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Miss Japan “ucraina” la lascia corona: relazione con uomo sposato

Miss Japan “ucraina” la lascia corona: relazione con uomo sposatoRoma, 6 feb. (askanews) – Mai concorso di bellezza in Giappone è stato così contestato. Carolina Shiino – ragazza nippo-ucraina vincitrice di Miss Japan 2024 tra le proteste di chi non apprezzava il fatto che non fosse stata eletta una tipica bellezza nipponica – ha dovuto mollare il titolo dopo un mese dal concorso, dopo che un settimanale ha rivelato che avrebbe una relazione con un uomo sposato.


Gli organizzatori del concorso hanno annunciato che è stata la stessa ventiseienne a rinunciare al titolo conquistato sul campo nel concorso del 22 gennaio scorso. E’ finita così la favola della prima ragazza di origine europea a vincere il concorso di bellezza giapponese più prestigioso. Nata da genitori ucraini, Carolina Shiino è cresciuta a Nagoya, dopo essere arrivata in Giappone all’età di 5 anni. Solo nel 2022 ha potuto ottenere la naturalizzazione.


La sua elezione a Miss Japan aveva diviso a metà la pubblica opinione nipponica. Coloro che hanno apprezzato la nomina hanno sostenuto che l’identità giapponese deve giocoforza essere ricdefinita, in un momento in cui ormai milioni di residenti sono di origine straniera. D’altro canto, i detrattori si sono chiesto come potesse mai rappresentare la “bellezza giapponese” una giovane donna dai tratti inequivocabilmente europei. A togliere, in un certo senso, le castagne dal fuoco, è arrivato il settimanale Shukan Bunshun che, giovedì scorso, ha rivelato la relazione di Shiino con un noto medico-influencer sposato. Il che va a scontrarsi con l’idea che le concorrenti ai concorsi di bellezza debbano avere una vita privata irreprensibile.


In seguito alla rivelazione, l’Associazione Miss Japan ha dichiarato di aver accettato la richiesta della ragazza di rinunciare al titolo e di “riflettere seriamente sulla nostra responsabilità nel provocare questa serie di disordini”. Ha anche presentato “profonde scuse” alle parti interessate, a partire da sponsor e giudici, e ha affermato che il titolo rimarrà vacante per il resto dell’anno. Shiino, dal canto suo, dopo la rivelazione della relazione, ha detto che in un primo momento era troppo spaventata e confusa per dire la verità dopo la pubblicazione dell’articolo. “Sono davvero dispiaciuta per gli enormi guai che ho causato e per aver tradito coloro che mi hanno sostenuto”, ha scritto su Instagram.


I media giapponesi hanno riferito che gli organizzatori del concorso avevano inizialmente sostenuto Shiino dopo le rivelazioni e dopo che lei aveva detto alla sua agenzia di modelle di aver interrotto la relazione quando aveva scoperto che l’uomo era sposato. Ma lunedì l’agenzia stessa ha riferito di aver verificato che Shiino aveva continuato a vedere l’uomo anche dopo aver conosciuto il suo stato coniugale. Al di là della vicenda del matrimonio, l’elezione di Shiino poteva rappresentare un importante balzo in avanti nella cultura popolare giapponese, ancora intrisa di un certo sciovinismo. La stessa ragazza aveva rivelato di essere stata tante volte discriminata per le sue origini straniere. Le candidate a Miss Japan devono possedere la cittadinanza giapponese, non essere sposate e avere un’età compresa tra 17 e 26 anni alla fine dell’anno di presentazione della domanda. Nel selezionare i vincitori, il concorso afferma di giudicare i candidati in base alla loro forza interiore, al loro aspetto e alle loro azioni. Shiino, intervistata dall’agenzia di stampa Kyodo, ha detto prima di dimettersi che accoglieva con favore la discussione sulla sua selezione e rispettava le persone che si oppongono alla sua vittoria sulla base del fatto che non corrisponde all’immagine di Miss Giappone. “Non ho un sentimento negativo verso questo modo di pensare. Piuttosto, credo che tali punti di vista offrano un’opportunità di riflessione”.

