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Svizzera, maltempo in Valmaggia: morti e dispersi. Crollato anche un ponte

Svizzera, maltempo in Valmaggia: morti e dispersi. Crollato anche un ponteRoma, 30 giu. (askanews) – Due morti a causa del maltempo che nella notte ha colpito l’alta Valmaggia, nel Canton Ticino, in Svizzera, zona rimasta isolata. La conferma ufficiale è arrivata dalla polizia cantonale, mentre una terza persona risulta ancora dispersa. Lo riferisce Rsi,la Radiotelevisione svizzera. Il maltempo ha portato il flusso della Maggia dai 25 metri cubi al secondo a ben 2’000, mentre a Cevio è crollato il ponte di Visletto. Si registrano inoltre, come comunicato dalla polizia, alcuni dispersi.


Le autorità – sottolinea Rsi – consigliano di non muoversi da e verso la Valmaggia e anche in certe aree del Locarnese. Per il coordinamento degli enti di primo intervento è operativo uno Stato maggiore di condotta. Nella notte era stata diramata, attraverso il portale Alertswiss, la disposizione di evacuare le case nella zona fiume a Prato Sornico. In Mesolcina, sempre alle prese con le conseguenze dell’alluvione dello scorso 21 giugno, evacuazioni a titolo preventivo sono stati disposte ieri nella frazione Piani di Verdabbio di Grono e a Lostallo, in località Arabella. Danni per il maltempo anche in Vallese, dove le intense piogge hanno causato un rapido aumento del livello del Rodano. Sono in atto sgomberi, l’autostrada A9 è parzialmente bloccata e sono bloccati i passi della Novena e del Sempione per smottamenti e frane di detriti.

Usa2024, Biden a Camp David con la famiglia per discutere del futuro della sua campagna elettorale

Usa2024, Biden a Camp David con la famiglia per discutere del futuro della sua campagna elettoraleMilano, 30 giu. (askanews) – Il presidente americano Joe Biden dovrebbe discutere il futuro della sua campagna di rielezione con la famiglia domenica a Camp David. Lo riporta la Nbc, citando come fonti cinque persone vicine al dossier. La riflessione arriva dopo il dibattito televisivo che giovedì ha suscitato dubbi e perplessità sulla capacità del presidente in carica di battere il suo predecessore, Donald Trump, nell’appuntamento elettorale di novembre.


L’emittente televisiva, tuttavia, specifica che era previsto già prima del dibattito di giovedì che Biden e la first lady, Jill Biden, raggiungessero i figli e nipoti nella serata di sabato.

Francia, Morelle: l’effetto Macron “non regge più”

Francia, Morelle: l’effetto Macron “non regge più”Nizza (Francia), 29 giu. (askanews) – Come aver avuto “Mario Draghi o Mario Monti” per anni e trovarsi di fronte – invece di conti risanati – a “una crisi delle finanze pubbliche che nessun governo ha mai visto”. L’effetto Macron oggi, nella Francia che va a votare in questo fine settimana, si è trasformato in rancore e rabbia in una fetta molto cospicua dell’elettorato. “Quindi l’argomento ‘siamo seri, responsabili, competenti, credibili ed efficaci’ non regge più”. Lo dice ad askanews Aquilino Morelle, già consigliere di Lionel Jospin a Matignon (1997-2002), poi di François Hollande all’Eliseo (2012-2014) e autore del saggio “La parabole des aveugles: Marine Le Pen aux portes de l’Elysée” (Grasset, 286 pagine) dove con largo anticipo su tutti aveva delineato il quadro che oggi si osserva.


