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M.O., Burns atteso in Israele, Idf: riaperto valico di Kerem Shalom

M.O., Burns atteso in Israele, Idf: riaperto valico di Kerem ShalomMilano, 8 mag. (askanews) – Israele ha preso il controllo del valico di Rafah, in un’operazione limitata secondo la Casa Bianca: il tutto mentre crescono i timori di un’invasione su vasta scala e restano in bilico i colloqui con Hamas su un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Oggi peraltro a Tel Aviv – poco prima dell’arrivo in Israele del capo della CIA Bill Burns -, l’autostrada Ayalon ha riaperto al traffico in direzione nord dopo essere stata bloccata per circa 20 minuti dagli attivisti che chiedevano un accordo per la liberazione degli ostaggi.


Burns incontrerà il premier israeliano Benjamin Netanyahu in giornata mentre Israele porta avanti le operazioni militari a Rafah e riprendono i colloqui di tregua al Cairo con delegazioni di Israele, Hamas, Stati Uniti, Qatar ed Egitto. Intanto gli Usa hanno fatto sapere di aver sospeso la spedizione di bombe a Israele a causa delle preoccupazioni di un potenziale utilizzo in una eventuale incursione a Rafah. Le Nazioni Unite hanno avvertito di un potenziale collasso del flusso di aiuti ai palestinesi a causa della chiusura del valico di Rafah dall’Egitto e dell’altro principale valico verso Gaza: Kerem Shalom, da Israele. Nel frattempo l’esercito israeliano su X afferma di aver riaperto il valico di Kerem Shalom verso Gaza, uno snodo chiave per l’ingresso degli aiuti umanitari. “Anche il valico di Erez continua a funzionare per facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza” dicono da Idf.


I funzionari Onu affermano che il nord di Gaza sta attraversando una “piena crisi” e carestia. I valichi di Rafah e Kerem Shalom sono punti di ingresso fondamentali per cibo, medicine e altri rifornimenti per i 2,3 milioni di persone di Gaza. Peraltro l’incursione israeliana è arrivata dopo ore delicatissime per la guerra tra Israele e Hamas che va avanti ormai da 7 mesi: Hamas ha dichiarato lunedì di aver accettato la proposta di cessate il fuoco che secondo Israele non era all’altezza delle sue stesse richieste fondamentali. Un’invasione su vasta scala di Rafah da parte delle forze israeliane sarebbe “un errore strategico, una calamità politica e un incubo umanitario”, ha avvertito il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. L’attacco militare israeliano contro Rafah, dove “più di 1,5 milioni di civili sono ammassati in una stretta striscia di terra”, rischia di trasformare l’ex rifugio per civili “in un cimitero”, ha affermato Avril Benoit, direttrice esecutiva di Medici Senza Frontiere.


Martedì il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha incontrato il re giordano Abdullah, mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato oggi con il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi. Secondo il Dipartimento di Stato, Blinken “ha espresso il suo continuo apprezzamento per il ruolo guida della Giordania nel facilitare la consegna di assistenza umanitaria salvavita ai palestinesi di Gaza” e “ha condannato fermamente i recenti attacchi violenti ai convogli di aiuti umanitari dalla Giordania a Gaza da parte di estremisti in cerca di per impedire che gli aiuti raggiungano i civili palestinesi bisognosi.”

Guterres: esorto Israele a fermare l’escalation militare

Guterres: esorto Israele a fermare l’escalation militareNew York, 7 mag. (askanews) – “Esorto il governo di Israele a fermare qualsiasi escalation e ad impegnarsi in modo costruttivo nei colloqui diplomatici in corso”. Così ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres durante una conferenza stampa convocata d’urgenza proprio davanti alla sala del Consiglio di sicurezza.


Guterres ha ribadito che “gli accordi tra il governo di Israele e la leadership di Hamas sono essenziali per fermare la sofferenza insopportabile dei palestinesi di Gaza, degli ostaggi e delle loro famiglie” e ha chiesto ai leader impegnati nei colloqui di “mostrare coraggio politico” in modo da “garantire un accordo adesso, per fermare lo spargimento di sangue”. “Dopo che più di 1.00 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre, dopo che più di 64.000 palestinesi sono stati uccisi a Gaza, non abbiamo visto abbastanza?”, ha detto con impeto il segretario generale aggiungendo che “la rinnovata attività militare dell’esercito di Israele” rischia ulteriormente “una catastrofe umana” e invita a riaprire i valichi di Rafa e Kerem Shalom per consentire il passaggio degli aiuti.

In Ucraina arrestati 2 membri dei servizi di sicurezza: volevano uccidere Zelensky

In Ucraina arrestati 2 membri dei servizi di sicurezza: volevano uccidere ZelenskyRoma, 7 mag. (askanews) – Secondo il Servizio di Sicurezza ucraino, due funzionari della sicurezza ucraini sono stati arrestati con l’accusa di aver pianificato l’assassinio del presidente Volodymyr Zelensky, scrive Cnn.


Secondo quanto riferito, Zelensky ha dovuto affrontare diversi tentativi di attentati da quando la Russia ha iniziato l’invasione nel febbraio 2022. La prima dei due arrestati è una donna di Mykolaiv, fermata nell’agosto 2023 in relazione a un complotto per assassinare Zelensky, ed accusata di aver raccolto nella regione ucraina per pianificare un attacco aereo russo per ucciderlo.  La SBU ha affermato di aver colto la donna “in flagrante” mentre cercava di “passare informazioni agli invasori”.  Ad aprile, un uomo polacco è stato accusato di aver collaborato a un altro presunto complotto russo per assassinare Zelensky ed è stato accusato di “voler agire per conto dell`intelligence straniera contro la Repubblica di Polonia”, un reato che prevede fino a otto anni di prigione. I pubblici ministeri hanno riferito che l’uomo era pronto a fornire informazioni alle spie russe sulla sicurezza all’aeroporto di Rzeszów-Jasionka, nel sud-est della Polonia vicino al confine con l’Ucraina, che il presidente ucraino utilizza quando parte per viaggi all’estero..


 

Consiglio Ue adotta definitivamente direttiva contro violenza di genere

Consiglio Ue adotta definitivamente direttiva contro violenza di genereRoma, 7 mag. (askanews) – Il Consiglio Ue ha dato il via libera a una direttiva Ue per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. “Adottare un’azione decisiva contro questi atti di violenza è essenziale per garantire i valori e i diritti fondamentali dell’uguaglianza tra donne e uomini e della non discriminazione”, dice un comunicato del consiglio. La legge impone a tutti i paesi dell’UE di criminalizzare la mutilazione genitale femminile, il matrimonio forzato e la violenza informatica, come la condivisione non consensuale di immagini intime.


La nuova legge contiene anche misure per prevenire la violenza contro le donne e la violenza domestica e stabilisce standard per la protezione delle vittime di questi crimini. “La violenza contro le donne e la violenza domestica è un crimine persistente. Questa legge garantirà a livello europeo che i suoi autori saranno severamente sanzionati e che le sue vittime riceveranno tutto il sostegno di cui hanno bisogno” ha commentato Paul Van Tigchelt, vice primo ministro belga e ministro della Giustizia e del Mare del Nord


La legge adottata oggi criminalizza i seguenti reati in tutta l’UE: mutilazione genitale femminile, matrimonio forzato, condivisione non consensuale di immagini intime, stalking informatico, molestie informatiche e incitamento informatico all’odio o alla violenza. Il commettere questi crimini sarà punibile con pene detentive da almeno uno a cinque anni. La direttiva prevede anche un ampio elenco di circostanze aggravanti, come aver commesso un reato contro un minore, un ex o attuale coniuge o partner o un rappresentante pubblico, un giornalista o un difensore dei diritti umani, che comportano sanzioni più severe.


La direttiva contiene anche norme dettagliate sulle misure di assistenza e protezione che gli Stati membri dovrebbero fornire alle vittime. Diventerà più facile per le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica denunciare un reato. Come minimo, sarà possibile denunciare i crimini informatici online. I paesi dell’UE devono inoltre adottare misure per garantire che i bambini siano assistiti da professionisti. Quando i bambini denunciano un reato commesso da qualcuno che esercita la responsabilità genitoriale, le autorità dovranno adottare misure per proteggere la sicurezza del bambino prima di informare il presunto autore.


Al fine di proteggere la privacy della vittima e prevenire la vittimizzazione ripetuta, gli Stati membri devono inoltre garantire che le prove relative alla condotta sessuale passata della vittima siano consentite nei procedimenti penali solo quando sono pertinenti e necessarie. Con l’idea di costruire un futuro più sicuro, le misure preventive mirano ad aumentare la consapevolezza sulle cause profonde della violenza contro le donne e della violenza domestica e a promuovere il ruolo centrale del consenso nei rapporti sessuali. Gli Stati membri hanno tre anni dall’entrata in vigore della direttiva per recepirla nel diritto nazionale. Il testo era già stato concordato informalmente tra il Parlamento europei e il Consiglio Ue il 6 febbraio a Strasburgo, dopo un lungo negoziato (cinque round dal luglio scorso). In quell’occasione, i negoziatori del Parlamento europeo non erano riusciti a convincere un gruppo nutrito di Stati membri (tra cui Francia, Germania, Olanda, Austria e Ungheria) a concordare una definizione comune europea del reato di stupro come atto basato sulla costrizione, non necessariamente violenta, a un atto sessuale non consensuale. La revisione periodica della direttiva da parte della Commissione potrebbe servire, almeno così si spera, a ritornare su questa definizione, quando le circostanze saranno più favorevoli.

Khodorkovksy: Putin alza posta prima di trattare, Italia sia faro

Khodorkovksy: Putin alza posta prima di trattare, Italia sia faroRoma, 7 mag. (askanews) – Con i nuovi stanziamenti americani per l’Ucraina, la Russia si ritrova in una situazione di incertezza strategica e “a questo punto Putin vorrà negoziare, ma prima dei negoziati sicuramente andrà a una ulteriore escalation per alzare la posta in gioco, per fare pressione”: lo ha sostenuto l’oppositore russo in esilio Mikhail Khodorkovsky in audizione davanti alla Commissione esteri della Camera.


“Per questo abbiamo sentito le dichiarazioni sulle armi nucleari tattiche, per questo c’è una maggiore attività dei servizi russi all’estero per lavori di sabotaggio. Tutto questo fa parte di una tattica molto interessante”, ha affermato Khodorkovksy. “Ci sono legami con gruppi criminali, marginali, che vengono invitati a collaborare per atti criminali. Anche a questo io riconduco la confisca di beni occidentali, si tratta di alzare la posta”. L’ex patron di Yukos, per 10 anni in carcere e dal 2013 fuori dalla Russia, ha esortato a non trattare Putin da presidente legittimo. “Ribadisco ancora una volta quanto dico spesso ai rappresentanti dei governi occidentali: Putin non è un collega, non è il capo di uno Stato nel senso di un capo dello Stato del XXI secolo, sia in termini di percezione interna, sia come metodi di lavoro, è un capo di un gruppo mafioso”, ha affermato Khodorkovksy, che ha parlato davanti alla Commissione esteri poco dopo il giuramento di Putin per il quinto mandato al Cremlino.


“Nella maggior parte dei Paesi tra cui l’Italia, ai gruppi mafiosi non è stato permesso di prendere il controllo dello Stato, purtroppo in Russia non siamo stati in grado: c’è lo Stato e un gruppo mafioso che lo controlla”, ha sostenuto l’oppositore russo. “Ritengo che l’Italia, in quanto Paese di grande esperienza anche in termini di lotta contro la mafia, potrebbe avere un importante ruolo nello stilare una legge necessaria oggi ai Paesi occidentali per interagire con il regime di Putin”. I fondi russi congelati all’estero, sulla cui confisca i Paesi europei non trovano un accordo, temendo precedenti internazionali pericolosi, “non vanno percepiti come denaro dei russi, dei pensionati russi o altro, sono soldi che non vedranno mai finchè Putin è al potere, sono soldi di un gruppo mafioso che li userà per i suoi fini”, ha affermato Khodorkovsky.

Oxfam: terza edizione del premio “Combattere la disuguaglianza”

Oxfam: terza edizione del premio “Combattere la disuguaglianza”Roma, 7 mag. (askanews) – Un solo obiettivo: riconoscere e valorizzare le esperienze umane, professionali, imprenditoriali, che hanno lasciato un segno tangibile a vantaggio delle proprie comunità di lavoro e di vita nel contrasto alle grandi disuguaglianze che attraversano il nostro tempo.


Da qui riparte la terza edizione del premio Combattere la disuguaglianza – Si può fare, ideato da Oxfam, in collaborazione con l’Associazione Alessandra Appiano – Amici di Salvataggio. L’iniziativa è destinata a volontari, attivisti, narratori, comunicatori, associazioni che con progetti, idee e lavoro si sono dedicati ad affrontare e raccontare la disuguaglianza, impegnandosi a correggere palesi storture e ingiustizie. Gli ultimi dati diffusi da Oxfam dimostrano che dal 2020 i 5 uomini più ricchi al mondo hanno più che raddoppiato, in termini reali, le proprie fortune – da 405 a 869 miliardi di dollari – a un ritmo di 14 milioni di dollari all’ora, mentre la ricchezza complessiva di quasi 5 miliardi di persone più povere non ha mostrato barlume di crescita.


La povertà assoluta in Italia mostra un trend più che ventennale di crescita, sospinta da una perdurante stagnazione economica e dagli effetti non cicatrizzati delle crisi che nel nuovo millennio si sono abbattute sul nostro Paese. Nel 2023, secondo le stime preliminari di ISTAT, 2 milioni e 237 mila famiglie per un totale di 5 milioni e 752 mila individui non dispongono di risorse mensili sufficienti ad acquistare un paniere di beni e servizi essenziali, per vivere in condizioni dignitose. “Le disuguaglianze economiche, la mancanza di opportunità per i giovani, il lavoro povero, l’iniquo accesso alle cure e all’istruzione, la disparità di genere caratterizzano le nostre società e sembrano mostri invincibili. – ha detto Emilia Romano, presidente di Oxfam Italia – Tra i tanti che si sono impegnati ogni giorno contro le disuguaglianze vogliamo premiare quelli che hanno cercato di rimuovere ostacoli, inventare alternative, dare voce ai più deboli per costruire un mondo più giusto. Lo facciamo ricordando una nostra grande sostenitrice, Alessandra Appiano, che ha condiviso con noi proprio la battaglia all’ingiustizia della disuguaglianza e della povertà. Chiunque, con la sua attività lavorativa e personale, artistica, imprenditoriale, di volontariato e quant’altro può fare la sua parte per costruire un mondo più equo. E Oxfam vuole aumentarne l’impatto con questo premio. Si può fare!” Il premio, la giuria e la commissione di selezione Il premio si articola in 2 sezioni: ” Premio per la sezione Raccontare la disuguaglianza – sarà conferito al professionista della comunicazione, che abbia saputo raccontare la disuguaglianza nelle sue più diverse forme (sociale, economica, di genere, di accesso alla salute, alle cure psichiatriche, all’istruzione), attraverso articoli, video, foto o qualunque altro strumento nel periodo 1° gennaio 2023 – 2 settembre 2024. La Giuria porrà particolare attenzione alla valutazione dell’impatto avuto da quel racconto rispetto alla situazione di partenza.


” Premio per la sezione Affrontare la disuguaglianza – La partecipazione è aperta a operatori o associazioni che abbiano dimostrato, con il loro impegno quotidiano, che la disuguaglianza può essere combattuta e che le persone che ne sono vittima possono emanciparsi. La Giuria porrà particolare attenzione alle attività e ai progetti – sviluppati tra 1° gennaio 2023 – 2 settembre – che abbiano avuto, o stiano avendo, un impatto positivo, alla loro capacità di generare un cambiamento rispetto alla situazione di partenza. La giuria: Camilla Baresani, scrittrice, Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica – Università di Roma Tor Vergata, Riccardo Bonacina, giornalista e fondatore di Vita, i giornalisti Roberto Giovannini, Marco Pratellesi e Giuseppe Smorto, don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana; per conto dell’Associazione Alessandra Appiano-Amici di Salvataggio, Mariateresa Alvino, media manager di Oxfam Italia, Nanni Delbecchi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, Vito Oliva, giornalista e autore televisivo; Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia, Marta Pieri, corporate manager di Oxfam Italia.


La commissione di selezione Una Commissione di selezione, composta da membri scelti da Oxfam Italia e dall’Associazione Alessandra Appiano, orientata a rappresentare al suo interno tutti i macro settori nei quali è più possibile distinguersi in tema di disuguaglianza, fornirà indicazioni motivate sui premiabili distintisi nel periodo 1° gennaio 2023 – 2 settembre 2024 con un’attività di contrasto e/o denuncia della disuguaglianza. Le candidature dovranno essere presentate entro e non oltre il 2 settembre, attraverso il sito di Oxfam Italia su Premio Oxfam – combattere la disuguaglianza, si può fare, andando su https://www.oxfamitalia.org/premio-combattere-disuguaglianza/ Su proposta della direzione generale di Oxfam Italia che presenterà una rosa di nomi, la giuria conferirà inoltre un riconoscimento speciale a un’azienda o un imprenditore / un’imprenditrice che abbia dimostrato, con investimenti e l’avvio di progetti, la capacità di promuovere modelli di produzione e crescita nel pieno rispetto e promozione dei diritti umani di tutte le comunità e persone coinvolte nel proprio business. La consegna dei premi è prevista nella seconda metà di ottobre a Firenze, in occasione del Festival Creiamo un futuro di uguaglianza. La data esatta della premiazione sarà comunicata alla chiusura del bando. l concorso non prevede l’assegnazione di un premio in denaro, ma di un riconoscimento simbolico, reso noto pubblicamente.

Putin giura da presidente (altri sei anni): decidiamo noi il futuro della Russia. L’Occidente faccia le sue scelte

Putin giura da presidente (altri sei anni): decidiamo noi il futuro della Russia. L’Occidente faccia le sue scelteRoma, 7 mag. (askanews) – Vladimir Putin ha giurato da presidente per il suo quinto mandato non consecutivo da presidente della Federazione russa per altri sei anni. Insolitamente puntuale, alle 12 esatte, ora moscovita, Putin è entrato nel Salone di San Giorgio del Gran Palazzo del Cremlino per la cerimonia di inaugurazione. Percorrendo il tappeto rosso verso il podio ha distribuito saluti e strette di mano. Il presidente della Corte Costituzionale Valery Zorkin lo ha poi invitato a prestare giuramento, dopodiché è risuonato l’inno nazionale russo.


“Attraverseremo con dignità questo periodo difficile, di cambiamenti, e saremo ancora più forti: ha dichiarato Vladimir Putin nel suo discorso dopo il giuramento per il quinto mandato da presidente della Federazione russa, rivolgendosi ai cittadini russi. “Il futuro della Russia lo decideremo noi e solo noi”, ha detto, sottolineando che il risultato dipende dalla compattezza della nazione. “Non dobbiamo dimenticare il tragico costo degli sconvolgimenti, ma stabilità non significa pigrizia”, ha affermato il presidente, sottolineando con una frase che torna sempre più spesso nei suoi discorsi: “Assieme, vinceremo” “Voi, cittadini della Russia, avete confermato che la traiettoria del Paese è giusta. Questo è di grande importanza proprio ora, quando ci troviamo di fronte a gravi sfide. Vedo in questo una profonda comprensione dei nostri obiettivi storici comuni”, ha detto Putin, traducendo in pratica la sua rielezione in un mandato per la guerra in Ucraina. “Vedo in questo una profonda comprensione dei nostri obiettivi storici comuni, la determinazione a difendere con fermezza la nostra scelta, i nostri valori, la libertà e gli interessi nazionali della Russia”.


La Russia non rifiuta il dialogo con i Paesi occidentali: “Siamo stati e saremo aperti a rafforzare le buone relazioni con tutti i Paesi che vedono nella Russia un partner affidabile e onesto”, ha dichiarato Vladimir Putin nel suo discorso dopo il giuramento per il quinto mandato da presidente della Federazione russa. “Siamo stati e saremo aperti a rafforzare le buone relazioni con tutti i Paesi che vedono nella Russia un partner affidabile e onesto. E questa è davvero la maggioranza del mondo. Non rifiutiamo il dialogo con gli Stati occidentali. La scelta è loro – ha detto Putin – Intendono continuare a cercare di frenare lo sviluppo della Russia, a portare avanti la loro politica di aggressione, la pressione sul nostro Paese che non si ferma da anni, o cercare un percorso di cooperazione e di pace?”.


(foto archivio)

Ecco cosa prevede l’accordo di cessate il fuoco per Gaza approvato da Hamas

Ecco cosa prevede l’accordo di cessate il fuoco per Gaza approvato da HamasRoma, 7 mag. (askanews) – Al-Araby al-Jadeed ha ottenuto il testo dell’accordo di cessate il fuoco per Gaza accettato ieri da Hamas, in attesa di un pronunciamento ufficiale di Israele. Di seguito il testo integrale della proposta avanzata dai mediatori di Egitto e Qatar, che prevede un piano di attuazione in tre fasi, ciascuna della durata di 42 giorni: L’accordo quadro mira a rilasciare tutti i detenuti israeliani nella Striscia di Gaza, siano essi civili o soldati, vivi o meno, in cambio della liberazione di un numero concordato di prigionieri nelle carceri israeliane e del ritorno ad una calma sostenibile, in modo tale da raggiunge un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza e la ricostruzione.


L’accordo quadro, i cui garanti sono Qatar, Egitto, Stati Uniti e Nazioni Unite, si compone di tre fasi correlate e interconnesse, che sono le seguenti: LA PRIMA FASE (42 giorni) – Cessazione temporanea delle operazioni militari reciproche tra le due parti e ritiro delle forze israeliane verso est e lontano dalle aree densamente popolate verso un’area lungo il confine dell’intera Striscia di Gaza. – Sospensione delle operazioni aeree militari e di ricognizione nella Striscia di Gaza per dieci ore al giorno e per 12 ore nei giorni del rilascio di detenuti e prigionieri. – Ritorno degli sfollati nelle loro aree di residenza e ritiro israeliano dalla Gaza Valley, dall’asse Netzarim e dalla rotatoria del Kuwait. In particolare, tre giorni dopo il rilascio di tre detenuti, le forze israeliane si ritirano completamente al-Rashid, smantellano i siti e le installazioni militari in quest’area e consentono il ritorno degli sfollati alle loro case. Il 22esimo giorno – dopo il rilascio della metà dei detenuti civili ancora in vita, comprese le donne soldato -, le forze israeliane si ritirano dal centro della Striscia di Gaza a est di Salah al-Din Road verso un’area, vicino al confine, e smantellano completamente tutti i siti e le installazioni militari. Agli sfollati sarà consentito di ritornare ai loro luoghi di residenza nel nord della Striscia di Gaza e sarà garantita la libertà di movimento dei residenti in tutte le aree della Striscia di Gaza. – Già a partire dal primo giorno, dovrà essere consentito l’ingresso di grandi e sufficienti quantità di aiuti umanitari, materiali di soccorso e carburante (600 camion al giorno, di cui 50 camion di carburante), compreso quello necessario per far funzionare elettricità e attrezzature necessarie per la rimozione delle macerie, e per riabilitare e gestire ospedali, centri sanitari e panifici in tutte le aree della Striscia di Gaza.


Scambio di detenuti e prigionieri: Durante la prima fase, Hamas rilascerà 33 detenuti israeliani (vivi o morti), tra cui donne (civili e soldati), ragazzi (sotto i 19 anni, esclusi i soldati), anziani (oltre i 50 anni), malati e civili feriti, in cambio di numeri di prigionieri nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani. In cambio, Israele rilascerà 30 prigionieri anziani (oltre i 50 anni) e malati per ogni detenuto israeliano, sulla base di elenchi forniti da Hamas, in base all’arresto più lontano nel tempo. Ultimato questo scambio, il gruppo palestinese procederà alla liberazione di tutte le soldatesse israeliane viventi. In cambio, Israele rilascerà 50 prigionieri dalle sue carceri per ogni donna soldato israeliana liberata, sulla base di elenchi forniti da Hamas. Il processo di scambio è legato alla portata del rispetto dei termini dell’accordo, compresa la cessazione delle operazioni militari reciproche, il ritiro delle forze israeliane, il ritorno degli sfollati e l’ingresso degli aiuti umanitari.


Entro e non oltre il 16esimo giorno della prima fase, inizieranno discussioni indirette tra le due parti per concordare i dettagli della seconda fase di questo accordo per quanto riguarda le condizioni per lo scambio di prigionieri e detenuti di entrambe le parti (soldati e uomini rimanenti), a condizione che siano completati e concordati entro la fine della quinta settimana di questa fase. Tutte le misure in questa fase, inclusa la cessazione temporanea delle operazioni militari reciproche, i soccorsi e il ritiro delle forze, continueranno nella seconda fase fino a quando non sarà dichiarata una calma sostenibile. LA SECONDA FASE (42 giorni): – Saranno annunciati il ritorno a una calma sostenibile (cessazione delle operazioni militari e ostili) e la sua entrata in vigore prima dello scambio di detenuti e prigionieri tra le due parti. Lo scambio riguarderà tutti gli uomini israeliani rimasti vivi (civili e soldati) in cambio di un numero concordato di prigionieri nelle carceri israeliane da parte delle forze dello Stato ebraico. In questa fase è inoltre previsto il ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza.


LA TERZA FASE (42 giorni): – E’ previsto lo scambio di corpi e resti da entrambe le parti, dopo la loro identificazione. In questa fase, inoltre, dovrà avvenire l’attuazione del piano di ricostruzione della Striscia di Gaza per un periodo da 3 a 5 anni, comprese case, strutture civili e infrastrutture pubbliche. Sarà inoltre deciso un risarcimento per tutte le persone colpite, sotto la supervisione di una serie di paesi e organizzazioni, tra cui Egitto, Qatar e le Nazioni Unite. Prevista, infine, la definitiva conclusione all’assedio della Striscia di Gaza.

Le forze israeliane: “Operazione antiterrorismo mirata” contro Hamas a Rafah

Le forze israeliane: “Operazione antiterrorismo mirata” contro Hamas a RafahRoma, 7 mag. (askanews) – Le forze di difesa israeliane stanno conducendo “attacchi mirati contro obiettivi terroristici di Hamas nella parte orientale di Rafah”, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha annunciato l’Idf sui social network. “L’Idf ha avviato una precisa operazione antiterrorismo nella zona orientale di Rafah; a seguito di notizie di intelligence che indicavano che il valico di Rafah nella parte orientale della città veniva utilizzato per scopi terroristici, le truppe dell’Idf hanno ottenuto il controllo operativo del lato di Gaza del valico”, si legge.


“Nella notte, le truppe di terra dell’Idf hanno avviato una precisa operazione antiterrorismo basata sull’intelligence dell’Idf e dell’Isa per eliminare i terroristi di Hamas e smantellare le infrastrutture terroristiche di Hamas in aree specifiche della parte orientale di Rafah”, aggiunge la dichiarazione. “Prima dell’operazione, l’Idf ha incoraggiato i residenti nell’area orientale di Rafah a evacuare temporaneamente nell’area umanitaria ampliata di Al-Mawasi, dove l’Idf ha facilitato l’espansione di ospedali da campo, tende e un aumento di acqua, cibo e aiuti”, hanno riferito le forze armate dello Stato ebraico. “Anche le organizzazioni internazionali che lavorano nell’area sono state incoraggiate a evacuare temporaneamente prima dell’inizio dell’operazione”, è stato aggiunto.


Almeno 15 persone, tra cui un bambino, sono morte nella notte a causa di raid aerei israeliani su Rafah, hanno riferito fonti mediche degli ospedali Abu Yousef Al Najjar e Al Kuwait, dopo che la Difesa civile palestinese aveva affermato che le sue squadre di soccorso avevano recuperato diversi corpi in alcune case colpite da aerei israeliani. Secondo quanto riportato dalla stampa israeliana, l’operazione militare dell’Idf è stata guidata dalla 162a divisione dell’esercito e dalla 401a brigata corazzata, in collaborazione con unità speciali che operavano nella parte orientale di Rafah.


Le forze di difesa israeliane hanno riferito, d’altra parte, di avere colpito e distrutto più di 150 obiettivi di Hamas. Secondo l’Idf, almeno 20 membri di Hamas sono stati uccisi e i pozzi dei tunnel costruiti dai movimenti estremisti palestinesi nell’area sono stati distrutti. Fonti dell’esercito stimano che questi stessi tunnel facevano parte di un percorso di difesa sotterraneo di Hamas che, però, non attraversava il territorio egiziano.

Putin giura per altri 6 anni, l’Europa divisa sulla presenza alla cerimonia

Putin giura per altri 6 anni, l’Europa divisa sulla presenza alla cerimoniaRoma, 7 mag. (askanews) – Vladimir Putin giura oggi per il suo quinto mandato presidenziale non consecutivo alla guida della Federazione russa, da oltre due anni in guerra in Ucraina. L’avvio della nuova presidenza Putin divide il campo occidentale, europeo in particolare, tra chi ha deciso di non presenziare e chi vuole sottolineare che i rapporti con Mosca restano comunque aperti: al Cremlino non ci sarà l’ambasciatore dell’Ue, ha confermato il portavoce della politica estera dell’Ue Peter Stano, anche Londra ha comunicato che non invierà alcun rappresentante e similmente il Canada e gli Stati Uniti, che tuttavia hanno ribadito di riconoscere Putin come legittimo presidente. L’Italia non ci sarà, al contrario della Francia, malgrado le tensioni con Parigi sulla scia delle dichiarazioni del presidente Emmanuel Macron sul possibile invio di truppe in Ucraina. Parteciperanno all’inaugurazione del nuovo mandato di Putin anche Ungheria e Slovacchia.


Putin ha vinto facilmente le elezioni presidenziali del 15-17 maggio, incassando altri sei anni al Cremlino con l’87% dei voti tra assenza di alternative, esclusione, anni di repressione di qualsiasi possibile consenso e una crescente immersione della Federazione russa nella dimensione bellica, che compatta il consenso attorno al presidente e comandante in capo delle forze armate. Dopo l’avvio del nuovo mandato sono attesi cambiamenti nel sistema putiniano – un rimpasto governativo e nuove caselle nell’amministrazione presidenziale – che indicherà se e come stiano cambiando gli equilibri all’interno della galassia del potere russo.