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Nordcorea ha di nuovo testato drone sottomarino nucleare il 25-27 marzo

Nordcorea ha di nuovo testato drone sottomarino nucleare il 25-27 marzo


Nordcorea ha di nuovo testato drone sottomarino nucleare il 25-27 marzo – askanews.it



Nordcorea ha di nuovo testato drone sottomarino nucleare il 25-27 marzo – askanews.it


















Roma, 28 mar. (askanews) – La Corea del Nord avrebbe nuovamente testato un sistema d’arma nucleare sottomarino tra il 25 e il 27 marzo. L’ha affermato oggi l’agenzia di stampa nordcoreana Korean Central News Agency (KCNA), dopo che ieri lo Stato maggiore sudcoreano ha affermato che le rivendicazioni di Pyongyang sarebbero ampiamente gonfiate.

Secondo l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana, il drone di attacco nucleare sottomarino Haeil-1, dispiegato nella baia di Wonsan, ha raggiunto un bersaglio il 27 marzo dopo aver percorso un percorso frastagliato e ovale che ha simulato la distanza di 600 chilometri nel mar del Giappone per 41 ore e 27 minuti. Il drone avrebbe fatto esplodere con successo la testata di prova sott’acqua, ha detto. L’affidabilità del sistema d’arma è stata verificata e tutte le specifiche tattiche e tecniche sono state correttamente stimate durante il test, secondo la fonte nordcoreana.

“Dopo aver messo insieme le analisi nostre e degli Usa del ‘drone di attacco nucleare sottomarino’ e le opinioni degli esperti su di esso, i nostri militari stanno dando peso alla possibilità che l’affermazione possa essere stata esagerata o inventata”, ha riferito però ieri il comando sudcoreano in una dichiarazione. “Ci sono movimenti che indicano che il Nord stia lavorando per sviluppare un veicolo sottomarino senza pilota, ma la nostra valutazione è che sia ancora in una fase iniziale (di sviluppo)”, ha aggiunto. Pyongyang sta spingendo sul fronte nucleare, mentre Sudcorea, Stati uniti e Giappone continuano a svolgere sempre più manovre militari di contrasto rispetto al regime di Kim Jong Un. Il quale, dal canto suo, ha ordinato, Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha ordinato un incremento della produzione di “materiale nucleare militare” e la fabbricazione di armi più potenti.

Dopo aver parlato con i funzionari dell’istituto per le armi nucleari del paese, il leader ha affermato che la Corea del Nord deve essere pronta a usare le sue armi nucleari ” ovunque e in qualsiasi momento”, secondo quanto riportato dall’agenzia KCNA, l’agenzia di stampa governativa della Corea del Nord.

Ucraina, Pechino: tutte le parti s’impegnino per soluzione pacifica

Ucraina, Pechino: tutte le parti s’impegnino per soluzione pacifica


Ucraina, Pechino: tutte le parti s’impegnino per soluzione pacifica – askanews.it



Ucraina, Pechino: tutte le parti s’impegnino per soluzione pacifica – askanews.it


















Roma, 27 mar. (askanews) – La Cina ha oggi ribadito il suo appello a una soluzione pacifica della guerra in Ucraina, dopo che la Russia ha dichiarato il posizionamento di armi nucleari tattiche nella vicina Bielorussia, giorni dopo un impegno congiunto con la Cina contro il dispiegamento di armi nucleari oltre i territori nazionali.

Nella quotidiana conferenza stampa a Pechino, la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha dichiarato: “Nelle circostanze attuali, tutte le parti dovrebbero concentrarsi sugli sforzi diplomatici per risolvere pacificamente la crisi ucraina e promuovere congiuntamente il rilassamento della situazione”. E ha aggiunto: “Nel gennaio dello scorso anno, i leader dei cinque Stati dotati di armi nucleari hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, sottolineando che una guerra nucleare non può essere vinta o combattuta, sottolineando che le guerre tra Stati dotati di armi nucleari dovrebbero essere evitate e i rischi strategici dovrebbero essere ridotti”. Nella dichiarazione congiunta firmata dal presidente cinese Xi Jinping e dal presidente russo Vladimir Putin al termine del loro summit la scorsa settimana, si legge: “”Tutte le potenze nucleari non devono schierare armi nucleari al di fuori dei loro territori nazionali e devono ritirare tutte le loro armi nucleari collocate all’estero” per “ridurre il rischio di scatenare una guerra nucleare (…)”.

