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Pandemonio in Sudcorea: gli alleati Usa hanno spiato la presidenza?

Pandemonio in Sudcorea: gli alleati Usa hanno spiato la presidenza?




Pandemonio in Sudcorea: gli alleati Usa hanno spiato la presidenza?




















Roma, 11 apr. (askanews) – La fuga di documenti del Pentagono che negli ultimi giorni sta togliendo il sonno alla sicurezza Usa ha provocato un pandemonio in Corea del Sud, visto che alcune di queste informazioni suggeriscono che gli Usa avrebbero spiato esponenti dell’amministrazione presidenziale di Seoul a marzoo in relazione al dibattito interno al governo relativo all’eventuale fornitura di armi all’Ucraina.

Dalla presidenza si è tentato di ridimensionare l’episodio, sostenendo che in quei documenti ci sarebbero state manipolazioni, mentre l’opposizione è partita all’attacco, definendo la notizia “molto deludente” e “dannosa per l’alleanza Sudcorea-Usa”. Secondo il New York Times e il Washington Post, tra i documenti riservati sfuggiti al controllo del Pentagono, ce ne sono alcuni che dimostrerebbero che i servizi segreti americani intercettavano le conversazioni nella presidenza sudcoreana a inizio marzo, mentre era in corso il dibattito sulla possibilità di fornire armi all’Ucraina.

L’Ufficio della presidenza sudcoreana, nella sua reazione ufficiale, ha respinto come “assurda, falsa”, l’accusa agli Usa di aver spiato la presidenza sudcoreana. “L’Ufficio presidenziale a Yongsan è una struttura militare e ha un sistema molto più forte della Casa blu (la precedente presidenza, ndr.): è quindi in grado di impedire le intercettazioni”, ha affermato in un comunicato. In maniera più informale, poi, dalla presidenza è arrivata una promessa che si andrà a fondo alla questione. “Una volta che i due paesi finiranno di valutare la situazione, intendiamo chiedere appropriate misure agli Usa, se necessario”, ha detto un funzionario presidenziale parlando con i giornalisti, secondo l’agenzia di stampa Yonhap. “Questo processo – ha aggiunto – sarà basato sulla relazione di fiducia ta tra due alleati”.

D’altronde, ha spiegato ancora il funzionario, non è ancora stato verificato se i documenti siano veri o falsificati e negli Usa c’è chi ritiene che alcune informazioni in essi contenute siano false. Inoltre potrebbero “esserci forze che cercano di esagerare questo incidente o distorcerlo prima del summit Sudcorea-Usa per minare l’alleanza”. Il riferimento è al vertice tra il presidente Usa Joe Biden e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol previsto per il 26 aprile. Ma l’opposizione non è apparsa affatto soddisfatta delle spiegazioni del governo. Il leader del Partito democratico Lee Jae-myung ha detto che “se fosse vero, sarebbe una situazione molto deludente, che danneggerebbe l’alleanza Sudcorea-Usa, basata sulla fiducia” in un’intervento al Club della Stampa estera. “Io spero che non sia vero e che si scopra che si tratta di documenti falsi, come annunciato dal governo. Ma le circostanze oggettive mostrano che è difficile escludere la possibilità che lo spionaggio sia effettivamente avvenuto”, ha continuato.

