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Ilaria Salis lascia il carcere di Budapest e va ai domiciliari

Ilaria Salis lascia il carcere di Budapest e va ai domiciliariRoma, 23 mag. (askanews) – Il padre di Ilaria Salis, Roberto Salis, ha confermato ad askanews che la figlia è uscita dal carcere di Budapest e si trova in un domicilio protetto. Ilaria Salis è uscita in mattinata dalla prigione di massima sicurezza di Gyorskocsi utca di Budapest dove si trovava da oltre 15 mesi. Attualmente in un luogo sicuro, domicilio dove resterà in attesa della fine del processo.


Domani è prevista la terza udienza del processo a carico di Salis, arrestata l’11 febbraio del 2023, con l’accusa di lesioni personali. Rischia dai 2 ai 24 anni di carcere.

Europee, appello partiti sinistra Ue: mai alleanze con estrema destra

Europee, appello partiti sinistra Ue: mai alleanze con estrema destraRoma, 23 mag. (askanews) – I principali partiti di sinistra in tutta Europa, tra cui il Pd di Elly Schlein, hanno escluso alleanze con l’estrema destra e si sono impegnati a “combattere incessantemente l’odio, il razzismo e la xenofobia” in vista delle elezioni europee in un appello reso noto oggi e pubblicato anche dal Guardian.


“I tempi turbolenti richiedono una rotta chiara e un atteggiamento fermo. Non tollerano la vaghezza o la codardia – si legge nel testo – È giunto il momento di diventare democratici del combattimento, non più dell’abitudine o della comodità”. Tra i firmatari figurano l’eurodeputato Raphael Glucksmann, a capo della lista del partito socialista francese per le elezioni di giugno, e Frans Timmermans, ex vicepresidente della Commissione europea e membro di spicco del partito laburista olandese. Hanno aderito all’appello anche Elly Schlein, leader del Pd, Paul Magnette del Partito socialista belga (PS), Nicolas Schmit, candidato principale dei Socialisti & Democratici d’Europa (S&D) alla carica di presidente della Commissione europea, il socialista spagnolo Iratxe García, la socialdemocratica tedesca Katarina Barley e Robert Biedron della sinistra polacca.


“Mentre l’estrema destra sta avanzando in tutta Europa, ci impegniamo solennemente a non rinunciare ai nostri principi democratici, umanisti e unitari”, si legge nella dichiarazione della sinistra che si impegna a “costruire una forte barriera contro l’estrema destra” a tutti i livelli e a “rifiutare qualsiasi alleanza elettorale o governativa con partiti di estrema destra, a livello nazionale o europeo, e ad escludere immediatamente dalla nostra famiglia socialdemocratica europea qualsiasi formazione che contravvenga a questa regola”.

Il premier britannico Sunak annuncerà le elezioni a luglio

Il premier britannico Sunak annuncerà le elezioni a luglioRoma, 22 mag. (askanews) – Il premier britannico Rishi Sunak dovrebbe convocare le nuove elezioni politiche per il mese di luglio: è quanto riporta il quotidiano britannico The Guardian, citando fonti di Downing Street, secondo cui l’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare a breve.


Il voto rappresenterà per i laburisti guidati da Keir Starmer un’occasione d’oro per riprendersi Downing Street dopo 14 anni di assenza, visti anche i sondaggi che danno il Labour con un vantaggio di 20 punti sui Tories. In precedenza Sunak aveva già indicato la seconda parte dell’anno come data indicativa per le elezioni – dopo la presentazione della legge di bilancio, che avrebbe dovuto contenere dei tagli fiscali – ma si sarebbe convinto ad anticipare il ricorso alle urne grazie alle buone notizie economiche relative all’inflazione.


Il che vale a dire che non è probabile che il contesto economico migliori ulteriormente a breve termine tanto da favorirlo elettoralmente; la data indicativa, secondo le fonti, dovrebbe essere il 4 luglio.

La Casa Bianca: riconoscimento della Palestina non come atto unilaterale

La Casa Bianca: riconoscimento della Palestina non come atto unilateraleNew York, 22 mag. (askanews) – Il presidente americano “è un forte sostenitore della soluzione a due Stati e lo è stato per tutta la sua carriera”, ha detto mercoledì alla CNN il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, Jack Sullivan, spiegando che Joe Biden “crede che uno Stato palestinese dovrebbe essere realizzato attraverso negoziati diretti tra le parti, non attraverso il riconoscimento unilaterale”.


