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L’imperatrice Masako, l’ex “principessa triste”, compie 60 anni

L’imperatrice Masako, l’ex “principessa triste”, compie 60 anniRoma, 9 dic. (askanews) – L’ex “principessa triste” diventata imperatrice, Masako, ha compiuto oggi 60 anni, una tappa importante per la vita di ogni giapponese. Si tratta di un passaggio che in cui s’è mostrata serena, in un momento di relativa tranquillità per l’istituzione imperiale nipponica, ma che non cela il fatto che ancora oggi la consorte del “Tenno” è in cura.

Masako, che per tanti anni si è sostanzialmente eclissata dalla vita pubblica a causa delle sue difficoltà asseritamente dovute allo stress, ha parlato in occasione del suo genetliaco attraverso l’Agenzia per la Casa imperiale, l’ufficio che sostanzialmente regola ogni passaggio della vita dei membri della Casa del Crisantemo, e ha espresso un benaugurante desiderio di “continuare a camminare verso il futuro” , ringraziando coloro che l’hanno sostenuta finora. “Sono profondamente grato a tutti coloro che si sono presi cura di me, a cominciare dai miei genitori, che mi hanno cresciuto con amore”, ha detto l’imperatrice, facendo riferimento al sessantesimo compleanno con la definizione di “kanreki”, cioè “completamento di un ciclo calendariale” di vita, un appuntamento che i giapponesi festeggiano come uno spartiacque dell’esistenza. Masako ha segnalato di aver provato una sensazione “incredibile” nel raggiungere il suo “kanreki”.

Riflettendo sugli eventi avvenuti in Giappone da quando è entrata nella famiglia imperiale, nel 1993, con il suo matrimonio con l’allora principe ereditario Naruhito, ora imperatore, Masako ha indicato come grandi shock il terremoto di Kobe del 1995 e il grante terremoto e tsunami del Giappone orientale del 2011. Ma ha anche ricordato – nel suo messaggio – le guerre attualmente in corso, che portano a tante vite innocenti perdute, a partire dai bambini, e la pandemia. Ha auspicato che si lavori a “comprendere e rispettare gli altri, attraverso il dialogo per costruire un mondo pacifico”. Masako è un’ex diplomatica, laureata ad Harvard e Oxford, che ha lasciato la carriera per seguire l’allora principe ereditario Naruhito. Dal 2003 lotta con un disturbo d’adattamento alla vita di corte, che l’ha portata ad avere una presenza scarsa sulla scena pubblica prima di diventare imperatrice.

Non è un caso che l’Agenzia per la Casa imperiale abbia oggi diffuso contestualmente anche un comunicato dello staff medico che fornisce dettagli sulle condizioni di salute dell’imperatrice. In esso i medici segnalano che “Sua Maestà l’Imperatrice è sulla strada della guarigione”, ma che i grandi eventi possono stancarla, per cui lo staff medico chiede che le sia garantito “riposo” e che “continui il suo trattamento con la comprensione e il sostegno di coloro che la circondano”. Masako, dal canto suo, si gode il momento. Il suo “kanreki”, certo, ma anche il 30mo anniversario di matrimonio. Nel suo messaggio l’imperatrice ha affermato che il suo rapporto con Naruhito è ciò che ciò che le ha consentito di “vedere questo giorno”. E un pensiero tenero è stato dedicato anche ad Aiko, la figlia della coppia imperiale, che da due anni ha raggiunto la maggiore età e che frequenta l’università, dove sta lavorando alla tesi di laurea.

Cina, Politburo segna strada per il 2024 nell’economia

Cina, Politburo segna strada per il 2024 nell’economiaRoma, 9 dic. (askanews) – La leadership cinese ha posto la stabilità economica e la ripresa della fiducia da parte degli investitori come priorità per il prossimo anno. Sotto la guida del presidente Xi Jinping, una riunione del Politburo – il sancta sanctorum del potere cinese – ha effettuato una valutazione dell’andamento dell’economia per l’anno in via di conclusione e ha definito i compiti politico-economici per il 2024.