Corea del Nord lancia due missili a corto raggio

Corea del Nord lancia due missili a corto raggio


Corea del Nord lancia due missili a corto raggio – askanews.it



Corea del Nord lancia due missili a corto raggio – askanews.it


















Roma, 27 mar. (askanews) – La Corea del Nord ha lanciato oggi due missili balistici a corto raggio (SRBM) verso il mar del Giappone, poco prima che una portaerei nucleare Usa concludesse manovre congiunte con la Corea del Sud nelle vicinanze dell’isola di Jeju. Lo ha riferito oggi lo Stato maggiore congiunto sudcoreano.

I lanci sono avvenuti da Chunghwa, nella provincia di Nord Hwanghae attorno alle 8 del mattino locale (13 in Italia). I due missili hanno volato per 370 km prima di cadere in acqua. Corea del Sud e Usa sono impegnati nelle manovre congiunte Ssangyong (“Doppio drago”), che si concludono oggi e sono iniziate la scorsa settimana. Queste grandi manovre coinvolgono anche la portaerei nucleare USS Nimitz, oltre che circa 12mila tra marinai e truppe da sbarco dei due paesi, 30 navi da guerra, 70 aerei e 50 mezzi d’assalto anfibio.

“Sulla base dell’alleanza tra Corea del Sud e Stati uniti negli ultimi 70 anni, le marine sudcoreane e statunitensi hanno stabilito una solida posizione di difesa marittima combinata”, ha detto il capitano della marina sudcoreana Jang Hoon. “Queste esercitazioni non solo hanno messo in mostra la travolgente capacità e la postura (di combattimento) dell’alleanza, ma sono state anche un’opportunità per rafforzare ulteriormente la posizione di difesa combinata della Repubblica di Corea”. Il contrammiraglio Usa Christopger Sweeney, comandante del gruppo navale della Nimitz, ha evidenziato la capacità degli alleati di contrapporsi alle minacce nordcoreane. “Non mi sento preoccupato per la Corea del Nord. Abbiamo molte capacità di cui ho parlato, molte informazioni d’intelligence condivise con la Repubblica di Corea, e una forza congiunta”, ha affermato l’ufficiale americano. “Gli Usa – ha continuato – hanno asset strategici dispiegabili e pronti ogni giorno”.

Sudcorea: drone sottomarino nucleare Nordcorea? Una bufala

Sudcorea: drone sottomarino nucleare Nordcorea? Una bufala


Sudcorea: drone sottomarino nucleare Nordcorea? Una bufala – askanews.it



Sudcorea: drone sottomarino nucleare Nordcorea? Una bufala – askanews.it



















Roma, 27 mar. (askanews) – Lo Stato maggiore congiunto sudcoreano ha sollevato oggi il dubbio che l’affermazione della Corea del Nord di aver condotto un recente test di un “drone di attacco nucleare sottomarino” possa essere stata esagerata, pur notando che il suo sviluppo sembra essere in una fase “iniziale”.

La scorsa settimana, i media statali nordcoreani hanno lodato un test di un’arma in grado di generare uno “tsunami radioattivo”. Questa avrebbe navigato a una profondità compresa tra 80 e 150 metri nel Mar del Giappone per 59 ore e 12 minuti. “Dopo aver messo insieme le analisi nostre e degli Usa del ‘drone di attacco nucleare sottomarino’ e le opinioni degli esperti su di esso, i nostri militari stanno dando peso alla possibilità che l’affermazione possa essere stata esagerata o inventata”, ha riferito il comando sudcoreano in una dichiarazione.

“Ci sono movimenti che indicano che il Nord sta lavorando per sviluppare un veicolo sottomarino senza pilota, ma la nostra valutazione è che sia ancora in una fase iniziale (di sviluppo)”, ha aggiunto. Il comando sudcoreano ha inoltre sottolineato che il Sud e gli Stati Uniti terranno sotto stretto controllo le “varie” minacce provenienti dal Nord e manterranno una posizione di difesa combinata “ferma”.

