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Premier Cina: vogliamo un commercio più robusto con l’Ue

Premier Cina: vogliamo un commercio più robusto con l’UeRoma, 17 gen. (askanews) – Il premier cinese Li Qiang ha detto al capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che il Pechino vuole importare dall’Unione europea più prodotti in linea con la domanda del mercato, chiedendo al tempo stesso il blocco ad allentare le restrizioni sulle esportazioni di prodotti hi-tech imposte alla Cina. Lo si evince nel resoconto dell’incontro di ieri a Davos, diffuso oggi dal ministero degli Esteri cinese.

“La Cina è pronta a importare dall’Ue più prodotti in linea con la domanda del mercato e spera che l’Ue allenti le restrizioni all’esportazione di prodotti hi-tech verso la Cina”, ha affermato Li nel suo secondo incontro con la presidente della Commissione europea in oltre un mese. Li ha anche affermato che Pechino spera di approfondire i rapporti con l’Ue e che le due parti collaborino per promuovere uno sviluppo più equilibrato nel commercio bilaterale, sottolineando che nel complesso i legami Cina-Ue sono rimasti stabili nonostante i cambiamenti e le turbolenze globali.

Nell’ultimo anno, le relazioni commerciali tra Pechino e Bruxelles sono state piuttosto tese, con entrambe le parti che si sono scambiate accuse di protezionismo. L’Ue ha anche lamentato un deficit commerciale vicino ai 400 miliardi di euro. Inoltre Bruxelles ha aperto indagino nei confronti delle sovvenzioni governative alla produzione di veicoli elettrici cinesi e sui prodotti siderurgici. Si tratta dell’anticamera dell’introduzione di dazi.

Pechino, dal canto suo, ha risposto con un’indagine antidumping sul brandy, una misura che rischia di danneggiare in particolare le importazioni dalla Francia. “Noi ci attendiamo che l’Ue sostenga la giustizia, il rispetto e la trasparenza nelle questioni economiche e commerciali, tratti le imprese cinesi in modo equo e introduca con prudenza politiche economiche e commerciali restrittive e adotti rimedi commerciali”, ha affermato il capo dell’esecutivo cinese.

Von der Leyen, con un tweet su X, ha definito “buono e franco” il suo incontro con Li, aggiungendo che “dobbiamo agire per riequilibrare il nostro commercio ed evitare politiche distorte” perché “le imprese dell’Ue meritano condizioni di parità”.

Cina, nel 2023 la popolazione è calata di oltre 2 milioni

Cina, nel 2023 la popolazione è calata di oltre 2 milioniRoma, 17 gen. (askanews) – La popolazione della Cina è diminuita di oltre 2 milioni lo scorso anno, registrando il primo calo in 60 anni e segnalando il picco di mortalità più alto da 50 anni a questa parte. Lo ha affermato oggi l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino.

La notizia viene in un momento in cui il paese si trova ad affrontare un rallentamento vistoso della sua crescita, un tempo ritenuta inarrestabile. Nel 2023 il Pil cinese – secondo i dati ufficiali – è cresciuto del 5,2%, un dato tra i peggiori, secondo solo al 3% del 2022, quando però Pechino aveva ancora in piedi le draconiane misure “Zero Covid” che hannno prodotto gravi ripercussioni sull’economia. Secondo i dati ufficiali, la popolazione della Cina continentale è scesa di 2,08 milioni lo scorso anno a 1,4097 miliardi, rispetto a 1,4118 miliardi nel 2022.

L’anno scorso sono nati 9,02 milioni di bambini, in calo del 5,6% rispetto ai 9,56 milioni del 2022, secondo l’ufficio di statistica. Il tasso di natalità è stato il più basso da quando sono iniziate le registrazioni, nel 1949, con 6,39 nascite ogni 1.000 persone rispetto alle 6,77 del 2022. Nel 2023, inoltre, sono morte 11,1 milioni di persone, 690.000 in più rispetto al 2022, spingendo il tasso di mortalità nazionale a 7,87 per 1.000 persone. Nel 2022 era stato il 7,37 per mille, mentre il livello più alto mai registrato è stato l’8,06 per mille persone registrato nel 1969.

