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Pechino vuol ristabilire fiducia, ma crisi immobiliare spaventa

Pechino vuol ristabilire fiducia, ma crisi immobiliare spaventaRoma, 18 ago. (askanews) – Stabilizzare l’economia e ristabilire la fiducia degli investitori: sono queste le parole d’ordine che Pechino si è data di fronte a una situazione economica che va deteriorandosi sulla scorta della gravissima crisi del settore immobiliare, delle incertezze di quello finanziario, della montagna di debiti locali e delle incertezze in borsa.

Oggi la Cina ha fatto due mosse. La Banca del popolo cinese (PBoC) – istituto d’emissione – ha rafforzato il suo sostegno alla valuta, il renminbi (yuan), fissando – secondo quanto ha riferito il Financial Times – il punto medio giornaliero, intorno al quale la valuta può oscillare del 2% in entrambe le direzioni, a 7,2006 Rmb per dollaro. Ciò rispetto a una stima media di 7,3047 degli analisti intervistati da Bloomberg. Appare come un’azione in discontinuità con quanto la PBoC ha fatto recentemente. Dopo una serie di dati economici insoddisfacenti, l’istituto d’emissione aveva infatti immesso nel sistema bancario 757 miliardi di renminbi (104 miliardi di dollari) come liquidità a breve: passo, questo, che ha ulteriormente indebolito la valuta, in un momento in cui il dollaro vola.

La mossa odierna ha contribuito a rafforzare dello 0,1 per cento il renminbi, portandolo a 7,2825 per dollaro. L’altra iniziativa odierna è arrivata dalla Commissione centrale per i titoli (Csrc), che regola i mercati borsistici. Riprendendo l’ordine uscito dal Politburo del Partito comunista cinese il 24 luglio, cioè “rassicurare gli investitori”, la commissione ha annunciato che verranno messe in campo una serie di riforme pro-mercato.

Tra queste ci potrebbero essere un’estensione delle ore di contrattazione sui mercati azionistici e obbligazionari, un taglio delle tariffe per le transazioni e l’incoraggiamento a fare il buyback per aiutare a stabilizzare i prezzi delle azioni. Questo attivismo viene in una situazione difficile, che ha come suo epicentro il mercato dell’immobiliare. Ieri Evergrande China, il gigante dello sviluppo immobiliare che da anni si trova di fronte a una montagna di debiti (e deve affrontare una raffica di cause giudiziarie) ha presentato a New York istanza di protezione dal fallimento in base al Chapter 15. Solo nel 2021 e 2022 ha accumulato perdite per 81 miliardi di dollari e ha raggiunto un’esposizione totale di quasi 335 miliardi di dollari.

Un debito enorme, che è significativo non solo della crisi Evergrande, ma di tutto il grande settore immobiliare cinese. Sempre oggi un altro gruppo, Soho China, ha denunciato un crollo del suo utile netto del 93 per cento rispetto allo scorso anno, segnalando anche un rischio per la sua sopravvivenza per una vertenza col fisco particolarmente onerosa. Per non parlare dei sonori scricchiolii arrivati dal principale sviluppatore privato, Country Garden Holdings, che ha denunciato nel primo semestre di quest’anno una perdita netta tra 45 e 55 miliardi di yen (6,2-7,5 miliardi di dollari). Si moltiplicano ormai i progetti “zombie”: cioè le costruzioni che non vengono completate – lasciando anche i clienti per strada – e, secondo gli osservatori, l’andamento demografico della Cina non depone a favore di una prospettiva di ripresa della domanda nel settore delle costruzioni. Le ricadute in termini di incagli e di crediti inesigibili rischiano di provocare un contagio anche per il settore finanziario. Questa situazione incerta pone un’ombra anche sulla possibilità di Pechino di rispettare i suoi target economici per il 2023. Oggi il primo ministro Li Qiang, in un discorso ai membri del Consiglio di Stato (il governo cinese) e i leader provinciali, ha spiegato che il raggiungimento dell’obiettivo di crescvita del Pil del 5% non è un optional.

