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Veto di Russia e Cina alla risoluzione presentata dagli Usa all’Onu per il cessate il fuoco a Gaza

Veto di Russia e Cina alla risoluzione presentata dagli Usa all’Onu per il cessate il fuoco a GazaRoma, 22 mar. (askanews) – La risoluzione presentata dagli Stati Uniti al Consiglio di sicurezza dell’Onu per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza ha ottenuto 11 voti in favore, tre contrari, tra cui Russia e Cina, e un’astensione.


Nella bozza si chiedeva “un cessate il fuoco immediato e duraturo per proteggere i civili”, facilitare la consegna di aiuti “essenziali” e sostenere i colloqui in corso tra Israele e Hamas per favorire una fine sostenibile alle ostilità, legata al rilascio di tutti gli ostaggi.

Erdogan: “Possa Dio distruggere Netanyahu”. Il ministro degli esteri israeliano: ‘Taci e vergognati’

Erdogan: “Possa Dio distruggere Netanyahu”. Il ministro degli esteri israeliano: ‘Taci e vergognati’Roma, 22 mar. (askanews) – Un nuovo attacco al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è stato lanciato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Durante una manifestazione organizzata a piazza Cumhuriyet a Kayseri, città capoluogo dell’omonima provincia dell’Anatolia Centrale, il presidente Erdogan ha parlato di Gaza nel suo discorso e a proposito di Netanyahu ha detto: “Affidiamo al nostro Signore una certa persona chiamata Netanyahu. Possa nostro Signore distruggerlo e renderlo miserabile”, si legge sul sito del quotidiano Yeni Safak.


Dopo che il presidente del Paese, Recep Tayyip Erdogan, ha invocato l’intervento divino per “distruggere il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu”, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha annunciato la convocazione del vice ambasciatore turco. “Ho ordinato di convocare il vice ambasciatore turco in Israele per un richiamo severo, sullo sfondo dell’attacco di Erdogan al primo ministro Benjamin Netanyahu e delle sue minacce di affidare Netanyahu a nostro Signore, e per trasmettere un chiaro messaggio a Erdogan”, si legge in una dichiarazione su X. “Lei, che sostiene chi brucia i bambini, gli assassini, gli stupratori e i mutilatori dei corpi dei criminali di Hamas, è l’ultimo che può parlare di Dio. Non c’è nessun Dio che ascolterà quanti sostengono le atrocità e i crimini contro l’umanità commessi dai vostri barbari amici di Hamas”, ha proseguito Katz. Il ministro degli Esteri israeliano ha concluso il suo intervento dicendo: “Taci e vergognati”.

Il Cremlino: la Russia è in stato di guerra, tutti dovrebbero capirlo

Il Cremlino: la Russia è in stato di guerra, tutti dovrebbero capirloRoma, 22 mar. (askanews) – Adesso la Russia è in stato di guerra, tutti dovrebbero capirlo, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov secondo quanto riporta Ria novosti. “Siamo in stato di guerra. Sì, è iniziata come un’operazione militare speciale, ma non appena si è formato una specie di gruppo, quando l’Occidente collettivo è diventato un partecipante, dalla parte dell’Ucraina, per noi è già diventata una guerra. Ne sono convinto. E tutti dovrebbero capirlo per la loro mobilitazione interna”, ha detto Peskov in un’intervista ad Argumenty i Fakty, scrive Ria novosti.


La Russia non può consentire l’esistenza di uno stato ai suoi confini che abbia “l’intenzione documentata di sottrarre la Crimea con qualsiasi metodo, per non parlare del territorio di nuove regioni”, ha aggiunto Peskov, avvertendo: “La Russia continuerà ad agire in modo tale che il potenziale militare dell’Ucraina non possa minacciare la sicurezza dei suoi cittadini e del suo territorio” .

