Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Cina e Usa si parlano, Pechino: evitiamo crollo relazioni

Cina e Usa si parlano, Pechino: evitiamo crollo relazioniRoma, 8 mag. (askanews) – Era dalla crisi del “pallone” che non c’era un incontro tra il ministro degli Esteri cinese e un funzionario ufficiale dell’amministrazione statunitense. Qin Gang ha visto oggi a Pechino l’ambasciatore americano Nicholas Burns, con l’obiettivo d’impedire “una caduta a spirale” nelle relazioni tra Stati uniti e Cina.

“La nostra massima priorità è stabilizzare le relazioni tra Cina e Stati uniti, evitare una caduta a spirale ed evitare incidenti. Questo dovrebbe essere il più basilare punto d’accordo per i due paesi, in particolare per due grandi paesi”, ha affermato il ministro cinese. “Noi speriamo – ha continuato – che gli Stati uniti ci riflettano profondamente, incontrino la Cina a metà strada e spingano le relazioni Cina-Usa fuori dalla situazione attuale e le riportino in rotta”. Qin ha denunciato il fatto che, dopo l’”importante sintonia” raggiunta tra il presidente Xi Jinping e il leader statunitense Joe Biden nel summit di Bali dello scorso anno, gli Stati uniti abbiano messo in campo “retorica e azioni errate” che hanno minato un percorso di ripresa di un dialogo dopo gli anni di Donald Trump e dopo la rottura determinata la scorsa estate dalla visita a Taiwan dell’allora speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, a cui Pechino reagì furiosamente con inedite esercitazioni d’artiglieria a fuoco vivo .

Il punto di conflitto più aspro s’è raggiunto a febbraio, quando gli Usa hanno denunciato il sorvolo da parte di un pallone aerostatico cinese, una sonda-spia per gli americani, poi abbattutto dalle forze Usa. Pechino ha denunciato l’azione americana e ha controbattuto che anche gli statunitensi hanno lanciato palloni che hanno sorvolato la Cina. La disputa ha portato alla cancellazione di un programmato viaggio del segretario di stato Usa Antony Blinken in Cina, che avrebbe dovuto aprire la strada a un nuovo summit tra Biden e Xi.

Ci sono tuttavia alcuni segnali di ripresa del dialogo. Per esempio, l’inviato Usa per il clima John Kerry ha indicato la scorsa settimana di essere stato invitato in Cina per colloqui sul clima, la deta è da definire ma è “a breve”. Inoltre lo stesso Blinken ha detto di sperare in una riprogrammazione della visita entro quest’anno. Inoltre è possibile che il prossimo mese il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin possa incontrare il ministro della Difesa cinese Li Shangfu quando entrambi saranno a Singapore per lo Shangri-La Dialogue. Ancora, le segretarie al Commercio e al Tesoro Usa, rispettivamente Gina Raimondo e Janet Yellen, hanno segnalato di voler visitare la Cina. Non è un percorso semplice: tra Pechino e Washington le polemiche sono quotidiane. Anche nell’incontro di oggi Qin ha avvertito Burns che gli Usa non devono superare una “linea rossa” rispetto alla questione di Taiwan, alludendo al fatto che la presidente di Taipei Tsai Ing-wen lo scorso mese ha incontrato l’attuale speaker della camera Usa Kevin McCarthy in California.

Ma, intanto, i due paesi si parlano, perché consapevoli della necessità di tenere un canale aperto. Lo ha suggerito anche Burns in un tweet dopo l’incontro: “Abbiamo discusso le sfide che abbiamo di fronte nella relazione Usa-Cina e della necessità di stabilizzare le relazioni di espandere la comunicazione di alto livello”.

Corea del Nord contro accordo “deterrenza estesa” Sudcorea-Usa

Corea del Nord contro accordo “deterrenza estesa” Sudcorea-UsaRoma, 5 mag. (askanews) – I media statali della Corea del Nord hanno lanciato oggi una serie di attacchi verbali nei confronti di Corea del Sud e Stati uniti, dopo il recente accordo che prevede un’estensione della deterrenza estesa Usa nella Penisola coreana, anche con l’impegno a far ricorso ad armi nucleari in caso di attacco da parte di Pyongyang.

