Roma, 6 apr. (askanews) – La Corea del Nord è pronta a condurre un test nucleare “in qualsiasi momento”. Lo ha ribadito oggi il ministro della Difesa della Corea del Sud Lee Jong-sup, in un’audizine parlamentare.
Lee, parlando al comitato difesa dell’Assemblea nazionale sudcoreana, ha segnalato la recente presentazione della testata nucleare tattica Hwasan-31 e il test di un drone di attacco nucleare sottomarino come segnali di un’accresciuta volontà di provocazione da parte di Pyongyang.“(La Corea del Nord) ha già completato i preparativi per quello che sarebbe il suo settimo test nucleare ed è in grado di eseguirlo in qualsiasi momento”, ha detto il ministro ai parlamentari, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.
Le sue parole richiamano un rapporto d’intelligence licenziato dal suo dicastero nel quale si sottolinea che l’eventuale test nucleare nordcoreano avrebbe lo scopo di effettuare una “verifica tecnologica finale” necessaria per la produzione di massa e il dispiegamento operativo di testate nucleari.Lee ha anche annunciato che Seoul e gli Stati Uniti hanno elaborato misure militari congiunte per rispondere al possibile test nucleare, con l’obiettivo di dimostrare la “forte” volontà della loro alleanza.
Le misure includono una dimostrazione di forza combinata degli alleati, che coinvolgerebbe anche le risorse militari strategiche americane. Non ha approfondito ulteriormente.L’intelligence sudcoreana è particolarmente concentrata nel monitoraggio del sito dei test nucleari nordcoreani di Punggye-ri, ha segnalato il ministro.
Sulla tempistica del test, tuttavia, vi sono opinioni contrastanti. Alcuni ritengono che il Nord potrebbe non condurre un test a breve, dato che sembra aver acquisito tecnologie sufficienti attraverso sei test nucleari, incluso l’ultimo nel 2017, e il leader Kim Jong Un che chiede un aumento “esponenziale” dell’arsenale nucleare del Paese. Altri ipotizzano che il regime voglia continuare lo sviluppo per perfezionare le tecnologie di cui è in possesso per le armi nucleari tattiche e di altro tipo, e quindi il test sarebbe imminente.Lee ha segnalato la costante spinta del Nord ad acquisire veicoli per il lancio di armi nucleari, osservando che Pyongyang ha utilizzato le recenti ampie manovre militari congiunte Corea del Sud-Stati Uniti come pretesto per testare e confermare le capacità di quei veicoli.I vettori in questione includono missili balistici e da crociera lanciati da sottomarini, droni d’attacco sottomarini e un assortimento di missili che utilizzano varie piattaforme di lancio: treni, silos e lanciatori mobili.
Roma, 6 apr. (askanews) – Sebbene ci siano alcune differenze di vedute sul piano politico tra Cina e Unione europea, c’è tra le due parti un “forte desiderio di comunicazione e di scambi”. L’ha commentato oggi la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning, mentre a Pechino è in corso la visita del presidente francese Emmanuel Macron e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Mao Ning ha segnalato che molti leader europei hanno visitato la Cina di recente e hanno ottenuto “risultati fruttuosi”. Il presidente Xi Jinping ha incontrato recentemente il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e avrà un approfondito scambio di opinioni con Macron e von der Leyen, fornendo spunti strategici per il prosieguo dei rapporti Cina-Spagna, Cina-Francia e Cina-Ue La Cina e i paesi europei – ha detto ancora Mao – tengono consultazioni politiche con il ministero degli Esteri a Pechino quasi ogni settimana, “preparandosi a frequenti interazioni ad alto livello tra Cina ed Europa nella fase successiva”. Inoltre “decine di leader aziendali europei hanno partecipato quest’anno al China High-Level Development Forum, esprimendo la loro fiducia e le loro aspettative negli investimenti in Cina”.
Mao ha segnalato come “gli scambi Cina-Ue in vari campi sono stati rapidamente riavviati e vengono implementati a tutto campo”, dopo la fase pandemica. Questo fatto tra “dimostra pienamente che, sebbene ci siano alcune differenze tra le due parti, c’è un forte desiderio di comunicazione, di scambi e ci sono ampi e profondi interessi comuni”. Quest’anno ricorre il 20mo anniversario dell’istituzione del partenariato strategico globale tra la Cina e l’Ue, ha ancora segnalato Mao Ning. “Come due grandi potenze mondiali, grandi mercati e grandi civiltà, siamo disposti a lavorare con l’Ue per promuovere gli scambi e la cooperazione, aumentare la fiducia, risolvere i dubbi e ridurre le differenze negli scambi e nella cooperazione. Lo sviluppo stabile delle relazioni Cina-UE continuerà a iniettare certezza ed energia positiva nel mondo turbolento”.