La Cina ha potuto contare per decenni sul cosiddetto dividendo demografico: una grande disponibilità di manodopera a basso costo, che ha alimentato lo sviluppo della sua struttura industriale e che l’ha resa la “fabbrica del mondo”. Quel periodo, però, è ormai alle spalle. Oggi la Cina è di fatto il secondo paese più popolato al mondo, dopo l’India, ed è uno con l’età media più elevata. Negli ultimi anni Pechino ha varato una serie di misure nel tentativo di invertire la tendenza all’invecchiamento e anche di aumentare le nascite, ma non hanno prodotto risultati. Nel 2021, Pechino ha allentato le restrizioni sulle nascite per consentire alle coppie di avere tre figli, dopo aver abbandonato la politica del figlio unico nel gennaio 2016 a favore di una politica dei due figli.

La politica dei tre figli è stata seguita da una serie di incentivi da parte dei governi locali, che vanno dal congedo parentale prolungato ai tagli fiscali e ai premi in denaro per le famiglie con più di un figlio. Ma tutto q uesto non è evidentemente bastato.

Xi Jinping: la Cina deve diventare una superpotenza finanziaria

Xi Jinping: la Cina deve diventare una superpotenza finanziariaRoma, 16 gen. (askanews) – La Cina deve diventare una “superpotenza finanziaria” con un sistema tuttavia “distinto dai modelli occidentali”. L’ha affermato oggi il presidente cinese Xi Jinping, nello stesso giorno in cui il suo primo ministro, Li Qiang, segnalava a Davos il raggiungimento dell’obiettivo di crescita posto per il 2023, con un Pil cresciuto del 5,2%.

“Una superpotenza finanziaria deve basarsi su solide basi economiche”, ha affermato Xi in una riunione di alto livello tenuta presso la Scuola centrale del Partito comunista cinese, citato dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua. “Deve avere – ha aggiunto – una forza nazionale economica, tecnologica e globale leader a livello mondiale”. Xi – parlando di fronte a sei degli altri sette membri del Comitato permanente del Politburo (l’ottavo, il premier, era a Davos) e a molti alti esponenti dell’industria cinese – ha sottolineato come il percorso della Cina verso la leadership economica non può essere quello tracciato dalle economie occidentali, perché Pechino deve essere comunque in linea con la guida del Partito comunista e deve essere principalmente incentrato sull’economia reale.

Il presidente ha inoltre evidenziato come una valuta forte, una banca centrale solida e la relazione con istituzioni finanziarie sia nazionali che internazionali sono fondamentali per lo status di superpotenza, così come una forte supervisione e talento. Xi ha anche posto l’accento sull’importanza della regolamentazione finanziaria e ha ribadito l’enfasi sulla repressione della corruzione. “La regolamentazione finanziaria deve avere denti”, ha affermato il numero uno cinese. “Tutte le località devono adottare una pianificazione complessiva e puntare alla gestione del rischio e il mantenimento della stabilità”.

E, rispetto al tema del rischio, Xi ha affermato che la “corruzione deve essere punita risolutamente e il rischio morale deve essere rigorosamente prevenuto”. La Cina si concentrerà, ha affermato, sul rafforzamento della propria competitività e influenza sulle regole internazionali, promuovendo l’apertura finanziaria: “Razionalizzeremo le misure restrittive, miglioreremo la trasparenza, la stabilità e la prevedibilità della nostra politica e regoleremo gli investimenti e le attività finanziarie all’estero, migliorando il sostegno finanziario all’iniziativa Belt and Road”, ha affermato.

La Cina si trova in questo momento di fronte a sfide economiche importanti. Da un lato la crisi di liquidità del settore immobiliare, che rischia di contagiare le banche, mentre il sistema subisce spinte deflazionistiche. Inoltre, tra i rischi, ci sono quelli connessi all’indebitamento piuttosto opaco dei veicoli d’investimento degli enti locali, che a sua volta potrebbe creare un grave pericolo per il sistema bancario.

La Corea del Sud costruirà cluster produzione chip da 432 mld euro

La Corea del Sud costruirà cluster produzione chip da 432 mld euroRoma, 15 gen. (askanews) – La Corea del Sud ha svelato il suo piano per creare quello che definisce un “mega cluster di semiconduttori” nel sud di Seoul entro il 2047, promuovendo un investimento totale di 622mila miliardi di won (432 miliardi di euro) con Samsung Electronics Co. e SK hynix Inc. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.

