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Seoul conferma: soldati nordcoreani ritirati dal fronte

Seoul conferma: soldati nordcoreani ritirati dal fronteRoma, 4 feb. (askanews) – Le truppe nordcoreane in Russia, dispiegate contro l’Ucraina, sembrano essere assenti dai combattimenti nella prima linea di Kursk dalla metà di gennaio. L’ha dichiarato oggi il servizio segreto sudcoreano NIS.


Il NIS ha confermato quanto scritto la scorsa settimana dal New York Times, secondo cui i soldati nordcoreani che combattevano al fianco delle truppe russe in battaglia contro l’Ucraina sarebbero stati ritirati dal fronte a metà gennaio a causa delle pesanti perdite, citando funzionari ucraini e statunitensi. “Da metà gennaio, non si registrano segni della presenza di truppe nordcoreane dispiegate nella regione di Kursk, in Russia, impegnate in combattimenti” ha affermato il NIS in un’udienza parlamentare, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap.


L’agenzia di intelligence ha confermato che le pesanti perdite sembrano essere una delle ragioni dell’assenza delle truppe nordcoreane. Seoul stima che la Corea del Nord abbia inviato circa 11mila soldati per sostenere la Russia nella sua guerra contro l’Ucraina. Di questi, si ritiene che 300 siano stati uccisi, mentre circa 2.700 ne sarebbero rimasti feriti, secondo quanto riferito dal servizio segreto della Corea del Sud.

Sudcorea, Yoon ammette invio soldati a Commissione elettorale

Sudcorea, Yoon ammette invio soldati a Commissione elettoraleRoma, 4 feb. (askanews) – Il presidente sospeso sudcoreano Yoon Suk-yeol ha ammesso oggi di aver ordinato l’invio di truppe agli uffici della Commissione elettorale nazionale (NEC) il 3 dicembre, dopo aver proclamato la legge marziale, motivo per il quale è agli arresti e sotto procedura d’impeachment. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.


Yoon ha fatto l’ammissione partecipando alla quinta udienza formale del suo processo di impeachment presso la Corte costituzionale di Seoul, dove ha nuovamente negato le accuse secondo cui avrebbe ordinato ai comandanti militari di trascinare i parlamentari fuori dall’Assemblea nazionale nel tentativo di impedire loro di votare contro l’applicazione della legge marziale. “Ho ordinato allora al ministro della Difesa, Kim Yong-hyun, di dispiegare truppe presso gli uffici della NEC” ha dichiarato Yoon. “L’ordine – ha aggiunto – non aveva lo scopo di condurre indagini penali, bensì di verificare i sistemi e il loro funzionamento”.


Yoon ha aggiunto di aver dato l’ordine a Kim pochi giorni prima di dichiarare lo stato di emergenza, mentre ne discuteva con lui. “Quando mi occupavo di casi di frode elettorale in qualità di procuratore, mi sono trovato di fronte a schede elettorali incomprensibili e false. E da tempo nutro preoccupazioni riguardo ai rischi di frode elettorale” ha detto ancora Yoon. Centinaia di soldati sono stati inviati agli uffici elettorali di Seoul, Gwacheon e Suwon, nella provincia di Gyeonggi, durante lo stato di emergenza del 3 dicembre.


La NEC ha respinto le accuse di frode elettorale definendole infondate e ha definito illegale il dispiegamento delle truppe. L’Assemblea Nazionale ha votato per l’impeachment di Yoon a causa della sua scioccante, seppur di breve durata, imposizione dello stato di emergenza militare. Yoon è stato inoltre incriminato con l’accusa d’insurrezione ed è attualmente sotto arresto.


Yoon è inoltre accusato di aver inviato truppe all’Assemblea nazionale per impedire ai legislatori di votare contro la dichiarazione dello stato di emergenza e di aver pianificato l’arresto di importanti figure politiche.