Cina, Premier: bisogna raggiungere il target di crescita del 2023

Cina, Premier: bisogna raggiungere il target di crescita del 2023Roma, 18 ago. (askanews) – Il premier cinese Li Qiang ha battuto oggi i pugni sul tavolo, chiarendo in una riunione con i membri del governo e i leader provinciali che raggiungere il target economici del 2023 non è un optional. Lo riferisce il South China Morning Post.

Li ha evidenziato la necessità di espandere la domanda interna, sostenere l’impresa privata, attrarre investimenti esteri e modernizzare il sistema industriale. Ha chiarito inoltre che si devono “raggiungere i nostri obiettivi per l’intero anno” ed è necessario “rafforzare lo slancio interno, migliorare le aspettative sociali e risolvere i rischi e i pericoli nascosti”. La Cina ha registrato dati economici deboli per luglio all’inizio di questa settimana, con il rallentamento della ripresa destinato a mettere in dubbio gli obiettivi annuali di Pechino, tra cui la crescita del prodotto interno lordo di “circa il 5%” fissato all’inizio di quest’anno.

Il crollo del mercato immobiliare, l’enorme debito degli enti locali, le difficoltà del settore finanziario stanno inoltre facendo vacillare la fiducia degli investitori istituzionali e privati.

Gigante petrolifero cinese CNOOC vede calare gli utili

Gigante petrolifero cinese CNOOC vede calare gli utiliRoma, 18 ago. (askanews) – Il colosso statale cinese del petrolio e del gas offshore CNOOC ha comunicato alla Borsa di Hong Kong di aver registrato un calo dell’utile netto del primo semestre a causa dei prezzi del greggio più deboli a causa delle preoccupazioni per un rallentamento dell’economia globale.

L’utile netto è sceso dell’11,3% a 63,7 miliardi di yuan (8 miliardi di euro) nei primi sei mesi dell’anno rispetto all’anno precedente. Nel primo trimestre il rallentamento era stato del 6,4%. Le vendite di petrolio e gas sono diminuite del 14,1% a 151,7 miliardi di yuan (19,1 miliardi di euro) rispetto all’anno precedente, nonostante la produzione di petrolio e gas sia aumentata dell’8,9% a 331,8 milioni di barili di petrolio equivalente.

“Nella prima metà del 2023, la macroeconomia è rimasta complessa e volatile, mentre i prezzi internazionali del petrolio hanno registrato fluttuazioni in una tendenza al ribasso”, ha dichiarato il presidente Wang Dongjin nella dichiarazione degli utili. Il prezzo medio del petrolio greggio Brent è sceso del 24% su base annua nella prima metà, poiché la ripresa economica globale è rimasta lenta, ha affermato la compagnia petrolifera. Come reazione al rallentamento, la CNOOC ha spiegato che intende accelerare l’integrazione delle sue attività, puntare sulla tecnologia e sviluppare il sistema energetico verde a basse emissioni di carbonio.

Gigante sudcoreano batterie SK produrrà catodi in Canada con Ford

Gigante sudcoreano batterie SK produrrà catodi in Canada con FordRoma, 18 ago. (askanews) – Il produttore di batterie sudcoreano SK On ha annunciato oggi che investirà in un impianto canadese di catodi da 1,2 miliardi di dollari canadesi (815 milioni di euro) insieme a Ford Motor e alla società sudcoreana di materiali catodici EcoPro BM. Si tratta di una mossa strategica per alimentare il mercato delle batterie nel Nordamerica, in un momento di forte espansione del settore dell’auto elettrica.

L’impianto di produzione dei catodi sarà in Quebec, ha dichiarato SK On in una nota stampa. La società non ha comunciazione la ripartizione dell’investimento congiunto delle tre società in Canada. Il catodo è un materiale di base che determina le prestazioni di una batteria EV.

Le tre società hanno annunciato che l’impianto catodico sarà costruito su un sito di 278.000 metri quadrati a Bécancour, Quebec. In base all’accordo, EcoPro CAM Canada, fondata da EcoPro BM a febbraio, produrrà materiali attivi catodici e SK On e Ford diventeranno i suoi azionisti una volta concluso l’accordo, che è soggetto alle approvazioni degli enti regolatori. Il governo federale del Canada e il governo provinciale del Quebec hanno accolto con favore l’investimento nella joint venture per la produzione di catodi e hanno promesso un’assistenza finanziaria di 644 milioni di dollari canadesi (437,5 milioni di euro). Hanno inoltre espresso aspettative sulla creazione di posti di lavoro e sulla crescita del business eco-compatibile, sperando che la struttura possa svolgere un ruolo chiave nella catena di fornitura delle batterie.