Sudcorea, first lady nei guai per una borsetta di Dior

Sudcorea, first lady nei guai per una borsetta di DiorRoma, 26 gen. (askanews) – Una borsetta di Dior sta mettendo a rischio la tenuta del governo conservatore sudcoreano di Yoon Suk-yeol, a pochi mesi da elezioni parlamentari cruciali per il paese al centro di una grande partita geopolitica. Oggi l’opposizione è partita all’attacco, accusando Yoon di aver coperto illeciti che coinvolgono la moglie, Kim Keon-hee, la quale avrebbe accettato un regalo improprio. Attacchi che vengono dopo che la vicenda ha provocato una frattura all’interno dello stesso partito di maggioranza.

Il principale leader dell’opposizione, Lee Jae-myung, ha accusato il presidente d’interferire negli affari del Partito del potere del popolo (PPP) di maggioranza, volendo coprire i sospetti sulla consorte. I commenti fanno seguito allo scontro pubblico di Yoon con Han Dong-hoon, il capo della formazione al potere, sulle accuse secondo cui la first lady avrebbe ricevuto in regalo una borsa di lusso da circa 2mila euro nel 2022 dal pastore metodista coreano-americano Choi Jae-young, il quale ha avuto la pessima idea in seguito di pubblicare le foto della first lady che accetta il regalo sull’app di comunicazioni Kakao Talk.

“Il presidente non solo non riesce a comunicare con il pubblico, ma è anche attivamente coinvolto nel nascondere i sospetti sulla first lady, la palese interferenza nelle questioni del partito e l’ingerenza nelle elezioni”, ha affermato il deputato Lee, presidente del principale partito di opposizione, il Partito democratico (DP). Secondo l’opposizione, la first lady avrebbe violato una precisa norma che vieta a consorti di funzionari pubblici di accettare regali di valore superiore a 1 milione di won (688 euro). Ma, sullo sfondo di questa vicenda, c’è una partita tutta interna al partito di maggioranza, che si trova ad affrontare difficili elezioni parlamentari ad aprile. La spaccatura tra Yoon e Han è particolarmente pesante per il PPP, perché i due sono stati stretti alleati fin da quando ricoprivano gli incarichi di pubblici ministeri. I due si sarebbero divisi, secondo i media sudcoreani, in realtà soprattutto sul tema delle candidature.

L’Ufficio della presidenza sudcoreana, dal canto suo, ha ammesso che la first lady ha accettato il regalo del pastore, ma ha segnalato che questo è stato messo a disposizione dell’ufficio come proprietà del governo. Tuttavia, uno dei più stretti alleati di Han nel partito di maggioranza, Kim Kyung-yul, ha tirato una sciabolata al presidente, che sarebbe infuriato secondo i media locali, paragonando la consorte del presidente sudcoreano a Maria Antonietta. E, come si sa, la coppia reale francese finì ghigliottinata. Il capo dell’ufficio di Yoon – a quanto riferisce il Financial Times – ha chiesto le dimissioni di Han da numero uno del partito, posizione che ha assunto un mese fa. Questi ha rimandato al mittente la richiesta.

Attualmente, nell’Assemblea nazionale il DP è in maggioranza. I sondaggi suggeriscono una corsa testa-a-testa tra il partito che ha espresso il presidente Yoon (e che oggi appare attraversato da una velenosa battaglia interna) e il DP stesso, con una quota enorme di indecisi tra gli elettori. Tutto ciò mentre il tasso di popolarità del presidente è al suo livello minimo in nove mesi, in un paese che elegge e brucia leader in maniera spesso piuttosto radicale.

Giappone: nel ’23 79% turisti stranieri rispetto a livello pre-Covid

Giappone: nel ’23 79% turisti stranieri rispetto a livello pre-CovidRoma, 17 gen. (askanews) – Lo scorso anno il Giappone ha accolto 25,06 milioni di visitatori, raggiungendo il 79% del livello pre-pandemia nel 2019, grazie all’allentamento delle restrizioni alle frontiere e dello yen debole. Lo ha riferito l’Organizzazione nazionale del turismo nipponica (JNTO), diffondendo le sue stime ufficiali.

