Taiwan, Biden: se Cina agirà unilateralmente, ci sarà reazioneRoma, 21 mag. (askanews) – Il presidente Usa Joe Biden ha affermato oggi in una conferenza stampa alla fine del summit G7 a Hiroshima che gli Stati Uniti continueranno a mettere Taiwan “in una posizione in cui potranno difendersi” e ha assicurato che, se la Cina dovesse tentare un cambiamento unilaterale dello status quo, c’è intesa tra Usa e alleati che sarebbe necessaria “una risposta”.
Biden ha comunque chiarito di non ritenere “inevitabile” l’idea che ci sarà un conflitto nella regione.
Biden: al G7 decisa strategia riduzione rischio CinaRoma, 21 mag. (askanews) – I leader del G7 nel summit di Hiroshima non hanno deciso di “disaccoppiare” (decoupling) i paesi più sviluppati dalla Cina, ma di adottare una strategia di “riduzione del rischio” (de-risking). L’ha ribadito anche il presidente degli Stati uniti Joe Biden in una conferenza stampa al termine del vertice.
“Non stiamo cercando di fare il ‘decoupling’, stiamo cercando di ridurre i rischi e diversificare”, ha detto il leader americano ai giornalisti. Biden ha posto l’accento, in particolare, sull’importanza di non dipendere dalle catene di approvvigionamento cinesi, resistendo alla “coercizione economica” e contrastando “pratiche dannose che danneggiano i nostri lavoratori”. Questo, ha proseguito, “significa proteggere un ristretto insieme di tecnologie avanzate fondamentali per la nostra sicurezza nazionale”.
Nucleare, Setsuko Thurlow: il G7 a Hiroshima? Un grande fallimentoRoma, 21 mag. (askanews) – Il G7 di Hiroshima? E’ stato “un grande fallimento”. Questo il parere, molto duro, di Setsuko Thurlow, una delle voci più rilevanti del mondo degli “hibakusha” (“esposti all’arma atomica”), nota in tutto il mondo per essere figura di spicco della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), istituzione premio Nobel per la Pace, all’accettazione del quale proprio Thurlow prestò il suo volto pronunciando il discorso formale nel 2017.
“Il vertice G7 è stato un grande fallimento”, ha affermato Thurlow, 91 anni, in una conferenza stampa a Hiroshima. E, raggiunta dalla BBC, ha ancora detto: “Non mi hanno dato un senso di urgenza, mi pare che abbiano ripetuto solo cose che già dicevano. Hanno ripetuto che vogliono un mondo senza armi nucleari, ma quello che in realtà accade è che tutte le decisioni che assumono sono prese da Stati dotati di armi nucleari”.E – ha continuato – “come realtà fattuale tre paesi tra quelli presenti in questo G7 credono nell’uso delle armi nucleari: con questo tipo di atteggiamento come si può essere seri quando si parla di abolire le armi nucleari?”Il primo ministro giapponese Fumio Kishida, originario di Hiroshima, ha voluto tenere nella città martire della bomba atomica il summit proprio per riuscire a ottenere dai leader G7 – tra i quali ci sono tre potenze nucleari: Usa, Gran Bretagna e Francia – un impegno a percorrere la strada della denuclearizzazione, in un momento di forte instablità globale e con la guerra in Ucraina che è stata occasione per la Russia di minacciare l’utilizzo di bombe nucleari tattiche.
Hiroshima è stata la prima città al mondo distrutta dalla bomba atomica, il 6 agosto 1945, con un bilancio di vittime che oscilla tra 70mila e 130mila e con una storia di grandi sofferenze dei sopravvissuti, gli “hibakusha”, di cui Thurlow è una esponente di spicco. Tre giorni dopo Hiroshima, gli Usa lanciarono un’altra bomba atomica su Nagasaki, la seconda e ultima città costretta all’olocausto nucleare.Kishida, oggi, ha rivendicato il successo della sua azione, non tradendo l’emozione durante la conferenza stampa finale del vertice. “I leader del G7 hanno potuto direttamente avere esperienza dei luoghi del bombardamento atomico, ascoltare la voce delle vittime dell’atomica: percepisco il significato storico di questo fatto”, ha detto il capo del governo giapponese. “Noi leader portiamo due responsabilità. La prima responsabilità fondamentale: in una situazione di sicurezza e di stabilità critica, proteggere la sicurezza delle persone. Contemporaneamente, abbiamo la responsabilità di non perdere di vista l’obiettivo di un mondo senza armi nucleari, di continuare a chiedere un mondo senza armi nucleari”, ha affermato il premier nipponico. “Le prossime generazioni non devono vivere la paura nucleare, dobbiamo fare in modo di poter aspirare alla pace e alla tranquillità”.
