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Sta meglio il premier slovacco Robert Fico

Sta meglio il premier slovacco Robert FicoRoma, 19 mag. (askanews) – Il vice primo ministro e ministro della Difesa slovacco Robert Kalinak ha definito “stabili, con prognosi positiva” le condizioni del primo ministro Robert Fico, ricoverato in ospedale da mercoledì in seguito a un attentato.


“Il primo ministro non è più in pericolo di vita, ma resta in gravi condizioni e necessita di cure intensive. Non ci sono piani per trasferirlo (in altri ospedali) nel breve termine…. Possiamo considerare le sue condizioni stabili, con una prognosi positiva”, ha dichiarato Kalinak ai giornalisti riuniti fuori dall’ospedale della città centrale slovacca di Banska Bystrica, dove si trova Fico. Anche il ministro della Sanità slovacco Zuzana Dolinkova ha dichiarato ieri ai cronisti che un secondo intervento chirurgico a cui Fico è stato sottoposto venerdì, della durata di due ore, “ha contribuito a una prognosi positiva per il suo stato di salute”.


Il 15 maggio, un uomo ha sparato a Fico mentre il primo ministro 59enne stava lasciando una riunione di governo nella città di Handlovß, a 190 chilometri da Bratislava. Il premier è stato gravemente ferito all’addome e al torace, finora è stato sottoposto a due interventi chirurgici e rimane in terapia intensiva, anche se i medici non temono più per la sua vita. L’autore dell’attacco, Juraj Cintula, poeta e scrittore di 71 anni, è stato accusato di tentato omicidio intenzionale, imputazione che potrebbe portare all’ergastolo nei suoi confronti.

Zelensky ha firmato la legge per arruolare i detenuti

Zelensky ha firmato la legge per arruolare i detenutiRoma, 17 mag. (askanews) – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato due leggi già adottate dai deputati che consentono ai prigionieri di arruolarsi nell’esercito, in cambio della liberazione condizionale. Un modo per cercare di alleviare la carenza di volontari.


Saranno accettati solo i detenuti a cui restano solo tre anni di reclusione da scontare. Non saranno ammesse persone detenute per condanne all’ergastolo nonché per reati “contro i fondamenti della sicurezza nazionale”, di omicidio premeditato “di due o più persone” o violenza sessuale.

Gli Usa chiedono che fine abbia fatto il Lama bambino, rapito 29 anni fa dalla Cina

Gli Usa chiedono che fine abbia fatto il Lama bambino, rapito 29 anni fa dalla CinaMilano, 17 mag. (askanews) – Oggi sono 29 anni da quando la Repubblica popolare cinese ha rapito, quando era un bambino di sei anni, l’undicesimo Panchen Lama (Grande Erudito), una delle figure più importanti del buddismo tibetano. Lo scrive il Dipartimento di Stato in una nota.


Gedhun Choekyi Nyima risulta disperso e da quel giorno non è più apparso in pubblico. “Il governo cinese sta negando ai membri della comunità tibetana l’accesso a questa importante figura religiosa e continua invece a promuovere un procuratore selezionato dallo stato” osserva il Dipartimento. “Gli Stati Uniti sostengono i diritti umani dei tibetani e il loro esercizio di tali diritti in relazione alla loro distinta identità religiosa, culturale e linguistica. I tibetani, come i membri di tutte le comunità religiose, dovrebbero avere la capacità di selezionare, educare e venerare i propri leader, come il Dalai Lama e il Panchen Lama, secondo le proprie convinzioni e senza interferenze da parte del governo”.

Attentato Fico scatena propaganda russa e rischio onde d’urto in Ue

Attentato Fico scatena propaganda russa e rischio onde d’urto in UeMilano, 16 mag. (askanews) – Dopo cinque ore sotto i ferri in un lungo intervento chirurgico che ha visto impegnati due team medici, Robert Fico resta in terapia intensiva. Le condizioni del primo ministro populista slovacco sono “gravi”, ma si sono “stabilizzate”: le prossime 24 ore si annunciano decisive. Il corpo del capo di governo è stato colpito più volte ieri, in un attentato – la minaccia più grave alla vita di un leader europeo da decenni – capace di provocare onde d’urto non soltanto nel piccolo paese dell’Europa centrale, ma sull’intero continente: l’incidente ha infatti costretto l’Europa a confrontarsi con quello che appare essere pura violenza politica – in piena campagna elettorale per le europee di giugno – in una regione sempre più polarizzata, contraddistinta da intense divisioni e in un Paese travagliato da scandali e da un lentissimo passaggio di poteri, quelli presidenziali, dall’uscente Zuzana Caputova a Peter Pellegrini.


Obiettivo dell’attentato, Fico è da tempo una figura controversa ma dominante in Slovacchia. Ha servito come primo ministro più a lungo di qualsiasi altro leader del Paese ed è tornato al potere dopo che il suo partito populista di sinistra Smer ha vinto le elezioni lo scorso settembre con un programma indiscutibilmente filo-russo e anti-americano. Il suo governo ha attirato critiche all’interno dell’Unione Europea, di cui Fico è un convinto critico, per la sua posizione sulla guerra in Ucraina. E in patria i partiti di opposizione hanno guidato proteste di massa su questioni quali la corruzione e i piani per prendere il controllo dei media pubblici. Non è escluso che l’attentato sarà usato, dal partito al potere per un’ulteriore stretta sui media e l’opposizione. Oltre a tirare acqua al mulino della propaganda russa: non a caso con la solita vis polemica, l’ex leader del Cremlino Dmitri Medvedev oggi è entrato a piedi pari nella questione, in un discorso social privo di toni concilianti: l’attentato secondo lui è la “quintessenza della nuova Europa russofobica”, pronta a “gettare i suoi cittadini nel fuoco della politica americana”, “idiota-russofobica, vassallo sfrenato e completamente senza testa”.


LA REAZIONE DELL’EUROPA Fico è da tempo una figura controversa ma dominante in Slovacchia. In realtà la su svolta antioccidentale è iniziata nel 2018, dopo la sua rimozione dall’incarico da primo ministro. Va anche detto che quell’uscita di scena era stata preceduta da eventi decisamente infausti come l’assassinio del giornalista investigativo slovacco Jan Kuciak e la sua fidanzata Martina Kusnirova, dopo che Kuciak aveva rivelato quanto profondamente la polizia, il sistema giudiziario e i politici slovacchi fossero collusi con i criminali, inclusa la ‘Ndrangheta. La morte del reporter portò in piazza decine di migliaia di cittadini slovacchi. Ma oggi il quadro non sembra più roseo. Sondaggi realizzati dal Bratislava Policy Institute nell’ambito del progetto RevivEU, finanziato dall’UE, indicano sfiducia nelle istituzioni e mancanza di coesione.


Il capo di governo ha servito come primo ministro più a lungo di qualsiasi altro leader del paese ed è tornato al potere dopo che il suo partito populista di sinistra Smer ha vinto le elezioni lo scorso settembre su una piattaforma filo-russa e anti-americana. Vero è anche che il governo di Fico ha attirato critiche all’interno dell’Unione Europea, di cui è un convinto critico, per la sua posizione sulla guerra in Ucraina. E in patria i partiti di opposizione hanno guidato proteste di massa su questioni quali la corruzione e i piani per prendere il controllo dei media pubblici. Ma proprio in quell’Europa che Fico critica, immediatamente si sono levate voci di solidarietà da parte dei principali leader. “Condanno fermamente il vile attacco al primo ministro Robert Fico”, ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen su X. “La violenza non deve esistere nella politica europea”, ha detto in un tweet il cancelliere tedesco Olaf Scholz, definendo l’attentato alla vita di Fico un “attacco codardo”. Parole di condanna per l’attacco giunte subito anche da parte italiana: dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.


L’ATTENTATO E I SOCCORSI Il primo ministro ieri si era avvicinato a una piccola folla di persone che aspettavano di incontrarlo, quando un uomo armato tra la folla si è lanciato in avanti e gli ha sparato cinque volte da oltre una barriera di sicurezza. Il filmato della scena mostrava il primo ministro ferito che veniva caricato in un veicolo dal suo staff, prima che si allontanasse a tutta velocità con lui all’interno. Fico è stato portato d’urgenza in ospedale in elicottero mentre “combatteva tra la vita e la morte”. Le condizioni sembravano essere migliorate dopo ore di intervento chirurgico, “si sono stabilizzate ma sono davvero molto gravi: sarà ricoverato nel reparto di terapia intensiva”, ha detto Miriam Lapunikova, direttrice dell’ospedale universitario Roosevelt di Banska Bystrica. Si parla di una ferita all’addome, nell’epigastrio (quadrante mediano-superiore dell’addome) e all’altezza della dell’ipocondrio destro (dove si trova il fegato). Ma nessun danno allo scheletro. Inoltre, una ferita all’avambraccio e una all’alluce: queste due lesioni dovrebbero essere più o meno superficiali. Un esame ecografico ha evidenziato presenza di liquido libero nell’addome, riportano i media slovacchi. Ci sono fonti discordandi sul fatto che l’emorragia sia stata realmente fermata dopo un’operazione di diverse ore. Fico è attualmente in terapia intensiva e ha davanti a sé 24 ore decisive. L’ATTENTATORE La polizia ha incriminato Juraj Cintula per aver tentato di uccidere con premeditazione il primo ministro slovacco Robert Fico. Il sospettato ha 71 anni e lavorava come guardia di sicurezza in un centro commerciale. Ha pubblicato anche tre libri di poesie. Il ministro degli Interni slovacco Matus Sutaj Estok ha dichiarato che si tratta di un “lupo solitario” e ha chiesto un esame di coscienza tra i leader di una politica profondamente divisa. L’uomo è accusato di omicidio con premeditazione e rischia dai 25 anni di carcere all’ergastolo. SEGNALI DISTENSIVI Da fronti opposti Zuzana Caputova e Peter Pellegrini, la prima presidente uscente e l’altro presidente eletto, oggi si sono presentati pubblicamente “insieme perché vogliamo mandare un segnale di distensione, in questa situazione di tensione”. Caputova e Pellegrini hanno parlato insieme, invitando i leader di tutti i partiti al Palazzo Presidenziale. Pellegrini, alleato di lunga data di Fico, ha chiesto ai partiti a “sospendere temporaneamente” la campagna in vista del voto previsto per l’8 giugno. (Di Cristina Giuliano)

Il cardinale Pizzaballa è entrato a Gaza, visita alla chiesa della Sacra Famiglia

Il cardinale Pizzaballa è entrato a Gaza, visita alla chiesa della Sacra FamigliaCittà del Vaticano, 16 mag. (askanews) – Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, “è entrato a Gaza e ha raggiunto la parrocchia della Sacra Famiglia per una visita pastorale”. A riferirlo, in una nota, il Patriarcato latino di Gerusalemme che precisa che il porporato è accompagnato da Fra’ Alessandro de Franciscis, Grande Ospedaliere del Sovrano Ordine di Malta, da padre Gabriele Romanelli, parroco di Gaza e da una piccola delegazione che ha incontrato la popolazione “sofferente per incoraggiarla e per trasmettere un messaggio di speranza, solidarietà e sostegno”. Pizzaballa ha anche presieduto la messa nella chiesa parrocchiale con la comunità locale. E, durante il suo soggiorno, ha effettuato una visita di cortesia alla parrocchia ortodossa di San Porfirio. (Foto generica di repertorio).


La visita, si spiega dal Patriarcato, “è anche la prima tappa di una missione umanitaria congiunta del Patriarcato Latino e del Sovrano Ordine di Malta, in collaborazione con il Malteser International e altri partner, mirata alla consegna di cibo salvavita e assistenza medica alla popolazione di Gaza”.

Putin da Xi: con la Cina cooperazione di “prospettive illimitate”

Putin da Xi: con la Cina cooperazione di “prospettive illimitate”Roma, 16 mag. (askanews) – La cooperazione tra Russia e Cina ha “possibilità e prospettive illimitate”, ha affermato Vladimir Putin a Pechino, dopo i colloqui con il collega Xi Jinping e la firma di una Dichiarazione congiunta “sull’approfondimento del partenariato globale e della cooperazione strategica” tra i rispettivi Paesi, affiancata da una serie di più concreti accordi bilaterali. Le parole del leader russo risuonano quella “amicizia senza limiti” annunciata assieme a Xi a pochi giorni dall’invasione dell’Ucraina nel 2022 e messa a dura prova dal conflitto. Eppure, Pechino continua a difendere le ragini russe per reclamare un approccio negoziale e in questa ottica si propone come possibile mediatore per arrivare alla fine del conflitto.


Xi Jinping da parte sua oggi ha parlato di “amicizia secolare” e di buon vicinato, la Cina, ha detto, vuole essere “partner affidabile” per la Federazione russa. Insomma, la visita del capo del Cremlino in occasione dei 75 anni di relazioni ufficiali è diventata vetrina dell’asse tra i due Paesi uniti dalla comune opposizione all’America non solo regge ma si rafforza. Per il leader russo è il primo viaggio all’estero dopo la rielezione, come è diventata prassi tra i due leader, giunti così al loro 42esimo vertice bilaterale. Putin è arrivato ieri sera a Pechino e oggi è stato accolto con i massimi onori dal collega cinese su piazza Tienamen. I due leader si sono stretti la mano, hanno percorso assieme un suntuoso tappeto rosso e hanno assistito a una parata militare prevista per gli ospiti particolarmente importanti.


La dichiarazione congiunta passa in rassegna molti punti della collaborazione bilaterale, ribadisce la volontà di contrastare “i tentativi di ostacolare le relazioni bilaterali, interferire nei loro affari interni e contenere il loro potenziale economico, tecnologico e di politica estera”, chiaro riferimento alla politica di contenimento degli Stati Uniti. Nel documento spiccca il proposito di “continuare ad approfondire la fiducia reciproca e l’interazione nella sfera militare, nonché ad ampliare la portata delle esercitazioni congiunte e dell’addestramento al combattimento”, poichè lo sviluppo della cooperazione bilaterale in materia di difesa “rafforza efficacemente la sicurezza regionale e globale”. Poi approfondimento delle relazioni commerciali, energetiche, lo spazio che non deve diventare dimensione di scontro tra potenze, una sottolineatura sulla difesa della “sovranità” di Siria e Libia e molto altro.


In campo energetico, Cina e Russia intendono adottare misure per “facilitare progetti energetici su larga scala implementati congiuntamente da imprese russe e cinesi e approfondire la cooperazione in settori promettenti come i mercati delle energie rinnovabili, dell’idrogeno e del carbonio”. Ma per ora non vi è traccia di avanzamenti verso la costruzione del gasdotto Sila Sibiri 2 (Forza della Siberia 2) che dvrebbe quasi raddoppiare le capacità di fornitura russe verso la Cina. Il gasdotto Forza della Siberia già esistente dal 2019 trasporta circa 22 miliardi di m3 l’anno. Gran parte degli analisti vede nel rinvio del progetto un indugio cinese ma anche a Mosca l’idea di agganciarsi con un altro tubo al mercato cinese suscita una certa apprensione. Domani Putin sarà a Harbin, Nord-Est della Cina, città fondata dai coloni dell’impero zarista e che conserva costruzioni di quell’epoca.

Attentato a Fico, formulata accusa di tentato omicidio per vendetta

Attentato a Fico, formulata accusa di tentato omicidio per vendettaMilano, 16 mag. (askanews) – La polizia ha incriminato Juraj Cintula, 71 anni per aver tentato di uccidere con premeditazione il primo ministro slovacco Robert Fico. Lo ha riferito il canale televisivo slovacco Markiza.


“La polizia ha accusato Juraj Cintula di tentato omicidio con premeditazione per vendetta: rischia da 25 anni di carcere all’ergastolo. L’uomo di 71 anni è ora in cella”, ha riferito il canale televisivo. Non ci sono informazioni precise sul movente dell’assassino. Secondo il ministro degli Interni Matus Sutaj Estok, il motivo è legato alle elezioni presidenziali nel Paese. Fico era un sostenitore dell’eletto e filorusso Pietro Pellegrini.


Il sospettato ha 71 anni e lavorava come guardia di sicurezza in un centro commerciale. Ha pubblicato anche tre libri di poesie. In un video senza data caricato sulla sua pagina Facebook, afferma di essere “insoddisfatto della politica del governo”.

Gaza, Gallant sfida Netanyahu: governo Israele in crisi di nervi

Gaza, Gallant sfida Netanyahu: governo Israele in crisi di nerviRoma, 16 mag. (askanews) – La spaccatura che da tempo covava nel cuore del gabinetto di guerra israeliano è esplosa, dopo che il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha sfidato ieri il primo ministro Benjamin Netanyahu a elaborare piani per il “giorno dopo” la guerra a Gaza, affermando che non avrebbe consentito alcuna soluzione che prevede il dispiegamento sul territorio dell’esercito o di un governo civile israeliano. I commenti di Gallant, immediatamente sostenuti dal suo collega ministro Benny Gantz, hanno gettato la leadership israeliana in un tutti contro tutti, nel mezzo del conflitto di Gaza, sollevando speculazioni immediate sul futuro del governo israeliano e della litigiosa coalizione di Netanyahu.


Con dichiarazioni senza compromessi, Gallant – il cui licenziamento lo scorso anno da parte di Netanyahu scatenò proteste di massa, una crisi politica e un’inversione di marcia da parte del primo ministro – ha chiesto pubblicamente a Netanyahu di descrivere i piani per un “piano del giorno dopo” a Gaza. “Già il 7 ottobre, l’establishment militare ha affermato che era necessario lavorare per trovare un’alternativa ad Hamas”, ha affermato Gallant, aggiungendo che “la fine della campagna militare è una decisione politica”. “Il giorno dopo Hamas sarà raggiunto solo da attori che sostituiranno Hamas. Questo è innanzitutto un interesse israeliano”, ha avvertito il ministro. Il ministro della Difesa è stato sostenuto dal suo collega ministro Gantz, ex capo di Stato maggiore delle forze di difesa israeliane, che ha affermato che Gallant aveva detto la “verità”. Ma i commenti di Gallant, spiega il Guardian, hanno provocato un’immediata polemica politica, con Netanyahu che si è opposto rapidamente con una dichiarazione videoregistrata e con un appello da parte del ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, affinché Gallant fosse sostituito. “Un simile ministro della Difesa deve essere sostituito per raggiungere gli obiettivi della guerra”, ha detto. “Dal punto di vista (di Gallant), non c’è differenza tra Gaza controllata dai soldati israeliani o dagli assassini di Hamas. Questa è l’essenza della concezione del ministro della Difesa, che è fallita il 7 ottobre e continua a fallire anche adesso”.


Rispondendo a Gallant, il ministro della Giustizia Yariv Levin ha detto da parte sua che “il popolo di Israele non è pronto per essere umiliato”. “Il popolo di Israele non è pronto per essere condotto verso un processo Oslo 2.0 che porterà Israele verso un altro disastro. Il popolo di Israele non accetterà di consegnare Gaza sotto il controllo dell’Autorità palestinese terrorista”, ha spiegato Levin. “Il popolo di Israele sa che la sicurezza di Israele sarà raggiunta attraverso la determinazione a vincere, non facendo affidamento sulle promesse di pace dei vili terroristi e delle loro varie organizzazioni”. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha accusato invece il collega Gallant di avere “effettivamente annunciato il suo sostegno alla creazione di uno stato terrorista palestinese come ricompensa al terrorismo e ad Hamas per il peggior massacro commesso contro il popolo ebraico dai tempi dell’Olocausto”. “Gallant si nasconde dietro vaghe dichiarazioni su un ‘terzo’” che governerà Gaza “che non è né Hamas né Israele per nascondere la verità. Ma la verità è che un partito del genere non esiste”, ha insistito Smotrich.


Alle tensioni nel governo israeliano continua a guardare, non senza interesse, Hamas. Il leader politico del movimento estremista palestinese, Ismail Haniyeh, ha insistito sul fatto che il gruppo dovrà essere coinvolto nella decisione sul governo del dopoguerra a Gaza, insieme ad altre fazioni palestinesi. “Noi diciamo che il movimento Hamas è qui per restare… e saranno il movimento e tutte le fazioni nazionali palestinesi a decidere il governo del dopoguerra a Gaza”, ha detto in un discorso televisivo. (di Corrado Accaputo)

Expo 2025, accordo con Padiglione Italia imprese industria Lazio

Expo 2025, accordo con Padiglione Italia imprese industria LazioRoma, 15 mag. (askanews) – Le associazioni di categoria del settore industria e infrastrutture della Regione Lazio – Unindustria, Federlazio, Ance, Confapi – e il Commissariato Generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka hanno firmato oggi presso il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale un accordo mirato a valorizzare le opportunità di crescita economica e di sviluppo che offre la partecipazione a Expo 2025 Osaka.


L’evento, si legge in una nota, promosso dal Maeci in collaborazione con la Regione Lazio, si è tenuto presso la Sala Conferenze Internazionali della Farnesina alla presenza dell’onorevole Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, del Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, e del Commissario Generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, Mario Vattani. “Con questa firma si mette in atto una proficua sinergia tra imprese, associazioni e istituzioni, un concreto esempio del Sistema Italia che porteremo in Giappone”, ha commentato Vattani, “Fare sistema è fondamentale per la Diplomazia della crescita. Regioni e territori svolgono un ruolo chiave nella promozione dell’Italia nel mondo e il Padiglione Italia, grazie alla nostra collaborazione avviata con la Conferenza delle Regioni, le accoglie con spazi e servizi dedicati. La partecipazione dell’Italia sul palcoscenico globale di Expo è un’occasione unica per aggiornare e ampliare l’immagine dell’Italia, accelerare internazionalizzazione di imprese e territori”.


L’accordo, nell’ottica della Diplomazia della crescita e nel contesto delle sinergie con le autonomie locali e della diplomazia dei territori, precede la formalizzazione della partecipazione della Regione Lazio e di altre realtà associative e settoriali al Padiglione Italia a Expo 2025, che si terrà a Osaka, Giappone, dal 13 aprile al 13 ottobre 2025. Presenti alla firma con il Commissario Generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, Mario Vattani, i rappresentanti delle associazioni di categoria Unindustria, Federlazio, Ance, Confapi, il Vice Presidente della Regione e Assessore Sviluppo economico, Commercio, Artigianato, Industria, Internazionalizzazione, Roberta Angelilli, il Direttore Generale Ice, Lorenzo Galanti, e il Presidente di Lazio Innova Francesco Marcolini.

Tajani a Katz: Israele apra i varchi per gli aiuti a Gaza

Tajani a Katz: Israele apra i varchi per gli aiuti a GazaRoma, 15 mag. (askanews) – Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, onorevole Antonio Tajani, ha avuto oggi un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri di Israele, Israel Katz. È quanto si legge in una nota della Farnesina.


“In questa delicata fase del conflitto, ho invitato il governo israeliano a porre termine all’azione militare a Rafah, che rischia di aggravare la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza: è importante continuare a lavorare perché i negoziati tra le parti proseguano, affinché si possa raggiungere un cessate il fuoco che permetta la liberazione degli ostaggi”, ha commentato il vice presidente del Consiglio. Durante la telefonata Tajani ha ribadito al ministro Katz l’importanza che l’Italia attribuisce all’apertura dei valichi terrestri – rispetto ai quali il corridoio marittimo è complementare, ma non sostitutivo – che consentano l’arrivo nella Striscia di aiuti umanitari, a partire da quelli alimentari e medici. In proposito, conclude la nota, è stato confermato l’impegno del Governo per il successo dell’iniziativa “Food for Gaza” e l’attenzione con cui il nostro Paese, anche nell’ambito della Presidenza del G7, intende continuare a lavorare per alleviare la crisi umanitaria a Gaza.