La cifra per il 2023 si confronta con 3,83 milioni nel 2022, quando i confini del Paese sono stati chiusi ai turisti per la maggior parte dell’anno. I vicini del Giappone sono tra i maggiori contributori al boom del turismo in entrata. La Corea del Sud, i cui legami politici con il Giappone sono stati ristabiliti sotto la guida del presidente Yoon Suk-yeol e del primo ministro Fumio Kishida, ha inviato 6,95 milioni di visitatori, pari al 28% degli arrivi totali. Si tratta del 25% in più rispetto al 2019 e del numero più alto tra tutti i paesi.

I singaporiani sono aumentati del 20% a 591.300, sfruttando la forza della loro valuta contro lo yen. I visitatori provenienti da Indonesia, Vietnam e Filippine sono tutti aumentati rispetto a quattro anni prima.

Al contrario, la Cina, un tempo il maggiore paese d’origine del turismo in entrata in Giappone, ha perso slancio, con soli 2,42 milioni di arrivi, ovvero il 25% del livello del 2019, in parte a causa del rallentamento economico e dell’inasprimento delle relazioni per il rilascio da parte del Giappone delle acque reflue trattate della centrale nucleare di Fukushima nell’oceano. Anche se il totale annuo è risultato inferiore al livello del 2019, gli arrivi mensili hanno superato i livelli del 2019 da ottobre. Solo nel mese di dicembre, il Giappone ha accolto 2,73 milioni di turisti, in crescita dell’8% rispetto a quattro anni prima.

I turisti stranieri hanno speso la cifra-record di 5.290 miliardi di yen (33 miliardi di euro) nel 2023, in aumento del 10% rispetto al 2019. La spesa pro capite è aumentata del 34%. Con il numero di turisti in aumento, sono tuttavia aumentate le preoccupazioni per la carenza di manodopera e l’eccessivo turismo: congestione e altri problemi causati da un eccesso di turisti.

Cina, reddito pro-capite 2023 è stato di oltre 5mila euro

Cina, reddito pro-capite 2023 è stato di oltre 5mila euroRoma, 17 gen. (askanews) – Nel 2023, il reddito disponibile pro capite dei cinesi residenti è stato di 39.218 yuan (5.047 euro), con un aumento nominale del 6,3% rispetto a quello dell’anno precedente e un aumento reale del 6,1% al netto dell’inflazione. Lo ha reso noto oggi l’Ufficio nazionale di statistica cinese.

In termini di residenti permanente (compresi quindi gli stranieri), il reddito disponibile pro capite delle famiglie urbane è stato di 51.821 yuan (6.668 euro), con una crescita nominale del 5,1% rispetto a quella dell’anno precedente e una crescita reale del 4,8% al netto dell’inflazione. Il reddito disponibile pro capite delle famiglie rurali è stato di 21.691 yuan (2.791 euro), una crescita nominale del 7,7% rispetto a quella dell’anno precedente e una crescita reale del 7,6% al netto dei fattori di prezzo.

La media del reddito disponibile pro capite a livello nazionale è stata di 33.036 yuan (4.251 euro), un aumento nominale del 5,3% rispetto a quello dell’anno precedente. Nel 2023, la spesa per consumi pro capite a livello nazionale è stata di 26.796 yuan (3.448 euro), con una crescita nominale del 9,2% rispetto all’anno precedente, o una crescita reale del 9,0% al netto dei fattori di prezzo.

Premier Cina: vogliamo un commercio più robusto con l’Ue

Premier Cina: vogliamo un commercio più robusto con l’UeRoma, 17 gen. (askanews) – Il premier cinese Li Qiang ha detto al capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che il Pechino vuole importare dall’Unione europea più prodotti in linea con la domanda del mercato, chiedendo al tempo stesso il blocco ad allentare le restrizioni sulle esportazioni di prodotti hi-tech imposte alla Cina. Lo si evince nel resoconto dell’incontro di ieri a Davos, diffuso oggi dal ministero degli Esteri cinese.