Citando articoli riportati dai notiziari cinesi, l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana KCNA ha sostenuto che l’accordo crea una nuova Guerra Fredda nell’Asia nordorientale e accresce i rischi di conflitto nella regione. La KCNA ha anche lasciato intendere che la Corea del Nord potrebbe compiere ulteriori atti di provocazione. se la Corea del Sud e gli Stati Uniti dovessero effettivamente mettere in pratica l’allargamento della deterrenza estesa.

Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol e il presidente degli Stati uniti Joe Biden hanno tenuto un vertice a Washington la scorsa settimana e hanno annunciato l’adozione della Dichiarazione di Washington sul rafforzamento della deterrenza estesa degli Stati uniti contro la minaccia nordcoreana, che include un piano Usa per inviare un sottomarino con missili balistici nucleari (SSBN) in Corea del Sud. “Questo provocherà soltanto un’escalation dei pericoli e non farà aumentare la sicurezza”, ha scritto la KCNA, suggerendo che la Corea del Nord “svilupperà armi nucleari e missili più potenti di fronte al dispiegamento di risorse nucleari statunitensi al Sud”.

La nota della KCNA di oggi è solo l’ultimo attacco, dopo il vertice Biden-Yoon di Washington. La prima a suonare la carica è stata Kim Yo Jong, l’influente sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un, che sabato scorso ha preannunciato azioni “più decisive” per affrontare il cambiamento nel contesto della sicurezza. Inoltre due giorni fa la KCNA ha riferito che i giovani nordcoreani hanno tenuto una manifestazione in cui i partecipanti hanno bruciato un’effigie raffigurante Yoon e Biden.

Cina: Usa pagheranno il prezzo per interferenze a Taiwan

Cina: Usa pagheranno il prezzo per interferenze a TaiwanRoma, 5 mag. (askanews) – Qualunque potenza esterna s’ingerisca negli affari di Taiwan “ne pagherà il prezzo”. L’ha ribadito oggi la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning nella quotidiana conferenza stampa.

Mao ha segnalato come gli Usa hanno di recente “continuato ad aumentare i legami militari”, che organizzando un “Forum di cooperazione delle industrie della difesa”. Questo, secondo la portavoce dimostra “ancora una volta che gli Stati Uniti stanno trasformando Taiwan in una polveriera”. La Cina, ha detto ancora Mao Ning, “adotterà misure risolute e energiche per difendere fermamente la sua sovranità e sicurezza”. E ha aggiunto: “Qualsiasi forza esterna che interferisca negli affari interni della Cina e mini la pace e la stabilità dello Stretto di Taiwan si assumerà la responsabilità delle sue azioni sbagliate e ne pagherà il prezzo”.

Canada minaccia di espellere diplomatici cinesi

Canada minaccia di espellere diplomatici cinesiRoma, 5 mag. (askanews) – Il Canada ha annunciato che sta valutando la possibilità di espellere diplomatici cinesi dopo che Pechino è stata accusata di aver preso di mira un membro del parlamento e la sua famiglia. Lo scrive oggi la BBC.

Ieri il ministro degli Esteri Melanie Joly ha convocato l’ambasciatore cinese per discutere la questione. L’agenzia di spionaggio canadese ritiene che la Cina abbia cercato dettagli sui parenti del parlamentare nel tentativo di scoraggiare “posizioni anti-cinesi”.

Il politico aveva precedentemente accusato la Cina di violazioni dei diritti umani. Joly ha detto di aver chiesto a un suo viceministro di dire all’ambasciatore cinese, Cong Peiwu, che il Canada non tollererà interferenze nei suoi affari. “Quello che è successo è assolutamente inaccettabile”, ha detto la signora Joly. “Tutte le opzioni – ha aggiunto – inclusa l’espulsione dei diplomatici, rimangono sul tavolo, poiché consideriamo le conseguenze di questo comportamento”.

Secondo un articolo del quotidiano Globe and Mail, che ha avuto accesso a notizie d’intelligence, Michael Chong, un politico conservatore in Canada, è stato preso di mira dal governo cinese dopo aver presentato una mozione in parlamento nel 2021 che definiva il trattamento riservato dalla Cina alla sua minoranza uigura un genocidio. La Cina ha negato le accuse e ha emesso sanzioni contro Chong. L’articolo di Globe and Mail, pubblicato lunedì, suggerisce che Pechino abbia cercato informazioni sui parenti di Chong i quali potrebbero trovarsi a Hong Kong.

