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Ucraina, Orban: “Ci stiamo avvicinando sempre più a distruzione”

Ucraina, Orban: “Ci stiamo avvicinando sempre più a distruzione”Milano, 31 mag. (askanews) – “Ci stiamo avvicinando sempre di più alla distruzione”. Lo ha detto il primo ministro ungherese Viktor Orban in un’intervista di questa mattina al programma “Buongiorno, Ungheria!” di Kossuth Radio. Orban si è fermamente opposto all’idea di ripristinare la leva obbligatoria in tutta l’Unione Europea.


Il primo ministro ha sottolineato la crescente vicinanza alla guerra ogni settimana, rilevando due sviluppi significativi: i negoziati in corso tra Francia e Ucraina riguardo allo spiegamento di personale militare francese in Ucraina e la crescente accettazione che le armi fornite dall’Occidente possano essere usate in modo offensivo, non solo difensivamente. “Senza Nato, l’Ucraina non sarebbe in grado di colpire il territorio russo. Ciò indica un altro passo verso un coinvolgimento più profondo”, ha sottolineato il primo ministro Orban. Il tutto mentre i ministri degli Esteri dell’Alleanza si incontravano a Praga per discutere degli aiuti militari all’Ucraina. Per le sue posizioni spesso il premier ungherese raccoglie il plauso di Mosca: Orban è molto attento agli interessi del suo Paese e tale indipendenza non piace a tutti nell’Unione europea, motivo per cui si trova sotto una pressione senza precedenti, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ieri.

Usa, Donald Trump condannato per tutti i 34 capi d’imputazione

Usa, Donald Trump condannato per tutti i 34 capi d’imputazioneMilano, 31 mag. (askanews) – L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato ritenuto colpevole dalla giuria di New York di tutti i 34 capi d’imputazione nel processo relativo alla ex pornostar Stormy Daniels.


Trump era accusato di aver falsificato alcuni documenti dai quali risultava che – tramite il suo ex avvocato Michael Cohen – aveva pagato 130mila dollari alla Daniels affinché, durante campagna elettorale del 2016, non parlasse della loro relazione sessuale avuta 10 anni prima. Il Tribunale di New York si è riservato di leggere la pena il prossimo 11 luglio. Impassibile durante la lettura del verdetto Trump ha lasciato l’aula dicendo ai giornalisti: sono innocente, i giudici sono corrotti.


“C’è solo un modo per tenere Donald Trump fuori dallo Studio Ovale: le urne”, Ha commentato su X del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.

Stoltenberg: l’Ucraina può vincere ma serve l’aiuto della Nato

Stoltenberg: l’Ucraina può vincere ma serve l’aiuto della NatoRoma, 30 mag. (askanews) – “L’Ucraina continua a combattere coraggiosamente, ma le sfide che si trova a dover affrontare sono sempre crescenti: l’Ucraina può ancora vincere ma solo con il sostegno continuo e robusto degli alleati della Nato”: lo ha dichiarato il Segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa congiunta con il premier ceco, Petr Fiala.”Al vertice della Nato di luglio prevediamo di dare al nostro sostegno delle basi più solide, compreso un maggior ruolo della Nato nella coordinazione dell’assistenza e dell’addestramento, nonché degli aiuti finanziari su un periodo di diversi anni” ha continuato Stoltenberg, giunto a Praga dove domani si terrà la riunione dei Ministri degli Esteri della Nato.


Una riunione in cui “discuteremo anche di come affrontare le instabilità sul nostro fronte meridionale, compresa la minaccia sempre presente del terrorismo”, ha concluso Stoltenberg, che ha ringraziato il premier ceco per il contributo al sostegno dell’Ucraina.

Europee, Ungheria al voto aggrappata a Orban anche troppo sicuro

Europee, Ungheria al voto aggrappata a Orban anche troppo sicuroMilano, 30 mag. (askanews) – Il più stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin nell’Ue dalle urne europee potrebbe incassare una vittoria di Pirro: non è un segreto che il primo ministro ungherese Viktor Orban non goda di buona stampa a Bruxelles, e proprio oggi Politico glielo mette nero su bianco: “Orban vuole mantenere il controllo di Budapest sul dossier dell’allargamento Ue. La risposta dei diplomatici: Continua a sognare”. Chiaramente una sfida per l’Europa l’Ungheria: la libertà di stampa, l’indipendenza della magistratura, la separazione dei poteri e altri principi democratici fondamentali sono stati indeboliti dal primo ministro e dal suo partito politico dominante: Fidesz.