“La Cina è pronta a importare dall’Ue più prodotti in linea con la domanda del mercato e spera che l’Ue allenti le restrizioni all’esportazione di prodotti hi-tech verso la Cina”, ha affermato Li nel suo secondo incontro con la presidente della Commissione europea in oltre un mese. Li ha anche affermato che Pechino spera di approfondire i rapporti con l’Ue e che le due parti collaborino per promuovere uno sviluppo più equilibrato nel commercio bilaterale, sottolineando che nel complesso i legami Cina-Ue sono rimasti stabili nonostante i cambiamenti e le turbolenze globali.

Nell’ultimo anno, le relazioni commerciali tra Pechino e Bruxelles sono state piuttosto tese, con entrambe le parti che si sono scambiate accuse di protezionismo. L’Ue ha anche lamentato un deficit commerciale vicino ai 400 miliardi di euro. Inoltre Bruxelles ha aperto indagino nei confronti delle sovvenzioni governative alla produzione di veicoli elettrici cinesi e sui prodotti siderurgici. Si tratta dell’anticamera dell’introduzione di dazi.

Pechino, dal canto suo, ha risposto con un’indagine antidumping sul brandy, una misura che rischia di danneggiare in particolare le importazioni dalla Francia. “Noi ci attendiamo che l’Ue sostenga la giustizia, il rispetto e la trasparenza nelle questioni economiche e commerciali, tratti le imprese cinesi in modo equo e introduca con prudenza politiche economiche e commerciali restrittive e adotti rimedi commerciali”, ha affermato il capo dell’esecutivo cinese.

Von der Leyen, con un tweet su X, ha definito “buono e franco” il suo incontro con Li, aggiungendo che “dobbiamo agire per riequilibrare il nostro commercio ed evitare politiche distorte” perché “le imprese dell’Ue meritano condizioni di parità”.

Cina, nel 2023 la popolazione è calata di oltre 2 milioni

Cina, nel 2023 la popolazione è calata di oltre 2 milioniRoma, 17 gen. (askanews) – La popolazione della Cina è diminuita di oltre 2 milioni lo scorso anno, registrando il primo calo in 60 anni e segnalando il picco di mortalità più alto da 50 anni a questa parte. Lo ha affermato oggi l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino.

La notizia viene in un momento in cui il paese si trova ad affrontare un rallentamento vistoso della sua crescita, un tempo ritenuta inarrestabile. Nel 2023 il Pil cinese – secondo i dati ufficiali – è cresciuto del 5,2%, un dato tra i peggiori, secondo solo al 3% del 2022, quando però Pechino aveva ancora in piedi le draconiane misure “Zero Covid” che hannno prodotto gravi ripercussioni sull’economia. Secondo i dati ufficiali, la popolazione della Cina continentale è scesa di 2,08 milioni lo scorso anno a 1,4097 miliardi, rispetto a 1,4118 miliardi nel 2022.

L’anno scorso sono nati 9,02 milioni di bambini, in calo del 5,6% rispetto ai 9,56 milioni del 2022, secondo l’ufficio di statistica. Il tasso di natalità è stato il più basso da quando sono iniziate le registrazioni, nel 1949, con 6,39 nascite ogni 1.000 persone rispetto alle 6,77 del 2022. Nel 2023, inoltre, sono morte 11,1 milioni di persone, 690.000 in più rispetto al 2022, spingendo il tasso di mortalità nazionale a 7,87 per 1.000 persone. Nel 2022 era stato il 7,37 per mille, mentre il livello più alto mai registrato è stato l’8,06 per mille persone registrato nel 1969.

