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Putin: noi siamo pronti a colloqui con Kiev, ne abbiamo già avuti

Putin: noi siamo pronti a colloqui con Kiev, ne abbiamo già avutiRoma, 5 nov. (askanews) – La Russia non solo è pronta per i negoziati con l’Ucraina, ma, all’inizio del conflitto, ha anche condotto colloqui di questo tenere, ha affermato martedì il presidente Vladimir Putin.


“Ho ripetutamente affermato che la Russia non solo è pronta per i negoziati, ma a un certo punto, all’inizio di questo conflitto, ha condotto questi negoziati. Ed è stato persino elaborato un accordo reciprocamente accettabile, siglato dalla parte ucraina. Tuttavia, la parte ucraina, su consiglio esterno, come affermato dai funzionari ucraini, ha respinto questo accordo”, ha affermato Putin durante la cerimonia di presentazione delle credenziali al Cremlino. La Russia apprezza il desiderio dei partner BRICS di contribuire alla risoluzione del conflitto in Ucraina, ha aggiunto Putin.


“Per quanto riguarda l’Ucraina, apprezziamo certamente il sincero desiderio dei partner BRICS di contribuire alla risoluzione pacifica della situazione attuale”, ha affermato Putin. Ogni tentativo di infliggere una sconfitta strategica alla Russia è illusorio, ha aggiunto il presidente.


“Per quanto riguarda l’Ucraina… Il corso essenzialmente ostile intrapreso da un certo numero di stati occidentali per intensificare e prolungare il conflitto ucraino, ovvero per infliggere una sconfitta strategica al nostro paese, è profondamente errato. Tali calcoli illusori possono essere fatti solo da coloro che non conoscono e non vogliono conoscere la storia della Russia, non tengono conto dell’unità, della forza di spirito e della coesione del popolo russo”, ha affermato Putin. In precedenza, Putin aveva ricevuto le credenziali di 28 ambasciatori di stati stranieri appena arrivati in Russia.

Putin: noi pronti a colloqui con Kiev, ne abbiamo già avuti

Putin: noi pronti a colloqui con Kiev, ne abbiamo già avutiRoma, 5 nov. (askanews) – La Russia non solo è pronta per i negoziati con l’Ucraina, ma, all’inizio del conflitto, ha anche condotto colloqui di questo tenere, ha affermato martedì il presidente Vladimir Putin.


“Ho ripetutamente affermato che la Russia non solo è pronta per i negoziati, ma a un certo punto, all’inizio di questo conflitto, ha condotto questi negoziati. Ed è stato persino elaborato un accordo reciprocamente accettabile, siglato dalla parte ucraina. Tuttavia, la parte ucraina, su consiglio esterno, come affermato dai funzionari ucraini, ha respinto questo accordo”, ha affermato Putin durante la cerimonia di presentazione delle credenziali al Cremlino. La Russia apprezza il desiderio dei partner BRICS di contribuire alla risoluzione del conflitto in Ucraina, ha aggiunto Putin.


“Per quanto riguarda l’Ucraina, apprezziamo certamente il sincero desiderio dei partner BRICS di contribuire alla risoluzione pacifica della situazione attuale”, ha affermato Putin. Ogni tentativo di infliggere una sconfitta strategica alla Russia è illusorio, ha aggiunto il presidente.


“Per quanto riguarda l’Ucraina… Il corso essenzialmente ostile intrapreso da un certo numero di stati occidentali per intensificare e prolungare il conflitto ucraino, ovvero per infliggere una sconfitta strategica al nostro paese, è profondamente errato. Tali calcoli illusori possono essere fatti solo da coloro che non conoscono e non vogliono conoscere la storia della Russia, non tengono conto dell’unità, della forza di spirito e della coesione del popolo russo”, ha affermato Putin. In precedenza, Putin aveva ricevuto le credenziali di 28 ambasciatori di stati stranieri appena arrivati in Russia.