Nordcorea riapre al turismo cinese, tour per la città di Rason

Nordcorea riapre al turismo cinese, tour per la città di RasonRoma, 3 feb. (askanews) – Dopo cinque anni di chiusura ermetica, la Corea del Nord riapre timidamente i confini al turismo cinese con un pacchetto destinato a ospitare visitatori nella città di Rason, al confine con la Cina. Si tratta, ovviamente, di un viaggio rigidamente controllato e gestito dall’agenzia di viaggi Koryo Tours.


Il tour operator ha annunciato oggi di aver aperto le prenotazioni, per celebrare il compleanno del defunto leader Kim Jong Il, padre dell’attuale numero uno Kim Jong Un, offrendo ai turisti stranieri la prima opportunità di visitare il paese dalla pandemia COVID-19, per fermare la quale Pyongyang ha sigillato i confini dal 2020. Koryo Tours ha affermato sul suo sito che il tour di febbraio a Rason rappresenta “il primo viaggio in Corea del Nord da quando i confini sono stati chiusi nel gennaio 2020”. Ha inoltre aggiunto: “Questo tour porterà a visitare i luoghi imperdibili di Rason, la zona economica speciale della Corea del Nord. Inoltre, viaggiando in Corea del Nord per celebrare una delle festività più importanti, il compleanno di Kim Jong Il”.


I compleanni dei membri, anche defunti, della dinastia Kim sono solitamente celebrati in Corea del Nord con manifestazioni pubbliche su larga scala. Il compleanno di Kim Jong Il è commemorato come la Giornata della Stella splendente il 16 febbraio e solitamente prevede grandi celebrazioni pubbliche, incluse parate militari. Tra gli itinerari offerti vi sono anche visite a fabbriche nordcoreane, scuole e una banca, dove i turisti potranno aprire il proprio conto bancario nordcoreano. Tuttavia, pur essendo aperto alle prenotazioni, il tour non è “ancora confermato”, ha precisato Koryo, aggiungendo che l’agenzia “è in attesa di informazioni da parte delle autorità cinesi sull’apertura del lato cinese del confine”.


I partecipanti al tour inizieranno in Cina verranno trasferiti in auto fino al confine con la Corea del Nord, paese dotato di armi nucleari. Un’altra agenzia di viaggi, Young Pioneer Tours, aveva anch’essa annunciato a gennaio pacchetti turistici per Rason.


Rason è stata la prima zona economica speciale della Corea del Nord nel 1991. Ospita il primo mercato legale del paese socialista e gode di un regime di visto separato rispetto al resto della Corea del Nord. Il turismo in Corea del Nord era limitato già prima della pandemia, con le agenzie di viaggio che stimavano circa 5.000 turisti occidentali all’anno. Agli statunitensi è vietato l’ingresso in Corea del Nord dopo l’imprigionamento e la successiva morte dello studente Otto Warmbier nel 2017. La Corea del Nord ha chiuso i suoi confini all’inizio del 2020 per prevenire la diffusione del coronavirus. Ha poi riaperto il confine ad alcuni scambi commerciali e delegazioni ufficiali, mentre lo scorso anno ha permesso l’ingresso di alcuni turisti russi per la prima volta dalla pandemia. I turisti cinesi – che costituivano la maggior parte dei visitatori stranieri in Corea del Nord prima della pandemia – non sono ancora tornati nel paese, e gli esperti ipotizzano che ciò possa essere collegato al crescente malcontento di Pechino per il rafforzamento dei legami di Pyongyang con Mosca. La Corea del Nord ha inviato armi, munizioni e migliaia di soldati per aiutare la Russia nella guerra contro l’Ucraina, secondo quanto affermato da Seoul, Washington e Kiev.

Nordcorea: nostra deterrenza nucleare anche contro scudo Usa

Nordcorea: nostra deterrenza nucleare anche contro scudo UsaRoma, 3 feb. (askanews) – La Corea del Nord ha criticato oggi il piano dell’amministrazione Trump volto a potenziare la difesa missilistica a favore dei propri alleati in Asia orientale, Giappone e Corea del Sud, promettendo di avanzare le proprie capacità nucleari di deterrenza.


