Trump ferito a un orecchio durante un comizio dopo spari, portato via dagli agentiRoma, 14 lug. (askanews) – Il candidato alla presidenza Usa Donald Trump è stato ferito a un orecchio – a quanto scrivono media Usa e a quanto si vede un video già virale sui social – durante un comizio a Butler in Pennsylvania (Usa) sembrerebbe dopo alcuni spari. Trump è stato portato via dal palco dagli agenti del servizio segreto ed è stato caricato sull’auto. Prima di salire ha alzato il pugno in aria. Non sono ufficialmente note le condizioni di Trump, ma da fonti dei servizi Usa trapela che “è al sicuro”.
Olimpiadi a Parigi, in 3.500 esclusi per potenziale minaccia alla sicurezzaRoma, 13 lug. (askanews) – Circa 770mila indagini amministrative hanno portato all’esclusione di 3.512 persone dai Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi, perché potrebbero rappresentare una minaccia per la sicurezza dell’evento. Lo ha dichiarato su X il ministro degli Interni di Parigi, Gérald Darmanin. Nel dettaglio, 130 persone della lista S (per la sicurezza dello Stato, ndr), 16 persone della lista per la radicalizzazione islamista e “decine di individui radicalizzati vicini ad ambienti islamisti, di ultra-sinistra e di ultra-destra” si sono visti rifiutare l’accredito, ha dichiarato il ministro degli Interni. In totale, quasi un milione di persone (atleti, allenatori, giornalisti, volontari, guardie di sicurezza private) che parteciperanno a qualunque titolo questa estate ai Giochi Olimpici (26 luglio-11 agosto) e ai Giochi Paralimpici (28 agosto-8 settembre) di Parigi saranno sottoposti a un controllo di sicurezza preventivo. Secondo l’entourage del ministro degli Interni Darmanin, “i tempi sono giusti” per raggiungere questo obiettivo prima che i Giochi Olimpici inizino.
L’attacco israeliano a Khan Younis ha fatto 71 morti e 289 feriti (fonti palestinesi)Roma, 13 lug. (askanews) – Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha fatto sapere che almeno 71 palestinesi sono stati uccisi nell’attacco israeliano a Khan Younis; altri 289 palestinesi sono rimasti feriti, ha aggiunto la stessa fonte. Secondo alcuni media israeliani, obiettivo dell’attacco erano il capo dell’ala militare di Hamas Mohammed Deif, e Rafaa Salameh, comandante della Brigata Khan Younis del gruppo palestinese. Il comandante della Brigata Khan Younis di Hamas, Rafaa Salameh, sarebbe morto nell’attacco aereo, lo riferisce il canale saudita al-Hadath, secondo il quale Mohammad Deif, il comandante dell`ala militare di Hamas, che secondo l`Idf era l’obiettivo principale del raid, sarebbe rimasto gravemente ferito. (Foto repertorio).
Raid israeliano a Khan Younis per uccidere il leader Hamas DeifRoma, 13 lug. (askanews) – Il quotidiano Yisrael Hayom, citando un “rapporto” non specificato, afferma che l’obiettivo dell’attacco nella zona di al-Mawasi, nel sud di Gaza, in cui almeno 30 persone sarebbero morte e circa 100 sarebbero rimaste ferite, era Mohammed Deif, il comandante dell’ala militare di Hamas. La notizia è stata ripresa dai principali quotidiani dello stato ebraico, senza però che vi sia stata ancora una conferma ufficiale da parte delle autorità israeliane. (Foto di repertorio).
Elon Musk ha donato una “somma cospicua” a un gruppo pro-TrumpRoma, 13 lug. (askanews) – Il miliardario Elon Musk ha fatto una donazione a un Comitato di azione politica (Pac) che lavora per far eleggere l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca: lo riferisce Bloomberg, citando fonti.
Il rapporto non indica quanto Musk abbia donato, ma afferma che si tratta di “una somma considerevole”. I dfondi sarebbero stati donati a un gruppo denominato America. Un portavoce del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, citato dall’agenzia, ha spiegato: “Elon sa che Trump è un idiota che svenderà l’America, aumentando le tasse sulla classe media di 2.500 dollari”.
Bloomberg cita anche fonti anonime secondo cui i miliardari repubblicani Ken Griffin e Paul Singer, che hanno entrambi criticato Trump in passato, si sono incontrati con il candidato presidenziale per discutere delle donazioni alla sua campagna per la Casa Bianca.
Salvini: spero che vinca Trump, andrò in Usa prima del votoRoma, 13 lug. (askanews) – Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, in un’intervista-video su ‘Italia Report Usa’, parla del suo rapporto con Donald Trump ed esprime il suo auspicio che alle elezioni vincano i repubblicani.