Oggi si sono sentiti al telefono il ministro della Difesa sudcoreano Lee Jong-sup e il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, concordando sul fatto di ritenere che alcuni dei documenti sarebbero in realtà falsificati. Il New York Times, che ha ottenuto una parte dei documenti, ha trovato tre riferimenti alla Corea del Sud. In un documento si spiega che a inizio marzo il Consiglio di sicurezza nazionale sudcoreano si trovava a dover discutere della richiesta Usa di fornire munizioni d’artiglieria all’Ucraina, circostanza questa che Seoul non aveva mai confermato, essendo in difficoltà perché la Corea del Sud ha bisogno di tenere un canale aperto con la Russia per tentare di contenere la Corea del Nord. Un altro documento fa riferimento alla preoccupazione di collaboratori di Yoon a Seoul rispetto alla possibilità che il presidente Usa Joe Biden potesse fare pressione sul leader sudcoreano per inviare le armi a Kiev come “cliente finale”. Questi funzionari discutevano anche della possibilità di esportare 330mila proiettili d’artiglieria alla Polonia, designandola come “cliente finale”, anche se poi dovesse riesportare le munizioni all’Ucraina. L’agenzia di stampa Yonhap è riuscita a chiedere al vice consigliere di sicurezza nazionale sudcoreano Kim Tae-hyo se questo resoconto sia accurato, ma questi ha risposto laconicamente “no” ai giornalisti, senza approfondire. Un terzo documento contiene invece un calendario per l’invio dei 330mila proiettili per l’Ucraina attraverso il porto tedesco di Nordenham. Non è chiaro se questo faccia riferimento a una fornitura già decisa o semplicemente ipotizzata. Non è neanche del tutto chiaro se si tratti di munizioni statunitensi, originariamente immagazzinate in Sudcorea e poi reindirizzati all’Ucraina, o munizioni sudcoreane acquistate dagli Usa per poi inviarle a Kiev. La fuga di notizie è stata giudicata “molto seria” dal Pentagono e l’FBI sta indagando per determinare il canale attraverso il quale questi documenti sono usciti fuori dal controllo del Pentagono. Secondo gli ufficiali, i documenti sarebbero reali, almeno per la gran parte. Alcuni di essi però potrebbero essere stati manomessi. Non è chiaro chi sia riuscito a fotografare questi documenti e come siano finiti su diversi social media.

Esercitazioni aeree India-Usa, messaggio alla Cina

Esercitazioni aeree India-Usa, messaggio alla Cina




Esercitazioni aeree India-Usa, messaggio alla Cina




















Roma, 11 apr. (askanews) – L’India ha riavviato un’esercitazione aerea congiunta con gli Stati Uniti tenutasi l’ultima volta nel 2019, probabilmente con l’obiettivo di inviare un messaggio alla Cina in momento in cui sono ancora intense le tensioni sul loro confine. Lo riferisce oggi il Nikkei Asia.

L’esercitazione bilaterale “Cope India” si sta svolgendo negli stati del Bengala occidentale, India orientale, e dell’Uttar Pradesh, nel nord, secondo quanto ha riferito l’aeronautica militare indiana. L’evento, che ha avuto la sua prima edizione nel 2004, include scambi tra specialisti di entrambe le parti insieme a esercitazioni aeree. La prima fase è iniziata ieri e ha coinvolto aerei da trasporto e truppe delle forze speciali di entrambe le parti.

Secondo i media locali, l’India sta dispiegando i suoi principali caccia da combattimento Sukhoi di fabbricazione russa e i jet Tejas di produzione nazionale, costruiti dalla Hindustan Aeronauticsm gestita dallo stato. Da parte degli Stati Uniti, i caccia F-15 partecipano alle esercitazioni di combattimento simulato. La Forza di autodifesa aerea di autodifesa giapponese partecipa come osservatore.

Kishida visiterà quattro Paesi africani prima del G7

Kishida visiterà quattro Paesi africani prima del G7




Kishida visiterà quattro Paesi africani prima del G7




















Roma, 11 apr. (askanews) – Il primo ministro giapponese Fumio Kishida visiterà l’Egitto, il Ghana, il Kenya e il Mozambico a partire dalla fine di aprile, in vista del vertice del Gruppo dei Sette a Hiroshima a maggio. L’ha annunciato oggi il governo nipponico.

Il capo di gabinetto e portavoce del governo Hirokazu Matsuno ha dichiarato in una conferenza stampa che Kishida intende confermare la cooperazione con i principali Paesi africani per affrontare le questioni globali, obiettivo questo “significativo” per il Giappone, che detiene la presidenza di turno del G7 per quest’anno. Il viaggio di Kishida durerà sette giorni dal 29 aprile, hanno detto fonti governative all’agenzia di stampa Kyodo. Sarà la sua prima visita in Africa da quando è diventato primo ministro nell’ottobre 2021.

Con il vertice del G7, che si terrà nel collegio elettorale del primo ministro, Kishida ha espresso la sua volontà di rafforzare i legami con il “Sud globale”, un termine che si riferisce collettivamente alle nazioni in via di sviluppo a Sud dell’Equatore.