L’Istituto per il disarmo e la pace del ministero degli Esteri nordcoreano ha rilasciato tale critica in un comunicato diffuso dall’agenzia di stampa KCNA, dopo l’ordine esecutivo del presidente Usa Donald Trump, emesso la scorsa settimana, per realizzare uno scudo di difesa missilistica di “prossima generazione” per gli Stati uniti e gli alleati. L’istituto ha sostenuto che gli Stati uniti stanno accelerando visibilmente lo sviluppo congiunto, insieme al Giappone e ad altri alleati, di un sistema per intercettare missili ipersonici e stanno collocando ulteriori sistemi di difesa ad alta tecnologia in Corea del Sud, come il Sistema di difesa aerea terminale ad alta quota (THAAD).


L’istituto ha accusato gli Stati Uniti di accelerare la propria ricerca di egemonia militare, affermando che ciò giustifica lo sviluppo continuato, da parte della Corea del Nord, delle proprie capacità di autodifesa basate sulla deterrenza nucleare. Pyongyang “risponderà rafforzando senza limiti le proprie capacità militari in risposta all’accelerazione delle minacce militari da parte delle forze ostili”. La dichiarazione viene in contemporanea a una reazione del ministero degli Esteri nordcoreane a una serie di dichiarazioni del segretario di Stato Usa Marco Rubio, il quale ha definito il regime di Kim Jong Un uno “Stato canaglia con cui bisogna fare i conti”. Pyongyang ha definito le frasi di Rubio una “provocazione”, a cui la Corea del Nord “risponderà”.


Sono le prime critiche dirette da parte della Corea del Nord alla nuova amministrazione Trump, il che può suggerire un inasprimento delle relazioni, ma anche un posizionamento delle parti in vista degli annunciati approccio che Trump ha detto di voler avere nei confronti di Kim, con il quale nel suo primo mandato ha avuto tre summit e ha aperto un dialogo sul programma nucleare, che poi non ha portato a risultati concreti. Nelle sue prime dichiarazioni, Trump ha suggerito che la nuova base di partenza degli annunciati colloqui con Kim potrebbe essere il riconoscimento di Pyongyang come potenza nucleare. Ma questa prospettiva è stata fermamente respinta dall’alleato sudcoreano di Washington.


Pyongyang ha firmato lo scorso giugno un accordo di partenariato strategico globale con Mosca, che include la clausola di difesa reciproca.

Cina: dazi di Trump danneggeranno lotta ad abuso fentanyl

Cina: dazi di Trump danneggeranno lotta ad abuso fentanylRoma, 3 feb. (askanews) – Il ministero della Pubblica sicurezza cinese si è espresso contro la decisione degli Stati uniti di imporre un dazio del 10% su tutte le importazioni cinesi – unitamente a tariffe più elevate per Canada e Messico – avvertendo che ciò sarà dannoso per la cooperazione bilaterale nel controllo del fentanyl. Lo riferisce il South China Morning Post.


Secondo il presidente Usa Donald Trump, i nuovi dazi mirano a contrastare l’afflusso di oppiacei e altre droghe, a partire dal fentanyl. “La causa principale della crisi del fentanyl negli Stati uniti risiede al suo interno. Ridurre la domanda interna di droghe e rafforzare la cooperazione delle forze dell’ordine sono le soluzioni fondamentali”, ha dichiarato il ministero in un comunicato. “Limitarsi a spostare la colpa su altri paesi – ha aggiunto – non aiuterà a risolvere realmente il problema e danneggerà seriamente la cooperazione e la fiducia tra Cina e Stati Uniti nel campo del controllo delle droghe”. Il ministero ha affermato che c’è “ampia cooperazione pratica” tra Cina e Stati uniti in materia di controllo delle droghe e i “progressi tangibili” degli ultimi anni.


