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Dopo l’ultimo video di Hamas le famiglie degli ostaggi invitano a manifestare

Dopo l’ultimo video di Hamas le famiglie degli ostaggi invitano a manifestareRoma, 4 gen. (askanews) – Dopo che Hamas ha pubblicato un video che dimostra l’esistenza in vita dell’ostaggio Liri Albag, le famiglie degli ostaggi hanno invitato l’opinione pubblica a partecipare alle manifestazioni di questa sera per chiedere il loro rilascio.


L’esistenza in vita “di Liri è una dura e innegabile prova dell’urgenza di riportare a casa tutti gli ostaggi! Ogni giorno nell’inferno di Hamas a Gaza comporta un rischio immediato di morte per gli ostaggi vivi e mette in pericolo la possibilità di recuperare i caduti per una sepoltura adeguata”, ha affermato in una nota il Forum delle famiglie degli ostaggi in un comunicato. “Le famiglie degli ostaggi chiedono al pubblico di unirsi alle manifestazioni e alle veglie di protesta di questa sera in tutto il mondo e di gridare con loro per i loro cari, intrappolati nei tunnel”, si legge nel comunicato.


La famiglia della soldatessa Albag ha chiesto di non condividere dettagli o immagini del video di Hamas.

Hamas diffonde un video propaganda con l’ostaggio Liri Albag, ancora viva

Hamas diffonde un video propaganda con l’ostaggio Liri Albag, ancora vivaRoma, 4 gen. (askanews) – Il movimento integralista islamico palestinese Hamas ha diffuso un video di propaganda che mostra segni di vita dell’ostaggio Liri Albag, 19 anni.


Il filmato, della durata di tre minuti e mezzo, non è datato, anche se Albag afferma di essere detenuta da oltre 450 giorni, il che indicherebbe che è stato girato di recente. Albag, soldatessa di sorveglianza di stanza alla postazione di Nahal Oz, è stata rapita insieme ad altre sei persone dai miliziani di Hamas il 7 ottobre. Una è stata salvata e un’altra è stata recuperata morta dopo essere stata uccisa durante la prigionia. Gli altri cinque – Albag, Karina Ariev, Agam Berger, Naama Levy e Daniella Gilboa – sono ancora ostaggi.


Hamas ha già diffuso in passato video simili di israeliani tenuti in ostaggio dal gruppo terroristico, in quella che secondo lo stato ebraico è una deplorevole guerra psicologica. La famiglia di Albag ha chiesto che i media non pubblichino il video o immagini da esso estratte.


La maggior parte dei media israeliani non pubblica i video diffusi da Hamas, a meno che le famiglie non lo richiedano espressamente.

Germania, Scholz: preoccupa il sostegno di Musk ad AfD, non i suoi insulti

Germania, Scholz: preoccupa il sostegno di Musk ad AfD, non i suoi insultiRoma, 4 gen. (askanews) – Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è detto “tranquillo” di fronte ai commenti critici di Elon Musk, ma ha giudicato preoccupante che il miliardario statunitense si sforzi di entrare nelle elezioni generali in Germania supportando il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (Allianz fur Deutschland, AfD).


Scholz ha reagito dopo che Musk, stretto alleato del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, ha definito il cancelliere “fesso” dopo il crollo della sua coalizione di governo a novembre e ha poi appoggiato l’AfD in un articolo di opinione scritto per un importante quotidiano tedesco. Scholz, leader del Partito Socialdemocratico (Spd), ha dichiarato alla rivista tedesca Stern che non c’è “nulla di nuovo” nelle critiche di “ricchi imprenditori dei media che non apprezzano la politica socialdemocratica e non si tirano indietro con le loro opinioni”. “Bisogna mantenere la calma”, ha spiegato Scholz a Stern.


“Trovo molto più preoccupante di questi insulti il fatto che Musk sostenga un partito come l’AfD, che è in parte estremista di destra, che predica il riavvicinamento alla Russia di (Vladimir) Putin e vuole indebolire le relazioni transatlantiche”, ha sottolineato il cancelliere. L’AfD è monitorato dai servizi segreti tedeschi perché sospettato di essere un partito estremista di destra ed è già stato riconosciuto come tale in alcuni Laender tedeschi.