Xi, nella riunione che si è tenuta ieri, ha sottolineato la necessità della continuità politica per consolidare la ripresaa e per migliorare le aspettative dei mercati rispetto alle performance di Pechino, secondo un resoconto fornito dall’agenzia di stampa statale Xinhua. Ha inoltre chiesto di lavorare sui fondamentali economici per attrarre capitali stranieri e stimolare la crescita. Il leader ha anche ribadito l’enfasi sulla repressione della reprimere la corruzione, chiedendo un’ulteriore spinta per “effettuare una ritorno a rette pratiche in particolare su problemi di corruzione industriale, sistemica e regionale, relativamente importanti”.

Per quanto riguarda il 2023, la valutazione del Politburo è stata che “l’economia cinese ha registrato una buona ripresa”. Gli organi decisionali di Pechino hanno fissato l’obiettivo di crescita del Pil al 5%, che è il livello più basso da diversi decenni a questa parte. L’espansione della domanda interna e gli stimoli economici, secondo questa valutazione, avrebbero contribuito a rilanciare la crescita. Tuttavia, il dato dell’andamento dei prezzi – che a novembre ha visto una deflazione più alta del previsto, con un -0,5% su base annua – suggerisce un raffreddamento di un’economia che è appesantita da una serie di problemi come la crisi di liquidità dsel settore immobiliare e il debito nascosto dei veicoli d’investimento infrastrutturali e i immobiliari delle entità locali. Il governo ha abbassato i tassi di interesse due volte quest’anno per stimolare le imprese ad accedeere maggiormente al prestitio e ha allentato i requisiti di prestito per gli acquirenti di case. Ha inoltre approvato l’emissione di 1.000 miliardi di yuan (130 miliardi di euro) in nuove emissioni di obbligazioni per sostenere la ripresa economica.

Il 2023 è stato anche caratterizzato da alcuni passaggi politici abbastanza avidenti, come la la saostituzione del ministro degli Esteri Qin Gang e di quello della Difesa Li Shangfu per motivi che rimangono oscuri. Nel resoconto della Xinhua, tra l’altro, non si fa cenno a quando il Partito comunista cinese terrà il suo terzo Plenum, un evento che definisce il tono economico per i prossimi cinque-dieci anni e che si sarebbe dovuto tenere quest’anno in questo periodo.

Il Politburo, per il 2024, ha auspicato una “politica fiscale proattiva dovrebbe essere moderatamente rafforzata” e una politica monetaria “flessibile e prudente”. Il paese “dovrebbe prevenire e disinnescare i rischi in modo continuo ed efficace nei settori chiave e salvaguardare risolutamente i profitti dai rischi sistemici”. L’incontro di dicembre dei 24 membri del Politburo spesso precede la conferenza annuale di lavoro economico, che dovrebbe iniziare la prossima settimana e dovrebbe fornire ulteriori dettagli sulle priorità politiche di Pechino per il prossimo anno.

Cina vuole turismo e taglia d’un quarto tariffa per i visti

Cina vuole turismo e taglia d’un quarto tariffa per i vistiRoma, 9 dic. (askanews) – La Cina ha dichiarato che ridurrà temporaneamente di un quarto le tariffe per i visti di viaggio in entrata, nel tentativo di attirare un numero maggiore di turisti stranieri.

Secondo il ministero degli Esteri cinese, la misura si applicherà a tutte le ambasciate cinesi all’estero da lunedì fino al 31 dicembre. “Siamo pronti a lavorare con i paesi interessati per creare condizioni favorevoli e fornire maggiore comodità per facilitare i viaggi transfrontalieri”, ha affermato il portavoce del ministero Wang Wenbin.

Il primo dicembre la Cina ha esteso la sua politica di ingresso senza visto per 15 giorni ad altri sei paesi, tra i quali Italia e Francia. L’elenco era precedentemente limitato a Singapore e Brunei. Pechino sta lavorando per estendere il periodo di esenzione dal visto a Singapore a 30 giorni, ha detto qualche giorno l’ufficio del primo ministro della città stato asiatica Lee Hsien Loong.