Morelle, che definisce “decisione shock” l’annuncio delle elezioni parlamentari, dopo “lo schiaffo in faccia” per Emmanuel Macron delle europee, racconta un panorama complesso dove la personalità sicuramente molto forte del Presidente della Repubblica francese ha dominato anche queste fasi. Ma per quanto tempo ancora dominerà? Morelle non esclude in futuro le dimissioni di Macron. “Non poteva, ha confermato in seguito, non voleva dimettersi subito, anche se credo che sia una delle prospettive a breve e medio termine, quindi gli è rimasto lo scioglimento del Parlamento”, afferma. “La sera del 9 giugno – continua – quando il risultato è stato reso pubblico, c’è stata una sorta di shock nella classe politica e in particolare nel Presidente. Perché bisogna capire il risultato delle europee: non è solo che il Rassemblement National è molto avanti con il 31,37% dei voti, che è notevole. Ma è stato più del doppio del risultato della lista di Macron: 14,8%. Ma soprattutto, è una specie di libera uscita in tutto il Paese. Vi fornirò alcune cifre per aiutarvi a capirlo: in Francia ci sono 577 circoscrizioni legislative. In 457 circoscrizioni, l’RN è in testa, ossia l’80% delle 577. In Francia ci sono 35.000 comuni: nel 93% di questi comuni, RN è risultato in testa. In Francia ci sono 101 dipartimenti: RN è risultato primo in 96 dipartimenti. In Francia ci sono 18 regioni: RN è risultato primo in 17 regioni. Questa è la mappa elettorale della sera del 9 giugno. È completamente omogenea. Non ho mai visto una mappa elettorale come questa. Quindi c’è stata una sorta di grande ondata in tutti i dipartimenti, in tutte le città, in tutte le regioni. E ora, con un voto che non riguarda più solo le classi lavoratrici, ma le classi medie, tutti, la funzione pubblica, tutti in ogni professione e ad ogni età, la gente ha votato per RN. È la forza del voto che ha creato uno shock nell’opinione pubblica, nella classe politica e nel Presidente”. E il Presidente “è un uomo che non prende bene le frustrazioni” dice Morelle. “Per questo ha ricevuto questo schiaffo in faccia alle elezioni europee. Ha voluto dimostrare di essere capace di reagire immediatamente, di rimettersi, a suo avviso, al centro del gioco politico e di prendere un’iniziativa che fosse un’iniziativa shock, in risposta allo shock che aveva ricevuto”.


La Francia dove la destra di Rassemblement National è cresciuta in maniera così potente, non è lo stesso Paese dove il giovane Macron si è affermato. E’ un Paese dove le speranze si sono affievolite e la rabbia è cresciuta. Morelle dice apertamente come diverse persone ora siano “molto arrabbiate con il governo e detestano Emmanuel Macron. Tutto questo si traduce in un cocktail che spiega la situazione attuale, ma Macron non lo vuole capire. Ancora oggi si chiede perché la gente non voglia votare per il suo partito”. E anche nella reazione immediata alla sconfitta, si rivela la natura del capo di stato francese. “Un’ora dopo il risultato delle elezioni europee, ha annunciato l’applicazione dell’articolo 12 della Costituzione e lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale”. Insomma con le elezioni indette a pochi minuti dal voto per le europee, si è verificato uno “shock così forte e il tempo tra lo scioglimento e le elezioni è stato così breve” che non ha dato il tempo alla gauche nemmeno di pensare. “La sinistra cosa ha fatto? Ha trovato una soluzione veloce, veloce: ci mettiamo insieme per salvare il maggior numero possibile di parlamentari. Si tratta quindi di un’alleanza elettorale il Nuovo Fronte Popolare”, spiega Morelle. Ma questo non vuol dire una rinascita della gauche, anzi: “Troppo debole, nonostante il tentativo di unità, il Nuovo Fronte Popolare. La sinistra si è attestata intorno al 28-29% nella prima tornata legislativa” e più o meno resta su quei numeri anche nelle stime di Morelle e nei sondaggi. Il Nuovo Fronte Popolare (in francese Nouveau Front Populaire, NFP) “non ha lo slancio e non è in grado di ottenere la maggioranza assoluta di 289 seggi all’Assemblea nazionale”, dice Morelle. “Le principali forze che lo compongono non sono d’accordo su nulla delle questioni essenziali. Si tratta quindi di un’alleanza elettorale di circostanza creata per sbarrare la strada, come dice la sinistra, al Rassemblement National e per cercare di salvare un certo numero di seggi. Ma a parte il fatto che non sono d’accordo su nulla, non è il contesto attuale che li porterà a fare quello che ho cercato di fare nei miei libri: a pensare al perché un sacco di ex elettori di sinistra ora votano RN. Non vogliono assolutamente sentir parlare di sinistra. Perché in realtà la sinistra che vota oggi è la sinistra delle grandi città, la sinistra della borghesia culturale, delle persone che stanno bene, che amano la loro vita, che non hanno problemi, quello che in Francia chiamiamo “bobo” (contrazione di “bourgeois” e “bohémien”, ndr). A Parigi, Bordeaux, Lione e così via. Ma ovunque in Francia l’elettorato della classe operaia o della classe media, che tradizionalmente, in larga misura, votava per la sinistra, ora si è allontanato da essa. E lo shock delle elezioni legislative, a mio avviso, è ben lungi dall’indurre la sinistra a riflettere sulle ragioni che hanno portato a questa situazione. Quello che non ha fatto per 20 anni, non vedo perché dovrebbe farlo ora. Forse dopo che il Rassemblement National sarà salito al potere, forse allora…. un’introspezione collettiva arriverà, ma per il momento non credo”.


