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Ex presidente Usa Bill Clinton “ricoverato in ospedale”

Ex presidente Usa Bill Clinton “ricoverato in ospedale”Milano, 23 dic. (askanews) – L’ex presidente americano Bill Clinton è ricoverato in ospedale. Lo scrive l’ex vicecapo di gabinetto di Clinton, Angel Urena sui social e la notizia si è diffusa sui media americani.


Il 78enne ha la febbre, secondo Urena, ed è ricoverato al Georgetown University Medical Center di Washington DC. “È di buon umore ed è profondamente grato per le brillanti cure che riceve”, scrive Urena su X. “Il presidente Clinton è stato ricoverato al Georgetown University Medical Center questo pomeriggio per accertamenti e osservazione dopo aver sviluppato la febbre”.


Clinton è stato presidente degli Stati Uniti dal 1993 al 2001. È sposato con Hillary Clinton, che ha perso le elezioni presidenziali nel 2016. Da quando ha lasciato l’incarico nel 2001, Clinton ha dovuto affrontare numerosi problemi di salute. Nel 2004 venne sottoposto a un intervento di quadruplo bypass al New York-Presbyterian Hospital e nel 2010 tornò nello stesso ospedale per un altro intervento al cuore, quando gli vennero inseriti due stent in un’arteria coronaria, ricorda Nbc.


Nel 2021 è stato ricoverato in ospedale per sei giorni in California per un’infezione urologica che si è diffusa nel flusso sanguigno

Usa, senatore dem Cardin: Trump vorrà assicurarsi che Ucraina vinca

Usa, senatore dem Cardin: Trump vorrà assicurarsi che Ucraina vincaMilano, 23 dic. (askanews) – Il senatore Ben Cardin, grande vecchio dell’establishment della politica estera democratica, ha fatto due previsioni audaci per il Congresso mentre si prepara a lasciare il suo incarico.


In un’intervista con il NatSec Daily, concessa dal democratico del Maryland prima del pensionamento, Cardin ha affermato di sperare che i repubblicani manterranno la linea sul sostegno all’Ucraina quando Donald Trump riprenderà la Casa Bianca. “Trump ha un modo diverso di condurre la politica estera, ma alla fine mi aspetto che voglia assicurarsi che l’Ucraina vinca davvero questa guerra perché conosce le conseguenze se non ci riuscisse”, ha detto Cardin. Sostiene inoltre che la crescente rabbia dei democratici nei confronti delle politiche belliche del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gaza non danneggerà in realtà il sostegno democratico a Israele nel lungo termine, un’opinione che altri legislatori di sinistra contestano. “Ci sono molti democratici che hanno molti problemi con la direzione che sta prendendo il Primo Ministro Netanyahu, in particolare con chi fa parte del suo governo di coalizione”, ha detto Cardin. “Ma questo non è Israele. È l’attuale coalizione di gabinetto. E questo non dovrebbe tradursi in ostilità verso lo Stato di Israele”.


A novembre, il Congresso ha preso in considerazione per la prima volta in assoluto una misura che avrebbe bloccato le vendite di armi a Israele. Non è stata approvata, ma 19 senatori, tutti membri del caucus democratico, hanno sostenuto la misura nonostante le sollecitazioni della Casa Bianca e dei democratici pro-Israele come Cardin ad opporsi. Cardin ha definito tali voti “fuorvianti”, ma ha affermato di averli interpretati come opposizione a Netanyahu, ma non a Israele. “Non sono preoccupato per il sostegno del Partito Democratico a Israele”, ha affermato.

Difesa, Crosetto: 14 mila di noi trascorreranno Natale in servizio

Difesa, Crosetto: 14 mila di noi trascorreranno Natale in servizioMilano, 23 dic. (askanews) – “Carissime donne e carissimi uomini della difesa, militari e civili, è con profondo senso di gratitudine che mi rivolgo a voi e soprattutto a chi di voi anche quest’anno trascorrerà le festività natalizie lontano dall’Italia e dai propri cari. So quanto possa essere difficile vivere questi momenti senza il calore delle vostre famiglie e delle vostre case. Durante queste festività oltre 14.000 di noi trascorreranno il Natale in servizio. 7.000 saranno impegnati nel territorio nazionale e altrettanti in missioni e operazioni all’estero. So che è un grande sacrificio. Questo sacrificio rappresenta però un enorme contributo alla sicurezza e alla stabilità del nostro paese”. Così il ministro della Difesa Guido Crosetto nei suoi auguri di Natale e Capodanno trasmessi via social.