Cina in deflazione, prezzi al consumo novembre -0,5% su base annua

Cina in deflazione, prezzi al consumo novembre -0,5% su base annuaRoma, 9 dic. (askanews) – I prezzi al consumo della Cina sono scesi dello 0,5% anno su anno a novembre, il calo più forte in tre anni. Lo ha segnalato oggi l’Ufficio nazionale di statistica di Pechino.

Si tratta di una performance più marcata di quella che avevano previsto gli osservatori internazionali, i quali prevedevano una deflazione non superiore allo 0,2%. I prezzi alla produzione, molto influenzati dal costo delle materie prime, sono diminuiti del 3 per cento e sono rimasti in territorio negativo nell’ultimo anno.

I prezzi al consumo sono entrati in deflazione, con un effimero aumento in agosto, per poi iniziare la discesa di nuovo da ottobre. La tendenza deflazionistica segnala un raffreddamento dell’economia, in un momento in cui la Cina sta affrontando una serie di pressioni che vanno dalla crisi di liquidità nel settore immobiliare, i dati dei consumi deboli e una ripresa che pare aver perso slancio dopo la fiammata avveuta con la fine della rigida politica Zero Covid.

I decisori politici cinesi hanno fissato per quest’anno un’obiettivo di crescita del Pil del 5%, la peggiore performance da decenni a questa parte. Martedì l’agenzia di valutazioni finanzierie Moody’s ha emesso un avviso di downgrade sul rating creditizio della Cina, affermando che i costi per salvare i governi locali e le imprese statali e per controllare la crisi immobiliare peserebbero enormemente sull’economia.

Il ministero delle Finanze cinese ha definito la decisione dell’agenzia deludente, affermando che l’economia si riprenderà e che i rischi saranno controllabili.

GU, marchio gemello di Uniqlo, sbarcherà a New York

GU, marchio gemello di Uniqlo, sbarcherà a New YorkRoma, 5 dic. (askanews) – Dopo il marchio gemello Uniqlo, anche la società di abbigliamento giapponese GU mira a diventare un nome riconosciuto a livello globale, allargando le sue vendite negli Usa e aprendo un negozio permanente a New Yorke. Lo ha riferito al Nikkei l’amministratore delegato Osamu Yunoki.

“Abbiamo in programma di raddoppiare le nostre vendite portandole a 600 miliardi di yen (3,7 miliardi di euro) in cinque anni”, ha Yunoki. Il marchio, gestito da Fast Retailing che controlla anche Uniqlo, ha registrato un aumento delle vendite del 20% per l’anno fiscale terminato ad agosto a 295,2 miliardi di yen (1,85 miliardi di uero), grazie alla ripresa dalla pandemia e al successo dei suoi prodotti alla moda.

“Vogliamo raggiungere mille miliardi di yen (6,2 miliardi di euro) di vendite nel medio e lungo termine”, ha detto Yunoki. “Speriamo di mettere sulla buona strada le nostre attività negli Stati uniti e in Cina e di espanderci in Europa e nel Sud-Est asiatico”. GU gestiva 463 negozi alla fine di agosto, di cui 36 a Taiwan, Hong Kong e nella Cina continentale. Anche se la società non rivela le vendite per regione, si ritiene che faccia affidamento sul Giappone per circa il 90% del totale. Ma con il calo demografico in Giappone, giocoforza deve puntare sui mercati esteri per mantenere la sua redditività, come sta facendo il marchio gemello Uniqlo.

GU rappresenta circa il 10% delle entrate di Fast Retailing, rispetto a circa l’80% di Uniqlo. La sua espansione è fondamentale per l’obiettivo di Fast Retailing di raggiungere 10mila di yen di vendite di gruppo (62,7 miliardi di euro). Tuttavia il settore “fast fashion” è al momento molto sfidante, in particolare a causa della temibile concorrenza dell’e-commerce cinese. Shein, che ha presentato domanda la documentazione per un’offerta pubblica iniziale (IPO) negli Stati uniti, fornisce servizi in circa 150 paesi e regioni a partire dallo scorso anno e continua a guadagnare popolarità, principalmente tra i consumatori più giovani, stesso target di Fast Retailin, presentando 6.000 prodotti al giorno e offredone in tuttop 600.000 sul suo sito web in qualsiasi momento. E Temu, gestito dal gruppo di e-commerce cinese PDD Holdings, si concentra sui prodotti quotidiani.

