Giappone, battuta d’arresto Pil un problema per governo KishidaRoma, 15 nov. (askanews) – Il terzo trimestre, relativo al periodo luglio-settembre, segna un’ulteriore battuta d’arresto per il Giappone, con un Pil che è calato più di quanto gli analisti prevedessero, in un momento di debolezza della valuta, dei consumi e di inflazione più alta di quanto il contesto nipponico è avvezzo. Questo rappresenta un grave problema per l’esecutivo guidato dal primo ministro Fumio Kishida.
Secondo i dati preliminari pubblicati mercoledì dal governo, l’economia giapponese si è contratta del 2,1% su base annua nel periodo luglio-settembre, dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Gli analisti prevedevano un calo trimestrale dello 0,1%. Il calo viene dopo due trimestri di crescita. L’economia nipponica è cresciuta del 3,7% nel primo trimestre e del 4,5% nel secondo trimestre su base annua.
Durante il terzo trimestre, i consumi privati si sono ridotti dello 0,2% su base annua, anche a causa dei prezzi ancora altki rispetto alla dinamica salariale. Il tasso di inflazione al consumo, esclusi gli alimenti freschi, è scesa al 2,8% su base annua a settembre, ma i salari reali sono diminuiti del 2,4% rispetto all’anno precedente. Nel terzo trimestre, inoltre, gli investimenti delle imprese sono calati del 2,5 per cento su base annua.
La situazione economica sta avendo anche un importante impatto politico. I sondaggi che misurano il consenso del governo Kishida sono in caduta libera e hanno toccato il minimo da quando è entrato in carica due anni fa. Il primo ministro ha annunciato questo mese un pacchetto di stimolo del valore di 17mila miliardi di yen (104,3 miliardi di yen) volto a rilanciare l’economia e ad alleviare le conseguenze dell’inflazione sulle famiglie. L’esecutivo ha previsto sgravi sulle imposte e sussidi per le famiglie a basso reddito.
Tokyo ha dovuto affrontare per decenni una situazione di inflazione negativa, nulla o molto bassa, fatto che ha spinto la Banca del Giappone ad adottare una linea ultra-espansiva. Tuttavia gli scossoni geopolitici – la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente in particolare – hanno portato verso l’alto la curva dei prezzi per un paese con scarse risorse naturali come il Gippone. Ciononostante, in controtendenza con le altre grandi banche centrali, la BoJ continua a mantenere una politica monetaria ultra-espansiva che porta a uno yen particolarmente debole rispetto al dollaro nel tentativo di stimolare la crescita. Questo, se da un lato favorisce le esportazioni, dall’altro rende più onerosa l’importazione di materie prime energetiche e impatta sul potere d’acquisto delle famiglie. Kishida potrebbe restare al governo fino al 2025. In precedenza nel mondo politico nipponico era emersa la possibilità che potesse convocare elezioni anticipate quest’anno, ma l’andamento del consenso ha suggerito prudenza. Non è tuttavia escluso che il primo ministro ricorra al voto il prossimo anno.
Foxconn cauto su previsioni 2024: crescita 5%Roma, 14 nov. (askanews) – Foxconn, il più grande produttore mondiale di elettronica a contratto, ha adottato una prospettiva cauta per il 2024, prevedendo una crescita dei ricavi inferiore al 5% in un contesto di intensa incertezza geopolitica. Lo riferisce il Nikkei Asia.
“Se non ci saranno cambiamenti politici o macroelettronici, i mercati probabilmente cresceranno e vedremo una crescita di circa il 5%”, ha detto martedì il presidente di Foxconn Young Liu in una conferenza sugli utili. “Ma tale crescita sarà facilmente controbilanciata dalle dinamiche geopolitiche”. Liu ha affermato che lo slancio della crescita deriverà principalmente dal business dei server di Foxconn, in particolare dalla domanda di servizi cloud e server AI. Gli autobus elettrici dell’azienda sono entrati in produzione e anche il suo veicolo elettrico per passeggeri, il Modello C, ha iniziato la produzione di massa e ha contribuito alle entrate di Foxconn, ha affermato.