Giappone: preoccupazione per collaborazione militare Cina-Russia

Giappone: preoccupazione per collaborazione militare Cina-Russia




Giappone: preoccupazione per collaborazione militare Cina-Russia




















Roma, 11 apr. (askanews) – La relazione annuale sulla situazione geopolitica internazionale, redatta dal ministero degli Esteri giapponese e presentata oggi al governo di Tokyo, segnala “grave preoccupazione” per le crescenti attività militari congiunte sino-russe nelle vicinanze del territorio nipponico.

Il “Diplomatic Bluebook 2023”, un documento compilato annualmente dal 1957, ha indicato nel 2022 un “punto di svolta nella storia”. Ha giudicato l’invasione russa dell’Ucraina, un atto “sconsiderato” che ha scosso le fondamenta dell’ordine internazionale, aggiungendo che la questione non è “un problema di altri” per nessun Paese o regione del mondo. Ha inoltre segnalato che le azioni della Russia hanno prodotto una crisi alimentare ed energetica globale, e la minaccia nucleare della Russia ha fatto precipitare il mondo nella paura. Il rapporto ha rilevato ancora che le forze armate russe e cinesi continuano a impegnarsi in attività congiunte vicino al Giappone a un ritmo sempre più frequente, sottolineando che Tokyo seguirà da vicino le mosse con grave preoccupazione dal punto di vista della sicurezza nazionale.

Questa valutazione ha prodotto una risposta piccata da parte di Pechino. “La cooperazione militare Russia-Cina non è rivolta a terze parti ed è in piena conformità con il diritto e la prassi internazionale. Non rappresenta una minaccia per nessun Paese e non spetta ad altri giudicare”, ha detto nella quotidiana conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin. “Esortiamo la parte giapponese – ha proseguito – a smettere di drammatizzare le tensioni regionali, a smettere di incitare e alimentare il confronto di blocco e ad agire in base al suo asserito desiderio di costruire un rapporto costruttivo e stabile con la Cina”. Tokyo definisce i rapporti Giappone-Cina “un’importante relazione bilaterale”, secondo il rapporto. Ma citando gli atteggiamenti esterni e le mosse militari della Cina, descrive anche Pechino come la “più grande sfida strategica” all’ordine internazionale basato sullo stato di diritto. Il rapporto afferma che il Giappone dovrebbe cooperare con alleati e nazioni che la pensano allo stesso modo su come affrontare la questione cinese.

Riguardo invece ai negoziati per il trattato di pace con la Russia, un dossier aperto dal dopoguerra e in stallo a causa della disputa territoriale riguardo le isole Curili meridionali, il documento non vede al momento margini di progresso. Il governo giapponese sostiene che le isole sono parte integrante del territorio giapponese e che sono state occupate illegalmente dopo la seconda guerra mondiale. Mosca invece rivendica le isole come parte del proprio territorio. Posizione, questa, ribadita anche oggi dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, proprio in risposta alla pubblicazione del rapporto nipponico.

Sulla Corea del Sud, il “Diplomatic Bluebook” cita il recente annuncio di Seoul di un piano per risolvere la questione del lavoro forzato in tempo di guerra e invita a risolvere le questioni al fine di riportare le relazioni bilaterali su una base sana e sviluppare ulteriormente la relazione. Il rapporto afferma, inoltre, che i ripetuti lanci di missili balistici da parte della Corea del Nord lo scorso anno non possono essere trascurati. Il Giappone – segnala – coopererà con la comunità internazionale e mirerà alla completa denuclearizzazione della Corea del Nord. Nel rapporto giapponese, inoltre, si segnala che, a causa della situazione in Ucraina, il cosiddetto “Sud globale” sta guadagnando sempre più presenza. Il Giappone intende quindi rafforzare il suo impegno rispetto ai Paesi emergenti e in via di sviluppo.

Lula vola in Cina: affari e geopolitica nell’incontro con Xi

Lula vola in Cina: affari e geopolitica nell’incontro con Xi





Lula vola in Cina: affari e geopolitica nell’incontro con Xi



















Roma, 11 apr. (askanews) – Lula e il Brasile tornano a mostrarsi sui grandi palcoscenici internazionali dopo gli anni dell’isolazionista Jair Bolsonaro, con una visita di grande portata del presidente sudamericano in Cina, dove verrà sancito un rafforzamento delle relazioni tra Pechino e Brasilia in termini economici, ma verrà anche affrontata la questione calda dell’Ucraina, sulla quale appare possibile una significativa collaborazione.

