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Xi Jinping: la Cina diventi una superpotenza dell’educazione

Xi Jinping: la Cina diventi una superpotenza dell’educazioneRoma, 30 mag. (askanews) – Il presidente Xi Jinping, durante una riunione del Politburo del Partito comunista cinese, ha lanciato un appello al miglioramento del sistema educativo per sostenere meglio l’autosufficienza tecnologica e la spinta all’innovazione del Paese, oltre a rafforzare il soft power attirando più studenti internazionali a studiare in Cina. Lo riferisce oggi l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua.

La valorizzazione dei talenti scientifici e tecnologici cinesi è stata una delle principali politiche nazionali sin dal 20mo congresso nazionale del partito, tenutosi a ottobre, quando Pechino – che deve affrontare una serie di sanzioni tecnologiche da parte di Washington – ha promesso di superare il principale collo di bottiglia nello sviluppo tecnologico del Paese, in particolare per quanto riguarda i progressi nei chip per computer. L’istruzione è, per Xi, un “precursore strategico” per la costruzione di una Cina moderna e un importante supporto per raggiungere una maggiore autosufficienza scientifica e tecnologica in Cina. Ma, perché sia strumentale alla causa, bisognerà rafforzare il lavoro ideologico. “Dobbiamo concentrarci sul rafforzamento dell’educazione ai valori fondamentali del socialismo, guidare gli studenti a stabilire ideali e convinzioni solide, ascoltare sempre il Partito e seguirlo, e dedicarsi al Paese e al popolo”, ha dichiarato Xi. In questo senso, bisognerà gestire in maniera più stretta i libri di testo che vengono destinati agli studenti.

In particolare, Xi ha sottolineato la necessità di sviluppare un’università all’avanguardia nel mondo, che miri “alle frontiere della scienza e della tecnologia del mondo e alle principali esigenze strategiche nazionali”. A questo scopo, il presidente ha ordinato di “analizzare sistematicamente” le tendenze e le lacune della Cina in materia di sviluppo dei talenti e di concentrarsi sulle principali esigenze strategiche del Paese in base alle tendenze dello sviluppo scientifico e tecnologico. “Dovremmo adeguare e ottimizzare in modo dinamico le discipline dell’istruzione superiore e formare in modo mirato i talenti strategici di cui abbiamo urgente bisogno”, ha detto Xi.

Xi ha anche sottolineato la necessità di migliorare l’attrattiva dell’istruzione cinese verso il mondo esterno, per bilanciare il flusso di studenti cinesi che studiano all’estero e il flusso di studenti internazionali che entrano in Cina.

Cina rifiuta incontro tra capi della Difesa con gli Usa

Cina rifiuta incontro tra capi della Difesa con gli UsaRoma, 30 mag. (askanews) – Il governo cinese ha declinato l’invito degli Stati Uniti per un incontro tra i vertici militari dei due Paesi che si sarebbe dovuto tenere a Singapore questa settimana. L’ha annunciato il Pentagono. Che ha parlato di una “preoccupante riluttanza” di Pechino a far incontrare il ministro della Difesa Li Shangfu con il suo omologo statunitense Lloyd Austin in occasione del prossimo vertice sulla difesa del Dialogo di Shangri-La, che si terrà dal 2 al 4 giugno a Singapore,

“Nella notte, la Repubblica popolare cinese ha informato gli Stati uniti di aver declinato il nostro invito di inizio maggio” ad incontrare Li all’evento, ha annunciato il portavoce del Pentagono, il generale di brigata Pat Ryder, durante la festività statunitense del Memorial Day. “La riluttanza della Rpc – ha proseguito – a impegnarsi in discussioni militari significative non diminuirà l’impegno del Dipartimento della Difesa a cercare linee di comunicazione aperte con l’Esercito popolare di liberazione”. Il diniego cinese interrompe una striscia positiva di incontri che sembravano destinati a riaprire una linea di dialogo tra Pechino e Washington. Tuttavia il “no” del ministro della difesa era prevedibile, perché Li è sottoposto a sanzioni da parte degli Stati uniti dal 2018 a causa del suo contributo all’acquisizione da parte cinese di caccia Su-35 e sistemi missilistici di difesa aerei S-400 dalla Russia.