“Noi abbiamo una visione piuttosto ‘neutrale’ sulle prospettive dei prodotti della tecnologia dell’informazione e della comunicazione,” ha detto Liu. Foxconn è il più grande fornitore Apple e tra i suoi clienti figurano anche Microsoft, Meta, Google e Amazon. È un barometro dell’industria tecnologica, poiché produce un’ampia gamma di prodotti elettronici tra cui smartphone, dispositivi indossabili, computer, dispositivi di rete e console di gioco.
Foxconn ha riportato un utile netto di 43,12 miliardi di nuovi dollari di Taiwan (1,25 miliardi di eur) per il trimestre luglio-settembre, in crescita dell’11% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Le sue entrate sono state di 1.540 miliardi di dollari di Taiwan (44,5 miliardi di euro). Il margine lordo è aumentato di 0,5 punti percentuali su base annua al 6,66%. Nei primi 10 mesi di quest’anno, i ricavi di Foxconn sono scesi del 7,21% a 5.040 miliardi di dollari taiwanesi (145,7 miliardi di euro). “La Cina continuerà a rappresentare la quota maggiore delle nostre spese in conto capitale”, ha affermato Liu, aggiungendo che Foxconn investirà in capacità legate all’elettronica di consumo in India e in dispositivi informatici in Vietnam. Aumenterà inoltre la capacità delle apparecchiature cloud e di rete negli Stati Uniti e delle parti di veicoli elettrici in Messico.
Cina lancia connessione internet del futuro: 1,2 terabit al secondoRoma, 14 nov. (askanews) – La Cina ha lanciato il primo servizio Internet al mondo – oltre 10 volte più veloce delle principali reti attuali – con due anni di anticipo rispetto alle previsioni del settore. La dorsale può trasmettere dati a 1,2 terabit (1.200 gigabit) al secondo tra Pechino, nel nord, Wuhan nella Cina centrale e Guangzhou nella provincia meridionale del Guangdong. Lo racconta oggi il South China Morning Post.
La linea, che si estende per oltre 3.000 km di cavi in fibra ottica, è stata attivata a luglio e lanciata ufficialmente lunedì, dopo aver superato tutti i test operativi. Il risultato, frutto della collaborazione tra l’Università di Tsinghua, China Mobile, Huawei Technologies e Cernet Corporation, smentisce le previsioni degli esperti secondo cui le reti ad altissima velocità da 1 terabit al secondo non sarebbero dovute emergere prima del 2025.
La maggior parte delle reti dorsali Internet del mondo operano a soli 100 gigabit al secondo. Anche gli Stati Uniti hanno completato solo di recente la transizione verso Internet2 di quinta generazione a 400 gigabit al secondo. La connessione Pechino-Wuhan-Guangzhou fa parte della Future Internet Technology Infrastructure (FITI) della Cina, un progetto in lavorazione da 10 anni e l’ultima versione della rete nazionale cinese per l’istruzione e la ricerca (Cernet).
Il leader del progetto FITI, Wu Jianping dell’Accademia cinese di ingegneria, ha affermato che la linea superveloce “non è solo un’operazione di successo”, ma fornisce anche alla Cina “la tecnologia avanzata per costruire un’Internet ancora più veloce”. Il vicepresidente di Huawei Technologies, Wang Lei, ha dichiarato in una conferenza stampa all’Università di Tsinghua che la rete è “in grado di trasferire l’equivalente di dati di 150 film ad alta definizione in un solo secondo”.
Xu Mingwei dell’Università di Tsinghua ha paragonato la nuova dorsale Internet a un treno superveloce che ha sostituito i 10 binari regolari che trasportavano la stessa quantità di dati. Ciò lo rende molto più economico e più facile da gestire, ha affermato.
Sudcorea vuole allentare limite 52 ore di lavoro settimanaliRoma, 13 nov. (askanews) – Il governo della Corea del Sud intende allentare il vincolo che impone un massimo di 52 ore di lavoro settimanale per specifici settori aziendali nella manifattura e industria. Lo segnala l’agenzia di stampa Yonhap.
“Pur mantenendo il sistema di 52 ore lavorative settimanali, il governo prevede di elaborare misure di riforma per alcuni tipi di industrie e occupazioni”, ha affermato il vice ministro del Lavoro Lee Sung-hee. Il governo del presidente Yoon Suk-yeol ha cercato di introdurre ulteriore flessibilità nel sistema di orario di lavoro settimanale introdotto nel 2018, in base al quale il limite è di 52 ore settimanali, per rispondere alle lamentele delle aziende.
