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Unifil: un altro casco blu ferito nel Sud del Libano

Unifil: un altro casco blu ferito nel Sud del LibanoRoma, 12 ott. (askanews) – Un altro soldato delle Nazioni Unite, il quinto in due giorni, è rimasto ferito nel sud del Libano. Lo ha reso noto l’Unifil (Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite ). “Ieri sera, un peacekeeper presso il quartier generale dell’Unifil a Naqoura è stato colpito da un proiettile a causa delle attività militari in corso nelle vicinanze”, ha riferito la forza Onu in un comunicato, “È stato operato presso il nostro ospedale di Naqoura per rimuovere il proiettile e attualmente è stabile. Non conosciamo ancora l’origine del fuoco”.


Sempre ieri sera, ha aggiunto l’Unifil in una nota, “gli edifici della nostra postazione Onu a Ramyah hanno subito danni significativi a causa delle esplosioni provocate dai bombardamenti nelle vicinanze”. “Ricordiamo a tutti gli attori l’obbligo di garantire la sicurezza e l’incolumità del personale e dei locali delle Nazioni Unite, evitando anche attività di combattimento in prossimità delle postazioni Unifil”, ha concluso la forza Onu nella nota.

Tensioni in Medio Oriente, Iran vieta i cercapersone e walkie-talkie a bordo degli aerei

Tensioni in Medio Oriente, Iran vieta i cercapersone e walkie-talkie a bordo degli aereiRoma, 12 ott. (askanews) – L’Autorità per l’aviazione civile iraniana ha vietato ai passeggeri di portare a bordo cercapersone e walkie-talkie. Lo ha annunciato l’agenzia di stampa Isna, in seguito all’ondata di esplosioni di questi piccoli dispositivi in Libano a metà settembre, attribuita a Israele.


“Tutti i dispositivi di comunicazione, a eccezione dei telefoni, sono vietati a bordo (…) anche dei voli cargo”, ha riferito l’Isna, citando il portavoce dell’Aviazione civile iraniana Jafar Yazerlo. Il 17 settembre, esplosioni simultanee di cercapersone utilizzati da Hezbollah, il movimento integralista islamico libanese filo-iraniano, hanno causato decine di morti e migliaia di feriti in Libano.


I cercapersone e i walkie-talkie consentono agli utenti di ricevere messaggi e avvisi sonori utilizzando la propria frequenza radio, al di fuori delle reti di telefonia mobile, senza il rischio di essere intercettati.

Ucraina, intensi combattimenti nella regione di Kursk

Ucraina, intensi combattimenti nella regione di KurskRoma, 12 ott. (askanews) – Intensi combattimenti “proseguono nella regione di Kursk”. Lo ha scritto su Telegram il tenente Andri Kovalenko, responsabile del comitato antidisinformazione dell’Ucraina. Dopo la parziale riconquista delle posizioni in cui si erano infiltrate le forze russe, queste ultime sono tornate all’offensiva, ha continuato.


“La guerra è in movimento, con manovre tipiche di una zona boschiva, quindi è importante non trarre conclusioni definitive. I combattimenti sono intensi e la situazione cambia continuamente. Inoltre, i corrispondenti militari russi stanno cercando di tenere sotto controllo l’argomento, perché le cose non stanno andando come vorrebbero”, ha aggiunto. Mercoledì l’esercito russo ha annunciato di aver riconquistato Novaya Sorochina e Pokrovsky, due villaggi nella parte dell’oblast’ occupata dalle forze ucraine da agosto.

Dancau vince Premio “Ambasciatrice dell’anno 2024” in Italia

Dancau vince Premio “Ambasciatrice dell’anno 2024” in ItaliaRoma, 12 ott. (askanews) – L’Ambasciatrice di Romania in Italia Gabriela Dancau è stata nominata vincitrice del Premio “Ambasciatrice dell’anno 2024” in Italia nel corso della conferenza stampa organizzata presso la sede del Senato per essersi maggiormente distinta per la sua attività diplomatica nel Paese nel 2024.