“Dalle strade delle più grandi città italiane al Libano – ha aggiunto – fino al Mar Rosso, dal Mediterraneo alla Lituania fino ai mari della penisola arabica, un pensiero speciale va a tutti voi che oggi state servendo lontano dal vostro paese e va anche ai nostri veterani che hanno servito prima di voi e con il loro esempio e la loro volontà costituiscono uno spone per ognuno a fare sempre meglio. Un richiamo alla forza che possiamo trovare anche nei momenti più bui perché viviamo tempi complessi segnati da tensioni internazionali e conflitti e ora più che mai il contributo di ognuno di voi è essenziale per proteggere la nostra libertà, i nostri valori, per proteggere le nostre famiglie, le vostre famiglie. Anche se non posso essere fisicamente con ognuno di voi, vi seguo, lo sapete, penso lo sentiate, con attenzione, rispetto e profondo affetto”. “La vostra professionalità, il vostro impegno sono motivo di orgoglio non soltanto per me, non soltanto per le vostre famiglie, penso per tutti gli italiani o almeno per la maggior parte degli italiani. Io dico sempre che siamo una grande famiglia noi della difesa e questo significa che nel portare avanti il vostro lavoro, anche quando siete lontani non siete mai soli, anche nei momenti più difficili. A voi, alle vostre famiglie che vi supportano ogni giorno vanno i miei più calorosi auguri di Buon Natale”, ha detto.


“La difesa, la Repubblica Italiana vi sono riconoscenti per ciò che fate, per ciò che siete. Auguri a tutti voi, ad ognuno di voi, ai vostri cari. Auguri a tutti noi della grande famiglia della difesa”, ha chiosato.

Casa Bianca: da Meloni “forte leadership”, Biden? “Non vede l’ora”

Casa Bianca: da Meloni “forte leadership”, Biden? “Non vede l’ora”Milano, 23 dic. (askanews) – Giorgia Meloni “ha mostrato una forte leadership” oltre ad essere “la leader del G7 in questo momento”. Lo ha detto durante l’odierno briefing Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, confermando che il leader della Casa Bianca, Joe Biden “non vede l’ora” di visitare ancora una volta il Vaticano e l’Italia dopo aver accettato l’invito di Francesco a compiere questo viaggio da “capo di stato”.


Biden, presidente Usa cattolico – con una moglie italoamericana che è stata nel nostro Paese da poco sottolineando “ho tenuto il meglio alla fine” – compierà un viaggio a Roma dal 9 al 12 gennaio che sarà probabilmente l’ultima visita all’estero della presidenza Biden. Mentre il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump entrerà in carica il 20 gennaio. “Questo viaggio a Roma è l’ultimo viaggio all’estero che il presidente farà (da presidente)?”, ha chiesto un reporter oggi a Jean-Pierre. “Io sono sempre molto cauta” ha replicato la Jean-Pierre sorridendo. “Potrebbe succedere di tutto. Ma quello che posso dire con certezza è che il presidente andrà sicuramente in Italia. Lo abbiamo annunciato. Avremo altro da condividere (più avanti). Non ho altro (ora) da condividere”, ha aggiunto.


All’inizio del briefing Jean-Pierre ha esordito: “Come annunciato ieri, il presidente si recherà a Roma, Italia, all’inizio di gennaio per incontrare separatamente Sua Santità Papa Francesco; il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella; e il presidente del Consiglio della Repubblica italiana Giorgia Meloni. Il presidente (Biden) avrà un’udienza con il Papa per discutere degli sforzi per promuovere la pace nel mondo. E durante i suoi incontri con i leader italiani, sottolineerà la forza della relazione tra Stati Uniti e Italia, ringrazierà il primo ministro Meloni per la sua forte leadership del G7 nell’ultimo anno e discuterà delle importanti sfide che il mondo deve affrontare. Forniremo maggiori informazioni nei prossimi giorni”. Secondo Jean-Pierre “il presidente non vede l’ora di tornare in in Italia. Come tutti sapete, lui è stato (in Italia) un paio di volte nel suo primo mandato, in questo mandato” ha detto, per poi aggiungere che Biden “si è incontrato, ovviamente, un paio di volte in questa amministrazione da solo con Sua Santità Papa Francesco, e ovviamente non vede l’ora” di rivederlo.


