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Usa2024, come potrebbe essere sostituito Biden (e con chi)

Usa2024, come potrebbe essere sostituito Biden (e con chi)Roma, 28 giu. (askanews) – Il partito democratico americano, in preda al panico sulle condizioni di salute di Joe Biden, sarebbe pronto a mettere da parte il presidente in vista delle elezioni di novembre. Ma il problema è che lo stesso inquilino della Casa Bianca dovrebbe fare il primo passo e in ogni caso l’idea di una sostituzione in corsa appare complessa e irta di pericoli per un partito già in difficoltà e in rincorsa nei sondaggi.


Come potrebbe avvenire il ‘cambio di cavallo’ democratico per un nuovo mandato presidenziale? Sebbene il partito abbia tecnicamente un sistema per nominare un nuovo candidato alla convention nel caso in cui quello prescelto rifiuti la nomination, l’intero processo appare incerto e non viene preso in considerazione da decenni, fa notare Politico. In base alle regole del Comitato nazionale democratico, non esiste un meccanismo che consenta ai vertici del partito di cacciare Biden e se qualcuno nel partito vuole sostituirlo, deve impegnarsi in un processo di nomina alla convention, fissata per agosto a Chicago.


Biden ha ottenuto circa il 95% dei quasi 4.000 delegati alle primarie, a cui si presenteranno con una ‘pledge’ per la nuova candidatura del presidente, ovvero una promessa di sostenerlo, non l’obbligo che vige invece in campo repubblicano. La campagna di Biden tra l’altro ha avuto un ruolo nella scelta di questi delegati alle convention statali in tutto il Paese e per negare la nomination al presidente dovrebbe voltargli le spalle almeno la metà dei delegati. Nel caso in cui Biden accettasse di fare un drammatico passo indietro, rifiutando la candidatura, si aprirebbe un processo aperto e imprevedibile e temuto da molti nello stesso partito democratico, per tante ragioni, a cominciare da chi potrebbe o dovrebbe essere il sostituto.


Quali candidati alternativi? I nomi più citati sono quelli della vicepresidente Kamala Harris (considerata forse l’unica a cui Biden potrebbe decidere di delegare la gara alla Casa Bianca) e dei governatori della California Gavin Newsom, Gretchen Whitmer del Michigan e dell’Illinois JB Pritzker. In ogni caso, alla convention il candidato presidente e il candidato vicepresidente devono essere votati separatamente e se Harris passasse alla posizione di candidata presidente, la nomina di un vice lancerebbe nuovi giochi politici e sfide interne, ad alto potenziale destabilizzante.


L’ipotesi Michelle Obama, molto popolare sulle piattorme social, non troneggia nei circoli politici e su media tradizionali. Viene piuttosto citata in campo repubblicano come spauracchio ad uso interno. Il senatore repubblicano del Texas Ted Cruz ha tuttavia rilanciato con forza l’opzione Michelle dopo il duello tv della scorsa notte: “Guardando lo straziante spettacolo del dibattito di Biden, credo che le probabilità siano ora superiori all’80% che i democratici scarichino Biden”, ha sostenuto Cruz in un post su X, precedentemente chiamato Twitter. “Nove mesi fa, su Verdict, avevo previsto che i democratici avrebbero sostituito Biden con Michelle Obama. Penso che succederà”. Chiunque si presentasse, dovrebbe ottenere il consenso dei delegati, che non costituiscono un corpo unico e non è affatto detto che accetterebbe la candidatura al primo colpo. Il fallimento della votazione farebbe entrare la Convention nella fase “aperta”, senza un candidato designato e a quel punto entrerebbero in scena i “superdelegati”. Il partito Democratico ha privato i “superdelegati” – funzionari eletti e leader del partito che possono votare per chiunque desiderino – di quasi ogni potere dopo le controverse primarie del 2016. Questi rientrerebbro in gioco con il loro peso politico se nessun candidato ottenesse la maggioranza dei delegati al primo scrutinio. Alla luce di tutte queste incognite e del complesso iter che si prospetterebbe, solo un ritiro di Biden potrebbe rilanciare il processo di nomina evitando ulteriori traumi.

Expo Osaka 2025, accordo per ospitare Santa Sede a Padiglione Italia

Expo Osaka 2025, accordo per ospitare Santa Sede a Padiglione ItaliaRoma, 28 giu. (askanews) – Il vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, e mons. Rino Fisichella, Pro-Prefetto della Sezione per le questioni fondamentali dell’Evangelizzazione nel mondo, hanno firmato oggi alla Farnesina un Protocollo d’Intesa che disciplinerà la partecipazione della Santa Sede a Expo 2025 Osaka all’interno del Padiglione Italia e la collaborazione tra Maeci e Dicastero per l’Evangelizzazione.


