, che nel 2020 ha dato il via libera all’attuale legge matrimoniale nella quale è riconosciuto esclusivamente il matrimonio eterosessuale.

Nordcorea, sorella di Kim: escludo qualsiasi negoziato con Giappone

Nordcorea, sorella di Kim: escludo qualsiasi negoziato con GiapponeRoma, 26 mar. (askanews) – L’influente sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un è tornata oggi sulla richiesta d’incontro da parte del primo ministro giapponese Fumio Kishida con il numero uno di Pyongyang, annunciando che la Corea del Nord rifiuterà “qualsiasi contatto o negoziazione” con il Giappone.


Ieri Kim Yo Jong aveva confermato che Kishida ha chiesto un incontro col fratello, dopo che lo scorso anno il premier nipponico aveva già confermato di essere disposto a incontrare Kim “senza condizioni”. In particolare, l’obiettivo di Tokyo è quello di avere notizie su alcuni cittadini nipponici rapiti negli anni ’70-’80, che Pyongyang sostiene essere ormai morti. Le dichiarazioni di ieri della sorella di Kim avevano fatto sperare che da parte nordcoreana si potesse aprire uno spiraglio, ma oggi la donna è di nuovo intervenuta puntando il dito contro la parte giapponese.


“Lunedì pomeriggio, nella conferenza stampa del capo del gabinetto, la parte giapponese ha chiarito che non potrà mai accettare che la questione dei rapimenti sia stata risolta”, ha detto Kim Yo Jong in un comunicato pubblicato dall’agenzia di stampa ufficiale KCNA. Il Giappone – ha detto ancora – “non ha il coraggio di cambiare la storia, promuovere la pace e la stabilità regionale e fare il primo passo per rinnovare le relazioni”.


La Corea del Nord – ha accusato Kim Yo Jong – “ha compreso chiaramente ancora una volta l’atteggiamento del Giappone e, di conseguenza, la Corea del Nord non presterà attenzione e rifiuterà qualsiasi contatto e negoziazione con la parte giapponese”,. La Corea del Nord ha ammesso nel 2002 di aver inviato agenti per rapire 13 giapponesi negli anni ’70 e ’80, che venivano utilizzati per addestrare spie sulla lingua e sui costumi giapponesi o anche a scopi matrimoniali.


I rapimenti rimangono una questione particolarmente sentita in Giapone, a partire dalla drammatica vicenda di Megumi Yokota, rapita nel 1978 a 13 anni.

Ambasciatore in Cina: si lavora per visite Mattarella e Meloni

Ambasciatore in Cina: si lavora per visite Mattarella e MeloniRoma, 24 mar. (askanews) – Il ritiro dell’Italia dall’iniziativa cinese Belt and Road non ha avuto “alcun impatto” nei rapporti tra Roma e Pechino e ci sono piani in corso per visite del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Cina. L’ha affermato l’ambasciatore italiano Massimo Ambrosetti in un’intervista pubblicata oggi dalla testata hongkonghese South China Morning Post (SCMP).


Ambrosetti ha ricordato che le le autorità cinesi avevano invitato Mattarella e Meloni a visitare quest’anno, che segna 20 anni del partenariato strategico bilaterale. “Questa è una conferma delle relazioni positive tra Italia e Cina, altrimenti queste visite non sarebbero all’ordine del giorno dei nostri leader”, ha detto il diplomatica. “C’è la volontà politica di mantenere le relazioni tra Cina e Italia a un livello molto strategico”. L’ambasciatore detto al SCMP che le date per le visite devono essere ancora decise, ma sono “in fase di pianificazione e si spera che si svolgeranno entrambe nel 2024”.


Un primo passo nel rilancio del partenariato sarà fatto nella città italiana settentrionale di Verona l’11 e 12 aprile con una riunione del Comitato economico congiunto Italia-Cina, a cui parteciperanno il ministro del Commercio cinese Wang Wentao e una delegazione ufficiale. Il governo italiano, scrive il SCMP, ha anche invitato le case automobilistiche cinesi BYD e Chery a costruire impianti in Italia.

Giappone, Alta Corte: incostituzionale no a matrimonio omosessuale

Giappone, Alta Corte: incostituzionale no a matrimonio omosessualeRoma, 14 mar. (askanews) – Un tribunale giapponese ha emesso una sentenza oggi nella quale si afferma che la mancanza di riconoscimento legale del matrimonio tra persone dello stesso sesso da parte è incostituzionale, confermando uno storico verdetto emesso da un tribunale di grado inferiore nel 2021. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.