Il premio viene assegnato annualmente dalla Gazzetta Diplomatica, in memoria dell’ambasciatore italiano Giovanni Jannuzzi, esponente della diplomazia italiana, a seguito del voto espresso da una giuria composta da ambasciatori, senatori e deputati italiani, rappresentanti della Repubblica italiana contesto imprenditoriale e media. La cerimonia di premiazione avrà luogo, il 14 novembre, in Campidoglio, sede del Comune di Roma, e in questa occasione verranno assegnati altri riconoscimenti ai diplomatici italiani. Questo riconoscimento offerto dai rappresentanti delle istituzioni italiane all’Ambasciatrice Gabriela Dancau rappresenta un successo della diplomazia romena in Italia si legge nella pagina Facebook dell’ambasciata a Roma.

Il World Food Programme: dal 1 ottobre nessun aiuto alimentare entra a Gaza

Il World Food Programme: dal 1 ottobre nessun aiuto alimentare entra a GazaRoma, 12 ott. (askanews) – L’agenzia ONU World Food Programme (WFP) ha avvertito oggi che l’escalation di violenza nel nord di Gaza sta avendo un impatto disastroso sulla sicurezza alimentare di migliaia di famiglie palestinesi. I principali valichi di frontiera per il nord della Striscia sono stati chiusi e dal 1 ottobre nessun aiuto alimentare è riuscito ad entrare.


I centri di distribuzione alimentare, così come le cucine e i panifici nel nord di Gaza, sono stati costretti a chiudere a causa di attacchi aerei, operazioni militari di terra e ordini di evacuazione. L’unico panificio funzionante nel nord di Gaza, supportato dal WFP, ha preso fuoco dopo essere stato colpito da una munizione esplosiva. “Il nord è fondamentalmente isolato e non siamo in grado di intervenire”, ha detto Antoine Renard, Direttore WFP per la Palestina. “Il WFP è sul campo dall’inizio della crisi. Ci impegniamo a consegnare cibo salvavita ogni giorno nonostante le crescenti sfide, ma senza un accesso sicuro e duraturo è praticamente impossibile raggiungere le persone che hanno bisogno”.


Le ultime scorte alimentari del WFP nel nord, tra cui cibo in scatola, farina, biscotti ad alto contenuto energetico e supplementi nutrizionali, sono state distribuite a rifugi, strutture sanitarie e cucine a Gaza City e a tre rifugi a nel nord di Gaza. Se il conflitto continua a intensificarsi al ritmo attuale, sarà difficile dire per quanto tempo questi limitati rifornimenti di cibo dureranno, con conseguenze disastrose per le famiglie in fuga. Il rapido deterioramento nel nord della Striscia avviene mentre gli aiuti che entrano a Gaza sono complessivamente al livello più basso da mesi. A malapena arrivano anche i prodotti commerciali. Questo mese il WFP è stato in grado di portare solo il quattro per cento del cibo necessario per sostenere un milione di persone a Gaza. La conseguenza è che, ad ottobre, nessuno a Gaza ha ricevuto i tradizionali e più consistenti pacchi alimentari del WFP. Questi pacchi, contenenti pasta, riso, olio e carne in scatola, rappresentano un’ancora di salvezza per molte famiglie.


“Se non riusciamo a far entrare più aiuti e poi distribuirli all’interno di Gaza, non saremo in grado di consegnare pacchi alimentari a più di un milione di palestinesi a Gaza”, ha detto Renard. “Le persone non hanno più modo di far fronte alla situazione, i sistemi alimentari sono al collasso e il rischio di carestia è reale”. Nella parte meridionale e centrale di Gaza la situazione è a un punto di rottura a causa dell’insicurezza nei dintorni dei valichi. Non ci sono distribuzioni di cibo e i panifici riescono a fatica a trovare farina, con il rischio che chiudano da un giorno all’altro. Solo alcune cucine comunitarie sono ancora in grado di fornire un pasto a quei pochi che riescono ad avervi accesso. Con l’avvicinarsi dell’inverno, gli abitanti di Gaza si ritrovano senza un riparo adeguato, senza carburante e con pochissimi aiuti. Per consegnare aiuti salvavita, il WFP ha urgente bisogno di un accesso sicuro e duraturo. Ciò significa l’apertura di più valichi per far entrare cibo a Gaza e sicurezza per il nostro staff e i nostri partner che lavorano senza sosta per consegnare cibo in sicurezza a chi ne ha urgente bisogno.