Dazi Ue su import cereali russi, la proposta della Commissione

Dazi Ue su import cereali russi, la proposta della CommissioneBruxelles, 22 mar. (askanews) – La Commissione europea ha proposto oggi a Bruxelles di aumentare significativamente i dazi sulle importazioni nell’Ue di cereali, semi oleosi e prodotti derivati a base di cereali dalla Russia e dalla Bielorussia, tra cui grano, mais e farina di girasole.


Questi dazi, sebbene sufficientemente elevati da portare in pratica alla soppressione delle importazioni di questi prodotti agricoli nell’Ue, non influenzeranno tuttavia le esportazioni russe e bielorusse verso paesi terzi, spiega una nota della Commissione. Da questo punto di vista, si tratta di misure che hanno un effetto diverso rispetto alle sanzioni, in quanto colpiscono solo i prodotti importati nell’Ue e che sarebbero destinati a rimanere nel mercato Ue. A seconda di ciascun prodotto specifico, i dazi aumenteranno da zero a 95 € per tonnellata (in particolare per i cereali, dove solo il grano non destinato al consumo umano era già sottoposto a dazi di 25 euro a tonnellata), oppure sarà imposto a un dazio “ad valorem” del 50%. Inoltre, Russia e Bielorussia non avranno più accesso a nessuna delle quote per l’Ue previste dalla Wto sui cereali, che offrono un trattamento tariffario migliore per alcuni prodotti.


Le misure sono progettate, afferma la Commissione per raggiungere tre diversi obiettivi. Innanzitutto, prevenire la destabilizzazione del mercato Ue, un rischio che è stato denunciato durante le recenti proteste degli agricoltori. “Il ruolo della Russia come principale esportatore mondiale di cereali, unito alla sua volontà di utilizzare le esportazioni alimentari come strumento geopolitico, dimostra” che questo rischio “è elevato”, si legge nella nota dell’Esecutivo comunitario. In secondo luogo, si intende contrastare le esportazioni russe di cereali “rubati” all’Ucraina, perché prodotto nei territori ucraini occupati ed esportato illegalmente nel mercato dell’Ue, etichettandolo deliberatamente in modo erroneo come “russo”. “I dazi proposti oggi garantiranno che questo metodo di esportazione illecito non sia più redditizio”, assicura la Commissione.


In terzo luogo, si intende impedire alla Russia di utilizzare i proventi delle esportazioni verso l’Ue, sia di prodotti cerealicoli russi che di quelli ucraini di cui i russi si sono illegalmente appropriati, per finanziare la guerra di Mosca contro l’Ucraina. “Poiché la Russia ha esportato verso l’Ue questo tipo di prodotti per un valore di circa 1,3 miliardi di euro nel 2023, questi dazi taglieranno un’altra importante fonte di profitto per l’economia russa e, per estensione, per la macchina da guerra russa”, afferma la Commissione. “In termini pratici, i dazi in questo caso otterranno nel mercato interno Ue dei cereali lo stesso risultato che otterrebbero le sanzioni: vale a dire, limitare l’accesso al mercato e negare alla Russia i ricavi delle esportazioni”, si osserva nella nota. “La differenza – precisa la nota – è che, a differenza dei divieti di importazione e di altri divieti adottati nel regime di sanzioni dell’Ue, l’imposizione di dazi all’importazione non influisce in alcun modo sugli acquisti, sui trasporti o sulla fornitura di servizi ausiliari come finanziamenti, assicurazioni o trasporti”.