In una dichiarazione alla BBC, l’Ambasciata cinese a Ottawa ha affermato che l’ambasciatore “ha protestato con forza” durante il suo incontro con i funzionari canadesi rispetto alla minaccia di espellere i diplomatici cinesi.

Patto Usa-Filippine, Cina: minaccia per Mar cinese meridionale

Patto Usa-Filippine, Cina: minaccia per Mar cinese meridionaleRoma, 4 mag. (askanews) – Il Mar cinese meridionale non deve diventare “terreno di caccia” per potenze al di fuori della regione. L’ha detto oggi la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning, criticando il nuovo Trattato di sicurezza tra Stati uniti e Filippine, grazie al quale le basi in uso alle forze statunitensi nell’arcipelago passano da cinque a nove,.

Pechino considera la gran parte del Mar cinese meridionale, attraverso il quale passa il 40 per cento del commercio mondiale, come parte integrante del suo territorio sovrano. Questa rivendicazione confligge con quelle di diversi altri paesi del Sudest asiatico, a partire dalle stesse Filippine. “Il Mar cinese meridionale è la casa comune dei paesi della regione e non dovrebbe diventare un terreno di caccia per le forze al di fuori della regione”, ha affermato Mao Ning alludendo agli Stati uniti, i quali stanno rafforzando in maniera massiccia la presenza militare nel Pacifico e attorno alla Cina.

Le Filippine, dopo la sterzata verso Pechino del precedente presidente Rodrigo Duterte, con il nuovo governo del presidente Ferdinand Marcos Jr. è tornato decisamente al fianco degli Stati uniti, alleato storico di Manila. Mao Ning ha affermato che “con gli sforzi congiunti dei paesi della regione, l’attuale situazione nel Mar cinese meridionale è rimasta generalmente stabile e la libertà di navigazione e sorvolo non è mai stata un problema”. Ma il Trattato di mutua difesa Usa-Filippine, ancorché un trattato bilaterale tra i due paesi, è dannoso, secondo Mao. “La Cina si oppone fermamente a qualsiasi paese che utilizzi il trattato bilaterale come scusa per intervenire nella questione del Mar cinese meridionale e danneggiare la sovranità territoriale, i diritti e gli interessi marittimi della Cina”.

La Nato aprirà il suo primo ufficio in Asia, Cina: alta vigilanza

La Nato aprirà il suo primo ufficio in Asia, Cina: alta vigilanzaRoma, 4 mag. (askanews) – La Nato sta progettando di aprire dal prossimo anno il suo primo ufficio di collegamento in Asia. Lo ha appreso il Nikkei Asia, segnalando che avrà sede a Tokyo.

La stazione – scrive Nikkei Asia – consentirà all’alleanza militare di condurre consultazioni periodiche con il Giappone e con gli altri partner-chiave nella regione come la Corea del Sud, l’Australia e la Nuova Zelanda, a fronte della Cina che emerge come una nuova sfida strategica dell’Alleanza, oltre al tradizionale focus sulla Russia. Inoltre la Nato e il Giappone rafforzeranno la loro cooperazione, con l’obiettivo di firmare un programma di partenariato individuale (ITPP) prima del vertice dell’Alleanza a Vilnius, in Lituania, l’11-12 luglio. Le due parti approfondiranno la collaborazione per affrontare le minacce informatiche, coordinare le posizioni sulle tecnologie emergenti e scambiare expertise sulla lotta alla disinformazione.

I piani sono stati confermati al Nikkei Asia sia da funzionari giapponesi che dalla Nato. L’idea di aprire un ufficio di collegamento era stata discussa per la prima volta tra il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg durante la visita di quest’ultimo a Tokyo alla fine di gennaio. A metà aprile, l’alleanza ha diffuso una bozza di proposta tra i suoi 31 membri.

La proposta è di aprire un ufficio di collegamento con una sola persona a Tokyo il prossimo anno. È ancora in fase di negoziazione se la parte giapponese fornirà lo spazio per gli uffici o se la Nato finanzierà la stazione. La Nato ha uffici di collegamento simili presso le Nazioni Unite a New York, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa a Vienna, nonché in Georgia, Ucraina, Bosnia-Erzegovina, Moldavia e Kuwait.