Jean-Pierre ha definito inoltre Biden “un orgoglioso cattolico, e quindi questa è una cosa che certamente non vedeva l’ora di fare”. Oltre ad “avere una conversazione sulla pace nel mondo. Sappiamo che è una questione che riveste interesse per Sua Santità”.

Emmy Di Gioia: il Comites Istanbul ha compiuto 3 anni e siamo molto felici

Emmy Di Gioia: il Comites Istanbul ha compiuto 3 anni e siamo molto feliciRoma, 23 dic. (askanews) – (di Pierluigi Allotti) Nei giorni scorsi il Comites Istanbul ha festeggiato i suoi primi tre anni di vita. Nell’occasione askanews ha incontrato la sua presidente, Emmy Di Gioia, avvocata italo-turca, 45 anni, ammessa all’Ordine degli Avvocati di Palermo e residente a Istanbul dal 2012. I Com.It.Es – Comitati per gli italiani all’estero – sono organi rappresentativi elettivi che si possono costituire per legge nelle circoscrizioni consolari con almeno 3 mila italiani iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero).


Emmy raccontaci la tua storia, quando sei arrivata a Istanbul. ‘Io sono mezza turca, la mia mamma è turca, il mio papà era italiano. Sono cresciuta a Palermo, ma non ho mai perso il rapporto con la Turchia perché in estate venivo sempre a trovare i miei nonni materni. La prima volta che venni qua avevo quattro mesi più o meno. Venivo ogni anno e questo mi ha permesso di conoscere meglio la cultura turca e di imparare la lingua. Mi sono trasferita qui nel 2012, quando ho ricevuto una proposta dal più antico studio legale della Turchia, fondato nel 1907. Per me questa è stata una buona opportunità, ma ero venuta qui per gioco. Il mio intento non era quello di trasferirmi in Turchia, pensavo piuttosto all’Inghilterra. Avevo appena fatto lo IELTS all’Anglia Ruskin University di Cambridge. Poi per caso ho ricevuto questa proposta e mi sono detta ‘perché no’. In effetti non avevo mai vissuto appieno la città di Istanbul, e mi sono detta che poteva essere un modo per riscoprire un po’ anche le mie radici, immergendomi nella realtà locale. E alla fine poi sono rimasta. Nel 2017 ho fondato il mio studio legale e mi occupo prettamente di rapporti tra Italia e Turchia. Una bella soddisfazione, perché una delle frustrazioni maggiori che avevo quando ero in Italia era l’impossibilità di utilizzare il turco nel mio lavoro. Era ed è tuttora una lingua di nicchia. Poi è arrivata questa opportunità e l’ho colta’.


Al tuo lavoro di avvocata affianchi l’attività nel Comites, in cosa consiste. ‘Quella dei Comites è una realtà poco conosciuta in Italia e all’estero. Si ignora anche il suo profilo semi-istituzionale, disciplinato per legge, rispetto a tutte le altre associazioni di connazionali all’estero o a quelle di categoria, di professionisti e di imprenditori. Il Comites, ha come focus quello di rappresentare le esigenze dei connazionali iscritti all’Aire nei confronti della rappresentanza diplomatica di riferimento, e se ben inserito nel contesto locale può essere pure un buon motore insieme agli altri rappresentanti del sistema Italia’.


‘Il Comites Istanbul è di ultima creazione, è uno dei più giovani essendo stato costituito tre anni fa. In precedenza ce n’era stato un altro nel periodo 2004-2006, ma di nomina consolare. Noi ora siamo un Comites elettivo e rappresentiamo oltre 4 mila cittadini italiani iscritti all’Aire nella nostra circoscrizione consolare. Una comunità, quella italiana di Istanbul, in crescita. La Turchia, anche se viene considerato europeo, non lo è ufficialmente, per cui ci sono delle ondate di andata e di ritorno, dipende un po’ anche dalla situazione in cui si trova il paese. Non è una comunità molto grande, ma è una comunità di grande qualità, con grandi profili professionali, culturali, artistici imprenditoriali. Ce sono alcuni che hanno fatto la storia della Turchia e di Istanbul. È una comunità molto interessante, e il nostro Comites è stato costituito in modo da poter rappresentare la eterogeneità sociale della comunità. Noi abbiamo rappresentanti italo-levantini, comunità molto rilevante dal punto di vista storico, un rappresentante della comunità ebraica italiana, e una rappresentanza di turchi di discendenza italiana, i quali hanno il doppio passaporto ma non conoscono molto la lingua e la nostra cultura ed alcuni che si sono stanziati in loco per motivi personali o di lavoro. Cercano però di mantenere o riscoprire i loro legami di origine con l’Italia, anche partecipando ai nostri incontri e alle nostre iniziative. Stiamo anche pensando di attivare dei corsi di italiano per loro’. Qual è il bilancio di questi primi tre anni di vita del Comites Istanbul.