Il Nord ha affermato che il drone è stato progettato per “infiltrarsi furtivamente nelle acque operative e creare uno tsunami radioattivo su vasta scala” per distruggere i gruppi di attacco navali e i principali porti dei suoi nemici, e può essere schierato “su qualsiasi costa e porto o trainato da un nave di superficie per il funzionamento”.

Giappone, nuovo sondaggio: tornato il consenso per il governo Kishida

Giappone, nuovo sondaggio: tornato il consenso per il governo Kishida


Giappone, nuovo sondaggio: tornato il consenso per il governo Kishida – askanews.it



Giappone, nuovo sondaggio: tornato il consenso per il governo Kishida – askanews.it



















Roma, 27 mar. (askanews) – Fumio Kishida vede la luce. Il sostegno al governo del primo ministro giapponese è cresciuto di 5 punti percentuali da febbraio, arrivando al 48 per cento nell’ultimo sondaggio condotto da Nikkei/TV Tokyo e superando la percentuale di coloro che lo disapprovano per la prima volta in sette mesi.

La visita di Kishida in Ucraina e il suo vertice con il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol sembrano aver contribuito in maniera decisiva a far aumentare i consensi, mentre la percentuale di coloro che disapprova l’azione del governo è scesa al 44 per cento degli intervistati. Il viaggio in Ucraina è stato considerato giusto dal 71 per cento degli intervistati, con il 20 per cento che ha dichiarato di non essere stato d’accordo.

Anche il vertice Kishida-Yoon ha goduto di un alto tasso d’approvazione, con il 63 per cento degli intervistati favorevoli rispetto al 21 per cento che ha dichiarato di essere contrario. Il Partito liberaldemocratico, che esprime Kishida ed è il socio di maggioranza del governo, ha ricevuto il 43 per cento di sostegno tra gli intervistati, seguito dall’8 per cento ciascuno per il Partito democratico costituzionale e il Partito dell’innovazione giapponese. Nessuna preferenza di partito è stata espressa dal 24 per cento degli intervistati.

Il sondaggio telefonico condotto da Nikkei Research da venerdì a domenica ha ricevuto 927 risposte, per un tasso di risposta del 39,7 per cento.

A Hong Kong arrestato ex leader movimento democratico Albert Ho

A Hong Kong arrestato ex leader movimento democratico Albert Ho


A Hong Kong arrestato ex leader movimento democratico Albert Ho – askanews.it



A Hong Kong arrestato ex leader movimento democratico Albert Ho – askanews.it



















Roma, 27 mar. (askanews) – La polizia di Hong Kong ha arrestato Albert Ho, un ex parlamentare ed ex leader di un movimento democratico noto perché organizzava una veglia annuale in ricordo delle vittime della strage di Piazza Tiananmen, in base alla legge sulla sicurezza nazionale voluta da Pechino nell’ambito di un nuovo giro di vite contro i militanti pro-democrazia. Lo riferisce oggi il Nikkei Asia.

Ho è stato a capo dell’Alleanza hongkonghese di sostegno ai moimenti democratici patriottici di Cina, oltre che parlamentare. L’arresto da parte del Dipartimento di sicurezza nazionale risale a martedì della scorsa settimana. Il settantunenne era già in stato di arresto domiciliare per motivi di salute. E’ accusato di ostruzione alla giustizia per aver contattato un testimone in un caso connesso alla legge sulla sicurezza nazionale.

Ho è un militante di lungo corso per i diritti civili. Il suo arresto segue quello di Elizabeth Tang, leader sindacale di lungo corso e moglie del militante per i diritti dei lavoratori Lee Cheuk-yan. La sindacalista è stata tratta in arresto questo mese, all’uscita della prigione dove era andata a visitare il marito. Inoltre nella repressione in corso sono stati arrestati anche il fratello più giovane di Ho e ea sorella minore di Tang.

Jack Ma riappare in Cina, s’allenta la pressione del governo?

Jack Ma riappare in Cina, s’allenta la pressione del governo?


Jack Ma riappare in Cina, s’allenta la pressione del governo? – askanews.it



Jack Ma riappare in Cina, s’allenta la pressione del governo? – askanews.it



















Roma, 27 mar. (askanews) – Il fondatore di Alibaba Jack Ma si è rivisto in Cina dopo un lungo autoesilio durato più di un anno. Potrebbe trattarsi di un segnale di allentamento della stretta che Pechino ha imposto alle Big Tech cinesi negli ultimi anni, anche se questo evento potrebbe anche essere episodico.