Il Giappone, dal canto suo, intende creare una missione indipendente presso la Nato, separandola dall’ambasciata in Belgio, attualmente competente. Verrà inviato un nuovo ambasciatore. Al summit Asean dello scorso novembre il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov accusò gli Usa e la Nato di voler “dominare l’Asia”.

La Cina, dal canto suo, ha dichiarato oggi di aver attivato la “massima vigilanza” rispetto all’”espansione a est” della Nato. La portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha detto che l’Asia dovrebbe essere “terra promessa per la cooperazione e lo sviluppo, non un’arena per la geopolitica”.

Usa-Filippine condividono intelligence in tempo reale sulla Cina

Usa-Filippine condividono intelligence in tempo reale sulla CinaRoma, 4 mag. (askanews) – Un altro mattone nel muro per contenere la Cina: Stati uniti e Filippine stanno iniziando a condividere intelligence militari relative a Pechino. Lo racconta oggi il Nikkei Asia.

Ieri il Pentagono ha reso pubblica una scheda informativa sulle linee-guida per la cooperazione in materia di difesa Usa-Filippine adottate in seguito al vertice tra il presidente degli Stati uniti Joe Biden e il leader filippino Ferdinand Marcos Jr. alla Casa Bianca questa settimana. Il segretario alla Difesa Lloyd Austin, inoltre, ha ospitato Marcos al Pentagono mercoledì. La rara visita di un leader straniero al dipartimento della Difesa indica la volontà americana di accrescere la cooperazione in materia di difesa con lo strategico arcipelago dell’Asia sudorientale.

“I due leader hanno sottolineato il loro desiderio condiviso di approfondire la pianificazione bilaterale e la cooperazione operativa, compreso un aumento del ritmo delle attività marittime combinate, come i pattugliamenti congiunti, per sostenere il legittimo esercizio dei diritti delle Filippine nel Mar Cinese Meridionale”, secondo quanto ha detto il portavoce del Pentagono generale Patrick Ryder. Secondo la scheda informativa, le linee-guida intendono “promuovere una comprensione comune di ruoli, missioni e capacità nel quadro dell’alleanza per affrontare le sfide alla sicurezza regionale e globale”. Washington e Manila intendono avere “un’unità d’impegno in tutte le aree della cooperazione bilaterale in materia di sicurezza e difesa per mantenere l’attenzione sulle principali preoccupazioni di sicurezza regionale”.

Le linee-guida gettano le basi per la pianificazione bilaterale della risposta alle contingenze nel Mar Cinese Meridionale e nello Stretto di Taiwan. Le Filippine sono vicine a Taiwan, il che significa che qualsiasi invasione dell’isola da parte di Pechino comprometterebbe la sicurezza di Manila. L’amministrazione Biden ritiene che l’approfondimento della cooperazione con le Filippine per uno scenario così terribile darà agli Stati Uniti una migliore possibilità di dissuadere la Cina dall’intraprendere un’azione del genere contro Taiwan.

La condivisione dell’intelligence in tempo reale, in questo senso, diventa una delle priorità per la cooperazione in materia di difesa. “Tutti gli accordi che stiamo mettendo in atto sono incentrati sull’assicurare la condivisione delle informazioni alla velocità con cui si sta muovendo l’ambiente di sicurezza nella regione”, ha sottolineato un alto funzionario della difesa Usa al Nikkei Asia. Gli Stati Uniti e le Filippine hanno promesso di ampliare la condivisione delle informazioni sui primi indicatori di minacce alla sicurezza per entrambi i paesi per garantire che possano rispondere a qualsiasi sfida.

Usa e Filippine hanno recentemente raggiunto anche un accordo per l’aumento delle basi militari a disposizione degli americani nell’arcipelago da cinque a nove. Due delle nuove strutture sono collocate sulla costa prospiciente a Taiwan, quindi particolarmente strategiche per gli Usa, che stanno incrementando in maniera inedita la loro presenza militare nel Pacifico onde contenere la Cina.

Kishida da domenica a Seoul per vertice con Yoon

Kishida da domenica a Seoul per vertice con YoonRoma, 4 mag. (askanews) – Il presidente Yoon Suk-yeol e il primo ministro giapponese Fumio Kishida, durante la visita di due giorni di quest’ultimo in Corea del Sud, discuteranno di sicurezza regionale, di industrie high-tech e di altre questioni di interesse comune, ma è improbabile che alla fine adottino una dichiarazione congiunta. L’ha riferito oggi la presidenza sudcoreana, fornendo dettagli sull’imminente visita del premier nipponico sulla scia del disgelo tra i due paesi vicini, entrambi alleati regionali degli Usa ma divisi da dispute territoriali e storiche.

