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Il leader del G7 sono preoccupati per la situazione in Israele e Libano

Il leader del G7 sono preoccupati per la situazione in Israele e LibanoBari, 13 giu. (askanews) – I leader del G7 sono molto preoccupati per la situazione nel nord di Israele e nel sud del Libano e sostengono gli sforzi degli Stati Uniti per garantire un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, secondo una bozza del comunicato finale che sarà rilasciata dopo il vertice del G7 a Borgo Egnazia, in Puglia.


Secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters, la dichiarazione dovrebbe aggiungere che i leader occidentali ribadiscono il loro impegno per una soluzione a due Stati affinché israeliani e palestinesi possano vivere in pace, fianco a fianco. Inoltre, i leader del G7 dovrebbero invitare Israele ad astenersi da un’offensiva su vasta scala a Rafah, “in linea con i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale”.

Ucraina, sabato e domenica la Conferenza di pace in Svizzera

Ucraina, sabato e domenica la Conferenza di pace in SvizzeraRoma, 13 giu. (askanews) – Decine di leader internazionali e delegazioni da almeno un’ottantina di Paesi arrivano il 15 e 16 giugno alla conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina che la Svizzera organizza per “ispirare un futuro processo di pace e sviluppare elementi pratici e passi verso tale processo”: questo il dichiarato obiettivo sintetizzato dal ministero degli Esteri svizzero dopo molto lavoro diplomatico per massimizzare la partecipazione, malgrado l’assenza della Federazione Russa e della Cina, e dopo non poche polemiche, anche interne alla Confederazione elvetica. Gli Stati partecipanti dovrebbero “contribuire con le loro idee e visioni per una pace giusta e duratura in Ucraina”, aggiunge il dicastero.


La due giorni nel nome di una pace che a 28 mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina appare ancora lontana si terrà nell’hotel Burgenstock, lussuoso complesso sul crinale di una montagna affacciata sul lago di Lucerna, frequentato in passato e anche oggi da celebrità e pesi massimi della politica. Nell’idea iniziale, e negli auspici ucraini in particolare, al centro della riunione doveva esserci il piano di pace in 10 punti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tuttavia, i distinguo su molti aspetti del piano ucraino e l’infattibilità di alcune richieste hanno consigliato di limitare il programma, incardinato su a quattro punti: la sicurezza alimentare (l’esportazione di prodotti agricoli dall’Ucraina), la sicurezza nucleare (in particolare le centrali nucleari ucraina, Zaporizhzhia in primes) e lo scambio di prigionieri di guerra e deportati. Zelensky ha proposto l’anno scorso di convocare una conferenza con la partecipazione del maggior numero possibile di Paesi, al fine di aumentare la pressione diplomatica sulla Russia. La richiesta principale del presidente ucraino è il ritiro delle truppe russe dall’intero territorio del suo Paese, compresa la Crimea – una posizione a cui non rinuncia, ma che non dovrebbe figurare nel documento finale e in sostanza neppure nei colloqui di sabato e domenica.


La Svizzera dopo l’invasione russa dell’Ucraina si è trovata sotto pressione per agire e forzare le sue storiche posizioni di neutralità. Ha accettato di aderire alle sanzioni internazionali e fornisce aiuti umanitari con priorità allo sminamento umanitario, tuttavia non sono mancate le critiche e neppure le polemiche interne. La Svizzera ha invitato 160 delegazioni e il ministero degli Esteri parla di oltre 80 registrazioni ufficiali, mentre l’Ucraina dice di avere più di 100 conferme. L’elenco definitivo dei partecipanti sarà pubblicato poco prima dell’inizio della conferenza, quando sarà chiaro quali Paesi saranno rappresentati e a quale livello diplomatico. Oltre agli Stati, sono stati invitati anche l’Unione Europea, le Nazioni Unite, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), il Consiglio d’Europa, il Vaticano e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Metà delle adesioni provengono dall’Europa. L’Italia sarà rappresentata il primo giorno dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, domenica arriverà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, reduce dal G7 incentrato a sua volta su come aiutare l’Ucraina. Per gli Stati Uniti ci sarà la vicepresidente Kamala Harris: il presidente Joe Biden volerà a casa dalla Puglia al termine del G7.Cina e Brasile hanno rifiutato di partecipare. Senza la Russia, un incontro del genere non ha senso, sostengono. Altri Paesi, soprattutto del Sud globale, non si sono iscritti per lo stesso motivo o non saranno rappresentati ai massimi livelli. L’India ha annunciato qualche giorno fa invece che sarà presente e “adeguatamente rappresentata”.