L’annuncio è stato fatto durante un evento tenutosi in un hotel a Bécancour a cui hanno partecipato Sung Min-suk, Chief Commercial Officer di SK On, Lisa Drake, vicepresidente per l’industrializzazione dell’auto elettrica di Ford e Joo Jai-hwan, CEO di EcoPro BM. Il ministro canadese per l’innovazione, la scienza e l’industria François-Philippe Champagne, il premier del Quebec François Legault e l’ambasciatore sudcoreano in Canada Lim Woong hanno rappresentato i governi del Canada e della Corea del Sud. La JV del catodo avrà una capacità produttiva annua di 45.000 tonnellate e dovrebbe essere operativa nella prima metà del 2026. Le tre società hanno lavorato a stretto contatto pdopo aver firmato una lettera di intenti a luglio 2022.

La joint venture rafforzerà anche la partnership esistente tra i tre. SK On, Ford ed EcoPro BM hanno già una linea di cooperazione con i propri prodotti. Attualmente, SK On produce batterie NCM9 contenenti materiali catodici ad alte prestazioni di EcoPro BM e fornisce tali batterie al famoso camion elettrico Ford F-150 Lightning. SK On attualmente gestisce due impianti di batterie e aggiunge altri quattro impianti con i suoi partner in Nordamerica. La capacità di produzione annuale di SK On nella regione raggiungerà oltre 180 GWh dopo il 2025, il che è sufficiente per alimentare circa 1,7 milioni di veicoli elettrici all’anno. “Attraverso la JV sui catodi, le tre società possono avere una fornitura stabile di materie prime per batterie in Nord America”, ha affermato Sung. “Continueremo a lavorare con i nostri partner per guidare l’elettrificazione del mercato automobilistico globale”, ha continuato “Ford serve i clienti in Canada da 119 anni, più a lungo di qualsiasi altra casa automobilistica, e siamo entusiasti di investire in questa nuova struttura per creare una catena di fornitura per la produzione di batterie a circuito chiuso integrata verticalmente in Nordamerica, progettata per contribuire a rendere elettrico veicoli più accessibili per milioni di persone nel tempo”, ha affermato Bev Goodman, presidente e CEO di Ford Canada. “Siamo entusiasti dell’opportunità per il nostro primo investimento in Quebec con una nuova struttura che contribuirà a plasmare l’ecosistema EV lì”. Entusiasmo anche da parte di Joo. “Espandendosi qui in Nord America, EcoProBM non vede l’ora di globalizzare la nostra crescita nei materiali catodici, che è stato un punto di forza unico della nostra azienda”, ha affermato. “Siamo anche pronti a contribuire alla comunità in Canada e Québec e contribuire allo sviluppo dell’economia locale, anche assumendo a livello locale”.

Giappone, preoccupazione per deprezzamento yen che accelera

Giappone, preoccupazione per deprezzamento yen che acceleraRoma, 17 ago. (askanews) – Lo yen è calato ulteriormente oggi, scendendo a un livello rispetto al dollaro che non si vedeva da nove mesi a questa parte.

Per acquistare un dollaro ieri a New York ci volevano 146 yen e questo livello è stato mantenuto anche oggi negli scambi al mercato di Tokyo. Invece per acquistare un euro sono necessari quasi 159 yen. La valuta giapponese è scesa a un livello inferiore rispetto a quella per la quale, a settembre dello scorso anno, sono intervenuti il governo di Tokyo e la Banca del Giappone.

Il fenomeno del deprezzamento dello yen (definito “en-yasu” in giapponese) è innescato dagli aumenti dei tassi da parte della Fed e della Bce per contenere i rischi inflazionistici mentre la Banca del Giappone continua a mantenere una politica monetaria lasca. Inoltre, la crisi immobiliare e finanziaria in Cina ha prodotto una tendenza ad acquistare dollari come beni rifugio.

