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Europee, urne chiuse in Repubblica Ceca: affluenza in lieve aumento

Europee, urne chiuse in Repubblica Ceca: affluenza in lieve aumentoRoma, 8 giu. (askanews) – In Repubblica Ceca le votazioni per le europee sono terminate e secondo le stime in molte località l’affluenza alle urne ha superato il 30 per cento, a Praga il 40 per cento. Nelle ultime elezioni europee del 2019 era stata del 29 per cento. Tuttavia, i risultati non saranno pubblicati fino a domani quando si chiuderanno le urne nel resto dei Paesi Ue.


Secondo i sondaggi il movimento di opposizione dell’ex premier Andrej Babis ANO dovrebbe vincere con il 23-27 per cento delle preferenze, contro la coalizione governativa al 21 per cento.

Dopo il salvataggio di 4 ostaggi Gantz cancella il suo discorso serale

Dopo il salvataggio di 4 ostaggi Gantz cancella il suo discorso seraleRoma, 8 giu. (askanews) – Il ministro del Gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz ha cancellato il suo previsto discorso serale, in cui – secondo le indiscrezioni filtrate – doveva annunciare il ritiro del suo partito di Unità Nazionale dalla coalizione.


L’annuncio arriva dopo il successo dell’operazione militare di salvataggio di quattro ostaggi nella Striscia di Gaza, tutti recuperati vivi. Gantz ha dichiarato che il suo “cuore è pieno” per il salvataggio di quattro ostaggi nella Striscia di Gaza. “Vorrei elogiare i soldati delle Idf, lo Yamam, lo Shin Bet per la complicata e coraggiosa operazione che è stata pianificata e portata a termine in modo stimolante”, ha dichiarato in un comunicato.


“Anche oggi il mio cuore va a tutte le famiglie degli ostaggi. Siamo impegnati a fare tutto il possibile per riportarli a casa”, ha dichiarato.

Herzog e Netanyahu telefonano a Noa Argamani liberata dall’esercito di Israele

Herzog e Netanyahu telefonano a Noa Argamani liberata dall’esercito di IsraeleRoma, 8 giu. (askanews) – Sia il presidente Isaac Herzog sia il primo ministro Benjamin Netanyahu hanno telefonato a Noa Argamani – la 25enne tratta in salvo dalla prigionia di Hamas, con altri tre ostaggi, in una complessa operazione dell’esercito israeliano a Gaza – per darle il bentornato a casa.


Nella telefonata di un minuto, Herzog ha espresso la sua emozione per il ritorno di Argamani, divenuta uno dei simboli degli ostaggi prelevati da Hamas il 7 ottobre, mentre la ragazza tratta in salvo ha sfoggiato un enorme sorriso e ringraziato il presidente. “Ti abbraccio a nome dell’intera nazione di Israele”, le ha detto Herzog. Il premier Netanyahu ha chiesto ad Argamani come si sentisse durante la telefonata. “Molto emozionata”, ha risposto lei, esprimendo la sua emozione nel conversare in ebraico dopo tanto tempo. In “ebraico e a casa, che è anche importante”, ha replicato il primo ministro, “Non abbiamo rinunciato a te nemmeno per un momento. Non so se tu ci hai creduto, ma noi ci abbiamo creduto e sono contento che sia successo”.


“Stai bene con la tua famiglia e abbraccia anche tua madre”, ha concluso Netanyahu.

Hamas: Israele non può imporci le sue scelte

Hamas: Israele non può imporci le sue scelteRoma, 8 giu. (askanews) – Israele non può imporre le sue scelte ad Hamas e il gruppo terroristico non accetterà alcun accordo che non arrivi alla sicurezza per i palestinesi. Lo ha dichiarato il leader di Hamas Ismail Haniyeh, in risposta a un’operazione militare a Nuseirat, a Gaza, dove quattro ostaggi israeliani sono stati salvati dalle truppe dello stato ebraico.


