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Immigrazione, il tema più controverso del Vertice Ue giovedì

Immigrazione, il tema più controverso del Vertice Ue giovedìBruxelles, 16 ott. (askanews) – ‘Quella sull’immigrazione sarà la discussione più delicata’ tra i capi di Stato e di governo al Consiglio europeo che comincerà giovedì mattina, e non è affatto scontato che sia approvato (all’unanimità, come richiesto) il paragrafo delle conclusioni del vertice relativo a questo tema.


Lo hanno riferito fonti del Consiglio a Bruxelles, rilevando che i punti controversi sono almeno quattro: il pieno sostegno al nuovo Patto sull’immigrazione e l’asilo, approvato definitivamente alla fine della scorsa legislatura europea, e di cui la Commissione e diversi Stati membri vorrebbero ora anticipare l’attuazione, che richiederebbe normalmente due anni; una revisione profonda della proposta di direttiva sui rimpatri, bloccata dal 2018 e mai approvata; una revisione della definizione di ‘paese terzo sicuro’ dove i migranti a cui è stato negato l’asilo possano essere rinviati; e infine le ‘nuove strade’ o i nuovi modi (‘new ways’ in inglese) di gestire l’immigrazione irregolare, che comprenderebbero anche la cosiddetta ‘esternalizzazione’, ovvero il concetto di ‘hub per i rimpatri’ situati fuori dall’Ue, in paesi terzi legati all’Unione da accordi specifici (dove quello tra Italia e Albania sarebbe uno dei modelli possibili).   ‘Ciò che abbiamo visto negli anni è che il dibattito sull’immigrazione si è chiaramente evoluto in una certa direzione, a destra, direi. Non sono sicuro che si possa dire, ma è chiaramente ciò che vediamo’, hanno osservato le fonti del Consiglio, ricordando che ‘alcuni anni fa, quando si discuteva di immigrazione, era impossibile parlare di finanziamento delle infrastrutture (la costruzione di muri, ndr) per proteggere i confini; ora non dirò che questo sia ampiamente accettato, ma non è più in discussione’.


‘Avremo importanti dibattiti su ciò che deve essere realizzato’ riguardo alla gestione dell’immigrazione irregolare, ma ‘ci sono opinioni diverse’ tra i gli Stati membri: ‘Alcune delegazioni insistono sull’attuazione anticipata di certe parti del Patto migratorio’, mentre ‘altri insistono sui partenariati con i paesi terzi e un altro gruppo di paesi chiede di esplorare ‘nuovi modi’ di gestire la migrazione irregolare, specialmente sui rimpatri’, hanno riferito le fonti del Consiglio. Con tutte queste posizioni diverse, e anche se possono esserci delle convergenze, può essere ‘delicato e difficile’ redigere su questo tema il testo delle conclusioni del Consiglio europeo, per le quali c’è bisogno dell’unanimità.  ‘Sappiamo che alcune delegazioni nazionali potrebbero bloccare le conclusioni’, ma quello che conta davvero è ‘concentrarsi sulla discussione’, hanno aggiunto le fonti.


Nella bozza delle conclusioni del Consiglio europeo tutto il paragrafo sull’immigrazione è ancora tra parentesi quadre, il che significa che si tratta di una proposta su cui non c’è ancora consenso da parte degli Stati membri. ‘Abbiamo messo il testo tra parentesi quadre – hanno spiegato le fonti del Consiglio – perché abbiamo visto che ci sono tre gruppi di Stati membri con posizioni diverse: ci sono quelli che pensano che dovremmo entrare nei dettagli, con conclusioni dettagliate che inviino un messaggio chiaro, indicando cosa è operativo e cosa dobbiamo ancora realizzare, e invitando la Commissione a presentare proposte al Consiglio. Un secondo gruppo è più focalizzato sull’adozione di ciò che chiamiamo linee guida, il che significa solo menzionare l’argomento, ma rimanendo al corrente degli sviluppi e pronti a tornare sulla questione. E infine ci sono alcune delegazioni nazionali che hanno costantemente ribadito di non volere affatto un testo di conclusioni’ su questo tema.


Questi ultimi paesi, in particolare, sono Ungheria e Polonia, che hanno votato contro il Patto su immigrazione e asilo, e che contestano non solo il contenuto del pacchetto legislativo, ma soprattutto la legittimità del voto a maggioranza qualificata per approvarlo. Per sette anni, l’Ue aveva accettato la loro pretesa di non lasciar votare a maggioranza la legislazione in questo campo dai ministri nel Consiglio Ue, trattando preventivamente le questioni legate all’immigrazione nel vertice dei capi di Stato e di governo, dove quasi sempre le decisioni possono essere prese solo all’unanimità. Ma nel giugno 2023, finalmente, i ministri votarono il Patto a maggioranza qualificata, e Ungheria e Polonia non poterono fare altro che bloccare le conclusioni sull’immigrazione del successivo vertice dei capi di Stato e di governo, che furono sostituite da una dichiarazione del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, supportata da altri 25 paesi membri.   ‘In questo mandato abbiamo sempre gestito le decisioni all’unanimità, con un’eccezione, che è stata nel giugno 2023’, hanno ricordato le fonti del Consiglio. ‘Quindi se c’è un argomento controverso, è questo. Il Patto migratorio – hanno aggiunto le fonti – è stato adottato con una maggioranza qualificata. Alcuni paesi si sono astenuti, alcuni hanno votato contro, e ora questi paesi contrari stanno spingendo affinché questo venga menzionato nel testo. Potrebbe essere difficile per loro accogliere o chiedere di attuare qualcosa contro cui hanno votato, questa è la semplice equazione’. Uno dei punti della bozza di conclusioni menziona esplicitamente il fatto che ‘dovrebbero essere considerate nuove strade per impedire e contrastare l’immigrazione irregolare’, avvertendo tuttavia che questo dovrà essere fatto ‘in linea con il diritto internazionale’. Le ‘nuove strade da esplorare’ sono sostanzialmente una citazione dalla lettera che 15 Stati membri, Italia compresa (gli altri paesi sono Austria, Bulgaria, Repubblica ceca, Cipro, Danimarca, Finlandia, Grecia, Malta, Olanda, Polonia, Romania e tre Paesi baltici) avevano inviato alla Commissione il 15 maggio scorso.   Nella lettera si sollecitava ‘il rafforzamento degli aspetti interni ed esterni dei rimpatri, per arrivare a una politica di rimpatri efficace dell’Ue’. Questo potrebbe includere, tra l’altro, ‘l’esame di una potenziale cooperazione con paesi terzi su meccanismi di ‘hub di rimpatrio’, dove le persone da rimpatriare potrebbero essere trasferite in attesa del loro allontanamento definitivo’. A questo proposito, i 15 paesi incoraggiavano ‘la Commissione e gli Stati membri a esplorare potenziali modelli nell’attuale diritto acquisito dell’Ue, nonché a considerare la potenziale necessità di modifiche alla direttiva sui rimpatri’. Inoltre, la lettera sottolineava che, ‘al fine di ridurre la pressione complessiva sulla nostra gestione della migrazione, è importante che gli Stati membri abbiano la possibilità di trasferire i richiedenti asilo in paesi terzi sicuri quando questa alternativa è disponibile. Pertanto, l’applicazione del concetto di ‘paesi terzi sicuri’ nel diritto di asilo dell’Ue dovrebbe essere riesaminata’. Nella sua ormai usuale lettera sulla politica dell’immigrazione che la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha inviato ai capi di Stato e di governo lunedì, in vista del Consiglio europeo, si sottolinea che oggi, nell’Ue, ‘solo circa il 20% dei cittadini di paesi terzi a cui è stata intimata l’espulsione è poi effettivamente rimpatriato’. Von der Leyen annuncia esplicitamente l’intenzione di proporre una nuova direttiva sui rimpatri e una revisione del concetto di ‘paese terzo sicuro’, come chiedevano i 15 paesi firmatari della lettera. ‘Avremo bisogno di un nuovo quadro giuridico per rafforzare la nostra capacità di agire. Le procedure e le pratiche di rimpatrio degli Stati membri variano notevolmente: dobbiamo creare un livello di armonizzazione e fiducia che garantisca che i migranti sottoposti in un paese a una decisione di rimpatrio non possano sfruttare le crepe nel sistema per evitare il rimpatrio altrove’, in un altro Stato membro. ‘Con la proposta del 2018 (di direttiva sui rimpatri, ndr) rimasta senza accordo e considerando le discussioni passate, la Commissione presenterà – ha annunciato von der Leyen – una nuova proposta legislativa che definirebbe chiari obblighi di cooperazione per le persone da rimpatriare e semplificherebbe efficacemente il processo di rimpatrio, con la digitalizzazione della gestione dei casi e il riconoscimento reciproco delle decisioni’ degli Stati membri. Inoltre, continua la presidente della Commissione nella sua lettera, ‘ci siamo già impegnati a rivedere, entro l’anno prossimo, il concetto di paesi terzi sicuri designati’. E aggiunge: ‘Dovremmo anche continuare a esplorare possibili modi per procedere per quanto riguarda l’idea di sviluppare ‘hub di rimpatri’ al di fuori dell’Ue, soprattutto in vista della nuova proposta legislativa sui rimpatri. Con l’avvio delle operazioni del protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni da questa esperienza, nella pratica’. Ricordando che ‘la direttiva sui rimpatri è bloccata al Parlamento europeo ormai da anni’, le fonti del Consiglio hanno sottolineato che i rimpatri sono principalmente di competenza degli Stati membri, che li eseguono. Ma occorre anche – hanno precisato – una certa armonizzazione, condividere informazioni, utilizzare le stesso pratiche e le stesse procedure: questi saranno elementi chiave, fondamentali’. ‘La menzione di ‘nuovi modi per prevenire l’immigrazione irregolare’ è ora nell’Agenda strategica dell’Ue’ hanno ricordato ancora le fonti del Consiglio, aggiungendo che ‘questo sarebbe stato inconcepibile qualche anno fa. Insomma, il dibattito si sta evolvendo. Quindi forse è il momento di avere una nuova proposta, una nuova direttiva. Capisco che nella lettera della presidente von der Leyen ci sono alcune porte aperte su questa questione. Abbiamo anche visto alcuni Stati membri stipulare accordi con paesi terzi’. ‘Nelle conclusioni del Consiglio europeo che abbiamo adottato nel 2018 avevamo il termine in francese ‘plateformes de débarquement’ (piattaforme per gli sbarchi, ndr), che alla fine non si è materializzato. Non ne è venuto fuori niente, nessuna proposta. Non è stato attuato. Quindi ora, dopo sei anni, la dinamica è cambiata, si è trasformata in un concetto aperto’, hanno concluso le fonti. 

Usa2024, Elon Musk ha donato 75 milioni di dollari per la campagna elettorale di Trump

Usa2024, Elon Musk ha donato 75 milioni di dollari per la campagna elettorale di TrumpRoma, 16 ott. (askanews) – Elon Musk ha donato quasi 75 milioni di dollari al super PAC pro-Trump che ha contribuito a formare durante l’estate, come dimostrano i nuovi documenti depositati presso la Commissione elettorale federale, fornendo una massiccia infusione di denaro per sostenere la candidatura dell’ex presidente alla Casa Bianca. Lo riportano i media statunitensi.


La nuova documentazione del super PAC, America PAC, descrive dettagliatamente sette contributi separati di Musk, ad di Tesla e Space X, per un totale di 74.950.000 dollari tra luglio e settembre. Il PAC ha assunto un ruolo di supporto fondamentale per la campagna di Trump. Ad oggi, ha riferito di aver speso 95,8 milioni di dollari per la corsa presidenziale.

L’Iran “risponderà risolutamente” a un attacco israeliano

L’Iran “risponderà risolutamente” a un attacco israelianoRoma, 16 ott. (askanews) – Teheran “risponderà risolutamente” a qualsiasi attacco israeliano. Lo ha dichiarato il capo della diplomazia iraniana, Abbas Araghchi, durante una conversazione telefonica nella notte con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.


“L’Iran sta compiendo sforzi considerevoli per proteggere la pace e la sicurezza nella regione, ma è risolutamente pronto a rispondere a qualsiasi tentativo” di Israele e “a farlo pentire”, ha aggiunto Araghchi citato da un comunicato diffuso oggi dal ministero degli Esteri iraniano.

Usa2024, prima giornata di voto (anticipato) in Georgia: affluenza record

Usa2024, prima giornata di voto (anticipato) in Georgia: affluenza recordRoma, 16 ott. (askanews) – Affluenza record nel primo giorno di voto anticipato in Georgia, lo Stato americano in bilico e uno dei più monitorati, con l’ex presidente Donald Trump che punta a riconquistarlo dopo averlo perso quattro anni fa con un ristretto margine contro il presidente Joe Biden. “Con il record del primo giorno di voto anticipato, abbiamo avuto finora oltre 328.000 voti totali”, ha scritto su X Gabe Sterling, dell’ufficio del Segretario di stato della Georgia, rimarcando che il precedente record del primo giorno di consultazioni era stato di 136.000 voti nel 2020.


Intanto un giudice della Georgia ha bloccato una nuova norma che imponeva lo spoglio manuale delle schede elettorali in tutto lo stato, approvata dalla commissione elettorale statale con un voto di 3 a 2 e sostenuta dagli alleati Trump. Il giudice ha dichiarato che promulgare all’ultimo minuto un cambiamento così radicale per le elezioni di novembre avrebbe creato “caos amministrativo”, a fronte del rischio di scrutatori non adeguatamente formati per gestire milioni di schede secondo le nuove norme. I democratici hanno accolto con favore la sentenza, con i rappresentanti della campagna di Kamala Harris che hanno affermato che la norma era “un tentativo di ritardare i risultati e seminare dubbi sull’esito”.

Nuovo attacco aereo israeliano nel sud di Beirut

Nuovo attacco aereo israeliano nel sud di BeirutRoma, 16 ott. (askanews) – Raid aerei israeliani hanno colpito questa mattina la zona meridionale di Beirut, per la prima volta dopo cinque giorni. Lo riportano i media libanesi.


I raid aerei sono stati lanciati circa 40 minuti dopo che l’esercito israeliano aveva ordinato ai residenti di allontanarsi da un edificio situato nell’area di Haret Hreik. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno poi precisato di aver condotto “un attacco contro armi strategiche appartenenti all’organizzazione terroristica Hezbollah” situate “in un deposito sotterraneo nella zona di Dahieh”.

Netanyahu: nessun cessate il fuoco in Libano finché esiste la minaccia Hezbollah

Netanyahu: nessun cessate il fuoco in Libano finché esiste la minaccia HezbollahRoma, 15 ott. (askanews) – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato, durante una conversazione telefonica con il presidente francese Emmanuel Macron, che non intende accettare un cessate-il-fuoco con il movimento sciita libanese Hezbollah fino a quando non sarà sicuro per i residenti nel nord di Israele tornare nelle loro abitazioni e finché esisterà una minaccia alla sicurezza proveniente dal Libano. Lo ha riferito l’ufficio del premier israeliano.


Netanyahu – ha dichiarato il suo ufficio – “ha affermato durante la conversazione di essere contrario a un cessate il fuoco unilaterale, che non cambierà la situazione di sicurezza in Libano, ma la riporterà solo allo stato precedente. Ha sottolineato che Israele sta agendo contro l’organizzazione terroristica Hezbollah … per consentire agli abitanti del nord di tornare in sicurezza nelle loro case”.

Difesa: Crosetto ha incontrato i vertici Rheinmetall e Leonardo

Difesa: Crosetto ha incontrato i vertici Rheinmetall e LeonardoMilano, 15 ott. (askanews) – Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto ha incontrato i vertici della multinazionale tedesca Rheinmetall e dell’italiana Leonardo che oggi hanno stretto un importante accordo industriale, che apre le porte a una collaborazione in settori di rilevanza strategica.


“Questo accordo é un passo fondamentale nella costruzione di una solida industria della difesa europea” ha dichiarato il Ministro della Difesa Guido Crosetto. Sviluppare un approccio industriale e tecnologico di respiro europeo nel campo dei sistemi di difesa terrestre e tracciare la strada del futuro Main Ground Combat System è uno degli obiettivi che si prefigge la Joint Venture paritetica tra Leonardo e Rheinmetall.


Il Ministro Crosetto ha espresso grande soddisfazione e pieno sostegno per l’iniziativa, dichiarando: “L’accordo fra Leonardo e Rheinmetall segna un passo importante verso la costruzione di una reale industria della difesa europea. Leonardo e Rheinmetall sono infatti le prime due multinazionali europee a muovere verso un modello cooperativo che si basa su tecnologia di ultima generazione, capacità industriali di eccellenza e un approccio pragmatico e innovativo al tempo stesso. È una risposta efficace e ambiziosa alle esigenze di un’industria che ha bisogno di volumi, visione e velocità e può diventare un esempio di crescita e attrattività. Italia e Germania oggi sono più vicine e mi piace pensare che questo sia solo l’inizio di una strategia progettuale comune”. Questo accordo segna l’inizio di una nuova era di collaborazione tra Italia e Germania, ponendo le basi per uno sviluppo strategico e tecnologico che risponderà alle esigenze di sicurezza e innovazione del futuro.


La joint venture, con sede in Italia, gestirà la produzione di nuovi carri armati pesanti e veicoli blindati di fanteria per l’Esercito italiano. La fase produttiva avverrà anche in Italia, con una partecipazione nazionale del 60%, che vedrà Leonardo avere un ruolo significativo nella produzione, in particolare per l’elettronica e le torrette dei carri armati. La joint venture sarà il Lead System Integrator, prime-contractor e system integrator in entrambi i programmi italiani MBT e AICS, e definirà anche la roadmap per la partecipazione nel futuro Main Ground Combat System (MGCS) europeo.

Argentina, università pubbliche si mobilitano contro governo Milei

Argentina, università pubbliche si mobilitano contro governo MileiRoma, 15 ott. (askanews) – Decine di facoltà di università pubbliche nazionali e provinciali dell’Argentina hanno iniziato oggi una grande mobilitazione dopo le assemble studentesche che hanno deciso di opporsi al governo a causa del taglio dei fondi ai centri di studi superiori.


“In questo momento sono state occupate 77 facoltà in tutto il Paese”, ha detto il segretario generale del Centro studentesco di lettere e filosofia dell’Università di Buenos Aires (UBA), Luca Bonfante. Sei giorni dopo che il Congresso ha ratificato il veto del presidente Javier Milei, che annulla la legge sul finanziamento dell’università con la quale si garantiva il bilancio degli istituti di istruzione superiore per quest’anno in corso, gli studenti di tutto il paese si sono riuniti in assemblea ieri sera e hanno deciso di occupare le loro facoltà.


Nell’UBA, l’università più importante del paese, sono state occupate, tra le altre, le facoltà di Scienze , Medicina, Giurisprudenza, Psicologia e Scienze sociali. Nella provincia di Santa Fe (centro-est), sono state occupate le facoltà di Scienze Politiche e Umanistiche e la Facoltà di Lettere dell’Università Nazionale di Rosario.


La stessa sorte è toccata alla Facoltà di Lettere, Giornalismo e Studi Umanistici, Scienze dell’Educazione e Servizio Sociale dell’Università Nazionale di La Plata, capoluogo della provincia di Buenos Aires (est). In questa giurisdizione, dove vive quasi il 37 per cento della popolazione, si trovano l’Università Nazionale di La Matanza, l’Università Nazionale Arturo Jauretche, l’Università Nazionale General San Martín, l’Università Nazionale di Luján, l’Università Nazionale di Moreno, l’Università Nazionale di Lomas de Zamora, l’Università Nazionale General Sarmiento e l’Università Nazionale di Quilmes.


In quest’ultimo centro, giovani simpatizzanti della coalizione di governo, La Libertad Avanza (di estrema destra), hanno lanciato spray al peperoncino contro un gruppo di studenti che stavano partecipando a un’assemblea per decidere di occupare l’università. All’Università Nazionale di Córdoba (al centro), la seconda giurisdizione più grande del paese, sono state occupate la Facoltà di Lettere, la Facoltà di Scienze della Comunicazione e la Facoltà di Psicologia. È stata occupata anche la Facoltà di Scienze Marine dell’Università Nazionale di Comahue, situata nei distretti di Neuquén (sud-ovest) e Río Negro (sud). La Facoltà di Filosofia e Lettere della provincia di Tucumán (nord-ovest), inoltre, ha dichiarato “persona non grata” il governatore della circoscrizione, Osvaldo Jaldo, e i deputati che mercoledì hanno approvato il veto del presidente sulla Legge sul Finanziamento dell’Università. Il presidente argentino ha assicurato martedì che le università pubbliche e i loro finanziamenti non sono “in discussione”, ma ha insistito ancora una volta sulla necessità di un controllo, anche se il governo non ha preso alcuna iniziativa da quando si è insediato, a dicembre, per realizzare queste supervisioni. Nel progetto di Bilancio 2025 presentato al Palazzo Legislativo, l’Esecutivo ha deciso di sospendere l’obbligo dello Stato di investire almeno il 6% del PIL nell’istruzione. Per questo mercoledì nella capitale argentina, gli studenti di varie facoltà hanno indetto un cacerolazo alle 18:00 ora locale (le 22 in Italia), e ci sarà anche una mobilitazione a La Plata, nel quadro di una giornata di proteste e manifestazioni che potrebbero estendersi a tutto il territorio. Il Fronte Nazionale delle Università Nazionali, formato dai sei sindacati che rappresentano docenti e non docenti in tutto il Paese, ha deliberato per questo giovedì un nuovo sciopero di 24 ore, dopo quello indetto il 10 ottobre

Gli Usa a Israele: stop alle armi se continua il blocco degli aiuti a Gaza

Gli Usa a Israele: stop alle armi se continua il blocco degli aiuti a GazaRoma, 15 ott. (askanews) – Gli Stati Uniti hanno informato Israele che interromperanno le forniture di armi se Israele continuerà a bloccare l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Lo riporta Haaretz citando una fonte diplomatica israeliana.


Il quotidiano israeliano ha quindi riportato la lettera firmata dal Segretario di Stato americano, Antony Blinken, e dal Segretario alla Difesa, Lloyd Austin, indirizzata ai ministri israeliani Yoav Gallant e Ron Dermer, datata 13 ottobre, in cui si chiede alle autorità israeliane di agire “entro 30 giorni”. Nella missiva l’amministrazione Biden si è detta “particolarmente preoccupata dal fatto che le recenti misure adottate dal governo israeliano, tra cui l’interruzione delle importazioni commerciali, il rifiuto o l’impedimento di quasi il 90% dei movimenti umanitari tra il nord e il sud di Gaza a settembre, le continue restrizioni onerose ed eccessive sul dual-use e l’istituzione di nuovi controlli e requisiti di responsabilità e doganali per il personale umanitario e le spedizioni, insieme all’aumento dell’illegalità e dei saccheggi, stiano contribuendo a un deterioramento accelerato delle condizioni a Gaza”.

Hezbollah: non si può separare il Libano dalla Palestina

Hezbollah: non si può separare il Libano dalla PalestinaRoma, 15 ott. (askanews) – Il numero due di Hezbollah, Naim Qassem, ha dichiarato oggi che il conflitto in corso con Israele in Libano non può essere separato da quello nella Striscia di Gaza. “Ci è stato chiesto di accettare una zona cuscinetto di 10 chilometri per raggiungere un cessate il fuoco, ma abbiamo insistito sulla fine della guerra israeliana a Gaza”, ha detto in un discorso televisivo, il terzo tenuto dopo l’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il 27 settembre scorso.


Secondo Qassem “Israele rappresenta un pericolo reale per la regione” per cui “non possiamo separare il Libano dalla Palestina”, perchè gli Stati Uniti, “il demone più grande, vogliono un nuovo Medio Oriente”. “Siamo di fronte al pericolo di un nuovo Medio Oriente. Israele è il braccio armato e criminale del progetto del grande demonio – ha proseguito, secondo l’Orient Le Jour – Israele ha lasciato il Libano solo grazie alla resistenza. Nel 2006 il nemico fallì nella sua operazione. Il Libano rientra nel progetto espansionistico israeliano. Sosteniamo i palestinesi nel liberare la loro terra e proteggere la nostra”. Secondo il numero due di Hezbollah, “l’obiettivo della resistenza non è quello di essere presente in modo permanente lungo tutto il confine”, ma quello di “contrastare l’esercito nemico quando entra nel territorio” e “dato che Israele ha preso di mira tutto il Libano, abbiamo il diritto di prendere di mira tutto Israele”.


Quindi rivolgendosi a Israele, ha concluso: “Dico a Israele: la soluzione è un cessate il fuoco, nient’altro. Se volete continuare a sparare, noi continueremo. Dopo il cessate il fuoco i coloni potranno ritornare alle loro case. Dico agli israeliani: non credete ai vostri leader e a quello che dicono sulle nostre capacità. Se vi state chiedendo come sta Hezbollah, vi dico che è forte, nonostante i colpi subiti dopo i cercapersone. Abbiamo recuperato le nostre forze sul terreno e sostituito i quadri. Non uno solo dei nostri centri è vuoto”.