E’ la prima volta che un tribunale di rango costituzionale emette una sentenza del genere, che implica anche l’ordine di modificare i codici in maniera da prevedere la possibilità del matrimonio omosessuale. La sentenza è un secondo grado di giudizio, dopo che in primo grado il tribunale distrettuale di Hokkaido aveva sentenziato già a favore dei ricorrenti, segnalando che il divieto di matrimonio omosessuale violava la parità costituzionale tra i cittadini.


Nella sentenza odierna, il giudice capo Kiyofumi Saito dell’Alta Corte di Sapporo, a proposito dell’articolo della Costituzione che garantisce la libertà del matrimonio ha affermato: “Essa sottende allo scopo di prevedere il matrimonio come libera unione tra le persone. È appropriato ritenere che la legge preveda la stessa tutela per i matrimoni tra persone di sesso opposto, come per i matrimoni tra persone dello stesso sesso”. E ha quindi aggiunto: “Agli omosessuali non è garantita la vita sociale attraverso il matrimonio, e sono quindi in una situazione di svantaggio significativo, che causa loro un senso di perdita di identità e di perdita della loro personalità, la quale costituisce una base per la dignità individuale”. Pur non riconoscendo ai ricorrenti il diritto a un risarcimento da parte dello Stato, il tribubale ha comunque esortato il governo a “discutere immediatamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso, compresa l’applicazione dello stesso sistema matrimoniale del matrimonio tra persone di sesso opposto”.


Il governo ha finora sempre negato la possibilità del matrimonio omosessuale, sostenendo che la Costituzione presuppone che i matrimoni siano solo tra coppie eterosessuali. I tribunali, interpellati a più riprese, hanno emesso verdetti spesso contrastanti, fino a questo che è il primo verdetto di un’Alta Corte.

Hong Kong, nuova norma sicurezza: verso ulteriore stretta libertà

Hong Kong, nuova norma sicurezza: verso ulteriore stretta libertàRoma, 8 mar. (askanews) – La Cina ha accelerato il processo di adozione della nuova norma per la sicurezza nazionale a Hong Kong, che è vista dai critici come un’ulteriore compressione delle libertà nell’ex colonia britannica. La bozza completa è arrivata stamattina al Consiglio legislativo (LegCo) di Hong Kong, dopo un mese di consultazione.


La legislazione – spiega oggi il South China Morning Post, principale giornale di Hong Kong – risponde a un requisito costituzionale che il territorio semi-autonomo deve soddisfare, come stabilito dall’articolo 23 della Legge fondamentale, la mini-costituzione della città. E’ pensata per funzionare in tandem con la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino e per colmare le lacune nel quadro giuridico sulla sicurezza nazionale. L’assemblea legislativa ha autorizzato la prima e la seconda lettura del disegno di legge poche ore dopo la sua prima pubblicazione nella gazzetta governativa in mattinata, mentre una commissione sta deliberando punto per punto in due riunioni consecutive nel pomeriggio.


La nuova norma coprirà cinque nuovi reati: tradimento; insurrezione; incitamento all’ammutinamento, alla disaffezione e atti con intenzione sediziosa; sabotaggio; interferenze straniere; furto di segreti di stato e spionaggio. Le pene – pubblicate oggi per la prima volta – vanno dai 3 anni, all’ergastolo per il tradimento. E’ prevista anche l’applicazione extraterritoriale dei reati proposti. Pechino, in un commento diffuso attraverso l’agenzia di stampa statale Xinhua, ha definito il disegno di legge in equilibrio tra la salvaguardia della sicurezza nazionale e la protezione dei diritti umani, delle libertà civili ed economiche. Ha inoltre sostenuto che è in linea con il principio “un paese, due sistemi”.

Giappone, chiude il “festival dell’uomo nudo” Somin-sai

Giappone, chiude il “festival dell’uomo nudo” Somin-saiRoma, 20 feb. (askanews) – Tetragoni al freddo, nudi con un pudico perizoma a coprire le pudenda come ogni anno, i concorrenti del Somin-sai, il festival della nudità che in Giappone si tiene in occasione del capodanno lunare, si sono contesi i sacchi di iuta di riso portafortuna presso il tempio buddista Kokusekiji nella prefettura giapponese di Iwate. L’evento si tiene, secondo la tradizione, da oltre mille anni. Ma il suo futuro ormai è segnato: gli organizzatori hanno ammesso in un post online di avere difficoltà a trovare un numero sufficiente di partecipanti giovani, quindi quella che si è tenuta sabato è l’ultima competizione.