L’infrastruttura comprenderà varie zone industriali nella provincia meridionale di Gyeonggi, vanterà una superficie totale di 21 milioni di metri quadrati e avrà una capacità produttiva mensile di 7,7 milioni di wafer entro il 2030, secondo la dichiarazione congiunta dei ministeri dell’industria e della scienza di Seoul. Nel dettaglio, il governo prevede di istituire zone esclusive per l’industria dei semiconduttori a Pangyo, insieme a fonderie e impianti di produzione di chip di memoria a Hwaseong, Yongin, Icheon e Pyeongtaek.

La Corea del Sud costruirà inoltre una zona industriale per le imprese di materiali, componenti e attrezzature ad Anseong, con strutture di ricerca e sviluppo a Giheung e Suwon. Secondo il piano, l’area, che attualmente ospita 21 impianti di fabbricazione, ospiterà altri 16 stabilimenti entro il 2047, di cui tre destinati alla ricerca.

“Completando in anticipo la costruzione del mega cluster dei semiconduttori, otterremo la massima competitività mondiale nel settore dei chip e offriremo posti di lavoro di qualità per le generazioni più giovani”, ha affermato il ministro dell’Industria Ahn Duk-geun. Nel dettaglio, Samsung Electronics prevede di investire un totale di 500mila miliardi di won (347 miliardi di euro) per il progetto, compreso il budget di 360mila miliardi di won (250 miliardi di euro) per sei nuovi stabilimenti a Yongin, 33 chilometri a sud di Seoul. Inoltre investirà 120mila miliardi di won (83,3 miliardi di euro) per costruire tre nuove fabbriche a Pyeongtaek, 54 chilometri a sud di Seoul, insieme a tre fabbriche di ricerca a Giheung con 20mila miliardi di won (13,9 miliardi di euro).

Secondo il ministero, il secondo produttore di chip della Corea del Sud, SK Hynix, stanzierà 122mila miliardi di won (84,7 miliardi di euro) per costruire quattro nuovi stabilimenti a Yongin. Sulla base degli investimenti del settore privato, il governo prevede che il complesso possa vantare una capacità produttiva da leader mondiale nei chip con processori a 2 nanometri e memoria ad elevata larghezza di banda. Da questo megaprogetto dovrebbe poi derivare una ricadutqa occupazionale da 3,46 milioni di posti di lavoro. Entro il 2030 la Corea del Sud rappresenterà 10% del mercato globale dei chip non di memoria, in netto aumento rispetto alla stima attuale del 3%.

CATL aprirà fabbrica batterie a Pechino per Li Auto e Xiaomi

CATL aprirà fabbrica batterie a Pechino per Li Auto e XiaomiRoma, 15 gen. (askanews) – Contemporary Amperex Technology (CATL), il più grande produttore mondiale di batterie per veicoli elettrici, costruirà il suo primo stabilimento a Pechino per soddisfare la crescente domanda di auto alimentate a batteria nella Cina. Lo segnala oggi il South China Morning Post.

L’impianto di CATL aiuterà la capitale cinese a formare una catena di fornitura completa per la produzione di veicoli elettrici. Poiché Li Auto, la principale start-up di auto elettriche del paese, e il produttore di smartphone Xiaomi, entrambi con sede a Pechino, intensificheranno lo sviluppo di nuovi modelli. CATL inizierà la costruzione dell’impianto quest’anno, secondo una dichiarazione della Commissione per lo sviluppo e la riforma di Pechino, l’agenzia di pianificazione economica della città, che non ha fornito dettagli sulla capacità dell’impianto o sulla data di lancio.

L’agenzia di pianificazione economica di Pechino ha affermato che Li Auto sta valutando la possibilità di creare una base di produzione per componenti di automobili, senza rivelare dettagli. Li Auto è il rivale più vicino a Tesla nel segmento premium dei veicoli elettrici in Cina, con 376.030 veicoli intelligenti venduti nel 2023, con un incremento del 182,2% su base annua.

Lo scorso anno Tesla ha consegnato 603.664 unità prodotte nella sua Gigafactory di Shanghai a clienti cinesi, con un aumento del 37,3% su base annua. Xiaomi ha presentato il suo primo modello, SU7, alla fine del 2023. L’azienda prevede di iniziare la produzione di prova della berlina elettrica nei prossimi mesi. Il CEO Lei Jun ha affermato che Xiaomi s’impegnerà a diventare una delle prime cinque case automobilistiche globali nei prossimi 15-20 anni.