Negli ultimi giorni il Qatar e l’Egitto hanno aumentato le pressioni sulla leadership del movimenti integralista islamico palestinese a Doha affinché firmasse un accordo presentato dalla Casa Bianca per garantire una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti lì, ha riferito il Wall Street Journal. La proposta israeliana di accordo prevede una tregua di sei settimane nella prima fase, durante la quale verranno rilasciati gli ostaggi ancora in vita, donne, anziani e malati. Sempre durante questa prima fase, le parti dovranno tenere colloqui per un cessate il fuoco permanente. Una clausola specifica che la prima fase del cessate il fuoco può estendersi oltre le sei settimane inizialmente previste se i negoziati per un cessate il fuoco permanente sono ancora in corso e in buona fede. La clausola è stata mantenuta volutamente vaga in modo che i mediatori sperassero di soddisfare entrambe le parti abbastanza da indurle ad accettare almeno la prima fase dell’accordo.

Truppe di Israele hanno liberato quattro ostaggi prigionieri Hamas

Truppe di Israele hanno liberato quattro ostaggi prigionieri HamasRoma, 8 giu. (askanews) – Quattro ostaggi israeliani prigionieri di Hamas sono stati tratti in salvo vivi dalle truppe dello stato ebraico “in un’audace operazione” nella zona centrale della Striscia di Gaza. Lo ha annunciato l’esercito israeliano.


Gli ostaggi salvati sono Noa Argamani, Almog Meir Jan, Andrey Kozlov e Shlomi Ziv. Tutti e quattro erano stati rapiti dai terroristi del movimento integralista islamico palestinese il 7 ottobre durante il festival musicale Supernova, vicino alla comunità meridionale di Reim.Le forze speciali israeliane hanno contemporaneamente fatto irruzione in due siti di Hamas nella zona centrale di Gaza, a Nuseirat. In un luogo, è stato tratto in salvo Argamani, mentre Meir Jan, Kozlov e Ziv si trovavano nel secondo sito “bonificato”.


Gli ostaggi salvati sono tutti in buone condizioni, secondo le prime valutazioni mediche. Sono stati portati all’ospedale di Tel Hashomer per ulteriori valutazioni. 

Europee: la notte elettorale e cosa succederà dopo il voto

Europee: la notte elettorale e cosa succederà dopo il votoBruxelles, 8 giu. (askanews) – Nella ‘notte elettorale’ tra domenica 9 e lunedì 10 giugno, il Parlamento europeo pubblicherà stime, basate su ‘exit polls’ o sondaggi pre-elettorali, proiezioni e risultati ufficiali parziali o completi a partire dalle 18.15 di domenica. I risultati ufficiali completi, comunque, verranno pubblicati solo a partire dalla chiusura delle urne in Italia. Si comincerà con le previsioni nazionali riguardanti Austria, Cipro, Germania, Grecia, Malta e Olanda, dalle 18.15 alle 18.30. Alle 19.15 arriveranno le stime nazionali riguardanti Bulgaria e Croazia, e tra le 20.15 e le 20.45 si aggiungeranno quelle di Danimarca, Francia e Spagna.