Ma ha visitato una scuola che Alibaba ha fondato a Hangzhou, la Yungu School, nel 2017. Secondo quanto riferisce il South China Morning Post, che è di proprietà di Alibaba, l’ex enfant prodige del capitalismo tecnologico cinese ha parlato agli studenti della scuola dei temi posti dall’avvento dell’intelligenza artificiale e di tecnologie come ChatGPT. Prima di rientrare in Cina, Jack Ma ha fatto una tappa a Hong Kong per visitare una galleria d’arte.

Ma si è dimesso da presidente di Alibaba al suo 55mo compleanno nel 2019. Questo passo indietro è venuto all’inizio di un duro braccio di ferro con il governo cinese che ha investito per prima la sua compagnia, poi tutto il settore delle arrembanti Big Tech cinesi. Pechino ha stretto le maglie regolatorie a novembre 2020, in particolare, su Ant Group, la fintech di Alibaba, impedendo la sua quotazione in borsa in un’offerta pubblica iniziale da 37 miliardi di dollari. Negli stessi mesi il tycoon, che si era segnalato fino a quel momento per essere iper-attivo sui social network e per aver avanzato anche qualche critica alle autorità regolatorie e alle banche cinesi, si è eclissato dalla scena pubblica.

In questi anni Jack Ma è stato segnalato a Tokyo dove, secondo il Financial Times, avrebbe vissuto almeno sei mesi, ma anche negli Usa, in Israele e, più recentemente, è stato visto giocare a golf a Hong Kong. Ma senza che si sia presentato in appuntamenti pubblici. Questa riapparizione potrebbe preludere a un allentamento della pressione regolatoria, dopo che anche nelle scorse settimane ci sono state operazioni abbastanza clamorose, come la detenzione del fondatore di China Renaissance Group, Bao Fan, che è il centro di grandi investimenti nel settore tech.

La doppia visita che turba Taiwan: leader negli Usa, ex leader in Cina

La doppia visita che turba Taiwan: leader negli Usa, ex leader in Cina


La doppia visita che turba Taiwan: leader negli Usa, ex leader in Cina – askanews.it



La doppia visita che turba Taiwan: leader negli Usa, ex leader in Cina – askanews.it


















Roma, 27 mar. (askanews) – Una doppia visita sta turbando il clima politico a Taiwan e e rischia di rendere ancora più tesa la situazione con la Cina. L’ex presidente di Taiwan Ma Ying-jeou inizia oggi un tour altamente simbolico della Cina, proprio mentre la presidente taiwanese in carica Tsai Ing-wen inizia un viaggio – visto con rabbia a Pechino – negli Stati uniti e in America centrale.

Ma, presidente dal 2008 al 2016, è una figura di spicco del partito nazionalista oggi in minoranza, il Kuomintang (KMT), che vuole una politica più conciliante con la Cina. Timarrà nella Repubblica popolare fino al 7 aprile, guidando una delegazione di studenti in diverse città e rendendo omaggio ai suoi antenati nella provincia sud-occidentale dell’Hunan. Tsai invece farà tappa negli Stati uniti durante il suo viaggio per visitare Belize e Guatemala questa settimana, secondo la presidenza taiwanese. Parlerà a New York e riceverà un premio dal think tank Hudson Institute.

La presidenza taiwanese non ha fornito informazioni su un possibile incontro con il presidente della Camera dei Rappresentanti Usa Kevin McCarthy, ma – secondo quanto riporta Nikkei Asia – i due si dovrebbero incontrare in California. Il viaggio di Ma è visto come un tentativo di riannodare i fili con Pechino usando la sua storia politica. Apparentemente il viaggio è di natura esclusivamente privata – e infatti non andrà a Pechino e non dovrebbe incontrare il presidente cinese Xi Jinping – ma resta comunque particolarmente significativo in un momento di forte tensione tra Taipei e la Cina e a 10 mesi dalle elezioni presidenziali a Taiwan. D’altronde sarà il primo ex leader taiwanese a visitare la Cina dopo la guerra civile cinese del 1949.