Il governo aveva proposto a marzo una misura di riforma che consentiva di aumentare il limite settimanale a 69 ore, per poi ritirarlo a causa delle forti proteste da parte dei giovani lavoratori, i quali lamentavano il fatto che questo strumento avrebbe dato alle aziende una leva per costringerli a lavorare troppo. Secondo l’ultima versione, il governo prevede di selezionare le tipologie alcuni luoghi di lavoro da in cui sarà possibile aumentare l’orario massimo di lavoro. Si tratterebbe di portarlo entro le 60 ore.
Secondo i risultati di un sondaggio pubblicato lunedì dal Ministero del Lavoro, oltre il 46% dei cittadini avrebbe concordato su una misura per aumentare il numero massimo di ore di straordinario, oltre alle 52 ore settimanali, fino a 12 ore. Tuttavia poco più del 41% dei lavoratori e il 38,2% dei datori di lavoro sarebbero favorevoli alla proroga. Anche se l’orario massimo di lavoro settimanale venisse allentato, l’attuale orario di lavoro rimarrebbe lo stesso su base mensile.
Il ministero del Lavoro prevede inoltre di adottare misure di sicurezza che impongano il numero massimo di ore di straordinario settimanali e il congedo obbligatorio per garantire i diritti alla salute dei lavoratori. La Federazione dei sindacati coreani (FKTU), uno dei due principali sindacati della Corea del Sud, ha affermato dal canto suo che riprenderà il dialogo con il comitato consultivo presidenziale per le politiche del lavoro, un canale di comunicazione con il governo.
Clima, le emissioni di CO2 della Cina destinate a calare dal 2024Roma, 13 nov. (askanews) – Le emissioni di anidride carbonica (CO2) della Cina sono destinate a diminuire nel 2024 e potrebbero andare incontro a un declino strutturale, a causa della crescita record nell’installazione di nuove fonti energetiche a basse emissioni di carbonio. Lo rivela uno studio realizzato dal Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea) con base a Helsinki.
La nuova analisi, basata su dati ufficiali e dati commerciali, mostra che le emissioni di CO2 della Cina hanno continuato a crescere dal periodo i cui era applicata la restrittiva politica “zero-Covid”, aumentando di circa il 4,7% su base annua nel terzo trimestre del 2023. La crescita più forte si è verificata nella domanda di petrolio e in altri settori che erano stati colpiti dalle politiche pandemiche, fino alla revoca dei controlli zero-Covid alla fine del 2022. La Cina ha assistito a un boom manifatturiero, che ha compensato una contrazione della domanda di acciaio e cemento ad alta intensità di carbonio a causa della crisi immobiliare in corso.
La ripresa delle emissioni nel 2023 è stata però accompagnata da installazioni record di capacità di generazione di elettricità a basse emissioni di carbonio, in particolare eolica e solare. Inoltre la produzione idroelettrica è destinata a riprendersi dai minimi storici dovuti alla siccità nel 2022-23. C’è stata in generale un’impennata degli investimenti nella capacità produttiva, in particolare per le tecnologie a basse emissioni di carbonio, compresi i veicoli solari ed elettrici e le batterie. Si prevede che la Cina stia aggiungendo 210 gigawatt (GW) di capacità solare, 70 GW di energia eolica, 7 GW di energia idroelettrica e 3 GW di capacità nucleare nel 2023, quasi raddoppiando la capacità di energia rinnovabile di 152 GW aggiunta nel 2022, secondo lo studio Crea.
La nuova capacità di energia pulita installata solo quest’anno genererà circa 423 terawattora (TWh) di elettricità all’anno, quasi pari alla crescita prevista della domanda di elettricità della Cina di oltre 400 TWh nel 2023. Ciò sta creando un gruppo di interesse sempre più importante in Cina, che potrebbe influenzare l’approccio del Paese alla politica climatica nazionale e internazionale. D’altro canto, la capacità di energia elettrica dal carbone continua ad espandersi, creando le premesse per uno scontro tra i gruppi di interesse tradizionali e quelli emergenti del paese.
Se gli interessi del carbone non riusciranno a bloccare l’espansione della capacità eolica e solare della Cina, la crescita dell’energia a basse emissioni di carbonio sarebbe sufficiente a coprire la crescente domanda di elettricità oltre il 2024. Ciò spingerebbe l’uso di combustibili fossili – e le emissioni – verso un lungo periodo di declino strutturale.