Setsuko Thurlow, dal canto suo, nei giorni scorsi aveva chiesto in un’intervista che i leader rilasciassero “una dichiarazione sul valore del venire a Hiroshima, perché ha un grande significato”. In effetti i leader hanno rilasciato un documento intitolato “G7 Leaders’ Hiroshima Vision on Nuclear Disarmament”, nel cui preambolo si dice: “In un momento solenne e di riflessione, riaffermiamo, in questo primo documento dei leader del G7 che dedica un’attenzione particolare al disarmo nucleare, il nostro impegno per realizzare un mondo senza armi nucleari con la massima sicurezza per tutti”.A Thurlow, tuttavia, questo non sembra essere bastato perché la “hibakusha” non ha percepito la genuinità che si attendeva dalle reazioni dei leader. D’altronde parliamo di una persona che ha visto davanti ai suoi occhi l’apocalisse. Alle 8 del mattino del 6 agosto 1945, quando scoppiò l’atomica, fu sterminata parte della sua famiglia: morirono otto membri, compreso i suo nipotino Eiji di 4 anni che stava attraversando con lei e la sorella un ponte al momento della deflagrazione. Inoltre 351 dei suoi compagni di scuola e docenti furono annichiliti dall’esplosione. Lei stessa per mesi dové affrontare la sindrome acuta da esposizione alle radiazioni e per anni convivere con il timore di morire per le conseguenze del bombardamento, come accaduto a molti altri suoi famigliari.
Così non stupisce che, alla fine di questo vertice, il commento di questa anziana, ma ancora combattiva signora sia stato così duro. “Avrei voluto che i leader si togliessero le loro vesti di capi, presidenti, politici, spogliandosi anche nudi, parlando da persona a persona, che trasmettessero quello che avevano provato” visitando il Museo della Bomba atomica, ha spiegato. “Invece, di questo, io non ho percepito nulla”.
Appello di Kishida contro le armi nucleari: G7 a Hiroshima storicoRoma, 21 mag. (askanews) – Fumio Kishida, il primo ministro giapponese originario di Hiroshima, ha definito “storico” il summit G7 tenuto nella città martire del primo bombardamento atomico della storia e ha voluto dedicare al tema del disarmo nucleare la prima e più rilevante parte della sua conferenza stampa finale, lanciando un forte appello contro le armi nucleari.
Non a caso ha scelto l’area del Parco della Pace per tenere l’incontro con la stampa, avendo sullo sfondo la Hiroshima Dome, simbolo dell’olocausto nucleare. “Nell’estate del 1945 Hiroshima è stata distrutta dalla bomba atomica. (…) In seguito, grazie all’impegno della gente di Hiroshima, delle persone esposte all’atomica (“hibakusha”), questa città è stata riportata alla sua bellezza. Qualcuno ha immaginato di farla rinascere come ‘città della pace’”, ha detto Kishida, tradendo un momento di commozione.
“Oggi ci troviamo di fronte al tema dell’invasione russa dell’Ucraina. Proprio in questo contesto di sicurezza così critico, dobbiamo mostrare al mondo da qui una forte volontà di pace e stabilità, Questo il tema che come presidente del G7 il Giappone ha posto a questo summit”, ha detto ancora Kishida, segnalando come i leader del G7 hano concordato su una visione che prevede l’impossibilità di combattere una guerra nucleare. “I leader del G7 hanno potuto direttamente avere esperienza dei luoghi del bombardamento atomico, ascoltare la voce delle vittime dell’atomica: percepisco il significato storico di questo fatto”. Kishida ha fatto un richiamo alla responsabilità dei leader globali. “Noi leader portiamo due responsabilità. La prima responsabilità fondamentale: in una situazione di sicurezza e di stabilità critica, proteggere la sicurezza delle persone. Contemporaneamente, abbiamo la responsabilità di non perdere di vista l’obiettivo di un mondo senza armi nucleari, di continuare a chiedere un mondo senza armi nucleari”, ha affermato il premier nipponico. “Le prossime generazioni non devono vivere la paura nucleare, dobbiamo fare in modo di poter aspirare alla pace e alla tranquillità”.