La Cina – ha rivendicato il ministero di Pechino – è stata la prima al mondo a inserire tutte le sostanze correlate al fentanyl in una categoria di sostanze controllate nel 2019, nonostante non vi fosse un abuso diffuso di questa droga sul territorio nazionale, su richiesta di Washington, che non aveva ancora preso una decisione analoga. Dopo questo provvedimento, Pechino “non ha ricevuto alcuna notifica dagli Stati uniti riguardo al sequestro di tali sostanze provenienti dalla Cina”. Pertanto, la Cina “esorta gli Stati uniti a correggere le proprie pratiche errate, a mantenere l’atmosfera favorevole, faticosamente ottenuta, nella cooperazione anti-droga sino-americana e a promuovere lo sviluppo stabile, sano e sostenibile delle relazioni” tra i due paesi.

Usa-Giappone: Ishiba verso primo, difficile incontro con Trump

Usa-Giappone: Ishiba verso primo, difficile incontro con TrumpRoma, 3 feb. (askanews) – Con preoccupazione, Shigeru Ishiba si recherà questa settimana per il suo primo incontro con il nuovo presidente Usa Donald Trump. Un incontro che viene dopo un esordio un po’ stentato per i rapporti nippo-americani nel secondo mandato trumpiano, ma anche dopo che il leader americano ha annunciato dazi nei confronti a diversi paesi, tra i quali Messico, Canada e Cina.


“Se le circostanze lo consentiranno, il primo ministro Ishiba visiterà gli Stati Uniti questa settimana e incontrerà il presidente Trump. Tali accordi sono attualmente in corso. Gli accordi finali sulle date specifiche sono attualmente in corso, tenendo conto dei programmi di entrambe le parti”, ha affermato il capo di gabinetto Yoshimasa Hayashi, principale portavoce del governo nipponico. Le dichiarazioni richiamano quanto ha annunciato venerdì scorso lo stesso Trump. “Attraverso un dialogo franco, cercheranno di instaurare relazioni personali, nonché di raggiungere un’intesa comune su varie questioni di sicurezza ed economiche, confermare la cooperazione e dare l’opportunità di portare la cooperazione giapponese-americana a un nuovo livello”, ha detto ancora Hayashi.


“Ho un grande rispetto per il Giappone. Mi piace il Giappone”, ha dichiarato venerdì Trump ai giornalisti nell’Ufficio ovale, ricordando che “il primo ministro (Shinzo) Abe era un mio caro amico” e affermando che “quello che gli è successo è stato così triste, uno dei giorni più tristi”. Il riferimento è all’assassinio nel 2022. Il richiamo ad Abe, in realtà, non è necessariamente una buona notizia per Ishiba, che è stato un rivale di Shinzo Abe all’interno del Partito liberaldemocratico. D’altronde, finora i primi contatti tra Tokyo e Washington non sono andati come Ishiba sperava. Il primo ministro nipponico aveva chiesto di incontrare Trump già da presidente eletto, come era accaduto al primo mandato con Abe (che era stato ricevuto come primo leader straniero da un Trump non ancora insediato), ma il team di transizione del neopresidente aveva giudicato poco opportuno un incontro prima dell’insediamento. Salvo poi avere altri incontri con leader stranieri, compresa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, prima di essere di nuovo formalmente l’inquilino della Casa bianca.


Dopo questo primo passo falso, c’è stato un intenso lavoro delle diplomazie. Il ministro degli Esteri giapponese Takeshi Iwaya ha tenuto colloqui con il suo nuovo omologo statunitense Marco Rubio a Washington appena un giorno dopo l’inaugurazione di Trump. In quell’occasione, Iwaya e Rubio hanno concordato di elevare la relazione bilaterale a “nuove altezze” su tutti i fronti. Hanno inoltre concordato di intensificare la cooperazione multilaterale con paesi affini come le Filippine e la Corea del Sud per affrontare le principali sfide nella regione indo-pacifica, dove la Cina cerca di affermare un controllo maggiore. Questo lavoro, apparentemente, ha portato risultati. L’incontro previsto con Ishiba rappresenterebbe il secondo di Trump con un leader straniero da quando ha assunto l’incarico il 20 gennaio. Domani, Trump dovrebbe tenere colloqui con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Casa bianca.