A questo punto, il Parlamento europeo pubblicherà le prime proiezioni sulla composizione del nuovo emiciclo, basate su 11 stime nazionali e 16 previsioni su dati pre-elettorali. Tra le 21.15 e le 21.30 arriveranno le stime nazionali di altri quattro paesi: Polonia, Portogallo, Romania e Svezia. Alle 22.15 ci saranno degli aggiornamenti, se disponibili, e finalmente tra le le 23.15 e le 23.30 saranno pubblicate le stime nazionali riguardanti l’Italia, e una seconda proiezione della composizione del nuovo emiciclo, basata questa volta su 24 risultati ufficiali parziali, due stime nazionali (Italia e Polonia) e un dato pre-elettorale (Belgio). Subito dopo, i ‘candidati guida’ dei diversi partiti politici europei commenteranno uno dopo l’altro i risultati, parlando nell’emiciclo del Parlamento europeo di Bruxelles, trasformato per l’occasione in una grande sala stampa con 350 giornalisti. Un quarto d’ora dopo la mezzanotte arriveranno i primi risultati provvisori ufficiali del Belgio, e all’una ci sarà un aggiornamento finale per la notte. I GRUPPI POLITICI Gli eurodeputati dei sette gruppi politici della legislatura uscente erano rispettivamente: 49 per il gruppo Id ‘Identità e democrazia, estrema destra), 69 per il gruppo Ecr (Conservatori e Riformisti, destra moderata, con componenti di estrema destra), 176 per il Ppe (Partito Popolare europeo, centro, con componenti di centro-destra), 102 per Renew Europe (Liberali e Liberal-Democratici, centro, con componenti di centro-destra e di centro-sinistra), 139 per S&D (Socialisti e Democratici, centrosinistra), 72 per i Verdi (Ecologisti) e 37 per la Sinistra (estrema sinistra), a cui bisogna aggiungere 61 ‘non iscritti, ovvero non appartenenti ad alcun gruppo politico (come gli eletti del M5s italiano o del partito Fidesz del premier ungherese Viktor Orbßn).


Per costituire un gruppo politico all’Europarlamento ci sono due condizioni quantitative necessarie: avere almeno 23 eurodeputati provenienti da almeno 1/4 degli Stati membri, ovvero sette paesi diversi. C’è anche una condizione qualitativa, più difficile da controllare e da applicare, dell’affinità politica tra i partiti nazionali membri di uno stesso gruppo. I gruppi della nuova Assemblea si ricostituiranno nelle settimane immediatamente successive alle elezioni, in tempo per la prima sessione plenaria costitutiva della decima legislatura, che si terrà dal 16 al 19 giugno a Strasburgo. Le riunioni per la costituzione dei gruppi sono previste il 18 giugno per il Ppe, il 19 per i Verdi, il 25 per la Sinistra, il 26 per Renew e per l’Ecr, e infine il 3 luglio per Id.


La creazione di altri nuovi gruppi, o una ricomposizione dei gruppi esistenti sono sempre possibili, durante tutta la durata della legislatura, e sempre alle stesse condizioni. LA SESSIONE COSTITUTIVA Il nuovo Parlamento europeo della decima legislatura terrà la sua seduta costitutiva dal 16 al 19 luglio, a Strasburgo, e il suo primo atto sarà l’elezione del presidente (o più probabilmente della presidente) dell’Assemblea, e poi degli altri membri dell’Ufficio di presidenza (Bureau), ovvero i 14 vicepresidenti e i cinque questori. Fa parte della fase costitutiva anche la decisione sulle commissioni europarlamentari in cui sarà articolato il lavoro dell’Assemblea, e sul numero di eurodeputati che ne faranno parte. L’istituzione delle commissioni parlamentari, con la designazione dei loro membri, avverrà più tardi a Bruxelles, tra il 22 e il 25 luglio. IL VOTO PER LA PRESIDENZA DELLA NUOVA COMMISSIONE Il voto per la nuova presidenza della Commissione europea dovrà avvenire necessariamente dopo la sessione costitutiva, e quindi, di norma, nella seconda sessione plenaria della legislatura, che in questo caso è prevista dal 16 al 19 settembre, a Strasburgo.