In sostanza secondo Morelle per queste elezioni generali francesi si delineano cinque ipotetici finali, di cui solo tre l’esperto considera davvero possibili: RN in testa, con maggioranza assoluta o relativa o una situazione di caos politico e difficile governabilità. Esclude invece la possibilità che si possa ricostituire l’attuale maggioranza o che la sinistra ottenga la maggioranza assoluta. “Jordan Bardella, il presidente di RN, ha detto che se non avrà la maggioranza assoluta, non andrà a Matignon. Penso che questo sia un modo per invitare gli elettori a votare per lui, per dargli forza e per avere la maggioranza assoluta. Ma penso che più ci avviciniamo alla maggioranza assoluta, se il RN avesse 260, 270 deputati, penso che sarebbe molto difficile per loro dire: siamo molto vicini, ma non governeremo. Penso che governerebbero. In ogni caso, questa ipotesi di maggioranza relativa oggi ha una forte probabilità”.

Francia alle urne, come funziona il voto e gli scenari possibili

Francia alle urne, come funziona il voto e gli scenari possibiliRoma, 29 giu. (askanews) – Dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale annunciata dal presidente francese Emmanuel Macron alla luce dei risultati delle europee, gli elettori francesi sono chiamati alle urne per rinnovare i mandati parlamentari domani 30 giugno per il primo turno, e il 7 luglio per il secondo. Le elezioni parlamentari anticipate sono state volute da Macron, tra tanti dubbi, anche nel suo campo politico, dopo la netta vittoria dell’estrema destra del Rassemblement National (RN) alle europee.


Come funzionano le elezioni legislative L’Assemblea nazionale ha 577 seggi. Il 30 giugno, primo turno, gli elettori sceglieranno uno dei candidati in corsa nella loro circoscrizione: chi ottiene la maggioranza assoluta (più del 50% dei voti con almeno il 25% degli elettori registrati), vince automaticamente, quindi il tasso di partecipazione è cruciale, contrariamente a quanto accade per le presidenziali. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, si va al secondo turno il 7 luglio, con la partecipazione dei candidati che abbiano superato almento il 12,5% dei voti. Vince il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Il semipresidenzialismo In Francia vige un sistema di ‘semipresidenzialismo’: un presidente eletto direttamente (dal 1962) e un parlamento comunque dotato di ampi poteri. Questo sistema politico, noto come Quinta Repubblica, è regolato dalla Costituzione del 1958.


I possibili scenari Il partito di Macron conquista la maggioranza assoluta (almeno 289 seggi) dell’Assemblea nazionale. Scenario ritenuto poco probabile alla luce dei sondaggi, permetterebbe la conferma del primo ministro Gabriel Attal. Il partito di Macron ottiene la maggioranza relativa (230 seggi) e deve stringere alleanze.


La maggioranza assoluta va al Rassemblement National di estrema destra o alla coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare. In questo caso Macron deve scegliere un primo ministro tra i membri della coalizione vincente e il primo ministro sceglierà poi i suoi ministri. Insomma, scatta la “coabitazione”. Se nessun partito ottiene la maggioranza e non si arriva a formare una coalizione di governo, si potrebbe creare una delicata situazione di stallo, ma non sarebbe possibile indire nuove elezioni legislative prima di un anno. Per questo diversi analisti sostengono che il presidente Macron dovrebbe in quel caso dimettersi, eventualità per ora esclusa dall’inquilino dell’Eliseo che ha scommesso sul voto anticipato.