Usa2024, Harris o Trump, a chi andrà il voto delle minoranze etniche

Usa2024, Harris o Trump, a chi andrà il voto delle minoranze etnicheMilano, 5 nov. (askanews) – Kamala Harris e Donald Trump corteggiano le minoranze etniche negli Usa che potrebbero far cambiare il risultato delle presidenziali Usa 2024 in alcuni Stati. Sebbene queste comunità siano tradizionalmente orientate verso il lato democratico, il loro sostegno va erodendosi a favore di Donald Trump.


Più che mai, ogni voce conta in questi giorni, mentre Kamala Harris e Donald Trump sono testa a testa nei sondaggi. Entrambi i candidati si concentrano nel convincere le minoranze inviando loro messaggi, sia durante gli eventi elettorali che tramite annunci pubblicitari. Afroamericani o ispanici, le comunità possono svolgere un ruolo decisivo il 5 novembre, soprattutto negli stati chiave (swing states), capaci di far oscillare le elezioni.


Gli afroamericani non sono una certezza per Harris, pur essendo uno dei pilastri dell’elettorato democratico. Fra gli afroamericani, che secondo l’US Census Bureau rappresentano il 13,7% della popolazione, oltre il 90% ha votato per Barack Obama, Hillary Clinton e Joe Biden nelle elezioni precedenti. Ma per Kamala Harris questo pool di voti non sembra essere una conclusione scontata. Secondo un sondaggio d’opinione del New York Times/Siena Poll Coverage pubblicato il 12 ottobre, solo il 78% degli afroamericani intende votare per lei. La democratica ha difficoltà soprattutto con gli uomini di questa fascia, dato che secondo lo stesso sondaggio solo il 69% di loro dichiara di voler votare per lei.


Questo divario di genere si osserva in tutta la popolazione, ma è ancora più evidente in un elettorato che solitamente vota in blocco per il campo democratico. Il primo presidente nero americano, Barack Obama, ha avvertito i suoi “fratelli” esitanti che bisogna sostenere Kamala Harris. “Date ogni sorta di ragioni e di scuse. Ciò rappresenta per me un problema: mi fa pensare che non vi piace l’idea di avere una donna come presidente”, ha detto a Pittsburgh il 10 ottobre. Consapevole di queste difficoltà, Kamala Harris, che ha ricevuto il sostegno di molte star come Stevie Wonder, ha sviluppato una serie di proposte che dovrebbero portare benefici diretti agli uomini afroamericani. Questo programma mira ad aiutarli ad avviare la loro piccola impresa o attività commerciale, in particolare grazie a prestiti vantaggiosi, ma contiene anche aiuti alla formazione e all’apprendistato, nonché un sistema di accesso agevolato alle professioni nel campo dell’istruzione.