Tuttavia, i funzionari dell’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden avevano insistito sul fatto che le sanzioni non avrebbero dovuto impedire agli esponenti dell’amministrazione Usa d’incontrare Li. Il comandante delle forze statunitensi nell’Indo-Pacifico, ammiraglio John C. Aquilino, la scorsa settimana ha affermato che i colloqui militari ad alto livello tra i due Paesi sono necessari “per mitigare i rischi ed evitare errori di calcolo”. L’annuncio del Pentagono rappresenta anche un’interruzione di una recente serie di incontri, tra cui quelli della settimana scorsa settimana del ministro del Commercio cinese Wang Wentao con la rappresentante del commercio statunitense Katherine Tai e il segretario al Commercio Gina Raimondo.

Cina, disoccupati al 5,5% ma tra giovani quasi il quadruplo: 19,6%

Cina, disoccupati al 5,5% ma tra giovani quasi il quadruplo: 19,6%Roma, 30 mag. (askanews) – Nel primo trimestre il tasso di disoccupazione medio in Cina ha segnato una limatura di 0,1 punti percentuali portandosi al 5,5% a livello urbano. Lo riporta l’ufficio nazionale di statistica cinese, secondo cui a marzo questa voce si è ulteriormente ridotta al 5,3%.

A fronte del dato generale spicca invece in negativo la dinamica del tasso di disoccupazione giovanile: nella fascia di età tra 16 e 24 anni è salita al 18,3%, 1,1 punti percentuali in più rispetto all’ultimo trimestre del 2022. E secondo i dati pubblicati a marzo la disoccupazione giovanile è ulteriormente aumentata, in controtendenza con la dinamica generale, al 19,6%. Secondo l’istituto cinese il principale motivo alla base di questo momento è che i laureati nel 2023 stanno iniziando entrare nel mercato del lavoro e che è aumentata la percentuale di giovani con maggiori livelli di istruzione.

La Cina invierà domani il suo primo civile nello spazio

La Cina invierà domani il suo primo civile nello spazioRoma, 29 mag. (askanews) – La Cina lancerà domani nello spazio il suo primo astronauta – o, meglio, taikonauta – civile, per segnare l’inizio di una nuova fase per Tiangong, la stazione spaziale di recente costruzione. Lo riferisce Straits Times.

Il professor Gui Haichao dell’Università Beihang di Pechino viaggerà insieme al veterano, generale Jing Haipeng, e al colonnello Zhu Yangzhu, anche lui per la prima volta nello spazio. Jing sarà al comando dell’equipaggio. I taikonauti voleranno sulla Shenzhou-16, che sarà lanciata nello spazio dal Centro di lancio satellitare di Jiuquan, nel nord-ovest della Cina, alle 9.31 di domani, ora locale (ore 3.31 in Italia).

Il vettore si aggancerà a Tiangong, la base spaziale cinese, dove i taikonauti prenderanno il posto dell’equipaggio della Shenzhou-15 e vivranno nella stazione spaziale per un periodo stimato di 180 giorni. L’equipaggio della Shenzhou-15 ha vissuto nello spazio per circa sei mesi. Hanno impiegato circa una settimana per completare il passaggio di consegne dalla Shenzhou-14 nel 2022.

Con Shenzhou-16, Jing stabilirà il record del maggior numero di missioni spaziali del Paese. In precedenza aveva partecipato alle missioni Shenzhou-7, 9 e 11. Shenzhou-5, la prima missione cinese con equipaggio, è stata lanciata il 15 ottobre 2003.

I compiti del professor Gui comprenderanno la manutenzione del carico utile, ovvero le parti della navicella che produrranno i dati della missione, e l’invio delle informazioni alla sede centrale. Sarà inoltre responsabile della raccolta e dell’analisi dei dati.

Nordcorea lancerà satellite-spia, Tokyo minaccia di abbatterlo

Nordcorea lancerà satellite-spia, Tokyo minaccia di abbatterloRoma, 29 mag. (askanews) – Giappone e Corea del Sud hanno risposto con durezza all’annuncio nordcoreano che effettuerà il lancio di un suo missile per il collocamento di un satellite-spia in orbita tra il 31 maggio e l’11 giugno. Tokyo ha minacciato che abbatterà il vettore se dovesse attraversare lo spazio aereo giapponese, mentre Seoul ha minacciato di far pagare “il giusto prezzo” a Pyongyang se dovesse effettuare il lancio.