L’amministrazione Biden invia armi a Israele per 8 miliardi

L’amministrazione Biden invia armi a Israele per 8 miliardiRoma, 4 gen. (askanews) – Il Dipartimento di Stato Usa ha notificato “informalmente” al Congresso una proposta di accordo con Israele per la fornitura di armi per 8 miliardi di dollari, che includerà munizioni per jet da combattimento, elicotteri d’attacco e proiettili d’artiglieria. Lo rivela Axios.


L’indiscrezione arriva dopo le affermazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu secondo cui negli ultimi mesi hanno affermato che Biden ha imposto un silenzioso “embargo sulle armi” a Israele. Secondo le fonti di Axios, si tratta di un accordo a lungo termine. Una parte della produzione e della consegna delle munizioni può essere realizzata attraverso le attuali scorte statunitensi, ma la maggior parte richiederà uno o più anni per essere consegnata.


Le fonti hanno detto che la vendita di armi – che deve essere approvata dalle commissioni Esteri di Camera e Senato – comprende missili aria-aria AIM-120C-8 AMRAAM per i jet da combattimento per difendersi dalle minacce aeree, compresi i droni. Quella che si prospetta come l’ultima fornitura allo Stato israeliano autorizzata dall’amministrazione Biden comprende anche proiettili d’artiglieria da 155 mm e missili Hellfire AGM-114 per elicotteri d’attacco.Una fonte al corrente dell’accordo in fieri ha detto che il Dipartimento di Stato ha dichiarato al Congresso che l’accordo ha lo scopo di “sostenere la sicurezza a lungo termine di Israele rifornendo le scorte di munizioni critiche e le capacità di difesa aerea”.


“Il Presidente ha chiarito che Israele ha il diritto di difendere i propri cittadini, in conformità con il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale, e di scoraggiare l’aggressione dell’Iran e delle sue organizzazioni per procura. Continueremo a fornire le capacità necessarie alla difesa di Israele”, ha dichiarato un funzionario statunitense.

Usa, Speaker Camera: Johnson confermato

Usa, Speaker Camera: Johnson confermatoRoma, 3 gen. (askanews) – Mike Johnson ha ottenuto i 218 voti necessari per essere riconfermato Speaker della Camera dei Rappresentanti senza tecnicamente ricorrere al secondo scrutinio.


Il primo voto infatti non era stato chiuso ufficialmente dopo l’esito del conteggio, che aveva visto tre deputati del Gop votare contro il candidato del presidente eletto Donald Trump; dopo mezz’ora di conciliaboli due dei tre rappresentanti Repubblicani hanno quindi deciso di cambiare il proprio voto, come consentito dal regolamento. La mancata chiusura dello scrutinio ha infatti permesso di evitare la necessaria pausa fra le due votazioni, dando tempo a Johnson di raggiungere un accordo con due dei tre “ribelli” e assicurarsi così l’elezione al primo turno.


Per l’elezione serviva infatti la maggioranza dei voti espressi: se tutti i 434 deputati presenti avessero deciso di votare Johnson avrebbe quindi avuto bisogno di 218 preferenze, presumibilmente tutti Repubblicani; dato che i deputati Gop sono 219, avrebbe potuto permettersi un solo voto contrario.

La madre di Cecilia Sala: va male, ma incontro con Meloni aiuta

La madre di Cecilia Sala: va male, ma incontro con Meloni aiutaMilano, 2 gen. (askanews) – “Va male, è ovvio però questo incontro” con la premier Giorgia Meloni “mi ha aiutato: ci siamo guardate negli occhi, anche tra mamme. La fiducia è tanta, sicuramente stanno lavorando e io sono un po’ come Cecilia, sono un po’ un soldato, aspetto e rispetto il lavoro che stanno facendo. Quello che potrò fare da parte mia lo farò, sicuramente loro stanno facendo il loro”. Lo ha detto Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata e detenuta in Iran, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