Due giorni fa il ministro delle Finanze giapponese Shunichi Suzuki ha affermato che Tokyo sta osservando “con un alto livello di allerta” l’andamento dei mercati di cambio all’estero e che potrebbe “assumere iniziative appropriate in caso di eccessivo movimento”.

Cina, indagine aperta su un’importante filiale di Evergrande

Cina, indagine aperta su un’importante filiale di EvergrandeRoma, 17 ago. (askanews) – Un’autorità regolatrice cinese dei titoli ha avviato un’indagine nei confronti della Hengda Real Estate, una delle compagnie del gigante cinese dell0’immobiliare China Evergrande, che da anni vive gravi difficoltà finanziarie. L’ha comunicato la stessa filiale con una nota pubblicata sul sito internet della Borsa di Shanghai.

Hengda Real Estate, controllata nel settoree immobiliare non quotata di Evergrange Group, ha dichiarato di aver ricevuto una notifica ufficiale sull’indagine dalla Commissione regolatrice dei titoli. L’ipotesi d’irregolarità per quale Hengda è finita nel mirino è quella di una sospetta violazione delle norme sulla diffusione delle informazioni. La compagnia ha assicurato che “coopererà in modo proattivo” con la commissione regolatrice. Secondo quanto riferisce il Nikkei Asia, Evergrande Group detiene il 63% di Hengda, che non è una società quotata in borsa ma emette obbligazioni onshore per finanziare le sue operazioni. Queste obbligazioni, tuttavia, sono state sospese dal commercio dal 21 marzo dello scorso anno “per garantire un’equa divulgazione” in linea con le azioni quotate della società madre a Hong Kong.

Ieri Evergrande Group ha annunciato separatamente il rinvio della riunione dei suoi creditori sulla ristrutturazione del debito offshore al 28 agosto rispetto al 23 agosto originariamente previsto. La società terrà inoltre una riunione del consiglio il 27 agosto per approvare i risultati intermedi per i primi sei mesi dell’anno. Ciò potrebbe portare a una ripresa degli scambi delle sue azioni sospese alla Borsa di Hong Kong. Il rinvio dell’assemblea dei creditori è stato spiegato dalla compagnia con l’intenzione di fornire loro più tempo per considerare l’ultima proposta di vendita di nuove azioni della sua controllata di veicoli elettrici quotata a Hong Kong, China Evergrande New Energy Vehicle Group, a NWTN (Zhejiang) Automobile, una società di prodotti per la mobilità con sede a Dubai, quotata al Nasdaq, fondata da Alan Nan Wu, un imprenditore cinese.

La notizia dell’indagine sulla controllata di Evergrande Hengda viene in un momento di grave turbolenza nel settore immobiliare cinese, sconvolto da una nuova crisi, quella del colosso immobiliare Country Garden.

Giappone, l’export a luglio calato per la prima volta in due anni

Giappone, l’export a luglio calato per la prima volta in due anniRoma, 17 ago. (askanews) – Le esportazioni giapponesi del mese di luglio sono risultate in calo dello 0,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo ha riferito il ministero delle Finanze nipponico nei suoi dati preliminari diffusi oggi.

Si tratta del primo segno meno per quanto riguarda questo dato in più di due anni, in un contesto economico globale in rallentamento a partire dall’econopmia del cruciale partner commerciale cinese. Il ministero delle Finanze nei suoi dati preliminarti ha segnalato che le esportazioni del Giappone hanno totalizzato 8.725 miliardi di yen (54,8 miliardi di euro) il mese scorso. L’ultimo calo su base annua era stato quello di febbraio 2021.

Anche le importazioni hanno registrato un calo pari al 13,5%, per un valore 8.803 miliardi di yen (55,4 miliardi di euro), determinando un deficit commerciale mensile di 78,7 miliardi di yen (600 milioni di euro). Secondo i dati del ministero, le esportazioni di automobili sono aumentate del 28,2%, mentre quelle di apparecchiature per la produzione di chip sono diminuite del 26,6%.