La volta scorsa, nel 2019, le elezioni europee si tennero a maggio, e fu quindi possibile avere due sessioni plenarie ordinarie a Strasburgo nei mesi di giugno e luglio. E nella seconda plenaria, il 16 luglio, fu eletta la nuova presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Questa volta, invece, le elezioni europee sono state fissate a giugno, ed è quindi prevista solo una sessione plenaria, quella costitutiva di luglio, prima della pausa estiva di agosto. Tuttavia, una volta che sarà terminata l’elezione dei membri del Bureau, la nuova Conferenza dei presidenti (composta da capigruppo politici e presidente dell’Assemblea) potrebbe decidere di inserire nell’ordine del giorno il voto per il candidato o la candidata alla presidenza della Commissione europea, senza dover necessariamente aspettare la successiva sessione plenaria. Questo, però, solo a condizione che nel frattempo il Consiglio europeo abbia deciso chi candidare. I capi di Stato e di governo dell’Ue potrebbero accordarsi (a maggioranza qualificata) su chi designare per la guida dell’Esecutivo comunitario durante la loro cena informale a Bruxelles il 17 giugno, o durante la riunione formale del Consiglio europeo prevista per il 27 e 28 giugno, o ancora in una eventuale ulteriore riunione straordinaria, nel caso in cui il presidente dello stesso Consiglio europeo, Charles Michel, lo consideri necessario. Se vi sarà l’accordo dei leader in una di queste occasioni, c’è la possibilità concreta di tenere il voto per eleggere il nuovo o la nuova presidente della Commissione già il giovedì 18 luglio, come ha indicato il segretario generale del Parlamento europeo, Alessandro Chiocchetti. Sarebbe invece da escludere l’ultima mezza giornata della sessione plenaria di luglio, il venerdì 19, perché in quelle ore molti eurodeputati neoeletti saranno in partenza da Strasburgo e non saranno presenti in Aula. Per eleggere il presidente, o la presidente della nuova Commissione europea, va sottolineato, è necessario superare la soglia della maggioranza assoluta dell’Assemblea, ovvero almeno 361 voti a favore su 720 membri del Parlamento europeo. La persona che sarà designata dal Consiglio europeo dovrà presentare a grandi linee davanti alla plenaria il suo programma prima del voto. I NUOVI COMMISSARI DESIGNATI E LA FIDUCIA ALLA NUOVA COMMISSIONE Dopo la sua elezione, il presidente o la presidente della Commissione dovrà cominciare a lavorare alla formazione del nuovo collegio dei commissari, sulla base dei candidati proposti da ciascuno Stato membro. Entro novembre, tutti i commissari designati dovranno sottoporsi alle temibili ‘audizioni di conferma’ delle commissioni europarlamentari competenti per i portafogli che la presidenza della Commissione propone di assegnare loro. Dopo aver risposto per iscritto a un lungo e complesso questionario, i commissari designati dovranno presentarsi davanti agli europarlamentari e rispondere a tutte le loro domande. Se il risultato delle audizioni non sarà soddisfacente, la commissione o le commissioni parlamentari competenti potranno proporre un’audizione complementare, ma anche indicare chiaramente la propria disapprovazione del commissario designato. Secondo i Trattati Ue, la presidenza della Commissione non ha l’obbligo di sostituire un commissario designato ‘bocciato’ in un’audizione, o a cambiargli il portafogli; ma in questo caso correrebbe il rischio di vedersi bocciare l’intera Commissione al momento del voto di fiducia da parte della plenaria del Parlamento europeo. I precedenti di commissari designati ‘bocciati’, e poi rimandati a casa o che hanno dovuto cambiare portafogli sono numerosi, e non ci sono casi di presidenti della Commissione che abbiano ignorato queste decisioni da parte degli eurodeputati. Il voto di fiducia (‘voto di investitura) alla nuova Commissione da parte della plenaria del Parlamento europeo, a maggioranza semplice, è previsto nell’ultima sessione plenaria dell’anno, dal 16 al 19 dicembre, a Strasburgo.

In Bulgaria si vota per Ue e le politiche: la sfida del magnate Peevski

In Bulgaria si vota per Ue e le politiche: la sfida del magnate PeevskiRoma, 8 giu. (askanews) – Domani, domenica 9 giugno in Bulgaria si voterà non soltanto per le Europee ma anche, e soprattutto, per le elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento dopo che l’ex premier filo-Ue Nikolay Denkov ad aprile si è dimesso. Il voto è catalizzato dalla figura del magnate dei media, sanzionato da Stati uniti e Gran Bretagna, Delyan Peevski, che è stato descritto dall’ex capo del governo “il più grande male” che si sia abbattuto sulla Bulgaria.


Non c’è da meravigliarsi, quindi, che una delle principali battaglie politiche intorno alle elezioni del 9 giugno sia legata all’influenza di Peevski sui tribunali e sui servizi di sicurezza mentre poco spazio resta per i temi europei. Hristo Ivanov, capo del partito “Sì, Bulgaria”, ha dichiarato che le elezioni devono spezzare la presa di Peevski e ha avvertito che è in gioco il “funzionamento della Repubblica”, scrive Politico. Il dibattito sulle questioni europee, adesione completa a Schengen e all’Eurozona, soccombe di fronte alla crisi politica interna e alle lotte di potere a Sofia. Secondo i sondaggi il Gerb (parte del Ppe), dell’ex primo ministro Boyko Borissov ottiene una percentuale di voti pari al 26-27%, la coalizione liberale PP-DB è seconda (16-17%) ed è composta da partiti legati al PPE e Renew Europe a livello europeo.


Nello scacchiere si inserisce poi il partito di minoranza turco DPS, guidato da Peevski (che fa parte del gruppo europeo ALDE) e l’estrema destra filo-russa Vazrazhdane (ID) con il 14,9% e il 14,8%, percentuali che si avvicinano e non di poco al blocco filo-Ue. Segue poi il più grande partito di sinistra, il BSP (del gruppo S&D), con l’8,5. Si prevede che l’affluenza alle urne per le elezioni anticipate sarà simile a quella delle ultime elezioni generali, con un numero di elettori compreso tra 2,5 e 2,7 milioni che voteranno, circa il 48%. L’affluenza dichiarata alle urne per le elezioni europee è inferiore del 3%.


Intanto, la campagna elettorale si sta giocando tutta sull’influenza sui media del magnate Peevski, che controlla anche magistratura e servizi di sicurezza oltre che pubblicità e affissioni e sulle critiche alla vicinanza dello stesso Borissov al magnate. I due uomini sono visti come politicamente allineati ma la grande domanda è chi di loro sarà veramente al comando e chi guiderà un’eventuale coalizione dopo il voto? La frustrazione pubblica nei confronti della corruzione è profonda e la rabbia contro Borissov e Peevski ha contribuito ad alimentare massicce proteste antimafia nel 2020 ma sia il Gerb che il partito della minoranza turca possono fare affidamento su blocchi elettorali stabili e reti clientelari. Borissov ha spiegato la sua collaborazione con Peevski dichiarando: “Abbiamo sempre lavorato con il DPS nel corso degli anni perché fanno parte del sistema”.


Ma su Peevski, che non scarta l’ipotesi di governare dopo le elezioni, pesano le sanzioni degli Stati Uniti e del Regno Unito che respinge: Washington lo accusa di gestire programmi di corruzione e di esercitare “il controllo su istituzioni e settori chiave della società bulgara”, in base alla legge Magnitsky. L’Ue, al contrario, non ha posto la lente sui casi di corruzione a lui collegati anche se riguardavano in gran parte distrazione o abuso di fondi europei. Mentre la corsa elettorale si avvia verso la fase finale, Borissov sta tentando di dividere i due principali partiti riformisti, suggerendo che lavorerebbe con “Sì, Bulgaria” di Ivanov piuttosto che con il “Continuiamo il cambiamento” di Petkov, accusando quest’ultimo di essere filo-Cremlino.