Kishida arriverà a Seoul domenica. E’ la prima visita bilaterale di un capo di governo giapponese dall’ottobre 2011. “La visita del primo ministro Kishida è significativa nel segnare la ripresa su vasta scala della diplomazia della navetta”, ha detto ai giornalisti il ortavoce presidenziale Lee Do-woon, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Yonhap. Con l’espressione “diplomazia della navetta” Lee ha voluto impropriamente riferirsi alle reciproche visite dei leader dei due paesi, effettuate con regolarità..

La ripresa delle regolari visite è uno degli accordi raggiunti da Yoon e Kishida durante il vertice di Tokyo a marzo, seguito alla decisione dell’amministrazione Yoon di sollevare le aziende nipponiche dal risarcimento dellevittime coreane del lavoro forzato giapponese in tempo di guerra, assumendosene il carico. Domenica, i due leader hanno in programma di tenere un vertice ristretto e poi un vertice allargato, prima di tenere una conferenza stampa congiunta. Secondo un funzionario presidenziale è improbabile che i due leader diffondano una dichiarazione congiunta dopo i colloqui. “Ci sarà una conferenza stampa congiunta, ma è difficile che arrivi una dichiarazione”, ha detto il funzionario alla Yonhap. “Questo è un problema che dovrebbe essere risolto attraverso consultazioni e colloqui al vertice”.

Più tardi domenica, Yoon ha in programma di organizzare una cena per Kishida a cui si uniranno anche le loro mogli. La rete televisiva giapponese FNN ha riferito che la cena avrà probabilmente luogo presso la residenza ufficiale di Yoon ad Hannam-dong, nel centro di Seoul. Il vertice Yoon-Kishida arriva solo pochi giorni dopo che Yoon ha tenuto un incontro con il presidente degli Stati uniti Joe Biden a Washington la scorsa settimana e ha concordato misure per rafforzare l’impegno di deterrenza estesa degli Stati Uniti per difendere la Corea del Sud con tutte le sue capacità militari, comprese le armi nucleari.

A guastare il clima prima del vertice Yoon-Kishida, ci ha pensato Jeon Yong-gi,parlamentare del Partito democratico di opposizione, che martedì si è recato nelle isole Dokdo, contese col Giappone (per il quale si chiamano Takeshima). Il ministero degli Esteri giapponese ha reagito consegnando una formale protesta all’ambasciata sudcoreana a Tokyo e ribadendo che le isole sono “parte integrante del territorio giapponese” alla luce di fatti storici e legge internazionale. Per cui la visita di Jeon è stata “inaccettabile e deplorevole”.

Ieri il ministero degli Esteri sudcoreano ha dichiarato di aver “respinto” attraverso i canali diplomatici la “richiesta ingiusta” della parte giapponese, ribadendo la sua posizione secondo cui le isole – due isole principali e circa 30 scogli minori, sorvegliate da un piccolo distaccamento di polizia sudcoreane – sono coreane “storicamente, geograficamente e secondo il diritto internazionale”.

Incoronazione Carlo, partiti principe ereditario Giappone e moglie

Incoronazione Carlo, partiti principe ereditario Giappone e moglieRoma, 4 mag. (askanews) – Il principe ereditario giapponese Fumihito e sua moglie, la principessa Kiko, sono partiti oggi per la Gran Bretagna per assistere all’incoronazione del re Carlo III. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo,

È la prima visita ufficiale della coppia in Gran Bretagna e la prima volta che Fumihito partecipa a un’incoronazione reale all’estero. Per consuetudine, l’imperatore non partecipa alle incoronazioni straniere, lasciando che suo fratello minore partecipi al suo posto, secondo l’Agenzia della Casa Imperiale. La coppia è partita dall’aeroporto Haneda di Tokyo su un aereo noleggiato dal governo e arriverà all’aeroporto di Stansted a Londra nel corso della giornata. Rimarranno al Claridge’s Hotel.