Il voto negli Usa “è determinante per l’Europa, l’Italia e tutto l’Occidente. Io seguo i dibattiti. Ho contatti con l’attuale amministrazione americana. Non ho mai nascosto la mia speranza in una vittoria Repubblicana, per mille motivi: sui temi della sicurezza, la famiglia, la lotta all’immigrazione clandestina, contrasto ai fanatismi e la pace. Conto che per l’interesse di tanti ci sarà la vittoria Repubblicana a novembre”, afferma. Con Donald Trump “ci siamo sentiti brevemente al telefono non più tardi di qualche settimana fa. La politica italiana è molto prudente nei confronti di Trump. Io non ho mai nascosto la mia simpatia umana e la mia sintonia culturale e quindi sto seguendo una campagna elettorale appassionante”, aggiunge.
“Conto prima del voto di esserci. Ho già alcune missioni istituzionali che mi sono state proposte da ministro, avrei già potuto esserci in questo periodo ma i dossier che abbiamo in Italia mi impegnano qui ma conto in autunno di fare una missione istituzionale negli Usa con dei passaggi politici, con l’incontro con alcuni vertici Repubblicani che dal mio punto di vista sono il futuro”, ha concluso.
Biden a Detroit, dopo promessa di restare in corsa per Usa2024Washington DC, 12 lug. (askanews) – Il presidente americano Joe Biden è oggi impegnato nella sua campagna elettorale in uno stato chiave come il Michigan, dove, secondo i suoi, deve vincere per essere rieletto. All’interno della sua cerchia c’è soddisfazione per la sua performance in solitaria alla conferenza stampa alla fine del summit Nato, momento cruciale nelquale ha avuto gli occhi del mondo addosso. Ma anche consapevolezza che non si è riusciti a mettere un freno alla valanga di domande sulla sua salute che hanno debordato, invece di lasciare più spazio a temi come la sicurezza e la difesa. Un alto funzionario democratico ha detto alla Cnn tramite messaggio che è andato “meglio, ma non ha segnato”. Biden nella conferenza stampa ha detto in una battuta che quelli del suo staff “parlano, parlano molto”.
Detroit è fondamentale insomma: la deputata Hillary Scholten (del Michigan) è una di quelli che hanno chiesto a Biden di abbandonare la corsa. In base ai dispacci del pool della Casa Bianca, Biden è salito a bordo sull’AF1 a passo svelto. Non indossava la cravatta. E il viaggio arriva mentre il presidente ha promesso di andare avanti con la campagna elettorale 2024. In tutto sono una dozzina gli democratici alla Camera (e almeno un senatore) che hanno pubblicamente chiesto a Biden di ritirarsi dalla corsa presidenziale. Il deputato Mike Levin della California è l’ultimo dem a chiederlo. Ma Biden appare più che deciso a restare in corsa, confermando il suo carattere indomabile e risoluto che lo ha portato anche a quella posizione molto ferma – per certi versi diversa da quella presa da altri suoi predecessori – nei confronti dell’invasione dell’Ucraina e più in generale rispetto alla Russia e a Vladimir Putin.
Biden sa bene che non tutti sono dalla sua parte. Il New York Times – il cui comitato editoriale non sostenne neppure la candidatura di Biden che lo portò alla sua prima elezione – ha riferito che i donatori stanno trattenendo circa 90 milioni di dollari, a causa di preoccupazioni sulla fattibilità della rielezione del presidente. Il tutto fa inevitabilmente il gioco di Donald Trump, candidato in pectore per i repubblicani, che però – a sorpresa – in un programma radiofonico ha detto che pensa che la conferenza stampa di Biden di giovedì non sia stata “un disastro totale”, aggiungendo di non credere che possa essere “la fine per lui”. Ha anche detto di pensare che lui e Biden abbiano un “obbligo” nei confronti del pubblico americano di discutere di nuovo e ha suggerito che lui e Biden si sottopongano insieme a dei test cognitivi.
La questione dei test neurologici è stata il centro della conferenza stampa di Biden: un argomento che è in cima ai dibattiti in America da giorni, con una frequenza quasiimbarazzante. L’attuale presidente degli Stati Uniti – e la sua amministrazione – ha detto chiaramente di aver effettuato le visite necessarie, ma che i suoi medici non ritengono che abbia bisogno di sottoporsi a dei test: in un passaggio, nelle risposte ai giornalisti, ha anche fatto notare che invece a Trump nessuno li chiede. Senza sottolineare se il suo contendente ne abbia bisogno o meno. Dopo Detroit, Biden continuerà a viaggiare, la prossima settimana, dirigendosi in Texas e Nevada. Nel frattempo, la Convention nazionale repubblicana inizierà lunedì a Milwaukee, dove Trump dovrebbe diventare il candidato ufficiale, senza troppe difficoltà nonostante i processi e gli scandali che lo riguardano. (di Cristina Giuliano)
Usa2024, il leader Dem alla Camera ha incontrato Biden: abbiamo parlato della sua candidaturaNew york, 12 lug. (askanews) – Il leader dei democratici alla Camera dei rappresentanti, Hakeem Jeffries, ha incontrato il presidente Joe Biden. Jeffries, ha scritto una lettera ai colleghi dicendo di aver incontrato il presidente Biden giovedì sera e di aver condiviso con lui i loro sentimenti riguardo alla candidatura per le elezioni di novembre.