Il Kuomintang nutre speranze concrete di vittoria, dopo aver perso le ultime due presidenziali. Lo scorso anno ha vinto in maniera schiacciante le elezioni locali. E, anche se il leader attuale del Kuomintang Eric Chu ha minimizzato il senso del viaggio di Ma, esso rimane estremamente significativo rispetto alla svolta che il partito nazionalista potrebbe imprimere a Taiwan. Su Facebook, Chu ha scritto che Ma è d’accordo con la linea del Kuomintang di essere “pro-America, amico del Giappone e in pace con la Cina”. Le economie di Taiwan e della Cina si riavvicinarono durante l’amministrazione di Ma, succeduto alla divisiva presidenza Chen Shui-bian dell’attuale Partito democratico progressista. I turisti cinesi si riversarono su Taiwan e e così gli investimenti. Tuttavia nel 2014 Ma negoziò un controverso accordo commerciale, che innescò proteste di massa. Queste segnarono una svolta nella storia di Taiwan e aprirono la strada alla vittoria schiaccianti di Tsai nel 2016.

Ma fu anche protagonista di uno storico summit con Xi a Singapore nel 2015, il primo tra i leader dei due governi in quasi sette decenni..

Russia spera di firmare per il nuovo gasdotto con la Cina entro fine anno

Russia spera di firmare per il nuovo gasdotto con la Cina entro fine anno


Russia spera di firmare per il nuovo gasdotto con la Cina entro fine anno – askanews.it



Russia spera di firmare per il nuovo gasdotto con la Cina entro fine anno – askanews.it


















Roma, 23 mar. (askanews) – La Russia spera di firmare il contratto per le forniture di gas alla Cina attraverso il gasdotto Power of Siberia 2 entro la fine dell’anno. L’ha detto oggi il vicepremier Alexander Novak, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Tass.

“I termini contrattuali devono ora essere finalizzati tra Gazprom e la (cinese) CNPC. Lo studio di fattibilità, il progetto del gasdotto attraverso il territorio della Mongolia è già in corso”, ha detto Novak. “Noi speriamo – ha continuato – che le nostre compagnie raggiungano l’accordo e firmino il contratto entro la fine dell’anno”. Il gasdotto dovrebbe trasportare 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dalla penisola russa di Yamal, nella Siberia occidentale, alla Cina attraverso la Mongolia. E’ da decenni che Mosca e Pechino ragionano di questa infrastruttura senza arrivare a una conclusione. Ma, con la guerra in Ucraina e il blocco all’export di gas russo nei paesi Ue, per Mosca è diventato vitale trovare uno sbocco orientale al suo gas. E questo ha accelerato le trattative.

Novak, al termine del summit di mertedì scorso al Cremlino tra i presidenti russo e cinese Vladimir Putin e Xi Jinping aveva dichiarato che la Russia desidera firmare l’accordo “il più rapidamente possibile”. In precedenza aveva inquadrato Power of Siberia 2 come un’alternativa al Nord Stream 2, la pipeline che trasportava il gas russo in Germania e che è saltata in aria per un sabotaggio dopo lo scoppio della guerra. Nella dichiarazione congiunta rilasciata dopo il summit, la parte che riguarda Power of Siberia 2 recita che “le due parti lavoreranno insieme per promuovere studi e consultazioni sul nuovo progetto di gasdotto Cina-Mongolia-Russia”. Si tratta di una formulazione vaga, che non esplicita alcun impegno cogente da parte di Pechino. E questo stride con l’affermazione ben più assertiva di Putin nella conferenza stampa congiunta con Xi, quando ha detto che “praticamente tutti i parametri di quell’accordo sono stati finalizzati”.

Per la Cina, che è il più grande importatore mondiale di gas, il gasdotto rappresenta un progetto importante per l’approvvigionamento, ma che deve tener conto anche della variabile geopolitica. D’altronde, il conflitto in Ucraina è un fenomeno temporaneo e l’esito è ancora incerto: da esso dipenderà anche la possibilità che riprendano le forniture russe verso l’Europa in futuro. Attualmente la Cina riceve gas russo attraverso il gasdotto China-Russia East Route. Mosca è il secondo fornitore di gas della Cina, dopo il Turkmenistan. Power of Siberia 2 è un gasdotto più lungo e tecnicamente complesso da costruire rispetto all’altro che fornisce gas russo.

