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Mediterraneo, l’impegno della fondazione Alberto di Monaco. Dona Bertarelli: orgogliosa

Mediterraneo, l’impegno della fondazione Alberto di Monaco. Dona Bertarelli: orgogliosaRoma, 20 apr. (askanews) – Con una mossa storica per salvaguardare l’integrità ecologica del Mar Mediterraneo, le organizzazioni filantropiche intendono contribuire all’ambizioso obiettivo di proteggere il 30% del Mediterraneo entro il 2030, con il 10% designato come area strettamente protetta. Per raggiungere questo obiettivo, si stima che saranno necessari 277 milioni di dollari. La Fondazione Principe Alberto II di Monaco, con il sostegno di importanti donatori privati e pubblici, ha promesso un totale di 60,8 milioni di USD per le iniziative di conservazione marina nei prossimi cinque anni. A loro si uniscono nello sforzo di sostenere l’obiettivo globale ’30×30′ nell’area, altri importanti donatori privati. L’annuncio è stato fatto in occasione della Conferenza Our Ocean organizzata ad Atene, in Grecia, dal 15 al 17 aprile. L’area del Mediterraneo, rinomata per la sua ricca biodiversità marina e per il suo status di hotspot globale per le specie endemiche, sta affrontando minacce crescenti dovute al cambiamento climatico, all’inquinamento e a pratiche di pesca non sostenibili.  Nonostante gli sforzi compiuti in passato, solo l’8,33% del Mediterraneo gode attualmente di protezione, con regolamenti spesso più deboli all’interno delle aree marine protette (AMP) che all’esterno. Inoltre, solo l’0,23% dell’area del Mediterraneo è completamente o comunque ben protetta. Consapevoli dell’urgenza della situazione, i finanziatori sottolineano la necessità di un’azione decisiva per preservare i fragili ecosistemi del Mediterraneo. L’obiettivo è quello di eliminare gradualmente attività distruttive come la pesca a strascico e di rafforzare la gestione delle aree marine protette esistenti, come il Santuario Pelagos, che costituisce quasi la metà dello spazio marino protetto del Mediterraneo. Il consistente impegno finanziario da parte di donatori pubblici e privati sottolinea la determinazione collettiva ad affrontare le pressanti sfide di conservazione del Mar Mediterraneo. La speranza è quella per cui questa iniziativa ispiri un ulteriore sostegno da parte di altri donatori e partner che si uniscano allo sforzo di proteggere uno degli ecosistemi marini più vitali del mondo.   “Gli sforzi per proteggere il Mar Mediterraneo sono cresciuti nel corso degli anni, ma non abbastanza velocemente. Lo scorso anno, i Paesi si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo globale 30×30. È necessaria un’azione urgente a tutti i livelli, se vogliamo raggiungere questo obiettivo ambizioso. Con questo impegno, i donatori privati e pubblici invitano gli altri a unirsi allo sforzo. Ci impegniamo a spingere per una protezione effettiva del 30% entro il 2030, compreso un 10% di protezione assoluta”, ha dichiarato il principe Alberto II di Monaco. “Siamo entusiasti di vedere il nostro budget per i progetti di protezione marina della rete Conservation Collective nel Mediterraneo crescere di anno in anno. C’è molto da fare e non c’è niente di più gratificante che vedere le AMP gestite in modo efficace ridare vita a questo mare magico”, così Ben Goldsmith, presidente e fondatore del Conservation Collective . Dona Bertarelli, filantropa, patrona dell’IUCN per la natura e sostenitrice degli oceani, ha dichiarato: “Sono orgogliosa di far parte di uno sforzo collettivo per espandere la protezione del Mediterraneo, un’area di immensa importanza ecologica e ricca di biodiversità. Con l’introduzione dell’impegno di finanziamento 30×30, siamo uniti nel nostro obiettivo di garantire che il 30% del Mediterraneo sia effettivamente preservato. Questo impegno si basa sui principi del processo decisionale inclusivo e della responsabilizzazione delle comunità locali, che sono fondamentali per il futuro sostenibile del Mar Mediterraneo. Concentrando maggiori risorse finanziarie nella protezione dell’ambiente marino, investiamo in iniziative positive di conservazione della natura che salvaguardano sia la biodiversità che i mezzi di sussistenza locali. Spero che il nostro approccio collaborativo possa ispirare gli sforzi globali e fungere da modello per la protezione di risorse naturali inestimabili per le generazioni a venire”.

Renne a rischio in Norvegia, si corre ai ripari

Renne a rischio in Norvegia, si corre ai ripariMilano, 24 dic. (askanews) – Renne a rischio. In Norvegia c’è grande preoccupazione e la notizia in pieno spirito natalizio preoccupa particolarmente. L’Agenzia norvegese per l’ambiente ha presentato 310 misure per salvare la popolazione di renne selvatiche nel Paese. Tra le norme è inclusa la raccomandazione di smettere di costruire capanne negli habitat delle renne selvatiche.

Secondo il direttore del dipartimento Ivar Myklebust dell’Agenzia norvegese per l’ambiente, “prevenire la costruzione di ulteriori cabine all’interno o in prossimità delle aree dove vivono le renne è una misura molto importante e il problema è comune a tutte le aree di habitat per le renne norvegesi”. Myklebust sottolinea che la costruzione di capanne o cabine rende la natura meno natura, oltre ad avere un impatto socioeconomico negativo nel complesso.

Le renne selvatiche ad esempio nel parco nazionale norvegese Dovrefjell-Sunndalsfjella sono una delle poche mandrie originali rimaste in Europa. La popolazione ha poche o nessuna mescolanza con le renne domestiche e gli animali sono molto timidi. Non ci vuole molto per disturbare le renne, che spesso si accorgono dell’uomo molto prima che egli le veda. Tra gli altri aspetti, lo sviluppo di capanne aumenta la presenza di attività umana, il che provoca lo spostamento delle renne selvatiche. La raccomandazione è quindi di fermare lo sviluppo dentro e vicino agli habitat delle renne selvatiche. Oltre a proteggere gli habitat delle renne selvatiche, in passato sono state adottate diverse misure specifiche per migliorare la situazione. La regolamentazione del traffico sulle strade importanti e la chiusura/spostamento dei sentieri sono solo alcune delle misure attuate.

“Per preservare le renne selvatiche per il futuro, dobbiamo regolamentare e limitare in misura maggiore l’attività umana e fermare e invertire l’invasione della natura e altri impatti negativi sulle renne selvatiche” si afferma. E non ci sono solo le renne: si calcola che nella sola Norvegia sono oltre 2750 le specie minacciate, mentre soltanto poco più dell’11% del territorio è destinato alla fauna selvaggia.

Al via oggi lo scarico in mare delle acque di Fukushima

Al via oggi lo scarico in mare delle acque di FukushimaMilano, 24 ago. (askanews) – Al via oggi, giovedì 24 agosto 2023, se le condizioni meteorologiche lo consentiranno, lo scarico nell’Oceano Pacifico dell’acqua contaminata, e trattata, dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, nel nord-est del Giappone.

La notizia ha acuito le tensioni tra il Giappone e i paesi vicini, Corea e Cina in particolare e ieri Pechino ha convocato in merito l’ambasciatore del giappone. Il piano è stato convalidato all’inizio di luglio dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) e Tokyo garantisce che sarà sicuro per l’ambiente e la salute umana. Questa operazione, che dovrebbe durare decenni, suscita anche serie preoccupazioni e critiche, soprattutto da parte della Cina.

L’incidente nucleare di Fukushima è conseguenza del devastante terremoto-tsunami dell’11 marzo 2011, che provocò 20mila vittime lungo le coste nordorientali del Giappone. Il sistema di raffreddamento della più vecchia centrale nucleare giapponese fu danneggiato e nei nuclei di tre reattori ci fu il meltdown, lo scioglimento del nocciolo. Tokyo prevede di scaricare molto gradualmente nell’Oceano Pacifico oltre 1,3 milioni di tonnellate di acqua proveniente dalla centrale elettrica di Fukushima Daiichi, proveniente da acque piovane, sotterranee e dalle iniezioni necessarie per raffreddare i noccioli dei reattori entrati in fusione dopo il devastante tsunami del marzo 2011. L’incidente di Fukushima, a 12 anni dagli eventi, è infatti ancora in corso. Questo perché nei reattori permane il materiale fissile disciolto ad altissima concentrazione di radioattività, inavvicinabile dall’uomo e anche da gran parte dei robot. Questo va continuamente raffreddato e per tale operazione è necessaria molta acqua, che entra a contatto con il materiale radioattivo, contaminandosi a sua volta. Inoltre a questa va aggiunta l’acqua piovana che arriva nella centrale e quella che scorre naturalmente al di sotto da sottoporre a loro volta al trattamento.

Le acque di Fukushima sono state preventivamente trattate per eliminare le sostanze radioattive, ad eccezione però del trizio, che non può essere rimosso con le tecnologie esistenti. Ma secondo gli esperti, solo dosi altamente concentrate di trizio sono dannose per la salute. Secondo la Tepco (proprietaria dell’impianto), verranno rilasciati 500 metri cubi di acqua al giorno e lo stoccaggio di acqua trattata arriverà a zero soltanto nel 2051.

Legge natura, Timmermans: non ho capito perché Italia è contro

Legge natura, Timmermans: non ho capito perché Italia è controStrasburgo, 12 lug. (askanews) – Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea responsabile per il Green Deal, Frans Timmermans, ha detto oggi a Strasburgo di non aver capito le ragioni del voto contrario del governo italiano alla proposta di il regolamento Ue sul ripristino della natura, durante il Consiglio Ue dell’Ambiente che ha approvato la sua posizione negoziale sul testo il 20 giugno scorso a Lussemburgo.

Timmermans lo ha detto in italiano, rispondendo a una domanda dopo il voto con cui la plenaria del Parlamento europeo ha approvato a sua volta la propria posizione sullo stesso regolamento, nel pomeriggio a Strasburgo. “Non ho ben capito perché ha votato contro, perché noi abbiamo ceduto a tutte le domande dell’Italia. Quindi avevo l’impressione, la mattina del Consiglio, che l’Italia fosse soddisfatta del risultato”. Perciò “sono stato un po’ sorpreso dal voto”, ha detto Timmermans.

“Ma anche senza il voto dell’Italia – ha concluso il vicepresidente esecutivo della Commissione – abbiamo preso una decisione del Consiglio, dunque adesso andiamo al negoziato”.

Al via i Rome Climate Talks, focus su transizione energetica

Al via i Rome Climate Talks, focus su transizione energeticaRoma, 11 lug. (askanews) – Con un dibattito sul tema Smart Energy Transition l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania ha inaugurato martedì 11 luglio 2023 i Rome Climate Talks.

“Italia e Germania sono motori industriali dell’Unione Europea nonché Paesi con economie estremamente interconnesse. Il percorso verso la neutralità climatica, sempre più urgente per tutto il pianeta, segnerà per forza un cambiamento profondo che riguarderà ampi settori delle nostre economia e delle nostre società civili. Ci sembra pertanto logico e essenziale di parlarne insieme su come la transizione verso un’economia e una società innovativa e resiliente possa avere successo”, ha affermato l’Ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling, che ha moderato l’incontro a Villa Almone, sua residenza a Roma. Al dibattito hanno partecipato Dott. Federico Boschi (Capo Dipartimento Energia (DIE) – Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Dr. Heike Brugger (Coordinator of Business Unit Energy Policy – Fraunhofer Institute for Systems and Innovation Research ISI), Dott.ssa Ilaria Conti (Head of Gas – Florence School of Regulation) e Dott. Michele Governatori (ECCO – The Italian Climate Change Think Tank).

Quali sono i compiti che la politica, le imprese, la scienza e la società devono affrontare per realizzare una transizione energetica intelligente e a prova di futuro? Come potrebbero contribuire a un sistema energetico rispettoso del clima le nuove tecnologie intelligenti, la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale? Queste e altre sono state tra i quesiti discussi da esperti italiani e tedeschi nel primo di una serie di Climate Talks che l’Ambasciata di Germania in Italia ospiterà fino alla fine dell’anno.

Lula: razzi e caccia non serviranno, se non avremo dove vivere

Lula: razzi e caccia non serviranno, se non avremo dove vivereRoma, 22 giu. (askanews) – La transizione ambientale è una priorità, più della difesa: non avrà alcuna utilità dotarsi di razzi o caccia, se non avremo un luogo dove vivere. L’ha detto il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva in una conferenza stampa oggi a Roma, al termine della sua visita.

“Non servirà a nulla fare razzi o caccia se non avremo uno spazio sano su cui vivere su questa Terra”, ha detto Lula. Lula ha ricordato che il Brasile ospiterà la COP30 in Amazzonia. “Molti parlano dell’Amazzonia ma non la conoscono, noi daremo l’opportunità di fargliela conoscere”, ha affermato il leader brasiliano, rivendicando i risultati del Brasile sulla generazione energetica: “Il Brasile è il paese con la più grande quantità di energia pulita. Nel settore elettrico, l’87 per cento è rinnovabile contro il 27 per cento nel resto del mondo. Il 50 per cento di energia rinnovabile, contro il 15 per cento del resto del mondo”.

Il Brasile – ha detto ancora – “ha l’autorità morale di parlare con la testa alta. I Paesi che sono già industrializzati hanno “un debito storico nei confronti degli altri”. Dovrebbero “pagare un po’ di più degli altri, per avere compensazioni e aiutare i più poveri che hanno bisogno di aiuti”.