Luiz Inacio Lula da Silva inizierà il suo programma d’incontri in Cina domani, per una delle visite di Stato più importanti di questo mandato iniziato 100 giorni fa e proseguito in maniera turbolenta. Lula viaggia al fianco di una nutrita delegazione di uomini d’affari, governatori statali, deputati e ministri. L’agenda prevede visite ufficiali, incontri bilaterali e la firma di diversi accordi. La Cina è dal 2009 il principale partner commerciale del Brasile e, col ritorno al potere della sinistra nel Paese amazzonico, anche un fondamentale interlocutore politico. Lula, in realtà, doveva recarsi in Cina già a marzo, ma la visita è stata rimandata per motivi di salute: il presidente brasiliano ha avuto una polmonite.

La visita viene dopo che Pechino ha presentato il suo “position paper” sulla guerra ucraina che chiede, da un lato, il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale e, dall’altro, il rispetto delle “preoccupazioni di sicurezza” di ogni Paese (cioè, nel secondo caso, della Russia rispetto all’espansione Nato a est). Lula, dal canto suo, ha criticato l’invasione russa dell’Ucraina, decisa dal presidente Vladimir Putin, ma non si è unito a una condanna formale di Mosca e ha invece sollevato critiche sul fatto che l’Occidente ha fatto poco o nulla per la pace. Si è inoltre proposto come mediatore per cercare di determinare un percorso politico di soluzione del conflitto.

La visita, tuttavia, più che su un piano multilaterale, ha una fondamentale importanza su quello bilaterale soprattuto dal punto di vista economico-commerciale. La Cina, infatti, è il principale cliente della soia e dei minerali brasiliani, tanto che la bilancia dei pagamenti tra i due Paesi segna un netto vantaggio per Brasilia rispetto a Pechino: la Cina ha importato lo scorso anno oltre 89,7 miliardi di dollari di prodotti brasiliani, in particolare soia e minerali, e ha esportato in Brasile merci per un valore di quasi 60,7 miliardi di dollari. Il commercio tra i due Paesi vale 150,4 miliardi di dollari ed è aumentato di 21 volte dalla prima visita di Lula in Cina nel 2004. Dopo l’annullamento di marzo della visita di Lula, una parte della delegazione brasiliana si è già recata nella Repubblica popolare, ottenendo alcuni risultati rilevanti, come la fine dell’embargo cinese sulla carne bovina brasiliana. “Con la visita del presidente Lula in Cina dovrebbero realizzarsi importanti negoziati che abbiamo a lungo sognato”, ha affermato il ministro dell’Agricoltura Carlos Favaro. Una di queste negoziazioni è la certificazione digitale, che permetterà di rendere più rapido e affidabile il commercio, riducendo la burocrazia per gli esportatori brasiliani. L’accordo prevede che gli scambi avvengano attraverso un cambio diretto tra il real brasiliano e lo yuan cinese – senza dollarizzazione intermedia – il che dovrebbe facilitare il commercio tra i due Paesi.