“Per quanto riguarda il Somin-sai dal prossimo anno , è stato deciso di non procedere con il festival. Questa decisione è dovuta all’invecchiamento delle persone coinvolte nel festival e alla carenza di successori. Sebbene siano stati fatti sforzi per continuare il festival al meglio delle nostre capacità, al fine di evitare cancellazioni o interruzioni dell’ultimo minuto in futuro, è stata presa la decisione di annullare il festival stesso”, ha scritto Daigo Fujinami, capo sacerdote del tempio Kokusekiji, sul sito web del santuario. Il Giappone sta vivendo una pesante crisi di invecchiamentio della popolazione, con un tasso di fertilità sceso a 1,3 figli per donna, mentre per mantenere una popolazione stabile è necessario che questo parametro sia di almeno 2. Da più di dieci anni ormai le morti annuali superano le nascite.


Il festival Somin-sai era uno dei tre principali festival dell’uomo nudo (“Hadaka Matsuri”) che si tenevano nel paese. Un appuntamento nel settimo o ottavo giorno del Capodanno lunare. I rituali dei tre Hadaka Matsuri variano, ma tutti condividono il fatto di essere di buon auspicio per un raccolto abbondante, prosperità, buona salute e fertilità. Il Somin-sai di quest’anno ha visto 270 di partecipanti, che hanno portato lanterne quadrate “kakuto” con iscrizioni portafortuna e hanno cantato “Jasso joyasa!” (“Male, sciò sciò”). Si sono inoltre bagnati nelle gelide acque del fiume Yamauchigawa in segno di purificazione e hanno pregato. Infine si è tenuta la corsa per il sacchetto di talismani, vinto dal 49enne residente locale Toshiaki Kikuchi.


Gli altri due Hadaka Matsuri – quello del tempio Saidaiji di Okayama e quello del santuario Kuronuma di Fukushima – si dovrebbe tenere il prossimo anno.

Sorella di Kim: ok a visita Kishida, se rinuncia a questione rapiti

Sorella di Kim: ok a visita Kishida, se rinuncia a questione rapitiRoma, 15 feb. (askanews) – La potente sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un, Kim Yo Jong, ha affermato che una visita del primo ministro giapponese Fumio Kishida a Pyongyang sarà “possibile” se Tokyo non renderà la questione dei rapimenti di cittadini giapponesi un ostacolo. Lo ha riferito oggi l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana KCNA.


Le parole di Kim Yo Jong appaiono come un’indiretta risposta a Kishida, il quale ha dichiarato alla fine della scorsa settimana che Tokyo ha compiuto “vari sforzi concreti” per realizzare un vertice con Kim Jong Un, con l’obiettivo di risolvere l’annosa questione dei rapimenti effettuati da agenti nordcoreani negli anni ’70-’80 in Giappone e in altri paesi, anche europei. La sorella di Kim – che ufficialmente è presentata come vicedirettrice di dipartimento del Comitato centrale dei Partiti dei lavoratori coreani – è considerata uno dei principali esponenti del regime nordcoreano e spesso presta il volto a posizioni di politica estera di Pyongyang. In questo comunicato, però, ci tiene a sottolineare come la dichiarazione sia una “opinione personale” e di non essere “nella posizione di commentare ufficialmente” le reazioni tra Pyongyang e Tokyo. Insomma, un segnale informale a Tokyo che va letto in controluce.