Orban è stato rieletto nel 2022 per la quarta volta consecutiva, continuando a governare il Paese con un alto grado di illiberalismo e portando avanti quell’atteggiamento che gli è tipico e che lo contraddistingue sin dal millennio scorso, quando nel 1998 prese la guida di un nuovo governo strappando alle urne lo scettro alla coalizione dei socialisti (Mszp) e dei democratici (Szdsz). La tensione tra Orban e Bruxelles è alta da così tanti anni, che è quasi logora. Il premier critica l’Unione e la disegna con la mano destra come una minaccia per l’Ungheria, accettando con la sinistra enormi quantità di finanziamenti Ue, indirizzandoli verso i suoi alleati politici. Ma Orban è chiaro che in questo ha i piedi ben saldi a terra, in gran parte grazie al terreno di gioco politico che il suo partito ha creato da quando è risalito al potere 14 anni orsono.


IL VERO POTERE DI ORBAN Negli ultimi mesi Orban ha messo in dubbio le sanzioni dell’Ue contro la Russia, ha bloccato 50 miliardi di euro in aiuti Ue per l’Ucraina alla fine dello scorso anno, ha minacciato i colloqui di adesione di Kiev e ha già dimostrato in questo grande maestria (si veda la Svezia nel suo rallentato accesso alla Nato). Molti dicono che in questo – essere il signor no – risieda una notevole voce in capitolo di Orban, che assumerà da luglio anche la presidenza di turno semestrale del Consiglio dell’Unione europea, con il potere di fissare l’agenda.DOVE SI COLLOCA IL PARTITO DI ORBAN Fidesz è stato membro del Partito Popolare Europeo (PPE), che tuttavia dal 2019 l’ha sospeso, fino alla sua uscita dal gruppo nel 2021. Ora la domanda è se Fidesz si allineerà a un altro gruppo politico Ue, come Conservatori e Riformisti Europei (ECR) o Identità e Democrazia (ID). Il partito conservatore polacco Diritto e Giustizia (PiS) ha recentemente annunciato il suo favore all’ingresso del partito ungherese in ECR. Tuttavia, l’allineamento con Pechino (e spesso con Mosca) di Orban divergono dalla posizione assunta da molti partiti di ECR, che hanno con decisione sostenuto l’Ucraina. ID, invece, contempla posizioni più vicine a Fidesz rispetto a Kiev. Ma il senso è soprattutto che se il partito si unirà a uno di questi gruppi di destra, porterà un bagaglio preziosissimo: oltre 10 seggi al Parlamento europeo se manterrà il sostegno pari o superiore al 50% alle urne. Un peso non indifferente, superiore a quello costituito da interi Paesi come l’Estonia ad esempio che ne ha 7 in tutto o la Lettonia che ne ha 9.


L’Ungheria ha a disposizione anche questa volta come nel 2019 21 seggi al Parlamento europeo; nel 2022 ha tenuto le elezioni parlamentari dominate da Fidesz con il 52,5% di sostegno e 135 seggi su 199 nel parlamento nazionale. La schiacciante vittoria di Fidesz è stata il frutto di una serie di fattori: il controllo sul panorama dei media nazionali, il desiderio di stabilità degli elettori nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina in corso e i conflitti interni con la principale coalizione di opposizione. A complicare ulteriormente i giochi l’appartenenza al PPE del Partito popolare cristiano-democratico (KDNP), ufficialmente un partner di coalizione del partito al governo, Fidesz, ma è per lo più considerato un partito satellite.ALTRE COALIZIONI DK-MSZP-P composto da Demokratikus Koalíció (S&D), Magyar Szocialista Pßrt (S&D), Pßrbeszéd (Verdi/EFA) nella scorsa consultazione elettorale europea si è guadagnata 5 seggi. Ci sono poi i centristi di Momentum (con Renew) che avevano preso in precedenza due seggi e Jobbik, conservatori con European Christian Political Movement (ECPM), che si erano aggiudicati un seggio nel 2019.