Per questo, ha detto ancora “da Hiroshima, dal luogo bombardato con l’atomica, la nostra generazione deve continuare ad affermare che il genere umano non può essere distrutto dalla guerra nucleare”. E ha proseguito: “Credendo nella sopravvivenza del genere umano, chiedendo la pace, noi tutti leader di tutto il mondo, media di tutto il mondo, i bambini che sperano nel domani, coloro che conoscono la guerra del passato: tutti siamo cittadini di Hiroshima. (…) Per i nostri figli, per i nostri nipoti, per i nostri posteri, dobbiamo puntare a un mondo che non abbia più armi nucleari. Chiedo che da oggi, come cittadini di Hiroshima, passo dopo passo, puntiamo assieme a quesrto obiettivo”.
A Hiroshima riuniti i quattro leader del QuadRoma, 20 mag. (askanews) – I quattro leader dei paesi che fanno parte del raggruppamento Quad (Giappone, Australia, Stati uniti, India) si sono riuniti oggi, a margine del summit G7 a Hiroshima, per tenere il loro vertice annullato a causa della cancellazione della visita del presidente Usa Joe Biden in Australia.
Sono presenti il primo ministro giapponese Fumio Kishida, il presidente Usa Joe Biden, il premier australiano Anthony Albanese e il primo ministro indiano Narendra Modi. All’incontro, i quattro dovrebbero scambiarsi opinioni sulla situazione di sicurezza regionale e confermare la cooperazione per la realizzazione di un “Indo-Pacifico libero e aperto”, tenendo conto della crescente pressione da parte della Cina nel Mar cinese orientale e meridionale.
I quattro inoltre dovrebber parlare dei progressi della cooperazione su questioni comuni, come le iniziative di sicurezza economica, a partire il rafforzamento della catena di fornitura dei semiconduttori, e delle risposte ai cambiamenti climatici. Il vertice Quad era originariamente programmato in Australia il 24 maggio, dopo il summit di Hiroshima, ma è stato anticipato e spostato nella città giapponese perché Biden dovrà rientrare in America subito dopo il summit per affrontare la questione delle trattative sul tetto del debito.
G7 prudente sulla Cina: no a coercizione, rapporto costruttivoRoma, 20 mag. (askanews) – E’ evidentemente frutto di una mediazione, la parte che riguarda la Cina del comunicato finale del summit G7 di Hiroshima, che raggruppa i punti di vista più sfumati dei partner europei e quello più rigido degli Usa. Alla fine, dal documento, emerge una posizione prudente che spende parole dure sul tema dei diritti umani (Tibet, Xinjiang) e contro le “interferenze che minano le nostre comunità” e che punta il dito contro la “coercizione economica”, ma che nello stesso tempo esprime disponibilità ad avere “relazioni costruttive e stabili” con la Cina e assicura che i Sette non hanno cambiato idea sulla politica dell’”Unica Cina”, chiedendo una soluzione pacifica per Taiwan.
INTERFERENZE La Cina eviti di “condurre attività di interferenza volte a minare la sicurezza e l’incolumità delle nostre comunità, l’integrità delle nostre istituzioni democratiche e della nostra prosperità economica” si legge nel comunicato diffuso oggi, in anticipo a causa dell’arrivo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Hiroshima. I leader G7 chiedono a Pechino di “agire in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione di Vienna sulle Relazioni diplomatiche e la Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari”.
COERCIZIONE ECONOMICA “Rafforzeremo la collaborazione lanciando una piattaforma di coordinamento contro la coercizione economica per aumentare la nostra capacità di valutazione collettiva, preparazione, deterrenza e risposta alla coercizione economica, e promuoveremo ulteriormente la cooperazione con i partner al di là il G7”, si legge nel comunicato dove, in questa parte, non si fa riferimento esplicito a Pechino, ma poi la formula ritorna nella parte regionale dedicata proprio alla Cina.