Apec: economie Asia-Pacifico crescono, ma sono sul filo del rasoioRoma, 13 nov. (askanews) – Le economie dei paesi che fanno parte della Cooperazione Asia-Pacifico (Apec) hanno registrato nella prima metà del 2023 un rafforzamento della crescita su base annua – +3,3% rispetto al +2,9% dei primi sei mesi dello scorso anno – ma “camminano sul filo del rasoio in mezzo ai rischi al ribasso”. Lo afferma un rapporto presentato dall’APEC Policy Support Unity, il centro studi del raggruppamento che ha sede a Singapore.
“Ci sono segnali promettenti nell’Apec, ma si sta camminando sul filo del rasoio in mezzo a rischi al ribasso”, ha affermato Carlos Kuriyama, direttore della Policy Support Unit, presentando il rapporto intitolato APEC Regional Trends Analysis. “La crescita economica nella regione – ha continuato – rimane disomogenea, anche se prevediamo una crescita economica più stabile negli anni a venire”. Fanno parte dell’Apec 21 paesi sulle due sponde dell’Oceano Pacifico: dagli Stati uniti alla Cina, dal Giappone alla Russia. Si tratta insomma di una regione che include una parte estremamente consistente del Pil mondiale.
Secondo lo studio dell’istituto di ricerca, la ripresa del turismo e dei consumi interni sta trainando l’attività economica nella regione. Tuttavia, la crescita non è uniforme, con alcuni paesi che si espandono al di sopra della media Apec, mentre la maggior parte cresce al di sotto della media o anche si contrae. Mentre si prevede che la regione crescerà del 3,3% per l’intero anno 2023, l’eredità della pandemia, l’inflazione persistente, i livelli di debito più elevati, il cambiamento climatico, le tensioni geopolitiche, il protezionismo commerciale e la frammentazione geoeconomica gettano ombre sulle prospettive.
Opportunità di crescita – secondo la ricerca – potrebbero derivare da una forza sostenuta del turismo e dell’attività di consumo, nonché da un sostegno fiscale continuo e mirato. Dal 2024, nel medio termine, si prevede che la crescita nell’APEC si stabilizzerà su un range compreso tra il 2,8 e il 2,9%, anche se più lenta rispetto al resto del mondo. L’incertezza nel panorama economico sta complicando gli sforzi verso una ripresa post-pandemia più solida. RISCHIO INFLAZIONE
In particolare, una spina nel fianco è rappresentata dalla dinamica dei prezzi e dal rischio inflazionistico. Nel periodo agosto-settembre 2023 è stato osservato nella regione un aumento dell’inflazione al 3,4%, in particolare a causa dell’aumento dei prezzi di energia, zucchero e riso. Fattori dal lato dell’offerta – tra cui i tagli alla produzione di petrolio da parte dei membri dell’OPEC+ e le restrizioni alle esportazioni, ulteriormente esacerbati dalle condizioni meteorologiche – hanno portato a picchi nei prezzi delle materie prime. Una prospettiva più restrittiva dell’offerta globale di petrolio, unita a una domanda robusta, nonché condizioni meteorologiche avverse, restrizioni alle esportazioni e interruzioni nella catena di approvvigionamento dei fertilizzanti che colpiscono alcuni prodotti agricoli potrebbero portare a una ripresa dell’inflazione. L’impatto dell’elevata inflazione sull’economia va oltre l’aumento del costo della vita, poiché di solito porta ad un aumento dei tassi di interesse e ad un’amplificazione dell’incertezza che incide negativamente sugli investimenti e sui consumi, nonché sulla sostenibilità del debito, tra le altre conseguenze economiche, secondo il rapporto. Questi a loro volta potrebbero indebolire la ripresa economica post-pandemia. Tuttavia, nonostante questi recenti sviluppi che hanno influenzato i prezzi di alcune materie prime chiave, l’inflazione nel settembre 2023 è stata inferiore al tasso del 6,6% di un anno fa, a causa della rapida azione di politica monetaria tra le economie dell’Apec. Per combatterla molte economie dell’Apec hanno inasprito la politica monetaria aumentando i tassi di interesse. Rispetto al livello di fine 2022, i tassi di interesse sono aumentati tra lo 0,25 e l’1,25% nella maggior parte delle economie Apec, secondo gli ultimi dati disponibili dell’ottobre 2023, mentre alcune economie hanno scelto di ridurre i tassi per rilanciare l’attività