Nell’incontro, per il quale la data più probabile è il 7 febbraio, Ishiba e Trump riconosceranno l’ambiente di sicurezza sempre più difficile in Asia orientale, alla luce dei testi missilistici e degli sviluppi nucleari in Corea del Nord e dell’accresciuta influenza della Cina. Oltre a sottolineare l’aumento drammatico della spesa per la difesa di Tokyo, Ishiba probabilmente spiegherà a Trump che le aziende giapponesi hanno svolto un ruolo fondamentale nel generare crescita e posti di lavoro negli Stati Uniti, secondo quanto riferito da funzionari nipponici all’agenzia di stampa Kyodo. Si tratta probabilmente di un tentativo di sbloccare la situazione del tentativo di acquistare le storiche acciaierie US Steel da parte della giapponese Nippon Steel, alla quale Trump si oppone, dopo che è stata bloccata anche dal predecessore Joe Biden. Intanto, sebbene la situazione del Giappone sul fronte della guerra commerciale in corso appaia un po’ più defilata nelle intenzioni di Trump, a Tokyo c’è preoccupazione per l’approccio trumpiano. Il ministro delle Finanze Katsunobu Kato ha espresso ieri seria preoccupazione per il potenziale impatto dei dazi statunitensi su Cina, Canada e Messico. Kato ha dichiarato in un programma televisivo di essere “molto preoccupato per il possibile impatto sull’economia globale” e ha sottolineato la necessità di “valutare attentamente” i movimenti dei cambi e le prospettive della politica monetaria negli Stati uniti. Trump, ha ordinato sabato l’applicazione di dazi del 25% sulle importazioni provenienti da Canada e Messico, e di ulteriori dazi del 10% sui beni provenienti dalla Cina. “Ci dovremo concentrare attentamente su come il Giappone potrebbe essere particolarmente colpito e adottare le misure necessarie”, ha affermato Kato, riferendosi in parte alle preoccupazioni per l’inflazione legate ai pesanti dazi imposti dall’amministrazione Trump.

Giappone, nel 2024 boom di lavoratori stranieri

Giappone, nel 2024 boom di lavoratori stranieriRoma, 31 gen. (askanews) – Il Giappone ha registrato il più grande aumento annuo di lavoratori stranieri mai registrato da quando esistono i dati ufficiali. Lo riferiscono le statistiche governative diffuse oggi.


Ad ottobre 2024, la forza lavoro straniera nel paese ammontava a 2,3 milioni di persone, con un incremento di circa 254.000 lavoratori rispetto all’anno precedente, secondo i dati del Ministero del Lavoro. Il numero totale di lavoratori stranieri è triplicato rispetto a dieci anni fa. Si tratta del più grande aumento annuo registrato dall’inizio delle rilevazioni nel 2008 ed è l’ultimo di una serie di incrementi record che si susseguono di anno in anno, mentre il paese si trova di fronte a una crisi demografica, con una popolazione che invecchia sempre di più.


I dati mostrano che i lavoratori vietnamiti, cinesi e filippini costituiscono le tre nazionalità più rappresentate tra i lavoratori stranieri. I settori d’impiego sono principalmente quello manifatturiero, l’accoglienza e il commercio.

Imperatore e Imperatrice Giappone a luglio andranno in Mongolia

Imperatore e Imperatrice Giappone a luglio andranno in MongoliaRoma, 31 gen. (askanews) – L’imperatore giapponese Naruhito e l’imperatrice Masako intendono recarsi in visita ufficiale di una settimana in Mongolia all’inizio di luglio. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo, citando fonti governative.