In Cina, il tasso di penetrazione dei veicoli elettrici ha superato il 40% alla fine del 2023. La Cina continentale è oggi il più grande mercato automobilistico ed elettrico del mondo, con le vendite di auto alimentate a batteria che rappresentano circa il 60% del totale globale.

Fondi sovrani paesi del Golfo nel 2024 più impegnati in Cina

Fondi sovrani paesi del Golfo nel 2024 più impegnati in CinaRoma, 15 gen. (askanews) – I fondi sovrani di Arabia saudita e negli Emirati arabi uniti (EAU) si stanno preparando a investire di più in società cinesi nel 2024, in un tentativo di diversificazione dei portafogli d’investimento globali da parte delle economie del Golfo. Lo ha affermato Kees Hoving, capo di Deutsche Bank per Medio Oriente e Africa, secondo quanto riporta il South China Morning Post.

Gli investitori statali in Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia saudita ed Emirati arabi uniti hanno investito più di 2,3 miliardi di dollari nella Grande Cina nel 2023, rispetto a circa 100 milioni di dollari nel 2022, secondo Global SWF, un database che tiene traccia delle attività dei fondi sovrani nelle economie mondiali. Ciò è avvenuto nel contesto della spinta di Pechino a rafforzare i legami con il Medio Oriente, in seguito alla visita del presidente cinese Xi Jinping a Riyad nel dicembre 2022. “Le aziende dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti stanno rivolgendo la loro attenzione alla Cina perché vogliono diversificare, oltre gli Stati Uniti o l’Europa occidentale, e questo è in parte guidato anche dalla loro fiducia nella forza dell’economia cinese”, ha affermato Kees Hoving, CEO regionale Deutsche Bank.

Il Jafal Fund of Funds, di proprietà del Fondo di investimento pubblico (PIF) da 800 miliardi di dollari dell’Arabia Saudita, a dicembre ha aumentato la sua partecipazione in eWTP Arabia Capital, un fondo di joint venture con il gigante tecnologico cinese Alibaba Group Holding nel tentativo di sfruttare le società tecnologiche cinesi con il potenziale di espandersi in Medio Oriente. Inoltre Mubadala Investment Company, l’investitore sovrano di Abu Dhabi, ha aperto un ufficio a Pechino a settembre. “I fondi sovrani mediorientali vedono opportunità in Cina al momento, e a medio e lungo termine sono molto rialzisti sulla Cina e vogliono rafforzare i legami con il paese attraverso gli investimenti”, ha segnalato Hoving.

Particolarmente interessante per loro è il settore della transizione energetica e delle auto elettriche. Per l’Arabia Saudita, la transizione energetica è una priorità assoluta nell’ambito di Saudi Vision 2030, un ambizioso programma guidato dal governo per diversificare l’economia locale e ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili. Tuttavia, investire in Cina comporta una serie di sfide, a partire dall’incertezza sulle normetive di mercato e sulle possibilità di una exit-strategy. “Quando il Medio Oriente investe in Cina, gli investitori vogliono sapere quali potrebbero essere le loro strategie di uscita tra cinque o sette anni, e ci sono alcuni che dicono che devono abituarsi a come potrebbe funzionare in Cina”, ha detto Hoving. Inoltre è richiesta maggiore reciprocità.

Giappnese KDDI partecipa a costruzione prima metro di Manila

Giappnese KDDI partecipa a costruzione prima metro di ManilaRoma, 15 gen. (askanews) – La società di telecomunicazioni giapponese KDDI ha annunciato oggi che parteciperà allo sviluppo della prima metropolitana di Manila, costruendo sistemi di telecomunicazioni e di riscossione delle tariffe come parte di un progetto nazionale per alleviare la congestione del traffico e l’inquinamento atmosferico nell’area metropolitana della capitale filippina.

KDDI Filippine, una filiale di KDDI, parteciperòà al progetto di sviluppo della prima metropolitana nelle Filippine, che collega la città settentrionale di Valenzuela e la città meridionale di Parañaque, nell’area metropolitana di Manila. Il 6 dicembre 2023, KDDI Filippine ha firmato un contratto con Thales, società francese che fornisce sistemi di trasporto per questo progetto.

L’area di partecipazione di KDDI Filippine è di circa 30 km in totale, coprendo quindici stazioni dalla stazione di East Valenzuela alla stazione Terminal 3 di NAIA (Aeroporto Internazionale Ninoy Aquino), nonché il deposito e il centro di controllo operativo. Si prevede che l’apertura di questa metropolitana ridurrà il tempo di percorrenza di oltre un’ora rispetto a quello attuale in auto. Il completamento è previsto per il 2029.