Il voto degli afroamericani sarà particolarmente cruciale in Georgia, dove rappresentano quasi un terzo della popolazione. Questo stato chiave è stato vinto da Joe Biden nel 2020, con un piccolo vantaggio di 12.000 voti su Donald Trump. Ispanici e latinoamericani sono invece tentati da Donald Trump. Secondo il Census Bureau, la categoria degli “ispanici e latini” costituisce il 19,5% della popolazione degli Stati Uniti e rappresenta il secondo gruppo etnico più numeroso dopo i “bianchi”. Quest’anno, secondo il Pew Research Center, si sono registrati per votare 36 milioni di latinoamericani, 4 milioni in più rispetto al 2020 e più del doppio rispetto al 2000. Anche il tasso di partecipazione delle minoranze tende ad aumentare e nel 2020 ha superato per la prima volta la soglia del 50%. Se il campo democratico è tradizionalmente favorito da questo elettorato, questo sostegno sembra sgretolarsi. Nel 2012 il 71% dei latinoamericani ha votato per Barack Obama, nel 2020 solo il 59% ha votato per Joe Biden, sempre secondo il Pew Research Center. Una curva che per Kamala Harris, a cui all’inizio di settembre veniva attribuito il 57% delle intenzioni di voto nell’elettorato latinoamericano, fatica attualmente a raddrizzarsi. Il mancato miglioramento della situazione economica dei latinoamericani potrebbe spiegare la tentazione di votare per Donald Trump. E sebbene l’immigrazione occupi un posto centrale nella campagna, l’ostilità mostrata da Donald Trump nei confronti dei migranti può paradossalmente attrarre questi elettori. Secondo un sondaggio del New York Times/Siena Poll Coverage realizzato all’inizio di ottobre, la maggior parte dei latinoamericani non si preoccupa quando Donald Trump accusa i migranti di essere criminali e di “avvelenare il sangue” del Paese. Tuttavia, nel finale della campagna, un comico sostenitore di Donald Trump ha fatto commenti razzisti contro il territorio di lingua spagnola di Porto Rico, descritto come “un’isola galleggiante di spazzatura”. Un’affermazione dalla quale Donald Trump si è dissociato, ma che potrebbe avere gravi conseguenze, essendo quasi 4 milioni gli americani di origine portoricana. Anche gli asiatici-americani, un elettorato in crescita e terza minoranza del paese, vedono aumentare il proprio peso demografico e politico. Di origine prevalentemente cinese, filippina o indiana, nel 2023 rappresentavano il 6,4% della popolazione americana, rispetto solo all’1,5% negli anni ’80. Secondo il Pew Research Center, circa 15 milioni di asiatici-americani avranno diritto di voto nel 2024, una cifra in aumento del 15% rispetto alle elezioni del 2020 (+12% per i latinoamericani e +7% per gli afroamericani). A lungo trascurato dai sondaggisti, il comportamento politico degli asiatici americani è meno noto. Nel 2020, la maggioranza di loro (tra il 60 e il 70% secondo diversi exit poll) ha dato il proprio voto a Joe Biden. Figlia di un oncologo e ricercatore indiano, Kamala Harris può sperare di ottenere voti in questa comunità. Secondo recenti indagini, beneficia di dinamiche favorevoli. Le minoranze religiose sono oggetto di particolare attenzione quest’anno negli Stati Uniti d’America, in un contesto di conflitti in Medio Oriente e movimenti di protesta nelle strade e nei campus americani. Classificati come “bianchi” nel censimento federale, gli arabo-americani rappresentano una piccola minoranza di tre milioni di persone. Tuttavia, questo potrebbe fare la differenza nel Michigan. In questo Stato altalenante vinto da Joe Biden nel 2020, Kamala Harris deve affrontare la sfiducia di parte dell’elettorato arabo-musulmano, che critica la sua amministrazione per il suo sostegno armato a Israele . Il movimento filo-palestinese “Uncommitted”, che già durante le primarie democratiche aveva chiesto un voto di protesta contro Joe Biden, si è posizionato contro Donald Trump, senza però sostenere esplicitamente Kamala Harris . Demograficamente più numerosa, la minoranza ebraica – circa 7 milioni di americani – storicamente tende verso il lato democratico. Secondo uno studio del Pew Research Center pubblicato il 9 settembre, il 65% degli ebrei afferma di voler votare per Kamala Harris. Trump irritato è arrivato ad affermare che gli ebrei avrebbero dovuto “farsi visitare” se votassero democratico e “avrebbero molto a che fare con” una possibile sconfitta repubblicana. L’American Jewish Committee ha denunciato la sua retorica “pericolosa” e il Jewish Council for Public Affairs (JCPA) ha criticato il candidato per aver utilizzato “stereotipi antisemiti”. Infine, i 50 milioni di cattolici americani costituiscono la più grande comunità di fede del Paese, pari al 20% della popolazione. Secondo il Pew Research Center, una piccola maggioranza (52%) prevede di votare per Donald Trump, il cui vicepresidente JD Vance è cattolico. Kamala Harris, che si è opposta alla Chiesa cattolica sul tema dell’aborto, sembra avere meno importanza per questo elettorato. A differenza di Donald Trump, non ha partecipato alla cena della Alfred E. Smith Memorial Foundation, un evento di beneficenza cattolico popolare tra i candidati alla Casa Bianca.

