A Gaza sono morti di freddo 6 bambini in una settimanaRoma, 30 dic. (askanews) – E’ morto oggi il fratello gemello del neonato deceduto ieri di freddo in una tenda a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza. Stando a quanto riferito all’agenzia di stampa Wafa da fonti mediche, Ali al-Batran, gemello di Jumaa, è morto questa mattina all’ospedale dei martiri di Al-Aqsa dove ieri il papà aveva portato i due figli che avevano solo un mese di vita. “E’ il sesto bambino a morire di freddo in una settimana”, ha riferito Wafa. Nei giorni scorsi sono infatti deceduti altri quattro neonati che avevano tra 4 e 21 giorni di vita.
Usa, morto l’ex presidente Carter, gli omaggi di Biden e TrumpRoma, 30 dic. (askanews) – Joe Biden e Donald Trump hanno guidato gli omaggi all’ex presidente degli Stati Uniti e premio Nobel per la pace Jimmy Carter, morto all’età di 100 anni.
Carter, che ha vissuto più a lungo di qualsiasi altro presidente della storia, è morto domenica pomeriggio nella sua casa a Plains, in Georgia. Biden lo ha descritto come “un uomo di principi, fede e umiltà”, mentre Trump ha affermato che tutti gli americani hanno un “debito di gratitudine” nei confronti di Carter.
Carter è passato dall’essere un coltivatore di arachidi a diventare presidente per i democratici nel 1977, prima di essere costretto a lasciare la Casa Bianca dopo un solo mandato di quattro anni quando Ronald Reagan ha ottenuto la vittoria alle elezioni successive. Dopo aver lasciato la Casa Bianca con bassi indici di gradimento, la sua reputazione è stata ripristinata attraverso il lavoro umanitario che gli è valso il premio Nobel per la pace.
“Oggi, l’America e il mondo hanno perso uno straordinario leader, statista e umanitario”, hanno affermato il presidente Biden e la first lady Jill Biden in una dichiarazione. “A tutti i giovani di questa nazione e a chiunque sia alla ricerca di cosa significhi vivere una vita con uno scopo e un significato, la bella vita, studiate Jimmy Carter, un uomo di principi, fede e umiltà”, hanno aggiunto.
“Ha dimostrato che siamo una grande nazione perché siamo un bravo popolo, onesto e onorevole, coraggioso e compassionevole, umile e forte”. Biden ha annunciato che il 9 gennaio si sarebbe tenuta una giornata di lutto nazionale, con gli americani incoraggiati a visitare i luoghi di culto per “rendere omaggio” al defunto presidente. Ha anche ordinato che le bandiere fossero esposte a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici e militari per 30 giorni, un periodo che include l’insediamento del presidente eletto Trump. Trump ha scritto su Truth Social: “Le sfide che Jimmy ha dovuto affrontare come presidente sono arrivate in un momento cruciale per il nostro Paese e lui ha fatto tutto ciò che era in suo potere per migliorare la vita di tutti gli americani. “Per questo, tutti noi gli dobbiamo un debito di gratitudine”. Trump ha deriso l’unico mandato di Carter durante la campagna elettorale prima della sua vittoria alle elezioni presidenziali di quest’anno e in precedenza lo aveva descritto nel 2019 come: “È un brav’uomo. È stato un presidente terribile”. Tump fece queste dichiarazioni dopo che Carter aveva definito Trump un “presidente illegittimo”, sostenendo che era stato aiutato a entrare alla Casa Bianca dall’interferenza russa nelle elezioni del 2016, cosa che Mosca e lo stesso Trump hanno sempre negato.
Aereo precipitato in Kazakistan, il presidente azero Aliyev accusa MoscaRoma, 29 dic. (askanews) – La Russia “deve riconoscere la propria responsabilità” nello schianto dell’aereo della Azerbaijan Airlines in Kazakistan lo scorso 25 dicembre. Lo ha detto oggi il presidente azero Ilham Aliyev in un’intervista rilasciata ad Azertac all’indomani del suo colloquio con il presidente russo, Vladimir Putin.