“L’accordo, che consente per la prima volta di ospitare la Santa Sede presso il Padiglione Italia di una Esposizione Universale, testimonia l’eccellente stato delle nostre relazioni bilaterali” ha affermato Tajani, che ha evidenziato come l’Italia sostenga gli sforzi della Santa Sede per l’organizzazione del Giubileo 2025 e il suo ruolo internazionale. La Santa Sede porterà a Osaka la “Deposizione di Cristo”, uno dei più noti capolavori di Caravaggio, e disporrà di uno spazio riconoscibile per organizzare eventi culturali e importanti mostre d’arte, in collaborazione con il Dicastero per l’Evangelizzazione. L’esposizione di un quadro di Caravaggio “significa impreziosire e innalzare il livello del padiglione italiano con opere d’arte straordinarie” come quelle di un artista “molto apprezzato anche in Giappone”, ha commentato il ministro a margine della firma del Protocollo.

Usa, panico Dem dopo Biden in tv: “Dubbi sulla sua futura candidatura”

Usa, panico Dem dopo Biden in tv: “Dubbi sulla sua futura candidatura”Roma, 28 giu. (askanews) – Sul palcoscenico più importante della politica americana, Joe Biden non ha soddisfatto le attese dei democratici al cospetto del suo sfidante alle presidenziali di novembre, Donald Trump. E alla fine dei 90 minuti di resa dei conti televisiva, gli alleati del presidente democratico – strateghi del partito ed elettori di base – sono caduti nel “panico totale” dopo un dibattito punteggiato da ripetuti inciampi, pause scomode, voce roca e bassa, spesso difficile da capire. E’ l’analisi di molti grandi organi di stampa americani, tra cui il Washington Post e l’Associated press, secondo cui i democratici si stanno chiedendo se il partito potesse o dovesse sostituire Biden come candidato presidenziale.


“Non sono l’unico a cui si sta spezzando il cuore in questo momento. Ci sono molte persone che hanno guardato questo stasera e si sono sentite terribilmente per (la prestazione di) Joe Biden”, ha detto l’ex senatrice democratica Claire McCaskill su MSNBC. “Non so se è possibile fare qualcosa per risolvere questo problema”. “C’è un senso di shock per come è uscito all’inizio di questo dibattito. Su come suonava la sua voce. Sembrava un po’ disorientato”, ha detto da parte sua David Axelrod, che è stato uno dei massimi funzionari della Casa Bianca e della campagna elettorale dell’ex presidente Barack Obama. “Ci saranno discussioni sull’opportunità o meno di continuare”, ha aggiunto Axelrod alla Cnn. E un parlamentare democratico, alla domanda di NBC News se il dibattito ispirasse fiducia in Biden, ha risposto: “La cosa migliore che posso fare per aiutare Joe Biden è fingere di non aver ricevuto il tuo messaggio”. Pubblicamente, i funzionari democratici continuano a schierarsi in gran parte al fianco di Biden e sostengono che una prestazione poco brillante non cambierà la posta in gioco fondamentale delle elezioni. Il governatore della California Gavin Newsom, il cui nome viene spesso lanciato come potenziale candidato alternativo, ha detto ai giornalisti dopo il dibattito che il suo partito “non potrebbe essere più unito dietro Biden” ed ha aggiunto che Biden non dovrebbe farsi da parte. Ma sussurri privati sull’opportunità di proseguire con Biden si sono moltiplicati dopo il dibattito, nella notte italiana, durante il quale Biden si è presentato con voce roca e bassa e a volte è sembrato perdere il filo dei pensieri. Le regole del partito rendono quasi impossibile sostituire i candidati senza il loro consenso. E farlo equivarrebbe a ribaltare i risultati delle primarie da parte degli addetti ai lavori del partito, quando la stragrande maggioranza degli elettori democratici ha nominato Biden, che ha vinto quasi il 99% di tutti i delegati. Al momento non è noto alcun tentativo serio di spingerlo fuori dalla corsa. Tuttavia, lo statuto del Comitato Nazionale Democratico prevede alcune disposizioni nel caso in cui il candidato del partito sia inabile o scelga di farsi da parte, e un’azione per estromettere Biden alla convention è teoricamente possibile, anche se altamente improbabile.