Coabitazione Macron-Le Pen? L’europarlamentare Jordan Bardella è proposto dal Rassemblement National come candidato primo ministro nel caso l’estrema destra ottenga la maggioranza assoluta, ma è il presidente a scegliere il capo del governo, quindi, fanno notare diversi analisti, Macron potrebbe tentare di nominare la storica leader Marine Le Pen, che verosimilmente rifiuterebbe sino a quando il presidente non nominerà Bardella o sino a quando si troverà una terza opzione. In caso di ‘coabitazione’, il presidente mantiene alcuni poteri, come il comando delle forze armate e diversi aspetti della politica estera. La politica interna del Paese invece sarebbe controllata dal campo parlamentare. Se un Presidente non è d’accordo con una legge, può sottoporre la questione al Consiglio costituzionale (un organo che garantisce il rispetto dei principi e delle norme costituzionali) o chiedere una seconda lettura all’Assemblea nazionale. Come fa notare Euronews, che ha consultato al riguardo degli esperti, le questioni europee riguardano il capo del governo e quindi il parlamento, a decidere sulle questioni europee. “Gli affari europei non sono considerati politica estera. Sono in gran parte politica interna. Quindi spetta al governo decidere sugli affari europei”, ha affermato François-Xavier Millet. “Ma è chiaro che potrebbero esserci tensioni, come è normale che sia, tra il premier e il presidente in una situazione di coabitazione per quanto riguarda gli affari europei”, ha aggiunto Millet. Durante la Quinta Repubblica, la Francia ha avuto tre periodi di coabitazione, in seguito a vittorie dell’opposizione alle legislative. L’ultima coabitazione risale al 1997, quando il presidente di centro-destra Jacques Chirac sciolse il Parlamento, ma le elezioni furono poi vinte da una coalizione di sinistra guidata dal Partito Socialista: il primo ministro Lionel Jospin fu nominato primo ministro guidò il governo fino al 2002 e riuscì a introdurre una serie di leggi osteggiate dal campo presidenziale, come la settimana di 35 ore, l’assistenza sanitaria universale e le unioni civili per le coppie omosessuali.

Iran, elezioni presidenziali: al primo turno vince il riformista Pezeshkian (42% dei voti)

Iran, elezioni presidenziali: al primo turno vince il riformista Pezeshkian (42% dei voti)Milano, 29 giu. (askanews) – L’affluenza alle urne al primo turno delle elezioni presidenziali iraniane è stata appena del 40%, la più bassa dai tempi della rivoluzione islamica del 1979. Lo dimostrano i dati diffusi sabato dal Ministero dell’Interno del paese.


Secondo il Ministero, il riformista e cardiochirurgo Masoud Pezeshkian ha vinto il primo turno delle elezioni con circa il 42% dei voti. Dietro di lui Said Jalili, ex negoziatore sul nucleare, che ha ottenuto il 38%. Il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha chiesto un’alta affluenza alle urne prima delle elezioni di venerdì. Il prossimo e decisivo turno elettorale si terrà tra poco meno di una settimana.

Serbia, un uomo ha attaccato con arco e frecce l’agente davanti all’ambasciata di Israele

Serbia, un uomo ha attaccato con arco e frecce l’agente davanti all’ambasciata di IsraeleMilano, 29 giu. (askanews) – Un uomo è stato ucciso oggi dopo aver attaccato con arco e frecce un agente di polizia davanti all’ambasciata israeliana a Belgrado, in Serbia.


L’ufficiale è stato ferito al collo dalla freccia scagliata dall’aggressore, ma il poliziotto è riuscito a rispondere al fuoco e lo ha ucciso, scrive The Times of Israel. Oggi l’ambasciata è chiusa e il personale è assente. Il viceministro dell’Interno serbo, Ivica Dacic, ha dichiarato in una nota che il poliziotto è cosciente ed è ricoverato in ospedale, aggiungendo che l’aggressione è sotto inchiesta.