Nel 2022, il prodotto più venduto dal Brasile ai cinesi è stata la soia – 36% delle esportazioni totali – seguita dal minerale di ferro (20%) e dal petrolio (18%). Il profilo delle esportazioni è leggermente cambiato a gennaio e febbraio 2023, con il petrolio in testa al 23%, seguito da soia (22%) e minerale di ferro (21%). Durante la visita è prevista la firma di circa 20 accordi bilaterali. Uno di questi è per la costruzione di CBERS-6, il sesto di una serie di satelliti costruiti insieme da Brasile e Cina. Il nuovo modello presenta una tecnologia che consente il monitoraggio della foresta pluviale amazzonica anche nelle giornate nuvolose. In Cina, il presidente Lula viaggerà con una delegazione ufficiale che comprende i ministri Fernando Haddad (Finanze), Marina Silva (Ambiente e cambiamenti climatici), Carlos Favaro (Agricoltura e allevamento), Luciana Santos (Scienza, tecnologia e innovazione), Mauro Vieira (Affari esteri), Alexandre Silveira (Miniere ed Energia), Paulo Teixeira (Sviluppo agrario), Wellington Dias (Sviluppo sociale) e Juscelino Filho (Comunicazioni). La delegazione ufficiale brasiliana comprenderà anche i governatori di Stato Jeronimo Rodrigues (Bahia), Elmano de Freitas (Ceará), Carlos Brandoo (Maranhoo), Helder Barbalho (Pará) e Fatima Bezerra (Rio Grande do Norte). Gli incontri ufficiali cominceranno giovedì a Shanghai. In mattinata Lula parteciperà all’insediamento dell’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff a capo della New Development Bank dei BRICS (blocco formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Più tardi, in quello stesso giorno, Lula incontrerà uomini d’affari e poi si recherà a Pechino. La giornata-clou sarà venerdì, quando Lula vedrà il presidente dell’Assemblea nazionale del popolo cinese Zhao Leji, il primo ministro Li Qiang e soprattutto Xi Jinping, col quale firmerà gli accordi bilaterali, avrà un incontro a porte chiuse, lo scambio di regali e una cena ufficiale. Nella stessa giornata, in precedenza, Lula deporrà una corona di fiori a piazza Tiananmen, secondo quanto riferisce il governo di Brasilia. In seguito Lula partirà alla volta degli Emirati arabi uniti, dove terrà una visita ufficiale ad Abu Dhabi. La visita di Lula in Cina s’inquadra nello sforzo del nuovo governo brasiliano di riallacciare le relazioni internazionali, dopo gli anni di Bolsonaro. Recentemente si è recato in Argentina per la riunione della Comunità degli Stati latino-americani, in Uruguay e negli Stati Uniti dove ha incontrato il presidente Joe Biden. Questa è anche la terza visita ufficiale del presidente in Cina. Il rapporto tra i due Paesi è diventato molto più stretto – e la bilancia commerciale è aumentata in modo continuo e sostenuto – dal 2004, quando Lula visitò per la prima volta Pechino. Quest’anno ricorre anche il 50esimo anniversario delle prime relazioni commerciali tra Brasile e Cina. Il primo trattato di commercio tra i due Paesi fu firmato nel 1973, un anno prima che venissero stabilite relazioni diplomatiche ufficiali tra il Brasile e la Repubblica popolare cinese.

AAA cercasi politici: in Giappone c’è carenza di candidati

AAA cercasi politici: in Giappone c’è carenza di candidati




AAA cercasi politici: in Giappone c’è carenza di candidati



















Roma, 8 apr. (askanews) – Il Giappone, in cui domani si vota per elezioni locali, si trova ad affrontare un’inedita carenza di aspiranti eletti nelle amministrazioni locali. Secondo quanto riferisce il Nikkei, il 40 per cento dei candidati in quasi mille distretti elettorali verranno direttamente eletti per mancanza di concorrenti.

Gli elettori devono scegliere i governatori in nove prefetture (province), i sindaci in sei grandi città e i membri delle assemblea di 41 prefetture e 17 grandi città. Circa 565 candidati, il 25% in totale, non corrono contro alcun avversario nelle assemblee prefettizie al voto, secondo il Ministero degli affari interni e delle comunicazioni. In 348 circoscrizioni elettorali, circa il 40% del totale, si candiderà solo il minimo dei candidati per andare al voto.

Il 23 aprile si terrà un secondo turno elettorale, con gli elettori che sceglieranno i sindaci e i membri dell’assemblea dei quartieri, delle città più piccole, dei paesi e dei villaggi. L’esito del voto potrebbe essere un ulteriore stimolo al primo ministro Fumio Kishida per una possibile decisione di indire elezioni generali anticipate.

Il numero di elezioni non contestate è aumentato negli ultimi anni, in particolare nei piccoli comuni rurali dove la popolazione sta diminuendo rapidamente. La popolazione totale del Giappone è diminuita dello 0,43 per cento, circa 538.000 persone, nel solo 2022, a quanto ha riferito il governo. Ma anche nei comuni più grandi cresce la carenza di candidature.