Per ora, l’interrogativo più grande per Biden è se la sua prestazione televisiva incerta comporterà dei danni permanenti. Molti elettori non si sono ancora focalizzati sulle elezioni a più di quattro mesi dal voto. E milioni di dollari devono ancora essere spesi in pubblicità e infrastrutture statali che potrebbero dare una spinta all’attuale inquilino della Casa Bianca. “È stato un inizio lento ma c’è stato un finale forte. Questo è ovvio per tutti. Non discuterò questo punto”, ha commentato la vicepresidente Kamala Harris alla Cnn dopo il dibattito. “Parlo della scelta di novembre. Sto parlando di una delle elezioni più importanti della nostra vita collettiva”. D’altra parte, segnali di ansia sono evidenti da tempo tra i democratici, almeno da quando qualcuno nel partito ha iniziato a incoraggiare apertamente il dibattito su un’alternativa a Biden. Alcuni funzionari del partito, a questo proposito, hanno indicato un post sui social media dell’ex aiutante della campagna di Obama, Ravi Gupta. “Ogni democratico che conosco scrive che questo è un male”, ha scritto Gupta su X. “Basta dirlo pubblicamente e iniziare il duro lavoro di creare spazio nella convention per un processo di selezione. Voterò per un cadavere invece che per Trump, ma questa è una missione suicida”, ha commentato.

Biden “confuso”, Trump “bugiardo”: cosa è successo nel primo duello tv per Usa 2024

Biden “confuso”, Trump “bugiardo”: cosa è successo nel primo duello tv per Usa 2024Roma, 28 giu. (askanews) – Una stretta di mano iniziale, poi la sfida senza esclusione di colpi, con scambi di accuse reciproche, una palpabile animosità personale e toni alti, su questioni politiche e vicende personali, su aborto, economia, sicurezza delle frontiere, fisco, condanne penali. Il primo duello televisivo tra Joe Biden e Donald Trump in vista delle elezioni presidenziali di novembre, durato 90 minuti, si è consumato così tra il tentativo dell’attuale presidente di far valere la sua linea e le ripetute false affermazioni del magnate repubblicano sul 6 gennaio, sul debito nazionale, sul fatto di essere stato a capo della ‘più grande economia’ nella storia del Paese. Biden, sottolinea la stampa americana, ha iniziato con voce roca e bassa, il risultato – secondo la sua campagna – di un brutto raffreddore. A volte ha borbottato, è rimasto senza parole o ha perso il filo dei pensieri, apparendo un po’ ‘confuso’: insomma, una performance che difficilmente riuscirà a placare i timori dei democratici e di molti americani nei confronti dell’81enne presidente. Da parte sua, il 78enne Trump ha parlato con forza e alzando la voce, ma scadendo spesso in alcune ‘falsità’.


Biden ha descritto Trump come ‘il peggior presidente della storia americana’, citando il consenso degli storici. L’avversario ha risposto esaltando le virtù storiche dei suoi tagli fiscali. ‘Nessuno ha mai tagliato le tasse come noi. Abbiamo tagliato le tasse quattro volte’, ha detto lo sfidante repubblicano del presidente, che ha risposto spesso a domande semplici – sull’economia, sull’aborto o sulla crisi degli oppioidi – con risposte non consequenziali sull’immigrazione o sulla Cina. L’ex presidente ha anche ripetutamente diffuso false affermazioni sull’aborto, sull’ambiente e sul confine, senza che i moderatori della Cnn siano riusciti a verificare o ad obiettare i fatti raccontati in tempo reale. Trump ha citato due volte Hunter Biden, il figlio del presidente condannato questo mese per tre reati legati all’acquisto di una rivoltella nel 2018 mentre era presumibilmente dipendente dalla droga. Il tycoon repubblicano, che il mese scorso è diventato il primo ex presidente a essere condannato per atti criminali, ha etichettato il figlio di Biden come un ‘criminale condannato’. Un’accusa a cui anche l’inquilino della Casa Bianca ha risposto ricordando le vicende personali dell’avversario. Biden ha fatto riferimento alle condanne penali di Trump, dicendo che aveva fatto ‘sesso con una pornostar’, Stormy Daniels, mentre sua moglie era incinta, cosa che Trump ha negato, e affermando che il suo avversario è stato ritenuto civilmente responsabile per ‘aver molestato una donna in pubblico’. ‘Hai la morale di un gatto randagio’, ha aggiunto.