“La Premier ha fatto un salto di qualità dalle rassicurazioni comprensibili che ricevo sempre, è stata più precisa e puntuale ed è questo che io volevo, e questo ho avuto” ha aggiunto la signora Vernoni, che si è detta soddisfatta dell’incontro. “E’ ovvio che ieri c’è stato un cambio di umore forte, però assolutamente sì”. Ci sono però due cose che continuano a preoccupare molto la madre di Cecilia. “La prima sono le condizioni di vita carceraria di mia figlia, si è parlato di celle singole ma non esistono celle singole lì, esistono delle celle di detenzione comuni e poi ci sono le celle di punizione, lei è in una di queste, evidentemente. Io non so come sono queste celle ma se una donna è per terra nel 2024 mi fa pensare che si chiamino così”, ha aggiunto Vernoni riferendosi alla possibilità che si tratti di una cella di punizione. “Quindi la prima cosa sono le condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro paese per ragionare sul rientro in Italia… Io non piango, non frigno, e non chiedo tempi perché sono realtà molto particolari, ma come dicevo a Cecilia ‘cerca di essere un soldato’ cerco di esserlo anch’io, però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni che non ha compiuto nulla devono essere tali che non la segnino per tutta la vita. Poi, io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è un’eccellenza italiana, non solo il vino e i cotechini”, ha concluso.


Palazzo Chigi, dal canto suo, ha ribadito che “il governo conferma l’impegno presso le autorità iraniane per l’immediata liberazione di Cecilia Sala, e, in attesa di essa, per un trattamento rispettoso della dignità umana. Il sottosegretario Mantovano, in veste di Autorità delegata, venendo incontro alle richieste delle opposizioni, ha dato immediata disponibilità al presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica Lorenzo Guerini a riferire al Copasir già domani mattina, e quindi per suo tramite al Parlamento”. In serata anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani è tornato a parlare su Retequattro dei possibili tempi per la liberazione di Cecilia Sala: “Io mi auguro che non siano tempi lunghi, noi lavoriamo come abbiamo lavorato per Alessia Piperno che siamo riusciti a riportare in Italia dopo 45 giorni di detenzione, io mi auguro che siano i tempi siano i più brevi possibili, però non dipende da noi. Stiamo facendo tutto ciò che è nelle nostre possibilità, insieme con la presidenza del Consiglio e il ministero degli Esteri, tutti stiamo lavorando 24 ore su 24 per cercare di portare Cecilia a casa”.

Cecilia Sala, l’ambasciata dell’Iran: liberare l’iraniano fermato in Italia

Cecilia Sala, l’ambasciata dell’Iran: liberare l’iraniano fermato in ItaliaRoma, 2 gen. (askanews) – L’ambasciata iraniana a Roma, in seguito alla convocazione oggi alla Farnesina dell’ambasciatore Mohammed Reza Sabouri in relazione all’arresto in Iran della giornalista Cecilia Sala, ha detto che Teheran s’attende che venga accelerata “la liberazione del cittadino iraniano detenuto, vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno”.


“Questa mattina, giovedì 2 gennaio 2025, S. E. Sig. Mohammad Reza Sabouri, Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma, su invito del signor Riccardo Guariglia Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri Affari d’Italia, ha avuto con lui un incontro presso lo stesso Ministero. In questo amichevole colloquio si è discusso e scambiato opinioni sul cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse e della Signora Cecilia Sala, cittadina italiana, detenuta in Iran per violazione delle leggi della Repubblica islamica dell’Iran”, ha scritto su X l’ambasciata iraniana, mettendo in relazione le due vicende. “L’ambasciatore del nostro Paese – ha continuato la sede diplomatica iraniana – ha annunciato in questo incontro che sin dai primi momenti dell’arresto della signora Sala, secondo l’approccio islamico e sulla base di considerazioni umanitarie, tenendo conto del ricorrente anniversario della nascita di Cristo e dell’approssimarsi del nuovo anno cristiano, si è garantito l’accesso consolare all’ambasciata italiana a Teheran, sono state inoltre fornite alla signora Sala tutte le agevolazioni necessarie ,tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari e ci si aspetta dal governo italiano, che reciprocamente oltre ad accelerare la liberazione del cittadino iraniano detenuto, vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno”.