Roma, 6 apr. (askanews) – Il premier cinese Li Qiang, ricevendo oggi a Pechino il presidente francese Emmanuel Macron, ha detto che la Cina tiene in grande considerazione le sue relazioni con Parigi e si aspetta un ulteriore rafforzamento di questi rapporti grazie alla visita del presidente transalpino. Li ha segnalato che Macron è stato il primo leader di un grande paese occidentale a essere ricevuto dalla Cina dopo l’inizio del terzo mandato di Xi Jinping come presidente cinese.
“Questo dimostra l’importanza delle relazioni Cina-Francia”, ha detto il premier nelle sue osservazioni iniziali. Il primo ministro ha inoltre auspicato che il buon andamento della visita di tre giorni di Macron invii “segnali positivi” sulla collaborazione tra Cina e Francia e Cina ed Europa nel promuovere la pace e la stabilità nel mondo.
Macron ha segnalato nell’incontro di voler parlare di “Ucraina, ma anche di tutti i principali conflitti e delle situazioni difficili nel mondo”, giudicando “essenziale” la “capacità di condividere un’analisi comune e di costruire un percorso comune”. E’ il primo viaggio di Macron in Cina dal 2019. Parigi ha continuato a mantenere un buon livello di relazioni con Pechino, nonostante il contesto internazionale si sia fortemente deteriorato. Oggi il capo dello stato transalpino si è detto contrario a un “disaccoppiamento (economico) con la Cina, aggiungendo che Parigi intende “proattivamente continuare ad avere una relazione commerciale” con pechino
Macron è accompagnato da una delegazione di oltre 60 alti dirigenti di grandi imprese francesi come Airbus, EdF e L’Oreal.
Roma, 5 apr. (askanews) – Il Giappone, per la prima volta nella sua storia post-bellica, ha annunciato che fornirà a paesi amici materiali e attrezzature volti a rafforzare la loro difesa. Ad renderlo noto è stato oggi il capo di gabinetto, portavoce del governo, Hirokazu Matsuno nella quotidiana conferenza stampa.
Si tratta di una deviazione dalla prassi del Giappone, il quale anche in un caso come quello dell’Ucraina è arrivato al massimo a fornire dispositivi non letali come elmetti e giubbotti anti-proiettile. Matsuno ha spiegato che l’obiettivo del programma denominato “Sostegno per rafforzamento alla sicurezza” (OSA). Come i “Sostegni allo sviluppo” (ODA) da sempre distribuiti da Tokyo, è diretto principalmente a paesi in via sviluppo, chge debbano condividere principi come lo stato di diritti e il sistema democratico. I primi beneficiari ipotizzati sono le Filippine e la Malaysia, secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa Kyodo.
“Rafforzando le capacità di sicurezza e deterrenza (di questi paesi), l’OSA punta ad approfondire la nostra cooperazione di sicurezza con loro per creare un ambiente di sicurezza favorevole per il Giappone”, ha comunicato a sua volta il ministero degli Esteri in un comunicato. La decisione di mettere in campo questo sistema – che presenta profili abbastanza delicati alla luce dei vincoli costituzionali nipponici – sarebbe stata assunta nell’ambito di una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale alla presenza di nove ministri.
I materiali che potrebbero essere inviati, in particolare, sono sistemi di comunicazione satellitare e radar. Non si parla ancora della possibilità di esportare sistemi letali.
Roma, 5 apr. (askanews) – Ursula von der Leyen è stata chiara, prima di partire con Emmanuel Macron alla volta della Cina: l’Europa s’attende che Pechino eserciti la sua influenza sulla Russia per trovare una via d’uscita politica alla crisi ucraina e che non resti “a metà” o a “mezzo servizio nell’ordine internazionale”. Una dichiarazione tutto sommato morbida, in vista della missione fianco a fianco all’anima più dialogante in Europa rispetto alla vicenda ucraina, cioè il presidente francese. Ma cosa vuole invece Xi Jinping dall’Europa?