A inizio del dibattito, Biden si è scagliato contro Trump riguardo alle sue politiche fiscali. ‘Finalmente abbiamo battuto Medicare’, ha poi detto. E a una domanda sulla sicurezza sociale, ha sostenuto che una tassa sui milionari manterrebbe il sistema solvibile senza danneggiare chiunque guadagni meno di 400.000 dollari all’anno. ‘L’idea che non abbiamo bisogno di proteggere gli anziani è ridicola’, ha quindi precisato Biden, pubblicizzando i benefici dell’Affordable Care Act. Biden ha parlato piano, mentre esaltava i suoi successi economici, dicendo di avere salvato il Paese dalla ‘caduta libera’ e dal ‘caos’ quando ha preso il posto di Trump nel 2021. Si è schiarito la voce più volte. Il magnate repubblicano lo ha ascoltato con un’espressione perplessa e ha replicato vantandosi dello stato dell’economia durante il suo mandato, dicendo che ‘tutto è andato alla grande’. Inoltre, ha incolpato Biden per l’aumento dei prezzi che ha frustrato gli americani. L’inflazione sta uccidendo il nostro Paese’, ha commentato. ‘Ci sta assolutamente uccidendo.’ I due candidati si sono scontrati anche sull’aborto. Biden ha accusato Trump di aver eroso il diritto all’aborto dopo che i tre repubblicani alla Corte Suprema hanno votato per annullare il caso Roe v. Wade, che aveva riconosciuto il diritto costituzionale all’aborto a livello nazionale. L’inversione di rotta ha dato energia a molti elettori che sostengono il diritto all’aborto e ha contribuito a rafforzare le vittorie democratiche nelle elezioni di medio termine del 2022. ‘È stata una cosa terribile quello che hai fatto’, ha detto Biden, rivolgendosi al suo rivale e impegnandosi a ripristinare la legge se gli fosse stato concesso un secondo mandato, pur senza spiegare come.


Trump, da parte sua, ha respinto le accuse di Biden affermando che la sua presidenza ha restituito la questione dell’aborto al popolo attraverso le leggi statali. Ha detto di sostenere le eccezioni al divieto di aborto per stupro, incesto e la vita della madre, e ha ripetuto la sua falsa affermazione secondo cui Biden sostiene l’aborto fino e dopo la nascita. ‘Pensiamo che i democratici siano i radicali, non i repubblicani’, ha detto Trump. ‘Quello che ho fatto è stato mettere in tribunale tre giudici della Corte Suprema e loro hanno ucciso Roe’, ha insistito. ‘In questo momento, sono gli Stati a controllarlo, e questa è la volontà del popolo’, ha aggiunto, affermando falsamente che la fine delle protezioni previste dalla Roe v Wade era qualcosa che ‘tutti volevano’. Il candidato repubblicano ha quindi spostato la dibattito sull’immigrazione clandestina. A questo proposito ha definito Biden un bugiardo che presenta disinformazione. Ha sostenuto che ‘milioni di persone’ stanno attraversando il confine e stanno ricevendo benefici di sicurezza sociale – un’affermazione senza prove. Trump ha anche sostenuto che il problema degli oppioidi potrebbe essere ricondotto alla produzione di fentanil in Cina, contrabbandato negli Stati Uniti attraverso il confine meridionale. L’attuale presidente democratico ha risposto ricordando che una sua proposta per aumentare la tecnologia e il personale alla frontiera è stata respinta dai repubblicani al Congresso per volere di Trump.


I due candidati hanno quindi espresso una diversa visione della guerra in Ucraina. Biden ha definito Vladimir Putin un criminale di guerra che estenderebbe il conflitto in Ucraina ai vicini Stati membri della Nato, come la Polonia. Trump, da parte sua, ha definito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ‘il più grande venditore del mondo’ ed ha attaccato Biden sulla guerra in Medio Oriente, dicendo che è ‘diventato come un palestinese, ma molto cattivo’. Quindi, l’ex presidente repubblicano ha negato le sue responsabilità sull’insurrezione del 6 gennaio. Pressato sul suo ruolo, ha detto di aver incoraggiato le persone ad agire ‘pacificamente e patriotticamente’, poi ha cambiato subito argomento per lanciare un attacco all’ex presidente della Camera Nancy Pelosi, sostenendo che proprio Pelosi avrebbe avuto la responsabilità di aver respinto le truppe della Guardia nazionale. Quindi ha detto che Biden dovrebbe ‘vergognarsi’ per il modo in cui sono stati trattati gli imputati del 6 gennaio. Biden ha accolto questa affermazione con un’espressione esasperata, una costante del suo dibattito. ‘L’unica persona su questo palco che è un criminale condannato è l’uomo che sto guardando in questo momento’, ha detto Biden del suo rivale. Cercando di fugare le perplessità sulla sua età avanzata, l’attuale presidente ha quindi messo in luce una serie di risultati politici e ha affermato che Trump è ‘tre anni più giovane e molto meno competente’. Il presidente ha anche usato una sua risposta su questo tema per schiaffeggiare Trump per aver parlato male degli Stati Uniti. ‘L’idea che siamo una specie di paese in fallimento? Non ho mai sentito un presidente parlare così prima d’ora’, ha detto Biden. Mentre, nella sua replica, Trump ha detto di essere in buona forma esattamente come 25 anni fa e forse ‘anche un po’ più leggero’, aggiungendo di avere superato brillantemente i test cognitivi. Al magnate repubblicano, infine, è stata chiesta tre volte una risposta sulle sue intenzioni riguardo all’esito delle elezioni. Più volte Trump ha sottolineato che accetterebbe i risultati ‘se si trattasse di elezioni giuste, legali e buone’, ma non ha dato una risposta certa. E Biden ha replicato: ‘Dubito che lo accetterai; sei un tale piagnucolone’.