L’export verso la Cina è calato del 13,4% nell’ottavo mese consecutivo di contrazione motivata dal rallentamento dell’economia del vicino. Le importazioni dalla Cina sono diminuite del 13,9%. Le esportazioni verso i membri dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico sono diminuite del 14,3%, mentre quelle verso la Corea del Sud sono diminuite del 15,2%.

In controtendenza, invece, l’export destinato agli Stati Uniti, cresciuto del 13,5%, mentre quelle verso l’Unione europea sono aumentate del 12,4%, sostenute da automobili e componenti per auto. Il Giappone pochi giorni fa ha diffuso i dati del suo prodotto interno lordo nel secondo trimestre, che ha registrato una crescita del 6 per cento rispetto al trimestre precedente, grazie soprattutto a un aumento delle esportazioni nette.

Kim jong-un vede min. Difesa russo in clima di “militante amicizia”

Kim jong-un vede min. Difesa russo in clima di “militante amicizia”Roma, 27 lug. (askanews) – Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha incontrato il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu a Pyongyang, in occasione dell’anniversario dell’armistizio che pose fine alla guerra tra le due Coree, nel 1953

Oltre alla delegazione russa nella capitale nordcoreana è arrivata una missione cinese guidata dal membro del Politburo Li Hongzhong: i primi visitatori di alto livello dalla chiusura dei confini legata alla pandemia nel 2020, secondo l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap. Kim si è intrattenuto con Shoigu per una “chiacchierata amichevole” e il ministro russo della Difesa gli ha consegnato “una lettera firmata” dal presidente Vladimir Putin. L’armistizio della guerra di Corea firmato il 27 luglio 1953 è celebrato nel Nord come il Giorno della Vittoria. “Ricordando con profonda emozione la storia dell’amicizia tra la Corea del Nord e la Russia, Kim Jong-un e Sergei Shoigu hanno discusso in “un clima cordiale e traboccante di amicizia militante”.

L’incontro “costituisce un’importante occasione per sviluppare le relazioni strategiche e tradizionali tra Corea del Nord e Russia, come richiesto dal nuovo secolo”, sottolinea KCNA. Sergei Shoigu ha anche visitato una mostra di armi in cui Kim Jong Un gli ha presentato “armamenti e attrezzature di nuovo tipo”, secondo le informazioni di KCNA. Il leader nordcoreano sostiene l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, anche fornendo razzi e missili, secondo Washington. Durante la sua visita, Kim Jong-un ha parlato con Sergei Shoigu “delle armi e delle attrezzature che sono state inventate e prodotte” come parte del piano di difesa nazionale della Corea del Nord e “ha ripetutamente espresso la sua convinzione che l’esercito e il popolo russo otterranno grandi successi.

Nordcorea: sottomarino Usa in Sudcorea ci consente uso arma nucleare

Nordcorea: sottomarino Usa in Sudcorea ci consente uso arma nucleareRoma, 20 lug. (askanews) – Il ritorno di un sottomarino nucleare Usa in Corea del Sud dopo un quarantennio e la sua crescente “visibilità” possono essere condizione sufficiente affinché la Corea del Nord utilizzi le sue sue risorse strategiche, comprese le armi atomiche. L’ha affermato oggi in un comunicato stampa il ministro della Difesa nordcoreano Kang Sun Nam.

“Attraverso questo comunicato stampa, ricordo alle forze armate statunitensi il fatto che la visibilità sempre crescente del dispiegamento del sottomarino nucleare strategico e di altre risorse strategiche può rientrare nelle condizioni che consentono l’uso delle armi nucleari specificate nella legge della Repubblica democratica popolare di Corea sull’uso della forza nucleare”, ha avvertito Kang. Il sottomarino nucleare di classe Ohio USS Kentucky è arrivato nei giorni scorsi nel porto sudcoreano di Busan. Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, visitando la nave, ha affermato ieri che la presenza è la dimostrazione della prontezza americana di dispiegare tutte le sue risorse strategiche in caso di attacco nordcoreano, in base alla nozione di “deterrenza estesa”.