Pechino, pur consapevole che il trasporto via pipeline rende il gas più economico del gas naturale liquefatto (GNL), considera però il GNL trasportato via mare più sicuro e questo potrebbe rendere la Cina non necessariamente ansiosa di aggiungere un’altra rotta per l’afflusso di gas dalla Russia. Negli ultimi anni la Cina ha cercato di diversificare le sue importazioni di energia. Sul gas naturale sono in corso negoziati anche con i paesi dell’Asia centrale. In particolare si discute di un nuovo gasdotto dal Turkmenistan attraverso il Tagikistan e il Kirghizistan per alimentare la crescita economica. Pechino si è inoltre impegnata a intensificare l’esplorazione interna nella speranza di aumentare le riserve e la produzione di gas nazionali. Secondo le proiezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), una volta che la linea Power of Siberia raggiungerà la piena capacità, la Cina potrebbe non aver più bisogno di un altro collegamento su larga scala con la Russia. Nel suo rapporto World Energy Outlook 2022, l’agenzia ha affermato che la crescita della domanda di gas in Cina è sulla buona strada per rallentare al 2% all’anno tra il 2021-30, rispetto a un tasso di crescita medio del 12% all’anno del precedente decennio, visto anche l’orientamento di Pechino verso il rafforzamento della produzione da rinnovabili. Nel frattempo, gli importatori cinesi hanno attivamente stipulato contratti per nuove forniture di GNL a lungo termine e l’offerta contrattuale esistente è adeguata per soddisfare la domanda prevista fino agli anni 2030, afferma il rapporto.

Qin Gang: per la Cina un ruolo più grande nelle questioni regionali

Qin Gang: per la Cina un ruolo più grande nelle questioni regionali


Qin Gang: per la Cina un ruolo più grande nelle questioni regionali – askanews.it



Qin Gang: per la Cina un ruolo più grande nelle questioni regionali – askanews.it



















Roma, 23 mar. (askanews) – Il ruolo di mediazione svolto dalla Cina nella ripresa delle relazioni diplomatiche tra Iran e Arabia saudita dimostra come la Cina debba essere più coinvolta nella risoluzione delle questioni di interesse regionale, a partire da quella ucraina. L’ha rivendicato il ministro degli Esteri cinese Qin Gang ai media ufficiali cinesi.

Qin Gang ha affermato che il mondo si aspetta che la Cina “svolga un ruolo maggiore nella risoluzione dei problemi dei punti caldi regionali” dopo il successo dei suoi sforzi di mediazione tra Iran e Arabia Saudita. Questo vale anche per la crisi ucraina, ha spiegato il ministro a commento della visita del presidente Xi Jinping a Mosca, dove ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin. “Dallo scoppio della crisi ucraina, la Cina ha sempre sostenuto una posizione obiettiva e imparziale, promuovendo attivamente i colloqui di pace”, ha sostenuto Qin. “La Cina non ha né innescato il conflitto né è parte coinvolta nella crisi ucraina, ma una sostenitrice di una soluzione politica e una promotrice di colloqui di pace”.

Secondo Qin, sia la Russia che l’Ucraina hanno accolto con favore gli sforzi cinesi. Invece, “per interessi geopolitici egoistici alcuni paesi ostacolano deliberatamente i colloqui di pace e persino inventano tutti i tipi di voci e falsità per attaccare e screditare la Cina, ma il pubblico sostiene la giustizia”. Il riferimento neanche troppo coperto è agli Stati uniti. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, con altri funzionari americani, ha per settimane sostenuto che Pechino starebbe valutando la possibilità di fornire armi a Mosca. Ma ieri lo stesso Blinken ha affermato che non ci sono prove al momento che forniture del genere siano avvenute.

Qin ancora una volta ha difeso la scelta cinese di non condannare l’invasione russa, ma di restare neutrale nelle sedi internazionali. “La posizione della Cina è chiara e coerente. Tra la pace e la guerra, scegliamo la pace; tra dialogo e sanzioni, scegliamo il dialogo; tra il raffreddamento e l’istigazione, scegliamo il raffreddamento”, ha detto il ministro.