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M.O., Norvegia, Irlanda e Spagna riconoscono la Palestina

M.O., Norvegia, Irlanda e Spagna riconoscono la PalestinaMilano, 22 mag. (askanews) – Norvegia, Irlanda e Spagna, con evidente coordinamento implicito, hanno annunciato oggi, per il 28 maggio, il riconoscimento dello Stato palestinese, scatenando una reazione prevedibile di Tel Aviv che ha richiamato i propri diplomatici da Dublino e Oslo e ha fatto dire al ministro degli Esteri Israel Katz: “Israele non lascerà passare tutto questo sotto silenzio”, definendo la mossa una “parata di stupidità”: “Irlanda e Norvegia intendono lanciare oggi un messaggio ai palestinesi e al mondo intero: il terrorismo paga. Il passo distorto di questi Stati è un affronto alle vittime del 7 ottobre”, ha affermato. “Ciò danneggia anche gli sforzi per riportare indietro i 128 ostaggi”.


Il leader dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha accolto con favore il riconoscimento, affermando che la decisione sancirà “il diritto del suo popolo all’autodeterminazione” e sosterrà gli sforzi per realizzare una soluzione a due Stati con Israele. Anche il movimento estremista palestinese Hamas ha esultato chiedendo “la creazione di uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale”. Di segno decisamente opposto la reazione del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, leader di estrema destra: ha chiesto al governo di autorizzare 10.000 nuove case di coloni in risposta all’annuncio. E nel frattempo si annuncia la pubblicazione di nuove immagini che mostrano il rapimento da parte di Hamas di 5 donne soldato il 7 ottobre (Liri Albag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniella Gilboa, Naama Levy), in un video che uscirà stasera.


NORVEGIA Israele è quindi molto critico nei confronti del riconoscimento della Palestina da parte della Norvegia e ha annunciato il richiamo in patria dei propri diplomatici, ambasciatore in primis, da Oslo. “Ne prenderemo atto. Questo è un governo con il quale abbiamo molti disaccordi. Ciò su cui siamo d’accordo è condannare il crudele attacco di Hamas del 7 ottobre”, ha dichiarato il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store ai media locali. E aggiunge che a Oslo è chiaro che Israele ha il diritto di difendersi in linea con il diritto internazionale. “Ma questo governo israeliano rifiuta il diritto dei palestinesi ad un proprio Stato e ha voci che parlano di soluzioni molto pericolose. Non siamo d’accordo con questo”, dice Store. Dal 28 maggio “la Norvegia considererà la Palestina uno Stato indipendente, con tutti i diritti e i doveri che ciò comporta”, afferma Store. “La delimitazione territoriale tra lo Stato di Palestina e lo Stato di Israele dovrebbe basarsi sui confini del 4 giugno 1967”, dice.


SPAGNA Anche il premier spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato il riconoscimento da parte della Spagna dello Stato palestinese con i confini precedenti alla Guerra dei Sei Giorni (1967 appunto), compresi i territori occupati da Israele dopo questo conflitto, sotto la guida dell’Autorità Nazionale Palestinese e con sede a Ramallah, Cisgiordania. In questo modo la Spagna – come la Norvegia – si libera, almeno sulla carta, del problema di includere nel riconoscimento il potere di Hamas su Gaza. Sanchez ha annunciato che il 28 maggio la Spagna approverà questo riconoscimento in Consiglio dei ministri. Il premier spagnolo ha accusato il collega israeliano Benjamin Netanyahu di “continuare la distruzione di Gaza” e ha rimproverato Francia e Stati Uniti di ridurre la loro presenza nel Sahel, dando così spazio a un controllo da parte di Russia e Cina sul territorio. Ha ricordato che la Spagna è un “popolo pacifista”, come a suo dire dimostrano i giovani universitari o come dimostrano i cittadini che allora rifiutarono la guerra in Iraq.


Infine, Sanchez ha scelto la data odierna per fare il suo annuncio in concomitanza con altri paesi europei – Irlanda e Norvegia – e non fare il passo da solo. La misura ha alto valore simbolico ma non prospetta concreti effetti. IRLANDA “È la cosa giusta da fare”. Secondo il primo ministro irlandese Simon Harris questo è un giorno importante per la Palestina. Il riconoscimento dello Stato intende contribuire alla soluzione necessaria per la pace in Medio Oriente. “Riconosciamo lo Stato di Palestina”, afferma Harris. E l’annuncio di oggi ha un forte valore politico e simbolico, aggiunge, ed è l’unica via credibile verso la pace tra Israele e Palestina. Arriva in un momento buio per i palestinesi di Gaza, che stanno sperimentando “le più spaventose difficoltà e sofferenze”. ALTRI EUROPEI La Svezia ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina nel 2014, diventando il primo membro dell’UE nell’Europa occidentale a riconoscere lo Stato palestinese. Altri stati membri dell’UE che hanno già riconosciuto lo Stato palestinese, ma che hanno fatto il passo prima di aderire all’UE, sono Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Malta, Polonia e Romania. (con fonte Servimedia)

Blinken: Congresso ha dimostrato sostegno bipartisan Usa a Ucraina

Blinken: Congresso ha dimostrato sostegno bipartisan Usa a UcrainaMilano, 21 mag. (askanews) – “Molti dubitavano che il sostegno bipartisan all’Ucraina e ad altre urgenti priorità di sicurezza nazionale potesse durare”. Lo ha detto il segretario di stato Usa Antony Blinken, nelle sue osservazioni di apertura davanti alla Commissione per le Relazioni Estere del Senato sulla richiesta di bilancio del Dipartimento di Stato per l’anno fiscale 2025. “Il mese scorso, il Congresso ha dimostrato al mondo che non ci tireremo indietro quando avete approvato con un margine schiacciante il disegno di legge sui finanziamenti supplementari del presidente Biden” ha aggiunto Blinken, notando che la Russia sta commettendo “un’aggressione non solo contro l’Ucraina, ma contro i principi al centro della Carta delle Nazioni Unite – sovranità, integrità territoriale, indipendenza – che sono gli elementi costitutivi della pace e della sicurezza globali”.


Blinken, durante la seduta ha dovuto interrompersi alcune volte a causa di elementi di disturbo in sala: alcuni manifestanti pro Palestina lo hanno interrotto ripetutamente. Il segretario ha atteso che il senatore Ben Cardin che presiedeva la seduta gli restituisse la parola. “I nostri investimenti all’estero non vanno a scapito della nostra forza in patria, tutt’altro” ha detto, presentando un budget del Presidente per l’anno fiscale 25 che richiede 58,8 miliardi di dollari per il Dipartimento di Stato e l’USAID. “Il bilancio garantirà che gli Stati Uniti continuino a essere il partner preferito a cui i paesi si rivolgono quando hanno bisogno di risolvere grandi problemi” ha spiegato Blinken. “In un’era di rinnovata competizione tra grandi potenze, dobbiamo presentare l’offerta più forte possibile: un’offerta che sia pertinente e rispondente alle esigenze dei paesi e che promuova la nostra sicurezza e i nostri interessi economici. Ecco perché chiediamo 2 miliardi di dollari per un nuovo fondo per costruire infrastrutture sostenibili e di alta qualità in tutto il mondo. Fondamentalmente, investimenti come questi creano posti di lavoro per gli americani. Espandono i mercati per le nostre attività”.

L’Ucraina chiede all’Occidente di abbattere i missili russi sul suo territorio

L’Ucraina chiede all’Occidente di abbattere i missili russi sul suo territorioRoma, 21 mag. (askanews) – “Non c’è alcun argomento legale, di sicurezza o morale, che impedisca ai nostri partner di abbattere i missili russi sul territorio ucraino dal loro territorio”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino, Dmitro Kuleba, in una conferenza stampa con la sua omologa tedesca, Annalena Baerbock. All’inizio dell’invasione, l’Ucraina aveva già chiesto all’Occidente di aiutarla ad abbattere i missili russi sul proprio territorio. Richiesta respinta per il rischio di un’escalation del conflitto. Il capo della diplomazia di Kiev ha respinto questa argomentazione oggi, sottolineando che l’abbattimento dei missili non mette in pericolo né la Russia né i soldati russi. Si tratta di “pezzi di metallo che portano la morte dalla Russia all’Ucraina”, ha insistito, “Se non volete farlo, forniteci tutti i mezzi necessari. Li dispiegheremo sul territorio ucraino e intercetteremo noi stessi questi missili”.

La Ue approva formalmente l’uso dei rendimenti degli asset russi congelati

La Ue approva formalmente l’uso dei rendimenti degli asset russi congelatiBruxelles, 21 mag. (askanews) – Il Consiglio Ue ha approvato formalmente, oggi a Bruxelles, la proposta di utilizzare i rendimenti straordinari prodotti dagli dagli asset congelati alla Russia, per sostenere l’autodifesa e la ricostruzione dell’Ucraina, a seguito dell’invasione russa. La proposta prevede che i rendimenti straordinari siano destinati per il 90% circa all’assistenza militare all’Ucraina e per il 10% alla ricostruzione del Paese. Questa chiave di distribuzione sarà rivista ed eventualmente modificata annualmente, per la prima volta entro il primo gennaio 2025. Gli importi saranno versati dai Csd all’Ue su base semestrale. Il Consiglio riferisce in una nota di aver adottato una serie di atti giuridici che garantiscono che gli utili netti derivanti da entrate inattese e straordinarie maturate dai depositari centrali di titoli (Csd) nell’Ue, a seguito dell’attuazione delle misure restrittive da parte dell’unione contro gli asset russi, saranno utilizzati per fornire ulteriore sostegno militare all’Ucraina, attraverso lo “Strumento europeo per la pace” (il fondo “European Peace Facility”) nonché per le sue capacità nel settore della difesa e per la ricostruzione, attraverso programmi comunitari finanziati dal bilancio Ue. Ciò significa che i Csd che detengono attività e riserve sovrane russe superiori a 1 milione di euro forniranno un contributo finanziario dai loro utili netti corrispondenti, accumulati dal 15 febbraio 2024. In base a criteri prudenziali, in considerazione dell’impatto dovuto alla guerra in Ucraina sugli asset da loro detenuti, i Csd, potranno “trattenere provvisoriamente una quota pari a circa il 10% del contributo finanziario, per rispettare i requisiti legali in materia di capitale e gestione del rischio”, riferisce infine il Consiglio Ue.

Via libera al nuovo regolamento Ue sull’intelligenza artificiale

Via libera al nuovo regolamento Ue sull’intelligenza artificialeBruxelles, 21 mag. (askanews) – Il Consiglio Ue ha approvato formalmente, oggi a Bruxelles, il nuovo regolamento comunitario sull’intelligenza artificiale (IA), la prima legge al mondo di questo genere, che mira a razionalizzare ed armonizzare le norme, dopo la forte accelerazione degli sviluppi tecnologi in questo settore. Il regolamento Ue (“Artificial Intelligence Act”) segue un approccio basato sul rischio, con regole tanto più severe quanto più alto è il potenziale di danni alla società che possono essere causati dalle diverse applicazioni dell’IA società, più severe saranno le regole.


Accanto all’obiettivo di promuovere lo sviluppo e l’adozione di sistemi di IA sicuri e affidabili nel mercato unico da parte di attori sia pubblici che privati, e di stimolare gli investimenti e l’innovazione in quest’area, il regolamento mira a garantire che il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Ue non sia messo a rischio dall’uso di queste tecnologie. L’adozione del regolamento sull’IA rappresenta una pietra miliare significativa per l’Unione europea. Il Consiglio Ue, in una nota, la definisce “una legge storica, la prima del suo genere al mondo”, che “affronta una sfida tecnologica globale e crea anche opportunità per le nostre società ed economie”. L’ambizione dell’Ue è quella di stabilire con queste norme uno standard globale per la regolamentazione dell’IA..


Il regolamento classifica diversi tipi di intelligenza artificiale in base al rischio. I sistemi di IA che presentano solo un rischio limitato saranno soggetti a obblighi di trasparenza molto leggeri, mentre i sistemi di IA definiti “ad alto rischio” saranno autorizzati, ma soggetti a una serie di requisiti e obblighi per ottenere l’accesso al mercato Ue. Alcune applicazioni dell’IA come, ad esempio, la manipolazione cognitivo-comportamentale e il “punteggio sociale” (praticato ad esempio in Cina) saranno banditi dall’Ue perché il loro rischio è ritenuto inaccettabile. Il regolamento vieta inoltre l’uso dell’intelligenza artificiale per la “polizia predittiva”, basata sulla profilazione, così come i sistemi che utilizzano dati biometrici per classificare le persone in base a categorie specifiche come razza, religione od orientamento sessuale.


I modelli di intelligenza artificiale per scopi generali che non presentano rischi sistemici saranno soggetti ad alcuni requisiti limitati, ad esempio per quanto riguarda la trasparenza (con l’etichettatura obbligatoria, chiamata “water marking”, dei contenuti generati dall’IA), ma quelli con rischi sistemici dovranno rispettare regole più severe. Saranno istituiti diversi nuovi organismi per garantire una corretta applicazione del regolamento: un Ufficio per l’IA all’interno della Commissione europea; un panel scientifico di supporto composto da esperti indipendenti; un Comitato per l’IA con rappresentanti degli Stati membri per consigliare e assistere la Commissione e i diversi paesi nell’applicazione coerente ed efficace delle nuove norme; un Forum consultivo per i gruppi d’interesse (gli “stakeholder”), che fornirà competenze tecniche al Comitato per l’IA e alla Commissione.


Sono previste delle sanzioni per le violazioni del regolamento sull’IA nei confronti delle aziende, che verranno calcolate in termini di percentuale del fatturato annuo globale della società incriminata nell’anno finanziario precedente, oppure in base a un importo predeterminato, a seconda di quale sia maggiore. Le Pmi e le start-up responsabili di violazioni del regolamento saranno soggette a sanzioni amministrative proporzionali. Prima che un sistema di IA rispondente alla definizione “ad alto rischio” venga messo in atto da enti che forniscono servizi pubblici, sarà necessario valutarne l’impatto sui diritti fondamentali. I sistemi di IA ad alto rischio, così come gli enti pubblici utenti di un sistema di IA ad alto rischio, dovranno essere registrati in una specifica banca dati dell’Ue. Inoltre, le entità che applicano sistemi di riconoscimento delle emozioni dovranno informare le persone esposte a questi sistemi. Il regolamento, infine, contiene un quadro giuridico relativo ai processi di apprendimento dell’IA, e prevede la possibilità di sperimentare, sviluppare, testare e convalidare in un ambiente controllato i sistemi di IA innovativi. Il regolamento sarà pubblicato nei prossimi giorni sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue ed entrerà in vigore venti giorni dopo in tutti gli Stati membri. Le norme del regolamento avranno tempi di attuazione diversi a seconda delle diverse aree a cui si riferiscono: sei mesi per i divieti relativi alla protezione della privacy, dei dati personali e dei diritti delle persone; un anno per la parte relativa all’Intelligenza artificiale di tipo “fondativo” (come Chat Gpt); e due anni per tutto il resto. La Commissione europea dovrebbe cominciare a presentare le misure di esecuzione nove mesi dopo l’approvazione del regolamento.

In Israele 1.300 accademici chiedono la fine delle operazioni militari a Gaza

In Israele 1.300 accademici chiedono la fine delle operazioni militari a GazaRoma, 21 mag. (askanews) – Oltre 1.300 docenti e personale amministrativo delle istituzioni accademiche israeliane hanno firmato una petizione chiedendo al governo di porre fine alla guerra a Gaza e di riportare a casa gli ostaggi.


I firmatari hanno affermato che “i benefici derivanti dal proseguimento della guerra non sono chiari” e che essa “sta causando danni enormi ai civili di Gaza, fame e distruzione senza precedenti delle infrastrutture”, oltre a provocare “molte vittime israeliane, danni mentali a centinaia di migliaia di persone, enormi danni economici e un grave deterioramento dello stato di diritto”. “Il diritto all’autodifesa non garantisce il diritto di intraprendere una guerra senza un fine realistico o mirato alla sopravvivenza politica della leadership”, hanno concluso.

Casa, idealista: cresce il rendimento nel primo trimestre (+8,6%)

Casa, idealista: cresce il rendimento nel primo trimestre (+8,6%)Roma, 21 mag. (askanews) – La redditività lorda degli investimenti nell’immobiliare residenziale è aumentata nel primo trimestre, raggiungendo l’8,6%, rispetto all’8,2% registrato alla fine del 2023. Secondo lo studio di idealista, il portale leader per sviluppo tecnologico in Italia, questa redditività è più del doppio rispetto ai tassi offerti dai titoli di Stato a 10 anni, che si attestano al 3,2%.


Lo studio, che analizza i prezzi di vendita e affitto di vari immobili per calcolarne la redditività lorda, evidenzia che i locali commerciali (negozi) restano l’investimento immobiliare più redditizio. L’acquisto di un negozio in Italia per affittarlo offre una redditività lorda del 12%, stabile rispetto allo stesso periodo al precedente trimestre. Gli uffici offrono un rendimento del 9,8%, invariato rispetto a un trimestre fa, mentre i garage mostrano una redditività del 7,3%, leggermente superiore al 7,1% del quarto trimestre 2023. Tra i capoluoghi italiani, Ragusa è la città con la maggiore redditività, raggiungendo il 10,2%, seguita da Biella con il 9,7% e Trapani con il 9,2%. Altri capoluoghi che superano la media del periodo includono Siracusa (8,9%), Rovigo (8,8%) e Perugia (8,7%). Al contrario, Bolzano registra la redditività più bassa con il 4,1%, seguita da Trento (4,5%) e Venezia (4,8%). Nei principali mercati metropolitani, Roma presenta un rendimento del 6,4%, Napoli del 6,2% e Milano del 5,6%.


In generale, i box auto risultano essere l’investimento meno remunerativo per gli investitori. Tuttavia, questo assunto non sempre si applica se si analizzano i singoli capoluoghi monitorati, dove alcuni registrano rendimenti più interessanti rispetto ad altri investimenti immobiliari. A Modena, ad esempio, i ritorni per i proprietari raggiungono il 10,2%, mentre a Ferrara sono pari all’8,5%. Anche a Roma (8,3%), Bologna (6,7%), Milano (6,2%) e Monza (5,7%) la redditività dei box auto supera quella delle abitazioni. Al contrario, nel trimestre in esame, solo un capoluogo presenta un rendimento inferiore a quello dei BTP (3,8%): Padova, con un 3,2%. Il settore retail emerge come il più redditizio nella maggior parte dei capoluoghi. I negozi di Mantova presentano il ritorno più elevato, con una redditività lorda del 16,6%, seguita da Genova (16,2%). Seguono Roma (15,9%), quindi Taranto (15,6%), Varese (15,4%), Trieste (15,4%), Palermo (15,3%) e Milano (15,2%). La maggioranza dei mercati analizzati (45 su 81) presenta ritorni superiori alla media del 12%, come evidenziato dallo studio. Al contrario, solamente 10 mercati registrano una redditività inferiore al 10%, con valori compresi tra il 9,9% di Andria e l’8,4% di Ascoli Piceno.


Il settore degli uffici continua a offrire rendimenti particolarmente interessanti per gli investitori, con punte di redditività a Trieste (11,9%), seguita da Perugia (10,4%) e Siracusa (10,3%). Monza si attesta sul valore medio del periodo con il 9,8%, mentre gli altri centri vanno dal 9,6% di La Spezia al 5,7% di Pescara, che registra la redditività più bassa per gli uffici. Tra i principali centri, Roma presenta una redditività del 9,5%, mentre Napoli e Milano si attestano rispettivamente al 7,3% e al 6,9%. Nella parte inferiore della classifica, i rendimenti meno allettanti per i proprietari si riscontrano a Lecce (6%), Pescara (6,2%) e Lucca (6,3%).

Netanyahu sui mandati d’arresto Cpi: “Scandaloso”

Netanyahu sui mandati d’arresto Cpi: “Scandaloso”Roma, 20 mag. (askanews) – All’odierno incontro del Likud alla Knesset, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe definito “scandalosa” la decisione del procuratore capo della Cpi di chiedere mandati di arresto per lui e per il ministro della Difesa Yoav Gallant. “Questo non fermerà né me né noi”, ha detto al sito di notizie Ynet.


Il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha annunciato oggi di aver richiesto mandati di arresto da parte dei giudici della corte per Netanyahu e Gallant, insieme a tre massimi leader di Hamas.

Israele, Gantz: un “crimine” la decisione del procuratore Cpi

Israele, Gantz: un “crimine” la decisione del procuratore CpiRoma, 20 mag. (askanews) – Il ministro del gabinetto di guerra israeliano, Benny Gantz, ha definito “un crimine di proporzioni storiche” la decisione del procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, di richiedere mandati di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità per il premier e il ministro della Difesa israeliani, Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, oltre che per i leader di Hamas.


“Lo Stato di Israele sta conducendo una guerra giusta dopo il massacro dei suoi cittadini commesso da un’organizzazione terroristica – ha scritto su X – Israele combatte con uno dei codici morali più severi della storia, nel rispetto del diritto internazionale, e ha un forte e indipendente sistema giudiziario. Mettere i leader di un paese che è andato in guerra per proteggere i suoi cittadini allo stesso livello di terroristi assetati di sangue è cecità morale e una violazione del suo dovere e della sua capacità di proteggere i suoi cittadini. Accettare la posizione del procuratore capo sarebbe un crimine di proporzioni storiche che non verrebbe dimenticato”.

Hamas contro il procuratore della Cpi: “Equipara vittima e carnefice”

Hamas contro il procuratore della Cpi: “Equipara vittima e carnefice”Roma, 20 mag. (askanews) – Hamas ha denunciato la decisione del procuratore capo della Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi), Karim Khan, di richiedere mandati di arresto contro i suoi leader per crimini di guerra e contro l’umanità, affermando che “equipara la vittima al carnefice”. Nel comunicato riportato da Al Jazeera, il gruppo estremista palestinese ha quindi chiesto alla Cpi di annullare la richiesta, aggiungendo che quella presentata da Khan nei confronti del premier e del ministro della Difesa israeliani, Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, “arriva sette mesi troppo tardi”.