economica. COMMERCIO Il commercio da e verso la regione Apec si è contratto nella prima metà del 2023, con il volume e il valore delle esportazioni in calo su base annua rispettivamente del 3,0% e del 6,5%, mentre le importazioni sono diminuite del 3,5% e del 7,1%. L’attività commerciale è stata influenzata negativamente dalle condizioni monetarie più restrittive in risposta alle persistenti pressioni inflazionistiche unite alle incertezze del contesto globale. In linea con le prospettive del commercio globale, l’Apec prevede un commercio lento nel 2023, con il volume delle esportazioni e delle importazioni di merci in crescita rispettivamente solo dello 0,1% e dello 0,3%. Emerge una prospettiva più ottimistica per il periodo a breve termine, poiché si prevede che la regione registrerà una crescita economica più stabile, con un’espansione prevista del commercio di merci del 4,3-4,4% nel 2024-2025. Il commercio di servizi continua a crescere a tassi più elevati, ma a un ritmo in decelerazione poiché è cresciuto a un ritmo inferiore nel primo trimestre del 2023, pari al 6,8% per le esportazioni e al 10,6% per le importazioni rispetto ai livelli di un anno fa. La robusta espansione dei servizi di viaggio è stata in parte controbilanciata dal rallentamento dei trasporti e dei servizi legati alle merci. Il futuro del commercio nella regione dell’APEC è minacciato dalla frammentazione geoeconomica e dall’accumulo di misure restrittive decise su base politica. Inoltre, secondo l’OMC, cominciano ad emergere segnali di interruzioni all’interno delle catene di approvvigionamento. Ad esempio, la percentuale di beni intermedi nel commercio internazionale, che funge da indicatore dell’attività della catena di fornitura globale, è scesa al 48,5% nella prima metà del 2023, in contrasto con la media del 51,0% osservata nei tre anni precedenti. BOMBA DEMOGRAFICA Guardando al futuro, il cambiamento demografico sarà una delle sfide principali nella regione Apec. C’è una popolazione anziana in crescita poiché la percentuale della popolazione dell’Apec di età pari o superiore a 65 anni ha registrato un aumento di quasi due volte in tre decenni, passando dal 6,8% nel 1991 al 13,2% nel 2021. Un aumento più marcato si osserva tra le economie dell’Asia nordorientale, poiché la sua popolazione anziana è più che raddoppiata passando dal 7,0% al 15,0% nello stesso periodo comparabile. Nello stesso periodo, la quota della popolazione di età compresa tra 0 e 14 anni nell’Apec è diminuita dal 28% al 19%. Negli ultimi tre decenni abbiamo sperimentato una forte riduzione di 10 punti percentuali o più. Nel lungo termine, secondo il rapporto, l’invecchiamento della popolazione comporta costi più elevati legati all’assistenza sanitaria, alle pensioni e alla previdenza sociale, insieme a una riduzione della forza lavoro che può portare a carenza di competenze e stagnazione economica. Allo stesso tempo, la combinazione di bassi tassi di natalità e una ristretta popolazione giovanile in questo contesto implica che i lavoratori dovranno affrontare un onere maggiore nel sostenere una popolazione anziana in crescita.
Giappone, prezzi alla produzione scesa allo 0,8% a ottobreRoma, 13 nov. (askanews) – L’inflazione alla produzione giapponese a ottobre è scesa allo 0,8% su base annua per la prima volta in poco più di 2 anni e mezzo. Lo hanno reso noto i dati diffusi oggi dalla Banca del Giappone (BoJ).
L’indice dei prezzi dei beni aziendali, che misura il prezzo che le aziende si applicano reciprocamente per i loro beni e servizi, è aumentato dello 0,8% in ottobre rispetto all’anno precedente, corrispondendo all’incirca alla previsione mediana del mercato per un aumento dello 0,9%, ma raffreddandosi significativamente da un 2,2. Sono dieci i mesi consecutivi di rallentamento dell’inflazione all’ingrosso.
Giappone, irregolarità fiscali: salta viceministro delle FinanzeRoma, 13 nov. (askanews) – Il viceministro delle finanze giapponese Kenji Kanda è stato costretto oggi alle dimissioni dopo la pubblicazione di un articolo su una rivista secondo il quale la sua azienda non avrebbe pagato tasse dovute. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.