La Federazione russa ha da subito messo in chiaro l’ostilità per l’iniziativa. A margine di un dibattito al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha informato personalmente il ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis. Il governo svizzero ha discusso se inviare comunque un invito, ma alla fine si è astenuto, temendo che venisse percepito come una provocazione dopo il chiaro rifiuto di Mosca. D’altronde, se il Cremlino continua a segnalare una teorica disponibilità a trattare, la situazione al fronte e le posizioni russe – irricevibili per le autorità ucraine e per quasi tutti i Paesi alleati anche sull’aspetto territoriale – svuotano le avances russe, a cui si aggiungono indirette minacce di arrivare all’uso dell’arma nucleare se i Paesi Nato saranno più attivamente coinvolti. Nelle ultime settimane, la Russia ha criticato fortemente la conferenza e ha fatto pressione sugli Stati affinché non vi partecipassero. Il Cremlino ha da tempo smesso di considerare la Svizzera neutrale e l’ha etichettata come “Paese apertamente ostile”. Secondo le previsioni degli organizzatori, la conferenza potrebbe concludersi con un documento finale che incorpori il maggior numero possibile di punti dell’Ucraina. Un passo intermedio nell’agenda diplomatica internazionale che ispiri una futura conferenza, alla quale sarebbero invitati altri Stati e anche la Russia.

Ucraina, la Conferenza in Svizzera per “futuro processo di pace”

Ucraina, la Conferenza in Svizzera per “futuro processo di pace”Roma, 13 giu. (askanews) – Decine di leader internazionali e delegazioni da almeno un’ottantina di Paesi arrivano il 15 e 16 giugno alla conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina che la Svizzera organizza per “ispirare un futuro processo di pace e sviluppare elementi pratici e passi verso tale processo”: questo il dichiarato obiettivo sintetizzato dal ministero degli Esteri svizzero dopo molto lavoro diplomatico per massimizzare la partecipazione, malgrado l’assenza della Federazione Russa e della Cina, e dopo non poche polemiche, anche interne alla Confederazione elvetica. Gli Stati partecipanti dovrebbero “contribuire con le loro idee e visioni per una pace giusta e duratura in Ucraina”, aggiunge il dicastero.


La due giorni nel nome di una pace che a 28 mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina appare ancora lontana si terrà nell’hotel Burgenstock, lussuoso complesso sul crinale di una montagna affacciata sul lago di Lucerna, frequentato in passato e anche oggi da celebrità e pesi massimi della politica. Nell’idea iniziale, e negli auspici ucraini in particolare, al centro della riunione doveva esserci il piano di pace in 10 punti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tuttavia, i distinguo su molti aspetti del piano ucraino e l’infattibilità di alcune richieste hanno consigliato di limitare il programma, incardinato su a quattro punti: la sicurezza alimentare (l’esportazione di prodotti agricoli dall’Ucraina), la sicurezza nucleare (in particolare le centrali nucleari ucraina, Zaporizhzhia in primes) e lo scambio di prigionieri di guerra e deportati. Zelensky ha proposto l’anno scorso di convocare una conferenza con la partecipazione del maggior numero possibile di Paesi, al fine di aumentare la pressione diplomatica sulla Russia. La richiesta principale del presidente ucraino è il ritiro delle truppe russe dall’intero territorio del suo Paese, compresa la Crimea – una posizione a cui non rinuncia, ma che non dovrebbe figurare nel documento finale e in sostanza neppure nei colloqui di sabato e domenica.


La Svizzera dopo l’invasione russa dell’Ucraina si è trovata sotto pressione per agire e forzare le sue storiche posizioni di neutralità. Ha accettato di aderire alle sanzioni internazionali e fornisce aiuti umanitari con priorità allo sminamento umanitario, tuttavia non sono mancate le critiche e neppure le polemiche interne. La Svizzera ha invitato 160 delegazioni e il ministero degli Esteri parla di oltre 80 registrazioni ufficiali, mentre l’Ucraina dice di avere più di 100 conferme. L’elenco definitivo dei partecipanti sarà pubblicato poco prima dell’inizio della conferenza, quando sarà chiaro quali Paesi saranno rappresentati e a quale livello diplomatico. Oltre agli Stati, sono stati invitati anche l’Unione Europea, le Nazioni Unite, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), il Consiglio d’Europa, il Vaticano e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Metà delle adesioni provengono dall’Europa. L’Italia sarà rappresentata il primo giorno dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, domenica arriverà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, reduce dal G7 incentrato a sua volta su come aiutare l’Ucraina.


Per gli Stati Uniti ci sarà la vicepresidente Kamala Harris: il presidente Joe Biden volerà a casa dalla Puglia al termine del G7. Cina e Brasile hanno rifiutato di partecipare. Senza la Russia, un incontro del genere non ha senso, sostengono. Altri Paesi, soprattutto del Sud globale, non si sono iscritti per lo stesso motivo o non saranno rappresentati ai massimi livelli. L’India ha annunciato qualche giorno fa invece che sarà presente e “adeguatamente rappresentata”.