“Approfondiremo – continua – il nostro dialogo strategico contro le pratiche dannose per proteggere le catene di approvvigionamento globali da influenze illegittime, spionaggio, fuga di conoscenze illecite e sabotaggio nella sfera digitale. Affermiamo la nostra responsabilità condivisa e la determinazione a coordinarci per impedire che le tecnologie all’avanguardia che sviluppiamo vengano utilizzate per promuovere le capacità militari che minacciano la pace e la sicurezza internazionali”. TAIWAN
“Ribadiamo l’importanza della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan, come indispensabile per la pace e la prosperità nella comunità internazionale”, si legge nel comunicato finale. “Non c’è alcun cambiamento nelle posizioni di base dei membri del G7 su Taiwan, a partire dalla politica sull’”Unica Cina””, si legge ancora nel documento. “Chiediamo – affermano i Sette – una soluzione pacifica delle questioni collegate allo Stretto di Taiwan”. MAR CINESE MERIDIONALE
Per quanto riguarda le rivendicazioni cinesi nel Mar cinese meridionale, i Sette hanno ribadito che “non esiste una base legale per le estese rivendicazioni marittime della Cina nel Mar cinese ceridionale, e noi ci opponiamo alle attività di militarizzazione della Cina nella regione”.
I Sette hanno dichiarato inoltre che si opporranno “fermamente” a cambiamenti dello status quo.
RELAZIONI COSTRUTTIVE E STABILI
I Sette tuttavia si sono detti “pronti a costruire relazioni costruttive e stabili con la Cina, riconoscendo l’importanza di impegnarci apertamente ed esprimere le nostre preoccupazioni direttamente alla Cina. Agiamo nel nostro interesse nazionale. E’ necessario cooperare con la Cina, dato il suo ruolo nella comunità internazionale e le dimensioni della sua economia, sulle sfide globali e sui settori di interesse comune”.
I campi di collaborazione sono tanti: la crisi climatica, la protezione della biodiversità, la conservazione delle risorse naturali, la sostenibilità e il debito dei paesi vulnerabili, la salute globale e la stabilità macroeconomica.
“I nostri approcci politici non sono progettati per danneggiare la Cina né cerchiamo di ostacolare il suo progresso e sviluppo economico. Una Cina in crescita, che rispetta le regole internazionali, sarebbe di interesse globale. Non ci stiamo disaccoppiando o rivolgendo verso l’interno”, hanno assicurato i Sette.
“Allo stesso tempo – hanno proseguito – riconosciamo che la resilienza economica richiede la riduzione dei rischi e la diversificazione. Prenderemo provvedimenti, individualmente e collettivamente, per investire nella nostra vivacità economica. Ridurremo le dipendenze eccessive nelle nostre catene di approvvigionamento critiche”.
ELIMINARE DISPARITA’ TRA LAVORATORI E IMPRESE
Tuttavia per garantire relazioni economiche sostenibili con la Cina, rafforzando il commercio globale, i G7 si impegnato a fare “pressione per condizioni di parità per i nostri lavoratori e le nostre imprese”. Il che vuol dire – secondo i leader – “affrontare le sfide poste dalle politiche e dalle pratiche non di mercato della Cina, che distorcono l’economia globale”. In particolare si parla di pratiche come “il trasferimento illegittimo di tecnologia o la divulgazione di dati”. I Sette inoltre riconoscono la “necessità di proteggere alcune tecnologie avanzate che potrebbero essere utilizzate per minacciare la nostra sicurezza nazionale, senza limitare indebitamente il commercio e gli investimenti”.
Leader G7: a Cina chiediamo soluzione pacifica questione TaiwanRoma, 20 mag. (askanews) – I leader del G7 hanno chiesto una “soluzione pacifica” per la questione di Taiwan, sottolineando la necessità di mantenere la pace nello Stretto e ribadendo il loro riconoscimento della politica dell’”Unica Cina”. Lo si legge nel comunicato finale del summit di Hiroshima, che si conclude domani.
“Ribadiamo l’importanza della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan, come indispensabile per la pace e la prosperità nella comunità internazionale”, si legge nel comunicato finale. “Non c’è alcun cambiamento nelle posizioni di base dei membri del G7 su Taiwan, a partire dalla politica sull’”Unica Cina””, si legge ancora nel documento.“Chiediamo – affermano i Sette – una soluzione pacifica delle questioni collegate allo Stretto di Taiwan”.
Leader G7: Indo-Pacifico libero e aperto basato su stato dirittoRoma, 20 mag. (askanews) – I leader del G7 hanno ribadito la richiesta di un Indo-Pacifico “libero e aperto”, basato sullo “stato di diritto” che “protegga i principi condivisi tra cui la sovranità, l’integrità territoriale, la risoluzione pacifica delle controversie, le libertà fondamentali e i diritti umani”. Lo si legge nel comunicato finale del summit di Hiroshima, che si conclude domani.