Usa2024, intelligence: disinformazione russa in sette Stati chiave

Usa2024, intelligence: disinformazione russa in sette Stati chiaveRoma, 5 nov. (askanews) – La Russia è “attivamente” coinvolta in operazioni di disinformazione in sette Stati americani considerati in bilico e capaci di determinare l’elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti tra Donald Trump e Kamala Harris. “La Russia è la minaccia più attiva”, hanno affermato l’Office of the Director of National Intelligence (ODNI), l’Fbi e la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency.


“Questi sforzi rischiano di incitare alla violenza, anche contro funzionari elettorali”, hanno aggiunto le autorità americane, notando che si prevede che gli sforzi si intensificheranno durante tutto il giorno delle elezioni e nelle settimane successive. Quello di queste ore è l’ultimo di una serie di avvertimenti dell’ODNI su attori stranieri, in particolare Russia e Iran, che diffonderebbero disinformazione o avrebbero hackerato le campagne durante queste elezioni. Teheran e Mosca hanno entrambe negato tali accuse in passato.

Casa, idealista: affitti in ribasso a ottobre (-1,6%)

Casa, idealista: affitti in ribasso a ottobre (-1,6%)Roma, 5 nov. (askanews) – A ottobre, i canoni di locazione in Italia hanno subito una chiara flessione dell’1,6%, un segnale di battuta d’arresto che porta il costo medio a 14 euro al metro quadro. Tuttavia, nonostante questa contrazione mensile, il report sugli affitti di idealista, rivela un forte incremento del 10,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.


La flessione mensile si inserisce in un contesto contrastante, in cui i principali mercati urbani registrano significativi incrementi dei canoni di affitto. Tra le principali città Napoli guida l’aumento con un 3,3%, seguita da Firenze (3,1%), Bologna (2,9%) e Torino (2,5%). Anche Roma e Milano mostrano segnali positivi, con rialzi rispettivamente dell’1,7% e dello 0,7%. Questi dati, spiega idealista, sottolineano come, nonostante la diminuzione complessiva, la domanda in molti capoluoghi resti sostenuta. Infatti, 48 capoluoghi su 86 monitorati a ottobre presentano canoni in crescita rispetto a settembre. Tra le città con i maggiori aumenti si distinguono Foggia (6,9%), Bolzano (6,8%) e Sassari (6,1%), mentre le contrazioni più marcate si registrano a Trani (-8,9%), Ragusa (-6,9%) e Messina (-6,6%).


In termini di prezzi medi, le prime posizioni della classifica sono occupate dalle città più importanti: Milano (23,2 euro/metro quadro) è la più cara davanti a Firenze (21,8 euro/metro quadro), Venezia (19,9 euro/metro quadro), Bologna (18 euro/metro quadro), Roma (17,2 euro/metro quadro) e Napoli (15,5 euro/metro quadro). Sul fronte opposto, Reggio Calabria resta la città più economica, con una media di 5,6 euro al metro quadro.

Usa 2024, Harris: voltiamo pagina dopo decennio di paura e divisioni

Usa 2024, Harris: voltiamo pagina dopo decennio di paura e divisioniRoma, 4 nov. (askanews) – “In queste elezioni abbiamo l’opportunità di voltare pagina rispetto a un decennio di politica guidata dalla paura e dalla divisione: ne abbiamo abbastanza”. Così la candidata democratica alla Casa Bianca, la vicepresidente Kamala Harris durante il suo comizio a Allentown, in Pennsylvania, lo stato più incerto fra quelli indecisi, e fra i più popolosi, uno stato cruciale per l’elezione, dove nella giornata della vigilia del voto ha in tutto quattro comizi in programma. “L’America è pronta per un nuovo inizio”, ha aggiunto.