La Cina ha potuto contare per decenni sul cosiddetto dividendo demografico: una grande disponibilità di manodopera a basso costo, che ha alimentato lo sviluppo della sua struttura industriale e che l’ha resa la “fabbrica del mondo”. Quel periodo, però, è ormai alle spalle. Oggi la Cina è di fatto il secondo paese più popolato al mondo, dopo l’India, ed è uno con l’età media più elevata. Negli ultimi anni Pechino ha varato una serie di misure nel tentativo di invertire la tendenza all’invecchiamento e anche di aumentare le nascite, ma non hanno prodotto risultati. Nel 2021, Pechino ha allentato le restrizioni sulle nascite per consentire alle coppie di avere tre figli, dopo aver abbandonato la politica del figlio unico nel gennaio 2016 a favore di una politica dei due figli.

La politica dei tre figli è stata seguita da una serie di incentivi da parte dei governi locali, che vanno dal congedo parentale prolungato ai tagli fiscali e ai premi in denaro per le famiglie con più di un figlio. Ma tutto q uesto non è evidentemente bastato.

Xi Jinping: la Cina deve diventare una superpotenza finanziaria

Xi Jinping: la Cina deve diventare una superpotenza finanziariaRoma, 16 gen. (askanews) – La Cina deve diventare una “superpotenza finanziaria” con un sistema tuttavia “distinto dai modelli occidentali”. L’ha affermato oggi il presidente cinese Xi Jinping, nello stesso giorno in cui il suo primo ministro, Li Qiang, segnalava a Davos il raggiungimento dell’obiettivo di crescita posto per il 2023, con un Pil cresciuto del 5,2%.

“Una superpotenza finanziaria deve basarsi su solide basi economiche”, ha affermato Xi in una riunione di alto livello tenuta presso la Scuola centrale del Partito comunista cinese, citato dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua. “Deve avere – ha aggiunto – una forza nazionale economica, tecnologica e globale leader a livello mondiale”. Xi – parlando di fronte a sei degli altri sette membri del Comitato permanente del Politburo (l’ottavo, il premier, era a Davos) e a molti alti esponenti dell’industria cinese – ha sottolineato come il percorso della Cina verso la leadership economica non può essere quello tracciato dalle economie occidentali, perché Pechino deve essere comunque in linea con la guida del Partito comunista e deve essere principalmente incentrato sull’economia reale.

Il presidente ha inoltre evidenziato come una valuta forte, una banca centrale solida e la relazione con istituzioni finanziarie sia nazionali che internazionali sono fondamentali per lo status di superpotenza, così come una forte supervisione e talento. Xi ha anche posto l’accento sull’importanza della regolamentazione finanziaria e ha ribadito l’enfasi sulla repressione della corruzione. “La regolamentazione finanziaria deve avere denti”, ha affermato il numero uno cinese. “Tutte le località devono adottare una pianificazione complessiva e puntare alla gestione del rischio e il mantenimento della stabilità”.

E, rispetto al tema del rischio, Xi ha affermato che la “corruzione deve essere punita risolutamente e il rischio morale deve essere rigorosamente prevenuto”. La Cina si concentrerà, ha affermato, sul rafforzamento della propria competitività e influenza sulle regole internazionali, promuovendo l’apertura finanziaria: “Razionalizzeremo le misure restrittive, miglioreremo la trasparenza, la stabilità e la prevedibilità della nostra politica e regoleremo gli investimenti e le attività finanziarie all’estero, migliorando il sostegno finanziario all’iniziativa Belt and Road”, ha affermato.

La Cina si trova in questo momento di fronte a sfide economiche importanti. Da un lato la crisi di liquidità del settore immobiliare, che rischia di contagiare le banche, mentre il sistema subisce spinte deflazionistiche. Inoltre, tra i rischi, ci sono quelli connessi all’indebitamento piuttosto opaco dei veicoli d’investimento degli enti locali, che a sua volta potrebbe creare un grave pericolo per il sistema bancario.