Usa 2024, il board editoriale del New York Times: Biden lasci

Usa 2024, il board editoriale del New York Times: Biden lasciMilano, 29 giu. (askanews) – Il board editoriale del New York Times chiede a Biden di lasciare la corsa dopo la sua performance nel dibattito presidenziale della Cnn. “Il più grande servizio pubblico che il signor Biden possa fare ora è annunciare che non continuerà a correre per la rielezione”, ha dichiarato il consiglio.


“Il presidente è apparso giovedì sera come l’ombra di un grande funzionario pubblico – si legge -. Ha faticato a spiegare cosa avrebbe realizzato in un secondo mandato. Ha faticato a rispondere alle provocazioni di Trump. Ha faticato a ritenere Trump responsabile delle sue bugie, dei suoi fallimenti e dei suoi piani agghiaccianti. Più di una volta, ha lottato per arrivare alla fine di una frase”, ha scritto il Consiglio. Ci sono leader democratici che potrebbero rappresentare un’alternativa “convincente ed energica” a Trump, ha dichiarato il Consiglio. “Non c’è motivo per il partito di rischiare la stabilità e la sicurezza del Paese costringendo gli elettori a scegliere tra le carenze di Trump e quelle di Biden. È una scommessa troppo grande sperare semplicemente che gli americani trascurino o ignorino l’età e l’infermità del signor Biden, che vedono con i loro occhi”, ha affermato il board editoriale New York Times.


Il board ha concluso affermando che sosterrebbe ancora Biden come “scelta inequivocabile” se la scelta rimanesse tra lui e l’ex presidente Donald Trump.

Ucraina, Zelensky: prepariamo un piano per una pace giusta

Ucraina, Zelensky: prepariamo un piano per una pace giustaRoma, 28 giu. (askanews) – “È molto importante per noi presentare un piano per porre fine alla guerra che sia sostenuto dalla maggior parte dei Paesi, questo è ciò che stiamo facendo a livello diplomatico”: lo ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante una conferenza stampa a Kiev, insieme alla sua controparte slovena Natasha Pirc Musar.


“Non vogliamo prolungare questa guerra e dobbiamo raggiungere una pace giusta il più rapidamente possibile”, ha aggiunto. Ma Zelensky ha anche insistito sul fatto che il suo Paese deve allo stesso tempo rafforzare la propria industria militare perché “la Russia comprende solo la forza e rispetta solo i forti”. “Si tratta di due cose in parallelo: essere forti sul campo di battaglia e sviluppare un piano, un piano chiaro e dettagliato, che sarà pronto quest’anno”, ha insistito.

La Commissione Ue: ricevuta dall’Italia la richiesta della sesta rata del Pnrr

La Commissione Ue: ricevuta dall’Italia la richiesta della sesta rata del PnrrBruxelles, 28 giu. (askanews) – La Commissione europea ha confermato, oggi a Bruxelles, di aver ricevuto la sesta richiesta di pagamento, per 8,5 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi di euro in sovvenzioni e 6,9 miliardi di euro in prestiti, presentata dall’Italia nell’ambito del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf), che finanzia il Pnrr.


La sesta rata, riferisce la Commissione in una nota, riguarda 24 tappe intermedie (“milestones”) e 13 obiettivi e comprende una serie di riforme riguardo al sistema degli appalti pubblici, ai ritardi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni, al lavoro sommerso e all’inclusione sociale, nonché misure per dar seguito e sostegno agli sforzi di attuazione delle riforme nei settori della giustizia, della pubblica amministrazione e delle norme in materia di contabilità pubblica. La richiesta prevede anche importanti investimenti in ambiti quali la digitalizzazione delle imprese, la sicurezza dell’approvvigionamento di gas, i collegamenti ferroviari e le opere infrastrutturali nella Zona economica speciale del Sud Italia.


La Commissione esaminerà ora la richiesta dell’Italia e invierà quindi la sua valutazione preliminare, destinata al Comitato economico e finanziario del Consiglio Ue, sul raggiungimento da parte dell’Italia delle tappe intermedie e degli obiettivi che sono richiesti per l’esborso di questa sesta rata. Il Pnrr dell’Italia prevede un finanziamento totale di 71,8 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti. L’Italia, sottolinea la Commissione, è il primo Stato membro dell’Ue a presentare sei richieste di pagamento per il Pnrr.