La Corea del Nord ha comunicato a Tokyo che il lancio verrà effettuato tra il 31 maggio e l’11 giugno e il missile, dopo aver collocato in orbita il satellite spia – il cui completamento è stato annunciato la scorsa settimana -, cadrà in un’area di mare a est dell’isola di Luzon, Filippine. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida, parlando in conferenza stampa stamani, ha annunciato una posizione dura rispetto al prospettato lancio.”Sono consapevole che il lancio con la tecnologia dei missili balistici, anche se viene dichiarato come lancio di satellite, è una violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite e una questione seria che riguarda la sicurezza del popolo giapponese: il ministero della Difesa ha emesso l’ordine di distruggerlo se dovesse entrare nel nostro territorio”, ha detto il capo di governo. “Continueremo a fare del nostro meglio – ha detto ancora – per raccogliere informazioni e condurre un monitoraggi, lavorando in stretta collaborazione con gli Stati Uniti e con la Repubblica di Core (Corea del Sud)”.

Il ministero della Difesa giapponese ha ordinato alle Forze di autodifesa aeree di abbattere qualsiasi missile balistico sorvoli i cieli inerni. I missili intercettori SM-3 e i missili Patriot PAC-3 saranno schierati a questo scopo, ha affermato il dicastero. La Corea del Sud, dal canto suo, ha messo in guardia Pyongyang, promettendo che le farà “il giusto prezzo” se procederà con il lancio. “Mettiamo fortemente in guardia contro l’annuncio della Corea del Nord di azioni provocatorie che minacciano la pace regionale e esortiamo a ritirare immediatamente il loro piano di lancio illegale”, ha dichiarato Lim Soo-suk, portavoce del ministero degli Esteri di Seoul in un comunicato.

Dal canto suo, la Corea del Nord oggi ha denunciato le manovre militari Usa-Sudcorea lungo la linea di demarcazione, tenute il 25 maggio. L’agenzia di stampa ufficiale KCNA, ha affermato oggi che sono “un pericoloso tentativo militare statunitense e sudcoreano di innescare una guerra nucleare”.

Pechino: Europa non colleghi relazioni con Cina a vicenda ucraina

Pechino: Europa non colleghi relazioni con Cina a vicenda ucrainaRoma, 29 mag. (askanews) – Collegare le relazioni tra l’Europa e la Cina alla questione ucraina “non è sensato”. L’ha affermato l’ambasciatore cinese presso l’Unione europea Fu Cong in una lunga intervista rilasciata al giornale britannico New Statesman.

“(…) Comprendiamo l’importanza che l’Ue attribuisce alla crisi ucraina. Ma francamente non trovo sensato collegare la posizione della Cina sulla crisi ucraina con le nostre relazioni bilaterali tra Cina e Ue. Non credo sia giusto nei confronti della Cina. Ma non è realistico aspettarsi che la Cina assuma la stessa posizione degli europei, perché la Cina non è in Europa”, ha affermato Fu. La scorsa settimana l’inviato di Pechino per la crisi ucraina, il rappresentante per le questioni euroasiatiche Li Hui, si è recato a Bruxelles dove ha incontrato Enrique Mora, braccio destro del capo della diplomazia europea, Josep Borrell. “L’Ue si aspetta che la Cina, membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, lavori per il ritiro immediato e incondizionato di tutte le forze e attrezzature militari russe da tutto il territorio ucraino”, ha affermato Mora, secondo quanto ha scritto l’ufficio di Borrell.