La Cina mette sotto pressione Taiwan con grandi manovre militari

La Cina mette sotto pressione Taiwan con grandi manovre militari




La Cina mette sotto pressione Taiwan con grandi manovre militari



















Roma, 8 apr. (askanews) – Al ritorno dal suo viaggio in America, la presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha dovuto affrontare oggi una situazione particolarmente tesa, con Pechino che ha prospettato tre giorni di intense esercitazioni attorno all’isola aventi l’obiettivo specifico di fare da “serio avvertimento” contro la collusione tra le forze “separatiste” che cercano l’”indipendenza di Taiwan” e “le forze esterne (cioè gli Usa, ndr.)”, in modo fa fermare “le loro attività provocatorie”, a quanto ha detto in una nota il portavoce militare cinese Shi Yi.

Il ministero della Difesa nazionale di Taiwan ha denunciato il fatto che, nella mattinata odierna (notte in Italia), un totale di 42 aerei militari cinesi – inclusi i caccia J-10, J-11 e J-16 – hanno operato nelle vicinanze dell’isola. Ventinove di questi velivoli hanno attraversato la cosiddetta “linea mediana” dello Stretto di Taiwan o sono entrati nella zona di identificazione della difesa aerea (ADIZ) al largo della costa sud-occidentale dell’isola. Sono state inoltre rilevate otto navi da guerra cinesi nell’area. “L’esercito cinese ha intenzionalmente creato tensioni nello Stretto di Taiwan, influenzando negativamente la regione. Condanniamo fermamente tali azioni irrazionali”, ha affermato in una nota il ministero della Difesa taiwanese, accusando la Cina di “minare la pace, la stabilità e la sicurezza regionali”.

Già ieri l’autorità marittima provinciale del Fujian aveva emesso un divieto di navigazione per lunedì, in vista di un “addestramento con fuoco vivo” che verrà realizzato quel giorno. Gli annunci cinesi sembrano un “deja vu”: otto mesi fa, dopo la visita a Taiwan dell’allora speaker della Camera dei Rappresentanti Usa Nancy Pelosi, Pechino mise in campo manovre senza precedenti anche con esercitazioni con fuoco vivo. In questo caso, la Cina ha promesso una ferma reazione dopo che Tsai ha effettuato un “transito” negli Usa – a New York e Los Angeles – incontrando anche il presidente della Camera dei Rappresentanti americana Kevin McCarthy.

In visita a Taipei, oggi, il presidente della commissione per gli affari esteri Usa Michael McCaul in un pranzo di lavoro con la presidente Tsai ha fatto riferimento al National Defense Authorization Act del 2023, che prevede la fornitura fino a un massimo di 10 miliardi di dollari in armi e dispositivi militari da parte degli Stati Uniti nei prossimi cinque anni. “Stiamo facendo di tutto al Congresso per accelerare la vendita e la consegna delle armi di cui hai bisogno per difenderti”, ha detto McCaul a Tsai, “Stiamo addestrando – ha continuato – i tuoi militari per la pace, non per la guerra”. Per quanto riguarda la tempistica della reazione cinese, secondo alcuni analisti, potrebbe essere stata dettata dall’esigenza di evitare di turbare l’esito della visita del presidente francese Emmanuel Macron e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in Cina, che si è conclusa ieri.

In effetti, la questione di Taiwan è stata appena sfiorata sia negli incontri trilaterali che in quelli bilaterali tra il presidente cinese Xi Jinping e Macron. E, nella dichiarazione congiunta finale, è stata liquidata in una sola riga nella quale Parigi conferma la sua adesione al principio dell’Unica Cina. Eppure già nei giorni scorsi, nelle vicinanze dello Stretto di Taiwan era stata avvistata la portaerei cinese “Shandong”, guardata a distanza dalla portaerei americana “USS Nimitz”. Non è chiaro se questo passaggio fosse o meno legato alle manovre iniziate oggi.

Usa-Sudcorea-Giappone: bloccare l’utilizzo di lavoratori nordcoreani

Usa-Sudcorea-Giappone: bloccare l’utilizzo di lavoratori nordcoreani




Usa-Sudcorea-Giappone: bloccare l’utilizzo di lavoratori nordcoreani




















Roma, 8 apr. (askanews) – La Corea del Sud, gli Stati uniti e il Giappone hanno chiesto sostegno internazionale per vietare alla Corea del Nord di inviare lavoratori all’estero e frenare i crimini informatici del Nord in modo da bloccare i canali di finanziamento del suo programma nucleare. Lo riferisce oggi il Nikkei Asia.