Unifil, Tajani: i militari italiani non si toccano, vogliamo sapere da Israele cosa è successo

Unifil, Tajani: i militari italiani non si toccano, vogliamo sapere da Israele cosa è successoRoma, 12 ott. (askanews) – “Vogliamo sapere da Israele cosa è accaduto, se c’è stata una scelta politica o è stata una scelta dei militari sul territorio. Abbiamo detto con grande fermezza che l’attacco è stato inaccettabile perché i militari italiani non sono terroristi di Hezbollah, ma sono militari di un Paese amico che si trovano lì per la pace”, lo ha dichiarato alla Festa del Foglio il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Adesso – ha aggiunto – aspettiamo i risultati dell’inchiesta, continuiamo a parlare con il governo di Israele e i messaggi che arrivano sono rassicuranti, ma alle parole devono seguire i fatti, i soldati italiani non si toccano”.

L’esercito israeliano avverte i residenti nel sud del Libano: non tornate nelle vostre case

L’esercito israeliano avverte i residenti nel sud del Libano: non tornate nelle vostre caseRoma, 12 ott. (askanews) – L’esercito israeliano ha avvertito i residenti del Libano meridionale di “non tornare” alle loro case mentre le truppe continuano a combattere i militanti di Hezbollah nella zona, riferisce l’AFP. Le forze israeliane continuano a “prendere di mira le postazioni di Hezbollah nei vostri villaggi o nelle vicinanze”, ha detto il portavoce militare Avichay Adraee su X. “Per la vostra stessa protezione, non tornate alle vostre case fino a nuovo avviso. Non andate a sud; chiunque vada a sud potrebbe mettere a rischio la propria vita”.


Intanto si aggrava il bilancio delle vittime del conflitto. Il ministero della Salute del Libano ha dichiarato che 60 persone sono state uccise e 168 ferite negli attacchi israeliani nelle ultime 24 ore, secondo quanto riportato dall’Associated Press. Il bilancio complessivo del conflitto tra Israele e Hezbollah sale a 2.229 morti e 10.380 feriti, ha affermato il ministero. L’unità di risposta alle crisi del Libano ha anche registrato 57 attacchi aerei e incidenti di bombardamento nello stesso periodo di 24 ore, concentrati principalmente nel Libano meridionale, nei sobborghi meridionali di Beirut e nella valle della Bekaa.

Tajani: “Nostri militari non sono Hezbollah. No a bombe contro Onu”

Tajani: “Nostri militari non sono Hezbollah. No a bombe contro Onu”Roma, 12 ott. (askanews) – “La situazione è peggiorata, ma i nostri militari non corrono rischi gravi e rimarranno là. Ci sono stati episodi inaccettabili che non devono più ripetersi. Mandiamo un messaggio forte a tutti: i nostri militari non si toccano. Israele non ha aperto il fuoco solo una volta e abbiamo protestato ripetutamente, con forza, con i ministeri di Esteri e Difesa”, ha dichiarato a La Stampa il ministro degli Esteri Antonio Tajani.


“La missione Unifil è una scelta delle Nazioni Unite: l’Onu non è uno Stato, non si può dire ‘Togliti da lì’. Per questo sono necessarie decisioni adottate al Palazzo di Vetro”, ha aggiunto parlando dell’intento degli attacchi israeliani, condannati dal ministro della Difesa Guido Crosetto che ha parlato di “crimine di guerra”. “Voleva lanciare un segnale chiaro per fermare l’offensiva. Bisogna vedere se dal punto di vista giuridico si configuri il crimine di guerra. Aspettiamo i risultati dell’inchiesta che ha annunciato Israele, io sono garantista. Ma ribadisco, è inaccettabile che soldati impegnati in missione di pace finiscano nel mirino. Non è neppure leale: hanno armi leggere, non ci sono reparti corazzati per respingere quegli attacchi. I nostri militari non sono terroristi di Hezbollah, Israele vada ad attaccare le loro di postazioni”.