‘Nel nostro primo anno di vita ci siamo regolamentati e abbiamo cercato di capire cosa facevano gli altri Comites, non avendo noi esperienze pregresse. Dovevamo capire quali erano le nostre prerogative e le iniziative che ci competevano. Poi siamo stati molto fortunati perché abbiamo avuto la possibilità di conoscere, qui a Istanbul, il ministro plenipotenziario Luigi Maria Vignali, direttore generale della Farnesina per gli italiani all’estero e le politiche migratorie. È stato un bell’incontro e abbiamo avuto con lui altri colloqui da remoto, e lui ci ha detto di aver avuto una buona impressione dell’attività che abbiamo svolto’. ‘Purtroppo non è semplice raggiungere i connazionali sul territorio perché c’è un vulnus nella norma che non ci permette di accedere alle liste degli iscritti all’Aire. Non abbiamo l’elenco, è riservato per la normativa sulla privacy, quindi stiamo cercando strenuamente di promuovere delle attività, o anche degli accordi con aziende o enti per offrire beni e servizi alla comunità, in modo tale da poterli andare a scovare, diciamo, ma non è certo semplice perché il territorio di Istanbul è molto vasto. Istanbul è una bellissima città che conta 20 milioni di abitanti, una metropoli in fermento, con una popolazione molto giovane e molto curiosa, anche di ciò che avviene in Europa. Il territorio urbano, suddiviso in una parte asiatica e una parte europea, è molto vasto al suo interno, decine e decine di chilometri. Quindi per noi è una bella scommessa, anche molto interessante, speriamo di riuscire a raggiungerli tutti. Il mandato è di cinque, oggi (sabato 14 dicembre, ndr.) festeggiamo tre anni e siamo molto felici. È stato un lavoro molto interessante, dal punto di vista umano e professionale: siamo cresciuti nel tempo, ci siamo conosciuti meglio tra noi consiglieri, ed è diventato un lavoro di gruppo dove ciascuno mette la propria professionalità a disposizione degli altri, perché noi lavoriamo pro bono’. Che attività avete svolto? ‘Abbiamo organizzato diversi eventi interessanti. Importante è stata una tavola rotonda che abbiamo organizzato lo scorso maggio, sotto l’egida dell’Ambasciata e del Consolato generale. Una tavola imprenditoriale che ci era stata richiesta espressamente per discutere tutti insieme, de visu, delle difficoltà che i nostri imprenditori incontrano in Turchia e fare il punto della situazione. Abbiamo organizzato poi un itinerario culturale qui a Istanbul, nel centro della città, su ‘Tracce e percorsi italiani. Un ambiente urbano multiculturale’, che ci ha fatto scoprire in tre giornate diverse tutti i monumenti storici, anche italiani, che sono sul territorio (le chiese, i palazzi delle associazioni). Una iniziativa gradita che ha avuto un largo seguito nella comunità. Poi abbiamo fatto un incontro su un tema femminile, abbiamo organizzato per l’8 marzo un concerto con una pianista donna italiana, alla scoperta delle compositrici donne, questo in collaborazione con l’Istituto di Cultura e il Soroptimist International, un club di donne. Poi ancora un incontro sulla sostenibilità: abbiamo invitato tre aziende multinazionali a discutere dell’argomento e delle ultime ricerche in atto. Abbiamo organizzato anche incontri conviviali itineranti sul territorio per conoscerci meglio tra connazionali. Ora per Natale vorremmo andare a incontrare gli anziani di una casa di cura qui a Istanbul e mangiare un panettone con loro. Stiamo organizzando, e poi vorremmo fare un brindisi per l’inizio dell’anno. Ma il risultato più importante, raggiunto quest’anno, sono le convenzioni stipulate con un ospedale, un laboratorio di analisi, e un rivenditore di cibo per celiaci, per offrire ai nostri connazionali qui beni e servizi a un prezzo ribassato. Prima esisteva l’Ospedale italiano, che offriva un servizio sanitario scontato per gli italiani, ma poi ha cessato le attività e siamo andati alla ricerca di un’alternativa. Le altre questioni aperte sono le seguenti: il riconoscimento delle patenti, l’indicizzazione delle pensioni e l’impossibilità per noi che siamo al di fuori dell’UE di votare per le elezioni europee’. Come vivono gli italiani di Istanbul il proprio legame con la madrepatria? C’è attenzione per quello che avviene quotidianamente in Italia? Senz’altro sì, ho notato che tra i connazionali qui c’è molta attenzione, essendoci molta imprenditoria. Noi siamo il quinto Paese per l’interscambio con la Turchia, abbiamo rapporti commerciali, c’è attualmente un ottimo rapporto del nostro presidente del Consiglio con il presidente della Repubblica turca, abbiamo un buon dialogo, per cui siamo in generale attenti anche alla politica economica, agli scambi e ai commerci. E poi Italia e Turchia distano appena due ore e mezza di volo, non sentiamo questa lontananza territoriale, siamo vicini. Quanto ai turchi, beh, l’Italia è molto amata. La scorsa estate ho visto ad esempio che molti turchi hanno scelto l’Italia come meta per le vacanze, e molti ragazzi le nostre Università per i propri studi. C’è un grande entusiasmo per tutto ciò che è italiano. La prima cosa che i turchi ti dicono è che noi e loro ci somigliano tantissimo perché siamo tutti mediterranei’.