EMERGENTI Tisza, un piccolo partito relativamente nuovo (fondato nel 2021) sta registrando massicci aumenti di sostegno da quando è arrivato Péter Magyar, ex membro di Fidesz, ex marito dell’ex ministro della Giustizia Judit Varga e stella politica emergente, diventato più recentemente popolare come importante sfidante del primo ministro. Il suo fascino deriva dalla sua forte posizione anti-corruzione e dalla promessa sugli standard di vita, che molti ritengono siano diminuiti: “siamo il secondo stato più povero e corrotto dell’UE dopo vent’anni di Orbßn e Ferenc Gyurcsany” ha detto in una intervista a Nepszava. C’è poi il cattolico Peter Marki-Zay, indicato anche con le sue iniziali MZP, che ha ottenuto il riconoscimento di outsider politico quando è stato eletto candidato primo ministro della coalizione di opposizione congiunta. Mßrki-Zay ha vinto le prime elezioni primarie in Ungheria, pur essendo un sindaco apartitico di una piccola città, contro candidati di alto profilo come il sindaco di Budapest e il vicepresidente del Parlamento europeo.(di Cristina Giuliano)

Tajani: l’idea russa di trattativa di pace è irricevibile

Tajani: l’idea russa di trattativa di pace è irricevibileRoma, 30 mag. (askanews) – “La trattativa di pace si ha se l’Ucraina resiste alle forze armate russe, se c’è una situazione di equilibrio per questo motivo l’Occidente fornisce aiuti militari all’Ucraina e che per noi italiani non possono essere usati al di là del confine, non siamo in guerra con la Russia, stiamo difendendo l’Ucraina, così come non invieremo neanche un saoldato italiano a combattere in Ucraina. Il resto sembra essere propaganda. Se la Russia dice di voler fare la trattativa se l’Ucraina si arrende è una proposta irricevibile. Putin deve scendere a più miti consigli”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine dell’Assemblea Confapi.


 

La Danimarca: Kiev potrà usare gli F-16 contro obiettivi in Russia

La Danimarca: Kiev potrà usare gli F-16 contro obiettivi in RussiaRoma, 30 mag. (askanews) – L’Ucraina potrà utilizzare gli F-16 forniti dalla Danimarca per colpire obbiettivi militari in territorio russo: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri danese, Lars Lokke Rasmussen.


“Non è una politica nuova, fa parte delle clausole di fornitura: quando abbiamo discusso la questione in Parlamento abbiamo messo in chiaro fin dall’inizio che una parte dell’autodifesa consiste anche nel poter attaccare le strutture militari nel territorio dell’aggressore”, ha concluso.

Presidenziali, il Messico sceglie l’erede di Lopez Obrador

Presidenziali, il Messico sceglie l’erede di Lopez ObradorRoma, 29 mag. (askanews) – Il Messico si prepara domenica a recarsi alle urne per un’elezione presidenziale caratterizzata da una campagna elettorale segnata dalle violenze contro i candidati ma dall’importanza storica: per la prima volta la presidenza andrà infatti a una donna.


Ad affrontarsi sono Claudia Sheinbaum, ex capo del governo del Distretto Federale di Città del Messico e candidata appoggiata dalla coalizione di governo, e Xóchitl Gálvez, senatrice sostenuta da un amplio ventaglio di forze dell’opposizione; terzo incomodo, ma staccatissimo nei sondaggi, Jorge Álvarez Máynez. Le rilevazioni danno un voto senza troppa storia: Sheimbaum è accreditata di una media del 55% delle preferenze contro il 33% della rivale e il 12% di Máynez e dovrebbe imporsi in tutti i 32 stati della Repubblica federale – in 23 dei quali peraltro governa già la coalizione di governo, il Movimento di Rigenerazione nazionale (Morena).


Per quest’ultimo partito una vittoria alle presidenziali sarebbe la dimostrazione di poter sopravvivere anche all’abbandono del suo principale artefice, l’uscente Andrès Manuel Lopez Obrador, al quale la Costituzione non consente di ripresentarsi -considerato però il mentore di Sheinbaum, che dovrebbe proseguirne le politiche in materia di sviluppo economico e lotta alla corruzione. Ma chiunque vinca dovrà necessariamente fare i conti con il vicino settentrionale, con l’incognita di non sapere chi sarà il prossimo interlocutore alla Casa Bianca: i dossier in prima linea sono innanzitutto l’immigrazione (molto più importante per Washington che per Città del Messico), i rapporti economici e il traffico di stupefacenti.


La politica di Lopez Obrador è consistita essenzialmente nel gestire il problema migratorio in cambio del silenzio da parte di Washington sulle violazioni degli accordi T-Mec, il trattato trilaterale fra Messico, Usa e Canada che però dovrà venire rinegoziato nel 2026. Oltre alle presidenziali sono in programma il rinnovo del Congresso federale e ben 20mila cariche elettive che vanno dai governatori ai sindaci – un dato quest’ultimo che spiega le numerose violenze da parte dei cartelli e dei gruppi criminali che intendono estendere o rafforzare il proprio controllo sul territorio tramite l’intimidazione o l’eliminazione dei candidati locali scomodi.