Parteciperanno a un ricevimento reale venerdì a Buckingham Palace e all’incoronazione all’abbazia di Westminster il giorno successivo, prima di tornare in Giappone domenica. La famiglia imperiale giapponese e i Windsor hanno un’antica familiarità, tanto che tra loro in passato si definivano “cugini”. All’incoronazione di Elisabetta II, nel 1953, prese parte l’allora principe ereditario e oggi imperatore emerito Akihito, padre dell’attuale imperatore.

Giappone, 25mila in piazza a difesa della Costituzione della pace

Giappone, 25mila in piazza a difesa della Costituzione della paceRoma, 3 mag. (askanews) – Nel Giorno della Costituzione in Giappone i manifestanti contrari a una revisione della carta che allenti il vincolo pacifista hanno tenuto a Tokyo una massiccia e partecipazione manifestazione.

Secondo quanto hanno sostenuto gli organizzatori, la dimostrazione organizzata presso l’Ariake Disaster Prevention Park di Tokyo ha visto la partecipazione di 25mila persone, un numero non consueto per il Giappone, dove manifestazioni politiche così affollate sono rare da moltissimi anni. La manifestazione è stata organizzata da un “Comitato per la salvaguardia dell’Articolo 9 della Costituzione e per l’azione contro la guerra”.

“Hanno ignorato la Costituzione e aperto la strada a una massiccia espansione militare reinterpretando il Costituzione. Bisogna evitare che si crei una nuova situazione pre-bellica”, ha detto dal palco Aisa Kiyosue, docente di diritto costituzionale, commentando i tre decreti con i quali sono state allargate le maglie costituzionali per procedere a una decisa nuova politica di riarmo. Oggi si commemora il 76mo anniversario della promulgazione della Costituzione della pace giapponese, che fu voluta dagli occupanti statunitensi dopo la sconfitta nipponica nella seconda guerra mondiale. All’articolo 9, la Costituzione formalmente vieta al Giappone di detenere forze armate, per quanto questo vincolo sia stato parzialmente aggirato con la costituzione di Forze di autodifesa a partire dalla Guerra di Corea del 1950-53.

Sussistono, comunque, stringenti vincoli per i quali le Forze di autodifesa possono agire esclusivamente per difesa nazionale e possono essere dotate di armi in assetto difensivo. Il Partito liberaldemocratico di maggioranza insiste da decenni sulla necessità di una riforma della Costituzione che sancisca la costituzionalità delle Forze di autodifesa e allarghi ulteriormente le maglie operative dei militari giapponesi. L’attuale premier Fumio Kishida sta premendo l’acceleratore su questo fronte.

In un incontro che si è tenuito oggi tra sostenitori della riforma costituzionale, è stato oggi proiettato un messaggio del primo ministro – che si trova in missione in Africa – nel quale ha ribadito la sua determinazione nel procedere alla modifica prima della scadenza del suo attuale mandato. “Di fronte al contesto di sicurezza più severo e complesso del dopoguerra, compresi i tentativi di cambiare unilateralmente lo status quo con la forza e i ripetuti lanci di missili balistici da parte della Corea del Nord, è estremamente che le forze di autodifesa saldamente incluse nel dettato costituzionale”, ha affermato Kishida. “Le revisioni costituzionali – ha continuato – sono avviate dalla Dieta, ma alla fine il popolo sovrano decide attraverso un referendum. Dobbiamo approfondire la comprensione del popolo. Dobbiamo continuare ad affrontare la sfida”.

La riforma della costituzione, in effetti, oltre a ottenere la maggioranza assoluta in entrambe le camere della Dieta nipponica, dovrà poi essere sottopsota al vaglio del referendum. E, nonostante gli anni passati dalla fine della guerra, ancora oggi l’opinione pubblica giapponese appare spaccata sull’argomento.

Un sondaggio condotto ad aprile dal giornale Mainichi shimbun, sostiene che il 47 per cento del campione interpellato si è detto contrario alla riforma, mentre il 35 per cento sarebbe favorevole. A sorpresa, nonostante le accresciute tensioni internazionali, si è rovesciato il dato rispetto ad aprile dello scorso anno (44 per cento a favore, 33 per cento contrari). Invece un sondaggio dell’agenzia di stampa Kyodo ha rilevato un 53 per cento favorevole a una revisione dell’articolo 9 e un 45 per cento contrario. Quale sia il dato più vicino al vero, un’eventuale referendum presenta un esito incerto.