Accusato dell’omicidio del ceo di UnitedHealth, Mangione in tribunale a New York si dichiara non colpevole

Accusato dell’omicidio del ceo di UnitedHealth, Mangione in tribunale a New York si dichiara non colpevoleNew York, 23 dic. (askanews) – Luigi Mangione, il 26enne sospetto killer del CEO di UnitedHealthcare Brian Thompson si è dichiarato non colpevole lunedì delle accuse di omicidio, presentate dallo Stato di New York.


La scorsa settimana i procuratori di Manhattan hanno presentato l’atto di accusa con 11 capi d’imputazione contro Mangione, tra cui omicidio di primo grado, atto di terrorismo, possesso criminale di un’arma, falsificazione e uso di un documento d’identità truccato, proprio nei giorni precedenti il 4 dicembre, data dell’assassinio del Ceo. La difesa ha lamentato che la polizia lo ha fatto sfilare come un criminale, mentre si recava alla Corte Suprema, dove si sta svolgendo l’udienza preliminare. I legali di Mangione hanno detto che queste sono “passerelle perfettamente coreografate, totalmente politiche”.

Migranti, Tajani (dopo la riunione di governo): andremo avanti sui centri in Albania

Migranti, Tajani (dopo la riunione di governo): andremo avanti sui centri in AlbaniaPristina, 23 dic. (askanews) – “Abbiamo avuto una riunione con il Presidente del Consiglio, il ministro Crosetto, il ministro Piantedosi, il ministro Foti, il sottosegretario Mantovano, il sottosegretario Fazzolari, abbiamo ribadito il nostro impegno a seguire un percorso che anche l’Unione Europea ha riconosciuto e andremo avanti con grande serenità e con grande serietà per contrastare i trafficanti di esseri umani nel rispetto delle norme comunitarie”. È quanto ha detto oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine della sua visita al contingente italiano di Kfor in Kosovo, in riferimento alla riunione di governo sul tema dei migranti in Albania, a cui ha partecipato in collegamento da Pristina.

Biden a fine mandato ha commutato le pene di morte federali in ergastoli

Biden a fine mandato ha commutato le pene di morte federali in ergastoliRoma, 23 dic. (askanews) – Il presidente degli Stati uniti Joe Biden, a fine mandato, ha commutato oggi le sentenze di quasi tutti i prigionieri nei bracci della morte federali, risparmiando la vita di 37 uomini, un mese prima del ritorno di Donald Trump tornerà alla Casa bianca, con la promessa di riavviare le esecuzioni federali. Lo riferisce il New York Times.