Amb. USA Markell: fortunati ad avere Italia amica e alleata

Amb. USA Markell: fortunati ad avere Italia amica e alleataRoma, 27 giu. (askanews) – “Ho trascorso del tempo con la Primo ministro Meloni e il presidente Biden nell’Oval Office e di recente in Puglia, ed è chiaro quanto forte sia la relazione tra i nostri leader e i nostri paesi. Siamo fortunati ad avere l’Italia come tale forte amico, partner e alleato. Siamo grati agli italoamericani che hanno contribuito così tanto alla grandezza degli Stati Uniti. E vogliamo davvero fortemente costruire assieme un mondo migliore”: lo ha dichiarato l’ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, Jack Markell, nel suo discorso al ricevimento a Villa Taverna, in vista della festa nazionale per l’Independence Day.


Markell ha esordito congratulandosi “con tutto il governo Italiano per il grande successo ottenuto in occasione della presidenza Italiana del G7”.

Ue, Tajani: in Italia il Ppe è al governo, bisogna tenerne conto

Ue, Tajani: in Italia il Ppe è al governo, bisogna tenerne contoBruxelles, 27 giu. (askanews) – Il governo di Giorgia Meloni è sostenuto da Forza Italia, che è membro del Ppe, il partito europeo che ha vinto le elezioni e che ora sta conducendo i negoziati con i Socialisti e i Liberali sulle nomine per i nuovi vertici delle istituzioni Ue e sulla nuova maggioranza al Parlamento europeo. Di questo bisogna tenere conto, e non fosse che per questo, il governo italiano non può essere tenuto da parte nei negoziati; e comunque, come ha ricordato il presidente Mattarella “non c’è Europa senza Italia”.


E’, in sostanza, quello che ha detto il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani, secondo quanto ha riferito luo stesso alla stampa, nei suoi interventi al pre-vertice del Ppe, oggi a Bruxelles, in vista del Consiglio europeo. Tajani ha sottolineato anche che i Socialisti e i Liberali hanno perso le elezioni, e non possono imporre la loro volontà di escludere i Conservatori dal dialogo con la maggioranza a cui partecipano con il Ppe, perché i voti del gruppo di Giorgia Meloni potrebbero servire a garantire la maggioranza nel voto segreto al Parlamento europeo per la presidenza della Commissione. Mentre il Ppe, che le elezioni le ha vinte, esclude che la maggioranza possa allargarsi ai Verdi, spostandosi così più a sinistra.


“Ho ribadito con grande fermezza – ha riferito il leader di Forza Italia – che il Ppe è il vincitore di queste elezioni, e quindi bisogna tenere conto di questo risultato elettorale; che anche in Italia il Ppe è il vincitore, e che è anche il terzo partito italiano. E di questo si deve tener conto anche quando si parla di Italia, di rapporti con il governo italiano” nell’Ue. “Ho altresì ribadito – ha continuato Tajani – che il Ppe non può aprire ai Verdi, perché questo metterebbe a rischio anche l’lezione di Ursula von der Leyen” alla presidenza della Commissione, “mentre bisogna avviare un dialogo con i Conservatori, per un semplice motivo: perché la Meloni condivide molte nostre posizioni. Penso alla questione ucraina, alla questione russa, penso alla questione stato di diritto, penso a tante altre questioni come l’immigrazione, che vedono una convergenza di posizioni tra lei e il Ppe”.