La Corea del Sud costruirà cluster produzione chip da 432 mld euro

La Corea del Sud costruirà cluster produzione chip da 432 mld euroRoma, 15 gen. (askanews) – La Corea del Sud ha svelato il suo piano per creare quello che definisce un “mega cluster di semiconduttori” nel sud di Seoul entro il 2047, promuovendo un investimento totale di 622mila miliardi di won (432 miliardi di euro) con Samsung Electronics Co. e SK hynix Inc. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.

L’infrastruttura comprenderà varie zone industriali nella provincia meridionale di Gyeonggi, vanterà una superficie totale di 21 milioni di metri quadrati e avrà una capacità produttiva mensile di 7,7 milioni di wafer entro il 2030, secondo la dichiarazione congiunta dei ministeri dell’industria e della scienza di Seoul. Nel dettaglio, il governo prevede di istituire zone esclusive per l’industria dei semiconduttori a Pangyo, insieme a fonderie e impianti di produzione di chip di memoria a Hwaseong, Yongin, Icheon e Pyeongtaek.

La Corea del Sud costruirà inoltre una zona industriale per le imprese di materiali, componenti e attrezzature ad Anseong, con strutture di ricerca e sviluppo a Giheung e Suwon. Secondo il piano, l’area, che attualmente ospita 21 impianti di fabbricazione, ospiterà altri 16 stabilimenti entro il 2047, di cui tre destinati alla ricerca.

“Completando in anticipo la costruzione del mega cluster dei semiconduttori, otterremo la massima competitività mondiale nel settore dei chip e offriremo posti di lavoro di qualità per le generazioni più giovani”, ha affermato il ministro dell’Industria Ahn Duk-geun. Nel dettaglio, Samsung Electronics prevede di investire un totale di 500mila miliardi di won (347 miliardi di euro) per il progetto, compreso il budget di 360mila miliardi di won (250 miliardi di euro) per sei nuovi stabilimenti a Yongin, 33 chilometri a sud di Seoul. Inoltre investirà 120mila miliardi di won (83,3 miliardi di euro) per costruire tre nuove fabbriche a Pyeongtaek, 54 chilometri a sud di Seoul, insieme a tre fabbriche di ricerca a Giheung con 20mila miliardi di won (13,9 miliardi di euro).

Secondo il ministero, il secondo produttore di chip della Corea del Sud, SK Hynix, stanzierà 122mila miliardi di won (84,7 miliardi di euro) per costruire quattro nuovi stabilimenti a Yongin. Sulla base degli investimenti del settore privato, il governo prevede che il complesso possa vantare una capacità produttiva da leader mondiale nei chip con processori a 2 nanometri e memoria ad elevata larghezza di banda. Da questo megaprogetto dovrebbe poi derivare una ricadutqa occupazionale da 3,46 milioni di posti di lavoro. Entro il 2030 la Corea del Sud rappresenterà 10% del mercato globale dei chip non di memoria, in netto aumento rispetto alla stima attuale del 3%.

CATL aprirà fabbrica batterie a Pechino per Li Auto e Xiaomi

CATL aprirà fabbrica batterie a Pechino per Li Auto e XiaomiRoma, 15 gen. (askanews) – Contemporary Amperex Technology (CATL), il più grande produttore mondiale di batterie per veicoli elettrici, costruirà il suo primo stabilimento a Pechino per soddisfare la crescente domanda di auto alimentate a batteria nella Cina. Lo segnala oggi il South China Morning Post.

L’impianto di CATL aiuterà la capitale cinese a formare una catena di fornitura completa per la produzione di veicoli elettrici. Poiché Li Auto, la principale start-up di auto elettriche del paese, e il produttore di smartphone Xiaomi, entrambi con sede a Pechino, intensificheranno lo sviluppo di nuovi modelli. CATL inizierà la costruzione dell’impianto quest’anno, secondo una dichiarazione della Commissione per lo sviluppo e la riforma di Pechino, l’agenzia di pianificazione economica della città, che non ha fornito dettagli sulla capacità dell’impianto o sulla data di lancio.