Sudcorea, private equity MNK lancia scalata a Hankook

Sudcorea, private equity MNK lancia scalata a HankookRoma, 5 dic. (askanews) – La società di private equity MBK Partners ha lanciato oggi un’offerta pubblica di acquisto per azioni pubbliche di Hankook & Company, la holding di Hankook Tire & Technology. Lo riferiscono i media sudcoreani, fsacendo riferimento al principale produttore di pneumatici della Corea del Sud e settimo produttore al mondo.

L’offerta pubblica di acquisto consentirà a MBK Partners di assicurarsi una partecipazione di controllo in Hankook & Company, se verranno acquistate almeno 19.315.214 azioni, ovvero circa il 20,35% del totale. MBK ha già firmato un accordo con i principali azionisti di Hankook & Company, Cho Hyun-sick e Cho Hee-won, prima dell’offerta pubblica di acquisto. La loro quota complessiva ammonta al 29,54%. Sono due dei tre figli del fondatore di Hankook, Cho Yang-rai, e fratelli minori del presidente Cho Hyun-bum, incorso quest’anno in una vicenda giudiziaria.

“Le partecipazioni di controllo acquisite attraverso l’offerta pubblica si tradurranno in una gestione professionale di Hankook & Company, sostenuta da membri del consiglio di amministrazione competenti e amministratori delegati indipendenti da indebite influenze esterne”, ha affermato un funzionario di MBK, secondo quanto riferisce il Korea Times. “Ciò a sua volta rafforzerà i valori aziendali e le sane strutture di governance”. Per effettuare l’operazione, MBK ha creato una SPAC, una società a scopo speciale, Ventura Corp., con la quale presenterà l’OPA per le azioni di Hankook & Company, quotate alla Borsa coreana, al fine di ottenere il controllo della società e per migliorare la governance aziendale della società.

Il prezzo dell’offerta pubblica è fissato a 20mila won (14 euro) per azione. Il prezzo offre un premio del 41% e del 55% rispetto alla media dei prezzi azionari ponderati per il volume di un mese e di tre mesi rispettivamente. È anche superiore del 19% rispetto all’ultimo prezzo di chiusura di 16.820 won, prima dell’annuncio. L’offerta pubblica di acquisto mira a circa il 27,32% delle 94.935.240 azioni totali emesse. L’obiettivo minimo è intorno al 20,35% e l’obiettivo massimo è intorno al 27,32%.

Se il numero di azioni sottoscritte tramite l’offerta pubblica di acquisto sarà inferiore all’obiettivo minimo, nessuna azione verrà acquistata da MBK.

Immobiliare, i cinesi si fidano meno: calano case in prevendita

Immobiliare, i cinesi si fidano meno: calano case in prevenditaRoma, 5 dic. (askanews) – Gli acquirenti di case cinesi stanno evitando di prendere immobili in prevendita, temendo che gli sviluppatori con problemi finanziari non siano poi in grado di consegnare nonostante i pagamenti anticipati, come accaduto con Evergrande, il gigante immobiliare in grave difficoltà debitoria. Lo rileva oggi Nikkei Asia.

La quota di proprietà acquisite in prevendita ha totalizzato l’82% – indicando che è ancora il modo più popolare di acquistare – ma la cifra è la più bassa dal 2017. Con un contratto di prevendita, l’acquirente inizia i pagamenti ipotecari prima che la proprietà sia costruita. È richiesto anche un acconto. Nella maggior parte dei paesi, i pagamenti ipotecari non iniziano fino a dopo che la proprietà è stata sviluppata.

