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L’Ue apre nuova procedura: TikTok Lite e Reward Program rischiosi per i bambini, creano assuefazione

L’Ue apre nuova procedura: TikTok Lite e Reward Program rischiosi per i bambini, creano assuefazioneRoma, 22 apr. (askanews) – La Commissione europea ha annunciato di aver aperto una seconda procedura nei confronti di TikTok, in merito a possibile violazione del Digital Services Act, in questo caso riguardo al lancio di TikTok Lite sui mercati di Francia e Spagna. Con un comunicato, l’organo esecutivo comunitario ricorda che le grandi piattaforme digitali sono tenute a presentare un rapporto di valutazione dei rischi, che includa misure per mitigare qualunque potenziale problematica sistemica, prima del lancio di nuove funzionalità che possano avere impatti di ampia portata.


Nel mirino è finito in particolare il meccanismo battezzato “Task and Reward Program” di TikTok Lite, che consente agli utenti di ottenere crediti nei confronti del della piattaforma svolgendo determinati compiti, come guardare video, condividere link, seguire creatori di contenuti o invitare altre persone a unirsi a TikTok. Bruxelles ha avvisato la società che rischia la sospensione di queste nuove funzionalità. Secondo la Commissione questo meccanismo non è stato adeguatamente valutato nei suoi potenziali rischi, in particolare quelli sulla possibilità di creare dipendenza e assuefazione e non è stato approntato un adeguato sistema di contromisure. “Questo è particolarmente preoccupante per i bambini, data la presunta assenza di meccanismi di verifica dell’età su TikTok”, osserva Bruxelles.


L’indagine ora si focalizzerà su l’osservanza degli obblighi previsti dalla Dsa, parallelamente alla valutazione sul potenziale che il sistema “Task and Reward” possa avere impatti su rischi sistemici, in particolare su salute mentale, tra cui la salute mentale dei minori, e l’utilizzo di contenuti che danno assuefazione. Un altro aspetto sotto analisi saranno le misure assunte da TikTok per contenere i suddetti rischi. Con un comunicato, la commissione precisa che ora TikTok ha fino a domani per fornire la relazione sulla valutazione dei rischi e e al 3 maggio per fornire ulteriori informazioni richieste. In caso di esiti negativi per la società, la commissione potrà imporre sanzioni fino all’1% del fatturato totale del gruppo.


Sempre in merito all’assenza di questo rapporto di valutazione dei rischi, la Commissione ha poi avvertito il gruppo dell’esistenza di una possibile violazione delle normative della stessa Dsp riguardo alla salute mentale degli utenti e che sulla base di questo è possibile che venga decisa una sospensione di TikTok Lite fino a il completamento delle analisi. TikTok ha tempo fino a mercoledì 24 aprile per presentare controdeduzioni in tal senso.

Il Wall Street Journal: l’offensiva israeliana a Rafah ci sarà e durerà almeno 6 settimane

Il Wall Street Journal: l’offensiva israeliana a Rafah ci sarà e durerà almeno 6 settimaneRoma, 22 apr. (askanews) – L’offensiva israeliana a Rafah, nell’estremo sud della Striscia di Gaza, durerà “almeno sei settimane”, stando a quanto hanno riferito dal Wall Street Journal citando fonti israeliane ed egiziane.


“Primo, avverrà. Due: avremo un piano operativo molto serrato perché lì è molto complesso. Tre, ci sarà una risposta umanitaria in contemporanea”, ha detto un funzionario della sicurezza israeliano confermando l’intenzione del governo di procedere, nonostante le obiezioni espresse dagli Stati Uniti. Stando a quanto riferito da funzionari egiziani informati dei piani israeliani, Israele si sta quindi preparando a evacuare i civili nella vicina Khan Younis e in altre aree, dove intende creare rifugi con tende, punti di distribuzione del cibo e strutture mediche come ospedali da campo. Le operazioni di evacuazione dei civili dureraanno dalle due alle tre settimane e avverranno in coordinamento con Stati Uniti, Egitto e altri Paesi arabi, come Emirati arabi uniti.


I funzionari egiziani hanno poi aggiunto che l’esercito israeliano entrerà gradualmente a Rafah, “prendendo di mira le aree dove Israele ritiene che si nascondano leader e combattenti di Hamas” e “i combattimenti dovrebbero durare almeno sei settimane”.

Al via GTM da Chemnitz: ex Città Karl Marx Capitale cultura 2025

Al via GTM da Chemnitz: ex Città Karl Marx Capitale cultura 2025Chemnitz (Germania), 22 apr. (askanews) – Petra Hedorfer ceo del German National Tourist Board (GNTB, Ente Nazionale Germanico per il Turismo, in tedesco Deutsche Zentrale fuer Tourismus) ha inaugurato la conferenza stampa del GTM, Germany Travel Market, all’Industrie Museum di Chemnitz, terza maggiore città della Sassonia e Capitale Europea della Cultura 2025, assieme a Gorizia-Nuova Gorica.


I preparativi per Chemnitz Capitale europea della Cultura 2025, assieme a 38 località del territorio sassone, in particolare sui Monti Metalliferi, là dove un tempo c’erano le miniere di uranio, oggi rinomati per l’artigianato del legno con le famosissime decorazioni simbolo del Natale, sono un percorso lungo e strutturato. Secondo gli addetti ai lavori, il titolo di Capitale della Cultura porterà circa 9 milioni di visitatori. Chemnitz, dal 1953 al 1990 chiamata Karl Marx Stadt, e ancora oggi con il monumento al filosofo tedesco autore de Il Capitale che è tra i più visitati in città, punta sull’ampliamento e rinnovamento dei percorsi culturali, compresi progetti sulla democrazia e una grande installazione per l’Europa, mentre si avvicinano le elezioni regionali nel Land orientale a settembre. Ma c’è anche la natura e il territorio, tra cui diversi castelli da visitare nei dintorni, e una grande scultura di bronzo installata sul percorso “viola” (Purple path) – creato appositamente per Chemnitz 2025 – dell’artista britannico Tony Cragg nel parco di Bad Schlema.


È invece in corso di rinnovamento il Museo di Arte moderna Gunzenhauser, con una grande collezione di Otto Dix e altri importanti espressionisti tedeschi, nonché tre opere di Warhol dedicate a Lenin (Lenin Red, 1986; Lenin Black, 1986, Lenin 1987) ma anche un “Goethe” (1982) del re della pop art americano. I temi chiave del 2024 dell’Ente nazionale del turismo Germanico (GNBT), ha ricordato la Ceo Hedorfer, davanti a una platea di circa 110 giornalisti internazionali, sono, oltre a Chemnitz Capitale europea della Cultura 2025, i “campionati europei di calcio Euro2024, i 250 anni di Caspar David Friedrich, il 35esimo anniversario dalla caduta del Muro di Berlino”.


Sono 10 le città che ospiteranno gli europei di calcio: Berlino, Colonia, Monaco, Francoforte, Amburgo, Dortmund, Lipsia, Gelsenkirchen, Stoccarda e Duesseldorf, mentre la porta di Brandeburgo si trasformerà nella più grande porta di calcio al mondo. Ai tifosi viene consigliato di spostarsi in treno, con il GNTB che dal 2013 lavora alla riduzione della propria “carbon footprint”, ovvero della Co2, con lo “stato platino” ottenuto nel 2023 dal Green Globe Certified. Con 80,9 milioni di pernottamenti di visitatori internazionali nel 2023, prosegue la campagna dell’Ente “Stay longer”, state più a lungo, e si registrano in media 7 notti per i visitatori internazionali in Germania.

Scoperta fossa comune con 180 corpi a Khan Younis

Scoperta fossa comune con 180 corpi a Khan YounisRoma, 22 apr. (askanews) – I corpi di 180 persone sarebbero stati trovati dai servizi di emergenza palestinesi in una fossa comune presso il complesso medico Nasser nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza, ha riferito l’emittente Al Jazeera.


I corpi, compresi quelli di donne anziane e bambini, sono stati scoperti nel cortile dell’ospedale durante il fine settimana, sottolinea l’emittente. Il 7 aprile, le truppe israeliane si sono ritirate dalla città dopo che il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che le forze di difesa israeliane hanno eliminato il movimento palestinese Hamas come struttura militare sul posto.

Nato in Iraq, Gen. Piasente: siamo qui per supportare stabilità Paese

Nato in Iraq, Gen. Piasente: siamo qui per supportare stabilità PaeseRoma, 22 apr. (askanews) – Iraq Paese cruciale nella stabilità dell’area mediorientale, dove la Nato gioca un ruolo decisivo. Una presenza che si è rafforzata in seguito al conflitto Israelo-palestinese e anche dopo i recenti attacchi tra Iran e Israele. Il Generale di Divisione Nicola Piasente è Capo di Stato Maggiore della Nato Mission Iraq (NMI), una missione di consulenza e sviluppo delle capacità non di combattimento che assiste l’Iraq nella costruzione di forze armate e istituzioni di sicurezza più sostenibili, trasparenti, inclusive ed efficaci, combattere il terrorismo e prevenire il ritorno dell’Isis.


La missione è stata autorizzata al Summit Nato di Bruxelles nel luglio 2018, a seguito di una richiesta del governo iracheno, e istituita nell’ottobre 2018. In questa intervista ad askanews, il Generale di Divisione Piasente traccia il quadro della situazione in Iraq. Il recente conflitto israelo-palestinese ha avuto ripercussioni sulla missione della Nato in IRAQ?


La missione della Nato in Iraq ha naturalmente adattato la propria postura, mettendo sempre in priorità la sicurezza del proprio personale e perfezionando piani di contingenza per affrontare eventuali cambi repentini di scenari. Contestualmente, su richiesta delle forze di sicurezza irachene, ha ulteriormente incrementato la propria presenza capillare ed efficace all’interno delle strutture del Ministero della Difesa e del Ministero degli Interni e della Polizia federale in maniera tale da mantenere canali di comunicazione sempre aperti, da incrementare la “Situational awareness” sul territorio ed essere pronta a manifestare la propria vicinanza anche concretamente attraverso l’attività di consulenza sempre più attagliata nei confronti delle forze di sicurezza irachene. In seguito a nuovi e recenti eventi nell’area mediorientale, si è innalzato il livello di allerta?


L’Alleanza Atlantica segue sempre con attenzione, con professionalità, con scrupolo l’evoluzione della situazione nella regione. La missione della Nato qui in Iraq rientra nei compiti principali dell’Alleanza Atlantica che sono oltre che la difesa e la deterrenza, anche la prevenzione alla gestione delle crisi e la cosiddetta Cooperative Security, cioè la sicurezza attraverso la cooperazione. L’Iraq è un elemento chiave per la stabilità del Medio Oriente e un Iraq stabile ha certamente un’impulso positivo sulla sicurezza del fianco sud dell’Alleanza. In questo c’è una forte determinazione da parte di tutti i Paesi dell’Alleanza e un contributo estremamente apprezzato anche dell’Italia nello stabilire sempre i collegamenti e nel condividere informazioni e nello scambiare esperienze che possano far sì che eventuali crisi possano essere smorzate e tenute sotto controllo fino dalla fase di insorgenza. Come riportato recentemente dal Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, ‘nessuno trarrà beneficio da un’altra guerra in Medio Oriente. È vitale che il conflitto non vada fuori controllo e che tutte le parti dimostrino moderazione’. Il Segretario Generale si è anche pienamente associato alla recente dichiarazione dei Ministri degli Esteri del G7 che ha invitato tutte le parti ad una de-escalation delle tensioni. Al Summit di Bruxelles del 2018 la Nato, su specifica richiesta del Governo Iracheno, ha autorizzato la missione in Iraq (NMI). Ci può spiegare quali sono gli obiettivi principali di questa missione e quali sono i risultati concreti sino ad oggi raggiunti?


Gli obiettivi principali della missione della Nato in Iraq sono quelli di costruire istituzioni di sicurezza del governo iracheno efficaci e sostenibili nel tempo. E’ una missione che ha superato cinque anni di esperienza sul campo, è una missione principalmente basata sulle attività di consulenza, di esperti e consulenti che provengono da tutte le nazioni che sono membri dell’Alleanza Atlantica e che sono finalizzate ad aiutare e supportare la nostra controparte irachena nel delineare lo sviluppo delle istituzioni di sicurezza, in particolare del Ministero della Difesa e, dallo scorso mese di agosto, anche del Ministero degli Interni e della Polizia federale. I principali risultati sono certamente quello di aver costruito una fitta rete di relazioni, di aver consolidato la capillare presenza dei consulenti dell’Alleanza Atlantica all’interno delle istituzioni di sicurezza irachene e di aver raggiunto un livello di intesa e di apprezzamento da parte dei nostri partner che ha fatto sì che la richiesta di supporto stia gradualmente, progressivamente evolvendo in diversi campi, alcuni dei quali piuttosto specifici, altri di importanza strategica e contestualmente dimostrano come il rapporto fra il governo iracheno e l’Alleanza Atlantica sia un rapporto che si sta avviando a un consolidamento importante e dall’altra parte l’apprezzamento dei nostri esperti abbia effettivamente raggiunto i propri obiettivi. Qual è il contributo italiano alla missione NMI? Ci sono altre truppe italiane sul territorio iracheno e quale è il loro ruolo? Il contributo italiano nell’ambito dell’Alleanza Atlantica è un contributo qualitativamente molto elevato. È fornito da esperti in ambiti particolarmente delicati quali la difesa cibernetica, la gestione dello spazio aereo, lo sviluppo di modelli efficaci nella gestione delle crisi, il supporto al Ministero degli Interni e alla Polizia Federale. Il contributo che l’Italia dà, anche su specifica richiesta del governo iracheno, riguarda anche team di esperti che vanno a implementare e a supportare le capacità di sviluppo della difesa irachena in campi specifici, come quello dello sviluppo delle forze speciali, ad esempio, oppure c’è anche una componente civile, composta anche da personale nazionale, che lavora sia nelle interazioni con la leadership politica e di governo irachena e non ultimo la nostra ambasciata qui a Bagdad è il punto di contatto per l’Alleanza Atlantica. E’ quindi è un elemento di facilitazione nei rapporti tra la missione della Nato a Bagdad e le diverse rappresentanze diplomatiche presenti nella capitale irachena. In che modo la missione funge da deterrente contro la ripresa delle attività del gruppo terroristico ISIS in Iraq? Il miglioramento, la crescita, il consolidamento delle capacità delle forze di sicurezza irachene, è uno sforzo sinergico che vede ovviamente al centro le istituzioni di sicurezza irachene, che viene supportato dalla coalizione internazionale per il contrasto al terrorismo, nella quale l’Italia ha un ruolo qualitativamente molto importante e naturalmente dall’attività di consulenza dell’Alleanza Atlantica che, nello specifico, lavora nel costruire modelli, strategie politiche che facciano sì che la difesa irachena abbia un controllo efficiente ed efficace del territorio, sia rivolta alla costruzione di un modello sostenibile sia dal punto di vista finanziario che dal punto di vista logistico e si concentri anche sullo sviluppo di tutti quei sensori e quegli indicatori che possano in maniera efficace prevenire prima di possibili esplosioni eventuali crisi che possano portare alla rinascita di minacce di tipo terroristica come quella rappresentata dall’Isis. Generale, lei ha già partecipato ad una missione in Iraq nel 2017-2018 quale Comandante della ‘Praesidium’ Task Force sulla diga di Mosul. A distanza di quasi dieci anni come ha trovato l’Iraq e quale è la sua sensazione per il futuro di questo Paese? L’Iraq negli ultimi anni ha saputo consolidare la propria stabilità. C’è un processo che vede l’assunzione da parte delle forze di polizia, del controllo della sicurezza di buona parte delle province irachene. Naturalmente l’approccio del governo iracheno alla costruzione di questa stabilità è un approccio molto determinato, che ha saputo valorizzare il contributo dell’Alleanza Atlantica e il contributo dell’Italia. Relativamente alla mia esperienza passata qui in Iraq, ho avuto la responsabilità di garantire nell’ambito della coalizione internazionale la sicurezza della diga di Mosul, che è un’infrastruttura strategica per il paese, rispetto alla quale eventuali problemi di sicurezza potrebbero effettivamente avere delle conseguenze drammatiche per il Paese. Io credo che l’Italia in quell’occasione abbia garantito un contributo determinante, affidabile, cogliendo contestualmente le esigenze di sicurezza manifestate dalla coalizione, ma anche le preoccupazioni delle autorità irachene. E devo dire che anche nell’evoluzione della campagna che ha portato la sconfitta di Daesh il ruolo dell’Italia è sempre stato un ruolo importante e anche qualitativamente decisivo in alcune fasi e che abbia mostrato la professionalità dei nostri soldati e la loro determinazione nel supportare il popolo iracheno nella lotta contro il terrorismo. Di Serena Sartini Foto: PAO Nato Mission Iraq

Borrell: Israele non attacchi Rafah, si rischia il massacro di un milione di persone

Borrell: Israele non attacchi Rafah, si rischia il massacro di un milione di personeLussemburgo, 22 apr. (askanews) – “Chiediamo a Israele in ogni modo possibile di non attaccare Rafah, ma di proteggere i civili. Insisto ancora una volta: ci sono più di un milione di persone che verranno massacrate se ci sarà un attacco da parte di Israele”.


Lo ha detto l’Alto Rappresentante per la Politica estera comune dell’Ue Josep Borrell, parlando con la stampa a margine del Consiglio Esteri e Difesa, oggi a Lussemburgo. “Quindi – ha continuato Borrell – posso solo insistere, e tutti gli Stati membri stanno insistendo, affinché ciò non accada. Ma io non sono al comando dell’esercito israeliano”, ha concluso.

Salone Mobile, Porro: 62esima edizione ha superato ogni previsione

Salone Mobile, Porro: 62esima edizione ha superato ogni previsioneMilano, 21 apr. (askanews) – “Il 62esimo Salone del mobile Milano ha superato ogni previsione: è stata un’edizione da record. Abbiamo registrato risultati eccezionali, grazie alla fiducia di un ecosistema che, ancora una volta, ha riconosciuto alla manifestazione la sua leadership internazionale”. Così Maria Porro, presidente del Salone del mobile di Milano ha commentato l’edizione 2024 del Salone che si chiude oggi.


“Forte di 361.417 presenze, il Salone si riconferma un evento unico al mondo, un ponte di dialogo imprescindibile con le nuove geografie dei mercati: una città intercontinentale aperta all’innovazione, dove la competizione accelera la competitività di un settore chiave per l’economia del Paese e non solo – ha osservato – Una grande ‘fabbrica’ di senso e valore durevole, prodotto e occupazione, cultura materiale e immateriale”. Porro sottolinea, inoltre, che “Nel percorso di re-design del format e delle esperienze, abbiamo sempre mantenuto al centro sia la manifattura industriale sia i visitatori, cercando di stimolare gli uni e gli altri con un programma culturale di primissimo piano, in grado di creare nuove connessioni tra le radici forti della cultura del progetto e la definizione di nuove visioni di futuro. La festa per il nostro SaloneSatellite, che da 25 anni intercetta e valorizza i giovani talenti, lo conferma”.


Dietro i numeri di questa edizione c’è “anche il successo delle Biennali dedicate a cucina e bagno, dove ricerca e sviluppo sono la sintesi di percorsi di innovazione ma anche l’espressione della capacità dei due settori di intercettare abitudini e desideri dell’abitare quotidiano. Abbiamo già iniziato a progettare il 2025, con la consapevolezza che il Salone del mobile è un’opportunità per tutti, per la filiera del legno-arredo, per Milano e per il sistema made in Italy nel suo complesso. L’importante è che si continui a lavorare insieme, grandi e piccoli, aziende e istituzioni, ricordandoci la formidabile intuizione che ci guida da 62 edizioni: fare ed essere comunità”. “Il mio grazie va a tutti coloro che hanno reso questa sfida non solo possibile ma concreta, inclusiva, scintillante ha conclude – Come il velluto blu delle Thinking Room di David Lynch, omaggio al pensiero generativo che muove il mondo”.

Salone Mobile, Feltrin: edizione eccezionale, premiato lavoro espositori

Salone Mobile, Feltrin: edizione eccezionale, premiato lavoro espositoriMilano, 21 apr. (askanews) – “È stata un’edizione davvero eccezionale che premia lo straordinario lavoro portato avanti dagli espositori in un anno. Ancora una volta gli imprenditori hanno accettato la sfida e dopo ben 62 anni, possiamo dire con certezza di essere i leader indiscussi, capaci di attrarre nei padiglioni di Fiera Milano a Rho il design di tutto il mondo, confermando il Salone di Milano come la fiera di settore più importante a livello internazionale”. Così Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo commenta i dati sulla affluenza alla 62esima edizione del Salone che si chiude oggi.


“Il segreto? Genio, visione, determinazione e quell’irripetibile ‘artigianalità industriale’ che solo i nostri prodotti sanno esprimere. Sono le aziende e la filiera del legno-arredo il motore economico di questo ennesimo successo di cui andiamo orgogliosi – ha aggiunto – che è nostro dovere continuare a valorizzare, quale espressione del grande sistema che è il design italiano. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo consapevoli che il Salone del mobile Milano è prima di tutto una fiera di business che consente, anche ai più piccoli, di mostrarsi a un pubblico così vasto e specializzato, che difcilmente sarebbero in grado di raggiungere singolarmente”.

Netanyahu: Israele aumenterà la pressione su Hamas a Gaza

Netanyahu: Israele aumenterà la pressione su Hamas a GazaRoma, 21 apr. (askanews) – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato l’intenzione di aumentare la pressione su Hamas a Gaza, anche colpendo il gruppo palestinese con “attacchi dolorosi”. “Faremo ulteriori e dolorosi attacchi a suo carico. Questo accadrà nel prossimo futuro. Nei prossimi giorni aumenteremo la pressione militare e politica su Hamas perché è l’unico modo per garantire il rilascio dei nostri ostaggi e la nostra vittoria”, ha dichiarato in un discorso video alla nazione.


Netanyahu ha anche promesso di “combattere con tutte le mie forze” contro qualsiasi potenziale sanzione imposta ai reparti militari israeliani. Il sito web statunitense Axios ha riferito ieri che gli Stati Uniti stavano valutando sanzioni contro Netzah Yehuda, battaglione di destra ultraortodosso che Washington sospetta di commettere violazioni dei diritti umani nella Cisgiordania occupata da Israele.

M.O., la sorella di Haniyeh incriminata per istigazione al terrorismo

M.O., la sorella di Haniyeh incriminata per istigazione al terrorismoRoma, 21 apr. (askanews) – Una sorella del leader dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è stata incriminata con l’accusa di identificazione con un’organizzazione terroristica bandita e di istigazione al terrorismo.


L’incriminazione contro Sabah al Salem Haniyeh, 57 anni, residente nella città meridionale di Tel Sheva, la accusa di aver inviato due messaggi WhatsApp a decine di suoi contatti, tra cui lo stesso Haniyeh, “lodando, incoraggiando e sostenendo” le azioni di Hamas del 7 ottobre, quando il movimento integralista islamico palestinese ha massacrato circa 1.200 persone, ne ha rapite altre 253 e ha commesso atrocità di massa nel sud di Israele. Il 10 ottobre ha inviato un messaggio a due gruppi WhatsApp, uno con 116 membri e l’altro con nove, dicendo loro di diffondere una preghiera che avrebbe aiutato a “distruggere il nemico”. La preghiera chiedeva a Dio di “disperderli e separarli e…distruggerli e distruggere i loro edifici…e avvicinare la loro fine e tagliare le loro vite e lasciarli occupati con i loro cadaveri e portarli via… O Dio contali e uccidili e non lasciare nessuno di loro. O Dio, fa la loro strage e tienici lontani dal loro male”.


Per questo messaggio e per un altro inviato il 9 ottobre, la donna è accusata di due capi d’accusa per identificazione con un’organizzazione terroristica, che comporta una pena detentiva di tre anni in caso di condanna, e di tre capi d’accusa per istigazione al terrorismo, che comporta una pena detentiva di cinque anni. L’atto di accusa è stato depositato presso la Corte di Beersheba e l’Ufficio del Procuratore di Stato chiede che il tribunale ordini la detenzione di Sabah al Salem Haniyeh fino alla fine del procedimento giudiziario a suo carico.