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Piogge forti in Centro Europa a rischio, Praga in allerta rossa

Piogge forti in Centro Europa a rischio, Praga in allerta rossaPraga, 14 set. (askanews) – I cellulari a Praga hanno suonato tutta la notte per l’allerta rossa alluvioni e la città ha già predisposto barriere di difesa contro le inondazioni nel centro storico, mentre la gente guarda nervosamente la Moldava che si alza. “Prepariamoci al peggio”. Così il primo ministro ceco Petr Fiala ha annunciato “giorni difficili” per la Repubblica Ceca che si trova ad affrontare una situazione meteo inedita, con forti piogge e alcuni fiumi a rischio livello di piena.


Si prevedono precipitazioni dalla portata quasi inedita su tutto il Paese fino a domenica sera. Secondo gli esperti, la situazione del 1997 e del 2002, quando la repubblica fu travolta da grandi inondazioni, potrebbe ripetersi. E nei prossimi giorni condizioni meteorologiche simili sono previste anche in Europa centrale, nella Germania meridionale e alcune parti dell’Austria, della Polonia e della Slovacchia. Il primo ministro ceco ha convocato lo staff centrale di crisi. “Ci aspettiamo fino a 400 mm di pioggia in alcune località fino a lunedì” ha detto annunciando che “diversi fiumi raggiungeranno il primo livello di piena e ci aspettiamo ulteriori aumenti nei prossimi giorni”, ha sottolineato il primo ministro su X.


Il sindaco di Praga, Bohuslav Svoboda, ha dichiarato alla televisione ceca che le acque della città, situata sulle rive del fiume Moldava attraversato dal ben noto Ponte Carlo, dovrebbero raggiungere il livello massimo sabato sera. A Praga la Moldava dovrebbe arrivare al suo picco nella notte tra sabato e domenica. Secondo le stime il livello aumenterà tra i 60 e gli 80 centimetri e la portata non dovrebbe superare di molto il secondo livello di piena, ovvero i 1000 metri cubi al secondo. Attualmente attraverso Praga scorrono circa 380 metri cubi al secondo e gli idrologi scaricano l’acqua sulla cascata della Moldava e dalla diga di Hostivar.

Ucraina, Orban: sempre più leader Ue s’uniscono al campo della pace

Ucraina, Orban: sempre più leader Ue s’uniscono al campo della paceRoma, 13 set. (askanews) – Nel dibattito europeo sulla guerra ucraina, “sempre più leader sono pronti a unirsi al campo della pace” e, tra questi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L’ha affermato oggi nella sua periodica intervista a Kossuth Radio il primo ministro ungherese Viktor Orban, che ha attribuito alla sua azione l’allargamento del campo trattativista e ha promesso “altri passi sorprendenti”.


Orban ha affermato che “la parte sana del mondo ha sempre sostenuto la pace” e che ci sono “piani di pace sul tavolo”. Poi è tornato sulla sua controversa “missione di pace” e ha sottolineato che il cui obiettivo era “far sì che anche l’Europa occidentale iniziasse finalmente a pensare alla pace” per “spostare i leader europei dalla loro posizione pro-guerra, farli uscire dalle trincee, perché non esiste una soluzione militare a questa guerra”. Il premier magiaro ha detto che è necessario cercare “soluzioni per un cessate-il-fuoco” e, senza la sua missione che l’ha portato a luglio a Mosca, Kiev (e Mar-a-Lago da Donald Trump), “questo dibattito non sarebbe nemmeno iniziato”. Invece – ha proseguito – ora sta emergendo che sempre più leader sono pronti a unirsi al campo della pace. Uno di questi è il cancelliere tedesco. Ho in serbo altri passi sorprendenti per quanto riguarda la missione di pace”.

Comitato militare Nato a Praga, mentre cresce la rabbia di Mosca

Comitato militare Nato a Praga, mentre cresce la rabbia di MoscaPraga, 13 set. (askanews) – La massima autorità militare della Nato, il Comitato militare, si riunisce oggi e domani a Praga, in Repubblica Ceca. Il tutto mentre si consuma una forte crisi diplomatica tra Mosca e Londra e dopo le roventi dichiarazioni del presidente russo Vladimir Putin sul rischio di una “guerra” se all’Ucraina fosse consentito di utilizzare armi a lungo raggio fornite dalla NATO per colpire obiettivi all’interno della Russia, come richiesto dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Oltre alla minaccia russa di “decisioni appropriate”. Intanto il primo ministro britannico Keir Starmer è oggi a Washington per incontrare il presidente degli Stati Uniti Joe Biden , dove dovrebbe chiedere l’approvazione degli Stati Uniti per un piano che consentirebbe all’Ucraina di utilizzare il missile britannico “Storm Shadow” per colpire obiettivi all’interno della Russia.