Per il periodo da gennaio a ottobre, le vendite di nuove proprietà per area sono diminuite del 6,8% rispetto all’anno precedente, secondo i dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica. Le proprietà in prevendita hanno visto un calo delle vendite dell’11,4% dopo un declino di circa il 30% nel 2022. Al contrario, le proprietà vendute dopo il completamento hanno visto un vivace aumento delle vendite del 21,9%. Il numero di proprietà non consegnate nonostante i contratti di prevendita è aumentato in seguito all’inasprimento del credito da parte di Pechino nel 2020-2021, una mossa volta a raffreddare una frenesia di acquisti in Cina.

Circa il 4% delle nuove proprietà vendute nei quattro anni fino a giugno 2022 sono collegate a progetti problematici, secondo l’E-House China R&D Institute. Le proprietà in prevendita sono diventate popolari a causa dei loro prezzi più bassi rispetto a proprietà simili completate. Anche gli sviluppatori preferivano gli accordi di prevendita, che rendevano facile per loro finanziare i progetti. Ma sono emersi problemi quando la costruzione non ha tenuto il passo con le vendite, risultando in un accumulo di progetti incompleti.

Corea, una penisola che invecchia: Seoul e Pyongyang preoccupate

Corea, una penisola che invecchia: Seoul e Pyongyang preoccupateRoma, 5 dic. (askanews) – L’andamento demografico delle due Coree proietta ombre sul futuro della quarta economia asiatica ma anche sul quello del regime di Kim Jong Un, che per la prima volta ha apertamente ammesso che esiste un calo della popolazione.

L’autorità statistica sudcoreana la scorsa settimana ha segnalato che il tasso di fertilità delle donne sudcoreane è sceso a 0,70, un minimo storico per qualsiasi terzo trimestre e lo stesso del trimestre precedente, anch’esso un minimo record trimestrale. Su base annua il tasso è stato pari a 0,78 nel 2022 e 0,81 nel 2021. Meno nascite significa meno bambini che frequentano la scuola, e dati separati pubblicati all’inizio di questa settimana mostrano che il numero di bambini che entreranno nella scuola elementare il prossimo anno sarà per la prima volta inferiore a 400mila.

Sebbene la Corea del Sud non sia l’unica economia dell’Asia orientale con sfide demografiche, un rapporto pubblicato domenica dalla Banca di Corea prevede che l’economia del paese probabilmente inizierà a contrarsi nel 2050, se le tendenze attuali continueranno. Il rapporto sottolinea l’ansia provata dai giovani riguardo al lavoro e all’alloggio come fattori chiave alla base del basso tasso di natalità. Ha inoltre evidenziato come i genitori utilizzino in media solo 10 settimane delle 52 settimane di congedo parentale retribuito legalmente garantite, La scorsa settimana il New York Times ha pubblicato iun editoriale che ha suscitato molta preoccupazione in Sudcorea, con il titolo “La Corea del Sud sta scomparendo?” Nell’editoriale, si ipotizza che la Corea del Sud vivrà “uno spopolamento superiore a quello che la peste nera portò all’Europa nel XIV secolo”.

La questione ha immediatamente acceso un dibattito in un paese che vive una delicata fase politica. E, se molti osservatori hanno posto l’accento sul rischio che la carenza di giovani provochi dei problemi di sicurezza nel mantenimento di una forza sufficiente rispetto al rischio di conflitto con la Nordcorea, altri hanno segnalato l’impatto devastante che un calo così marcato potrebbe avere sulla sanità e sul welfare, oltre che sulla capacità industriale del paese. Ma se Atene piange, Sparta non ride. E anche la Corea del Nord appare preoccupata per il declino demografico, sia pur meno marcato. Proprio in questi giorni si è tenuto a Pyongyang la Quinta Conferenza nazionale delle Madri. Il leader supremo Kim Jong Un è intervenuto in apertura invitando le madri a contribuire alla lotta contro il calo della popolazione, facendo figli, e in chiusura segnalando che “il principale compito rivoluzionario (delle madri) è quello di preparare bene le nuove generazioni affinché siano la forza principale della nostra società e ci facciano mantenere il nostro forte Stato”.