Si tratta di un’ulteriore danno per il governo del primo ministro Fumio Kishida che, dopo un rimpasto a settembre, ha già dovuto registrare altre defezioni. Kanda, deputato della Camera bassa del Partito liberaldemocratico di Kishida, ha ammesso che i terreni e le proprietà appartenenti alla sua azienda sono stati sequestrati dalle autorità in quattro occasioni tra il 2013 e il 2022 a causa del mancato pagamento delle imposte sulle immobilizzazioni.
Il governo ha approvato le dimissioni di Kanda, che sono state consegnate al ministro delle Finanze Shunichi Suzuki all’inizio della giornata. I partiti di opposizione hanno criticato Kanda, un contabile fiscale, sulla questione, dato che il suo incarico al Ministero delle Finanze lo affida a responsabile della tassazione. Le dimissioni di Kanda seguono quelle di altri due membri del gabinetto varato a settembre. Taro Yamada si è dimesso dalla carica di viceministro dell’Istruzione, dopo che è stata rivelata una sua relazione extraconiugale, mentre Mito Kakizawa si è dimesso da viceministro senior della giustizia per una presunta violazione della legge elettorale.
L’indice di gradimento del governo Kishida, inaugurato nell’ottobre 2021, è crollato al 28,3%, secondo l’ultimo sondaggio condotto dall’agenzia Kyodo.
Giappone-Sudcorea annunceranno intesa per idrogeno e ammoniacaRoma, 10 nov. (askanews) – Il Giappone e la Corea del Sud allestiranno in collaborazione una catena di approvvigionamento per l’idrogeno e l’ammoniaca. Lo rivela oggi il Nikkei. Verranno istituiti nuovi accordi di cooperazione anche nel campo della tecnologia quantistica.
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol annunceranno il loro programma di cooperazione la prossima settimana, quando saranno negli Stati uniti per un incontro al vertice del forum di cooperazione economica Asia-Pacifico. I due paesi lavoreranno insieme per migliorare la loro capacità di negoziare i prezzi e garantire un approvvigionamento stabile dei due combustibili emergenti, che non emettono anidride carbonica e che dovrebbero svolgere un ruolo nella decarbonizzazione delle società.
Le istituzioni finanziarie affiliate al governo aiuteranno le aziende giapponesi e sudcoreane a raccogliere fondi per investimenti congiunti in progetti di produzione di idrogeno e ammoniaca al di fuori dei loro paesi d’origine, dal Medio Oriente agli Stati Uniti. Il progetto mira a sviluppare entro il 2030 una filiera marittima che trasporti i carburanti da varie parti del mondo.
I due leader annunceranno il concetto di catena del valore globale dell’idrogeno e dell’ammoniaca quando visiteranno insieme la Stanford University in California il 17 novembre.
Giappone, think tank stima Pil settembre +0,2% su base mensileRoma, 10 nov. (askanews) – Il prodotto interno giapponese sarebbe cresciut0 dello 0,2% a settembre rispetto al mese precedente, aiutata da una ripresa delle esportazioni. Lo ha stimato il Centro giapponese per la ricerca economica, un think tank sostenuto dal governo, che diffonderà mercoledì i dati ufficiali.
La stima, se confermata, segna un’inversione di tendenza rispetto alla contrazione delo 0,6% registrata ad agosto. Il think tank ora ritiene che il Pil lordo, corretto per l’inflazione. per il trimestre luglio-settembre sia sceso dell’1,5% rispetto al periodo aprile-giugno.
“A settembre, le esportazioni, che erano state deboli nel mese precedente, sono aumentate e il Pil complessivo è stato positivo”, ha affermato l’istituto. Le esportazioni di beni e servizi sarebbero aumentate del 3% rispetto al mese precedente, con le merci destinate agli Stati uniti e alla Cina in crescita rispettivamente del 7,2% e del 7,1%. Anche l’export verso l’Asia, esclusa la Cina, sarebbero aumentate del 3,2%. Le importazioni sarebbero invece cresciute a un ritmo più lento rispetto alle esportazioni, in aumento dell’1,2%.
I consumi privati, che rappresentano oltre la metà del Pil, sono diminuiti dello 0,4% a settembre.