Il commento arriva dopo la decisione di Spagna, Norvegia e Irlanda di riconoscere lo Stato Palestinese in maniera unilaterale e senza negoziati diplomatici. Intanto martedì, in una telefonata con i giornalisti un funzionario della Casa Bianca ha ribadito che il processo sulla soluzione a due stati nella fase post-bellica è ancora “molto in corso”.

Mosca vuole rivedere i confini del Baltico, la Lituania: è guerra ibrida

Mosca vuole rivedere i confini del Baltico, la Lituania: è guerra ibridaRoma, 22 mag. (askanews) – Il ministero della Difesa russo ha proposto una revisione dei confini delle acque territoriali russe nel Mar Baltico, un passo che il Cremlino oggi ha descritto come non politico, salvo poi aggiungere che “la situazione politica è cambiata in modo significativo” e la Federazione russa deve adottare “misure adeguate” a difesa della propria sicurezza.


Mosca ha lanciato “un’altra operazione ibrida, questa volta tentando di diffondere paura, incertezza e dubbio sulle loro intenzioni nel Mar Baltico”, ha affermato Gabrielius Landsbergis, il ministro degli Esteri lituano. “Si tratta di un’evidente escalation contro la NATO e l’UE, e deve essere affrontata con una risposta adeguatamente ferma”, aggiunge Landsbergis. Il governo lituano sulla vicenda ha convocato l’incaricato d’affari russo a Vilnius. Di minaccia ibrida ha parlato anche la Finlandia, che sta “elaborando i dettagli”, ha detto il ministro degli Esteri Elina Valtonen, neo-membro della Nato il cui confine con la Russia costeggia il Golfo di Finlandia, sui cui si affaccia San Pietroburgo. “Vale la pena ricordare che anche la confusione è un’influenza ibrida”, ma “la Finlandia non è confusa”, ha sottolineato Valtonen, ricordando che il trasferimento dei confini marittimi è regolato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, di cui la Russia è parte.


Secondo il dicastero russo che ha proposto la modifica, le coordinate delle frontiere marittime utilizzate dal 1985 fanno riferimento a carte della metà del secolo scorso e non sono adeguate a versioni cartografiche più recenti. La bozza di decreto non precisa come si intende modificare il confine marittimo. L’area interessata sarebbe quella di Kalinigrad, exclave russa incuneata tra Lituania e Bielorussia, avamposto iper-militarizzato dove si trovano il quartier generale della Flotta del Baltico, due basi aeree e batterie di missili Iskander in grado di trasportare testate atomiche. La Russia non ha intenzione di rivedere la linea di confine statale nel Baltico, ha detto una fonte diplomatico-militare russa citata dalle agenzie russe, “non c’erano e non ci sono intenzioni di rivedere l’ampiezza delle acque territoriali, della zona economica, della piattaforma continentale al largo della costa continentale e della linea di confine statale della Federazione Russa nel Baltico”.


Poi il portavoce del Cremlino ha rilanciato. “Vedete come le tensioni si stanno intensificando, il livello di confronto, soprattutto nella regione baltica. Naturalmente, ciò richiede misure adeguate da parte dei nostri dipartimenti competenti per garantire la nostra sicurezza”, ha detto Peskov, rimandando al ministero della Difesa per ulteriori dettagli.

Tajani: sì allo Stato di Palestina a fine guerra e con missione Onu

Tajani: sì allo Stato di Palestina a fine guerra e con missione OnuRoma, 22 mag. (askanews) – L’Italia sostiene la nascita dello Stato palestinese, ma senza accelerazioni che possono creare “tensioni”, come il riconoscimento deciso da Spagna e Norvegia. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando con i giornalisti in piazza Colonna.


“Noi – ha spiegato – siamo favorevoli alla nascita di uno Stato palestinese che riconosca Israele e sia riconociuto da Israele, non abbiamo mai cambiato idea sulla filosofia dei ‘due popoli, due Stati’. Noi siamo pronti a lavorare per una soluzione, così come proposta dalla Lega Araba, per preparare il terreno alla nascita di uno Stato palestinese con una sorta di amministrazione dell’Onu, anche con una presenza militare e siamo pronti a inviare militari italiani. Passi che creano tensione non servono: dobbiamo lavorare per la pace per la soluzione due popoli due stati. Nel fine settimana incontrerò primo ministro e ministro degli Esteri dell’Anp che noi sosteniamo e andiamo avanti su un percorso di pace”, ha concluso.