Harris ha aperto il suo discorso dicendo: “Abbiamo lo slancio dalla nostra parte. Lo sentite?”. “Sono orgogliosa del mio impegno di lunga data nei confronti di Porto Rico e del suo popolo e sarò un presidente per tutti gli americani”, ha poi ricordato, insistendo di nuovo su Porto Rico, il territorio caraibico degli Stati Uniti definito un’isola di spazzatura galleggiante da un comico durante un grande comizio di Trump a New York una settimana fa. Anche se i residenti di Porto Rico non possono votare perché è un territorio d’oltremare e non uno stato dell’Unione, centinaia di migliaia sono gli elettori di origine portoricana residenti negli Stati Uniti. “In questo momento stiamo combattendo per la nostra democrazia. Amiamo la nostra democrazia e la democrazia può essere un po’ complicata a volte. Ma va bene così”, ha poi detto poco dopo che una donna aveva cercato di interrompere il suo discorso protestando – forse sulla guerra in Medio oriente.

Comandante Sesta Flotta Usa: impegno in Mediterraneo immutato

Comandante Sesta Flotta Usa: impegno in Mediterraneo immutatoGaeta, 4 nov. (askanews) – (di Cristina Giuliano) L’impegno americano nel Mar Mediterraneo è cambiato di fronte all’instabilità globale, dal Medio Oriente all’Ucraina? “Non credo che l’impegno sia cambiato di fronte agli eventi mondiali. Penso che le nostre attività in questa regione e nel Mediterraneo, abbiano mostrato l’impegno dell’America verso questo teatro e quest’area, sulla scia della difesa della pace mondiale, rispetto a quanto accade sia in Medio Oriente che in Ucraina”.


A parlare con askanews in una videointervista è il vice ammiraglio Jeffrey Anderson che da quest’anno ha ufficialmente assunto il comando della Sesta flotta statunitense che, con base a Napoli, conduce una serie di attività congiunte e navali, collaborando a stretto contatto con gli alleati della NATO per migliorare la nostra sicurezza e la stabilità in Europa e in Africa. Anderson comanda inoltre le Naval Striking and Support Forces NATO (STRIKFORNATO), ci presenta il contrammiraglio Craig Wood della Royal Navy, il suo vice comandante lato Nato per le STRIKFORNATO e delinea l’attività Neptune Strike, pianificata in mesi, e supervisionata dalla nave USS Mount Whitney con la partecipazione di più di 20 paesi della NATO. Il comandante sottolinea l’integrazione di capacità marittime di fascia alta e il comando e controllo eseguiti dalla nave. “Siamo molto, molto, molto orgogliosi di ciò che abbiamo realizzato nel corso dell’ultima settimana”, dice. Neptune strike (NEST) 24-2 è un’attività di vigilanza rafforzata della NATO, che comprende l’integrazione delle capacità congiunte marittime ad alto livello. Anderson spiega che serve per creare l’integrazione e l’interoperabilità necessarie. “Non è progettata per colpire una minaccia particolare o un paese in particolare. E di nuovo, è progettata per integrare e migliorare le capacità in tutta la forza, per creare integrazione e interoperabilità. Al momento non ci sono minacce specifiche per queste forze, ma ci stiamo sempre preparando per essere in grado di contrastare qualsiasi minaccia che potrebbe emergere”.


Anderson parla con askanews a bordo della nave USS Mount Whitney, ammiraglia della Sesta Flotta degli Stati Uniti d’America di stanza nel Mar Mediterraneo e anche Afloat Command Platform delle Naval Striking and Support Forces NATO (STRIKFORNATO). Gli chiediamo se è corretto dire che è come stare dentro al cervello di queste attività (dal Baltico al Mare del Nord sino al Mediterraneo). Ci risponde di sì. “Abbiamo comandato – dice – tutte le attività dalla nave”. “Lo staff NATO è andato avanti con la pianificazione per mesi, per portarci a questo punto in cui possiamo integrare la miriade di capacità di più nazioni e in più aree di responsabilità”.