Il progetto mira a migliorare le questioni sociali come la congestione del traffico e l’inquinamento atmosferico nella capitale delle Filippine e viene portato avanti come parte dell’ODA (aiuto ufficiale allo sviluppo) del Giappone sotto forma di aiuti in prestito. Manila è una megalopoli con un’estensione di 620 km2 e una popolazione che è salita dai quasi 8 milioni del 1990 a quasi 13,5 milioni di oggi.

Giappone, think tank stima Pil a novembre -1,4%

Giappone, think tank stima Pil a novembre -1,4%Roma, 15 gen. (askanews) – Una stima pubblicata lunedì dal Centro giapponese per la ricerca economica (JCER), un think tank governativo, a novembre il prodotto interno lordo (Pil) del Giappone sarebbe diminuito dell’1,4% annualizzato rispetto al mese precedente, segnando il primo calo in due mesi.

Il think tank ha affermato che il calo è dovuto principalmente alla flessione delle esportazioni di servizi, che erano temporaneamente aumentate in ottobre, aggiungendo che c’è stata anche una tendenza al ribasso nelle esportazioni di beni, comprese le spedizioni di automobili. Secondo il JCER, le esportazioni di beni e servizi sono diminuite del 9,1%, invertendo l’espansione dell’8,6% del mese precedente. “Le esportazioni di prodotti automobilistici e di beni strumentali sono state deboli”, ha osservato il centro di ricerca.

I consumi privati, che rappresentano oltre la metà del Pil totale, sono cresciuti dello 0,2%, mentre gli investimenti aziendali sono diminuiti dello 0,7%. Sulla base del ritmo di crescita medio di ottobre e novembre, il think tank stima ora un’espansione annualizzata del 3,1% per il quarto trimestre del 2023 rispetto ai tre mesi precedenti.

Tokyo, Kishida in difficoltà e c’è chi parla di futuro premier donna

Tokyo, Kishida in difficoltà e c’è chi parla di futuro premier donnaRoma, 11 gen. (askanews) – Il Giappone non ha ancora mai avuto un primo ministro donna, ma questo momento potrebbe essere vicino: lo scandalo dei fondi illegali del Partito liberaldemocratico al potere sta mettendo a rischio la poltrona di un sempre meno popolare Fumio Kishida mentre, tra le personalità di vaglia della formazione che nel dopoguerra ha quasi ininterrottamente detenuto il potere, una delle poche in auge è l’attuale ministra degli Esteri Yoko Kamikawa.

Nel sistema giapponese è il partito di maggioranza che colloca il proprio leader a capo del governo. Ma ci sono momenti in cui le cose si muovono e le correnti (“habatsu”) cominciano un lavorìo sotterraneo per modificare gli assetti. Tendenzialmente, quando un primo ministro scende nei sondaggi a livelli di consenso inferiori al 30%, suona una campanella d’allarme. E Kishida a metà dicembre era sceso a poco più del 20%. A vulnerare ulteriormente l’immagine del primo ministro, l’ennesimo scandalo che ha riguardato l’esecutivo nipponico. Decine di membri del partito si sono trovati in una tempesta per non aver dichiarato fondi raccolti durante eventi politici. Sostanzialmente avrebbero semplicemente intascato il denaro. E oggi ci troviamo probabilmente al picco di questo scandalo, con l’arresto domenica di Yoshitaka Ikeda, un esponente del partito che è sospettato di aver messo in tasca 48,2 milioni di yen (oltre 300mila euro) tra il 2017 e il 2022 senza averli denunciati.

In particolare, al centro dello scandalo c’è la fazione che era guidata dall’ex primo ministro Shinzo Abe, ucciso nel luglio 2022 da un uomo infuriato per le supposte relazioni dell’esponente politico con la Chiesa dell’Unificazione, un gruppo religioso che a suo dire avrebbe rovinato finanziariamente la sua famiglia. E anche l’uccisione di Abe ha aperto un’altra crepa nel consenso a Kishida, visto che molti esponenti del partito si sono rivelati collegati alla chiesa fondata dal sudcoreano Reverendo Moon. “C’è una possibilità che Kishida venga sostituito, anche se non è molto alta, soprattutto per carenza di sfidanti”, ha spiegato ad askanews Ken Endo, professore di politica e legge presso l’Università di Tokyo.