Usa2024, come potrebbe essere sostituito Biden (e con chi)

Usa2024, come potrebbe essere sostituito Biden (e con chi)Roma, 28 giu. (askanews) – Il partito democratico americano, in preda al panico sulle condizioni di salute di Joe Biden, sarebbe pronto a mettere da parte il presidente in vista delle elezioni di novembre. Ma il problema è che lo stesso inquilino della Casa Bianca dovrebbe fare il primo passo e in ogni caso l’idea di una sostituzione in corsa appare complessa e irta di pericoli per un partito già in difficoltà e in rincorsa nei sondaggi.


Come potrebbe avvenire il ‘cambio di cavallo’ democratico per un nuovo mandato presidenziale? Sebbene il partito abbia tecnicamente un sistema per nominare un nuovo candidato alla convention nel caso in cui quello prescelto rifiuti la nomination, l’intero processo appare incerto e non viene preso in considerazione da decenni, fa notare Politico. In base alle regole del Comitato nazionale democratico, non esiste un meccanismo che consenta ai vertici del partito di cacciare Biden e se qualcuno nel partito vuole sostituirlo, deve impegnarsi in un processo di nomina alla convention, fissata per agosto a Chicago.


Biden ha ottenuto circa il 95% dei quasi 4.000 delegati alle primarie, a cui si presenteranno con una ‘pledge’ per la nuova candidatura del presidente, ovvero una promessa di sostenerlo, non l’obbligo che vige invece in campo repubblicano. La campagna di Biden tra l’altro ha avuto un ruolo nella scelta di questi delegati alle convention statali in tutto il Paese e per negare la nomination al presidente dovrebbe voltargli le spalle almeno la metà dei delegati. Nel caso in cui Biden accettasse di fare un drammatico passo indietro, rifiutando la candidatura, si aprirebbe un processo aperto e imprevedibile e temuto da molti nello stesso partito democratico, per tante ragioni, a cominciare da chi potrebbe o dovrebbe essere il sostituto.


Quali candidati alternativi? I nomi più citati sono quelli della vicepresidente Kamala Harris (considerata forse l’unica a cui Biden potrebbe decidere di delegare la gara alla Casa Bianca) e dei governatori della California Gavin Newsom, Gretchen Whitmer del Michigan e dell’Illinois JB Pritzker. In ogni caso, alla convention il candidato presidente e il candidato vicepresidente devono essere votati separatamente e se Harris passasse alla posizione di candidata presidente, la nomina di un vice lancerebbe nuovi giochi politici e sfide interne, ad alto potenziale destabilizzante.


L’ipotesi Michelle Obama, molto popolare sulle piattorme social, non troneggia nei circoli politici e su media tradizionali. Viene piuttosto citata in campo repubblicano come spauracchio ad uso interno. Il senatore repubblicano del Texas Ted Cruz ha tuttavia rilanciato con forza l’opzione Michelle dopo il duello tv della scorsa notte: “Guardando lo straziante spettacolo del dibattito di Biden, credo che le probabilità siano ora superiori all’80% che i democratici scarichino Biden”, ha sostenuto Cruz in un post su X, precedentemente chiamato Twitter. “Nove mesi fa, su Verdict, avevo previsto che i democratici avrebbero sostituito Biden con Michelle Obama. Penso che succederà”. Chiunque si presentasse, dovrebbe ottenere il consenso dei delegati, che non costituiscono un corpo unico e non è affatto detto che accetterebbe la candidatura al primo colpo. Il fallimento della votazione farebbe entrare la Convention nella fase “aperta”, senza un candidato designato e a quel punto entrerebbero in scena i “superdelegati”. Il partito Democratico ha privato i “superdelegati” – funzionari eletti e leader del partito che possono votare per chiunque desiderino – di quasi ogni potere dopo le controverse primarie del 2016. Questi rientrerebbro in gioco con il loro peso politico se nessun candidato ottenesse la maggioranza dei delegati al primo scrutinio. Alla luce di tutte queste incognite e del complesso iter che si prospetterebbe, solo un ritiro di Biden potrebbe rilanciare il processo di nomina evitando ulteriori traumi.