Europee, chiamati a votare 360 milioni di cittadini

Europee, chiamati a votare 360 milioni di cittadiniBruxelles, 8 giu. (askanews) – Alle elezioni europee che si svolgono dal 6 al 9 giugno sono chiamati a votare 360 milioni di cittadini, per eleggere 420 eurodeputati nei 27 Stati membri: 96 in Germania, 81 in Francia, 76 in Italia, 61 in Spagna, 53 in Polonia, 33 in Romania, 31 in Olanda, 22 in Belgio, 21 in Grecia, Portogallo, Ungheria, Svezia e Repubblica ceca, 20 in Austria, 17 in Bulgaria, 15 in Finlandia, Danimarca e Slovacchia, 14 in Irlanda, 12 in Croazia, 11 in Lituania, 9 in Lettonia e Slovenia, 7 in Estonia, e 6 in Lussemburgo, a Cipro e a Malta.


QUANTI SONO GLI ELETTI E IL VOTO NEI DIVERSI STATI MEMBRI Nella legislatura che si è appena conclusa, la nona, gli eurodeputati erano 705. La soglia della maggioranza assoluta (necessaria, in particolare, per l’elezione della presidenza della nuova Commissione europea), che finora era pari a 353 voti, passerà ora a 361 voti.


Le elezioni sono cominciate il 6 giugno in Olanda, il 7 e l’8 in Repubblica ceca, il 7, l’8 e il 9 in Estonia (unico paese in cui il voto è elettronico), l’8 in Slovacchia, in Lettonia e a Malta, l’8 e il 9 in Italia, e solo il 9 in tutti gli altri Stati membri. L’ultimo paese in cui si chiuderanno le urne, alle 23 di domenica, è l’Italia. PREVISIONI, PROIEZIONI E RISULTATI


Nella ‘notte elettorale’ tra domenica 9 e lunedì 10 giugno, il Parlamento europeo pubblicherà stime, basate su ‘exit polls’ o sondaggi pre-elettorali, proiezioni e risultati ufficiali parziali o completi a partire dalle 18.15 di domenica. I risultati ufficiali completi, comunque, verranno pubblicati solo a partire dalla chiusura delle urne in Italia. Si comincerà con le previsioni nazionali riguardanti Austria, Cipro, Germania, Grecia, Malta e Olanda, dalle 18.15 alle 18.30. Alle 19.15 arriveranno le stime nazionali riguardanti Bulgaria e Croazia, e tra le 20.15 e le 20.45 si aggiungeranno quelle di Danimarca, Francia e Spagna. A questo punto, il Parlamento europeo pubblicherà le prime proiezioni sulla composizione del nuovo emiciclo, basate su 11 stime nazionali e 16 previsioni su dati pre-elettorali. Tra le 21.15 e le 21.30 arriveranno le stime nazionali di altri quattro paesi: Polonia, Portogallo, Romania e Svezia. Alle 22.15 ci saranno degli aggiornamenti, se disponibili, e finalmente tra le le 23.15 e le 23.30 saranno pubblicate le stime nazionali riguardanti l’Italia, e una seconda proiezione della composizione del nuovo emiciclo, basata questa volta su 24 risultati ufficiali parziali, due stime nazionali (Italia e Polonia) e un dato pre-elettorale (Belgio).


Subito dopo, i ‘candidati guida’ dei diversi partiti politici europei commenteranno uno dopo l’altro i risultati, parlando nell’emiciclo del Parlamento europeo di Bruxelles, trasformato per l’occasione in una grande sala stampa con 350 giornalisti. Un quarto d’ora dopo la mezzanotte arriveranno i primi risultati provvisori ufficiali del Belgio, e all’una ci sarà un aggiornamento finale per la notte. I GRUPPI POLITICI Gli eurodeputati dei sette gruppi politici della legislatura uscente erano rispettivamente: 49 per il gruppo Id ‘Identità e democrazia, estrema destra), 69 per il gruppo Ecr (Conservatori e Riformisti, destra moderata, con componenti di estrema destra), 176 per il Ppe (Partito Popolare europeo, centro, con componenti di centro-destra), 102 per Renew Europe (Liberali e Liberal-Democratici, centro, con componenti di centro-destra e di centro-sinistra), 139 per S&D (Socialisti e Democratici, centrosinistra), 72 per i Verdi (Ecologisti) e 37 per la Sinistra (estrema sinistra), a cui bisogna aggiungere 61 ‘non iscritti’, ovvero non appartenenti ad alcun gruppo politico (come gli eletti del M5s italiano o del partito Fidesz del premier ungherese Viktor Orbán). Per costituire un gruppo politico all’Europarlamento ci sono due condizioni quantitative necessarie: avere almeno 23 eurodeputati provenienti da almeno 1/4 degli Stati membri, ovvero sette paesi diversi. C’è anche una condizione qualitativa, più difficile da controllare e da applicare, dell’affinità politica tra i partiti nazionali membri di uno stesso gruppo. I gruppi della nuova Assemblea si ricostituiranno nelle settimane immediatamente successive alle elezioni, in tempo per la prima sessione plenaria costitutiva della decima legislatura, che si terrà dal 16 al 19 giugno a Strasburgo. Le riunioni per la costituzione dei gruppi sono previste il 18 giugno per il Ppe, il 19 per i Verdi, il 25 per la Sinistra, il 26 per Renew e per l’Ecr, e infine il 3 luglio per Id. La creazione di altri nuovi gruppi, o una ricomposizione dei gruppi esistenti sono sempre possibili, durante tutta la durata della legislatura, e sempre alle stesse condizioni.

Al matrimonio del Duca di Westminster c’era William ma non Harry

Al matrimonio del Duca di Westminster c’era William ma non HarryMilano, 8 giu. (askanews) – “È stato il più grande matrimonio mondano dell’anno, con la folla in fila per le strade di Chester per intravedere la sposa Olivia Henson arrossire e il suo sposo, il Duca di Westminster” Hugh Grosvenor. Lo scrive il Daily Mail, che nel titolo tra parentesi sottolinea alla fine “nessuna traccia del principe Harry!”. Nessun riferimento all’assenza della consorte di William, Kate, impegnata nelle cure per il tumore che ha fatto tanto parlare.


Non sono stati dunque solo gli sposi ad attirare l’attenzione di coloro che aspettavano fuori dalla cattedrale, perché una schiera di ospiti glamour ha riempito i banchi del matrimonio “dell’uomo sotto i 40 anni più ricco della Gran Bretagna”. Tra loro c’erano reali britannici, incluso il Principe di Galles, 41 anni: William è stato raggiunto da sua cugina, la principessa Eugenie, 34 anni, elegante con un completo verde salvia. “Anche gli amici di sempre di “Hughie” si sono uniti ai festeggiamenti, con la presenza di Charlie van Straubenzee e sua moglie Daisy, la cui figlia Clover si ritiene abbia il principe Harry come padrino”, sottolinea la testata.

Migranti, Geo Barents: 11 cadaveri recuperati in acqua

Migranti, Geo Barents: 11 cadaveri recuperati in acquaMilano, 7 giu. (askanews) – I corpi senza vita di undici migranti alla deriva al largo delle coste libiche sono stati recuperati venerdì, ha annunciato su X la ONG umanitaria Medici in Frontiere (MSF) che si dice “distrutta” dalla notizia.


“Purtroppo, dopo un’operazione di ricerca durata più di nove ore, la squadra della #GeoBarents”, la nave umanitaria di MSF, “ha recuperato i corpi di 11 persone che purtroppo hanno perso la vita”, ha scritto la ONG su X. In serata, l’ONG tedesca Sea-Watch ha segnalato la presenza di 11 corpi di migranti alla deriva al largo delle coste libiche.


“Durante il volo di oggi con il nostro Seabird”, l’aereo da ricognizione della ONG, “l’equipaggio ha avvistato 11 corpi”, ha scritto Sea-Watch su X. “Non sappiamo se i corpi rinvenuti al largo delle coste libiche siano le vittime di un naufragio finora sconosciuto. Quello che è certo è che stiamo sorvolando una fossa comune voluta dall’Europa”, lamenta la ONG.