Unifil, Crosetto: nessuno si sposterà. La risoluzione Onu sottoscritta anche da Israele

Unifil, Crosetto: nessuno si sposterà. La risoluzione Onu sottoscritta anche da IsraeleMilano, 11 ott. (askanews) – “Nessuno si sposterà mai se è in un luogo per difendere la pace o per difendere una risoluzione dell’ONU, che hanno preso tutte le nazioni e che hanno sottoscritto i due paesi, perché è stata sottoscritta, noi siamo lì per applicare la 1701 che è stata sottoscritta sia dal Libano sia da Israele”. Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, a Tgcom24.


Intanto, in merito alle notizie circolate nella giornata odierna, riguardanti un presunto terzo attacco contro le basi italiane di Unifil in Libano, il Ministero della Difesa smentisce “categoricamente”. “Le verifiche condotte sul campo – si spiega il ministero in un comuncato – confermano che non vi è stato alcun ulteriore attacco. Sono attualmente in corso le attività relative a lavori di ripristino dei manufatti precedentemente danneggiati, eseguiti in pieno coordinamento e accordo tra le unità italiane di Unifil, le Forze armate libanesi e le Forze di difesa israeliane (IDF). L’intervento di riparazione si è reso necessario a causa dei danni riscontrato nei giorni scorsi e hanno lo scopo di garantire la sicurezza e l’operatività delle strutture della missione. Le operazioni sono state pianificate e sono in corso di svolgimento con il consenso di tutte le parti interessate, assicurando il pieno rispetto degli accordi e dei protocolli internazionali in vigore”.

Nobel per la Pace a Nihon Hidankyo, il premio all’ong delle vittime dell’atomica un monito ai leader

Nobel per la Pace a Nihon Hidankyo, il premio all’ong delle vittime dell’atomica un monito ai leaderRoma, 11 ott. (askanews) – Un premio che guarda all’ieri, ma parla all’oggi, e con voce chiara: il Nobel per la Pace 2024, assegnato all’organizzazione delle vittime della bomba atomica, gli hibakusha Nihon Hidankyo, è un messaggio cristallino in un momento in cui leader mondiali evocano con leggerezza sconcertante l’uso di armi nucleari.


Erano le 18 in Giappone, quando alle 11 di Oslo è stato annunciato il premio all’organizzazione giapponese. Tomoyuki Mimaki seguiva dal municipio di Hiroshima, prima città bombardata con l’atomica statunitense, la diretta. Il rappresentante di Nihon Hidankyo, racconta la tv pubblica giapponese NHK, non ha trattenuto le lacrime e si è pizzicato incredulo le guance: “E’ come un sogno, sembra incredibile”. E deve sembrare davvero incredibile, dopo decenni di lotte contro le armi nucleari nel mondo, dopo essere stati ignorati anche dallo stesso governo giapponese – come ha denunciato il segretario generale Kiichi Kido – , ottenere oggi questo riconoscimento, che non fa che confermare la giustezza della battaglia. Mimaki lo ha ribadito con frasi semplici e precise: “Continueremo a chiedere al mondo l’abolizione delle armi nucleari e la realizzazione di una pace duratura”. Sembra una prospettiva astratta, mentre le bombe cadono a Kiev, a Beirut, a Gaza e in tanti altri scenari di conflitto; mentre leader mondiali minacciano l’uso di queste terribili armi (gli ultimi: il presidente russo Vladimir Putin, il leader nordcoreano Kim Jong Un); mentre gli arsenali delle potenze si riempiono di nuovi e più sofisticati strumenti di morte; mentre aumentano i bilanci militari degli Stati uniti, della Cina, della Francia, dell’India e dello stesso Giappone, impegnato a rafforzarsi militarmente, persino con qualche esponente politico che evoca la possibilità che Tokyo stessa possa abbandonare la politica dei “Tre principi non nucleari” (non produrre, non ospitare, non far transitare armi nucleari). Sembra una prospettiva astratta, la rinuncia alle armi atomiche e all’uso della guerra, ma non lo è per chi da decenni lotta proprio per questo avendo conosciuto l’orrore di Hiroshima e Nagasaki.