“Sono più convinto che mai che dobbiamo fermare l’uso della pena di morte a livello federale”, ha detto Biden in una dichiarazione. “In buona coscienza, non posso fare un passo indietro e lasciare che una nuova amministrazione riprenda le esecuzioni che ho fermato”. Coloro che sono stati colpiti dall’azione di Biden, tutti quelli che hanno subito una condanna federale per omicidio, sconteranno l’ergastolo senza la possibilità di libertà vigilata invece di affrontare l’esecuzione. Solo tre detenuti, ognuno dei quali ha compiuto famigerati omicidi di massa, rimarranno nel braccio della morte federale.


Il presidente ha fatto una campagna nel 2020 per porre fine alla pena di morte federale, ma la legislazione non è stata approvata nel Congresso. Dei 37 detenuti le cui sentenze sono state commutate, 15 sono bianchi, 15 sono neri, sei sono latini e uno è asiatico. Sono stati condannati in 16 stati, tra cui tre che hanno abolito la pena di morte a livello statale.


Durante la sua amministrazione, Biden ha ordinato al Dipartimento di Giustizia di emettere una moratoria sulle esecuzioni federali. I tre per i quali la commutazione della pena non si può applicare sono Robert D. Bowers, che nel 2018 ha ucciso 11 fedeli alla “Tree of Life Synagogue” di Pittsburgh; Dylann Roof, il suprematista bianco che nel 2015 ha aperto il fuoco sui parrocchiani neri in una chiesa di Charleston, uccidendo nove persone; Dzhokhar Tsarnaev, uno dei due fratelli che hanno eseguito l’attentato alla maratona di Boston nel 2013, in cui sono morte tre persone.

Donald Trump ha ribadito di volere la Groenlandia

Donald Trump ha ribadito di volere la GroenlandiaRoma, 23 dic. (askanews) – Il presidente eletto degli Stati uniti Donald Trump ha definito “una necessità assoluta” per gli Stati uniti controllare la Groenlandia, commentando la sua decisione di nominare un nuovo ambasciatore americano in Danimarca.


La Groenlandia è stata colonia della Danimarca fino al 1953. Fa ancora parte del regno, ma nel 2009 ha ottenuto l’autonomia con la possibilità di autogovernarsi e prendere decisioni indipendenti in materia di politica interna. “Per ragioni di sicurezza nazionale e libertà in tutto il mondo, gli Stati uniti d’America ritengono che il possesso e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta” ha dichiarato Trump su Truth Social.


Il politico ha aggiunto che il suo candidato per il ruolo di ambasciatore in Danimarca, l’ex ambasciatore statunitense in Svezia e imprenditore Ken Howery, “farà un lavoro straordinario nel rappresentare gli interessi degli Stati uniti”. Nel 2019, diversi media hanno rivelato l’interesse di Trump per l’acquisto della Groenlandia. Lo stesso Trump aveva successivamente confermato ai giornalisti di essere interessato alla questione “strategicamente”. Tuttavia, la Groenlandia ha dichiarato che l’isola non è in vendita, e la Danimarca ha espresso la speranza che Trump stesse scherzando, definendo l’idea stessa di vendita assurda.

Migranti, Tajani: non siano i giudici a stabilire i “Paesi sicuri”

Migranti, Tajani: non siano i giudici a stabilire i “Paesi sicuri”Roma, 23 dic. (askanews) – Non è accettabile che siano i giudici “a stabilire i paesi sicuri”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista alla Stampa, in riferimento alla questione del trasferimento dei migranti a un centro in Albania.


“Se lo decidono i giudici, nessun paese al mondo è sicuro. C’è poco da fare: occorre accelerare sulla piena applicazione di un nuovo ‘patto di asilo e migrazione’ per evitare contenziosi. Nel frattempo non c’è alcun motivo per non continuare a perseguire la strada intrapresa”, ha affermato Tajani. Per quanto riguarda l’assoluzione del ministro dei trasporti Matteo Salvini nel caso Open Arms, Tajani afferma che l’assoluzione ci racconta una situazione di “politicizzazione di alcuni magistrati”, cioè quelli che hanno sostenuto l’accusa poi non sussistente. “C’è un problema – ha affermato Tajani – che ha a che fare con la credibilità stessa del sistema” Quindi, avanti con la separazione delle carriere.


Sulla situazione internazionale, il ministro ha ribadito “l’esigenza di costruire il pilastro di difesa europea, alleato con gli Stati uniti, a prescindere da (Donald) Trump”, che vuole un aumento massiccio del contributo europeo per la difesa.