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Morta giornalista ucraina detenuta in prigione russa

Morta giornalista ucraina detenuta in prigione russaRoma, 11 ott. (askanews) – La giornalista ucraina Victoria Roshchyna è morta in una prigione russa. Lo segnala Oleksandra Matviichuk, che è a capo del Center for Civil Liberties (Ukraine), premio Nobel per la pace 2022.


“La nostra collega, la giornalista Victoria Roshchyna, è morta in prigionia russa”, ha scritto su X Matviichuk. “Ho una domanda. Cosa le hanno fatto? Cosa può essere stato fatto a una giovane ragazza per farla morire? Chiedo a tutte le organizzazioni giornalistiche di diversi paesi di esigere ufficialmente una risposta dalla Russia”, ha continuata. Poi, rivolgendosi direttamente alla giornalista morta: “Vika, sei stata così coraggiosa. Mi dispiace tanto di non averti liberata in tempo”. Roshchyna, che avrebbe compiuto 28 anni questo mese, era stata catturata dalle forze di Mosca mentre lavorava in Ucraina orientale per raccontare l’occupazione. Da agosto 2023 non si erano avute notizie di lei, fino ad aprile di quest’anno, quando il padre aveva ricevuto una lettera del ministero della Difesa russo, riporta il Guardian. Le circostanze del suo arresto non sono state rese pubbliche e non è chiaro dove fosse detenuta in Russia.


L’organizzazione per i diritti della stampa Reporter Senza Frontiere ha espresso shock per la morte di Roshchyna. Il media russo Mediazona ha riferito che è morta mentre veniva trasferita a Mosca da una prigione di Taganrog, vicino al confine ucraino. Roshchyna lavorava come freelance per vari media indipendenti, tra cui Ukrainska Pravda, e aveva collaborato con il servizio ucraino di Radio Free Europe, finanziato dagli Stati uniti. Nel 2022, aveva ricevuto il premio “Courage in Journalism” dalla International Women’s Media Foundation per i suoi reportage dall’Ucraina orientale.


Immagine tratta da X

Zelensky: “Grazie Giorgia per tuo forte sostegno all’Ucraina”

Zelensky: “Grazie Giorgia per tuo forte sostegno all’Ucraina”Milano, 12 ott. (askanews) – “Sono grato all’Italia. Ringrazio personalmente te, Giorgia, per il tuo forte e sincero sostegno all’Ucraina, per la tua vera capacità di sostenere il nostro popolo”. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nelle dichiarazioni alla fine dell’incontro a Roma con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni il 10 ottobre, precisando che i due hanno “anche discusso della preparazione di un nuovo pacchetto di difesa”


“Stiamo presentando ai nostri amici più cari, ai leader d’Europa, i dettagli del nostro piano di vittoria che abbiamo preparato in Ucraina per rendere più vicina una giusta fine di questa guerra”, ha dichiarato. “Sono grato a Giorgia, al team del governo italiano per questa attenzione al piano, ai suoi punti, all’intera strategia” ha aggiunto. “Abbiamo concordato di lavorare insieme a livello di team per discutere le condizioni di pace il prima possibile” ha aggiunto. “Abbiamo anche parlato oggi dei preparativi per la sessione del Consiglio europeo, così come della decisione sui beni russi. Sono grato per questa preparazione della conferenza sulla ripresa dell’Ucraina che si terrà in Italia. È importante per noi vedere che le aziende italiane siano rappresentate in modo significativo nei progetti di ripresa in Ucraina”.

Muore Ethel Kennedy, l’addio di Biden: “era un’icona americana”

Muore Ethel Kennedy, l’addio di Biden: “era un’icona americana”Milano, 10 ott. (askanews) – “Ethel Kennedy era un’icona americana, una matriarca di ottimismo e coraggio morale, un emblema di resilienza e servizio”. Così il presidente Usa Joe Biden sulla scomparsa di Ethel Kennedy, moglie di Bob e ultima iconica presenza di quella ‘Camelot’ che è stato il clan più famoso d’America. “Devota alla famiglia e al Paese, aveva una spina dorsale d’acciaio e un cuore d’oro che hanno ispirato milioni di americani, tra cui me e Jill. Siamo stati fortunati a poterla chiamare una cara amica” aggiunge Biden.


“Crescendo in una famiglia cattolica irlandese – prosegue il capo di stato – spesso ho guardato alla famiglia Kennedy per una prova della promessa dell’America. Il marito di Ethel, il procuratore generale Robert F. Kennedy, è stato uno dei miei eroi, ispirando un’intera generazione a rendere reale quella promessa per tutti gli americani. Insieme, erano guidati da valori che erano gli stessi che i miei nonni e i miei genitori mi hanno insegnato intorno al tavolo della cucina: tutti hanno il diritto di essere trattati con dignità e rispetto. Abbiamo tutti un obbligo reciproco, di non dare all’odio un porto sicuro e di non lasciare indietro nessuno”. Biden testimonia una grande vicinanza. “Quando mi sono trasferito nello Studio Ovale come Presidente, ho messo un busto di Robert Kennedy vicino al camino, perché lui ed Ethel hanno sempre avuto un posto nel mio cuore. Conservo gelosamente le cartoline che inviava a me e alla mia famiglia. E quando Ethel mi ha consegnato il premio RFK Ripple of Hope nel 2016, è stato uno dei più grandi onori della mia vita perché l’ho ricevuto da un’eroina a pieno titolo. Per oltre 50 anni, Ethel ha viaggiato, marciato, boicottato e difeso i diritti umani in tutto il mondo con la sua caratteristica volontà di ferro e grazia”.


In tutto questo, la storia di Ethel è stata la storia americana. “Jill e io mandiamo il nostro amore ai suoi figli, nipoti e pronipoti; ai suoi nipoti e pronipoti e all’intera famiglia Kennedy; e ai milioni di persone in tutto il mondo toccate nel corso dei decenni dalla sua straordinaria vita di forza e servizio”.

Crosetto duro su attacco a Unifil: possibili crimini di guerra

Crosetto duro su attacco a Unifil: possibili crimini di guerraMilano, 10 ott. (askanews) – “Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane” contro la base Unifil 1-31 in Libano “potrebbero costituire crimini di guerra e sicuramente rappresentano delle gravissime violazioni alle norme del diritto internazionale umanitario”. Di sicuro “non si tratta di un errore” o di “un incidente”. Così in conferenza stampa trasmessa in streaming da Palazzo Chigi il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso “un fortissimo disappunto” e richiamato “ad astenersi da condotte aggressive contro le forze Unifil, sia il ministro della Difesa (israeliano) Gallant, sia in un colloquio formale con l’ambasciatore israeliano a cui ho detto di trasferire le mie parole al ministro della Difesa e al Capo di Stato Maggiore della difesa israeliano”.


“Italia e Nazioni Unite non possono prendere ordini da Israele” afferma il ministro della Difesa italiano, proprio mentre viene respinta dall’Unifil la richiesta di Israele di spostarsi cinque chilometri a nord del confine. Non solo. L’Italia attende sull’attacco alla base Unifil da Tel Aviv “spiegazioni formali, reali, nei tempi più rapidi possibili”. Di sicuro non è stato un errore perché “si tratta di più colpi” e non di uno solo “partito per errore” appunto. “L’ambasciatore israeliano non era in grado di fornirci spiegazioni, l’addetto militare israeliano non era presente, – era tra l’altro a un evento organizzato dalla Marina Militare italiana e dal Ministero della Difesa a Venezia (fa notare Crosetto, riferendosi evidentemente al XIV Trans-Regional Seapower Symposium, ndr) – tornerà domani e dopo aver sentito lui stesso, il Ministero della Difesa, il Capo di Stato Maggiore israeliano ci fornirà formalmente spiegazioni di ciò che è avvenuto. Perché non si tratta di un errore e non si tratta di un incidente”.


Crosetto poi si dice certo che “il segnale che abbiamo mandato oggi, abbia avuto la giusta durezza e sia giunto dove doveva giungere e come doveva giungere”. Ma “siamo qua per dire che non possiamo tranquillizzarvi, non si tranquillizza nessuno in una situazione di questo tipo. La Difesa italiana e l’Italia seguono la vicenda, hanno fatto di tutto e faranno di tutto per garantire la sicurezza di qualunque persona che lavori per la pace in quell’area”. Poi sul motivo dell’attacco alla missione Onu, ha ribadito: “Io non ho una mia spiegazione e se ce l’avessi non la direi, perché non posso lasciarmi alle interpretazioni, devo attenermi ai fatti e alla verità e quindi devo aspettare la risposta ufficiale da parte israeliana”.


A chi ventila la possibilità di un ritiro del contingente Unifil dal Libano, Crosetto spiega che “non è una scelta nazionale”. “Non esistono linee rosse nazionali, esistono decisioni che si prendono nella comunità internazionale”, precisa Crosetto. Resta però il fatto che l’Italia avrebbe preferito essere ascoltata prima e in qualche modo si fosse “intervenuti per rendere applicata la 1701 e quindi non consentire a Israele di poter dire che non essendoci applicazione, essendoci presenze di Hezbollah nei dieci chilometri al di là della Blue Line, loro erano tra virgolette costretti ad intervenire, per cui continuiamo a chiedere questa possibilità e l’alternativa alla guerra” afferma, spiegando poi: “L’alternativa alla guerra è la possibilità delle forze delle Nazioni Unite di svolgere il lavoro che la 1701 gli chiedeva di fare, quindi di fare un’area di almeno dieci chilometri di sicurezza, area di sicurezza significa: da cui non possono essere tirate bombe verso Israele, non possono partire attacchi o razzi verso Israele”.

Migranti,Commissione Ue: non c’è alcuna proposta su hub esterni

Migranti,Commissione Ue: non c’è alcuna proposta su hub esterniBruxelles, 10 ott. (askanews) – Nonostante le pressioni della presidenza di turno ungherese del Consiglio Ue, e di 15 paesi (Danimarca, Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Grecia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Romania e Finlandia) che hanno scritto alla Commissione europea per chiedere “nuove soluzioni per affrontare l’immigrazione irregolare” verso l’Europa, non esiste ancora alcuna proposta formale riguardante i cosiddetti “hub esterni di rimpatrio”, ovvero centri fuori dall’Ue in cui raccogliere i migranti irregolari che non hanno diritto all’asilo nei paesi membri, in attesa che siano rimpatriati nei loro paesi di origine.


Lo ha detto chiaramente, stasera, la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Giustizia e Affari interni dell’Ue svoltosi oggi a Lussemburgo. “Questa non è una proposta della Commissione, quindi non sono io a dover rispondere”, ha replicato inizialmente Johansson a una giornalista che chiedeva se nel Consiglio se ne fosse discusso. E a un altro giornalista che ricordava come la stessa Commissione, nel 2018, avesse respinto le ipotesi di “centri di rimpatrio collocati esternamente” all’Unione in cui sbarcare i migranti irregolari soccorsi in mare, la commissaria ha risposto: “Penso che lei stia cercando di fare una cosa grande da una cosa piccola; quindi non c’è alcuna proposta da parte della Commissione in merito, e nemmeno da parte di nessun altro”.


Il premier ungherese, Viktor Orban, parlando a nome della presidenza di turno del Consiglio Ue ieri nella plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, aveva perorato l’ipotesi degli “hub esterni” per i migranti irregolari, in una versione ancora più radicale, molto simile al modello che l’Italia ha proposto con i centri di accoglienza in Albania per “esternalizzare” le procedure d’asilo. Per Orban, non far entrare affatto i “migranti illegali” negli Stati membri, ma raccoglierli in centri fuori dalle frontiere dell’Ue per identificarli e valutare le loro richieste di protezione internazionale sarebbe l’unica soluzione per evitare la situazione attuale, in cui chi non ha diritto all’asilo e dovrebbe essere espulso e rimpatriato rimane invece nel territorio dell’Unione. Di fronte alle insistenze dei giornalisti in conferenza stampa, la commissaria Johansson ha poi spiegato: “C’è una discussione in corso su come incrementare i rimpatri, e questa è una discussione importante. Abbiamo avuto un dibattito molto interessante su questo – ha riferito – durante il pranzo di oggi” con i ministri dell’Interno dell’Ue.


“È anche previsto nelle linee guida della presidente von der Leyen – ha ricordato Johansson -, che la prossima Commissione prenderà l’iniziativa con una proposta di aumentare i rimpatri. Questo è importante, e questa è una discussione che deve aver luogo. E abbiamo iniziato questo durante la presidenza ungherese, oggi durante il pranzo. Ma – ha precisato – non siamo nella posizione di informare su alcun tipo di discussione dettagliata in questo momento”. “Penso – ha continuato poi la commissaria – che ciò che vediamo, ciò che abbiamo sperimentato con gli Stati membri è un impegno molto forte per attuare pienamente il Patto sulla migrazione e l’asilo. E la penso allo stesso modo riguardo alla stragrande maggioranza del Parlamento europeo; tutti sono molto fiduciosi su ciò che è stato deciso, ma si rendono conto di quanto ora sia necessario passare all’attuazione”.


“Immagino – ha osservato ancora Johansson – che poche persone si rendano conto di quanto sia grande il Patto, di quanto sia completo, di quante cose affronti. Quindi non sono affatto nervosa riguardo a ipotesi di una sua modifica: il Patto sarà attuato e ci sarà un forte sostegno per la sua completa attuazione”, ha concluso la commissaria.   C’è una proposta legislativa specifica che non è stata adottata nel Patto, ed è stata la riformulazione della direttiva sui rimpatri e questo è il motivo per cui è necessario che la Commissione entrante prenda nuove iniziative nella politica sui rimpatri, perché non ne faceva parte, quindi è naturale e deve essere affrontato. 

Marina, Amm. Lauretti: underwater offre enormi sfide e opportunità

Marina, Amm. Lauretti: underwater offre enormi sfide e opportunitàVenezia, 10 ott. (askanews) – All’Arsenale di Venezia è andato in scena, per tre giornate, il Transregional Seapower Symposium, una tre giorni organizzata dalla Marina Militare sull’importanza del potere marittimo e in particolare sulla dimensione subacquea. 67 delegazioni di 67 marine dei 5 continenti, insieme a 146 rappresentanze di organizzazioni nazionali e internazionali, il mondo dell’industria, quello accademico, e quello scientifico, si sono ritrovati per discutere della nuova frontiera dell’umanità. Come spiega ad askanews il Contrammiraglio Massimiliano Lauretti, capo del Reparto piani, operazioni e strategie marittime dello Stato Maggiore della Marina Militare.


“Il simposio guardava al mare – sottolinea – questa volta però in una sua accezione speciale: guardava a una nuova frontiera dell’umanità, ovvero la dimensione subacquea. Questo nuovo mondo nel quale ci stiamo approcciando e che offre enormi sfide e opportunità”. “Insieme – prosegue il contrammiraglio – abbiamo visto come questo nuovo mondo debba essere compreso, capito e possa svelare quindi quelle che sono le sue opportunità e quelle che sono però anche le sfide che pone da un punto di vista della sicurezza. È stato un incontro essenziale per poter sviluppare una cooperazione, una comprensione di questa nuova dimensione e di quelle che sono le prospettive che ci pone davanti”.


Un mondo finora sconosciuto, quello subacqueo, con l’80% ancora inesplorato. Come mai è così strategico? “La dimensione subacquea – risponde – è una cosa importante per tutti noi perché offre grandi opportunità di sviluppo da un punto di vista di risorse minerarie, risorse energetiche, ma anche di infrastrutture critiche subacquee, di cavi, di comunicazioni digitali, di condotta di trasporto dell’energia. Quasi la totalità delle comunicazioni digitali che noi facciamo, il 99% transita attraverso dorsali oceaniche e l’energia transita attraverso dorsali oceaniche, le condotte. Queste sono infrastrutture essenziali per la nostra vita, così come essenziali lo sono l’accesso a quelle che sono le risorse dei fondali marini che permettono di alimentare l’economia, la modernità, le nuove tecnologie, quindi sono dei minerali che sono essenziali per sostenere il modo di vivere moderno che abbiamo”.

Crosetto: inaccettabili gli spari israeliani contro l’Unifil

Crosetto: inaccettabili gli spari israeliani contro l’UnifilRoma, 10 ott. (askanews) – “Già dalle prime ore di questa mattina ho contattato il Ministro della Difesa Israeliano, Yoav Gallant, per protestare con lui e ricordargli in modo fermo che quanto sta avvenendo nei pressi delle basi italiane di Unifil nel Sud del Libano e, in generale, verso il contingente Unifil a partire dagli spari contro il quartier generale di Unifil è, per me e per il governo italiano, inaccettabile. Anche se ho ricevuto garanzie sulla massima attenzione alla sicurezza del personale militare ho ribadito che deve essere scongiurato ogni possibile errore che possa mettere a rischio i soldati, italiani e di Unifil”. E’ quanto sottolinea in una nota il ministro della Difesa, Guido Crosetto.


“Nell’ambito delle mie prerogative, oggi pomeriggio – ha aggiunto il ministro della Difesa – ho convocato anche l’ambasciatore di Israele in Italia con cui ho fermamente protestato chiedendogli di rappresentare formalmente al Ministro della Difesa ed al Capo delle Forze Armate Israeliane che quanto sta accadendo nel Sud del Libano, verso il contingente, il quartier generale e, in particolare, verso le basi italiane di UNIFIL non è assolutamente ammissibile, oltre che in netto contrasto al Diritto Internazionale e in aperta violazione della Risoluzione 1701”. “In merito agli incidenti presso le basi UNIFIL 1-31 e 1-32A”, ha aggiunto il Ministro Crosetto, “nessun militare italiano è stato coinvolto. Ieri, in serata, militari regolari dell’IDF avevano neutralizzato alcuni componenti del sistema di video sorveglianza presso la base 1-31, il sistema di illuminazione e un ripetitore radio presso la base 1-32A con il tiro di armi portatili. Stamattina, poi, alcuni colpi di armi portatili hanno colpito l’interno della base 1-31, su cui è seguito il sorvolo di un drone. La situazione è attualmente sotto controllo, il personale è in sicurezza. Tuttavia, questi incidenti sono intollerabili, devono essere accuratamente e decisamente evitati. Per tali motivi ho protestato con il mio omologo israeliano e con l’ambasciatore di Israele in Italia. Stamane ho trasmesso una comunicazione formale alle Nazioni Unite per ribadire l’inaccettabilità di quanto sta accadendo nel Sud del Libano e per assicurare la piena e costruttiva collaborazione dell’Italia a tutte le iniziative militari volte a favorire una de-escalation della situazione e il ripristino del diritto internazionale. La sicurezza dei militari italiani schierati in Libano rimane una priorità assoluta per me e per tutto il Governo Italiano, affinchè i Paecekeeper italiani continuino la loro opera di mediazione e di sostegno alla Pace e alla stabilità del Libano e dell’intera regione”, ha concluso Crosetto.

Marina, Perego di Cremnago: “Investire di più nell’underwater”

Marina, Perego di Cremnago: “Investire di più nell’underwater”Venezia, 10 ott. (askanews) – Investiamo miliardi nella corsa verso Marte, e ancora troppo poco nella dimensione subacquea. L’Italia, grazie alla Marina Militare, è precursore tra le nazioni marittime. A dirlo è il Sottosegretario di Stato per la Difesa, Matteo Perego di Cremnago, intervenuto a Venezia al Transregional Seapower Symposium, organizzato dalla Marina Militare.


“E’ importante la consapevolezza che questo simposio ha portato sul mondo della subacquea. Diciamo spesso che si investono miliardi per andare sullo Spazio, nella corsa verso Marte e ancora troppo poco nella dimensione subacquea. Da questo punto di vista – sottolinea ad askanews – l’Italia, grazie anche alla Marina, è stata precursore. Abbiamo inaugurato il Polo Nazionale della Subacquea che è un grande catalizzatore di investimenti che mette insieme Università, centri di ricerca, aziende, la Marina, per scoprire cosa c’è nel mondo subacqueo, ovvero quelle terre rare fondamentali per la transizione digitale, quelle risorse alimentari che serviranno alla crescita economica del nostro Paese e soprattutto poter presidiare dal punto di vista della sicurezza il mare Nostrum, quelle che sono le acque di un Paese a fortissima vocazione marittima, non soltanto per la nostra storia, ma soprattutto per quello che è il futuro di un paese marittimo con 8.000 km di coste che può vedere nel mare la sua crescita e il futuro del nostro paese”. Il ruolo dell’Italia è strategico, ma occorre fare di più. “Dobbiamo ricordarci – prosegue il sottosegretario alla Difesa – che la nostra storia ci insegna come lo sviluppo economico del Paese sia passato attraverso il mare e quindi possiamo guardare nel mare quegli strumenti, quegli elementi, proteggendo l’ambiente, proteggendo questo ecosistema importante per far crescere il Pil del nostro Paese. Lo si può fare soltanto se si uniscono tutte le forze, quindi partnership pubblico privato, vuol dire centri di ricerca, le università, le aziende e fare le leggi adeguate per sostenere quello che questo governo si è impegnato come priorità. Per cui io vedo, sono molto ottimista sul futuro del mare per il nostro paese. Il nostro paese e il mare sono strettamente legati l’uno dall’altro, noi dipendiamo dal mare e sono sicuro che attraverso il mare potremo vivere ancora una grande epoca di espansione così come è stato nel passato”.

Onu: Israele è responsabile di crimini contro l’umanità a Gaza

Onu: Israele è responsabile di crimini contro l’umanità a GazaRoma, 10 ott. (askanews) – Israele si è reso responsabile di crimini contro l’umanità nella Striscia di Gaza: lo ha stabilito la Commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est, e Israele.


“Il rapporto ha rilevato che le forze di sicurezza israeliane hanno deliberatamente ucciso, detenuto e torturato personale medico e preso di mira veicoli sanitari mentre rafforzavano l’assedio su Gaza e limitavano i permessi di lasciare il territorio per cure mediche. Queste azioni costituiscono crimini di guerra di uccisione e maltrattamento volontari e di distruzione di proprietà civili protette e crimine contro l’umanità di sterminio”, afferma il documento.Sia Israele e sia i gruppi armati palestinesi sono responsabili di torture nei confronti dei prigionieri: lo ha stabilito sempre la Commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est, e Israele.


“La Commissione ha anche indagato sul trattamento dei detenuti palestinesi in Israele e degli ostaggi israeliani e stranieri a Gaza dal 7 ottobre 2023, e ha concluso che Israele e i gruppi armati palestinesi sono responsabili di tortura e violenza sessuale e di genere”, si legge nel rapporto diffuso dalla Commissione.Il ministro israeliano della sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir ha ordinato personalmente di torturare i prigionieri palestinesi: “Il rapporto ha rilevato che il maltrattamento istituzionalizzato dei detenuti palestinesi, una caratteristica di lunga data dell’occupazione, ha avuto luogo sotto ordini diretti del ministro israeliano responsabile del sistema carcerario, Itamar Ben-Gvir, ed è stato alimentato da dichiarazioni del governo israeliano che incitavano alla violenza e alla rappresaglia”.


 

Marina, Amm. Credendino: “Ecco perché è importante l’underwater”

Marina, Amm. Credendino: “Ecco perché è importante l’underwater”Venezia, 10 ott. (askanews) – Il ruolo strategico della Marina Militare per esplorare un mondo sconosciuto all’80 per cento. Ovvero l’underwater, la dimensione subacquea. A tracciare le conclusioni di una tre giorni del Transregional Seapower Symposium, che si è chiuso oggi all’Arsenale di Venezia, sede dell’Istituto di Studi Militari Marittimi, è l’Ammiraglio di Squadra Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore della Marina Militare, in questa intervista ad askanews.


“Sono 67 le Marine che hanno partecipato, provenienti da tutto il mondo, con oltre 50 Capi di Stato Maggiore. In un momento internazionale molto complicato – sottolinea – c’era dunque la volontà di partecipare a un Simposio il cui argomento era il mondo subacqueo, un mondo nuovo, il futuro dell’umanità. Un mondo ancora inesplorato per l’80%, ma da cui dipende il nostro futuro. Un mondo in cui bisogna cominciare a investire in modo rilevante, dove l’Italia secondo me è molto avanti, perché ha attivato il Polo nazionale della dimensione subacquea, che ha proprio lo scopo di mettere insieme tutto il cluster marittimo, la difesa, l’industria della difesa, i grandi gruppi industriali che si occupano del mondo subacqueo , le Università, tutti insieme per affrontare il mondo subacqueo e sviluppare nuove tecnologie e capire come gestirlo in maniera sostenibile”. Il Simposio di Venezia, considerato il principale forum del Mediterraneo Allargato, ha coinvolto i vertici delle Marine, delle Organizzazioni e delle Agenzie che hanno un ruolo chiave nella dimensione marittima. Oltre al confronto, sul tavolo del dibattito anche le sfide, soprattutto normative, in materia.


“La Marina è l’unica ad avere competenza ed esperienza – prosegue l’Ammiraglio di Squadra – per avere una underwater situation awareness, cioè capire chi va dove e perché. Questa è la cosa importante, per poter intervenire per questioni di sicurezza o per riparare eventuali gasdotti o cavidotti e per gestire il mondo subacqueo. A tal proposito il governo ha in corso un decreto legislativo che servirà a regolamentare questo mondo, così come sta creando il dipartimento delle politiche del mare per regolamentare questo mondo”. (Serena Sartini)