Fu, dal canto suo, ha spiegato che, accanto alla sovranità ucraina, si deve però tener conto anche delle rivendicazioni russe. “La Cina è molto chiara nel sostenere l’integrità territoriale di tutti i Paesi. Ma francamente non vedo come si possa avere una pace duratura se non si tiene pienamente conto delle legittime preoccupazioni di sicurezza di entrambe le parti. Quindi non si può dire che la Cina sia dalla parte della Russia su questo tema. La Cina sta cercando di facilitare la pace”, ha spiegato il diplomatico. Il diplomatico ha inoltre attaccato l’Europa rispetto alla possibilità che applichi ulteriori penalità nei confronti di aziende cinesi accusate di aggirare le sanzioni nei confronti della Russia. “Se la parte europea impone sanzioni alle aziende cinesi, senza fornirci alcuna prova concreta che dimostri che queste aziende sono impegnate in attività che possono eludere o hanno eluso le sanzioni dell’Ue contro la Russia, allora certamente reagiremo. Come governo abbiamo l’obbligo di salvaguardare gli interessi legittimi delle nostre aziende”.

Nordcorea: siamo disponibili a colloqui con il Giappone

Nordcorea: siamo disponibili a colloqui con il GiapponeRoma, 29 mag. (askanews) – Il viceministro degli Esteri della Corea del Nord ha dichiarato che Pyongyang è disposta a tenere colloqui ad alto livello con Tokyo se il Giappone mostrerà un cambiamento di posizione su altre questioni in sospeso, come la vicenda dei cittadini giapponesi rapiti negli anni ’70-’80 del secolo scorso da parte dei servizi nordcoreani. Lo riferiscono oggi i media di stato norcoreani, evidenziando una posizione che rappresenta in realtà un ostacolo alla possibilità di un vertice tra Kishida e il leader nordcoreano Kim Jong Un.

La dichiarazione del viceministro degli Esteri del Nord Pak Sang Gil arriva dopo che il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha espresso il desiderio di avviare colloqui con Pyongyang per organizzare un vertice con Kim. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale KCNA, Pak ha detto che “non c’è motivo per cui la Repubblica democratica popolare di Corea e il Giappone non si incontrino”, se Tokyo non è “cristallizzata sul passato e cerca invece una via d’uscita per migliorare le relazioni”. In particolare, Pak ha segnalato che il Giappone continua a “chiedere a gran voce un accordo sulla questione dei rapimenti”, che per Pyongyang “è già stata risolta”.

Pak ha sostenuto che Kishida ha costantemente espresso il desiderio di un vertice “senza precondizioni” dopo il suo insediamento, ma ha aggiunto che “non sappiamo cosa voglia realmente ottenere”. Kishida, in una conferenza stampa, ha ribadito ai giornalisti la sua volontà di impegnarsi con il Nord, affermando di voler affrontare la questione dei rapimenti con determinazione, in maniera diretta, per fare progressi concreti.

La vicenda dei rapimenti è fortemente sentita dall’opinione pubblica giapponese. Negli anni ’70-’80 i servizi nordcoreani misero in atto un programma di rapimenti di ignari cittadini all’estero, in particolare in Giappone, da utilizzare a diversi scopi: l’addestramento delle spie nordcoreane, matrimoni con altri rapiti o fuoriusciti sudcoreani o di altre nazionalità (tra i quali quattro disertori statunitensi), ecc. Tra questi rapimenti, diventati di pubblico dominio solo nella seconda metà degli anni ’90, fece particolare scalpore il caso di Megumi Yokota, rapita a 13 anni nella città di Niigata nei 500 metri che dividevano la sua scuola media da casa.

In seguito, l’allora leader nordcoreano Kim Jong Il – padre di Kim Jong Un – ammise con qualche ambiguità i rapimenti di 13 persone (mentre ce ne sono molti di più il cui stato non è definito ufficialmente). Dopo un po’ cinque di questi rapiti, con le loro famiglie, poterono tornare in Giappone. Altri otto – tra in quali Megumi Yokota – furono dichiarati morti da Pyongyang, senza che però il regime nordcoreano abbia mai fornito prove effettive del loro decesso. Tokyo continua a chiedere elementi concreti sulla sorte dei rapiti, non manca di far inserire in tutti i documenti internazionali che riguardino anche la Corea del Nord (compreso il recente comunicato congiunto del summit G7 di Hiroshima) un riferimento ai rapiti e pone come condizione per un processo di normalizzazione con Pyongyang la soluzione della vicenda dei rapimenti.