Per la Francia il riconoscimento della Palestina è prematuro

Per la Francia il riconoscimento della Palestina è prematuroMilano, 22 mag. (askanews) – La Francia ritiene che questo non sia il momento adatto per riconoscere uno Stato palestinese, ha affermato il ministro degli Esteri Stéphane Sejournet, a fronte dei passi compiuti oggi da Norvegia, Irlanda e Spagna. “Questa decisione dovrebbe essere utile, cioè rendere possibile un progresso decisivo in termini politici. Da questo punto di vista, dovrebbe avvenire al momento giusto, in modo che ci sia un prima e un dopo”, ha detto il ministro all’Afp. “Non esiste un tabù per la Francia” nel riconoscere uno Stato palestinese, ma oggi “non ci sono tutte le condizioni affinché questa decisione abbia un significato reale” nel processo di pace attraverso la creazione di due Stati.

Norvegia, Irlanda e Spagna riconoscono la Palestina

Norvegia, Irlanda e Spagna riconoscono la PalestinaMilano, 22 mag. (askanews) – Norvegia, Irlanda e Spagna, con evidente coordinamento implicito, hanno annunciato oggi, per il 28 maggio, il riconoscimento dello Stato palestinese, scatenando una reazione prevedibile di Tel Aviv che ha richiamato i propri diplomatici da Dublino e Oslo e ha fatto dire al ministro degli Esteri Israel Katz: “Israele non lascerà passare tutto questo sotto silenzio”, definendo la mossa una “parata di stupidità”: “Irlanda e Norvegia intendono lanciare oggi un messaggio ai palestinesi e al mondo intero: il terrorismo paga. Il passo distorto di questi Stati è un affronto alle vittime del 7 ottobre”, ha affermato. “Ciò danneggia anche gli sforzi per riportare indietro i 128 ostaggi”.


Il leader dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha accolto con favore il riconoscimento, affermando che la decisione sancirà “il diritto del suo popolo all’autodeterminazione” e sosterrà gli sforzi per realizzare una soluzione a due Stati con Israele. Anche il movimento estremista palestinese Hamas ha esultato chiedendo “la creazione di uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale”. Di segno decisamente opposto la reazione del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, leader di estrema destra: ha chiesto al governo di autorizzare 10.000 nuove case di coloni in risposta all’annuncio. E nel frattempo si annuncia la pubblicazione di nuove immagini che mostrano il rapimento da parte di Hamas di 5 donne soldato il 7 ottobre (Liri Albag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniella Gilboa, Naama Levy), in un video che uscirà stasera.


NORVEGIA Israele è quindi molto critico nei confronti del riconoscimento della Palestina da parte della Norvegia e ha annunciato il richiamo in patria dei propri diplomatici, ambasciatore in primis, da Oslo. “Ne prenderemo atto. Questo è un governo con il quale abbiamo molti disaccordi. Ciò su cui siamo d’accordo è condannare il crudele attacco di Hamas del 7 ottobre”, ha dichiarato il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store ai media locali. E aggiunge che a Oslo è chiaro che Israele ha il diritto di difendersi in linea con il diritto internazionale. “Ma questo governo israeliano rifiuta il diritto dei palestinesi ad un proprio Stato e ha voci che parlano di soluzioni molto pericolose. Non siamo d’accordo con questo”, dice Store. Dal 28 maggio “la Norvegia considererà la Palestina uno Stato indipendente, con tutti i diritti e i doveri che ciò comporta”, afferma Store. “La delimitazione territoriale tra lo Stato di Palestina e lo Stato di Israele dovrebbe basarsi sui confini del 4 giugno 1967”, dice.


SPAGNA Anche il premier spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato il riconoscimento da parte della Spagna dello Stato palestinese con i confini precedenti alla Guerra dei Sei Giorni (1967 appunto), compresi i territori occupati da Israele dopo questo conflitto, sotto la guida dell’Autorità Nazionale Palestinese e con sede a Ramallah, Cisgiordania. In questo modo la Spagna – come la Norvegia – si libera, almeno sulla carta, del problema di includere nel riconoscimento il potere di Hamas su Gaza. Sanchez ha annunciato che il 28 maggio la Spagna approverà questo riconoscimento in Consiglio dei ministri. Il premier spagnolo ha accusato il collega israeliano Benjamin Netanyahu di “continuare la distruzione di Gaza” e ha rimproverato Francia e Stati Uniti di ridurre la loro presenza nel Sahel, dando così spazio a un controllo da parte di Russia e Cina sul territorio. Ha ricordato che la Spagna è un “popolo pacifista”, come a suo dire dimostrano i giovani universitari o come dimostrano i cittadini che allora rifiutarono la guerra in Iraq.