Ma il comando parte da qua? “Corretto. Il Mount Whitney fornisce una piattaforma mobile con una suite di comando e controllo che si può usare per comunicare con le forze, per controllare e fornire indicazioni a quelle forze”, afferma.


Ed è anche una nave storica per la Marina americana? “Lo è, è in circolazione da molto tempo. È una delle poche forze navali ‘forward deployed’ che abbiamo nella Marina degli Stati Uniti che esiste da così tanto tempo. Siamo molto fortunati ad averla, ad averla di stanza qui in Italia e siamo fortunati ad avere il capitano (Matthew Kiser) e l’equipaggio che forniscono le capacità della nave al nostro staff NATO, così come al mio personale della Sesta Flotta”.

Usa2024, chi elegge veramente il presidente americano

Usa2024, chi elegge veramente il presidente americanoNew York, 04 nov. (askanews) – L’elezione del presidente degli Stati Uniti non viene decisa tramite il voto popolare, ma attraverso un processo noto come Collegio elettorale. In questo sistema, a ciascuno dei 50 stati degli Stati Uniti viene assegnato un numero di voti elettorali in base alla popolazione. La California, che conta circa 40 milioni di abitanti, puo’ contare su 54 voti elettorali ,mentre il Wyoming, con circa 600.000 abitanti, ne ha tre. Il numero totale di voti elettorali e’ 538. Vince chi ne conquista 270.


Il Collegio elettorale, che e’ previsto nella Costituzione degli Stati Uniti, e’ stato oggetto di molti dibattiti e il candidato alla vicepresidenza democratica, Tim Walz, ne ha proposto la modifica, poiche’ il processo puo’ portare i candidati a perdere, nonostante abbiano ottenuto la maggioranza dei voti espressi dal popolo, poiche’ il voto elettorale risulta essere veramente decisivo. Questo scenario si e’ verificato nelle elezioni del 2016, quando la candidata Hillary Clinton vinse il voto popolare, ma perse le elezioni, perche’ Donald Trump vinse invece il voto elettorale. Anche i padri costituzionali comunque gia’ alle origini della democrazia Usa per ben tre volte si trovarono a fronteggiare la stessa sfida.

Gas, Egitto intende aumentare la sua produzione

Gas, Egitto intende aumentare la sua produzioneRoma, 4 nov. (askanews) – L’Egitto intende aumentare la sua produzione di gas, in particolare lavorando con i partner per ottimizzare le riserve di gas dai giacimenti esistenti. Lo ha dichiarato il ministro del Petrolio e delle Risorse minerarie del Paese, Karim Badawi.


“Lavoreremo con i nostri partner per aumentare realmente la produzione di gas in Egitto e nel mondo, e allo stesso tempo stiamo anche lavorando con i nostri partner in Egitto per essere in grado di ottimizzare le loro riserve di gas, utilizzando le infrastrutture delle riserve di gas esistenti”, ha detto Badawi durante la conferenza internazionale sull’energia ADIPEC-2024 ad Abu Dhabi. Il ministro ha inoltre sottolineato che circa il 60 per cento del gas egiziano viene attualmente destinato alle centrali elettriche locali. L’Adipec è la più grande mostra e conferenza sull’energia del mondo. Quest’anno si terrà dal 4 al 7 novembre ad Abu Dhabi.

’Italia e Romania: scambio esperienze su sistema protezione infanzia

’Italia e Romania: scambio esperienze su sistema protezione infanziaRoma, 4 nov. (askanews) – L’Italia e la Romania hanno condiviso esperienze e prassi di accoglienza alternativa per i bambini in entrambi i Paesi, nonché gli sforzi in corso per prevenire la separazione dei bambini dalle loro famiglie e per completare i processi di deistituzionalizzazione. L’evento è stato organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Bucarest in collaborazione con il Ministero della Famiglia, dei Giovani e delle Pari Opportunità romeno e con UNICEF Romania.