Giappone, premier Kishida licenzia il figlio per un “party”

Giappone, premier Kishida licenzia il figlio per un “party”Roma, 29 mag. (askanews) – Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha annunciato oggi il licenziamento del figlio maggiore, Shotaro, a partire dal primo gennaio del prossimo anno, dopo che sono filtrate sulla stampa giapponese fotografie che lo ritraggono in comportamenti inappropriati durante un party presso la residenza ufficiale del premier.

Shotaro, 33 anni, è anche stato assunto dal padre come proprio segretario particolare lo scorso anno e questo ha provocato malumori in Giappone. Da quel momento, il comportamento del figlio ha creato già grattacapi al capo dell’esecutivo nipponico. Per esempio, a inizio anno è stato accusato di aver usato mezzi ufficiali per andare a fare shopping a Parigi, Londra, Ottawa. In questo caso è stato difeso a spada tratta dal genitore, il quale ha sostenuto che in realtà il giovane segretario si era recato su sua indicazione a comprare souvenir per membri del governo e per scattare foto da inserire nei profili social del padre. La scorsa settimana, il settimanale Bunshun Online ha riferito che Shotaro ha tenuto una festa di fine anno con i parenti nella residenza ufficiale del primo ministro a dicembre e, in quell’occasione, ha giocato a fare una “finta conferenza stampa” e si è sdraiato sulle scale della residenza stessa.

Kishida ha dichiarato ai giornalisti nella residenza ufficiale che Shotaro sarà sostituito a partire dal primo gennaio del prossimo anno. “Ho deciso di sostituirlo perché il suo comportamento dello scorso anno nel luogo pubblico della residenza ufficiale del Primo Ministro è stato inappropriato per un segretario politico in una posizione ufficiale, e ho deciso di porre una chiara linea di demarcazione”, ha detto il capo di governo. “Naturalmente – ha continuato – la responsabilità della nomina ricade su di me e la prendo molto seriamente”.

Cina a Giappone: revocare restrizioni sull’export per industria chip

Cina a Giappone: revocare restrizioni sull’export per industria chipRoma, 29 mag. (askanews) – Il ministro del Commercio cinese Wang Wentao, partecipando alla due giorni della ministeriale della Coooperazione economica Asia-Pacifico (Apec) – ha attaccato il Giappone, che ha ospitato il summit G7, per aver “infangato” la Cina e ha chiesto ai Sette di fermare le restrizioni sulle esportazioni di semiconduttori nei confronti della Cina, che a suo dire “violano gravemente” le regole economiche e commerciali internazionali. Lo segnala oggi un comunicato del ministero degli Esteri.

Wang ha colto l’occasione della riunione Apec per presentare solenni rimostranze al ministro del Commercio giapponese Yasutoshi Nishimura durante un incontro venerdì, a margine della riunione di due giorni dei ministri del Commercio a Detroit. “Il Giappone non ha tenuto conto della forte opposizione della Cina e delle opinioni dell’industria e ha insistito nell’introdurre misure di controllo sulle esportazioni di semiconduttori, violando gravemente le regole economiche e commerciali internazionali e danneggiando le fondamenta dello sviluppo industriale”, ha dichiarato Wang.

Da gennaio gli Stati uniti hanno siglato un accordo con il Giappone e i Paesi bassi, due importanti attori dell’industria dei semiconduttori, per imporre controlli sulle esportazioni ostacolando le ambizioni di Pechino di costruire le proprie capacità interne di produzione di chip. A marzo, inoltre, Tokyo ha rafforzato le restrizioni all’esportazione di 23 tipi di tecnologia di punta per la produzione di chip, imponendo alle aziende locali di ricevere una licenza prima di poter vendere prodotti alla Cina. L’elenco è stato aggiornato una settimana fa e le restrizioni dovrebbero entrare in vigore il 23 luglio.