“Il primo ministro giapponese Kishida, in una recente riunione della commissione Bilancio della Camera dei rappresentanti (giapponese), avrebbe affermato di sentire fortemente il bisogno di cambiare coraggiosamente l’attuale situazione tra il Giappone e la RPDC (Repubblica popolare democratica di Corea, nome ufficiale della Nordcorea, ndr.). Egli ha inoltre sottolineato la necessità di stabilire attivamente rapporti con il Presidente degli Affari di Stato della Repubblica popolare democratica di Corea (Kim Jong Un, ndr.), aggiungendo che sta compiendo sforzi costanti in tal senso attraverso diversi canali”, ha premesso la sorella di Kim. “Penso che non ci sarebbe motivo di non apprezzare il suo recente discorso come positivo, se fosse motivato dalla sua reale intenzione di liberarsi coraggiosamente dalle catene del passato e promuovere le relazioni RPDC-Giappone”, ha continuato. “E’ un fatto riconosciuto da tutti che i rapporti tra i due paesi si sono deteriorati da decenni, da quando il Giappone ha posto con insistenza come precondizione la soluzione della questione dei rapimenti, che è già stata risolta, o la soluzione di questioni nucleari e missilistiche, che non hanno nulla a che fare con il risanamento delle relazioni RPDC-Giappone”, ha detto ancora Kim. “E’ mia opinione – ha proseguito – che se il Giappone prendesse la decisione politica di aprire un nuovo modo di ricucire le relazioni attraverso un comportamento cortese e un’azione affidabile, sulla base di una coraggiosa rottura con l’ostilità anacronistica e richieste impossibili da ottenere, riconoscendosi a vicenda, i due paesi potranno aprire costruire un nuovo futuro insieme”.


Non si tratta di una vera apertura. Il Giappone considera centrale la soluzione della vicenda dei rapiti. Durante gli anni ’70 e ’80 si verificarono una serie di rapimenti di cittadini giapponesi e non da parte della Corea del Nord. Tokyo ha finora identificato 17 cittadini giapponesi come vittime di rapimenti. Nel settembre 2002, la Corea del Nord ha ammesso per bocca dell’allora leader Kim Jong Il (padre di Kim Jong Un) di aver rapito cittadini giapponesi, durante uno storico vertice con l’allora primo ministro nipponico Junichiro Koizumi, volato a Pyongyang. Nell’ottobre dello stesso anno, cinque rapiti tornarono in Giappone. Per quanto riguarda il resto dei rapiti giapponesi, Pyongyang “non ha ancora fornito alcuna spiegazione accettabile, nonostante l’impegno esplicito della Corea del Nord al vertice Giappone-RPDC del maggio 2004 di riprendere immediatamente indagini approfondite per ottenere un resoconto completo”, sostiene il ministero degli Esteri giapponese. “Il rapimento di cittadini giapponesi – continua – è una questione critica che riguarda la sovranità del Giappone e la vita e la sicurezza dei cittadini giapponesi. Senza la risoluzione di questo problema non potrà esserci alcuna normalizzazione delle relazioni tra Giappone e Corea del Nord. Il governo del Giappone è pienamente impegnato a compiere tutti gli sforzi possibili per realizzare il ritorno di tutti i rapiti in Giappone il più rapidamente possibile”.


Quindi la condizione suggerita da Kim Yo Jong, che ha invitato Kishida ad avere “la sagacia e l’intuizione strategica” di guardare al futuro “invece di attenersi al passato”, non ponendo “in futuro un ostacolo come la già risolta questione dei rapimenti”, per aprire la strada a una visita a Pyongyang, non sembra una vera e propria apertura da parte del regime di Kim. La Corea del Nord sostiene che i 12 rimanenti rapiti, di cui non si conoscono le sorti, o sono morti o non sono mai entrati nel paese.

Lutto nel mondo della musica, morto il maestro Seiji Ozawa

Lutto nel mondo della musica, morto il maestro Seiji OzawaRoma, 9 feb. (askanews) – Il grande direttore d’orchestra giapponese Seiji Ozawa, che è stato a capo della Boston Symphony Orchestra, è morto martedì per insufficienza cardiaca nella sua casa di Tokyo. Aveva 88 anni. Lo scrivono oggi i media giapponesi.


“Porgo le mie più sincere condoglianze per il decesso di Seiji Ozawa”, ha scritto su X il primo ministro nipponico Fumio Kishida. “E’ stato – ha aggiunto – un grande direttore d’orchestra, di levatura mondiale, acclamato oltre le frontiere, una leggenda di cui il Giappone è fiero”. Ozawa era nato nell’ex Manciuria, ora parte della Cina nordorientale. Dopo un infortunio sportivo (praticava il rugby), rinunciò a diventare pianista, ma non alla musica, studiando da direttore d’orchestra con il musicista Hideo Saito alla Toho Gakuen School of Music di Tokyo.


Dopo essersi diplomato, Ozawa partì per l’Europa e vinse il Concorso di Besançon per giovani direttori d’orchestra in Francia nel 1959. Studiò poi con Herbert von Karajan e fu invitato dal direttore d’orchestra e compositore Leonard Bernstein, di cui diventò assistente direttore della New York Philharmonic negli Stati Uniti. Nel 1973 Ozawa divenne il primo direttore musicale asiatico della Boston Symphony Orchestra, servendo anche come direttore musicale presso la prestigiosa Opera di Stato di Vienna dal 2002 al 2010.