“A nome dell’House Democratic Caucus, ho richiesto e mi è stato gentilmente concesso un incontro privato con il presidente Joe Biden. L’incontro è avvenuto ieri sera”, ha scritto Jeffries, spiegando di aver “espresso direttamente tutta l’ampiezza delle informazioni, le prospettive sincere e le conclusioni sul percorso da seguire che il Caucus ha condiviso nel nostro recente incontro”. Jeffreis è visto come uno dei pochi democratici a Capitol Hill con la statura necessaria per influenzare il pensiero di Biden. Venerdì mattina 17 deputati dem e un senatore hanno chiesto a Biden di lasciare la campagna elettorale.
Ucraina, Orban dopo il vertice Nato va da Trump. Il Cremlino: non ha portato messagi di PutinRoma, 12 lug. (askanews) – E’ stato un “onore” visitare il “Presidente Donald Trump”, con il quale si è discusso dei “modi di fare la pace”. Lo ha scritto su X il primo ministro Viktor Orban, dopo aver incontrato a Mar-a-Lago il candidato repubblicano ed ex presidente Usa, aggiungendo che “lui risolverà” la questione della guerra in Ucraina. La visita, altamente divisiva, si è tenuta nelle stesse ore in cui a Washington, al termine del summit Nato a cui lo stesso Orban ha preso parte, diversi leader spiegavano il senso delle decisioni assunte, cioè di un’asserzione di sostegno a Kiev fino alla vittoria contro la Russia.
Orban, che è presidente di turno dell’Unione europea, ha già incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma poi si è recato a Mosca per vedere il presidente russo Vladimir Putin e, infine, ha incontrato anche il presidente cinese Xi Jinping. Queste visite – che Orban stesso definisce “missione di pace” – sono state viste di cattivo occhio da molti partner europei. “Missione di pace 5.0. E’ stato un onore visitare il Presidente Donald Trump oggi a Mar-a-Lago”, ha scritto il leader ungherese. “Abbiamo discusso – ha continuato – dei modi di far la pace. La buona notizia del giorno: lui la risolverà!” Dal canto suo, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato oggi che il presidente russo Vladimir Putin non ha inviato alcun messaggio all’ex presidente degli Stati uniti Donald Trump tramite il primo ministro ungherese Viktor Orban. Ieri Orban è andato a incontrare Trump in Florida, presso la sua tenuta di Mar-a-Lago, come parte della sua “missione di pace”. “Nessuna lettera o messaggio, né scritto né orale, è stato trasmesso” ha detto Peskov ai giornalisti, secondo i media russi. Peskov ha aggiunto che Orban non ha informato Putin durante la sua visita in Russia dei suoi piani di incontrare Trump.
Ancora bufera per il silenzio Rai sul voto in Francia, Usigrai attacca l’Ad Sergio: nega la realtàRoma, 12 lug. (askanews) – “Ancora una volta l’amministratore delegato Roberto Sergio nega la realtà di un’azienda che viene progressivamente meno al suo ruolo di servizio pubblico”, così in una l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, che avverte: “Sergio non può dire che la Rai ha garantito un’ampia copertura delle elezioni francesi. Il pubblico, per essere adeguatamente informato, la sera dello spoglio francese, ha dovuto sintonizzarsi su altri canali perché, a viale Mazzini, è stato ritenuto sufficiente mandare in onda un breve speciale a tarda sera sul tg3, oltre a quello prodotto dal Giornale Radio e uno spazio di un’ora alle 20 su Rainews. Al pari, evidentemente, il settimo piano ritiene sia stato corretto, la stessa sera, aprire il tg delle 22, sempre su Rainews, con una diretta, ineditamente lunga, 8 minuti, dal festival delle identità di Pomezia, cancellando ogni gerarchia delle notizie, primo obbligo e responsabilità per qualsiasi direttore”.
“Auspichiamo allora – aggiunge l’Usigrai – che la Vigilanza non si fermi alle parole di Sergio, ma verifichi i dati reali. Utile, ancora una volta, il caso di Rainews: nel calcolo dei minuti dedicati alla Francia, portato da Sergio a dimostrazione della presunta ampia copertura dell’evento che ha segnato il futuro dell’Unione europea, sono conteggiate anche le repliche delle rassegne stampa. Mezzucci che mortificano l’azienda e il giornalismo”. “A questo punto – conclude Usigrai – siamo noi a domandarci chi stia tutelando l’azienda e chi invece danneggi, per davvero, la reputazione della Rai”. E “al sindacato dei ‘liberi giornalisti’ che parla la stessa lingua dell’azienda, chiediamo di girare al settimo piano la loro domanda sul danno erariale, chissà che non trovino li le risposte”.