Anche in questo senso, le parole arrivate da Pechino sono state abbastanza chiare. “La Cina non è parte della crisi ucraina e noi siamo convinti sostenitori e attivi promotori di una via d’uscita pacifica dalla crisi”, ha detto ieri Mao Ning, la portavoce del ministero degli Esteri cinese nella quotidiana conferenza stampa (oggi sospesa per festività). “Siamo disposti – ha continuato – a comunicare con la parte europea su una soluzione politica alla crisi, ci aspettiamo anche che la parte europea dimostri indipendenza strategica e saggezza politica e compia passi decisi verso il raggiungimento della pace e della stabilità a lungo termine in Europa”. Indipendenza strategica e saggezza politica sono due formule che sintetizzano un concetto che Pechino sta cercando di comunicare dall’inizio del conflitto ucraino: l’Europa non deve rimanere appiattita sugli Stati uniti e sulla Nato. E non si tratta solo della questione ucraina o della Russia, in questo caso: la Cina vede l’Europa schiacciata su Washington nell’ottica del contenimento della sua stessa ascesa.
In un’intervista pubblicata per l’occasione dal giornale sinofono francese Nouvelles d’Europe, l’ambasciatore cinese a Parigi Lu Shaye ha fatto una sintesi delle valutazioni di Pechino rispetto al rapporto con l’Europa. “In primo luogo, gli Stati Uniti hanno intensificato il contenimento della Cina e hanno costretto i loro alleati europei a schierarsi”, ha segnalato Lu. “In secondo luogo – ha proseguito -, le posizioni nell’Ue rispetto alla Cina si sono modificate e alcuni singoli paesi e istituzioni dell’Ue hanno intrapreso azioni sbagliate sulla questione di Taiwan e sulle questioni relative allo Xinjiang, danneggiando seriamente gli interessi fondamentali della Cina”. In terzo luogo, inoltre, “la pandemia di Covid-19 ha gravemente ostacolato gli scambi di personale, approfondendo l’allontanamento e l’incomprensione tra le due parti”. La posizione assunta dalla Cina sull’invasione russa dell’Ucraina ha certamente creato una frattura tra Pechino e l’Europa, che ha messo in evidenza i dissapori emersi durante la pandemia. Questo ha rafforzato la posizione dei “falchi” – rispetto alla questione russa ma anche rispetto alla Cina – i quali sono principalmente a Washington. La Repubblica popolare si è rifiutata di condannare l’attacco russo in sede Onu, ha giustificato le preoccupazioni russe e, anche quando ha presentato la sua iniziativa politica attraverso un “position paper” per la pace, si è mostrata sbilanciata verso Mosca. Non a caso, Xi è andato a incontrare il presidente russo Vladimir Putin, non ha visto invece Volodymyr Zelensky.
In realtà, l’attenzione cinese è più volta a est che a ovest. La questione ucraina ha avuto una ricaduta su quella di Taiwan: l’isola autonoma ha visto l’invasione russa come un preludio dell’invasione cinese e ha rafforzato le sue iniziative politiche per garantirsi il sostegno americano. Washington, dal canto suo, ha avviato una grande iniziativa per rafforzare militarmente i suoi alleati regionali – Giappone e Corea del Sud – e la sua presenza militare nella regione. Per esempio, raggiungendo un accordo per l’aumento del numero di basi nelle Filippine, una delle quali di fronte a Taiwan. Due giorni fa l’alto diplomatico cinese Wang Yi, parlando con l’ex presidente filippina Gloria Macapagal Arroyo, ha chiesto che Manila “non si allinei” alla “mentalità da guerra fredda” degli Usa. Pechino, insomma, vede il concreto pericolo di entrare nella nuova era del confronto bipolare con gli Usa già accerchiata. E l’accerchiamento non è soltanto militare, ma anche economico. Le catene di approvvigionamento sono un tema cruciale per Pechino, che rischia di trovarsi in una posizione fragile se non tiene il controllo delle rotte. In questo senso fondamentali sono lo Stretto di Taiwan e il Mar cinese meridionale da un lato, ma anche le rotte di terra delle nuove Vie della Seta, che Xi ha cercato di aprire con la specifica iniziativa Belt and Road, volta a unire le due estremità dell’Eurasia. In tal senso, la Cina sa bene che un asse esclusivo con la Russia può essere importante a breve, ma non decisivo e forse addirittura dannoso a medio termine. Basta guardare le carte geografiche: quello Mosca-Pechino è un blocco imponente ma sostanzialmente isolato e senza sbocchi.
Ecco perché, nonostante dissapori e differenze, per la Cina è importante mantenere aperto più che uno spiraglio con l’Europa. In questo senso l’ambasciatore Lu dice una mezza verità quando afferma che “la Cina e la Francia, e la Cina e l’Europa sono separate l’una dall’altra nel continente eurasiatico, e non c’è alcun conflitto di interessi o contraddizione fondamentale tra le due parti”. Non è infatti del tutto vero che Cina ed Europa siano lontane nel continente euroasiatico: sono anzi in una relazione stretta, seconda solo probabilmente a quella che si venne a creare con l’Impero mongolo nel XIII secolo. E’ invece certamente vero dal punto di vista di Pechino che “rafforzare la cooperazione sulla base dell’uguaglianza e della fiducia reciproca è conforme a gli interessi comuni di entrambe le parti ed è anche favorevole alla pace e alla stabilità nel mondo”. Bisogna capire, però, se e quanto l’Europa sia in grado di assumere una posizione autonoma rispetto alle strategie del suo principale partner e garante si dicurezza, cioè gli Usa, che vedono in Pechino il principale rivale strategico e quindi remano in tutt’altra direzione. (di Antonio Moscatello)
Roma, 4 apr. (askanews) – Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) ha adottato oggi una risoluzione di condanna della Corea del Nord per gravi violazioni dei diritti.
La risoluzione, co-sponsorizzata dalla Corea del Sud e adottata alla 52a sessione ordinaria dell’UNHRC, esorta Pyongyabng a garantire la libertà di parola sia online che offline, a consentire la creazione di media indipendenti e a riconsiderare la sua legge sul blocco dei contenuti culturali dall’esterno. Nel 2020 la Corea del Nord ha adottato una nuova legge sul “rifiuto dell’ideologia e della cultura reazionarie” che vieta di distribuire o guardare contenuti provenienti dalla Corea del Sud, dagli Stati Uniti e da altri paesi.
Nella risoluzione inoltre si esorta Pyongyang a rivelare alle famiglie di persone la cui libertà è ristretta tutte le informazioni rilevanti, compreso il luogo in cui si trovano gli stranieri detenuti o rapiti nel nord. La risoluzione sembra riflettere la richiesta del governo di Seoul alla Corea del Nord di chiarire la morte di un funzionario del dipartimento alla pesca sudcoreano, colpito a morte dalla guardia costiera del Nord vicino al confine marittimo de facto tra le due Coree nel 2020.
L’UNHRC adotta una risoluzione che condanna le violazioni dei diritti umani della Corea del Nord ogni anno dal 2003. La Corea del Sud, tuttavia, non ha co-sponsorizzato una simile risoluzione delle Nazioni Unite dal 2019 al 2022 sotto la precedente amministrazione Moon Jae-in che apparentemente cercava di evitare tensioni con il Nord e riprendere il dialogo intercoreano.
Roma, 4 apr. (askanews) – Il Giappone guarda con molta attenzione alla decisione italiana di bloccare nel paese ChatGPT. Lo ha detto oggi il portavoce del governo nipponico, il segretario di gabinetto Hirokazu Matsuno, nella quotidiana conferenza stampa.
Matsuno, rispondendo a una domanda sul blocco italiano a ChatGPT, ha espresso l’intenzione di prestare molta attenzione alle risposte di altri paesi al software interattivo ChatGPT che utilizza l’intelligenza artificiale. “C’è chi vede in essa l’emergere di nuove problematiche. Ritengo che bisognerà cercare di valutare bene le tendenze dell’intelligenza artificiale”, ha detto il braccio destro del premier Fumio Kishida. In base a contestazioni da parte dell’Autorità garante della privacy, il chatbot è stato temporaneamente bloccato in Italia in attesa che si adegui alle normative europee sulla privacy.
Roma, 4 apr. (askanews) – L’alto diplomatico cinese Wang Yi ha avvertito oggi le Filippine contro una “mentalità da guerra fredda”, facendo riferimento al fatto che le Filippine si stanno allineando sempre di più alla strategia regionale degli Stati uniti. Lo si legge nella trascrizione diffusa dal ministero degli Esteri di Pechino.
Wang Yi – capo della commissione per gli affari esteri del Partito comunista cinese, con un rango anche superiore al ministero degli Esteri – ha incontrato l’ex presidente filippina Gloria Macapagal Arroyo in una riunione ieri a Pechino. L’alto diplomatico ha anche invitato a non perdere slancio negli sforzi per “gestire adeguatamente le differenze” sul Mar cinese meridionale, come concordato a gennaio dal presidente cinese Xi Jinping e dal suo omologo filippino Ferdinand Marcos Jr.
“Le due parti non dovrebbero permettere che le questioni marittime ostacolino lo sviluppo complessivo delle relazioni bilaterali, né consentire a terzi (gli Usa, ndr.) di minare le relazioni amichevoli tra Cina e Filippine, per non parlare del ritorno della mentalità da guerra fredda che mina la pace e la stabilità regionali “, ha detto Wang secondo la trascrizione. Le Filippine sono uno storico alleato degli Stati uniti in Asia orientale. Dopo lo spericolato avvicinamento alla Cina sperimentato durante la presidenza di Rodrigo Duterte, Manila sotto la guida di Ferdinando Marcos Jr. si sta riallineando a Washington.
Questo ha portato a un riacuttizzarsi delle tensioni con Pechino in relazione alla sovranità su un’ampia porzione del Mar cinese meridionale, contesa tra i due paesi e con altre nazioni del Sudest asiatico. A febbraio Manila ha accusato una nave della guardia costiera cinese di aver interrotto una missione di rifornimento filippino alle isole Spratly con i laser. Marcos ha convocato l’ambasciatore di Pechino per protestare contro “la crescente frequenza e intensità delle azioni della Cina”. Pechino, dal canto suo, è sempre più preoccupata per il piano di Manila di consentire ai militari statunitensi l’accesso ad altre quattro basi, portando il totale nell’arcipelago a nove. Ieri Manila ha identificato i quattro nuovi siti militari Usa: due si trovano sulla punta settentrionale di Luzon, direttamente di fronte a Taiwan, mentre un terzo sull’isola di Balabac a ovest è vicino alle Spratly.
Rispondendo a una domanda sulle basi, la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha accusato Washington di aver intensificato le tensioni nella regione. “Gli Stati Uniti, per i propri interessi egoistici, mantengono una mentalità a somma zero e continuano a rafforzare il proprio dispiegamento militare nella regione, il cui risultato è destinato ad far crescere le tensioni e a mettere a repentaglio la pace e la stabilità regionali”, ha affermato Mao. “I paesi della regione – ha continuato – dovrebbero riflettere profondamente su ciò che è reciprocamente vantaggioso, in modo che possano fare scelte che siano veramente nel proprio interesse e favorevoli alla pace e alla stabilità regionali”.
Roma, 4 apr. (askanews) – Il Consolato cinese a Los Angeles ha definito uno “show politico” il “transito” della presidente taiwanese Tsai Ing-wen nella città statunitense e ha ammonito contro l’annunciato incontro tra la leader di Taipei e il presidente della Camera dei rappresentanti Usa Kevin McCarthy.
“E’ qualcosa che non tende alla pace, alla sicurezza o alla stabilità e non è nell’interesse né del popolo cinese, né di quello statunitense”, ha affermato il consolato cinese, accusando McCarthy di non aver imparato dagli “errori” di chi l’ha preceduto. Il riferimento è a Nancy Pelosi, la cui visita a Taipei lo scorso anno ha innescato un’aspra polemica diplomatica tra Pechino e Washington. “(McCarthy) senza dubbio ripeterà i disastrosi errori del passato e danneggerà ulteriormente le relazioni sino-americane” ha proseguito la sede diplomatica cinese. “Ma questo rafforzerà – ha detto ancora – la forte volontà e determinazione del popolo cinese nel condividere un comune nemico e nel sostenere l’unità nazionale”.
Tsai farà tappa a Los Angeles come punto di transito per la sua visita a paesi che riconoscono Taipei in America centrale. In questa occasione, è confermato il fatto che incontrerà McCarthy. Si tratta – secondo Washington – di un passaggio che la presidente taiwanese fa in veste “privata”. Washington ha detto che questi transiti sono pratica comune. Il ministero degli Esteri di Taiwan, dal canto suo, ha definito “sempre più assurde” le critiche di Pechino. E ha aggiunto: “Anche se il governo autoritario continua la sua espansione e intensifica le minacce, Taiwan non arretrerà”.
Roma, 4 apr. (askanews) – I funzionari responsabili della questione del nucleare nordcoreano di Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone terranno colloqui trilaterali a Seoul questa settimana. L’ha comunicato oggi il ministero degli Esteri sudcoreano.
Il capo negoziatore nucleare della Corea del Sud, Kim Gunn, terrà un incontro trilaterale con le sue controparti statunitensi e giapponesi, rispettivamente Sung Kim e Takehiro Funakoshi, venerdì. Giovedì Kim incontrerà in formato bilaterale le controparti statunitensi e giapponesi. “Durante i colloqui, i tre inviati intendono scambiarsi le loro valutazioni sulla grave situazione politica nella penisola coreana a seguito delle continue provocazioni della Corea del Nord e discutere le modalità per rispondere ad esse”, ha detto in un comunicato Lim Soo-suk, portavoce del ministero degli Esteri di Seoul.
L’incontro arriva tra le preoccupazioni che Pyongyang possa ulteriormente intensificare le tensioni nella penisola, mentre Seoul e Washington hanno concluso un’importante esercitazione alleata il mese scorso che il regime solitario ha denunciato come una prova di guerra. Le intelligence di questi due paesi ritengono imminente un nuovo test nucleare nordcoreano.