Infine, Sanchez ha scelto la data odierna per fare il suo annuncio in concomitanza con altri paesi europei – Irlanda e Norvegia – e non fare il passo da solo. La misura ha alto valore simbolico ma non prospetta concreti effetti. IRLANDA “È la cosa giusta da fare”. Secondo il primo ministro irlandese Simon Harris questo è un giorno importante per la Palestina. Il riconoscimento dello Stato intende contribuire alla soluzione necessaria per la pace in Medio Oriente. “Riconosciamo lo Stato di Palestina”, afferma Harris. E l’annuncio di oggi ha un forte valore politico e simbolico, aggiunge, ed è l’unica via credibile verso la pace tra Israele e Palestina. Arriva in un momento buio per i palestinesi di Gaza, che stanno sperimentando “le più spaventose difficoltà e sofferenze”. ALTRI EUROPEI La Svezia ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina nel 2014, diventando il primo membro dell’UE nell’Europa occidentale a riconoscere lo Stato palestinese. Altri stati membri dell’UE che hanno già riconosciuto lo Stato palestinese, ma che hanno fatto il passo prima di aderire all’UE, sono Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Malta, Polonia e Romania.

M.O., Norvegia, Irlanda e Spagna riconoscono la Palestina

M.O., Norvegia, Irlanda e Spagna riconoscono la PalestinaMilano, 22 mag. (askanews) – Norvegia, Irlanda e Spagna, con evidente coordinamento implicito, hanno annunciato oggi, per il 28 maggio, il riconoscimento dello Stato palestinese, scatenando una reazione prevedibile di Tel Aviv che ha richiamato i propri diplomatici da Dublino e Oslo e ha fatto dire al ministro degli Esteri Israel Katz: “Israele non lascerà passare tutto questo sotto silenzio”, definendo la mossa una “parata di stupidità”: “Irlanda e Norvegia intendono lanciare oggi un messaggio ai palestinesi e al mondo intero: il terrorismo paga. Il passo distorto di questi Stati è un affronto alle vittime del 7 ottobre”, ha affermato. “Ciò danneggia anche gli sforzi per riportare indietro i 128 ostaggi”.


Il leader dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha accolto con favore il riconoscimento, affermando che la decisione sancirà “il diritto del suo popolo all’autodeterminazione” e sosterrà gli sforzi per realizzare una soluzione a due Stati con Israele. Anche il movimento estremista palestinese Hamas ha esultato chiedendo “la creazione di uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale”. Di segno decisamente opposto la reazione del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, leader di estrema destra: ha chiesto al governo di autorizzare 10.000 nuove case di coloni in risposta all’annuncio. E nel frattempo si annuncia la pubblicazione di nuove immagini che mostrano il rapimento da parte di Hamas di 5 donne soldato il 7 ottobre (Liri Albag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniella Gilboa, Naama Levy), in un video che uscirà stasera.


NORVEGIA Israele è quindi molto critico nei confronti del riconoscimento della Palestina da parte della Norvegia e ha annunciato il richiamo in patria dei propri diplomatici, ambasciatore in primis, da Oslo. “Ne prenderemo atto. Questo è un governo con il quale abbiamo molti disaccordi. Ciò su cui siamo d’accordo è condannare il crudele attacco di Hamas del 7 ottobre”, ha dichiarato il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store ai media locali. E aggiunge che a Oslo è chiaro che Israele ha il diritto di difendersi in linea con il diritto internazionale. “Ma questo governo israeliano rifiuta il diritto dei palestinesi ad un proprio Stato e ha voci che parlano di soluzioni molto pericolose. Non siamo d’accordo con questo”, dice Store. Dal 28 maggio “la Norvegia considererà la Palestina uno Stato indipendente, con tutti i diritti e i doveri che ciò comporta”, afferma Store. “La delimitazione territoriale tra lo Stato di Palestina e lo Stato di Israele dovrebbe basarsi sui confini del 4 giugno 1967”, dice.