Due giorni fa si è riunito anche il Gruppo di contatto nucleare (NCG), un istituto che è stato creato con la Dichiarazione di Washington firmata dal presidente Usa Joe Biden e dal presidente sudcoreano Yoon, che ha sancito la svolta verso una deterrenza estesa Usa in Corea del Sud. In questo documento, Washington si è impegnata a difendere con tutte le sue risorse nucleari la Corea del Sud in un eventuale attacco. Il ministro nordcoreano ha affermato che l’arrivo del sottomarino significa che “armi nucleari strategiche sono state dispiegate nella penisola coreana per la prima volta dopo 40 anni”, nonostante la stessa Corea del Nord rivendichi di possedere armi nucleari.

Secondo Kang, “lo scenario statunitense per un attacco nucleare contro la Corea del Nord e la sua attuazione sono entrati nella fase più critica”, il che porta la Penisola coreana in “una realtà pericolosa al di là di ogni sorta di immaginazione e presunzione”. Gli Stati uniti e “i gangster della Repubblica di Corea sono andati oltre la ‘linea rossa’ nella loro isteria militare, ora è il momento per la Repubblica democratica popolare di Corea di chiarire ancora una volta la sua corrispondente scelta di azione e la direzione della risposta”. In tal senso, ha continuato Kang, “le forze armate della Repubblica democratica popolare di Corea svolgeranno responsabilmente la loro importante missione di difendere la sovranità, l’integrità territoriale e gli interessi fondamentali del paese e preverranno una guerra nucleare nella Penisola coreana e nella regione del Nord-est asiatico, scoraggiando e respingendo completamente le folli manovre degli Stati Uniti e dei suoi tirapiedi per utilizzare armi nucleari nella penisola coreana”.

Ambasciatore cinese negli Usa: risponderemo a guerra tecnologica

Ambasciatore cinese negli Usa: risponderemo a guerra tecnologicaRoma, 20 lug. (askanews) – La Cina vuol dire addio alla Cortina di Silicio, dopo che si è abbandonata la Cortina di Ferro. L’ha affermato oggi l’ambasciatore cinese a Washington Xie Feng, precisando però che il governo di Pechino non potrà “restare in silenzio” di fronte alle provocazioni e al tentativo Usa di metterla fuori dalla competizione in settori tecnologicamente avanzati. L’ha affermato l’ambasciatore cinese a Washington Xie Feng all’Aspen Security Forum 2023.

Pechino “è contraria a ogni tipo di guerra commerciale, di guerra tecnologica sulla base del pretesto della competizione. La Cina non è timida nella competizione, ma io penso che la definizione di competizione da parte americana non sia equa”, ha premesso Xie, ricordando la vicenda di Huawei, che “è stata bandita, nonostante quell’azienda avesse messo in campo un accordo per non avere backdoor”. Xie ha accusato gli Usa di aizzare gli alleati per “accerchiare la Cina” e ha denunciato il fatto che Washington stia restringendo o vietando la vendita di equipaggiamenti tecnologici, a partire dai chip più avanzati, alla Cina. “E’ – ha affermato il diplomatico – come costringere l’altra parte a indossare vecchi costumi da bagno in una gara di nuoto, quando invece tu indossi uno Speedo. Questo non è giusto”.

L’ambasciatore cinese ha inoltre affermato che sono più o meno 1.300 le persone e le entità cinesi inserite nelle liste delle sanzioni Usa. “Molti hanno perso il lavoro, le famiglie hanno sofferto molto”, ha detto il diplomatico. Ha inoltre lamentato come l’amministrazione Biden sia “pensado a costituire un meccanismo di revisione degli investimenti all’estero per proibire ulteriormente di esportare chip per l’intelligenza artificiale verso la Cina”. Di fronte a questo, ha detto ancora il diplomatico, “i cinesi non possono restare in silenzio, il governo cinese non può restare semplicemente a guardare. In Cina c’è un modo di dire: noi non faremo provocazioni, ma non ci tireremo indietro di fronte alle provocazioni”.

Insomma, la Cina “assolutamente darà una sua risposta, ma assolutamente non è quello che spera: non vogliamo uno scontro, non vogliamo una guerra tecnologica, vogliamo dire addio alla Cortina di Ferro ma anche alla Cortina di Silicio”.