I responsabili anti-proliferazione nucleari dei tre paesi si sono incontrati a Seoul per valutare assieme le mosse da fare rispetto alla rafforzata attività nucleare del regime di Kim Jong Un. La Corea del Nord ha intensificato i suoi testi missilistici e appare pronta a effettuare in qualsiasi momento il suo settimo test nucleare.

Nonostante 11 cicli di sanzioni delle Nazioni unite e le difficoltà legate alla pandemia, che hanno peggiorato i suoi problemi economici e alimentari, la Corea del Nord dedica ancora gran parte delle sue scarse risorse ai suoi programmi nucleare e missilistico. A contribuire al finanziamento del suo programma bellico – secondo quanto sostengono gli esperti – ci sono le attività di pirateria informatica, oltre che le retribuzioni dei lavoratori nordcoreani inviati in Cina, in Russia e anche in altri paesi, nonostante un precedente ordine delle Nazioni Unite di rimpatriarli entro la fine del 2019.

In una dichiarazione congiunta, gli inviati dei tre paesi hanno esortato la comunità internazionale a rispettare scrupolosamente le risoluzioni delle Nazioni unite sul divieto di sfruttamento dei lavoratori nordcoreani all’estero Il ministero degli Esteri sudcoreano ha denunciato che un gran numero di lavoratori nordcoreani è utilizzato in attività economiche in tutto il mondo e trasferisce denaro che viene investito nei programmi d’armamento della Corea del Nord. Ha affermato che i tre inviati hanno cercato di richiamare l’attenzione sui lavoratori nordcoreani, perché il Nord potrebbe riaprire ulteriormente i suoi confini internazionali man mano che la situazione globale di COVID-19 migliora.

Non si sa esattamente quanti lavoratori nordcoreani operino all’estero. Ma, prima del 2019, il Dipartimento di Stato Usa aveva stimato che c’erano circa 100mila nordcoreani che lavoravano in fabbriche, cantieri, industrie del legname e altre strutture in tutto il mondo. Questi lavoratori, che non possono muoversi liberamente, facevano affluire alla Corea del Nord entrate stimate tra i 200 ei 500 milioni di dollari all’anno. “Dobbiamo assicurarci che le provocazioni non restino mai impunite. Contrasteremo efficacemente le future provocazioni della Corea del Nord e taglieremo i loro flussi di entrate che finanziano queste attività illegali”, ha detto Kim Gunn, l’inviato sudcoreano, nei commenti televisivi all’inizio del incontro. Sung Kim, l’inviato degli Stati uniti, ha sostenuto che con i suoi programmi nucleari e missilistici e il “programma informatico dannoso che prende di mira paesi e individui in tutto il mondo”, la Corea del Nord minaccia la sicurezza e la prosperità dell’intera comunità internazionale. L’intelligence sudcoreana ha dichiarato a dicembre che gli hacker nordcoreani sono stati in grado di rubare circa 1.500 miliardi di won (1,2 miliardi di dollari) in criptovalute e altre risorse virtuali negli ultimi cinque anni e più della metà solo lo scorso anno. Il National Intelligence Service ha affermato che la capacità della Corea del Nord di sottrarre risorse digitali è tra le migliori al mondo perché Pyongyang si è concentrata sui crimini informatici da quando le sanzioni economiche delle Nazioni Unite sono state inasprite nel 2017 in risposta ai suoi precedenti test nucleari e missilistici. La Corea del Nord sostiene da tempo che le sanzioni delle Nazioni Unite e le esercitazioni militari guidate dagli Stati Uniti nella regione sono la prova dell’ostilità di Washington contro Pyongyang. Il Nord ha affermato di essere stato costretto a sviluppare armi nucleari per far fronte alle minacce militari statunitensi.

Taiwan: rilevate otto navi e 42 aerei da guerra cinesi

Taiwan: rilevate otto navi e 42 aerei da guerra cinesi




Taiwan: rilevate otto navi e 42 aerei da guerra cinesi



















Roma, 8 apr. (askanews) – Taiwan ha affermato oggi di aver rilevato 42 aerei e otto navi da guerra cinesi nei pressi dell’isola. Lo riferisce l’agenzia di stampa France Presse.