“Ribadiamo l’importanza di un Indo-Pacifico libero e aperto, che sia inclusivo, prospero, sicuro, basato sullo stato di diritto e che protegga i principi condivisi tra cui la sovranità, l’integrità territoriale, la risoluzione pacifica delle controversie, le libertà fondamentali e i diritti umani”, recita il comunicato che, senza citarla, manda un messaggio in particolare alla Cina. “Data l’importanza della regione, i membri del G7 ei nostri partner hanno intrapreso le rispettive iniziative indo-pacifiche per contribuire a rafforzare il nostro impegno. Sottolineiamo il nostro impegno a rafforzare il coordinamento con i partner regionali, tra cui l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) e i suoi Stati membri”, continua il comunicato.
“Riaffermiamo il nostro incrollabile sostegno alla centralità e all’unità dell’Asean e il nostro impegno a promuovere la cooperazione in linea con l’Asean Outlook sull’Indo-Pacifico. Ribadiamo inoltre la nostra partnership con i paesi delle isole del Pacifico e l’importanza di sostenere le loro priorità ed esigenze in conformità con la strategia 2050 del Forum delle isole del Pacifico per il continente blu del Pacifico. Accogliamo con favore e incoraggiamo ulteriormente gli sforzi compiuti dal settore privato, dalle università e dai gruppi di riflessione, che contribuiscono alla realizzazione di un Indo-Pacifico libero e aperto”.
Il messaggio a Pechino dei leader G7: no a coercizione economicaRoma, 20 mag. (askanews) – I leader dei paesi del G7, riuniti nel summit annuale a Hiroshima, hanno avvertito oggi che qualsiasi tentativo di “coercizione economica” avrà “conseguenze”. Si tratta di un messaggio principalmente destinato alla Cina, pur non citata esplicitamente.
“Il mondo ha registrato un preoccupante aumento degli episodi di coercizione economica che cercano di sfruttare vulnerabilità e dipendenze economiche e minano le politiche estere e interne e posizioni dei membri del G7 e dei partner in tutto il mondo”, si legge nella dichiarazione congiunta dei leader del G7 sulla resilienza e la sicurezza economica. Pertanto – continua -“ai nostri rispettivi livelli nazionali, useremo gli strumenti, ne rivedremo l’efficacia e ne creeremo di nuovi, se necessario, per scoraggiare e contrastare l’uso di misure economiche coercitive”.
In precedenza il consigliere di sicurezza nazionale Usa jake Sullivan ha spiegato, parlando con ig iornalisti, che i leader del G7 vogliono impedire che le esportazioni di tecnologia in Cina danneggino la loro sicurezza nazionale. In tal senso, le misure dovrebbero lavorare in maniera da costituire catene di approvvigionamento più resilienti per i paesi del G7, che sono fortemente dipendenti dalla Cina in alcuni settori. Inoltre i paesi prenderanno anche misure “per proteggere le tecnologie sensibili, come i controlli sulle esportazioni e disposizioni per gli investimenti all’estero”, ha aggiunto Sullivan.
Gli Usa sono particolarmente sensibili sul tema e hanno avviato da tempo azioni per limitare l’accesso di Pechino a strumenti avanzati per la produzione dei semiconduttori, oltre a lavorare per un riavvio dell’industria dei chip in territorio americano. Jake Sullivan ha anche detto che non ci sono particolari divergenze tra Usa e paesi dell’Unione europea sull’approccio da adottare rispetto allla Cina: nulla di “ostile” nei confronti di Pechino, ma un “preoccupazioni” per la politica cinese.
G7, India dona busto del Mahatma Gandhi a HiroshimaRoma, 20 mag. (askanews) – L’India, uno dei paesi invitati al vertice del G7, ha donato un busto del Mahatma Gandhi alla città di Hiroshima e oggi si è tenuta una cerimonia di inaugurazione alla prrsenza del primo ministro Narendra Modi, nella città per partecipare al summit G7 come invitato.
Il busto è alto circa 2,2 metri ed è collocato in unospazio verde. Secondo la città, l’ambasciatore indiano in Giappone aveva annunciato l’offerta ad aprile. La città ha accettato il regalo, perché i principi e le attività di non violenza e disobbedienza civile di Gandhi sono coerenti con l’idea della città di promuovere una “cultura della pace”. Il sindaco Kazumi Matsui ha dichiarato in un’intervista dopo la cerimonia: “È molto simbolico che siamo stati in grado di allestirlo qui. Spero che sarà un’opportunità per le persone di andare d’accordo al di là dei confini”.