Riconoscendo l’importanza attribuita al sostegno dei bambini al di fuori dell’ambiente familiare, sia nei Piani d’Azione nazionali per l’attuazione del Sistema europeo di garanzia per i bambini vulnerabili (European Child Guarantee), sia nelle Strategie dell’UE e nazionali per i Diritti dell’Infanzia, l’evento tenutosi a Palatul Victoria sede del Governo di Romania ha rappresentato una preziosa opportunità di scambio. Ha inoltre posto le basi per la creazione di reti di operatori in Italia e Romania per lo scambio di buone prassi e il miglioramento continuo degli standard in materia. La discussione ha beneficiato dei contributi di qualificati relatori giunti appositamente dall’Italia: il dott. Renato Sampogna, dirigente del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; il dott. Giovanni Fulvi, Presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Tipo Familiare per i Minorenni; e il dott. Claudio Cottatellucci, Presidente dell’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia.


‘La Romania ha fatto molti progressi nella prevenzione della separazione familiare e nell’offerta di un’assistenza di tipo familiare di qualità per i bambini nel sistema di assistenza speciale, con molte prassi da condividere. Allo stesso tempo, imparare dall’esperienza di altri Paesi, come l’Italia, è una grande opportunità, poiché siamo costantemente impegnati a migliorare la vita dei bambini e delle famiglie. Questa Conferenza è un punto di partenza essenziale per rafforzare la collaborazione tra Autorità e operatori del settore. È un’iniziativa incentrata sul bambino e sulle diverse fasi chiave del processo di accoglienza alternativa. Ci auguriamo che la giornata di oggi sia un passo avanti verso un quadro più ampio di collaborazione tra Italia e Romania’, ha dichiarato Natalia Intotero, Ministro per la Famiglia, i Giovani e le Pari Opportunità. ‘Alla luce dei forti legami tra i nostri Paesi e società e della feconda collaborazione in diversi settori, in linea con il Partenariato strategico bilaterale rilanciato lo scorso febbraio, la conferenza di oggi rafforza il nostro impegno comune per migliorare la vita dei bambini e sostenere le famiglie. L’Italia ha elaborato numerose buone prassi nel campo dell’assistenza alternativa, anche negli ultimi anni nell’ambito della sperimentazione della Garanzia europea per l’infanzia. Poiché presto ricorreranno i 35 anni dall’adozione della Convenzione sui diritti del fanciullo, lo scambio di esperienze e lo sviluppo della collaborazione a favore dei minori sono di particolare importanza per entrambi i Paesi’, ha dichiarato Alfredo Durante Mangoni, Ambasciatore d’Italia in Romania.


Adottata nel 2021, la Garanzia europea per l’infanzia è una raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea, che mira a far sì che tutti gli Stati membri adottino le misure necessarie per garantire l’accesso a servizi di qualità e gratuiti o a prezzi accessibili a tutti i bambini dell’Unione europea, in particolare ai più vulnerabili, al fine di affrontare la povertà e l’esclusione sociale. UNICEF ha svolto un ruolo importante a livello europeo nel processo di sviluppo e sperimentazione della Garanzia per l’infanzia, anche attraverso la collaborazione con la Commissione europea per sostenere i Paesi pilota. Ha inoltre fornito assistenza tecnica sia per lo sviluppo della Strategia nazionale per la protezione e la promozione dei diritti dell’infanzia 2022-2027 sia per lo sviluppo del Piano d’azione nazionale per la garanzia per l’infanzia.


Insieme, esperti e professionisti che lavorano nel campo della protezione dell’infanzia e dell’assistenza alternativa, Autorità nazionali e locali, accademici, organizzazioni della società civile e rappresentanti dei giovani hanno approfondito temi come il ruolo dei servizi primari e secondari nella prevenzione della separazione dalla famiglia, la prospettiva dei giudici nei casi legati a una potenziale separazione dei bambini dalla loro famiglia d’origine e le soluzioni per i care leavers. ‘È fondamentale che bambini e ragazzi siano coinvolti nella progettazione delle politiche e dei servizi che li riguardano, che siano interlocutori costanti quando si tratta di progettare il futuro. È importante ascoltare le nostre esperienze vissute e le nostre esigenze, nonché i nostri suggerimenti per migliorare il sistema di accoglienza alternativo, comprese soluzioni solide e personalizzate per i care leavers. L’uscita dall’assistenza è una fase importante del ciclo di assistenza e, se fatta correttamente, può portare benefici alla società nel suo complesso, non solo agli adolescenti che compiono 18 anni e lasciano l’assistenza’, ha dichiarato Alexandru Bratu, Presidente del Consiglio dei giovani istituzionalizzati. Le Strategie nazionali per i diritti dell’infanzia in entrambi i Paesi e i Piani d’Azione nazionali per le garanzie per l’infanzia si concentrano sui bambini vulnerabili, compresi quelli che non sono affidati a parenti e sono quindi considerati uno dei gruppi di bambini prioritari per i servizi. ‘Questo scambio di esperienze tra i due Paesi porta molti vantaggi a entrambe le parti, ma soprattutto ai bambini. Sia la Romania che l’Italia stanno attuando la Garanzia per l’Infanzia, programmi per prevenire la separazione dei bambini dalle loro famiglie e diversi modelli di assistenza di tipo familiare. Lo scambio bilaterale di iniziative e soluzioni ci aiuta a individuare i modelli migliori da implementare a livello nazionale e locale, affinché tutti i bambini crescano in un ambiente familiare e raggiungano il loro pieno potenziale’, ha dichiarato Rare? Achiriloaie, presidente dell’Autorità nazionale per la tutela dei diritti dei minori e le adozioni. ‘Dati gli sforzi compiuti nei processi di riforma dell’assistenza all’infanzia, entrambi i Paesi hanno molta esperienza da condividere su questo tema. L’importanza di crescere in un ambiente familiare è un principio chiave della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. Gli Stati hanno un ruolo cruciale nel sostenere questo aspetto: dall’identificazione dei rischi e dall’intervento precoce per sostenere le famiglie e prevenire le separazioni, all’offerta di cure alternative che proteggano e sostengano lo sviluppo pieno e armonioso dei bambini che non sono affidati alle loro famiglie’, ha dichiarato Anna Riatti, Rappresentante UNICEF in Romania. Negli ultimi tre decenni, la Romania ha continuato il processo di deistituzionalizzazione dei bambini privati delle cure dei genitori e ha compiuto progressi significativi. L’attuale quadro giuridico (la Legge sulla protezione e la promozione dei diritti dell’infanzia) garantisce un ambiente protettivo, con un divieto generale di istituzionalizzazione dei bambini al di sotto dei 7 anni (anche se con una significativa eccezione per i bambini disabili, per i quali il limite minimo di età è fissato a 3 anni). Tutti questi sforzi, così come il rafforzamento delle azioni per prevenire la separazione dei bambini dalle loro famiglie attraverso programmi come il Pacchetto minimo di servizi, hanno portato a una lenta ma costante diminuzione del numero di bambini istituzionalizzati. Tuttavia, dati recenti mostrano che a metà del 2024, il 25% di tutti i bambini del sistema di assistenza speciale (9.954 bambini) era ancora ospitato nelle 1.240 strutture residenziali pubbliche e private. I dati mostrano inoltre che quasi 1 bambino su 4 in questi centri residenziali è un bambino con disabilità, che rischia permanentemente di essere abbandonato nel passaggio all’affido a causa della mancanza di cure e servizi specializzati. Analogamente, in Italia, e in particolare con la riforma del 1983, il sistema di accoglienza alternativa si è orientato verso l’affido, attraverso interventi normativi e modelli di sostegno come il programma PIPPI, le Linee guida per l’affido e il progetto Care Leavers.