Ventinove aerei hanno attraversato la linea mediana che separa la Cina da Taiwan, ha affermato il ministero taiwanese, denunciando “azioni irrazionali” da parte di Pechuino. L’Esercito di liberazione del popolo cinese ha avviato oggi tre giorni di esercitazioni militari nello Stretto di Taiwan, in un contesto di tensioni con l’isola. Le manovre “servono come seri avvertimenti” contro la collusione tra le forze separatiste che cercano l’”indipendenza di Taiwan” e le forze esterne, così come le loro attività provocatorie”, ha detto in una nota il portavoce militare cinese Shi Yi.

Ieri Pechino ha reso noto che lunedì si terranno esercitazioni a fuoco vivo nello Stretto di Taiwan, vicino alla costa del Fujian (est), la provincia prospiciente l’isola, hanno riferito anche le autorità marittime locali. Taipei ha affermato che le manovre minacciano “la stabilità e la sicurezza” nella regione Asia-Pacifico. Gli annunci seguono il “transito” della presidente taiwanese Tsai Ing-wen negli Stati Uniti questa settimana. La leader di Taipei ha incontrato mercoledì Kevin McCarthy, presidente della Camera dei rappresentanti Usa e numero tre nella gerarchia istituzionale americana.

Pechino ha promesso “misure ferme e energiche” in risposta a quella che considera una violazione del principio dell’”Unica Cina”, riconosciuto anche da Washington. Da giovedì, Pechino ha intensificato la pressione militare su Taiwan con l’invio di navi da guerra e aerei nello stretto. Il luogo esatto delle nuove manovre non è specificato, a parte le esercitazioni a fuoco vivo di lunedì, che si svolgeranno intorno a Pingtan, il punto della Cina continentale più vicino a Taiwan.

Ad agosto 2022, Pechino mise in scena manovre militari senza precedenti intorno a Taiwan in risposta alla visita nell’isola dell’allora speaker della Camera Usa, la democratica Nancy Pelosi.

Kim Jong Un “testa” di nuovo il suo drone nucleare sottomarino

Kim Jong Un “testa” di nuovo il suo drone nucleare sottomarino




Kim Jong Un “testa” di nuovo il suo drone nucleare sottomarino



















Roma, 8 apr. (askanews) – La Corea del Nord ha annunciato oggi di aver effettuato un altro test con un drone d’attacco sottomarino a capacità nucleare, dimostrando l’affidabilità del sistema d’arma e la capacità di colpire in maniera “fatale” il nemico. Il test con l’arma strategica sottomarina denominata Haeil-2 è stato effettuato dal 4 al 7 aprile, secondo l’agenzia di stampa ufficiale del regime Korean Central News Agency (KCNA).

“Il sistema servirà come potenziale militare vantaggioso e prospettico delle forze armate della Corea, essenziale per contenere tutte le azioni militari in evoluzione dei nemici, rimuovere le minacce e difendere il paese”, ha affermato la KCNA. La provocazione del Nord è arrivata mentre il regime ha promesso di intraprendere azioni “schiaccianti” contro le esercitazioni militari congiunte tra la Corea del Sud e gli Stati uniti delle ultime settimane

Il drone è partito martedì da un porto nella provincia di Sud Hamgyong e venerdì ha “navigato correttamente” con una testata di prova montata, sott’acqua dopo aver percorso un percorso “ovale e a forma di otto” e simulando una distanza di 1.000 chilometri per 71 ore e sei minuti, secondo il dispaccio della KCNA. Il nuovo annuncio arriva circa due settimane dopo che Pyongyang ha reso pubblico per la prima volta un test del suo drone d’attacco subacqueo Haeil il 24 marzo. Allora la Nordcorea sostenne che “l’arma segreta” è in grado di generare uno “tsunami radioattivo” e attaccare i nemici senza essere preventivamente rilevato.

Il 28 marzo, il regime ha svelato per la prima volta la sua testata nucleare tattica Hwasan-31 e ha affermato di aver organizzato un test di detonazione sottomarina del suo drone Haeil-1 il giorno prima. Considerando il cambio di numero progressivo nel nome dell’arma nell’ultimo test, quella testata questa settimana potrebbe essere una versione aggiornata.

Il Nord ha recentemente intensificato i suoi atti provocatori, come mettere in mostra la testata nucleare tattica Hwasan-31 e il lancio di missili da crociera da sottomarino.