Ciò significa che l’aumento dei dazi continuerà a consentire: il transito senza ostacoli attraverso l’Ue, operazioni gratuite di compravendita di cereali russi, il loro stoccaggio nei depositi doganali dell’Ue, il loro trasporto su navi dell’Ue, e la fornitura di servizi assicurativi e finanziari per il loro commercio. La Commissione sottolinea che in questo modo i dazi proposti “non influenzeranno la sicurezza alimentare globale, in particolare per i paesi in via di sviluppo. Al contrario, si prevede che creeranno un incentivo per la Russia a esportare verso mercati di destinazione extra-Ue, compresi i paesi in via di sviluppo”. La proposta dovrà ora essere approvata a maggioranza qualificata dal Consiglio Ue, e qui c’è un’altra grossa differenza rispetto a delle sanzioni contro le esportazioni di prodotti russi, che avrebbero avuto bisogno invece del voto del Consiglio all’unanimità per essere adottate. Loc/Afe

Ucraina, Orban: a Bruxelles c’è un’atmosfera di guerra

Ucraina, Orban: a Bruxelles c’è un’atmosfera di guerraBruxelles, 22 mar. (askanews) – A Bruxelles si respira una “atmosfera di guerra”. Lo ha detto il primo ministro ungherese Viktor Urban, in una intervista da Bruxelles a Kossuth Radio.


C’è una situazione di “spirale di guerra”, ha sottolineato, aggiungendo che “è una strana sensazione venire dall’Ungheria a Bruxelles perché il nostro Paese sembra un luogo perfettamente normale dove si sviluppa un pensiero calmo e razionale”. “Questo – ha detto ancora – non è un videogioco. Questa è la realtà. La conseguenza di ogni decisione è che qualcuno potrebbe morire il giorno dopo. Ormai sono morte centinaia di migliaia di persone. Le decisioni qui creano vedove, orfani, vite rovinate e città distrutte” e “dobbiamo tracciare un limite da qualche parte”.

Attacco russo alle infrastrutture energetiche, colpita la diga sul Dnipro. Zaporizhzhia “in grave pericolo”

Attacco russo alle infrastrutture energetiche, colpita la diga sul Dnipro. Zaporizhzhia “in grave pericolo”Roma, 22 mar. (askanews) – Massiccio attacco russo nella notte sull’Ucraina, colpite le infrastrutture energetiche, e la massiccia diga sul Dnipro. La centrale nucleare di Zaporizhzhia è “in grave pericolo”, avverte Energoatom.


Il ministro ucraino dell’Energia Herman Halushchenko ha dichiarato che in seguito all’attacco missilistico russo nella notte risultano danneggiati siti di generazione elettrica, sistemi di trasmissione e reti elettrici, in diverse regioni dell’Ucraina. Si tratta del più massiccio attacco sul sistema energetico ucraino negli ultimi tempi, ha affermato il ministro citato dal canale Telegram Nexta. La società Ukraidroenergo ha dichiatao che è stata attaccata la centrale Dneprovska che si trova a Zaporizhzhia. “L’obiettivo non è solo danneggiare ma di nuovo tentare, come accaduto l’anno scorso, di provocare un massiccia interruzione dell’operatività del sistema energetico del Paese”, ha affermato Halushenko, riportando che è stata anche messa fuori uso una delle linee di trasmissione elettrica che alimenta la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il sindaco di Kharkiv Ihor Terekov ha detto che nella notte sono risuonate 15 forti esplosioni, e ha confermato che gli attacchi hanno preso di mira le infrastrutture energetiche. Stamattina la città aveva problemi di fornitura idrica e di trasporto pubblico. Dell’attacco russo ha parlato anche il capo dell’amministrazione di Dnipropetrovsk, Aleksandr Vilkul, secondo cui è stata colpita l’infrastruttura energetica di Kryvyj, provocando un diffuso black out energetico.


La centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande centrale nucleare d’Europa attualmente occupata dalla Russia nel sud dell’Ucraina, si trova in una situazione “estremamente pericolosa” a seguito dell’attacco, ha avvertito la società di Stato Energoatom. Una linea elettrica esterna che collega la centrale al sistema energetico ucraino è stata interrotta in seguito agli attacchi della notte, ha affermato la società statale che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari attive in Ucraina . Al momento è rimasta quindi solo una connessione alla rete elettrica ucraina. “La situazione è estremamente pericolosa e minaccia un’emergenza. Se l’ultima comunicazione con la rete elettrica nazionale viene interrotta, la centrale nucleare di Zaporizhzhia subirà un altro blackout”, ha detto il capo di Energoatom Petro Kotin. Il massiccio attacco russo ha bersagliato anche la centrale idroelettrica Dnipro di Zaporizhzhia, ed è stata colpita anche la diga e il ponte che la sovrasta, su cui stava transitando un filobus, che ha preso fuoco. Lo ha riferito Petro Andriushchenko, consigliere del sindaco in esilio di Mariupol. A bordo del veicolo durante l’attacco c’erano dei civili, ha detto il funzionario, senza specificare il numero delle vittime. La situazione della diga sarebbe intanto sotto controllo. Il traffico attraverso la diga sul Dnipro è stato bloccato in seguito all’attacco russo, ha confermato la polizia dell’oblast di Zaporizhzhia. Nella stessa città di Zaporizhzhia, i missili russi hanno distrutto quattro case e ne hanno danneggiate più di 40, ha detto il governatore Ivan Fedorov. Situata sul fiume Dnipro, appena a nord del bacino idrico di Kakhovka, la diga è lunga 800 metri. L’anno scorso, le forze russe hanno distrutto la diga di Kahkovka e l’adiacente centrale idroelettrica situata a valle della diga di Dnipro.

I leader al vertice Ue: pausa umanitaria subito, non attaccare Rafah

I leader al vertice Ue: pausa umanitaria subito, non attaccare RafahBruxelles, 22 mar. (askanews) – Il Consiglio europeo è “sconvolto dalle perdite senza precedenti di vite civili e dalla critica situazione umanitaria” a Gaza. E chiede “una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile, al rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e alla fornitura di assistenza umanitaria” alla popolazione del Corridoio. Esordisce così il paragrafo sul Medio Oriente delle conclusioni della prima giornata del Consiglio europeo. Era dal 27 ottobre che i ventisette non erano più riusciti ad adottare una posizione unanime sul conflitto in Medio Oriente.


Il Consiglio europeo, tra l’altro, chiede a Israele di non intraprendere l’annunciata operazione militare di terra a Rafah, di permettere l’apertura di altri valichi terrestri per consentire gli aiuti umanitari, di “rispettare e attuare l’ordinanza della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio 2024”, che intima di impedire atti che determinano la distruzione fisica completa o parziale di una popolazione. E “condanna fermamente” la violenza estremista dei coloni israeliani, che devono essere “chiamati a rispondere” dei loro atti, e condanna anche “le decisioni del governo israeliano di espandere ulteriormente gli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata”. D’altra parte, il Consiglio europeo, ribadisce le sue precedenti conclusioni che “condannano Hamas con la massima fermezza per i suoi attacchi terroristici brutali e indiscriminati in tutto Israele il 7 ottobre 2023”, riconoscendo “il diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale” e chiedendo “l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi senza alcuna precondizione”, aggiungendo che “la loro sicurezza e il loro benessere sono motivo di grave preoccupazione”. Inoltre, il Consiglio dei ministri dell’Ue è invitato “ad accelerare i lavori sull’adozione di ulteriori misure restrittive pertinenti contro Hamas”.


Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione è “profondamente preoccupato per la catastrofica situazione umanitaria a Gaza e per i suoi effetti sproporzionati sui civili, in particolare sui bambini, nonché per il rischio imminente di carestia, causato dall’insufficiente ingresso di aiuti a Gaza”. Quest’ultima precisazione è stata aggiunta nell’ultima versione del testo delle conclusioni, e indica implicitamente le responsabilità del governo di Israele. “L’accesso umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli all’interno della Striscia di Gaza attraverso tutte le rotte è essenziale per fornire alla popolazione civile assistenza salvavita e servizi di base su vasta scala”. Il Consiglio europeo “accoglie con favore l’iniziativa Amalthea che apre una rotta marittima per l’assistenza emergenziale da Cipro a Gaza, che integra le rotte terrestri”, ma puntualizza che queste ultime “rimangono la via principale per fornire i volumi necessari”, e che “sono necessari ulteriori percorsi e valichi terrestri”.