“Abbiamo chiaramente espresso le nostre richieste alla parte russa”, ha detto Aliyev, precisando che sono state trasmesse lo scorso 27 dicembre. “In primo luogo, la parte russa deve chiedere scusa all’Azerbaigian – ha precisato il presidente – in secondo luogo, deve riconoscere la propria responsabilità. In terzo luogo, i responsabili devono essere puniti, portati davanti alla corte, e deve essere pagato un risarcimento allo Stato azero, così come ai passeggeri e ai membri dell’equipaggio feriti. Queste sono le nostre condizioni. La prima di queste è stata soddisfatta ieri. Spero che anche le altre condizioni saranno accolte”.
E’ morto di freddo un altro neonato a Gaza, è il quinto in 7 giorniRoma, 29 dic. (askanews) – Un neonato di appena un mese è morto di freddo questa mattina nella Striscia di Gaza. Si tratta del quinto neonato morto in una settimana a causa delle basse temperature che si registrano nell’enclave palestinese, dove migliaia di famiglie sfollate dal conflitto in corso vivono in tende e alloggi di fortuna. La famiglia del piccolo, identificato come Jumaa Al-Batran, vive in una tenda a Deir al-Balah, nella parte centrale di Gaza. Sui social è stata pubblicata la foto del padre con il piccolo Juma in braccio dentro l’ospedale dei martiri di Al-Aqsa, dove i medici stanno ora cercando di salvare il fratello gemello, Ali.
Come ricorda l’agenzia di stampa Wafa, negli ultimi giorni le basse temperature avevano già causato la morte di quattro neonati, di età compresa tra 4 e 21 giorni.
Sudcorea, 176 morti e tre dispersi in incidente aereo a MuanRoma, 29 dic. (askanews) – E’ di 176 morti e tre dispersi l’ultimo bilancio delle vittime fornito dalle autorità sudcoreane sull’incidente aereo avvenuto oggi all’aeroporto internazionale di Muan, circa 288 chilometri a sud-ovest di Seoul. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa Yonhap.
Due persone sono sopravvissute allo schianto del Boeing 737-800, su cui si trovavano 175 passeggeri e sei membri di equipaggio, avvenuto in fase di atterraggio. L’aereo è scivolato sulla pista senza il carrello di atterraggio attivato, andando a finire contro un muro e prendendo fuoco dopo un’esplosione. Le autorità stanno indagando sulla possibilità di un guasto al carrello dovuto a un impatto con uccelli.
Tedros (Oms): non pensavo di sopravvivere all’attacco israeliano a San’aRoma, 28 dic. (askanews) – Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato alla Reuters che non era certo di sopravvivere all’attacco aereo messo a segno giovedì scorso da Israele a San’a, in Yemen. Tedros si trovava all’aeroporto internazionale di San’a al momento dell’attacco. “Non ero sicuro che sarei sopravvissuto perché era così vicino, a pochi metri da dove ci trovavamo – ha raccontato – una leggera deviazione e sarebbe stato un colpo diretto”.
Dopo l’attacco, Tedros e i suoi colleghi hanno vagato tra i detriti, sentendo i droni passare sopra la loro testa, temendo quindi nuovi attacchi: “Non c’era alcun riparo. Niente. Quindi sei semplicemente esposto, aspetti solo che accada qualcosa”.Raggiunto telefonicamente in Giordania, dove ieri è stato trasferito un collega delle Nazioni Unite rimasto ferito in modo grave nell’attacco, Tedros ha detto che non erano stati informati di un possibile attacco israeliano, ma che la sua missione in Yemen per ottenere il rilascio di personale Onu, di ong e missioni diplomatiche detenuto da mesi, era nota.
Il direttore Oms si è quindi detto sorpreso dal fatto che siano state prese di mira infrastrutture civili. “Quindi un aeroporto civile dovrebbe essere protetto, che ci sia io o meno”, ha rimarcato, aggiungendo: “Uno dei miei colleghi ha detto che siamo scampati per un pelo alla morte. Sono solo un essere umano. Quindi penso a coloro che affrontano la stessa cosa ogni singolo giorno. Ma almeno mi ha permesso di provare quello che provano loro”.
Ministero Sanità di Gaza: arrestato il direttore dell’ospedale Kamal AdwanRoma, 28 dic. (askanews) – Le forze israeliane hanno arrestato il direttore dell’ospedale Kamal Adwan nel nord della Striscia di Gaza, dichiarato “fuori servizio” dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) dopo il raid lanciato ieri dai militari israeliani.
“Le forze di occupazione hanno portato decine di persone del personale medico dell’ospedale Kamal Adwan in un centro di detenzione per interrogarle, tra cui il direttore, Hossam Abu Safiyeh”, ha confermato oggi il ministero della Sanità dell’enclave palestinese controllata da Hamas, dopo che già ieri i media avevano riferito del suo arresto. In una nota, ieri l’Oms ha rimarcato che “60 operatori sanitari e 25 pazienti in condizioni critiche, compresi quelli sottoposti a ventilazione artificiale, sarebbero ancora nell’ospedale”, mentre “i pazienti in condizioni da moderate a gravi sono stati costretti a evacuare l’ospedale distrutto e non funzionante”. L’Oms ricorda che il raid di ieri “arriva dopo le crescenti restrizioni all’accesso per l’Oms e i partner e i ripetuti attacchi alla struttura o nelle sue vicinanze dall’inizio di ottobre”, rimarcando che “lo smantellamento sistematico del sistema sanitario a Gaza è una condanna a morte per decine di migliaia di palestinesi bisognosi di assistenza sanitaria”.
Trump alla Corte Suprema Usa: sospendere legge su divieto TikTokMilano, 27 dic. (askanews) – Il presidente eletto Donald Trump chiede alla Corte Suprema Usa di sospendere la legge che minaccia di vietare TikTok negli Stati Uniti dal 19 gennaio se la popolare app non viene venduta dalla proprietà cinese ByteDance. Obiettivo della sospensione sarebbe quello di “perseguire una soluzione politica”. L’udienza è prevista per il 10 gennaio.
“Il presidente Trump non prende posizione sul merito di questa controversia”, ha scritto D. John Sauer, l’avvocato di Trump. “Chiede invece rispettosamente che la Corte prenda in considerazione la possibilità di sospendere la scadenza della legge per la dismissione, fissata al 19 gennaio 2025, mentre esamina il merito di questo caso, consentendo così all’amministrazione entrante del presidente Trump di perseguire una risoluzione politica delle questioni oggetto del caso”. La legge al centro della causa è il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, una misura bipartisan approvata dal Congresso e successivamente firmata dal Presidente Joe Biden ad aprile. La legge impone al proprietario cinese di TikTok, ByteDance, di vendere la piattaforma a una società americana o di subirne il divieto.
Le Abuelas de Plaza de Mayo: trovato il 138esimo nipote rapito dalla dittaturaRoma, 27 dic. (askanews) – Le Abuelas de Plaza de Mayo hanno annunciato che è stato ritrovato un altro nipote, il 138esimo. Sarebbero circa 500 i bambini sottratti alle proprie madri in Argentina, tra il 1976 e il 1983, quando c’è stata la messa in pratica sistematica di un terrorismo di Stato da parte di una dittatura sanguinaria con sequestri, torture, omicidi degli oppositori politici cui venivano strappati anche i neonati.