E’ impossibile avere dati precisi e attendibili sulla popolazione nordcoreana, ma il tasso di fertilità totale della Corea del Nord sarebbe arrivato a 1,8 nel 2023, secondo i dati pubblicati sul sito web delle Nazioni Uniti. Fondo per la popolazione. Comunque, è la prima volta che Kim allude esplicitamente a un calo della popolazione nordcoreana. Un’assise come quella che si è tenuta a Pyongyang domenica e lunedì è rara. La prima volta è stata convocata nel 1961, l’ultima prima di quella di quest’anno nel 2012.

Softbank acquista la startup irlandese Cubic

Softbank acquista la startup irlandese CubicRoma, 5 dic. (askanews) – La controllata Tlc del gruppo giapponese SoftBank, fondato da Masayoshi Son, ha comunicato oggi che spenderà 473 milioni di euro su una partecipazione del 51% nella startup irlandese Cubic, che fornisce servizi per la connessione delle automobili.

SoftBank prevede di acquistare azioni dal management e dai dipendenti di Cubic, nonché azioni di nuova emissione in un accordo che valorizza la società europea a oltre 900 milioni di euro. La chiusura dell’operazione è prevista entro il prossimo giugno. Cubic ha 330 dipendenti e offre una piattaforma software che aiuta le case automobilistiche a gestire i propri servizi di connettività in diverse regioni senza la necessità di sviluppare sistemi specifici per ogni nazione in cui operano. Gli azionisti esistenti includono la filiale software del Gruppo Volkswagen e il produttore di chip statunitense Qualcomm.

SoftBank fornirà servizi di rete a Cubic in Giappone, segnando la prima volta che la società giapponese offre servizi di telecomunicazione su larga scala per auto connesse. Le due società esploreranno anche altre opportunità commerciali, incluso il potenziale utilizzo di reti di comunicazione basate su satellite per migliorare la connettività nelle aree remote.

Toyota: entro 2026 in Europa venderemo 20% auto a emissioni zero

Toyota: entro 2026 in Europa venderemo 20% auto a emissioni zeroRoma, 5 dic. (askanews) – Toyota Motor ha annunciato che aumenterà la percentuale di veicoli a emissioni zero nelle sue vendite europee fino a oltre il 20% entro il 2026, offrendo almeno 15 modelli elettrici e a celle di combustibile.

La più grande casa automobilistica mondiale in termini di volume offre attualmente cinque modelli di veicoli elettrici e uno a celle di combustibile con il marchio Toyota e due veicoli elettrici con il marchio di lusso Lexus. Toyota, che un tempo era considerata riluttante ad abbracciare i veicoli elettrici, ha recentemente intensificato i suoi sforzi per espandere la sua gamma di auto a batteria come parte della sua strategia volta a offrire un’ampia gamma di auto ecologiche e a soddisfare le diverse situazioni energetiche in tutto il mondo.

“Continueremo a offrire molteplici tecnologie per la riduzione delle emissioni di carbonio, ma aumenteremo anche costantemente il numero di veicoli a emissioni zero che offriremo ai clienti”, ha affermato in una nota Yoshihiro Nakata, CEO di Toyota Motor Europe. Si prevede che tutti i modelli del marchio Lexus saranno veicoli elettrici entro il 2035 a livello globale, ma per il mercato europeo si prevede di raggiungere tale obiettivo entro il 2030 se le situazioni di mercato lo consentiranno, ha affermato Toyota.

La casa automobilistica giapponese ha inoltre dichiarato di voler raggiungere la completa neutralità delle emissioni di carbonio nella produzione e nella logistica in Europa entro il 2040, 10 anni prima rispetto all’obiettivo dell’azienda di farlo a livello globale entro il 2050. Toyota utilizzerà camion a celle a combustibile a idrogeno per le principali rotte logistiche, oltre ad altre misure per ridurre le emissioni di carbonio. Toyota ha venduto circa 1,08 milioni di automobili in Europa nel 2022, pari a circa il 10% delle vendite totali dell’azienda. Si prevede che la cifra aumenterà fino a 1,17 milioni di unità nel 2023, ha affermato la società.