Occorrerebbero inoltre “misure immediate per prevenire qualsiasi ulteriore spostamento della popolazione” e per “garantire che i civili siano protetti in ogni momento”, fornendo loro “un rifugio sicuro”. “Il Consiglio europeo – si legge nelle conclusioni – esorta il governo israeliano a non intraprendere un’operazione di terra a Rafah, che peggiorerebbe la già catastrofica situazione umanitaria e impedirebbe la fornitura urgentemente necessaria dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria. Oltre un milione di palestinesi stanno attualmente cercando protezione dai combattimenti e accesso all’assistenza umanitaria”. Il Consiglio europeo chiede a “tutte le parti” di “rispettare il diritto internazionale, compreso il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale sui diritti umani” e “sottolinea l’importanza di rispettare e attuare l’ordinanza della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio 2024, che è giuridicamente vincolante” affermano le conclusioni, senza tuttavia indicare esplicitamente che l’ordinanza è rivolta a Israele. “Le violazioni del diritto umanitario internazionale devono essere indagate in modo approfondito e indipendente e deve essere assicurato che i responsabili siano chiamati a risponderne” aggiungono le conclusioni.


Il Consiglio europeo “prende atto con grave preoccupazione delle relazioni del rappresentante speciale delle Nazioni Unite Pramila Patten ed è sconcertato dalla violenza sessuale avvenuta durante e dopo gli attacchi del 7 ottobre. L’Unione europea sostiene indagini indipendenti su tutte le accuse di violenza sessuale, prendendo atto anche dei rapporti del relatore speciale delle Nazioni Unite Reem Alsalem”. I leader dei Ventisette sottolineano poi quanto siano “essenziali” i servizi forniti dall’Unrwa, l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi “a Gaza e in tutta la regione”, prendendo atto delle recenti misure del sostegno finanziario decisi dall’Ue per l’Agenzia. Dopo aver salutato “il rapido avvio da parte delle Nazioni Unite di un’indagine interna e di un esame esterno a seguito delle gravi accuse contro 12 membri del personale dell’Unrwa riguardo alla loro presunta partecipazione agli attacchi terroristici del 7 ottobre”, i capi di Stato e di governo affermano di “attendere con interesse i risultati dell’indagine e ulteriori azioni decisive da parte delle Nazioni Unite per garantire l’individuazione delle responsabilità e rafforzare il controllo e la supervisione” sullo staff dell’Agenzia. Il Consiglio europeo chiede quindi “la cessazione immediata delle violenze in Cisgiordania e Gerusalemme Est, nonché la garanzia di un accesso sicuro ai luoghi santi”, “condanna fermamente la violenza estremista dei coloni” aggiungendo che “gli autori dei reati devono essere chiamati a risponderne”, e invita i ministri dei ministri dell’Ue “ad accelerare i lavori sull’adozione delle pertinenti misure restrittive mirate” contro i coloni estremisti. I leader dell’Ue “condannano le decisioni del governo israeliano di espandere ulteriormente gli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata” ed “esortano Israele a revocare queste decisioni”. L’Ue “continuerà a collaborare intensamente con i partner regionali e internazionali per prevenire un’ulteriore escalation a livello regionale, in particolare in Libano e nel Mar Rosso”, afferma il Consiglio europeo, che “invita tutti gli attori, in particolare l’Iran, ad astenersi da azioni che portino a una escalation”, e accoglie con favore l’avvio dell’operazione dell’Ue “Aspides” per “salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza dei marittimi nel Mar Rosso, nel Golfo di Aden” e nel resto della regione. Viene poi ribadito il forte impegno “a favore di una pace duratura e sostenibile basata sulla soluzione dei due Stati. Palestinesi e israeliani hanno lo stesso diritto di vivere in sicurezza, dignità e pace”, sottolinea il Consiglio europeo, invitando “tutte le parti ad astenersi da azioni che compromettano il principio della soluzione a due Stati e la fattibilità di un futuro Stato palestinese”. “L’Unione europea è pronta a collaborare con Israele, l’Autorità palestinese e le parti regionali e internazionali per contribuire a rilanciare un processo politico, anche attraverso l’iniziativa della Giornata della Pace e una Conferenza di Pace da convocare quanto prima, e per sostenere l’Autorità palestinese nell’intraprendere le riforme necessarie”, si afferma ancora nelle conclusioni del Consiglio europeo, ricordando infine che l’Ue “è pronta a sostenere uno sforzo internazionale coordinato per ricostruire Gaza”.