“La Cina è fortemente insoddisfatta ed esorta il Giappone a correggere le sue pratiche sbagliate e a mantenere efficacemente la stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento globali”, ha dichiarato Wang, precisando che la Cina è disposta a lavorare con il Giappone per fornire un “ambiente commerciale equo, trasparente e prevedibile” e costruire una relazione che “soddisfi i requisiti della nuova era”. Wang ha anche espresso l’insoddifazione di Pechino rispetto agli “attacchi” rivolti alla Cina durante il vertice del G7 della scorsa settimana a Hiroshima, in Giappone. “I Paesi del G7 hanno manipolato le questioni relative alla Cina nella dichiarazione congiunta, hanno emesso un cosiddetto documento sulla sicurezza economica alludendo alla Cina e hanno interferito negli affari interni della Cina”, si legge nella dichiarazione cinese, riferendosi alle osservazioni del blocco sulle politiche del Paese a Hong Kong, nello Xinjiang e in Tibet e sulle rivendicazioni territoriali nei mari della Cina orientale e meridionale. “Speriamo – ha continuato – che il Giappone corregga la sua percezione della Cina e promuova realmente la stabilità e lo sviluppo delle relazioni commerciali tra i due Paesi con un atteggiamento costruttivo”.

Durante la conferenza di Detroit, Wang ha incontrato anche altre controparti internazionali, tra cui la rappresentante commerciale statunitense Katherine Tai. Secondo un comunicato della Cina, le due parti hanno avuto “scambi sinceri, pragmatici e approfonditi” sulle relazioni commerciali bilaterali e su questioni regionali e multilaterali di interesse comune.

Attacco hacker cinese a Usa, Pechino respinge le accuse

Attacco hacker cinese a Usa, Pechino respinge le accuseRoma, 25 mag. (askanews) – La Cina ha respinto oggi le accuse arrivate dall’intelligence statunitense su un presunto attacco hacker a scopo di spionaggio con un malware promosso dal governo di Pechino. Ha definito queste informazioni – arrivate da Microsoft, dalla National Security Agency Usa e, a cascata, da agenzie d’intelligence di Gran Bretagna, Australia, Canada, Nuova Zelanda, ecc. – come “un’operazione di disinformazione collettiva da parte degli Stati uniti e dei paesi della Five Eyes Alliance a fini geopolitici”.

Nella quotidiana conferenza stampa, la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha detto che il rapporto diffuso da Microsoft, NSA e dalle altre organizzazione d’intelligence è “estremamente poco professionale”, un “collage” d’informazioni con “una grave carenza di prove”. “Come tutti sappiamo, la Five Eyes Alliance è la più grande organizzazione di intelligence del mondo e l’Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati uniti è la più grande organizzazione di hacker del mondo: è ironico che abbiano rilasciato congiuntamente rapporti di informazioni false”, ha sostenuto ancora Mao Ning. “Per quanto riguarda la partecipazione di alcune aziende – ha proseguito – questo dimostra che, oltre alle agenzie governative, gli Stati Uniti stanno espandendo anche nuovi canali per la diffusione di informazioni false; non è la prima volta, né sarà l’ultima”.

La portavoce cinese ha inoltre rovesciato le accuse, ricordando come in un rapporto a settembre l’intelligence cinese abbia “rivelato in dettaglio l’attacco informatico dell’Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati uniti alla Politecnico della Cina nordorientale: gli Stati Uniti dovrebbero immediatamente rendere conto di quel’attacco informatico, invece di diffondere false informazioni per distogliere l’attenzione”. Ieri le agenzie di cybersicurezza degli Usa e degli altro quattro paesi anglofoni che compongono l’alleanza d’intelligence Five Eyes hanno diffuso un “allarme congiunto di cybersicurezza” (Cybersecurity Advisory, CSA) per “sottolineare un un cluster di attività d’interesse associato a un attore cyber sponsorizzato dalla Repubblica popolare cinese e conosciuto come ‘Volt Typhoon’”. Dal canto suo, il gigante del software americano Microsoft ha detto che Volt Typhoon, attivo da metà 2021, ha colpito infrastrutture critiche a Guam, isola che ospita una delle più grandi strutture militari Usa nel Pacifico, con un malware di difficile rilevazione.

Si tratta di una delle più grandi campagne di spionaggio informatico conosciute contro le infrastrutture critiche americane. “Microsoft – ha continuato il gruppo tech – valuta con moderata fiducia che questa campagna Volt Typhoon stia perseguendo lo sviluppo di capacità che potrebbero interrompere le infrastrutture di comunicazione critiche tra gli Stati Uniti e la regione asiatica durante le crisi future”.