Nel pre-vertice del Ppe, ha aggiunto il ministro degli Esteri, “durante tutto il dibattito è emersa chiara la preoccupazione per l’Italia. E quindi credo che ci sarà un grande impegno da parte dei Popolari a guardare con attenzione e rispetto al nostro paese. Ho anche ricordato le parole del Presidente Mattarella: non esiste l’Europa senza l’Italia. Questo deve essere tenuto in conto”. Quindi, ha sintetizzato Tajani, “i temi sono due: il Partito popolare Europeo che è al governo del Paese, e l’impossibilità di andare ancora più a sinistra. Se serve un accordo con Socialisti Liberali e Popolari, va bene”.


“Sono soddisfatto della scelta di Roberta Metsola, che da sempre è stata la nostra candidata alla presidenza del Parlamento europeo… Siamo soddisfatti per la indicazione di Ursula von der Leyen, che abbiamo votato al Congresso Ppe di Bucarest. E quindi da questo punto di vista il risultato è positivo”. “Però in Parlamento europeo – ha rilevato il leader di Forza Italia – bisogna avere la certezza, visto che il voto (per la presidenza della Commissione, ndr) è segreto. Ricordo che l’ultima volta, nel 2019, Angela Merkel chiese il consenso dei Conservatori, perché senza i voti dei Conservatori von der Leyen non sarebbe stata eletta. Non tutti la votarono ma anche i conservatori polacchi la votarono, per esempio”. “Quindi bisogna tenere in conto tante variabili quando si vota in Parlamento a scrutinio segreto. Ho invitato tutti – ha riferito Tajani – a una grande prudenza, una grande attenzione ribadendo il ruolo dell’Italia è il ruolo del Ppe nel governo italiano, nella maggioranza di governo italiano, alla luce anche degli ultimi risultati elettorali. E devo dire che tutti hanno compreso bene che non si può non tenere conto dell’Italia. Lo stesso Weber ha ricordato le parole del Presidente Mattarella che ho rievocato prima”. “Qui non è questione della persona Meloni, è questione dell’Italia. L’Italia dove al governo, ripeto ancora una volta, c’è una forza del Partito popolare europeo che è guidata dal vicepresidente del Ppe, che è stato due volte commissario europeo, e presidente del Parlamento europeo eletto su indicazione del Ppe”, ha ricordato il ministro degli Esteri, rievocando i suoi predenti incarichi nell’Ue. “Figuriamoci se non è una forza che anche all’interno del governo si batte per avere un governo europeista. Mi pare che anche da questo punto di vista Meloni si sia comportata in maniera corretta”. Al pre-vertice Ppe, ha continuato Tajani, “ho detto inoltre: attenzione a escludere i conservatori da qualunque forma di dialogo, perché significherebbe far sì che i conservatori vadano poi a parlare con Le Pen. Se noi vogliamo invece avere una forza di destra moderata che sia diversa dall’estrema destra dobbiamo essere noi gli interlocutori”. “Insomma – ha sottolineato – il Partito popolare europeo deve avere due interlocutori, uno a destra e uno a sinistra, se vogliamo garantire stabilità alle istituzioni. E non sono d’accordo a mettere tutto nelle mani dei Socialisti e dei Liberali che hanno perso le elezioni”. A chi chiedeva se il Ppe non rischi così di perdere il sostegno dei Socialisti e dei Liberali per la maggioranza in Parlamento europeo, Tajani ha risposto: “Ma non c’è neanche una maggioranza a sinistra. Devono capire che chi ha vinto le elezioni è il Partito popolare europeo. I Socialisti, i Verdi e i Liberali di Renew hanno perso le elezioni, questo è incontrovertibile”. “Qual è l’alternativa a questa maggioranza? Una maggioranza di sinistra con Le Pen? Attenzione poi, perché bisogna avere i voti” per la maggioranza assoluta in Parlamento che serve all’elezione della presidenza della Commissione. “Io ho detto: va bene con i socialisti, però bisogna parlare anche con i conservatori. Perché non può essere che chi ha perso le elezioni decide cosa si fa. Questa è la democrazia”. “La Merkel – ha ribadito Tajani – nel 2019 chiamò i Conservatori per far votare von der Leyen, i conservatori l’hanno già votata. La Merkel capì che bisognava dialogare, interloquire con i conservatori. Non mi pare che ci sia nulla di nuovo. E non è crollata l’Unione europea” dopo quel voto nel 2019. “Non c’è il dogma ‘socialismo e nient’altro’. In democrazia i risultati sono quelli che contano. I socialisti hanno perso dovunque, non è che hanno vinto da qualche parte”, ha concluso il leader di Forza Italia.

Usa2024, questa sera ad Atlanta il dibattito Biden-Trump

Usa2024, questa sera ad Atlanta il dibattito Biden-TrumpRoma, 27 giu. (askanews) – Il presidente americano Joe Biden e l’ex presidente Donald J. Trump si affronteranno questa sera ad Atlanta nel primo dibattito televisivo per le elezioni presidenziali del 2024.