Mosca sta evidentemente flettendo i muscoli. Il ministero della difesa russo ha affermato che il suo personale di servizio impegnato in esercitazioni nel Mare di Barents ha condotto test di lancio di missili da crociera e ha anche partecipato a esercitazioni per simulare la caccia e l’inseguimento di sottomarini nemici. Ha descritto le esercitazioni come un successo. La Russia sta conducendo la sua più grande serie di esercitazioni navali dall’era sovietica. È dunque particolarmente rilevante l’incontro Nato del week end di persona a Praga, con i Capi di stato maggiore della difesa che discuteranno degli sviluppi strategici militari all’interno dell’Alleanza. Gli interventi di apertura spetteranno al presidente del Comitato militare della NATO, ammiraglio Rob Bauer, al presidente della Repubblica Ceca Petr Pavel e al capo di stato maggiore ceco, tenente generale Karel Rehka.


Da notare che Pavel è stato eletto presidente della Repubblica Ceca a gennaio 2023. Con l’appoggio del governo di centrodestra, ha sconfitto l’ex primo ministro populista Andrej Babis. Un segnale forte inviato dalla popolazione nonostante i poteri limitati, nella Repubblica Ceca, del capo dello Stato. E da notare anche che Pavel in passato ha guidato il Comitato militare della Nato. “La prima sessione vedrà i Capi di Stato maggiore della Difesa dei Paesi Nato affrontare la realizzazione delle decisioni prese dagli alleati al Summit di Washington nel luglio 2024” si legge in una nota dell’alleanza. “Mentre l’Alleanza celebra il suo 75esimo anniversario, i leader della Nato stanno adottando misure importanti per rafforzare ulteriormente la deterrenza e la difesa, rafforzare il supporto a lungo termine all’Ucraina e approfondire le partnership globali” si aggiunge.


Nella seconda sessione, il comandante supremo alleato in Europa, generale Christopher G. Cavoli, informerà i capi della difesa sui progressi dell’implementazione dei piani DDA. Questi piani rendono l’Alleanza più forte e più capace di scoraggiare e, se necessario, difendersi da qualsiasi potenziale avversario. Come parte del pacchetto di supporto della Nato all’Ucraina, questa sessione discuterà anche dell’istituzione del Nato Security Assistance and Training for Ukraine (Nsatu), un nuovo comando progettato per pianificare, coordinare e organizzare la fornitura di assistenza alla sicurezza. Nella terza sessione, il comandante supremo alleato per la trasformazione, generale Philippe Lavigne, fornirà informazioni e aggiornamenti sulla trasformazione bellica dell’Alleanza in conformità con il NATO Defence Planning Process (NDPP). Tra gli altri argomenti, i capi di stato maggiore della difesa discuteranno del lancio del NATO-Ukraine Joint Analysis, Training, and Education Centre (JATEC), un importante pilastro della cooperazione pratica, per identificare e applicare le lezioni apprese dalla guerra della Russia contro l’Ucraina e aumentare l’interoperabilità dell’Ucraina con la Nato.


Il Comitato militare si riunisce in una sessione dei Capi di Stato maggiore della Difesa due volte l’anno presso il Quartier generale della Nato a Bruxelles, e una volta l’anno si tiene una conferenza da uno Stato membro alleato. Il Comitato militare si riunisce per discutere delle operazioni, missioni e attività della Nato e per fornire al Consiglio del Nord Atlantico una consulenza militare senza vincoli e basata sul consenso su come l’Alleanza può affrontare al meglio le sfide della sicurezza globale. Su base giornaliera, il suo lavoro è svolto dai Rappresentanti militari permanenti presso il Quartier generale della Nato a Bruxelles.

Un passeggino pieghevole vince il premio James Dyson per l’Italia

Un passeggino pieghevole vince il premio James Dyson per l’ItaliaMilano, 12 set. (askanews) – Si chiama Iva il progetto vincitore della 20esima edizione italiana del James Dyson Award, il concorso internazionale di design e ingegneria per studenti promosso dalla James Dyson Foundation che sfida gli inventori di tutto il mondo a proporre progetti inediti in grado di affrontare un problema del mondo reale. Iva è un passeggino pieghevole estremamente sottile e leggero, abbinato a uno zaino compatto ma spazioso: proprio per la sua versatilità, rappresenta una soluzione comoda e facile da trasportare, che si apre in pochi secondi, riducendo lo sforzo fisico e facilitando gli spostamenti di chi si muove con bambini.


Al secondo post StainEraser, un dispositivo pensato per i luoghi pubblici che utilizza ultrasuoni, acqua e aspirazione per rimuovere le macchie dai tessuti in maniera sicura ed efficace. L’ultimo finalista italiano è Enki – Wearable robotics for muscular aiding, un esoscheletro attivo in grado di supportare i soccorritori in condizioni di emergenza, alleviando lo stress fisico e facilitando il trasporto delle persone. A valutare i progetti presentati per l’Italia sono stati chiamati, insieme all’ingegnere Dyson Ibraheem Monks, due esponenti del mondo dell’innovazione e della formazione: Marco Morello, giornalista esperto di tecnologia, innovazione e nuovi trend, e Luciano Canova, economista e divulgatore scientifico, nonché insegnante di Economia Comportamentale presso la Scuola Enrico Mattei. I finalisti accedono alla fase internazionale del concorso, sfidando i progetti provenienti dagli altri Paesi in cui è presente il premio. I vincitori internazionali – scelti da James Dyson in persona – saranno annunciati il 13 novembre e si aggiudicheranno il riconoscimento finale di 35.000 euro. Ai due finalisti internazionali andrà invece una somma di 5.800 euro ciascuno.


L’ispirazione per Iva nasce da un’esperienza di vita reale. Muoversi con i bambini piccoli può essere complesso perché sono spesso stanchi, e portare con sé un passeggino ingombrante e scomodo peggiora la situazione, rappresentando uno sforzo fisico e una complicazione logistica. Tanti sono stati i tentativi di creare passeggini compatti e leggeri, ma nessuno in grado di rispondere a tutti gli standard di sicurezza e facilità d’uso, nonché di offrire un design personalizzabile e un prezzo contenuto. Da qui David Popkov – che nel corso dei suoi studi in Ingegneria degli Autoveicoli e Design Industriale ha trascorso un anno presso il Politecnico di Torino specializzandosi in Design Sistemico – osservando il suo socio Mick con i suoi due bambini ha avuto l’idea di progettare un passeggino che non solo fosse piccolo e leggero, ma trasportabile come uno zaino e aperto soltanto quando necessario. Aprire e richiudere Iva è rapido e semplice allo stesso tempo, tramite l’uso di pulsanti e cursori posti sui lati e il fondo dello zaino che regolano il movimento delle ruote e della maniglia; la struttura centrale in alluminio 6061 assicura resistenza e leggerezza, mentre lo zaino (utilizzabile anche per trasportare i propri oggetti personali) è completamente staccabile e può quindi essere sostituito cambiandone colore e fantasia. “Iva merita il primo posto italiano del James Dyson Award 2024 perché rappresenta una soluzione ben progettata ed elegante, oltre che facile da usare, a un problema molto comune e concreto della vita quotidiana. Ciò che abbiamo maggiormente apprezzato è che mette al centro l’aspetto “sociale” del concetto di ESG, spesso trascurato, andando incontro alle esigenze delle famiglie e dei più piccoli” ha commentato la giuria.


Il premio di 5.800 euro servirà all’inventore David Popkov per sviluppare ulteriormente il progetto, concentrandosi sulla fase di prototipazione e sull’ottenere un brevetto con l’obiettivo di portare il prodotto sul mercato. “Vincere questo premio mi dà la sensazione di aver sempre seguito la strada giusta e rafforza la mia fiducia nel perseguire ulteriori sfide come ingegnere. Sarà un enorme passo avanti nel garantire il futuro di Iva e nel procedere verso la produzione e la commercializzazione”, ha commentato David Pokpov.

Accordo Azerbaigian-Vaticano per restauro basilica San Paolo

Accordo Azerbaigian-Vaticano per restauro basilica San PaoloRoma, 12 set. (askanews) – Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e la Fondazione Heydar Aliyev hanno firmato oggi un accordo per la messa in sicurezza dei rivestimenti in marmo della Basilica di San Paolo Fuori le Mura. Il documento è stato firmato da Anar Alakbarov, Assistente del Presidente dell’Azerbaigian e Direttore esecutivo della Fondazione Heydar Aliyev, e dal Cardinale Fernando Vérgez Alzaga, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.


Si tratta di un progetto finanziato dalla Fondazione per la messa in sicurezza e la conservazione dei rivestimenti e apparati decorativi in marmo della Basilica di San Paolo Fuori le Mura, in previsione del prossimo Giubileo. L’intervento si è reso necessario per rendere sicuro il transito e il passaggio al pubblico all’interno della Basilica, in quanto i movimenti strutturali e la risalita capillare dell’acqua hanno portato a una condizione diffusa di degrado dei rivestimenti marmorei parietali e dei colonnati delle navate. Le opere di restauro riguarderanno i lavori per la messa in sicurezza delle superfici marmoree che decorano le navate ed il transetto della Basilica. Nel 2025, in occasione del Giubileo, si prevede che oltre 30 milioni di pellegrini visiteranno la Basilica.


Durante gli incontri con vari funzionari, tra cui il Cardinale Fernando Vérgez Alzaga, Anar Alakbarov ha discusso del rapporto tra l’Azerbaigian e la Santa Sede, nonché di progetti congiunti con la Fondazione Heydar Aliyev. Presente l’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede Ilgar Mukhtarov. Il rapporto tra la Fondazione Heydar Aliyev e la Santa Sede ha una lunga storia: la Fondazione ha già precedentemente contribuito al restauro di diversi monumenti di importanza storica in Vaticano ed è stata attivamente coinvolta nella protezione del suo patrimonio culturale.

Oxfam, oltre 100mila cittadini chiedono cessate il fuoco a Gaza

Oxfam, oltre 100mila cittadini chiedono cessate il fuoco a GazaRoma, 12 set. (askanews) – Consegnate oggi, presso il Ministero degli Esteri a Roma, le firme raccolte in Italia da Oxfam, con cui oltre 100 mila cittadini chiedono al Governo e alla comunità internazionale di impegnarsi per raggiungere un immediato cessate il fuoco a Gaza e porre fine all’invio a Israele di armi, spesso usate per colpire civili e infrastrutture essenziali.


A ricevere la delegazione dell’organizzazione umanitaria – impegnata nell’ultimo anno per soccorrere la popolazione colpita dalla catastrofe umanitaria in corso – è stato l’Ambasciatore Pasquale Ferrara, Direttore Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza. ”La consegna di queste firme rappresenta molto più di un semplice gesto simbolico. Ogni firma raccolta è un atto di solidarietà verso la popolazione di Gaza e della Cisgiordania, una chiara ed esplicita richiesta affinché il Governo italiano intensifichi la sua pressione sulle parti coinvolte per un immediato cessate il fuoco. Quello che abbiamo di fronte è un conflitto, che sta generando la più grave crisi umanitaria del XXI secolo. – ha commentato Emilia Romano, Presidente di Oxfam Italia – Nella Striscia di Gaza sono in corso da mesi sfollamenti forzati, bombardamenti indiscriminati e l’uso della fame e della sete come armi di guerra. L’Italia può e deve fare di più per porre fine alle morti e alla distruzione, garantire un accesso adeguato degli aiuti umanitari e assicurare il rilascio sicuro degli ostaggi in mano ai gruppi armati palestinesi e dei palestinesi detenuti illegalmente da Israele”. “L’incontro, durato circa un’ora, si è svolto in un clima di ascolto reciproco dove si è potuto discutere dello stato di avanzamento di tutte le richieste politiche contenute nelle petizioni. – ha aggiunto Romano – In particolare ci è stato assicurato che delle prime risposte verranno date oggi dal Ministro Tajani durante il question time al Senato e che si stanno preparando delle azioni diplomatiche rilevanti in vista della ministeriale esteri del G7 a novembre”.

Lettera di 23 parlamentari Ue su ragazzo italiano detenuto in Belgio

Lettera di 23 parlamentari Ue su ragazzo italiano detenuto in BelgioRoma, 12 set. (askanews) – Ventitre europarlamentari hanno scritto una lettera al Commissario europeo per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, al Ministro della giustizia del Belgio e ai Ministri degli esteri del Belgio e dell’Italia sul caso di Andrea Sommariva il ragazzo genovese di 26 anni, con gravi problemi psichiatrici e di tossicodipendenza, in cura presso i servizi di assistenza socio-sanitaria della regione Liguria, e darrestato lo scorso 16 maggio in Belgio e tradotto nel carcere di Hasselt, dove è attualmente detenuto in attesa di giudizio.


Gli europarlamentari scrivono: il ragazzo “E’ accusato del furto di alcune collanine durante un concerto. Non spetta a noi giudicare se abbia o meno compiuto il reato, peraltro di lieve entità, ma riteniamo importante agire affinché Andrea sia trattato conformemente ai principi di rispetto dei diritti umani sanciti dai trattati e dalle convenzioni europee e internazionali, e crediamo che proprio in base a questi principi Andrea abbia il diritto di essere sottoposto alle cure necessarie ad un malato psichiatrico, (status riconosciuto già dalla perizia del tribunale dei minori di Genova nel 2017), che sono ormai interrotte da mesi, e che pertanto vada riportato in Italia. La sua situazione psico-fisica è sempre più preoccupante, e lo stato depressivo in cui versa non gli consente di provvedere adeguatamente a sé stesso nello stato di detenuto in cui si trova in attesa di giudizio.


Vale la pena evidenziare che è stata rifiutata la richiesta di uscita su cauzione, che non è adeguatamente seguito dal personale medico-psichiatrico, che gli altri detenuti sono essi stessi preoccupati per la sua salute, che il console italiano lo ha incontrato una volta, che è già stato interessato il Parlamento italiano tramite un’interrogazione al Ministro degli Esteri, che Andrea rischia 30 mesi di carcere su richiesta del Pubblico Ministero belga. Ricordiamo che lo Stato che detiene è responsabile della salute, del mantenimento e del rispetto dei diritti umani di ogni detenuto.


L’assenza di una strategia terapeutica per la cura di un detenuto affetto da disturbi mentali può costituire un «abbandono terapeutico» contrario all’articolo 3 della Convenzione Europea sui diritti umani (CEDU), come ribadito dalla sentenza del 24 gennaio 2022 della Corte Europea sulla causa SY c. ITALIA (Ricorso n. 11791/20). Sicuri della sensibilità delle autorità belghe al pieno rispetto delle convenzioni e ai principi dei diritti umani riconosciuti nell’ Ue e a livello internazionale, facciamo appello alle autorità belghe affinché Andrea possa essere rimpatriato in Italia al più presto per poter continuare a seguire le cure di cui necessita. Cordiali saluti, MEP Mimmo Lucano MEP Ilaria Salis MEP Leoluca Orlando MEP Benedetta Scuderi MEP Cecilia Strada MEP Brando Benifei MEP Elisabetta Gualmini MEP Alessandro Zan MEP Pina Picierno MEP Irene Tinagli MEP Marco Tarquinio MEP Sandro Ruotolo MEP Camilla Laureti MEP Pasquale Tridico MEP Dario Tamburrano MEP Danilo della Valle MEP Gaetano Pedulla’ MEP Marc Botenga MEP Rudi Kennes MEP Irene Montero Gil MEP Isa Serra Sanchez MEP Leila Chaibi MEP Damian Careme MEP Pernando Barrena

Conclusa con successo passeggiata spaziale equipaggio Polaris Dawn

Conclusa con successo passeggiata spaziale equipaggio Polaris DawnRoma, 12 set. (askanews) – L’equipaggio della missione Polaris Dawn è di nuovo isolato dall’esterno e l’abitacolo della navicella spaziale Crew Dragon è stato ripressurizzato dopo la passeggiata spaziale.


SpaceX ha confermato che Sarah Gillis, che insieme a Jared Isaacman ha effettuato la passeggiata all’esterno, è riuscita ad agganciare e chiudere in modo sicuro il portello dopo essere rientrata nella navicella. Le differenze di pressione all’interno e all’esterno della capsula Crew Dragon avrebbero potuto rendere molto difficile la chiusura della porta e per questo era un momento molto atteso. Dopo aver trascorso circa 10 minuti fuori dal veicolo, Gillis è tornata al suo posto: Gillis ha trascorso il suo tempo fuori muovendosi nella sua tuta spaziale, come previsto, per aiutare a testarne la mobilità. Sviluppare tute spaziali che vestano e funzionino più come normali vestiti rispetto alle tute bianche altamente restrittive e gonfie che sono state utilizzate durante le passeggiate spaziali del passato è un obiettivo chiave per SpaceX. L’ingegnere Gillis è una dei due dipendenti di SpaceX in questa missione. Isaacman, uscito per primo, ha trascorso poco più di 10 minuti fuori dalla capsula.

Sei membri Unrwa morti in raid israeliano a Nuseirat. Guterres: inaccettabile

Sei membri Unrwa morti in raid israeliano a Nuseirat. Guterres: inaccettabileRoma, 12 set. (askanews) – Sei membri dello staff dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sono stati uccisi in due raid aerei israeliani sul campo profughi di Nuseirat nel centro di Gaza nella notte: il “più alto bilancio di vittime tra il nostro personale in un singolo incidente” durante la guerra. Un attacco che il segretario generale delle Nazioni unite ha definito “inaccettabile”.


Tra le persone uccise, scrive l’Agenzia in un post su X, “c’era il direttore del rifugio dell’Unrwa e altri membri della squadra che forniva assistenza agli sfollati. Sincere condoglianze alle loro famiglie e ai loro cari. Questa scuola è stata colpita cinque volte dall’inizio della guerra. Ospita circa 12.000 sfollati, soprattutto donne e bambini. Nessuno è al sicuro a Gaza. Nessuno viene risparmiato”. “Le scuole e le altre infrastrutture civili devono essere protette in ogni momento, non sono un bersaglio. Chiediamo a tutte le parti in conflitto di non utilizzare mai le scuole o le aree circostanti per scopi militari o di combattimento”, si legge ancora nel post.


Parlando della guerra a Gaza, Guterres ha affermato che ci sono state “violazioni molto drammatiche del diritto internazionale umanitario e la totale assenza di un’efficace protezione dei civili”. “Quello che sta succedendo a Gaza è totalmente inaccettabile”, ha aggiunto. Secondo le Nazioni Unite, durante il conflitto sono stati uccisi anche quasi 300 operatori umanitari, più di due terzi dei quali appartenenti al personale delle Nazioni Unite. Guterres ha affermato che dovrebbero esserci indagini efficaci e responsabilità per la loro morte. “Abbiamo i tribunali ma vediamo che le decisioni dei tribunali non vengono rispettate, ed è questo tipo di limbo di responsabilità che è totalmente inaccettabile e che richiede anche una seria riflessione”.

Morto a 86 anni l’ex presidente del Perù Alberto Fujimori

Morto a 86 anni l’ex presidente del Perù Alberto FujimoriRoma, 12 set. (askanews) – L’ex presidente peruviano Alberto Fujimori, condannato per violazioni dei diritti umani e corruzione, è morto all’età di 86 anni. Lo ha confermato la figlia Keiko Fujimori sui social spiegando che il padre è morto “dopo una lunga battaglia contro il cancro”. Il medico dell’ex presidente ha confermato che era affetto da “tumore alla lingua”.


Fujimori ha governato il Perù tra il 1990 e il 2000 prima di essere costretto a dimettersi a causa di accuse di corruzione. È fuggito dal paese ma è stato successivamente arrestato ed estradato, prima di essere condannato e incarcerato. L’ex presidente è stato condannato in una serie di casi tra cui corruzione, abuso di potere e per essere stato il mandante di due massacri degli squadroni della morte nei primi anni ’90. Lo scorso dicembre Fujimori è stato rilasciato dalla prigione Barbadillo di Lima dopo aver scontato più di 15 anni di una condanna a 25 anni di carcere. La corte costituzionale peruviana aveva ripristinato una grazia presidenziale emessa sei anni prima.


Il medico di Fujimori, Jose Carlos Gutierrez, ha affermato che all’ex presidente era stato diagnosticato un cancro alla lingua all’inizio di quest’anno ed era morto “per complicazioni della malattia”. “Il trattamento immunologico è molto buono ma ha effetti collaterali. E a causa di questi effetti collaterali, ha avuto problemi respiratori due giorni fa” e “alla fine, ieri sera, era privo di sensi” ed “è morto verso le 18:00”, intorno all’una italiana. Per i sostenitori di Fujimori, è stato l’uomo che ha salvato il Perù da un brutale gruppo ribelle maoista, il Sendero Luminoso (Sentiero Luminoso), e che ha rimesso in carreggiata l’economia dopo un’inflazione alle stelle. Ma per migliaia di vittime innocenti del conflitto, Fujimori era una figura autoritaria e un leader brutale: la repressione del suo governo autoritario ha causato la morte di circa 69.000 persone.. Figlio di immigrati giapponesi, Fujimori ha governato con il pugno di ferro, il suo mandato è stato segnato da colpi di scena drammatici. È stato eletto presidente per la prima volta nel 1990, quando l’insurrezione ribelle era al culmine. Oggi sua figlia Keiko è la leader del più grande partito politico del Perù. Ha perso le ultime elezioni presidenziali per un soffio e ha già annunciato che si ricandiderà nel 2026.