Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Biden in vantaggio su Trump nei sondaggi per le presidenziali Usa

Biden in vantaggio su Trump nei sondaggi per le presidenziali UsaNew YorK, 11 apr. (askanews) – Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha leggermente ampliato il suo vantaggio su Donald Trump in vista delle elezioni presidenziali di novembre mentre sul candidato repubblicano pesano i quattro processi penali a carico, di cui uno comincerà lunedì, incentrato sui fondi neri alla ex pornostar. Nell’ultimo sondaggio pubblicato da Reuters/Ipsos, Biden registra un salto di quattro punti in avanti e passa dal 37% che registrava a marzo al 41%, mentre Trump è sceso al 37%.


Circa il 22% degli elettori registrati nel sondaggio ha affermato di non aver scelto un candidato e di propendere per opzioni di terze parti o di non votare affatto. I sondaggi delle ultime settimane tuttavia stanno rilevando che più i media danno spazio a Trump e ai suoi problemi giudiziari, meno gli elettori sono convinti delle sue prestazioni come presidente. A sette mesi da novembre è presto per fare previsioni, ma intanto il magnate deve fare i conti anche con una situazione economica precaria che inciderà non poco sulla campagna.

Usa2024, Biden guida i sondaggi, Trump sotto tono per i processi

Usa2024, Biden guida i sondaggi, Trump sotto tono per i processiNew Yorl, 11 apr. (askanews) – Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha leggermente ampliato il suo vantaggio su Donald Trump in vista delle elezioni presidenziali di novembre mentre sul candidato repubblicano pesano i quattro processi penali a carico, di cui uno comincerà lunedì, incentrato sui fondi neri alla ex pornostar. Nell’ultimo sondaggio pubblicato da Reuters/Ipsos, Biden registra un salto di quattro punti in avanti e passa dal 37% che registrava a marzo al 41%, mentre Trump è sceso al 37%.


Circa il 22% degli elettori registrati nel sondaggio ha affermato di non aver scelto un candidato e di propendere per opzioni di terze parti o di non votare affatto. I sondaggi delle ultime settimane tuttavia stanno rilevando che più i media danno spazio a Trump e ai suoi problemi giudiziari, meno gli elettori sono convinti delle sue prestazioni come presidente. A sette mesi da novembre è presto per fare previsioni, ma intanto il magnate deve fare i conti anche con una situazione economica precaria che inciderà non poco sulla campagna.

Netanyahu ha detto che Israele si sta preparando a “scenari su altri fronti”

Netanyahu ha detto che Israele si sta preparando a “scenari su altri fronti”Roma, 11 apr. (askanews) – Israele si sta preparando a “scenari” in luoghi diversi da Gaza. Lo ha detto oggi il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, visitando la base aerea di Tel Nof, a sud di Tel Aviv, dove sono schierati F-15.


“Siamo nel mezzo della guerra a Gaza, che continua con tutta la sua forza, mentre stiamo continuando a fare sforzi incessanti per rimportare a casa i nostri ostaggi. Tuttavia, ci stiamo anche preparando a scenari su altri fronti”, ha detto Netanyahu, stando a quanto riferito dal suo ufficio e riportato dai media locali. “Abbiamo stabilito una regola semplice: chiunque ci faccia del male, noi gli faremo del male – ha aggiunto – siamo pronti ad adempiere alle nostre responsabilità riguardo alla sicurezza di Israele, sia a livello difensivo che offensivo”.

L’Europarlamento chiede il riconoscimento dell’aborto come diritto fondamentale Ue

L’Europarlamento chiede il riconoscimento dell’aborto come diritto fondamentale UeRoma, 11 apr. (askanews) – Con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni l’Europarlamento ha approvato una risoluzione non vincolante che chiede al Consiglio Ue a inserire il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, sulla falsariga del diritto all’aborto inserito nella Cosituzione francese nel marzo scorso su iniziativa del presidente Emmanuel Macron. Nella risoluzione viene espressa altresì preoccupazione e “condanna per la regressione” nel campo “dei diritti delle donne” e “in tema di parità di genere a livello globale e anche in diversi Stati membri Ue”.


L’articolo 3 della Carta, secondo i deputati, dovrebbe essere modificato per affermare che “ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale” è la proposta di riforma dell’articolo 3 della Carta dei dirittio fondamentali della Ue che la risoluzione approvata chiede di stabilire. La risoluzione invita i Paesi Ue a “depenalizzare completamenteú l’aborto in linea con le linee guida dell’OMS del 2022 e “a rimuovere e combattere gli ostacoli all’aborto”, invitando in particolare “Polonia e Malta ad abrogare le loro leggi che lo vietano e lo limitano”. Mentre in Italia, afferma la risoluzione “úl’accesso all’assistenza all’aborto sta subendo erosioni”, con ” un’ampia maggioranza di medici che si dichiara obiettore di coscienza, cosa che rende estremamente difficile de facto l’assistenza all’aborto in alcune Regioni”.

Iran-Israele, Tajani: no rischi imminenti di attentati in Italia, ma la guardia è alta

Iran-Israele, Tajani: no rischi imminenti di attentati in Italia, ma la guardia è altaRoma, 11 apr. (askanews) – “Il governo ha provveduto a tutelare e proteggere tutti i siti a rischio” legati alle minacce dell’Iran a Israele e “l’ambasciata di Israele in Italia è stata chiusa per 10 giorni per decisione del governo israeliano per evitare attentati. Non ci sono rischi imminenti dalle informazioni, che abbiamo, ma ci sono obiettivi potenziali, non bisogna mai abbassare la guardia”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Mattino 5 sottolineando che possono verificarsi episodi legati a “terroristi fai da te, che si radicalizzano sui social o in carcere, cani sciolti che possono compiere attentati” e che “possono arrivare in Italia mischiandosi anche ai migranti che approdano via mare” e in questo senso “le norme approvate dal Parlamento europeo ieri vanno nella giusta direzione per garantire più sicurezza in Europa” e affinché “chi entra non gravi sui paesi di primo approdo, è un grande passo in avanti”.


“La situazione in Medio Oriente peggiora, la tensione tra Iran e Israele è alle stelle, lavoriamo per una de-escalation invitando tutti gli attori alla prudenza, perché non possiamo permetterci che quell’area del mondo si infiammi”, ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Mattino 5. “E’ un momento difficile per la diplomazia, stiamo lavorando incessantemente ma non dipende da noi europei, come guida del G7 metteremo sul tavolo nella riunione di Capri la situazione in Medio Oriente e in Ucraina e soprattutto la tensione altissima tra Iran e Israele, dobbiamo evitare che ci sia uno scontro militare tra i due paesi”, ha concluso.

Gli Usa hanno chiesto ai paesi mediorientali di mediare tra Iran e Israele

Gli Usa hanno chiesto ai paesi mediorientali di mediare tra Iran e IsraeleMilano, 11 apr. (askanews) – Brett McGurk, inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, avrebbe chiesto ai ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Iraq di mediare tra Iran e Israele. Secondo l’agenzia di stampa Reuters – ripresa dai media internazionali – lo riferisce una fonte a conoscenza della vicenda, rimasta anonima.


McGurk ha chiesto ai ministri degli Esteri di contattare il ministro degli Esteri iraniano e di trasmettere il messaggio che l’Iran deve allentare le tensioni con Israele. Secondo la fonte i ministri degli Esteri sarebbero già in contatto con l’Iran. Il ministro degli Esteri iraniano ha confermato di aver avuto ieri un colloquio con i suoi funzionari dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti, del Qatar e dell’Iraq.


Secondo Reuters, la Casa Bianca ha rifiutato di commentare la questione. I funzionari iraniani hanno pubblicamente minacciato di ritorsioni Israele per l’attacco in Siria della scorsa settimana che ha ucciso un importante generale iraniano.


Un attacco a Israele o alle sue basi potrebbe portare a un’altra escalation regionale. Il generale Erik Kurilla, comandante del comando centrale degli Stati Uniti, dovrebbe incontrare il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e alti funzionari delle forze di difesa israeliane, ha scritto Axios.


Funzionari israeliani affermano che si stanno preparando per un possibile attacco diretto senza precedenti dal suolo iraniano utilizzando missili balistici, droni e missili da crociera contro obiettivi israeliani. In uno scenario del genere, Israele reagirà con un attacco diretto contro l’Iran, hanno detto i funzionari.

Missili e droni russi sulla regione di Kiev. Esplosioni a Kharkiv e Zaporizhzhia

Missili e droni russi sulla regione di Kiev. Esplosioni a Kharkiv e ZaporizhzhiaMilano, 11 apr. (askanews) – Le forze russe hanno attaccato la regione di Kiev con droni e missili, colpendo una struttura infrastrutturale critica. Lo ha riferito il capo della regione, Ruslan Kravchenko.


L’area era sotto massiccio attacco da parte di droni kamikaze Shahed. L’allarme è durato più di 5 ore. Una infrastruttura critica è stata attaccata. Finora non sono pervenute informazioni su feriti e morti. Tutti i servizi di emergenza sono sul posto, l’incendio nella struttura è in fase di spegnimento. Nella notte, i russi hanno attaccato gli impianti di produzione e i sistemi di trasmissione di energia nelle regioni di Kharkiv, Zaporizhzhia, Lvov e Kiev. In particolare, sono finite sotto attacco due centrali termoelettriche, nelle quali è scoppiato un incendio. Il sindaco Ihor Terekhov ha scritto su Telegram che le esplosioni a Kharkiv sono state provocate da razzi russi. Kharkiv si trova nel nord-est dell’Ucraina e confina con la regione russa di Belgorod. Secondo il governatore Ivan Fedorov si sono sentite esplosioni anche nella regione di Zaporizhzhia. I media ucraini riferiscono che sono stati usati da parte di Mosca, missili da crociera.

Hamas: non abbiamo i 40 ostaggi da liberare per rispettare l’accordo di tregua

Hamas: non abbiamo i 40 ostaggi da liberare per rispettare l’accordo di treguaMilano, 11 apr. (askanews) – Hamas afferma di non avere abbastanza ostaggi per rispettare l’accordo di cessate il fuoco. L’organizzazione terroristica ha annunciato di non essere in grado di trovare o identificare i 40 ostaggi che potrebbero essere rilasciati come concordato nei negoziati.


Nei negoziati condotti con l’aiuto dei mediatori è stato concordato che Hamas rilascerà 40 israeliani. Verrebbero liberate tutte le detenute, così come gli uomini malati e anziani. In cambio, Israele libera centinaia di palestinesi dalle loro prigioni. Hamas ha detto ai mediatori che non dispone di 40 prigionieri idonei e l’annuncio rafforza l’idea che durante la guerra sono morti più prigionieri di quanto si pensasse. Israele ritiene che Hamas abbia ancora un centinaio di prigionieri, la maggior parte dei quali sono soldati israeliani o uomini in età di servizio militare. Israele ha proposto che il gruppo da liberare venga integrato con giovani prigionieri maschi.

Patto migranti, approvazione netta dall’Europarlamento

Patto migranti, approvazione netta dall’EuroparlamentoMilano, 10 apr. (askanews) – Alla fine, il voto con cui la plenaria del Parlamento europeo ha approvato il pacchetto dell’Ue sull’asilo e la migrazione, oggi a Bruxelles, è stato meno serrato e più netto di quanto fosse previsto (o temuto) solo poche ore prima. Con dieci votazioni successive sono passati senza sorprese tutti i nove regolamenti e la direttiva che costituiscono il pacchetto (su cui c’era già stato un accordo con il Consiglio Ue il 20 dicembre scorso).


Nel pomeriggio, durante il dibattito in aula, la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, e il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas avevano lanciato un accorato appello al senso di responsabilità degli eurodeputati, per non perdere quest’occasione storica, un’opportunità da cogliere assolutamente, avevano sottolineato, per dare finalmente all’Unione un quadro strutturale di regole comuni per la gestione della politica migratoria. ‘La storia ci guarda, gli elettori ci guardano. Se il voto sul Patto fallisce, falliremo tutti’, aveva detto Johansson, mentre Schinas aveva ammonito cheun voto contro il Patto è un voto contro l’Europa delle soluzioni. I dieci diversi testi legislativi erano stati negoziati in una logica di pacchetto, prima tra i diversi gruppi europarlamentari e poi tra il Parlamento europeo e il Consiglio Ue. E si temeva, in particolare, che almeno una di queste misure potesse non passare (la più a rischio sembrava il regolamento sulle situazioni di crisi); in questo caso, aveva avvertito la commissaria agli Affari interni, il pacchetto sarebbe stato bloccato: ‘E’ una decisione su tutto o niente: tutte le misure devono passare, o non passerà nessuna misura, aveva affermato.


I Verdi, la Sinistra, il M5s e il gruppo di estrema destra Id (con dentro la Lega) avevano dichiarato che avrebbero votato contro gran parte dei testi, così come i Conservatori del gruppo Ecr (con dentro Fdi) avevano indicato l’intenzione di appoggiare solo alcune delle misure. A favore di tutto il pacchetto erano in generale i tre gruppo maggiori, Ppe (con Forza Italia), Socialisti e Democratici (S&D) e i Liberali di Renew. Nel gruppo S&D, tuttavia, gli italiani del Pd avevano annunciato il loro voto contrario su sei delle dieci misure. Alla fine, gli eurodeputati di Fdi e della Lega hanno differenziato il proprio voto a seconda di ciascun regolamento, con posizioni a volte simili, a volte divergenti Al primo voto, riguardante un regolamento sulla procedura comune per la protezione internazionale nell’Ue (relatrice Fabienne Keller, Renew), si sono espressi a favore 301 eurodeputati contro 272 contrari e 46 astenuti (con l’astensione di Fdi e il voto contrario di Lega e Pd). In tutta l’Unione sarà introdotta una nuova procedura per il riconoscimento e la revoca della protezione internazionale. Con le nuove regole, il trattamento delle domande di asilo alle frontiere dovrà diventare più rapido, con scadenze più brevi per le domande infondate o inammissibili.


In questo regolamento sono particolarmente controversi due punti: il ricorso generalizzato alla ‘procedure speciali alle frontiere’ e il concetto di ‘Paese terzo sicuro’, in cui possono essere rinviati i migranti. Le procedure di frontiera accelerate riguarderanno tutti i migranti provenienti da paesi terzi con tassi di riconoscimento del diritto d’asilo inferiori al 20% per i loro cittadini, quelli (compresi i minori e le famiglie con minori) che si presume presentino un rischio per la sicurezza, e coloro che hanno tentato di ingannare le autorità. Al secondo voto è passato il regolamento sulle ‘situazioni di crisi e di forza maggiore’, che istituisce un meccanismo di risposta agli aumenti improvvisi degli arrivi, garantendo solidarietà e sostegno agli Stati membri che devono far fronte a un afflusso eccezionale di migranti irregolari. Il regolamento (relatore Juan Fernando López Aguilar, S&D) è stato approvato con 301 voti favorevoli, 272 contrari e 46 astensioni (il Pd ha votato contro, mentre Lega e Fdi si sono astenuti).


Le nuove norme affronteranno anche il tema della ‘strumentalizzazione’ dei migranti (come è successo qualche anno fa alla frontiera polacca da parte della Bielorussia), ossia il loro uso da parte di paesi terzi o attori non statali ostili, con l’obiettivo di destabilizzare l’Ue. In questo testo i punti controversi riguardano in particolare la possibile ambiguità del concetto di ‘strumentalizzazione’ (si teme che possa essere usato, ad esempio, contro le Ong), e la possibilità degli Stati membri di sospendere i normali diritti dei migranti quando viene dichiarato lo stato di crisi. Il terzo voto, uno dei testi più importanti, riguardava il regolamento ‘Ramm’ sulla gestione della migrazione e dell’asilo (relatore Tomas Tobé, Ppe): è passato con 322 voti a favore, 266 contrari e 31 astenuti (la Lega e Fdi hanno votato contro, il Pd a favore). Il regolamento prevede un meccanismo di solidarietà tra gli Stati membri con un numero annuale di almeno 30.000 richiedenti asilo ricollocati in paesi diversi da quelli più esposti alle pressioni migratorie in cui arrivano. Gli Stati membri potranno non accettare i ricollocamenti loro assegnati, ma allora dovranno fornire un contributo finanziario di 20.000 euro per migrante, o un ‘sostegno operativo’). Questi ricollocamenti saranno fatti sotto il controllo di un coordinatore per l’Ue, una figura che non esisteva finora. Inoltre, ci saranno garanzie rafforzate per i minori non accompagnati, ed è previsto che tutte le persone con familiari sottoposti a protezione internazionale in uno Stato membro potranno ricongiungersi a questi parenti, ovunque si trovino nell’Ue (in deroga dal controverso principio del ‘paese di primo arrivo’ del Regolamento di Dublino). Il quarto voto riguardava un regolamento che istituisce una procedura per il ‘rimpatrio alle frontiere’ a seguito di una decisione negativa riguardo a una richiesta di asilo o di protezione internazionale. Il migrante in questo caso non è autorizzato a entrare nel territorio dello Stato membro che ne ha esaminato la domanda, e deve essere rimpatriato. Il regolamento (relatrice di) nuovo Fabienne Keller, Renew), è stato approvato con 329 voti favorevoli, 253 contrari e 40 astensioni (Lega e Fdi hanno votato a favore, il Pd contro). Con il suo quinto voto sul pacchetto, la plenaria ha approvato il regolamento ‘screening’ sugli accertamenti preliminari sulle persone alle frontiere dell’Ue, della durata massima di sette giorni, che comprenderanno identificazione, raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza. Gli Stati membri dovranno istituire meccanismi di controllo indipendenti per garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle persone sottoposte allo screening. Il regolamento (relatrice Birgit Sippel S&D), è stato approvato con 366 voti favorevoli, 229 contrari e 26 astensioni (Fdi ha votato a favore, Lega e Pd contro) Gli eurodeputati hanno approvato, alla sesta votazione, anche un nuovo regolamento sul sistema centralizzato di informazioni sulle fedine penali per i cittadini dei paesi terzi (relatrice sempre Birgit Sippel) con 414 voti favorevoli, 182 contrari e 29 astensioni (Lega e Fdi favorevoli, Pd contrario). La settima votazione ha riguardato il regolamento Eurodac, riguardante la banca dati per le persone che entrano irregolarmente nell’Ue. I dati sulle impronte digitali e il riconoscimento facciale degli individui sopra i sei anni, saranno memorizzati nella banca dati Eurodac aggiornata. Le autorità potranno anche segnalare gli individui aggressivi, armati o che reputano rappresentino una minaccia alla sicurezza. Il regolamento, presentato dal relatore Jorge Buxadé Villalba, Ecr), è stato approvato con 404 voti favorevoli, 202 contrari e 16 astensioni (anche qui Fdi e Lega favorevoli, Pd contrario). Con l’ottava votazione è stato approvato il regolamento sul nuovo quadro per il ‘reinsediamento’ e l’ammissione umanitaria nell’Ue di rifugiati provenienti da paesi terzi. Gli Stati membri possano offrirsi (si tratta di uno schema volontario) di ospitare i cittadini di paesi terzi riconosciuti dall’Onu come rifugiati, ai quali sarà garantito un accesso legale, organizzato e sicuro al loro territorio. Il regolamento (relatrice Malin Bjork, La Sinistra), è stato approvato con 452 voti favorevoli, 154 contrari e 14 astensioni. La nona votazione ha riguardato nuove regoli comuni per tutti gli Stati membri sul riconoscimento dello status di rifugiato, o di persona che gode di protezione sussidiaria, e sui diritti applicabili a queste persone. Gli Stati membri avranno il compito di valutare la situazione nel paese di origine del rifugiato, sulla base dei dati forniti dall’Agenzia Ue per l’asilo. Dopo essere stato concesso, lo status di rifugiato sarà sottoposto a verifiche regolari. Chi ha richiesto la protezione dovrà rimanere nel territorio dello Stato membro responsabile di esaminare la domanda o dello Stato che ha concesso la protezione. Il regolamento (relatore Matjaz Nemec S&D) è stato approvato con 340 voti favorevoli, 249 contrari e 34 astensioni. Infine, con il decimo voto, la plenaria ha approvato la nuova direttiva sull’accoglienza dei richiedenti asilo, che richiede agli Stati membri di garantire che gli standard di accoglienza dei richiedenti asilo per quanto riguarda alloggio, istruzione, assistenza sanitaria, accesso alle misure di integrazione e al mercato del lavoro. I richiedenti asilo registrati potranno iniziare a lavorare al più tardi entro sei mesi dalla data di presentazione della domanda. La direttiva fissa anche le regole per mantenere in stato di detenzione i richiedenti asilo durante l’esame della domanda, e quelle per limitare la libertà di circolazione nell’Ue, in modo da disincentivare gli spostamenti in altri Stati membri. La direttiva (relatrice Sophia in’t Veld, Renew), è stata approvata con 398 voti favorevoli, 162 contrari e 60 astensioni. Nelle ultime tre votazioni, che riguardavano misure proposte non nel 2020 con il Patto su migrazione a asilo, ma otto anni fa, nel 2016, con una precedente proposta di riforma della politica migratoria, il Pd ha votato sempre a favore e Lega e Fdi sempre contro. Una volta approvate formalmente anche dal Consiglio Ue, tutte le nuove normative entreranno in vigore dopo essere state pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’Ue. L’applicazione dei regolamenti è prevista dopo due anni. Per quanto riguarda la direttiva sulle condizioni di accoglienza, gli Stati membri avranno invece due anni di tempo per recepirla, introducendo delle misure specifiche nella loro legislazione nazionale.

Ue, Patto migranti, Europarlamento approva tutto il pacchetto

Ue, Patto migranti, Europarlamento approva tutto il pacchettoBruxelles, 10 apr. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato questo pomeriggio a Bruxelles il Patto dell’Ue sull’asilo e la migrazione, con dieci votazioni successive su altrettante misure, direttive e regolamenti che costituiscono il pacchetto (su cui c’è già stato un accordo con il Consiglio Ue il 20 dicembre scorso) e che sono passate tutte.


I dieci diversi testi legislativi (sette proposti dalla Commissione il 23 settembre 2020, e tre ripresi da proposte del 2016 rimaste a lungo bloccate in Consiglio Ue) erano stati negoziati in una logica di pacchetto, prima tra i diversi gruppi europarlamentari e poi tra il Parlamento europeo e il Consiglio Ue. E oggi si temeva che una o più di queste misure potesse non passare; in questo caso, aveva avvertito la commissaria agli europea agli Affari interni, Ylva Johansson prima del voto, il pacchetto sarebbe stato bloccato. Al primo voto, riguardante un regolamento sulla procedura comune per la protezione internazionale nell’Ue (relatrice Fabienne Keller, Renew), si sono espressi a favore 301 eurodeputati contro 272 contrari e 46 astenuti. In tutta l’Unione sarà introdotta una nuova procedura per il riconoscimento e la revoca della protezione internazionale. Con le nuove regole, il trattamento delle domande di asilo alle frontiere dovrà diventare più rapido, con scadenze più brevi per le domande infondate o inammissibili.


Al secondo voto è passato il regolamento sulle “situazioni di crisi e di forza maggiore”, che istituisce un meccanismo di risposta agli aumenti improvvisi degli arrivi, garantendo solidarietà e sostegno agli Stati membri che devono far fronte a un afflusso eccezionale di migranti irregolari. Le nuove norme affronteranno anche il tema della “strumentalizzazione” dei migranti (come è successo qualche anno fa alla frontiera polacca da parte della Bielorussia), ossia il loro uso da parte di paesi terzi o attori non statali ostili, con l’obiettivo di destabilizzare l’Ue. Il regolamento (relatore Juan Fernando López Aguilar, S&D), è stato approvato con 301 voti favorevoli, 272 contrari e 46 astensioni. Il terzo voto, uno dei testi più importanti, riguardava il regolamento “Ramm” sulla gestione della migrazione e dell’asilo (relatore Tomas Tobé, Ppe): è passato con 322 voti a favore, 266 contrari e 31 astenuti.


Il regolamento prevede un meccanismo di solidarietà tra gli Stati membri con un numero annuale di almeno 30.000 richiedenti asilo ricollocati in paesi diversi da quelli di primo arrivo e più esposti alle pressioni migratorie (gli Stati membri possono non accettare i ricollocamenti loro assegnati, ma allora devono fornire un contributo finanziario di 20.000 euro per migrante); questi ricollocamenti saranno sotto il controllo di un coordinatore per l’Ue, una figura che non esisteva finora. Inoltre, ci saranno garanzie rafforzate per i minori non accompagnati, ed è previsto che tutte le persone con familiari sottoposti a protezione internazionale in uno Stato membro potranno ricongiungersi a loro, ovunque si trovino nell’Ue (in deroga dal controverso principio del “paese di primo arrivo” del Regolamento di Dublino). Il quarto voto riguardava un regolamento che istituisce una procedura per il “rimpatrio alle frontiere” a seguito di una decisione negativa riguardo a una richiesta di asilo o di protezione internazionale. Il migrante in questo caso non è autorizzato a entrare nel territorio dello Stato membro che ne ha esaminato la domanda, e deve essere rimpatriato. Il regolamento (relatrice di) nuovo Fabienne Keller, Renew), è stato approvato con 329 voti favorevoli, 253 contrari e 40 astensioni.


Con il suo quinto voto sul pacchetto, la plenaria ha approvato il regolamento “screening” sugli accertamenti preliminari sulle persone alle frontiere dell’Ue, della durata massima di sette giorni, che comprenderanno identificazione, raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza. Gli Stati membri dovranno istituire meccanismi di controllo indipendenti per garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle persone sottoposte allo screening. Il regolamento (relatrice Birgit Sippel S&D), è stato approvato con 366 voti favorevoli, 229 contrari e 26 astensioni. Gli eurodeputati hanno approvato, alla sesta votazione, anche un nuovo regolamento sul sistema centralizzato di informazioni sulle fedine penali per i cittadini dei paesi terzi (relatrice sempre Birgit Sippel) con 414 voti favorevoli, 182 contrari e 29 astensioni. La settima votazione ha riguardato il regolamento Eurodac, riguardante la banca dati per le persone che entrano irregolarmente nell’Ue. I dati sulle impronte digitali e il riconoscimento facciale degli individui sopra i sei anni, saranno memorizzati nella banca dati Eurodac aggiornata. Le autorità potranno anche segnalare gli individui aggressivi, armati o che reputano rappresentino una minaccia alla sicurezza. Il regolamento, presentato dal relatore Jorge Buxadé Villalba, Ecr), è stato approvato con 404 voti favorevoli, 202 contrari e 16 astensioni. Con l’ottava votazione è stato approvato il regolamento sul nuovo quadro per il “reinsediamento” e l’ammissione umanitaria nell’Ue di rifugiati provenienti da paesi terzi. Gli Stati membri possano offrirsi (si tratta di uno schema volontario) di ospitare i cittadini di paesi terzi riconosciuti dall’Onu come rifugiati, ai quali sarà garantito un accesso legale, organizzato e sicuro al loro territorio. Il regolamento (relatrice Malin Bjork, La Sinistra), è stato approvato con 452 voti favorevoli, 154 contrari e 14 astensioni. La nona votazione ha riguardato nuove regoli comuni per tutti gli Stati membri sul riconoscimento dello status di rifugiato, o di persona che gode di protezione sussidiaria, e sui diritti applicabili a queste persone. Gli Stati membri avranno il compito di valutare la situazione nel paese di origine del rifugiato, sulla base dei dati forniti dall’Agenzia Ue per l’asilo. Dopo essere stato concesso, lo status di rifugiato sarà sottoposto a verifiche regolari. Chi ha richiesto la protezione dovrà rimanere nel territorio dello Stato membro responsabile di esaminare la domanda o dello Stato che ha concesso la protezione. Il regolamento (relatore Matjaz Nemec S&D) è stato approvato con 340 voti favorevoli, 249 contrari e 34 astensioni. Infine, con il decimo voto, la plenaria ha approvato la nuova direttiva sull’accoglienza dei richiedenti asilo, che richiede agli Stati membri di garantire che gli standard di accoglienza dei richiedenti asilo per quanto riguarda alloggio, istruzione, assistenza sanitaria, accesso alle misure di integrazione e al mercato del lavoro. I richiedenti asilo registrati potranno iniziare a lavorare al più tardi entro sei mesi dalla data di presentazione della domanda. La direttiva fissa anche le regole per mantenere in stato di detenzione i richiedenti asilo durante l’esame della domanda, e quelle per limitare la libertà di circolazione nell’Ue, in modo da disincentivare gli spostamenti in altri Stati membri. La direttiva (relatrice Sophia in’t Veld, Renew), è stata approvata con 398 voti favorevoli, 162 contrari e 60 astensioni. Una volta approvate formalmente anche dal Consiglio Ue, tutte le nuove normative entreranno in vigore dopo essere state pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’Ue. L’applicazione dei regolamenti è prevista dopo due anni. Per quanto riguarda la direttiva sulle condizioni di accoglienza, gli Stati membri avranno invece due anni di tempo per recepirla, introducendo delle misure specifiche nella loro legislazione nazionale.