Tra i pochi possibili sfidanti alla guida del Partito liberaldemocratico, ultimamente un nome che sta girando è quello di Yoko Kamikawa, l’attuale ministra degli Esteri, che gode di una certa popolarità, anche dopo che questa settimana è stata in Ucraina per una difficile missione. Lì ha incontrato il presidente Volodymyr Zelensky. Kamikawa è la prima responsabile donna della politica estera nipponica dopo un ventennio. Si tratta di un ruolo che la mette a contatto con alcuni dei dossier più sfidanti che un politico giapponese si trova ad affrontare: la crescente assertività della Cina con i rischi connessi alla questione di Taiwan, la questione della Corea del Nord, i rapporti con gli Stati uniti.

Il background non le manca. Kamikawa ha 70 anni, è originaria di Shizuoka ed è laureata in legge alla prestigiosa Università di Tokyo, come deve essere ai cavalli di razza della politica nipponica. In più ha anche un dottorato in pubblica amministrazione conseguito presso la John F. Kennedy School of Government dell’Università di Harvard. E’ in politica da circa un quarto di secolo e ha ricoperto diversi incarichi di governo, anche sotto Abe e Yasuo Fukuda. In particolare, tra il 2020 e il 2022 è stata ministra della Giustizia e, in questa funzione, ha dato il suo via libera a 16 esecuzioni capitali, 13 delle quali nei confronti di ex esponenti della setta millenarista Aum Shinri-kyo, responsabile dei mortali attentati al gas nervino nella metropolitana di Tokyo del 1995. Ma, se questo suo record sull’applicazione della pena di morte può far storcere il naso in Europa, in parte dell’opinione pubblica giapponese potrebbe essere considerato semplicemente un segnale della sua tempra forte. Kamikawa ha soprattutto il pregio di non essere stata neanche sfiorata dagli scandali e, in particolare, dall’ultimo. Il suo nome è spendibile, quindi, come possibile primo ministro al posto di Kishida. La possibilità che si proceda a un cambio, con Kamikawa in sella c’è, secondo Endo, “anche se la probabilità è più alta per un proseguimento dell’esperienza Kishida”. Inoltre, dal momento che un cambio di sella non nascerebbe da un conflitto interno al Partito liberaldemocratico che cambi gli equilibri di forza, per Endo “un governo Kamikawa non sarebbe molto stabile”.

Giappone, salari reali novembre calati del 3% su base annua

Giappone, salari reali novembre calati del 3% su base annuaRoma, 11 gen. (askanews) – I salari reali del Giappone a novembre sono scesi del 3% rispetto all’anno precedente, per il 20mo mese consecutivo di calo, poiché il ritmo di crescita dei salari non è riuscito a eguagliare l’aumento dei prezzi. Lo ha segnalato il ministero del Lavoro di Tokyo.

Aumenti salariali sono attesi dopo le imminenti trattative salariali annuali, che si terranno dopo che il primo ministro Fumio Kishida ha esortato le aziende ad aumentare i salari a un livello che superi l’inflazione. Secondo il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese, i salari nominali – il guadagno medio mensile totale in contanti per lavoratore, compresa la retribuzione base e gli straordinari – sono aumentati dello 0,2% a 288.741 yen (1.816 euro) mensili. Sono al 23mo mese consecutivo di segno più nella più lunga serie di aumenti registrata da oltre 30 anni a questa parte.

La retribuzione base media e gli altri salari programmati sono saliti dell’1,2% a 272.379 yen (1.713 euro), mentre la retribuzione per gli straordinari e gli altri salari non programmati è aumentata dello 0,9% a 19.788 yen (124,4 euro). Per settore, i lavoratori dell’elettricità e del gas hanno visto il maggiore aumento dei guadagni mensili con un aumento del 5,8%, seguiti da quelli del settore finanziario e assicurativo con un aumento del 4,9%. I lavoratori edili hanno registrato il calo maggiore, pari al 2,7%.

I salari nominali mensili medi per i lavoratori a tempo pieno sono aumentati dello 0,3% a 377.001 yen (2.371 euro), e quelli dei lavoratori part-time sono aumentati del 2,5% a 104.253 yen (655 euro). Secondo i dati, l’orario di lavoro totale mensile per lavoratore è rimasto invariato rispetto all’anno precedente a 138,8 ore.