Biden ha puntato ad anticipare il confronto tra i due per mettere a fuoco la netta differenza tra le loro visioni per l’America. Il suo team vuole convincere gli elettori a non considerare lo scrutinio come un voto a favore o contro la leadership di Biden, insistendo che un secondo mandato di Trump sarebbe più radicale e vendicativo del primo. Anche Trump era ansioso di dibattere e senz’altro toccherà il tasto di quello che ritiene sia un indebolimento di Biden dal punto di vista cognitivo rispetto all’ultima volta che si sono scontrati in un dibattito presidenziale nell’ottobre 2020. Secondo i vari commentatori, Trump starà assaporando l’opportunità di scagliarsi sul bilancio del mandato alla Casa Bianca di Biden in termini soprattutto di immigrazione e di inflazione e delle crisi in Ucraina e in Israele e insisterà sul fatto che considera questa elezioni un referendum su Biden. Si prevede che l’animosità sarà palpabile all’interno dello studio televisivo della Cnn ad Atlanta, senza pubblico, dove si dibatterà per 90 dei minuti più importanti della campagna. Il dibattito è il primo nella storia moderna in cui entrambi i candidati sono già stati presidenti.


Per Biden, avviare un dibattito su Trump significa confrontarsi con lui sul suo ruolo nell’attacco del 6 gennaio al Campidoglio, sulla sua disponibilità a amnistiare le persone condannate nella rivolta e sulla sua dichiarazione che non sarà un dittatore “tranne che il primo giorno”. Ma Biden cercherà di far tesoro anche del nuovo status di Trump come criminale condannato, sostenendo che l’ex presidente si preoccupa solo di se stesso e si candida anche per evitare la prigione.

Tusk: rispetto per Meloni, nessuna decisione senza l’Italia

Tusk: rispetto per Meloni, nessuna decisione senza l’ItaliaBruxelles, 27 giu. (askanews) – “Nessuno più di me rispetta la premier Giorgia Meloni e l’Italia. C’è stata un’incomprensione. Qualche volte servono piattaforme politiche per semplificare il processo. La posizione comune dei tre grandi gruppi nel Consiglio europeo, in cui abbiamo completato i negoziati, è solo per facilitare il processo. La decisione spetta a Meloni e agli altri leader durante la riunione del Consiglio europeo”. Lo ha detto il premier polacco Donald Tusk, arrivando al Consiglio europeo di Bruxelles che discuterà i nuovi vertici Ue.


“L’unica intenzione e ragione per cui abbiamo preparato questa posizione comune è per facilitare il processo. Non c’è Europa senza Italia e non c’è decisione senza la premier italiana. Questo per me è ovvio”, ha concluso Tusk, che è anche negoziatore per il Ppe.

Vertice Ue, Tajani: non si può dire ora che cosa farà l’Italia

Vertice Ue, Tajani: non si può dire ora che cosa farà l’ItaliaBruxelles, 27 giu. (askanews) – Non si può ancora dire che posizione assumerà l’Italia nei negoziati, che devono ancora cominciare, sulle nomine per i nuovi vertici delle istituzioni Ue, al Consiglio europeo che si terrà oggi e domani a Bruxelles. Le decisioni della premier Giorgia Meloni dipenderanno dall’andamento delle trattative, e non c’è alcuna decisione già presa di votare contro il pacchetto di nomine proposto dall’accordo tra Ppe, Socialisti e Liberali, che prevede un secondo mandato per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, il socialista Antonio Costa alla presidenza del Consiglio europeo e la premier liberale estone Kaja Kallas come Alto Rappresentante per la Politica estera comune.


Lo ha detto il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani, parlando alla stampa al suo arrivo al pre-vertice del Ppe, oggi a Bruxelles. “Vediamo – ha detto Tajani ai giornalisti -, per quanto riguarda l’Italia noi riteniamo che” nella nuova Commissione europea “debba esserci un vicepresidente e un portafoglio di rilievo, che spetta alla seconda manifattura d’Europa, a un paese fondatore, e con una stabilità di governo per i prossimi tre anni e mezzo. A differenza di altri, credo che l’Italia possa svolgere un ruolo fondamentale nel contesto comunitario nei prossimi anni”. L’Italia potrebbe votare contro? E’ una possibilità? “Bisogna vedere – ha risposto Tajani. “La mia posizione è favorevole” all’accordo sulle tre nomine per i vertici Ue, “ma senza alcuna apertura ai Verdi. Bisogna invece guardare, aprire il dialogo con i conservatori. Questo è fondamentale”.


Alla domanda se confermi la richiesta di una vicepresidenza esecutiva della Commissione per l’Italia, il ministro degli Esteri ha replicato: “Io non ho mai parlato di… Un conto è la vicepresidenza, un conto sono le deleghe. Io ho parlato di delega forte”. E quindi, gli è stato chiesto, non di vicepresidenza esecutiva? “Vediamo – ha risposto Tajani -, vedremo quelle che saranno le vicepresidenze, come saranno organizzate. Non è questione… Bisogna vedere se ci saranno ancora vicepresidenze esecutive oppure no”. Riguardo al presunto “scontro fortissimo” sulla Commissione che ci sarebbe stato tra il presidente francese Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, il ministro si è limitato a notare: “Questo lo ha scritto il Financial Times, non è il Financial Times che…” Un giornalista ha poi chiesto se sarebbe una buona idea votare contro il socialista portoghese Antonio Costa, ex premier di un paese del Sud, il Portogallo alla presidenza del Consiglio europeo. “Non c’è nessuna decisione di votare contro; finché non comincia il Consiglio – – ha insistito Tajani – non si può dire ciò che farà l’Italia. Io posso dire quello che facciamo noi di Forza Italia. Certamente – ha osservato – io sono molto perplesso sulla durata per cinque anni della presidenza del Consiglio europeo, perché il Ppe è quello che ha vinto le elezioni, non hanno vinto né i Socialisti né i Liberali”.


Comunque, ha concluso il leader di Forza Italia, “devono ancora cominciare le trattative”.

In Francia a 3 giorni dal voto RN in vantaggio, i macronisti arrancano

In Francia a 3 giorni dal voto RN in vantaggio, i macronisti arrancanoRoma, 27 giu. (askanews) – A tre giorni dal primo turno delle legislative anticipate in Francia, in un contesto di forte mobilitazione, il voto del 30 giugno sembra destinato a confermare il peso acquisito dall’estrema destra del Rassemblement National, mentre la sinistra è ferma al secondo posto, e la coalizione presidenziale sta perdendo terreno. Questo il quadro delineato da un sondaggio condotto da Ipsos per Le Monde, la Fondation Jean Jaurès, Cevipof, l’Institut Montaigne, Radio France e France Télévisions.


Le elezioni parlamentari senza precedenti del 30 giugno e del 7 luglio suscitano un enorme interesse, misto a incomprensione, e allo stesso tempo paura e speranza, commenta Le Monde. Questo dovrebbe tradursi in una forte partecipazione domenica. Il sondaggio, condotto online su un ampio campione di 11.820 persone rappresentative della popolazione francese iscritta al voto, prevede infatti un’alta affluenza: circa il 61-65% degli intervistati intende recarsi alle urne domenica, ben al di sopra dell’affluenza del 47,5% registrata per le elezioni legislative di due anni fa. I francesi sembrano rispondere a questa chiamata alle urne dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte di Emmanuel Macron il 9 giugno, la sera delle elezioni europee che ha dato allo schieramento presidenziale solo il 14,6% dei voti.


I candidati del Rassemblement National (RN) sono nettamente in testa, con il 32% delle intenzioni di voto (margine di errore di 1,1 punti), una percentuale vicina a quella delle elezioni europee (31,4%), a cui va ora aggiunto il contributo dei candidati di Les Républicains (LR) appoggiati in virtù dell’accordo raggiunto tra Eric Ciotti e Marine Le Pen. Questi candidati sono accreditati del 4% dei voti, cosa che porta il livello di intenzioni di voto per il partito Lepéniste alleato di Eric Ciotti al 36%. Si tratta di un livello senza precedenti per questa famiglia politica, che al primo turno delle elezioni legislative di due anni fa aveva ottenuto “solo” il 18,7% dei voti.La coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare (che mette assieme Partito Comunista, socialisti, i Verdi (EELV) e la sinistra radicale di La France Insoumise) otterrebbe il 29% delle preferenze. Ha dunque fatto progressi in due anni – il precedente cartello Nupes aveva il 26,2% la sera del primo turno nel 2022 – ma ha perso terreno rispetto al totale della sinistra alle elezioni europee, che era intorno al 32%. Due i principali motivi, secondo l’analisi di Le Monde: gli elettori di Raphaël Glucksmann, volto nuovo della politica francese con il suo movimento Place Publique sono riluttanti a sostenere l’alleanza, e il 28% dei sostenitori del Partito Socialista (PS) disapprova la formazione del Nuovo Fronte Popolare.