Fu inoltre fondatore della Saito Kinen Orchestra, per commemorare il suo maestro Saito, e inventò il Saito Kinen Festival Matsumoto, ora noto come Seiji Ozawa Matsumoto Festival, nella città di Matsumoto. Nel 2016, l’album “L’Enfant et les Sortileges” (“Il bambino e gli incantesimi”), una registrazione dal vivo di un’esibizione d’opera in questo festival, ha vinto un Grammy Award.


Ozawa ha anche diretto la Filarmonica di Berlino e la Filarmonica di Vienna, ha presieduto accademie di musica da camera e scuole di musica, dedicandosi alla formazione di giovani musicisti. In Giappone è stato molto legato alla New Japan Philharmonic e alla Mito Chamber Orchestra. Ozawa ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Tra questi l’Ordine della Cultura in Giappone e la Legione d’Onore francese.

Miss Japan “ucraina” la lascia corona: relazione con uomo sposato

Miss Japan “ucraina” la lascia corona: relazione con uomo sposatoRoma, 6 feb. (askanews) – Mai concorso di bellezza in Giappone è stato così contestato. Carolina Shiino – ragazza nippo-ucraina vincitrice di Miss Japan 2024 tra le proteste di chi non apprezzava il fatto che non fosse stata eletta una tipica bellezza nipponica – ha dovuto mollare il titolo dopo un mese dal concorso, dopo che un settimanale ha rivelato che avrebbe una relazione con un uomo sposato.


Gli organizzatori del concorso hanno annunciato che è stata la stessa ventiseienne a rinunciare al titolo conquistato sul campo nel concorso del 22 gennaio scorso. E’ finita così la favola della prima ragazza di origine europea a vincere il concorso di bellezza giapponese più prestigioso. Nata da genitori ucraini, Carolina Shiino è cresciuta a Nagoya, dopo essere arrivata in Giappone all’età di 5 anni. Solo nel 2022 ha potuto ottenere la naturalizzazione.


La sua elezione a Miss Japan aveva diviso a metà la pubblica opinione nipponica. Coloro che hanno apprezzato la nomina hanno sostenuto che l’identità giapponese deve giocoforza essere ricdefinita, in un momento in cui ormai milioni di residenti sono di origine straniera. D’altro canto, i detrattori si sono chiesto come potesse mai rappresentare la “bellezza giapponese” una giovane donna dai tratti inequivocabilmente europei. A togliere, in un certo senso, le castagne dal fuoco, è arrivato il settimanale Shukan Bunshun che, giovedì scorso, ha rivelato la relazione di Shiino con un noto medico-influencer sposato. Il che va a scontrarsi con l’idea che le concorrenti ai concorsi di bellezza debbano avere una vita privata irreprensibile.


In seguito alla rivelazione, l’Associazione Miss Japan ha dichiarato di aver accettato la richiesta della ragazza di rinunciare al titolo e di “riflettere seriamente sulla nostra responsabilità nel provocare questa serie di disordini”. Ha anche presentato “profonde scuse” alle parti interessate, a partire da sponsor e giudici, e ha affermato che il titolo rimarrà vacante per il resto dell’anno. Shiino, dal canto suo, dopo la rivelazione della relazione, ha detto che in un primo momento era troppo spaventata e confusa per dire la verità dopo la pubblicazione dell’articolo. “Sono davvero dispiaciuta per gli enormi guai che ho causato e per aver tradito coloro che mi hanno sostenuto”, ha scritto su Instagram.


I media giapponesi hanno riferito che gli organizzatori del concorso avevano inizialmente sostenuto Shiino dopo le rivelazioni e dopo che lei aveva detto alla sua agenzia di modelle di aver interrotto la relazione quando aveva scoperto che l’uomo era sposato. Ma lunedì l’agenzia stessa ha riferito di aver verificato che Shiino aveva continuato a vedere l’uomo anche dopo aver conosciuto il suo stato coniugale. Al di là della vicenda del matrimonio, l’elezione di Shiino poteva rappresentare un importante balzo in avanti nella cultura popolare giapponese, ancora intrisa di un certo sciovinismo. La stessa ragazza aveva rivelato di essere stata tante volte discriminata per le sue origini straniere. Le candidate a Miss Japan devono possedere la cittadinanza giapponese, non essere sposate e avere un’età compresa tra 17 e 26 anni alla fine dell’anno di presentazione della domanda. Nel selezionare i vincitori, il concorso afferma di giudicare i candidati in base alla loro forza interiore, al loro aspetto e alle loro azioni. Shiino, intervistata dall’agenzia di stampa Kyodo, ha detto prima di dimettersi che accoglieva con favore la discussione sulla sua selezione e rispettava le persone che si oppongono alla sua vittoria sulla base del fatto che non corrisponde all’immagine di Miss Giappone. “Non ho un sentimento negativo verso questo modo di pensare. Piuttosto, credo che tali punti di vista offrano un’opportunità di riflessione”.

Sudcorea, first lady nei guai per una borsetta di Dior

Sudcorea, first lady nei guai per una borsetta di DiorRoma, 26 gen. (askanews) – Una borsetta di Dior sta mettendo a rischio la tenuta del governo conservatore sudcoreano di Yoon Suk-yeol, a pochi mesi da elezioni parlamentari cruciali per il paese al centro di una grande partita geopolitica. Oggi l’opposizione è partita all’attacco, accusando Yoon di aver coperto illeciti che coinvolgono la moglie, Kim Keon-hee, la quale avrebbe accettato un regalo improprio. Attacchi che vengono dopo che la vicenda ha provocato una frattura all’interno dello stesso partito di maggioranza.

Il principale leader dell’opposizione, Lee Jae-myung, ha accusato il presidente d’interferire negli affari del Partito del potere del popolo (PPP) di maggioranza, volendo coprire i sospetti sulla consorte. I commenti fanno seguito allo scontro pubblico di Yoon con Han Dong-hoon, il capo della formazione al potere, sulle accuse secondo cui la first lady avrebbe ricevuto in regalo una borsa di lusso da circa 2mila euro nel 2022 dal pastore metodista coreano-americano Choi Jae-young, il quale ha avuto la pessima idea in seguito di pubblicare le foto della first lady che accetta il regalo sull’app di comunicazioni Kakao Talk.

“Il presidente non solo non riesce a comunicare con il pubblico, ma è anche attivamente coinvolto nel nascondere i sospetti sulla first lady, la palese interferenza nelle questioni del partito e l’ingerenza nelle elezioni”, ha affermato il deputato Lee, presidente del principale partito di opposizione, il Partito democratico (DP). Secondo l’opposizione, la first lady avrebbe violato una precisa norma che vieta a consorti di funzionari pubblici di accettare regali di valore superiore a 1 milione di won (688 euro). Ma, sullo sfondo di questa vicenda, c’è una partita tutta interna al partito di maggioranza, che si trova ad affrontare difficili elezioni parlamentari ad aprile. La spaccatura tra Yoon e Han è particolarmente pesante per il PPP, perché i due sono stati stretti alleati fin da quando ricoprivano gli incarichi di pubblici ministeri. I due si sarebbero divisi, secondo i media sudcoreani, in realtà soprattutto sul tema delle candidature.

L’Ufficio della presidenza sudcoreana, dal canto suo, ha ammesso che la first lady ha accettato il regalo del pastore, ma ha segnalato che questo è stato messo a disposizione dell’ufficio come proprietà del governo. Tuttavia, uno dei più stretti alleati di Han nel partito di maggioranza, Kim Kyung-yul, ha tirato una sciabolata al presidente, che sarebbe infuriato secondo i media locali, paragonando la consorte del presidente sudcoreano a Maria Antonietta. E, come si sa, la coppia reale francese finì ghigliottinata. Il capo dell’ufficio di Yoon – a quanto riferisce il Financial Times – ha chiesto le dimissioni di Han da numero uno del partito, posizione che ha assunto un mese fa. Questi ha rimandato al mittente la richiesta.

Attualmente, nell’Assemblea nazionale il DP è in maggioranza. I sondaggi suggeriscono una corsa testa-a-testa tra il partito che ha espresso il presidente Yoon (e che oggi appare attraversato da una velenosa battaglia interna) e il DP stesso, con una quota enorme di indecisi tra gli elettori. Tutto ciò mentre il tasso di popolarità del presidente è al suo livello minimo in nove mesi, in un paese che elegge e brucia leader in maniera spesso piuttosto radicale.