“I sopravvissuti alle bombe atomiche hanno realizzato l’adozione e l’entrata in vigore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Penso che questo premio riconosca proprio questo impegno. Tutto è iniziato dagli atti disumani di Hiroshima e Nagasaki, quando siamo stati colpiti dagli Stati Uniti e abbandonati per lungo tempo dal governo giapponese”, ha ricordato Kiichi Kido, segretario generale di Nihon Hidankyo. “Mentre affrontavano l’angoscia e il dolore nel profondo del loro cuore, i nostri predecessori hanno lottato con il desiderio di non permettere che si producessero altre vittime di bombardamenti atomici. Continuo a vedere i loro volti uno dopo l’altro”. E Norio Nakamura, che fu esposto alle radiazioni della bomba al plutonio americana nel 1945 a Nagasaki quando aveva solo un anno, chiarisce alla NHK che loro non faranno un passo indietro: “Sono estremamente felice. Il fatto che il nostro lungo impegno per denunciare l’inumanità delle armi nucleari, incluso il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, sia stato riconosciuto è una gioia immensa. È grazie al sostegno di tutti. Continueremo a lavorare per eliminare le armi nucleari e porre fine sia alla guerra che al nucleare”. Nihon Hidankyo è stata fondata dagli hibakusha nel 1956, 11 anni dopo il lancio delle bombe atomiche. In quel periodo, il movimento per il divieto delle armi nucleari e a idrogeno si era intensificato in Giappone, in seguito all’esposizione dei membri dell’equipaggio del peschereccio giapponese “Daigo Fukuryu Maru” ai test nucleari condotti dagli Stati uniti nell’atollo di Bikini, nel Pacifico.


Da 68 anni, Nihon Hidankyo continua la sua lotta per l’abolizione delle armi nucleari e per ottenere sostegno da parte del governo giapponese per le vittime dei bombardamenti atomici. Durante la Guerra fredda, Nihon Hidankyo ha inviato delegazioni a tre sessioni speciali delle Nazioni unite dedicate al disarmo, in cui i sopravvissuti hanno condiviso le loro esperienze e lanciato il grido “No More Hibakusha” per chiedere l’abolizione delle armi nucleari. Nihon Hidankyo è stata determinante nella raccolta di circa 3 milioni di firme a sostegno del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, contribuendo alla sua adozione. Successivamente, l’organizzazione ha presentato circa 13,7 milioni di firme alle Nazioni unite per chiedere che tutti i paesi aderissero al trattato.


Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari è entrato in vigore nel gennaio 2021 e, in occasione della prima Conferenza delle Parti tenutasi in Austria nel giugno dello stesso anno, i sopravvissuti inviati da Nihon Hidankyo hanno ribadito il loro appello per l’abolizione delle armi nucleari. Negli ultimi anni, a causa della pandemia di COVID-19 e dell’invecchiamento dei sopravvissuti, molti eventi sono stati ridotti o cancellati. Tuttavia, Nihon Hidankyo ha intensificato gli sforzi per trasmettere le testimonianze dei sopravvissuti attraverso piattaforme online. Il Comitato norvegese per il Nobel ha dichiarato che Nihon Hidankyo è stata premiata per il suo impegno nella realizzazione di un mondo senza armi nucleari e per aver dimostrato, attraverso testimonianze, che tali armi non devono mai più essere utilizzate. L’ultimo Premio Nobel per la Pace giapponese risale a 50 anni fa, quando l’ex primo ministro Eisaku Sato fu premiato nel 1974 per aver fatto votare alla Dieta giapponese i “Tre Principi Non Nucleari” (Hikaku sangensoku) del Giappone e per aver firmato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT). (di Antonio Moscatello)