L’agenzia di pianificazione economica di Pechino ha affermato che Li Auto sta valutando la possibilità di creare una base di produzione per componenti di automobili, senza rivelare dettagli. Li Auto è il rivale più vicino a Tesla nel segmento premium dei veicoli elettrici in Cina, con 376.030 veicoli intelligenti venduti nel 2023, con un incremento del 182,2% su base annua.

Lo scorso anno Tesla ha consegnato 603.664 unità prodotte nella sua Gigafactory di Shanghai a clienti cinesi, con un aumento del 37,3% su base annua. Xiaomi ha presentato il suo primo modello, SU7, alla fine del 2023. L’azienda prevede di iniziare la produzione di prova della berlina elettrica nei prossimi mesi. Il CEO Lei Jun ha affermato che Xiaomi s’impegnerà a diventare una delle prime cinque case automobilistiche globali nei prossimi 15-20 anni.

In Cina, il tasso di penetrazione dei veicoli elettrici ha superato il 40% alla fine del 2023. La Cina continentale è oggi il più grande mercato automobilistico ed elettrico del mondo, con le vendite di auto alimentate a batteria che rappresentano circa il 60% del totale globale.

Fondi sovrani paesi del Golfo nel 2024 più impegnati in Cina

Fondi sovrani paesi del Golfo nel 2024 più impegnati in CinaRoma, 15 gen. (askanews) – I fondi sovrani di Arabia saudita e negli Emirati arabi uniti (EAU) si stanno preparando a investire di più in società cinesi nel 2024, in un tentativo di diversificazione dei portafogli d’investimento globali da parte delle economie del Golfo. Lo ha affermato Kees Hoving, capo di Deutsche Bank per Medio Oriente e Africa, secondo quanto riporta il South China Morning Post.

Gli investitori statali in Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia saudita ed Emirati arabi uniti hanno investito più di 2,3 miliardi di dollari nella Grande Cina nel 2023, rispetto a circa 100 milioni di dollari nel 2022, secondo Global SWF, un database che tiene traccia delle attività dei fondi sovrani nelle economie mondiali. Ciò è avvenuto nel contesto della spinta di Pechino a rafforzare i legami con il Medio Oriente, in seguito alla visita del presidente cinese Xi Jinping a Riyad nel dicembre 2022. “Le aziende dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti stanno rivolgendo la loro attenzione alla Cina perché vogliono diversificare, oltre gli Stati Uniti o l’Europa occidentale, e questo è in parte guidato anche dalla loro fiducia nella forza dell’economia cinese”, ha affermato Kees Hoving, CEO regionale Deutsche Bank.

Il Jafal Fund of Funds, di proprietà del Fondo di investimento pubblico (PIF) da 800 miliardi di dollari dell’Arabia Saudita, a dicembre ha aumentato la sua partecipazione in eWTP Arabia Capital, un fondo di joint venture con il gigante tecnologico cinese Alibaba Group Holding nel tentativo di sfruttare le società tecnologiche cinesi con il potenziale di espandersi in Medio Oriente. Inoltre Mubadala Investment Company, l’investitore sovrano di Abu Dhabi, ha aperto un ufficio a Pechino a settembre. “I fondi sovrani mediorientali vedono opportunità in Cina al momento, e a medio e lungo termine sono molto rialzisti sulla Cina e vogliono rafforzare i legami con il paese attraverso gli investimenti”, ha segnalato Hoving.

Particolarmente interessante per loro è il settore della transizione energetica e delle auto elettriche. Per l’Arabia Saudita, la transizione energetica è una priorità assoluta nell’ambito di Saudi Vision 2030, un ambizioso programma guidato dal governo per diversificare l’economia locale e ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili. Tuttavia, investire in Cina comporta una serie di sfide, a partire dall’incertezza sulle normetive di mercato e sulle possibilità di una exit-strategy. “Quando il Medio Oriente investe in Cina, gli investitori vogliono sapere quali potrebbero essere le loro strategie di uscita tra cinque o sette anni, e ci sono alcuni che dicono che devono abituarsi a come potrebbe funzionare in Cina”, ha detto Hoving. Inoltre è richiesta maggiore reciprocità.