Il risultato di questi ‘ritrovamenti’, processo lungo e doloroso, è dovuto alla ricerca instancabile delle loro nonne, che si costituirono, nel 1977, nel movimento delle Abuelas. Oltre 300 non conoscono ancora la loro identità. La presidente Estela Carlotto, a metà dicembre, ha chiesto al “mondo” di “guardare cosa sta succedendo in Argentina e di agire di conseguenza”. In un atto d’accusa al presidente Javier Milei, ha reso pubblico uno studio sullo smantellamento delle politiche chiave sulla memoria, la verità e la giustizia e su quelle legate al diritto all’identità, mostrando come ciò incida pesantemente anche sulla ricerca dei nipoti rapiti. “E’ essenziale fermare ogni battuta d’arresto e difendere i valori democratici e i diritti umani”. Milei è al potere da oltre un anno e “questi dodici mesi sono stati molto duri per buona parte della società argentina, e ancor di più per il movimento per i diritti umani, che è diventato uno degli obiettivi preferiti del governo”, ha sottolineato. I detenutos-desaparecidos si stima siano stati durante la dittatura complessivamente 30mila e bastano le frasi del mai pentito dittatore Videla a dare la misura di quanto è avvenuto. Videla amava ripetere: “prima elimineremo i sovversivi, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti e infine gli indecisi”.
Iran,Crosetto: per liberazione Cecilia Sala si muove tutto il GovernoMilano, 27 dic. (askanews) – Per il caso della giovane reporter Cecilia Sala detenuta in Iran “tutto il Governo, in primis il Presidente Giorgia Meloni e il Ministro Tajani, si è mosso per farla liberare”. Così il ministro della Difesa Guido Crosetto sui social. “Ogni persona che poteva e può essere utile per ottenere questo obiettivo si è messa al lavoro”, ha aggiunto. Secondo Crosetto “le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare, ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello. L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada”.
Su disposizione del vicepremier e Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, l’Ambasciata e il Consolato d’Italia a Teheran stanno seguendo il caso con la massima attenzione sin dal suo inizio. Oggi Sala ha ricevuto la visita consolare in carcere dell’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei. La giovane è rinchiusa nel carcere di Evin, nella capitale iraniana, in una cella di isolamento. Si tratta della stessa prigione in cui il regime iraniano trattiene i dissidenti arrestati, e in cui ha trascorso 45 giorni anche la “travel blogger” romana Alessia Piperno prima di essere liberata e fare ritorno in Italia. Sala, giovane reporter, è in una cella di isolamento: a quanto si apprende si trova “in buone condizioni fisiche” ed è “molto determinata a difendere il suo lavoro”. L’ambasciatrice d’Italia Paola Amadei ha effettuato una visita consolare per verificare le condizioni e lo stato di detenzione della dottoressa Sala. La famiglia è stata informata dai risultati della visita consolare.
Secondo una nota di Chora Media (per la quale Sala firma il noto podcast ‘Stories’) “Cecilia era partita il 12 dicembre da Roma per l’Iran con un regolare visto giornalistico e le tutele di una giornalista in trasferta”. La giovane reporter “aveva fatto una serie di interviste e realizzato tre puntate del suo podcast”. Sala sarebbe dovuta rientrare a Roma il 20 dicembre, ma la mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono è diventato muto. “Conoscendo Cecilia, che ha sempre mandato le registrazioni per le puntate del podcast con estrema puntualità anche dal fronte ucraino nei momenti più difficili, ci siamo preoccupati e, insieme al suo compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri abbiamo allertato l’Unita di Crisi del Ministero degli Esteri”. Il suo telefono si è riacceso nel pomeriggio di venerdì 20: “Cecilia ha chiamato sua madre e le ha detto che era stata arrestata, portata in carcere e che aveva avuto il permesso di fare una breve telefonata. Non ha potuto dire altro”, aggiunge la nota. “Da quel momento è cominciata l’attività delle autorità italiane, in cui riponiamo tutta la nostra fiducia e con cui siamo in costante contatto, per capire cosa sia successo e per riportarla a casa”, viene aggiunto da Chora.