Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Israele rilancia il negoziato con Hamas per liberare i 33 ostaggi rimasti “in vita”

Israele rilancia il negoziato con Hamas per liberare i 33 ostaggi rimasti “in vita”Roma, 26 apr. (askanews) – Si sono conclusi i colloqui tra funzionari israeliani e una delegazione egiziana di alto livello inviata per discutere le iniziative per raggiungere un accordo sugli ostaggi con Hamas e dell’imminente offensiva di Israele a Rafah. Il negoziato vede un rilancio da parte di Israele, incentrato sulla liberazione di 33 ostaggi “vivi”, come ha precisato un alto funzionario dello Stato ebraico. Come fa notare il Jerusalem Post, i servizi israeliani sono convinti che solo 33 civili siano ancora in vita, mentre gli altri ostaggi riconducibili all’esercito, un centinaio, non sarebbero argomento della trattativa.


L’alto funzionario israeliano ha dichiarato che i colloqui sono stati “molto positivi, mirati, portati avanti con spirito costruttivo e sono progrediti in tutti i parametri”. Il funzionario ha spiegato a Ynet che gli egiziani sembrano disposti a fare pressione su Hamas per raggiungere un accordo e che “sullo sfondo, ci sono intenzioni molto serie da parte di Israele di andare avanti a Rafah”. La fonte ha inoltre sottolineato che Israele ha avvertito che non avrebbe accettato che Hamas “traccheggiasse” sull’accordo per gli ostaggi nel tentativo di evitare l’operazione delle Idf (Forze di difesa israeliane) e ha fatto notare che sono state richiamate le forze riserviste.


“Questa è l’ultima possibilità prima di entrare a Rafah”, ha dichiarato il funzionario all’emittente Channel 12, che ha ribadito la volontà di Israele di accettare solo 33 ostaggi in vita nella prima fase dell’accordo. Il funzionario ha sottolineato inoltre che lo stato ebraico è disposto a fare altre importanti concessioni, come permettere il ritorno dei residenti nel nord di Gaza e ritirare le forze da un corridoio chiave che divide Gaza, secondo quanto riportato da Channel 12.


L’alto funzionario dell’intelligence egiziana, Abbas Kamel, ha guidato la delegazione e il suo obiettivo è discutere con Israele una “nuova visione” per un cessate il fuoco prolungato a Gaza, ha dichiarato un funzionario egiziano prima dei colloqui, parlando a condizione di anonimato.

Cinema, a Roma, torna il festival del riuso creativo delle immagini

Cinema, a Roma, torna il festival del riuso creativo delle immaginiRoma, 26 apr. (askanews) – Dopo il successo dello scorso anno, torna per la sua seconda edizione UnArchive Found Footage Fest, a Roma dal 28 maggio al 2 giugno 2024. Ideato e prodotto dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e diretto da Alina Marazzi e Marco Bertozzi, il Festival racconta gli orizzonti cinematografici del riuso creativo delle immagini, con l’intento di intercettare nuove e diverse forme espressive, al confine tra cinema, videoarte, istallazioni e live performance.


Al Cinema Intrastevere le proiezioni offrono un’ampia selezione di opere filmiche, in concorso e fuori concorso, unitamente a retrospettive, focus, carte blanche e spazi dedicati agli allievi delle scuole di arte e di cinema. Nelle altre sedi del Festival, tra l’Accademia di Spagna e il Live Alcazar, prendono vita installazioni artistiche, loop audiovisivi, cineconcerti e live performance, oltre a panel tematici, talk e masterclass. Tra gli eventi speciali del Festival si anticipano due partecipazioni di grande pregio: Studio Azzurro propone per la prima volta uno sguardo ai propri archivi attraverso una installazione site specific nel Tempietto del Bramante realizzata appositamente per UnArchive; Teho Teardo esegue dal vivo, su immagini dell’Istituto Luce nell’anno del suo centenario, “Acqua, porta via tutto”, per la regia di Roland Sejko. Un cine-concerto che ripercorre un secolo di questa risorsa del nostro pianeta a rischio esaurimento, realizzato in collaborazione con Cinemazero e Cinecittà. La giuria internazionale è composta dall’artista statunitense Bill Morrison, dalla regista iraniana Firouzeh Khosrovani (entrambi premiati nella prima edizione del Festival) e dalla montatrice e regista italiana Sara Fgaier. La giuria degli studenti, provenienti da università, accademie di belle arti e scuole di cinema, sarà guidata dal regista Giovanni Piperno. “Fuori dalla corsa all’anteprima festivaliera, ma pienamente dentro un’onda internazionale – affermano i direttori artistici – siamo felici di poter riattivare l’interesse verso un Festival che ha l’ambizione di presentare opere ibride e stranianti, capaci di ribaltare convenzioni filmiche e dissotterrare inesplorate attitudini trasgressive. Una festa dell’immagine liberata, per forme cangianti, al confine tra memorie private e tracce pubbliche, tra micro e macrostoria, tra pensiero visivo e soundscape inattesi. Per disarchiviare il cinema che brucia, senza reti di protezione”.


La presentazione ufficiale del festival avrà luogo lunedì 6 maggio alle ore 11:30 nella splendida cornice dell’Accademia di Spagna a Roma, in piazza S. Pietro in Montorio 3. UnArchive Found Footage Fest è ideato e prodotto dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD), in collaborazione con Archivio Luce, con il sostegno del MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e di altre istituzioni pubbliche e private. Il Festival gode del patrocinio di Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e Accademia di Spagna a Roma.

Xi Jinping a Blinken: Cina e Stati Uniti dovrebbero essere “partner, non rivali”

Xi Jinping a Blinken: Cina e Stati Uniti dovrebbero essere “partner, non rivali”Roma, 26 apr. (askanews) – Cina e Stati Uniti dovrebbero essere “partner, non rivali”. Queste le parole del presidente cinese Xi Jinping al segretario di Stato Usa Antony Blinken, ricevuto nella Grande Sala del Popolo di Pechino nell’incontro di più alto livello delle due principali potenze economiche del mondo quest’anno. Il capo della diplomazia americana ha descritto i rapporti con la Cina come “la relazione più importante” al mondo.


Xi ha ricordato che quest’anno ricorre il 45esimo anniversario dell’apertura di relazioni diplomatiche tra Pechino e Washington e questi rapporti hanno “attraversato alti e bassi e ci hanno dato molti importanti insegnamenti: i due paesi dovrebbero essere partner, non rivali; dovrebbero raggiungere il successo reciproco, non danneggiarsi a vicenda; dovrebbero cercare un terreno comune pur mantenendo le differenze; invece di praticare una competizione feroce, dovrebbero essere fedeli alla loro parola, non dicendo una cosa e facendone un’altra”. Quest’ultimo passaggio è evidentemente un riferimento a Taiwan e al rispetto del principio dell’”Unica Cina”. Il leader cinese ha proposto “tre principi fondamentali” nel prosieguo delle relazioni sino-americane: “Rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per entrambi”.


D’altronde, ha detto ancora il presidente, in un mondo che sta attraversando “profondi cambiamenti” e che vive una “situazione internazionale vieppiù complicata”, il rafforzamento del dialogo e la gestione delle differenze tra Cina e Stati uniti “non è solo l’aspirazione comune dei due popoli, ma anche l’aspettativa comune della comunità internazionale”. Inoltre, Xi ha ricordato di aver “detto molte volte che la Terra è abbastanza grande perché la Cina e gli Stati Uniti possano svilupparsi insieme e prosperare in modo indipendente: la Cina vorrebbe vedere Stati Uniti fiduciosi, aperti, prosperi e votati allo sviluppo; ci auguriamo che anche gli Stati Uniti possano avere una visione positiva dello sviluppo della Cina”. Solo quando – ha continuato – questo tema fondamentale sarà risolto e verrà dato il ‘la’ affinché le relazioni Cina-Usa potranno veramente stabilizzarsi, migliorare e andare avanti”. In questo senso, “ci sono ancora molti problemi da risolvere cè spazio per ulteriori sforzi”.


L’incontro con Xi segue i colloqui di Blinken con l’omologo cinese Wang Yi, che ha avvertito gli Stati Uniti di non oltrepassare alcuna linea rossa in materia di sovranità, sicurezza o sviluppo. “La richiesta della Cina è coerente, basata sempre sul rispetto degli interessi fondamentali di ciascuno; gli Stati Uniti non dovrebbero interferire negli affari interni della Cina, sopprimere lo sviluppo della Cina o calpestare le linee rosse della Cina quando si tratta di sovranità, sicurezza e interessi di sviluppo della Cina” ha detto il ministro cinese. In particolare i temi caldi su cui s’è concentrata la discussione sono state le tensioni su Taiwan, nel Mar cinese meridionale oltre al conflitto commerciale e tecnologico. I due capi delle reciproche diplomazie – secondo il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin – hanno concordato per una maggiore cooperazione sul capo della lotta ai narcotici, sul cambiamento climatico, sull’intelligenza artificiale. Hanno inoltre deciso un rafforzamento degli scambi tra funzionari dei due paesi.


È il secondo viaggio di Blinken in Cina in un anno è viene dopo l’incontro di novembre tra Xi e il presidente Usa Joe Biden a San Francisco e una più recente telefonata tra i due presidenti. Blinken, che è a Pechino per l’ultima tappa della visita iniziata il 24 aprile, ha risposto che è necessaria una “diplomazia faccia a faccia” per portare avanti l’agenda stabilita dai leader a novembre. “Andare avanti con l’agenda stabilita dai nostri presidenti richiede una diplomazia attiva, ma anche assicurarsi di essere il più chiari possibile sulle aree in cui abbiamo differenze, almeno per evitare malintesi, per evitare errori di calcolo” ha affermato Blinken, secondo il Dipartimento di Stato americano. L’intensificarsi delle tensioni commerciali ha influito sui colloqui dopo che Biden, la scorsa settimana, ha chiesto di triplicare l’aliquota tariffaria esistente sull’acciaio e sull’alluminio cinesi. L’ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti (USTR) ha anche annunciato l’avvio di un’altra indagine della Sezione 301 sui settori marittimo, logistico e della costruzione navale della Cina. Durante la sua permanenza nella potenza economica cinese di Shanghai, Blinken ha anche espresso preoccupazione per le “pratiche non di mercato”.

Nelle università Usa cresce l’ondata di proteste pro Palestina

Nelle università Usa cresce l’ondata di proteste pro PalestinaRoma, 26 apr. (askanews) – Un’ondata di proteste filo-palestinesi sta agitando i campus universitari degli Stati Uniti, con centinaia di persone arrestate nelle università, manifestazioni permanenti e negoziati in corso per tentare di far calare le tensioni.


Alla Columbia University di New York, epicentro delle manifestazioni, gli studenti in protesta hanno affermato che non si disperderanno finché la scuola saranno recisi i partenariati con le istituzioni accademiche israeliane. I manifestanti chiedono anche che vengano disinvestiti i fondi da entità collegate a Israele. La Columbia ha annunciato martedì scorso di aver dato ai manifestanti un ultimatum alla mezzanotte dello stesso giorno per concordare lo smantellamento dell’occupazione. Ma mercoledì l’università ha poi dichiarato di aver prolungato i colloqui per altre 48 ore. Se non verrà raggiunto un accordo, la scuola ha detto che prenderà in considerazione “opzioni alternative”, che molti manifestanti hanno interpretato come un appello alla polizia per sgomberare il campus.


Gli accampamenti nei campus universitari sparsi in tutti gli Stati Uniti vedono convergere studenti provenienti da contesti diversi – palestinesi, arabi, ebrei e musulmani – uniti nel denunciare la campagna militare israeliana a Gaza. La Cnn, il New York Times e altri media Usa riportano stamattina gli ultimi sviluppi dai diversi campus interessati dalle proteste. Columbia University: oggi il senato accademico voterà una risoluzione per ammonire la presidente della scuola, Minouche Shafik. Shafik, di origine egiziana, è stata criticata in particolare per aver autorizzato la polizia a reprimere le proteste studentesche nel campus.


University of Southern California: l’università ha annullato la principale cerimonia di apertura il mese prossimo, citando “nuove misure di sicurezza in atto”. Quasi 100 persone sono state arrestate nel campus. Emory University: 28 persone sono state arrestate, tra cui 20 membri della comunità di Emory, durante una protesta presso la scuola,secondo il vicepresidente per la pubblica sicurezza Cheryl Elliott. Un gruppo di legislatori democratici dello stato della Georgia ha condannato “l’utilizzo eccessivo della forza eccessiva da parte della Georgia State Patrol” durante gli arresti a Emory.


Brown University: l’università ha identificato circa 130 studenti che avrebbero violato il codice di condotta scolastica che vieta gli accampamenti nel campus. Gli studenti ritenuti responsabili saranno puniti con misure disciplinari, ha affermato l’università. Emerson College: più di 100 persone sono state arrestate e quattro agenti di polizia feriti durante uno sgombero di un accampamento presso il Boston Liberal Arts College, secondo il dipartimento di polizia di Boston. Università dell’Indiana: 33 persone sono state detenute nel campus in seguito alle proteste. George Washington University: Alla polizia metropolitana di Washington è stato chiesto aiuto per sloggiare un “accampamento di protesta non autorizzato” nel campus, ha detto il presidente dell’università Ellen M. Granberg. Università della California, Los Angeles: giovedì si è formata una “manifestazione con accampamenti” all’UCLA. Ci sono altre proteste in corso in diversi campus, tra cui il Massachusetts Institute of Technology, l’Università del Texas ad Austin, l’Università del Michigan, l’Università del New Mexico, l’Università della California, Berkeley, l’Università di Yale, l’Università di Harvard, Princeton University e il campus delle Twin Cities dell’Università del Minnesota.

L’esercito Usa ha iniziato a costruire il molo per gli aiuti umanitari al largo di Gaza

L’esercito Usa ha iniziato a costruire il molo per gli aiuti umanitari al largo di GazaRoma, 26 apr. (askanews) – Le truppe statunitensi hanno iniziato la costruzione di un molo al largo della costa di Gaza che mira ad accelerare il flusso di aiuti umanitari nel territorio, ha riferito il Pentagono.


“Posso confermare che le navi militari statunitensi, inclusa la USNS Benavidez, hanno iniziato a costruire le fasi iniziali del molo temporaneo e della strada sopraelevata in mare”, ha detto ai giornalisti un portavoce del Pentagono, il maggiore generale Patrick Ryder. Circa 1.000 soldati americani sosterranno lo sforzo, anche con cellule di coordinamento a Cipro e in Israele. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ordinato alle forze armate di non mettere piede sulla costa di Gaza.


Le preoccupazioni circa il rischio che le truppe americane vengano coinvolte nel conflitto sono passate in primo piano ieri quando è emersa la notizia di un attacco con mortaio vicino all’area dove il molo toccherà terra. Non erano presenti forze americane, tuttavia una squadra delle Nazioni Unite che ispezionava il sito è stata costretta a rifugiarsi. In una dichiarazione, riferisce il Guardian, l’esercito israeliano ha affermato che fornirà supporto logistico e di sicurezza e che una brigata militare israeliana, insieme alle navi della marina e all’aeronautica israeliane, lavorerà per proteggere le truppe statunitensi che stanno allestendo il molo.


Un alto funzionario militare americano che gli Stati Uniti contano di iniziare a usare il nuovo porto e molo entro l’inizio di maggio, con un traffico iniziale di 90 autocarri da portare in tempi brevi a 150 camion.

Kiev accantona i carri armati: arrivano i missili a lungo raggio ATACMS

Kiev accantona i carri armati: arrivano i missili a lungo raggio ATACMSRoma, 26 apr. (askanews) – L’Ucraina accantona per ora i carri armati Abrams M1A1 forniti dagli Stati Uniti per contrastare l’esercito russo, in parte perché il massiccio utilizzo di droni da parte russa rende troppo difficile l’utilizzo di questi tanks senza che vengano scoperti e attaccati, hanno detto funzionari statunitensi citati dai media americani.


Gli Stati Uniti hanno accettato di inviare 31 Abrams in Ucraina nel gennaio 2023 dopo mesi di insistenti pressioni ucraine,, poiché i vertici militari a Kiev ritenevano che i carri armati, che costano circa 10 milioni di dollari ciascuno, sarebbero stati cruciali per sfondare le sfondare le linee russe. Ma da allora il campo di battaglia è cambiato sostanzialmente, in particolare a causa dell’uso incessante di droni di sorveglianza russi e droni cacciatori-kamikaze. E’ diventato quindi più difficile per l’Ucraina proteggere i carri armati quando vengono rapidamente rilevati e braccati da droni o proiettili russi. Cinque dei 31 carri armati sono già andati perduti a causa degli attacchi russi. La proliferazione di droni sul campo di battaglia ucraino significa che “non c’è terreno aperto che si possa attraversare senza timore di essere scoperti”, ha detto ieri ai giornalisti un alto funzionario della difesa americana che ha parlato in condizione di anonimato per aggiornare sul sostegno americano all’Ucraina prima della riunione del gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina oggi.


Per ora, i carri armati sono stati spostati dalla prima linea e gli Stati Uniti lavoreranno con gli ucraini per ripristinare le tattiche, hanno detto il vicepresidente dei capi di stato maggiore congiunti, ammiraglio Christopher Grady e un terzo funzionario della difesa, confermando lo spostamento. Gli Stati Uniti dovrebbero annunciare oggi che forniranno circa 6 miliardi di dollari in aiuti militari a lungo termine all’Ucraina, hanno detto i funzionari statunitensi, aggiungendo che questi includeranno le tanto attese munizioni per i sistemi di difesa aerea Patriot.


Gli Stati Uniti hanno anche confermato per la prima volta che stanno fornendo missili a lungo raggio conosciuti come ATACMS (Army Tactical Missile System), che consentiranno all’Ucraina di colpire in profondità le aree occupate dai russi in condizioni di minore esposizione al rilevamento dei droni o alle difese russe fortificate.

La Corte di appello di New York ha annullato la sentenza contro Weinstein

La Corte di appello di New York ha annullato la sentenza contro WeinsteinRoma, 25 apr. (askanews) – La Corte d’Appello di New York ha cancellato la sentenza di condanna del 2020 contro l’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein per stupro e molestie. Lo scrive La Voce di New York, aggiungendo che la sentenza è stata ottenuta per 4 giudici contro tre.


Nello specifico, la corte ha stabilito che il giudice del processo Weinstein ha commesso un vizio di forma consentendo la testimonianza di varie donne che accusavano Weinstein di molestie, pur non essendo i loro casi oggetto del procedimento, che riguardava solo due donne. Spetta ora al Procuratore distrettuale di New York Alvin Briggs decidere se chiedere un nuovo processo contro il produttore di Hollywood. Harvey Weinstein era accusato di molestie sessuali e stupro da oltre cento donne; a New York era sotto processo per due di questi casi.

Usa, Corte appello New York annulla la sentenza contro Weinstein

Usa, Corte appello New York annulla la sentenza contro WeinsteinRoma, 25 apr. (askanews) – La Corte d’Appello di New York ha cancellato la sentenza di condanna del 2020 contro l’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein per stupro e molestie. Lo scrive La Voce di New York, aggiungendo che la sentenza di assoluzione è stata ottenuta per 4 giudici contro tre.


Nello specifico, la corte ha stabilito che il giudice del processo Weinstein ha commesso un vizio di forma consentendo la testimonianza di varie donne che accusavano Weinstein di molestie, pur non essendo i loro casi oggetto del procedimento, che riguardava solo due donne. Spetta ora al Procuratore distrettuale di New York Alvin Briggs decidere se chiedere un nuovo processo contro il produttore di Hollywood.


Harvey Weinstein era accusato di molestie sessuali e stupro da oltre cento donne; a New York era sotto processo per due di questi casi.

Il Financial Times: Kiev userà armi a lungo raggio per colpire la Russia

Il Financial Times: Kiev userà armi a lungo raggio per colpire la RussiaRoma, 25 apr. (askanews) – L’Ucraina potrebbe utilizzare armi a lungo raggio, compresi i missili ATACMS (Army Tactical Missile System) a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti, per colpire all’interno del territorio russo nonostante le istruzioni di Washington di utilizzare tali armi solo all’interno dell’Ucraina, ha riferito il Financial Times, citando il capo dello stato Stato Maggiore della Difesa britannico Tony Radakin.


“Mentre l’Ucraina acquisisce maggiori capacità per la lotta a lungo raggio… la sua capacità di continuare le operazioni in profondità diventerà (sempre più) una caratteristica”, ha detto Radakin al giornale, aggiungendo che “hanno sicuramente un effetto”. Il funzionario ha aggiunto che Kiev organizzerà “attacchi e raid di sabotaggio” utilizzando armi a lungo raggio all’interno della Russia, indipendentemente dalle istruzioni degli Stati Uniti di dispiegarle sul campo di battaglia in Ucraina.

Ue, Europarlamento chiude l’ultima plenaria prima delle elezioni europee

Ue, Europarlamento chiude l’ultima plenaria prima delle elezioni europeeStrasburgo, 25 apr. (askanews) – Il Parlamento europeo ha chiuso, oggi a Strasburgo, l’ultima plenaria della legislatura, prima delle elezioni europee di giugno.


L’ultimo voto dell’Aula ha riguardato una risoluzione, approvata con 357 voti a favore, 20 contrari e 58 astenuti, sull’attacco aereo iraniano contro Israele, che invita tutte le parti a evitare qualsiasi ulteriore escalation e chiede la massima moderazione e allentamento della tensione. Il testo accoglie con favore la decisione dell’Ue di espandere l’attuale regime di sanzioni contro l’Iran e chiede di aumentare individui ed entità sanzionati. Alla fine del voto, la presidente uscente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha detto semplicemente: “Grazie a tutti”, e a questo punto è esploso un fragoroso applauso dell’Assemblea, con molti eurodeputati in piedi. Metsola ha allora cominciato a girare per l’aula stringendo le mani e abbracciando calorosamente molti europarlamentari, a cominciare dal capogruppo dei Verdi, il belga Philippe Lamberts, che ha già annunciato la sua rinuncia a ricandidarsi alle elezioni, e dalla capogruppo di Renew, la francese Valérie Hayer.


Metsola, che probabilmente sarà ricandidata dal Ppe per la presidenza del Parlamento nella prossima metà legislatura, è corsa ad abbracciare anche l’austero conservatore polacco Jacek Saryusz-Wolski, che era rimasto al suo posto, e si è prestata poi a diversi “selfies” dal cellulare con altri europarlamentari e funzionari. Dopo le elezioni del 6-9 giugno, il Parlamento europeo riaprirà con la sessione costitutiva della nuova legislatura, a Strasburgo, il 16 luglio, martedì, per una plenaria che è previsto duri fino a metà giornata di venerdì 19 luglio. In genere le sessioni plenarie di Strasburgo cominciano il lunedì pomeriggio e terminano il giovedì successivo.


Fonti del Parlamento europeo a Strasburgo hanno indicato che la plenaria di luglio potrebbe essere eccezionalmente “raddoppiata”, con una sospensione di mezza giornata il mercoledì 17 o giovedì 18, eventualmente integrando nella prima sessione anche il pomeriggio di lunedì 15 luglio. Questa ipotetica seconda sessione inizierebbe dunque nel pomeriggio di mercoledì 17 o la mattina di giovedì 18 luglio. Lo “sdoppiamento” potrebbe essere deciso nel caso in cui il Consiglio europeo abbia già indicato il suo candidato per la presidenza della prossima Commissione europea, che dovrà essere poi confermato a maggioranza assoluta dall’Assemblea di Strasburgo.


Durante la prima sessione costitutiva, per statuto, il Parlamento europeo può votare solo per decidere la presidenza e le vicepresidenze dell’Aula. Per questo potrebbe essere decisa una seconda sessione breve, nella stessa settimana, dedicata solo all’elezione del nuovo presidente e della nuova presidente della Commissione. Si tratta comunque di uno scenario ipotetico, che si potrebbe realizzare solo se i capi di Stato e di governo avranno già indicato la candidatura, e se sarà considerato urgente – per esempio a causa di tensioni internazionali – non lasciare un “vuoto di potere” fino a settembre, quando dovrebbe tenersi di norma la seconda sessione plenaria del Parlamento europeo.