Il viaggio rappresenterà la terza visita ufficiale all’estero della coppia imperiale per promuovere le relazioni internazionali, dopo le visite in Indonesia nel 2023 e in Gran Bretagna lo scorso anno. L’imperatore aveva già visitato la Mongolia nel 2007, quando era ancora principe ereditario, in occasione del 35mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Durante quel viaggio, aveva partecipato al “Naadam” il più grande festival del paese, e aveva deposto fiori presso un monumento vicino a Ulaanbaatar in onore dei giapponesi morti durante l’internamento dopo la Seconda guerra mondiale. Dopo il conflitto, l’esercito sovietico trasferì circa 14.000 prigionieri giapponesi in Mongolia, e più di 1.700 di loro persero la vita.

Balletto nazionale Cina a Washington, parlamentari Usa protestano

Balletto nazionale Cina a Washington, parlamentari Usa protestanoRoma, 31 gen. (askanews) – La polemica tra Stati uniti e Cina ora investe anche il balletto. Due parlamentari repubblicani statunitensi – Chris Smith e John Moolenar, che è presidente di una commissione speciale della Camera dei Rappresentanti sulla Cina – hanno espresso sconcerto per la decisione del John F. Kennedy Centre for the Performing Arts di ospitare il Balletto nazionale della Cina, accusando la compagnia di danza di essere uno strumento della “macchina politica” cinese. Lo riferisce oggi il South China Morning Post.


I rappresentanti Chris Smith, repubblicano del New Jersey, e John Moolenaar, repubblicano del Michigan e presidente della commissione speciale della Camera sulla Cina, hanno inviato questa settimana una lettera ai presidenti del Kennedy Centre, David Rubenstein e Deborah Rutter in merito alle esibizioni del Balletto nazionale della Cina, che sono iniziate il 29 gennaio e continueranno fino al 2 febbraio a Washington nell’ambito delle celebrazioni per il Capodanno lunare cinese. Nella lettera, datata 24 gennaio, i due legislatori hanno accusato il Balletto nazionale della Cina di essere “controllato dal Partito comunista cinese” e hanno affermato che l’arte in Cina è “uno strumento politico” utilizzato per diffondere propaganda all’estero. “Mentre presenta una facciata amichevole al pubblico americano attraverso il balletto, questo regime sta attivamente perseguitando scrittori, artisti e altri talenti creativi che dissentono dalla linea del partito”, hanno scritto i parlamentari.


La lettera afferma inoltre che tre dei cinque leader della compagnia di danza cinese sono membri del Pcc e che la direttrice, Feng Ying, ha ricoperto posizioni ufficiali, tra cui un ruolo nel Congresso nazionale del Popolo, i cui membri sono “scelti direttamente dal partito”. “Il Balletto nazionale della Cina ha al suo interno un Ufficio del comitato del Partito, responsabile di garantire la conformità alle direttive. Pertanto, il Balletto nazionale della Cina è chiaramente parte della macchina politica del Pcc”, si legge nella lettera.


I parlamentari hanno sottolineato che il Congresso ha stanziato 44 milioni di dollari nel bilancio 2024 per mantenere il Kennedy Centre come istituzione pubblica, aggiungendo: “Vi è la responsabilità di rendere conto ai contribuenti statunitensi di ciò che accade nel loro edificio”. L’ambasciata cinese a Washington ha descritto le accuse come “totalmente infondate e ridicole” e ha affermato che lo spettacolo rappresenta “un brillante esempio di dialogo culturale, che promuove la comprensione reciproca tra i nostri popoli”.


Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata, ha dichiarato: “Sarebbe deplorevole se gli scambi culturali e tra i popoli venissero politicizzati e demonizzati. Esortiamo i politici coinvolti a interrompere immediatamente queste diffamazioni spinte dalla loro agenda politica”. Il Balletto nazionale della Cina ha debuttato mercoledì al Kennedy Centre con un adattamento cinese del celebre balletto “Lo Schiaccianoci”, alla presenza dell’ambasciatore cinese negli Stati Uniti, Xie Feng. “Credo – ha detto il diplomatico – che questa festa dell’arte, che fonde culture cinesi e occidentali, mostrerà un fascino unico e dimostrerà ancora una volta che la ricerca della bellezza, l’amore per l’arte e il desiderio di una vita migliore uniscono i popoli cinese e americano”.

Incontro tra Ishiba e Trump potrebbe essere il 7 febbraio

Incontro tra Ishiba e Trump potrebbe essere il 7 febbraioRoma, 30 gen. (askanews) – Il primo incontro tra il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba e il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump è in fase di pianificazione per il 7 febbraio a Washington. Lo scrive oggi il giornale Asahi shimbun, citando fonti attendibili.


I governi giapponese e statunitense stanno ultimando il programma del vertice. Si prevede che Ishiba e Trump discuteranno il rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza nazionale ed economia. Diverse fonti legate ai governi giapponese e statunitense hanno dichiarato il 29 gennaio che Ishiba intende trasmettere al presidente Trump la volontà del Giappone di condividere le proprie responsabilità come alleato e di svolgere il proprio ruolo corrispondente per rafforzare un Indo-Pacifico libero e aperto. Questo impegno per una maggiore vicinanza si verifica mentre la Cina intensifica le sue attività provocatorie nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Cinese Orientale.


Ishiba mira a costruire una relazione personale e fiducia con il nuovo presidente e a concordare ulteriori approfondimenti dell’alleanza tra Giappone e Stati uniti, hanno detto le fonti. Trump, che sostiene una politica di “America First”, potrebbe chiedere tariffe più elevate sulle importazioni giapponesi e un ulteriore aumento delle spese militari durante l’incontro. Pertanto, Ishiba intende enfatizzare la creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti da parte delle aziende giapponesi e l’aumento delle spese militari del suo paese al 2% del prodotto interno lordo. Tenendo conto dell’annuncio di Trump di aumentare la produzione di combustibili fossili, alcuni legislatori all’interno del governo hanno avanzato l’idea di espandere le importazioni di gas naturale di scisto dagli Stati Uniti.


“Vorrei condividere la mia comprensione con il presidente degli Stati Uniti su vari argomenti, inclusi la sicurezza nazionale e l’economia, per confermare ulteriori collaborazioni e portare l’alleanza tra Giappone e Stati Uniti ad un livello superiore” ha detto Ishiba rispondendo a domande alla sessione plenaria della Dieta. Inoltre, Ishiba sta raccogliendo informazioni e all’inizio del mese ha incontrato a lungo il magnate Masayoshi Son, fondatore del gruppo SoftBank, che ha dimostrato di avere buoni rapporti con Trump, anche al grazie al fatto che il gruppo di Son si è messo a disposizione di Trump per l’investimento da 500 miliardi di dollari per le infrastrutture dell’intelligenza artificiale, assieme a OpenAI e Oracle. Si tratta del futuribile progetto Stargate (criticato da Elon Musk, il patron di Tesla alleato di Trump).


In questo senso, è certo che anche il tema dell’IA e dei semiconduttori sarà portato da Ishiba sul tavolo con Trump, alla ricerca di una collaborazione più profonda tra Giappone e Stati uniti, anche alla luce della sfida che arriva su questo fronte dalla Cina, che con DeepSeek e ora anche con il nuovo Qwen (di Alibaba) dice di essersi allineata e anzi di aver superato gli Usa. Intanto, però, Ishiba non trascura di bussare all’altra porta, quella della Cina. Ieri il primo ministro giapponese ha dichiarato, nella sessione plenaria della Camera dei Consiglieri del Parlamento giapponese, che intende rafforzare la comunicazione con la Cina, mirando a costruire “una relazione bilaterale costruttiva e stabile”. Questo in vista di un possibile incontro con il presidente cinese Xi Jinping.