Cecilia Sala, Kallas: l’Iran la liberi, il giornalismo non è un crimine

Cecilia Sala, Kallas: l’Iran la liberi, il giornalismo non è un crimineRoma, 2 gen. (askanews) – L’Alto Rappresentante Ue per gli Affari esteri e la Sicurezza Kaja Kallas chiede all’Iran “l’immediata liberazione della reporter italiana Cecilia Sala. La responsabile della diplomazia Ue, citata da Il Foglio e La Repubblica, ha sottolineato che “nessuno dovrebbe essere arrestato per aver fatto il proprio lavoro, il giornalismo non è un crimine, ogni giornalista deve avere la libertà di fare reportage senza paura di essere arrestato o perseguitato. Mentre il mondo affronta una fase di crisi, il ruolo del giornalismo è più essenziale che mai”.

Migranti, Unicef: 1.700 vite perse nel Mediterraneo centrale nel 2024

Migranti, Unicef: 1.700 vite perse nel Mediterraneo centrale nel 2024Roma, 2 gen. (askanews) – “A poche ore dalla fine dell’anno, una piccola imbarcazione è affondata al largo delle coste di Lampedusa, lasciando circa 20 persone disperse, tra cui donne e bambini. Tra i sette sopravvissuti c’è un bambino di otto anni, la cui madre è tra i dispersi. L’imbarcazione sarebbe affondata mentre si avvicinava alla costa. Questa tragedia arriva solo poche settimane dopo che un altro incidente mortale al largo dell’isola ha lasciato una bambina di 11 anni come unica sopravvissuta. ll bilancio delle vittime e il numero dei dispersi nel Mediterraneo nel 2024 hanno superato i 2.200, con quasi 1.700 vite perse solo sulla rotta del Mediterraneo centrale”: lo ha dichiarato Regina De Dominicis, Direttrice dell’Ufficio regionale dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale e Coordinatrice speciale per la risposta ai rifugiati e ai migranti in Europa, ricordando che tra le vittime si contano “centinaia di bambine, bambini e adolescenti”.


“Proprio una persona ogni cinque di tutte quelle che migrano attraverso il Mediterraneo sono infatti minorenni. La maggior parte di loro fugge da conflitti violenti e dalla povertà”, ha precisato, aggiungendo: “L’Unicef chiede ai governi di utilizzare il Patto sulla migrazione e l’asilo per dare priorità alla salvaguardia di bambine e bambini”. “Questo include la garanzia di percorsi sicuri e legali per la protezione e il ricongiungimento familiare, nonché operazioni coordinate di ricerca e salvataggio, sbarchi sicuri, accoglienza su base comunitaria e accesso ai servizi di asilo”, ha spiegato De Dominicis. “Chiediamo inoltre maggiori investimenti nei servizi essenziali per i bambini e le famiglie che arrivano attraverso rotte migratorie pericolose, tra cui il sostegno psicosociale, l’assistenza legale, l’assistenza sanitaria e l’istruzione – ha aggiunto – i governi devono affrontare le cause profonde della migrazione e sostenere l’integrazione delle famiglie nelle comunità ospitanti, assicurando che i diritti dei bambini siano protetti in ogni fase del loro viaggio”.

Cecilia Sala, Farnesina ne ha chiesto all’ambasciatore dell’Iran la liberazione immediata

Cecilia Sala, Farnesina ne ha chiesto all’ambasciatore dell’Iran la liberazione immediataDamasco, 2 gen. (askanews) – Su indicazione del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, il Segretario Generale Amb. Riccardo Guariglia ha convocato oggi alla Farnesina l’Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma, MohammadReza Sabouri, in merito al caso della connazionale Cecilia Sala, detenuta nel carcere di Evin dal 19 dicembre scorso.


Da parte italiana è stata innanzitutto chiesta la liberazione immediata della connazionale, giunta in Iran con regolare visto giornalistico. L’Amb. Guariglia ha altresì ribadito la richiesta di assicurare condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani, di garantire piena assistenza consolare alla connazionale, permettendo all’Ambasciata d’Italia a Teheran di visitarla, e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati.