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La Russia fa una strage a Cernihiv, Zelensky: si poteva evitare con più aiuti

La Russia fa una strage a Cernihiv, Zelensky: si poteva evitare con più aiutiRoma, 17 apr. (askanews) – “A Cernihiv è in corso un’operazione di salvataggio dopo l’attacco missilistico russo. Persone sotto le macerie. Al momento si hanno notizie di 20 feriti e 10 morti. Le mie condoglianze alla famiglia e agli amici”: lo scrive sul suo canale Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiornando il bilancio dell’attacco sulla città ucraina presso il confine con la Bielorussia. Il presidente ucraino avverte che il numero delle vittime può salire ulteriomente e afferma che questo avrebbe potuto essere evitato se Kiev avesse ottenuto adeguati mezzi di difesa “e se la determinazione del mondo a contrastare il terrore russo fosse stata sufficiente”.


 

Iran: siamo pronti a colpire con i Sukhoi-24 se Israele attacca

Iran: siamo pronti a colpire con i Sukhoi-24 se Israele attaccaRoma, 17 apr. (askanews) – L’Iran è pronto a colpire “gli obiettivi, soprattutto con i Sukhoi-24” qualora Israele “commettesse un errore strategico”. Questo il monito lanciato oggi dal comandante dell’aeronautica iraniana, il generale Hamid Vahedi, citando in particolare il bombardiere tattico supersonico russo di fabbricazione sovietica.


“Siamo pronti a colpire gli obiettivi, soprattutto con i Sukhoi-24. Per quanto riguarda l’utilizzo di altri velivoli siamo pronti al 100%. Se il nemico commette un errore strategico, riceverà un colpo a cui non potrà rimediare”, ha detto il generale, citato dai media iraniani.

Olimpiadi, ministra Gregoire: su sicurezza fatto lavoro importante

Olimpiadi, ministra Gregoire: su sicurezza fatto lavoro importanteMilano, 17 apr. (askanews) – La Francia non è soltanto “pronta” per i Giochi olimpici di questa estate, per i quali sono attesi complessivamente 15 milioni di visitatori; è anche “fiduciosa” che sul fronte della sicurezza tutto funzionerà al meglio, perché come dice Olivia Gregoire, ministro delegato delle piccole e medie imprese, del commercio, dell’artigianato e del turismo della Francia, è stato fatto “un lavoro importante”, “nei tempi previsti”, anche alla luce delle passate esperienze nell’organizzazione di grandi eventi sportivi: dai Mondiali di calcio del 1998 alla Coppa del Mondo di Rugby nel 2023.


A cento giorni dall’apertura di Parigi 2024, i numeri sono dettagliati dalla ministra, in visita in una Milano dominata dalla settimana del design. E le sue parole seguono quelle del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron che ha parlato di “piano B” e anche “C” che entrerebbero in campo nel caso di eccessivi rischi per la sicurezza alla cerimonia inaugurale, alla luce di una continua analisi in tempo reale della situazione. “Poco più di 50.000 le forze di sicurezza durante i Giochi Olimpici e Paralimpici, 45.000 il giorno dell’inaugurazione” dice Gregoire in risposta a una domanda di askanews. “Vi ricordo che abbiamo mobilitato anche il settore privato. Quasi 20.000 agenti di sicurezza privati saranno mobilitati insieme alle forze pubbliche. Abbiamo anche reclutato 10.000 agenti privati aggiuntivi per rafforzare la sicurezza. Abbiamo fatto un lavoro importante, ma è normale, è un investimento finanziario da parte della Francia, nel reclutare e formare. Le regole che verranno applicate in termini di perimetrazione, sicurezza e viabilità sono già molto precise e in gran parte pubbliche”.


Intanto dal 10 maggio sarà online una piattaforma per ottenere i codici QR necessari per superare determinati perimetri di sicurezza attorno ai luoghi di gara, durante i Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi, come ha annunciato il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin, che all’inizio di marzo, ha ricordato che sarebbero stati effettuati degli “screening” “su quasi un milione di individui” per garantire la sicurezza dei Giochi. “Dalla fine di aprile comunicheremo invece i piani di traffico alle imprese e ai commercianti dei comuni interessati”, spiega Gregoire. “Siamo pronti perché siamo nei tempi previsti. Siamo pronti perché più che in passato o in altri Giochi abbiamo padroneggiato anche la traiettoria economica dei Giochi Olimpici, il che non è di poco conto”, aggiunge la ministra. Poi quanto alle minacce terroristiche e i possibili cyber-attacchi, la ministra aggiunge: “anche noi siamo un popolo segnato nella carne, come altri nostri fratelli europei, da attacchi terroristici. Penso in particolare a quelli del 2015”. “Abbiamo rafforzato considerevolmente i nostri arsenali, formato le nostre forze dell’ordine e la mobilitazione del nostro Ministro degli Interni è totale (…) a cominciare da noi francesi, è anche nostra missione rassicurare il più possibile, spiegare ciò che abbiamo messo in atto ed essere fiduciosi – come lo sono io come Ministro del Turismo – affinché questa fiducia sia comunicata agli ospiti che speriamo siano numerosi”.


(Di Cristina Giuliano)

G7, al via a Capri la riunione dei ministri degli Esteri

G7, al via a Capri la riunione dei ministri degli EsteriCapri, 17 apr. (askanews) – Al via oggi a Capri la tre giorni (17-19 aprile) che vedrà riuniti i ministri degli Esteri del G7 sotto la Presidenza del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani.


“In uno scenario internazionale caratterizzato da fortissime tensioni, il G7 a guida italiana ha il compito di lavorare per la pace” ha commentato Tajani, aggiungendo che “il Governo è impegnato in uno sforzo a tutto tondo per raggiungere questo obiettivo e siamo certi che la riunione di Capri darà un importante contributo”. L’agenda dei lavori sarà incentrata sui principali temi al centro del dibattito internazionale, a partire dalla situazione in Medio Oriente, con un’attenzione particolare sugli ultimi sviluppi seguiti all’attacco iraniano a Israele, su Gaza e sulla crisi nel Mar Rosso.


I ministri avranno inoltre modo di confrontarsi sulla risposta all’aggressione russa all’Ucraina. Per discuterne, il Ministro Tajani ha invitato a Capri il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, e il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg. In linea con la forte attenzione del Governo nei confronti dell’Africa, vi sarà una sessione alla quale parteciperà anche il Ministro degli Esteri della Mauritania, Mohamed Salem Ould Merzoug, in quanto Presidenza dell’Unione Africana. Tale sessione avrà come focus principale il rafforzamento del partenariato del G7 con il Continente.


I ministri del G7 discuteranno anche della stabilità dell’Indo-Pacifico, regione prioritaria per gli equilibri politici e per il commercio mondiale, e dei grandi temi globali come la connettività infrastrutturale, la sicurezza cibernetica, l’Intelligenza Artificiale e la lotta alla disinformazione. Venerdì 19 aprile, al termine dei lavori, si terrà la conferenza stampa conclusiva del Vicepresidente Tajani.

G7 a Capri, l’Italia lavora per la de-escalation in M.O. e Ucraina

G7 a Capri, l’Italia lavora per la de-escalation in M.O. e UcrainaCapri, 16 apr. (askanews) – Due guerre e una parola d’ordine: “de-escalation”. A Capri, isola felice e blindata sul Golfo di Napoli, i ministri degli Esteri del G7 si riuniscono da domani a venerdì, sotto la presidenza italiana, con un unico grande obiettivo: “Lavorare per la pace”. Non sarà facile, nonostante l’unità degli interlocutori: “E’ un momento difficile per la diplomazia”, ha riconosciuto in questi giorni Antonio Tajani, che riunirà attorno a un tavolo gli omologhi di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Germania, Canada e Giappone. Ma non esiste alcuna soluzione militare alle guerre in corso. La strada è obbligata: bisogna ridurre il clima di tensione e odio in Medio Oriente, esacerbato dagli ultimi, incendiari, sviluppi tra Israele e Iran, che rischiano di allargare il conflitto ben oltre la drammatica, e catastrofica, crisi sociale, economica e umanitaria a Gaza; e occorre evitare che il conflitto in Ucraina si trasformi in una guerra capace di sconvolgere non soltanto il cuore dell’Europa, ma gli interi assetti mondiali.


Sul fronte mediorientale, come presidente di turno del Gruppo, l’Italia è impegnata da tempo per impedire che la situazione precipiti a un punto di non ritorno. Il governo sta tenendo una fitta rete di contatti con i Paesi alleati di G7, Ue, Nato, e i principali partner regionali. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è mossa in prima persona e dopo l’attacco iraniano a Israele, anche su sollecitazioni indirette del presidente americano Joe Biden, ha convocato un vertice del G7 in videoconferenza. E ancora ieri ha avuto una proficua telefonata con re Abdallah II di Giordania. Domani toccherà a Tajani caldeggiare la già nota posizione italiana, con gli omologhi del Gruppo. Il ministro, che ha già riunito i rappresentanti della Lega degli Stati arabi e dell’Organizzazione per la Cooperazione islamica, confermerà l’impegno per una soluzione alla grave crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, promuovendo la partecipazione all’iniziativa italiana “Food for Gaza”, e per la ripresa di un processo politico significativo e incisivo per la soluzione “due popoli, due Stati”. Più in generale, Tajani sosterrà un confronto su come costruire un orizzonte politico credibile per la regione, che garantisca pace e sicurezza. L’attacco israeliano di inizio aprile contro un edificio del consolato iraniano a Damasco, in Siria, e la successiva rappresaglia di Teheran dello scorso fine settimana, hanno complicato, e non poco, il lavoro delle cancellerie occidentali. Il nostro Paese è anche pronto ad approvare nuove sanzioni contro l’Iran e si farà “promotore di una serie di iniziative per la de-escalation” nell’area, mentre tutti i Sette Grandi continueranno a fare pressioni perché prevalga il dialogo tra le parti. Significativo, per condurre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a più miti consigli, è e sarà il ruolo degli Stati Uniti. “Dobbiamo evitare che ci sia un allargamento del conflitto, non è facile ma dobbiamo fare di tutto”, ha spiegato Tajani. “Siamo amici di Israele e nessuno può pensare di cancellarlo dalla carta geografica. Ma come abbiamo invitato l’Iran a utilizzare la massima prudenza, così diciamo a Netanyahu: serve la più grande moderazione”. Secondo le principali cancellerie europee, un importante ruolo di persuasione potrebbe giocarlo anche la Cina. Diversi, nelle ultime ore, sono stati gli appelli al presidente Xi Jinping affinché possa agire in questo senso, soprattutto da Berlino e Parigi. Al centro della riunione di Capri, ci sarà naturalmente anche la risposta all’aggressione russa all’Ucraina. La Presidenza italiana intende confermare il solido sostegno del G7 a Kiev a 360 gradi, garantendo un pieno supporto militare, politico, finanziario, puntando a una pace giusta e duratura. Secondo il governo di Roma, occorre evitare fughe in avanti e non alimentare escalation. “Lavoriamo per la pace, non per la terza guerra mondiale”, ha notato più volte Tajani. Un impegno “totale” al fianco dell’Ucraina che ha già prodotto i primi concreti risultati: la firma, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera del febbraio scorso, di un memorandum d’intesa per sostenere la ricostruzione del sistema energetico ucraino e l’approvazione di un ottavo pacchetto di aiuti a Kiev. Al tavolo dei colloqui di Capri ci sarà inoltre la proposta Nato di un nuovo Fondo da 100 miliardi per la difesa ucraina, avanzata dal segretario generale Jens Stoltenberg, che parteciperà ai lavori su invito della presidenza italiana. “Bisogna avere la base giuridica e bisogna tecnicamente capire come si può fare”, ha comunque avvertito Tajani.


Se ne discuterà anche con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che tornerà in Italia con un obiettivo preciso: chiedere agli alleati, per l’ennesima volta, quei sistemi di difesa aerea così necessari per non trasformare i prossimi mesi in una gelida estate di distruzione e morte. Kiev, dunque, li considera vitali, e guarda – non senza una certa invidia – all’efficacia dimostrata nelle ultime ore dal sistema israeliano Iron Dome. Ma per ostacolare la macchina bellica russa, secondo i Sette Grandi, sarà fondamentale anche il ruolo del grande convitato di pietra del vertice, la Cina. Gli Stati Uniti sostengono da tempo la necessità di forti pressioni diplomatiche su Pechino, per scoraggiare le forniture di armi e componenti militari a Mosca. Il segretario di Stato Antony Blinken potrebbe insistere su questo punto anche a Capri, mentre la Federazione russa e il gigante asiatico sono sempre più indirizzati verso un rafforzamento a tutto campo della cooperazione strategica a medio e lungo termine. Nei due giorni di colloqui sull’isola, si parlerà inoltre anche di stabilità dell’Indo-Pacifico, regione prioritaria per gli equilibri politici e per il commercio mondiale. La Presidenza italiana intende infine rinnovare la collaborazione con l’Africa in uno spirito di rispetto reciproco. In questa chiave di partenariato paritario con l’Africa, i ministri affronteranno anche il nesso sviluppo/migrazioni, al fine di contrastare alla radice le cause delle migrazioni irregolari, promuovendo la crescita sostenibile del Continente attraverso nuovi investimenti, creazione di posti lavoro, formazione, transizione energetica. Nel dibattito troveranno spazio anche i grandi temi globali. Tra questi, la sicurezza alimentare, la sicurezza energetica, la lotta ai cambiamenti climatici, la sicurezza cibernetica e l’Intelligenza Artificiale, foriera di enormi opportunità ma anche di significativi rischi. (Di Corrado Accaputo).

G7 a Capri, Italia lavora a de-escalation: unica via in M.O. e Ucraina

G7 a Capri, Italia lavora a de-escalation: unica via in M.O. e UcrainaCapri, 16 apr. (askanews) – Due guerre e una parola d’ordine: “de-escalation”. A Capri, isola felice e blindata sul Golfo di Napoli, i ministri degli Esteri del G7 si riuniscono da domani a venerdì, sotto la presidenza italiana, con un unico grande obiettivo: “Lavorare per la pace”. Non sarà facile, nonostante l’unità degli interlocutori: “E’ un momento difficile per la diplomazia”, ha riconosciuto in questi giorni Antonio Tajani, che riunirà attorno a un tavolo gli omologhi di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Germania, Canada e Giappone. Ma non esiste alcuna soluzione militare alle guerre in corso. La strada è obbligata: bisogna ridurre il clima di tensione e odio in Medio Oriente, esacerbato dagli ultimi, incendiari, sviluppi tra Israele e Iran, che rischiano di allargare il conflitto ben oltre la drammatica, e catastrofica, crisi sociale, economica e umanitaria a Gaza; e occorre evitare che il conflitto in Ucraina si trasformi in una guerra capace di sconvolgere non soltanto il cuore dell’Europa, ma gli interi assetti mondiali.


Sul fronte mediorientale, come presidente di turno del Gruppo, l’Italia è impegnata da tempo per impedire che la situazione precipiti a un punto di non ritorno. Il governo sta tenendo una fitta rete di contatti con i Paesi alleati di G7, Ue, Nato, e i principali partner regionali. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è mossa in prima persona e dopo l’attacco iraniano a Israele, anche su sollecitazioni indirette del presidente americano Joe Biden, ha convocato un vertice del G7 in videoconferenza. E ancora ieri ha avuto una proficua telefonata con re Abdallah II di Giordania. Domani toccherà a Tajani caldeggiare la già nota posizione italiana, con gli omologhi del Gruppo. Il ministro, che ha già riunito i rappresentanti della Lega degli Stati arabi e dell’Organizzazione per la Cooperazione islamica, confermerà l’impegno per una soluzione alla grave crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, promuovendo la partecipazione all’iniziativa italiana “Food for Gaza”, e per la ripresa di un processo politico significativo e incisivo per la soluzione “due popoli, due Stati”. Più in generale, Tajani sosterrà un confronto su come costruire un orizzonte politico credibile per la regione, che garantisca pace e sicurezza. L’attacco israeliano di inizio aprile contro un edificio del consolato iraniano a Damasco, in Siria, e la successiva rappresaglia di Teheran dello scorso fine settimana, hanno complicato, e non poco, il lavoro delle cancellerie occidentali. Il nostro Paese è anche pronto ad approvare nuove sanzioni contro l’Iran e si farà “promotore di una serie di iniziative per la de-escalation” nell’area, mentre tutti i Sette Grandi continueranno a fare pressioni perché prevalga il dialogo tra le parti. Significativo, per condurre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a più miti consigli, è e sarà il ruolo degli Stati Uniti. “Dobbiamo evitare che ci sia un allargamento del conflitto, non è facile ma dobbiamo fare di tutto”, ha spiegato Tajani. “Siamo amici di Israele e nessuno può pensare di cancellarlo dalla carta geografica. Ma come abbiamo invitato l’Iran a utilizzare la massima prudenza, così diciamo a Netanyahu: serve la più grande moderazione”. Secondo le principali cancellerie europee, un importante ruolo di persuasione potrebbe giocarlo anche la Cina. Diversi, nelle ultime ore, sono stati gli appelli al presidente Xi Jinping affinché possa agire in questo senso, soprattutto da Berlino e Parigi.


Al centro della riunione di Capri, ci sarà naturalmente anche la risposta all’aggressione russa all’Ucraina. La Presidenza italiana intende confermare il solido sostegno del G7 a Kiev a 360 gradi, garantendo un pieno supporto militare, politico, finanziario, puntando a una pace giusta e duratura. Secondo il governo di Roma, occorre evitare fughe in avanti e non alimentare escalation. “Lavoriamo per la pace non per la terza guerra mondiale”, ha notato più volte Tajani. Un impegno “totale” al fianco dell’Ucraina che ha già prodotto i primi concreti risultati: la firma, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera del febbraio scorso, di un memorandum d’intesa per sostenere la ricostruzione del sistema energetico ucraino e l’approvazione di un ottavo pacchetto di aiuti a Kiev. Al tavolo dei colloqui di Capri ci sarà inoltre la proposta Nato di un nuovo Fondo da 100 miliardi per la difesa ucraina, avanzata dal segretario generale Jens Stoltenberg, che parteciperà ai lavori su invito della presidenza italiana. “Bisogna avere la base giuridica e bisogna tecnicamente capire come si può fare”, ha comunque avvertito Tajani. Se ne discuterà anche con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che tornerà in Italia con un obiettivo preciso: chiedere agli alleati, per l’ennesima volta, quei sistemi di difesa aerea così necessari per non trasformare i prossimi mesi in una gelida estate di distruzione e morte. Kiev, dunque, li considera vitali, e guarda – non senza una certa invidia – all’efficacia dimostrata nelle ultime ore dal sistema israeliano Iron Dome. Ma per ostacolare la macchina bellica russa, secondo i Sette Grandi, sarà fondamentale anche il ruolo del grande convitato di pietra del vertice, la Cina. Gli Stati Uniti sostengono da tempo la necessità di forti pressioni diplomatiche su Pechino, per scoraggiare le forniture di armi e componenti militari a Mosca. Il segretario di Stato Antony Blinken potrebbe insistere su questo punto anche a Capri, mentre la Federazione russa e il gigante asiatico sono sempre più indirizzati verso un rafforzamento a tutto campo della cooperazione strategica a medio e lungo termine.


Nei due giorni di colloqui sull’isola, si parlerà inoltre anche di stabilità dell’Indo-Pacifico, regione prioritaria per gli equilibri politici e per il commercio mondiale. La Presidenza italiana intende infine rinnovare la collaborazione con l’Africa in uno spirito di rispetto reciproco. In questa chiave di partenariato paritario con l’Africa, i ministri affronteranno anche il nesso sviluppo/migrazioni, al fine di contrastare alla radice le cause delle migrazioni irregolari, promuovendo la crescita sostenibile del Continente attraverso nuovi investimenti, creazione di posti lavoro, formazione, transizione energetica. Nel dibattito troveranno spazio anche i grandi temi globali. Tra questi, la sicurezza alimentare, la sicurezza energetica, la lotta ai cambiamenti climatici, la sicurezza cibernetica e l’Intelligenza Artificiale, foriera di enormi opportunità ma anche di significativi rischi. (di Corrado Accaputo)

Israele ha ucciso un comandante Hezbollah in un attacco con droni in Libano

Israele ha ucciso un comandante Hezbollah in un attacco con droni in LibanoRoma, 16 apr. (askanews) – Un comandante locale di Hezbollah è stato ucciso oggi in un attacco israeliano nel sud del Paese. Lo afferma una fonte vicina al movimento sciita libanese. “Il comandante sul campo responsabile della regione di Naqura è stato martirizzato in un attacco israeliano”, ha dichiarato la fonte all’Afp. La stampa libanese aveva riportato in precedenza di un morto in un attacco israeliano contro un’auto ad Ain Baal, a circa 15 chilometri dal confine.


L’Idf, da parte sua, ha affermato di aver eliminato il comandante della regione costiera di Hezbollah, Ismail Yousef Baz, in un attacco di droni ad Ain Baal, vicino a Tiro. L’Idf ha detto che era “un alto funzionario e veterano dell’ala militare di Hezbollah”, che ricopriva diversi incarichi, l’ultimo dei quali era quello di comandante della regione costiera. “E’ stato coinvolto nell’avanzamento e nella pianificazione del lancio di razzi e missili anticarro verso lo Stato di Israele dalla zona costiera del Libano”, ha spiegato l’Idf che ha anche pubblicato il video dell’attacco.

La polizia sospende l’evento di estrema destra con Orban e Farage a Bruxelles

La polizia sospende l’evento di estrema destra con Orban e Farage a BruxellesRoma, 16 apr. (askanews) – La polizia di Bruxelles è intervenuta oggi per sospendere i lavori della Conferenza sul conservatorismo nazionale in programma oggi e domani nella capitale belga, con i previsti interventi del premier ungherese Viktor Orban, del candidato francese di estrema destra, Eric Zemmour, e dell’ex primo ministro polacco Mateusz Morawiecki.


Stando a quanto riportato da Euronews, gli agenti sono intervenuti mentre l’evento era iniziato da circa due ore, ed era in corso l’intervento del fondatore del partito della Brexit, Nigel Farage, informando gli organizzatori che “le autorità hanno deciso di chiudere l’evento”. Emir Kir, sindaco del quartiere Saint-Josse Ten Noode di Bruxelles, ha confermato su X di aver emesso l’ordine di fermare l’evento per “garantire la sicurezza pubblica”, aggiungendo: “L’estrema destra non è la benvenuta”. “La polizia belga ha deciso di chiudere la conferenza sul conservatorismo nazionale a Bruxelles, appena due ore dopo il suo inizio. Immagino non potessero più sopportare la libertà di parola”. Questo il commento su X del premier ungherese, Viktor Orban.

Il Padiglione israeliano alla Biennale di Venezia è chiuso: “Non apriamo fino al cessate il fuoco a Gaza”

Il Padiglione israeliano alla Biennale di Venezia è chiuso: “Non apriamo fino al cessate il fuoco a Gaza”Milano, 16 apr. (askanews) – Il Padiglione israeliano alla 60esima Biennale d’arte di Venezia, nel giorno della pre apertura, ha annunciato che non aprirà le proprie porte fino al raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. L’artista Ruth Patir e i curatori del progetto hanno deciso questa forma di protesta per tentare di sensibilizzare anche il pubblico dell’arte internazionale sulla situazione in Medio Oriente.


Sulla porta a vetri del padiglione è stato affisso un comunicato della rappresentanza israeliana che annuncia al pubblico la decisione. L’apertura al pubblico della Biennale è prevista per sabato 20 aprile. Data la situazione del conflitto è possibile che l’apertura del padiglione di Israele sia ancora distante.

Borrell: l’Ue informata in anticipo dell’attacco iraniano a Israele

Borrell: l’Ue informata in anticipo dell’attacco iraniano a IsraeleRoma, 16 apr. (askanews) – L’Unione Europea è stata informata in anticipo dell’attacco iraniano con missili e droni contro Israele. Lo ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, Josep Borrell, nell’intervista rilasciata a Le Monde.


“Siamo stati avvertiti con diversi giorni di anticipo”, ha dichiarato Borrell nell’intervista, senza specificare da dove provenissero le informazioni, quando gli è stato chiesto se l’Ue fosse sorpresa dalla mossa di Teheran. L’alto diplomatico europeo ha inoltre riferito che dopo l’attacco, il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, lo ha informato che “sono state attaccate solo installazioni militari, rendendo chiaro che si è trattato di una risposta controllata”. Borrell ha sottolineato che se l’Iran avesse voluto davvero causare danni significativi a Israele, non avrebbe inviato droni che hanno impiegato sei ore per raggiungere gli obiettivi.”Ciò non giustifica o attenua in alcun modo questo attacco, che è il primo (diretto iraniano) sul territorio israeliano. Ma il fatto stesso che i missili e i droni siano stati abbattuti faceva parte della strategia”, ha argomentato il capo della diplomazia europea.


Secondo Borrell, questa tattica è dovuta al fatto che né l’Iran né il movimento libanese Hezbollah sono al momento “pronti alla guerra”. Il 13 aprile, l’Iran ha lanciato un massiccio attacco con droni e missili contro Israele come rappresaglia per il bombardamento del consolato iraniano a Damasco, che ha causato la morte di diversi ufficiali dei reparti di elite delle forze armate iraniane. L’attacco, durato ore, è stato il primo effettuato direttamente dall’Iran, sebbene abbia coinvolto anche forze filo-iraniane in Siria, Iraq e Yemen. L’emittente statale iraniana Press TV ha riferito che tutti i missili ipersonici hanno colpito i loro obiettivi. Secondo le Forze di difesa israeliane, sono stati lanciati circa 300 proiettili, 170 droni e 30 missili da crociera. Allo stesso tempo, Israele sostiene che soltanto “alcuni missili” hanno raggiunto il territorio del Paese e hanno provocato “danni minori”.


L’Iran ha posto fine alle operazioni di rappresaglia, ma ha avvertito allo stesso tempo che se Israele tenterà un’azione sul territorio iraniano o contro strutture iraniane in Siria o altrove, la risposta sarà ancora maggiore.