Per quelle che saranno quindi le elezioni più imponenti della storia del Paese – oltre 98 milioni di aventi diritto al voto – il governo ha mobilitato oltre 260mila effettivi fra esercito e Guardia nazionale.

Ucraina, Varsavia: Kiev è libera di usare le nostre armi come desidera

Ucraina, Varsavia: Kiev è libera di usare le nostre armi come desideraRoma, 29 mag. (askanews) – L’Ucraina è libera di utilizzare le armi fornite dalla Polonia come desidera: è quanto ha dichiarato oggi Cezary Tomczyk, vice ministro della Difesa polacco.


“Non esistono restrizioni di questo tipo sulle armi polacche che inviamo in Ucraina. Gli ucraini possono combattere come vogliono”, ha detto ancora Tomczyk in un’intervista a Radio Zet rispondendo alla domanda di un giornalista che gli ha chiesto se la Polonia avesse stabilito che l’Ucraina non dovesse usare armi polacche per attaccare il territorio russo. “L’Ucraina ha il diritto di difendersi e di difendersi come ritiene necessario. E penso che anche i Paesi occidentali dovrebbero eliminare le loro restrizioni”, ha insistito il vice ministro di Varsavia. Tomczyk, il cui Paese è uno dei principali sostenitori dell’Ucraina, ha riconosciuto che il problema delle restrizioni sulle armi è complesso. “Ma non voglio avviare qui una discussione con gli americani sui loro aiuti”, ha aggiunto.

Presunte ingerenze russe, perquisizioni al Parlamento europeo

Presunte ingerenze russe, perquisizioni al Parlamento europeoRoma, 29 mag. (askanews) – Sono in corso perquisizioni negli uffici di un “collaboratore” del Parlamento europeo a Bruxelles e Strasburgo, nonché nella sua abitazione a Bruxelles, nell’ambito dell’indagine sui sospetti di ingerenza e corruzione russa. Lo ha annunciato oggi la procura federale belga.


Secondo una fonte vicina alla questione, la persona presa di mira è l’ex assistente parlamentare dell’eurodeputato tedesco Maximilian Krah, del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD).

Cnn: armi Usa usate nell’attacco fatale di Israele a Rafah

Cnn: armi Usa usate nell’attacco fatale di Israele a RafahRoma, 29 mag. (askanews) – Munizioni prodotte negli Stati Uniti sarebbero state utilizzate domenica nell’attacco mortale israeliano contro un campo profughi a Rafah, secondo un’analisi della Cnn di alcuni video della scena e un’analisi di esperti di armi esplosive.


Il ministero della Sanità di Gaza e medici palestinesi hanno affermato che almeno 45 persone sono state uccise e più di 200 sono rimaste ferite nell’attacco. I filmati ottenuti dalla Cnn hanno mostrato aree del campo di Rafah in fiamme, con decine di uomini, donne e bambini che cercavano freneticamente di trovare riparo dall’assalto notturno. Nei video si possono vedere corpi bruciati, compresi quelli di bambini, estratti dai soccorritori dalle macerie, sottolinea l’emittente.”Abbiamo anche detto che non vogliamo vedere una grande operazione di terra a Rafah che renderebbe davvero difficile per gli israeliani attaccare Hamas senza causare ingenti danni e potenzialmente un gran numero di morti. Non l’abbiamo ancora visto”, ha insistito Kirby, affermando che le operazioni israeliane di ieri si sono svolte principalmente in un corridoio alla periferia di Rafah.


Alla domanda sulla presenza di carri armati israeliani a Rafah, Kirby ha precisato infine: “non li abbiamo visti entrare con grandi unità, un gran numero di truppe, in colonne e formazioni in una sorta di manovra coordinata contro molteplici obiettivi sul terreno”. Una posizione che conferma quanto espresso in precedenza dal Pentagono, secondo il quale l’assalto israeliano a Rafah sarebbe “di portata limitata”. Alla domanda se le azioni di Israele a Rafah possano mettere Biden in una posizione difficile, Kirby ha risposto che invece esiste il pericolo reale che Israele possa isolarsi ulteriormente dalla comunità internazionale a causa del modo in cui sta conducendo le operazioni. “Quindi questo è preoccupante, chiaramente, perché non è nell’interesse di Israele”, ha detto Kirby. “E non è nel nostro interesse che Israele diventi sempre più isolato sulla scena mondiale”.