Ucraina, al Consiglio europeo si cerca un accordo sull’uso dei proventi dei beni russi congelati

Ucraina, al Consiglio europeo si cerca un accordo sull’uso dei proventi dei beni russi congelatiBruxelles, 21 mar. (askanews) – Il Consiglio europeo in corso a Bruxelles potrebbe trovare un compromesso sulla confisca dei proventi degli asset russi congelati, seguendo una strada indicata dall’Ungheria, a quanto hanno riferito fonti diplomatiche a margine del vertice.


La proposta, avanzata ieri dall’Alto Rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell, e dalla Commissione europea, prevede di confiscare il 97% degli utili netti (fino a 3 miliardi di euro) generati ogni anno dai beni della Banca Centrale Russa immobilizzati in Europa (pari a 210 miliardi di euro) dal febbraio 2022 come forma di sanzione per l’invasione dell’Ucraina. Secondo la proposta, il 90% delle somme confiscate verrebbe utilizzato per sostenere la difesa ucraina, versandolo allo “Strumento europeo per la pace” (“European Peace Facility” – Epf), il Fondo finanziato dagli Stati membri, e non dal bilancio Ue, che è stato ampiamente utilizzato finora per l’assistenza militare a Kiev. Su questo punto, a quanto hanno riferito le fonti, l’Ungheria non avrebbe intenzione di opporsi, visto che l’Epf non è uno strumento comunitario. Il restante 10%, secondo la proposta di Borrell e della Commissione, dovrebbe essere versato al bilancio comunitario, e precisamente allo “Strumento per l’Ucraina”, dotato di 50 miliardi di euro e dedicato al sostegno macroeconomico al bilancio di Kiev e alla ricostruzione di emergenza. Dal 2025, tuttavia, la quota dedicata al bilancio comunitario potrebbe aumentare (ci saranno delle revisioni annuali) e almeno una parte dei fondi verrebbe destinata anche allo “European Defence Industry Programme” (Edip), che comincerà a funzionare appunto l’anno prossimo, “per finanziare investimenti volti a rafforzare la capacità dell’industria della difesa in Ucraina”, come ha spiegato lo stesso Borrell.


E’ proprio quest’ultimo punto che vede l’opposizione dell’Ungheria. Budapest chiede che i fondi versati al bilancio comunitario siano poi impiegati per la ricostruzione dell’Ucraina, ma non per finanziare la sua capacità di difesa, o fornirle armi o altri dispositivi militari. Il compromesso che si delinea, e che potrebbe essere favorito da perplessità simili espresse a quanto pare anche da altri paesi, è dunque quello di assicurare che il 10% versato al bilancio comunitario dei proventi generati dagli asset russi congelati sia dedicato esclusivamente alla ricostruzione dell’Ucraina.


A quanto riferiscono fonti del Consiglio, poco dopo le 20 i leader dei Ventisette sono passati alla cena di lavoro, dopo che è stato proposta una nuova bozza delle conclusioni, precisando che non è stata ancora approvato alcun paragrafo delle conclusioni stesse.