La Federazione russa ha da subito messo in chiaro l’ostilità per l’iniziativa. A margine di un dibattito al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha informato personalmente il ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis. Il governo svizzero ha discusso se inviare comunque un invito, ma alla fine si è astenuto, temendo che venisse percepito come una provocazione dopo il chiaro rifiuto di Mosca. D’altronde, se il Cremlino continua a segnalare una teorica disponibilità a trattare, la situazione al fronte e le posizioni russe – irricevibili per le autorità ucraine e per quasi tutti i Paesi alleati anche sull’aspetto territoriale – svuotano le avances russe, a cui si aggiungono indirette minacce di arrivare all’uso dell’arma nucleare se i Paesi Nato saranno più attivamente coinvolti. Nelle ultime settimane, la Russia ha criticato fortemente la conferenza e ha fatto pressione sugli Stati affinché non vi partecipassero. Il Cremlino ha da tempo smesso di considerare la Svizzera neutrale e l’ha etichettata come “Paese apertamente ostile”. Secondo le previsioni degli organizzatori, la conferenza potrebbe concludersi con un documento finale che incorpori il maggior numero possibile di punti dell’Ucraina. Un passo intermedio nell’agenda diplomatica internazionale che ispiri una futura conferenza, alla quale sarebbero invitati altri Stati e anche la Russia.

L’Ungheria pensa di chiedere all’Europarlamento la revoca dell’immunità per Salis

L’Ungheria pensa di chiedere all’Europarlamento la revoca dell’immunità per SalisRoma, 13 giu. (askanews) – “L’immunità è composta da due parti, immunità, inviolabilità. Inviolabilità significa che il procedimento può continuare quando e se la persona non gode dell’immunità o la ha revocata. Quindi l’autorità ungherese competente dovrebbe chiedere al Parlamento europeo la revoca dell’immunità, e se un’ampia maggioranza del Parlamento europeo non ritiene accettabili gli abusi fisici e non vuole lasciare impuniti questo tipo di crimini gravi, allora lo farà revocare l’immunità e il procedimento penale potrà proseguire durante il mandato dell’eurodeputata. In caso contrario, potranno continuare allo scadere del mandato”, ha dichiarato Gergely Gulyßs, funzionario dell’ufficio del primo ministro ungherese Viktor Orban sul caso Ilaria Salis dopo l’elezione ad eurodeputata. Lo riporta su X il portavoce del governo Zoltan Kovacs.

G7, Von der Leyen: mostremo unità per l’Ucraina libera e la pace in Medio oriente

G7, Von der Leyen: mostremo unità per l’Ucraina libera e la pace in Medio oriente

Bari, 13 giu. (askanews) – “In tempi turbolenti il messaggio più forte che possiamo inviare è l’unità”. E’ quanto ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a margine del vertice del G7 a presidenza italiana, in corso a Borgo Egnazia, in Puglia.

“Oggi il G7 di Bari mostrerà unità”, ha sottolineato Von der Leyen. “Unità per la libertà dell’Ucraina”, ha sostenuto, confermando: “Lavoriamo per un ulteriore sostegno finanziario”.

“Unità per un Medio Oriente pacifico e stabile e il piano in tre fasi. Unità su un Indo-Pacifico libero e aperto”, ha aggiunto Von der Leyen.

Stoltenberg: la Nato si aspetta che la Francia resti un alleato chiave

Stoltenberg: la Nato si aspetta che la Francia resti un alleato chiaveRoma, 13 giu. (askanews) – La Nato si aspetta che la Francia rimanga un membro chiave dell’alleanza militare occidentale, anche se un governo di estrema destra dovesse salire al potere al termine delle prossime elezioni. Lo ha sottolineato il segretario generale dell’alleanza atlantica, Jens Stoltenberg.


“A prescindere dai diversi partiti eletti e dalle diverse maggioranze nei parlamenti, abbiamo sempre visto che gli alleati della Nato sono rimasti impegnati nell’alleanza perché questo è nell’interesse della sicurezza di ogni singolo alleato”, ha detto Stoltenberg durante una riunione dei ministri della Difesa della Nato a Bruxelles. “Quindi mi aspetto che la Francia resti un alleato convinto e importante anche in futuro”, ha aggiunto.Domenica il presidente francese Emmanuel Macron ha mandato in tilt l’Europa sciogliendo il parlamento e convocando un voto lampo dopo che il suo partito liberale è stato sconfitto da Rassemblement National (RN), formazione politica di estrema destra, alle elezioni europee.


Ieri Macron ha accusato RN, guidato dalla rivale Marine Le Pen, di essere “ambiguo” sulla Russia e di puntare ad “abbandonare la Nato”. Il partito di Le Pen ha già sostenuto in passato la necessità di abbandonare la struttura di comando militare della Nato guidata dagli Stati Uniti, ma non di abbandonare l’alleanza nel suo complesso. Più di recente, i leader di RN hanno suggerito che non cambieranno lo status della Francia nella Nato mentre è in corso la guerra della Russia contro l’Ucraina.

A Roma torna MIP, Il Mondo in Periferia, festival di giornalismo

A Roma torna MIP, Il Mondo in Periferia, festival di giornalismoRoma, 13 giu. (askanews) – Inizia giovedì 13 giugno e si conclude la sera di sabato 15 la seconda edizione di MIP, “il Mondo in periferia”, il Festival del giornalismo di esteri e di comunità promosso dalle associazioni Gli Asini e Lettera22 nei quartieri di Corviale e Torpignattara a Roma e realizzato grazie a un finanziamento dell’Otto per mille della Tavola dei Valdesi e alla collaborazione con un’ampia rete di associazioni e comitati di quartiere.


Ideato dai giornalisti Giuliano Battiston e Giacomo Zandonini per portare il giornalismo sugli esteri, spesso relegato alle periferie dell’informazione, in quartieri periferici, il MIP prevede tre giornate di incontri e dibattiti tra reporter, studiose, attiviste e ricercatori su Nord Africa, Medio Oriente, Sudan e Corno d’Africa, Myanmar e Bangladesh, Argentina e Palestina, questioni di genere e transizione energetica, diritti umani, ecologia, conflitti e giustizia internazionale. Giovedì 13 giugno alle 16.30 al centro Asinitas in via Policastro l’inaugurazione del MIP – festival itinerante che non parla delle periferie, ma fa parlare le periferie -, è affidata a quanti hanno partecipato ai laboratori di giornalismo delle scorse settimane, con le presentazioni dei video-reportage su Torpignattara e del numero zero di una “rivista corvialista” che dà voce al “serpentone”, con la partecipazione di Sara Nunzi, presidentessa dell’associazione Gli Asini e dei docenti Angela Nittoli, Giuseppe Chiantera e Alessandro Fornaci.


A seguire, moderati dal ricercatore della Scuola Superiore Sant’Anna Luca Raineri, la giornalista Arianna Poletti di Fada Collective, i ricercatori Maddalena Procopio dello ECFR e Antonio Tricarico di ReCommon discuteranno su “Il piano Mattei: opportunità o neocolonialismo?”. Dopo la festa delle Scuole di Asinitas, il Mondo in periferia si sposta da Zazie nel metrò, per l’incontro “Khartoum chiama Roma: cosa accade in Sudan e perché ci riguarda”, con la giornalista Sara Creta e con Irene Panozzo di Lettera22, sollecitate da Giacomo Zandonini.


Venerdì 14 giugno sarà invece Casa Scalabrini 634 (via Casilina 634) a ospitare, prima della festa di compleanno della struttura, due incontri: nel primo, “Giornalismo, diritti e comunità”, gli studenti della Scuola di giornalismo della Fondazione Lelio Basso presenteranno i propri lavori, introdotti dai docenti Andrea Battistuzzi e Giulio Rubino e dalla direttrice Marina Forti. Nel secondo, Giuliano Battiston ed Emanuele Giordana di Lettera22 daranno vita a un reportage a due voci su “I Rohingya sui due lati del fiume Naf”.


La sera, dalle 21.30, al giardino Ciro Principessa della Certosa la giornalista Claudia Torrisi del Centro di giornalismo permanente modererà la discussione “Da Beirut al Roma Pride. L’attivismo queer e transfemminista”, con Alicia Lucia Castelo dell’associazione Libellula, Antonietta De Feo dell’Università RomaTre, Daniela Sala di Fada Collective ed Eleonora Santamaria del Sicilia Queer Filmfest. Sabato 15 giugno il MIP migra al “serpentone” di Corviale, in via Mazzacurati 23. Alle 17, nuova presentazione dei reportage su Torpignattara e della rivista corvialista, con le redattrici e i redattori e con l’assessore al Patrimonio dell’XI Municipio, Alberto Belloni. Alle 18.30, l’incontro su “Milei e l’Argentina. Un anarco-capitalista al potere”, con Camillo Robertini dell’Università di Bergamo, la psicoanalista Alexandra Kohan, il ricercatore indipendente Federico Nastasi e la moderazione di Giulia De Luca di Radio3Mondo. L’ultimo incontro, alle 20.15, è dedicato a “Palestina. Di fronte alla storia”, con Cecilia Dalla Negra, giornalista di Orient XXI, l’inviata Rai Lucia Goracci, ,la pluripremiata giornalista Francesca Mannocchi di ritorno dalla Cisgiordania. E con la presenza di Hamdi Shaqqura, vicedirettore del Palestinian Centre for Human Rights (PCHR) con sede a Gaza e membro di EuroMed Rights. A condurre la discussione, Alessandra Fabbretti dell’agenzia Dire. A seguire, vj set a cura di Hausbruthaus. Anche la seconda edizione de “Il mondo in periferia”, i cui eventi sono a ingresso gratuito, è resa possibile dalla collaborazione con associazioni e comunità dei quartieri di Corviale e Torpignattara tra cui Asinitas, Casa Scalabrini 634, Comitato di quartiere Villa Certosa, Laboratorio di Città Corviale, Comunità X, Piacca, Fada Collective, Hausbruthaus, Stamperie del Tevere.

Macron anticipa Meloni e annuncia accordo G7 su uso asset russi

Macron anticipa Meloni e annuncia accordo G7 su uso asset russiBari, 12 giu. (askanews) – Alla vigilia del vertice G7 a Borgo Egnazia, la presidenza francese ha annunciato questa sera l’accordo tra i leader dei Paesi membri “sull’erogazione di 50 miliardi” di dollari a favore dell’Ucraina attraverso l’utilizzo di asset russi congelati. Emmanuel Macron anticipa così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni su uno dei principali temi in discussione al summit in Puglia che, proprio domani, prevederà una sessione di lavoro dedicata all’Ucraina, alla presenza di Volodymyr Zelensky.


L’erogazione di questi fondi dovrebbe avere luogo entro la fine del 2024. “C’è un accordo. Come sempre al G7, i leader prendono una decisione e poi i tecnici lavorano per metterla in pratica”, ha spiegato la presidenza francese. L’obiettivo è ora far sì che questa intesa “sia conforme alla legge”, “alle regole della finanza pubblica” o ancora “alle capacità finanziarie reciproche”. Secondo quanto spiegato dalla presidenza francese, gli sherpa avrebbero lavorato su “un’iniziativa americana”. Il prestito sarà “rimborsato” con i proventi dei beni russi congelati. Ma se per un motivo o per un altro i beni russi verranno sbloccati o se il reddito dei beni russi non produrrà più ciò che è necessario per finanziare il prestito, allora si porrà la questione della condivisione degli oneri”, ha aggiunto la presidenza francese, secondo quanto riportato dall’Afp. I principi di questa distribuzione sono già stati “stabiliti” e accettati dai leader, “e ora i tecnici dovranno concordare il contratto che alla fine verrà firmato. Una delle questioni è ad esempio sapere quali saranno le garanzie di questo prestito “che è essenzialmente americano, ma che può essere integrato con soldi europei o contributi nazionali”, ha quindi insistito l’Eliseo.


L’annuncio giunge nel giorno in cui Macron ha ricevuto a Parigi la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, discutendo proprio del G7 e della prossima maggioranza al Parlamento europeo. Una maggioranza che potrebbe essere allargata ai Verdi. A questo proposito, Terry Reintke e Bas Eickhout, i due co-presidenti del gruppo dei Verdi all’europarlamento, durante un incontro con la stampa nel pomeriggio a Bruxelles, hanno perorato la creazione di una nuova maggioranza stabile europeista, democratica, pro-stato di diritto e pro-Ucraina nella nuova Assemblea delineatasi dopo il voto, a cui si sono offerti di partecipare pienamente insieme al Ppe, ai Socialisti e Democratici (S&D) e ai liberali di Renew. La condizione espressa sarebbe però quella di escludere non solo l’estrema destra del gruppo Id, ma anche i conservatori di Ecr, presieduti da Meloni. Von der Leyen vorrebbe chiudere l’accordo già nella cena informale di lunedì a Bruxelles, anche se si tratta di un obiettivo non facile. Intanto, però, al termine del suo incontro con Macron, la presidente uscente della Commissione ha ringraziato su X l’inquilino dell’Eliseo “per la discussione sull’Agenda Strategica Europea, i temi del G7 e la conferenza sulla pace in Ucraina”.

Macron e Scholz al vertice G7 da sconfitti: Zelensky conta su Biden

Macron e Scholz al vertice G7 da sconfitti: Zelensky conta su BidenBari, 12 giu. (askanews) – Prima la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, poi quella per la pace organizzata in Svizzera. Ma soprattutto il voto per le elezioni europee, i cui risultati rischiano di cambiare gli equilibri e i rapporti di forza, con l’asse franco-tedesco indebolito nell’Unione europea e in tutti i consessi internazionali. Il vertice del G7 a presidenza italiana cade in un momento delicato per la comunità internazionale, con le guerre in Ucraina e a Gaza e i leader di Stati Uniti, Francia e Regno Unito alle prese con delicate elezioni nelle prossime settimane e mesi. Joe Biden deve respingere l’assalto di Donald Trump, è sempre più frustrato dai sondaggi e da ieri è alle prese con la vicenda personale del figlio Hunter, condannato per possesso di armi da fuoco, mentre faceva uso di droghe. Il primo ministro britannico Rishi Sunak affronterà la sfida del voto il 4 luglio, consapevole della crescente possibilità che i suoi conservatori perdano il potere.


Emmanuel Macron, da parte sua, si trova ad affrontare altrettanti problemi in patria: domenica ha indetto elezioni legislative anticipate al 30 giugno, dopo che la sua alleanza centrista è stata surclassata dall’estrema destra alle elezioni per il Parlamento europeo dello scorso fine settimana. Il presidente francese arriverà in Puglia da sconfitto in casa e sarà per lui molto difficile raccogliere consensi sulle sue posizioni ‘oltranziste’ riguardo al conflitto in Ucraina. Anche perché, la posizione del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che lo ha parzialmente seguito sull’uso delle armi dei Paesi Nato contro obiettivi militari in Russia, è altrettanto fragile: il suo Spd ha dovuto cedere il passo ai rivali della Cdu-Csu e all’avanzata dell’estrema destra di Afd. Tra poltrone traballanti, leadership più salde (è il caso della padrona di casa, Giorgia Meloni) e sensibilità diverse, su un punto però tutti i Sette Grandi sembrano concordare: bisognerà restare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario. “La Russia combatte per porre fine all’Ucraina. L’Ucraina combatte per porre fine alla guerra. Putin deve fallire. L’Ucraina deve prevalere”, ha ricordato martedì la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che arriverà a Borgo Egnazia rinfrancata dal voto per le europee e con una posizione più solida di quella registrata nelle ultime settimane.


Il nodo principale resta quello del rafforzamento della difesa aerea di Kiev. Volodymyr Zelensky lo chiederà personalmente, partecipando giovedì a un incontro sulla guerra della Russia al suo Paese. Reduce dalla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina a Berlino e in procinto di recarsi in Svizzera, il presidente ucraino sa di non poter più fare troppo affidamento sulla spalla di Macron e Scholz, ma troverà – salda, al momento – quella del presidente Biden, con cui firmerà un patto di sicurezza sul modello di quelli già sottoscritti con altri Stati europei. L’accordo punta a tranquillizzare Kiev dopo alcune frizioni sull’assistenza militare americana e l’intesa sarà la più significativa tra quelle che l’Ucraina ha sottoscritto finora con i Paesi membri della Nato, con un impegno a lungo termine su addestramento militare, condivisione di informazioni di intelligence e assistenza economica. Secondo tema caldo del dossier ucraino sarà poi quello degli extraprofitti russi. E a Borgo Egnazia il presidente Macron proverà a giocare la sua partita. L’idea di fondo su cui si starebbe lavorando è quella americana di utilizzare i profitti come garanzia per un prestito statunitense fino a 50 miliardi di dollari. C’è però ancora un vivo dibattito su chi emetterebbe il debito, così come su una serie di questioni tecniche – incluso cosa accadrebbe se i beni venissero scongelati in caso di pace. Il presidente francese non è totalmente convinto della soluzione Usa e insiste – insisterà -, sulla necessità di trasferire gli extraprofitti all’European Peace Facility, meccanismo dell’Unione europea che finanzia l’acquisto di armi. E questo – nelle considerazioni di Parigi – comporterebbe una sorta di preferenza accordata all’Europa sugli armamenti da inviare all’Ucraina. Insomma, le posizioni sul tavolo sono diverse, con il resto dei paesi europei – la Germania in testa -, piuttosto cauti per timori di ripercussioni economiche.


Altro grande tema in discussione sarà l’attuale situazione nella Striscia di Gaza. Il conflitto tra Hamas e Israele è ormai al suo nono mese e sarà affrontato dai leader del G7 come parte di una discussione più ampia sul Medio Oriente. Nonostante i recenti messaggi di unità, anche su questo conflitto si registrano alcune sfumature di posizioni. Il Gruppo ha dato la sua approvazione alla proposta di accordo avanzata dagli Stati Uniti, che ha ricevuto il consenso anche dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, e in Puglia, i capi di Stato e di governo ribadiranno la loro posizione. Ma gli stessi europei non hanno una posizione unitaria riguardo al conflitto. Ci sono paesi come la Germania che da molto tempo sostengono Israele. E poi ci sono Stati come la Spagna che hanno riconosciuto la Palestina e che, pur non essendo parte del G7, faranno valere la loro voce attraverso i vertici dell’Ue. Da parte sua, Parigi ha più volte condannato duramente l’offensiva militare israeliana a Gaza ed ha chiaramente evidenziato di “sostenere la Corte penale internazionale, la sua indipendenza e la lotta contro l’impunità in tutte le situazioni”, dopo la decisione del procuratore capo, Karim Khan, di richiedere mandati di arresto per i leader di Hamas e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Gli Stati Uniti – pur evidenziando talvolta qualche distinguo – si sono sempre schierati al fianco del loro principale alleato nella regione. La reazione di Biden alla decisione di Khan è stata immediata. In una dichiarazione ai media, la Casa Bianca ha definito “oltraggiosi” i tentativi di perseguire i leader israeliani e ha affermato che “non esiste equivalenza – nessuna – tra Israele e Hamas”.


Della situazione in corso, e degli eventuali progressi sulla strada di un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas, si discuterà anche con i rappresentanti di Paesi esterni al G7, invitati al vertice dalla presidenza italiana. Tra questi, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente degli Emirati arabi uniti, Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan. Sono stati invitati anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva – il cui paese detiene quest’anno la presidenza di turno del G20 -, il presidente argentino Javier Milei, il primo ministro indiano Narendra Modi, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, i leader del Kenya, dell’Algeria e dell’Unione africana e rappresentanti del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Venerdì arriverà anche Papa Francesco per parlare di intelligenza artificiale. Il Santo Padre ha in agenda anche un colloquio bilaterale con il presidente Biden (che a sua volta ha in programma un incontro con Giorgia Meloni). Anche le tensioni nell’Indo-Pacifico saranno all’ordine del giorno in Puglia, così come la sicurezza economica, comprese le crescenti tensioni commerciali sulle tecnologie verdi con la Cina, convitato di pietra del vertice assieme alla Russia. Il ruolo di Pechino nell’assistenza alla guerra russa contro Kiev sarà certamente al centro dei colloqui tra i leader, che potrebbero decidere di sanzionare le banche cinesi che continuano a fare affari con Mosca, aggirando le sanzioni. Un’ipotesi, questa, che ha già suscitato la risposta piccata di Pechino: “Non accetteremo alcuna misura unilaterale illegale. La normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Russia non sarà interrotta da alcun soggetto terzo”. (di Corrado Accaputo)

Patto Ue su migranti, Commissione vara piano comune d’attuazione

Patto Ue su migranti, Commissione vara piano comune d’attuazioneBruxelles, 12 giu. (askanews) – La Commissione europea ha presentato, oggi a Bruxelles, un piano di attuazione comune del Patto sull’immigrazione e l’asilo, che era stato adottato prima della fine della legislatura europea ed è entrato in vigore da ieri. Si tratta di ‘tradurre l’ampia e complessa serie di atti legislativi in una realtà operativa’ con ‘uno sforzo comune, in cui la Commissione sosterrà gli Stati membri in ogni fase del processo’, spiega l’Esecutivo comunitario in una nota.


Il piano ‘stabilisce le tappe fondamentali affinché tutti gli Stati membri mettano in atto le capacità giuridiche e operative necessarie per iniziare ad applicare con successo la nuova legislazione entro la metà del 2026’ quando entreranno in vigore molte delle nuove normative. Inoltre, ‘le agenzie dell’Ue forniranno anche un sostegno operativo e mirato agli Stati membri durante l’intero processo’, si legge nella nota. Il piano comune Ue ‘fornisce un modello per i piani nazionali di attuazione che gli Stati membri devono adottare entro la fine di quest’anno, raggruppando i lavori giuridici, tecnici e operativi in 10 elementi costitutivi per concentrare e facilitare gli sforzi di attuazione pratica’, spiega la Commissione, avvertendo che ‘tutti gli elementi costitutivi sono fondamentalmente interdipendenti e devono essere attuati in parallelo’.


Tra i 10 elementi costitutivi del Patto c’è innanzitutto l’Eurodac, il sistema comune informatico su larga scala che conserverà e tratterà i dati dei richiedenti asilo. L’Eurodac sosterrà gli Stati membri nella determinazione della responsabilità e nel monitoraggio dei ‘movimenti secondari’ ovvero i movimenti dei richiedenti asilo tra i paesi Ue diversi da quello di primo arrivo. ‘Lo sviluppo tempestivo e l’entrata in funzione del sistema Eurodac riformato sono una condizione essenziale per l’attuazione di tutti gli altri elementi del patto’, sottolinea la Commissione. Un secondo elemento molto importante del Patto è il nuovo sistema di gestione della migrazione alle frontiere esterne dell’Ue, che mira a gestire gli arrivi irregolari di cittadini di paesi terzi istituendo nuove procedure più rapide, efficienti e semplificate per l’asilo e il rimpatrio, nonché solide garanzie per i migranti.


Ci sono poi il regolamento sugli accertamenti, il regolamento sulla procedura di asilo e il regolamento sulla procedura di rimpatrio alla frontiera, che prevedono un approccio armonizzato. Tutti i migranti irregolari saranno registrati e sottoposti a un controllo della loro identità, del rischio che rappresentano eventualmente per la sicurezza, della loro vulnerabilità e della loro salute. In una seconda fase si applicherà una procedura di frontiera obbligatoria per coloro che probabilmente non necessitano di protezione internazionale o che presentano un rischio per la sicurezza. Ai richiedenti dovrà essere garantito ‘un tenore di vita adeguato in funzione delle loro esigenze’, ricorda ancora la Commissione nella nota. ‘Ad esempio, per i richiedenti protezione internazionale vi sarà un accesso anticipato al mercato del lavoro (6 mesi invece di 9 mesi), all’assistenza sanitaria fisica e mentale, e a una maggiore protezione per le famiglie, i minori e le persone vulnerabili.


La direttiva sull’accoglienza, nota ancora la Commissione, ‘fornisce nuovi strumenti che migliorano l’efficienza del sistema di accoglienza e contribuiscono a prevenire i movimenti secondari’. Ad esempio, gli Stati membri avranno la possibilità di assegnare ad alloggi e a determinate aree geografiche i richiedenti asilo, subordinando la fornitura di condizioni materiali di accoglienza alla loro effettiva residenza nell’alloggio assegnato o nella zona specifica prevista. Gli Stati membri, inoltre, dovranno soddisfare solo le esigenze di base quando i richiedenti asilo non si trovano nello Stato membro in cui dovrebbero essere. Il regolamento sulla procedura di asilo e il regolamento sulle qualifiche semplificano la valutazione e il processo decisionale delle singole domande di asilo in tutta l’Ue e rafforzano le garanzie e il rispetto dei diritti per i richiedenti e i beneficiari di protezione internazionale. Il Patto prevede anche procedure di rimpatrio più efficienti ed eque: ‘La politica migratoria dell’Ue – avverte la Commissione – può essere sostenibile solo se coloro che non hanno il diritto di soggiornare nell’Unione saranno effettivamente rimpatriati’. Un ruolo chiave sarà svolto dal novo ‘coordinatore per i rimpatri’, che si baserà sui lavori già avviati per migliorare la pianificazione congiunta dei voli e delle missioni di identificazione, anche per ottimizzare l’uso del sostegno di Frontex (l’agenzia Ue per la protezione delle frontiere esterne), scambiare pratiche ed esperienze sull’emissione congiunta di decisioni negative in materia di asilo, e su decisioni di rimpatrio e cooperazione tra gli Stati membri per rimpatriare persone che rappresentano una minaccia per la sicurezza. Il Patto prospetta anche, rivendica la Commissione, ‘un sistema equo ed efficiente’ per ‘far funzionare le nuove norme in materia di responsabilità, istituendo una ripartizione efficace e stabile delle responsabilità in tutta l’Unione e riducendo gli incentivi per i movimenti secondari’. Ad esempio, le procedure saranno rese più efficaci con le notifiche di ‘ripresa in carico’. Inoltre, ‘saranno in vigore nuove norme volte a prevenire abusi del sistema (come l’obbligo per i richiedenti di presentare domanda nello Stato membro di primo ingresso)’. ‘Per la prima volta’, sottolinea poi la Commissione parlando del nuovo sistema per i ricollocamenti dei migranti, ‘l’Ue dispone di un meccanismo di solidarietà permanente, giuridicamente vincolante ma flessibile, per garantire che nessuno Stato membro sia lasciato da solo se sotto pressione’. I ricollocamenti di migranti assegnati potranno non essere accettati dai paesi di destinazione, che però in questo caso dovranno pagare una compensazione pecuniaria o fornire aiuti operativi ai paesi in prima linea sui flussi migratori. Il Patto prevede anche un regolamento dedicato alla preparazione, pianificazione di emergenza e risposta alle crisi migratorie, con garanzie per le persone vulnerabili, come i minori, e altri regolamenti o direttive per intensificare gli sforzi riguardo al reinsediamento (il trasferimento nell’Ue di persone che hanno ottenuto l’asilo in paesi terzi), e all’inclusione e l’integrazione sociale nell’Ue delle persone che hanno ottenuto di potervi risiedere. ‘Il patto sulla migrazione e l’asilo – rileva la Commissione nella sua nota, passando alla cosiddetta ‘dimensione esterna’ – riflette un approccio globale alla gestione della migrazione lungo l’intero percorso. La Commissione sta pertanto perseguendo con gli Stati membri un duplice approccio, che accompagna il lavoro legislativo a livello dell’Ue con attività operative. Ciò comprende in particolare i lavori sulla dimensione esterna della migrazione, attraverso il perseguimento di partenariati globali con i paesi partner’. ‘Sebbene le azioni in questo settore non siano legate a obblighi giuridici, sarà essenziale che l’Ue prosegua e intensifichi ulteriormente la collaborazione con i paesi partner, in particolare in tre settori chiave: la lotta contro il traffico di migranti, rimpatri efficaci, riammissione e reintegrazione nonché percorsi legali’, conclude la nota della Commissione. Il piano di attuazione comune sarà presentato agli Stati membri in occasione del Consiglio Affari interni dell’Ue. Sulla base del piano comune, il passo successivo consisterà nella elaborazione, da parte degli Stati membri, dei rispettivi piani nazionali di attuazione entro il 12 dicembre 2024. La Commissione ha istituito squadre di sostegno specifiche che visiteranno tutte le capitali dei paesi Ue da qui all’autunno per assistere gli Stati membri nella preparazione dei piani nazionali di attuazione. L’Esecutivo comunitario monitorerà attentamente i progressi compiuti nell’attuazione del patto e riferirà periodicamente al Parlamento europeo e al Consiglio. Il Patto migratorio, proposto dalla Commissione il 23 settembre 2020, è stato oggetto di un accordo politico nel ‘trilogo’ tra Consiglio Ue, Europarlamento e Commissione il 20 dicembre 2023, ed è stato poi adottato dal Parlamento europeo il 10 aprile 2024 e formalmente dal Consiglio il 14 maggio. Ad eccezione del regolamento quadro Ue per il reinsediamento e l’ammissione umanitaria, che è già applicabile oggi, gli strumenti giuridici del Patto, compresi due regolamenti e una direttiva che erano già stati proposti in precedenza, nel 2016, sono entrati in vigore ieri, 11 giugno 2024, e dovranno essere applicati entro il 12 giugno 2026. ; ad eccezione del regolamento quadro dell’Unione per il reinsediamento e l’ammissione umanitaria, che è già applicabile da oggi.