SPAGNA Anche il premier spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato il riconoscimento da parte della Spagna dello Stato palestinese con i confini precedenti alla Guerra dei Sei Giorni (1967 appunto), compresi i territori occupati da Israele dopo questo conflitto, sotto la guida dell’Autorità Nazionale Palestinese e con sede a Ramallah, Cisgiordania. In questo modo la Spagna – come la Norvegia – si libera, almeno sulla carta, del problema di includere nel riconoscimento il potere di Hamas su Gaza. Sanchez ha annunciato che il 28 maggio la Spagna approverà questo riconoscimento in Consiglio dei ministri. Il premier spagnolo ha accusato il collega israeliano Benjamin Netanyahu di “continuare la distruzione di Gaza” e ha rimproverato Francia e Stati Uniti di ridurre la loro presenza nel Sahel, dando così spazio a un controllo da parte di Russia e Cina sul territorio. Ha ricordato che la Spagna è un “popolo pacifista”, come a suo dire dimostrano i giovani universitari o come dimostrano i cittadini che allora rifiutarono la guerra in Iraq.


Infine, Sanchez ha scelto la data odierna per fare il suo annuncio in concomitanza con altri paesi europei – Irlanda e Norvegia – e non fare il passo da solo. La misura ha alto valore simbolico ma non prospetta concreti effetti. IRLANDA “È la cosa giusta da fare”. Secondo il primo ministro irlandese Simon Harris questo è un giorno importante per la Palestina. Il riconoscimento dello Stato intende contribuire alla soluzione necessaria per la pace in Medio Oriente. “Riconosciamo lo Stato di Palestina”, afferma Harris. E l’annuncio di oggi ha un forte valore politico e simbolico, aggiunge, ed è l’unica via credibile verso la pace tra Israele e Palestina. Arriva in un momento buio per i palestinesi di Gaza, che stanno sperimentando “le più spaventose difficoltà e sofferenze”. ALTRI EUROPEI La Svezia ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina nel 2014, diventando il primo membro dell’UE nell’Europa occidentale a riconoscere lo Stato palestinese. Altri stati membri dell’UE che hanno già riconosciuto lo Stato palestinese, ma che hanno fatto il passo prima di aderire all’UE, sono Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Malta, Polonia e Romania. (con fonte Servimedia)

Blinken: Congresso ha dimostrato sostegno bipartisan Usa a Ucraina

Blinken: Congresso ha dimostrato sostegno bipartisan Usa a UcrainaMilano, 21 mag. (askanews) – “Molti dubitavano che il sostegno bipartisan all’Ucraina e ad altre urgenti priorità di sicurezza nazionale potesse durare”. Lo ha detto il segretario di stato Usa Antony Blinken, nelle sue osservazioni di apertura davanti alla Commissione per le Relazioni Estere del Senato sulla richiesta di bilancio del Dipartimento di Stato per l’anno fiscale 2025. “Il mese scorso, il Congresso ha dimostrato al mondo che non ci tireremo indietro quando avete approvato con un margine schiacciante il disegno di legge sui finanziamenti supplementari del presidente Biden” ha aggiunto Blinken, notando che la Russia sta commettendo “un’aggressione non solo contro l’Ucraina, ma contro i principi al centro della Carta delle Nazioni Unite – sovranità, integrità territoriale, indipendenza – che sono gli elementi costitutivi della pace e della sicurezza globali”.


Blinken, durante la seduta ha dovuto interrompersi alcune volte a causa di elementi di disturbo in sala: alcuni manifestanti pro Palestina lo hanno interrotto ripetutamente. Il segretario ha atteso che il senatore Ben Cardin che presiedeva la seduta gli restituisse la parola. “I nostri investimenti all’estero non vanno a scapito della nostra forza in patria, tutt’altro” ha detto, presentando un budget del Presidente per l’anno fiscale 25 che richiede 58,8 miliardi di dollari per il Dipartimento di Stato e l’USAID. “Il bilancio garantirà che gli Stati Uniti continuino a essere il partner preferito a cui i paesi si rivolgono quando hanno bisogno di risolvere grandi problemi” ha spiegato Blinken. “In un’era di rinnovata competizione tra grandi potenze, dobbiamo presentare l’offerta più forte possibile: un’offerta che sia pertinente e rispondente alle esigenze dei paesi e che promuova la nostra sicurezza e i nostri interessi economici. Ecco perché chiediamo 2 miliardi di dollari per un nuovo fondo per costruire infrastrutture sostenibili e di alta qualità in tutto il mondo. Fondamentalmente, investimenti come questi creano posti di lavoro per gli americani. Espandono i mercati per le nostre attività”.