Orban imbarazza l’Ue con le sue congratulazioni a Putin per la rielezione (mentre Zelensky chiede più aiuti)

Orban imbarazza l’Ue con le sue congratulazioni a Putin per la rielezione (mentre Zelensky chiede più aiuti)Roma, 21 mar. (askanews) – Nel giorno in cui Volodymyr Zelensky si rivolge al Consiglio europeo per chiedere maggiori aiuti militari ma anche economici, Viktor Orban si prende (ancora una volta) la scena a Bruxelles. Questa volta non – o non solo – per le sue posizioni all’interno del summit, ma per le sue congratulazioni a Vladimir Putin per la rielezione.


Proprio mentre il leader ucraino interveniva in videoconferenza al Consiglio, infatti, il portavoce Zoltan Kovacs comunicava su X che Orban si era “congratulato con Vladimir Putin per la sua rielezione”, sottolineando che “la cooperazione tra Ungheria e Russia, basata sul rispetto reciproco, consente discussioni importanti anche in contesti geopolitici difficili”. Orban ha inoltre “affermato l’impegno dell’Ungheria per la pace e la disponibilità a intensificare la cooperazione in settori non limitati dal diritto internazionale, sottolineando l’importanza del dialogo nella promozione delle relazioni pacifiche”. Parole che mettono in imbarazzo l’Europa, compresa Giorgia Meloni, che con l’ungherese ha buonissime relazioni, tanto che dopo le europee potrebbe entrare nel gruppo Ecr presieduto proprio dalla presidente del Consiglio. “Non condivido le congratulazioni di Viktor Orban al presidente Putin. Stiamo parlando di un Paese che ne ha invaso illegalmente un altro. Un Paese il cui leader non si è fermato nel 2008, non si è fermato nel 2014 e che non mostra alcun segno di volersi fermare adesso”, ha commentato Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo.


Orban non agita le acque a Bruxelles solo per questo, ma anche per i rapporti economici dell’Ue con Kiev. Zelensky, in Consiglio, ha denunciato che “purtroppo l’accesso russo al mercato agricolo europeo è ancora illimitato. E mentre il grano ucraino viene gettato sulle strade o sui binari ferroviari”. Parole diametralmente opposte quelle dell’ungherese, secondo cui “il dossier più importante sul tavolo è la questione del grano ucraino. Il dumping ucraino sta lentamente distruggendo gli agricoltori europei e ungheresi. La posizione ungherese è chiara: dobbiamo proteggere i nostri agricoltori”. Anche per la posizione ungherese, ma non solo, la discussione sul sostegno all’Ucraina (compreso l’eventuale utilizzo degli extraprofitti sui beni russi congelati) è in corso da oltre tre ore, alla ricerca di una intesa sul documento finale.

Blinken: Hamas può essere affrontato senza una grande operazione di terra a Rafah

Blinken: Hamas può essere affrontato senza una grande operazione di terra a RafahRoma, 21 mar. (askanews) – Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha dichiarato, dopo il suo incontro con il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, che Hamas può essere gestito senza un’operazione di terra a Rafah. “Hamas può essere affrontato efficacemente senza una grande operazione di terra a Rafah”, ha detto Blinken durante una conferenza stampa congiunta.


La dichiarazione arriva lo stesso giorno in cui il ministero degli Esteri egiziano ha annunciato che i ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Qatar, nonché il Segretario di Stato per la cooperazione internazionale degli Emirati Arabi Uniti e il capo esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), hanno chiesto l’apertura di tutti i valichi di frontiera tra Israele e la Striscia di Gaza. Il Cairo ha ospitato Blinken e cinque diplomatici arabi, all’inizio della giornata. Blinken è arrivato in Egitto oggi per il suo viaggio in Medio Oriente. Al Cairo incontrerà anche i ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar.